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> anno_i:[1940 TO 1970}
Zarah Leander ( Vergani Orio , 1948 )
StampaQuotidiana ,
È una donna ancora molto bella , Zarah Leander . Anche se la prima giovinezza sta staccandosi se pure molto dolcemente da lei , il suo volto ne ha acquistato un rilievo drammatico profondo . I suoi occhi sono stati e sono molto famosi , leggendariamente inquietanti . Ieri sera al Mediolanum , eccoli gli occhi di questa signora vestita di bianco che , quasi immobile davanti al microfono , cantava alcune canzoni in francese e in svedese . Non sono occhi particolarmente grandi , o particolarmente splendenti . Il loro colore , nella piena luce della ribalta , è mescolato d ' oro cupo e di qualche nota azzurra . Sono occhi difficili da raccontare : occhi d ' attrice come li vide un tempo , intensi , De Nittis in Sarah Bernhardt e Albert Besnard in Réjane : occhi un poco distanti e dallo sguardo raramente afferrabile . Anche Colette ha di questi occhi vibrati , fatti più per la malinconia che per il sorriso : occhi , direi , da confessione drammatica . Il canto di Zarah Leander è , come il suo sguardo , vibrato . È il canto in tono di contralto di una dicitrice dalla concitata veemenza , quasi virile , che in certi momenti spalanca brutalmente le porte sulla verità . Una voce inattesa per il nostro orecchio latino abituato alle tonalità canore definite e a un modellato delle parole meno rapinoso e meno sferzante . Raquel Meller - arrivata anche lei venticinque anni fa , alla fine della prima guerra mondiale , al music - hall dopo le esperienze del cinema - aveva nel canto la stessa virtù plastica , anche se la musica della Violetera , che fu la sua grande creazione , era di sentimenti meno neo - realisti di quelli delle canzoni francesi che la Leander canta come in un soliloquio di disperata confessione femminile , così come si può immaginare che una donna parli solo quando è sicura di essere assolutamente sola .