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> anno_i:[1940 TO 1970}
SANDRINO MARIOLINO E QUEL NEGHER ( Bianciardi Luciano , 1963 )
StampaQuotidiana ,
Tanto per cominciare , stamani dal terrazzo si vedeva il Monte Rosa , illuminato a gloria da un impensabile sole novembrino . E poi Inter - Bologna è sempre stata una bella partita : due anni or sono finì sei a quattro , e fu roba da infarto , velocissima , manovrata , pulita . E comunque l ' Inter bisogna vederla sempre : non a caso è già entrata nella storia della poesia contemporanea , insieme alle sole Juve e Triestina ; ha un pubblico fra i più passionali , un po ' simile negli umori ai contradaioli senesi . Insomma , si va . Lo stadio è lustro , riverniciato : danno fastidio le due pubblicità di lancette che chiudono le porte , e quella specie di teepee da pellerossa che al centro parla di « fibra viva » . Cos ' altro non va ? Ecco , ci vorrebbe il cartellone luminoso , per le formazioni delle squadre , tanto più che gli altoparlanti gracchiano , e si capisce poco . Ci vorrebbe anche l ' orologio grande , che segni lo scorrere dei minuti , altrimenti trovi sempre un tifoso che ti domanda di continuo quanto manca . In ogni modo sono entrati : dalla parte nostra c ' è Facchetti , quello dal compasso lungo , e siccome contrasta Perani , che è un ' aletta bassa , speriamo che non faccia come a Mosca . Invece se la cava bene , e il pubblico l ' applaude . Applaude Ricami , incoraggia Mazzola ( lo chiamano « Sandrino » e se sbaglia danno la colpa al rigore che sbagliò domenica scorsa a Roma , e che lo avrebbe demoralizzato ) ; applaude soprattutto Corso , cioè Mariolino , che fa sempre bene , non ne sbaglia una . Quando poi Bulgarelli resta a terra , e i suoi compagni lanciati verso il go1 non buttano fuori la palla , e ci pensa invece lui , allora gli applausi diventano uragano . Bravo , corretto e sportivo : tenace nel gioco , specialmente con Bulgarelli che è il suo più naturale avversario , ma sportivo . Con Jair usano due misure . Se dribbla due avversari è « il negretto » , ma se poi insiste e dribbla anche se medesimo , allora diventa « quel negher lì » . Intervallo : rimettono a posto le lamette e la tenda indiana , ricominciano a vendere boccette di cognac e di amaro ( per la verità dicono di « amarildo » ) entrano in campo certi municipali in divisa e coi rastrelli rattoppano il terreno , da chissà dove compare il Rollamatic , vestito da boscaiolo canadese , va a sedersi sulla panchina di Fulvio Bernardini , e mette ordine nei suoi appunti . Poi sparisce , chissà dove , e sulla panchina c ' è di nuovo l ' allenatore , tranquillo , sorridente , con gli occhiali , come un vero dottore . E pensare che ai suoi tempi era il miglior centrocampista d ' Europa : da quanto era bravo , lo escludevano dalla Nazionale . Gli altri , dicevano , non sarebbero stati in grado di capire le finezze del suo gioco . Ed era vero . Ora il compasso lungo s ' è spostato dall ' altra parte , l ' ombra degli spalti erti ha invaso quasi tutto il campo , il gioco continua velocissimo e a uno a uno si sfiatano tutti , per primo Haller , il biondo tavolone duro come il sasso . La gente si sgola , ma si capisce di già che finisce zero a zero . Hanno accesi i transistors , e gli onnivori del gioco del calcio guardano la partita e ne ascoltano intanto altre sei . Quando il discorso cade sulla nostra , vien fatto di controllare se il cronista dice giusto o se invece tira a indovinare . Dice giusto . Quando l ' arbitro dà il segno della fine , fischiano , ma hanno torto , perché gol non ce ne sono stati è vero , ma la partita vale quella di due anni or sono : veloce , manovrata e pulita . Tutti fanno calca alle sbarre , c ' è un po ' di pigia pigia , ma fra poco siamo liberi : lo stadio si vuota . A guardarlo da lontano , con tutta la gente che scende per la rampa elicoidale , sembra un enorme bullone che tenti di avvitarsi al cielo .