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> anno_i:[1940 TO 1970}
FIRMA LE SUE STORIE CON UNA CROCE ( Bianciardi Luciano , 1964 )
StampaQuotidiana ,
I D ' Orlando , madre e figlio , abitano in una traversa di via Paolo Sarpi a Milano ; un quartiere popolare , di costruzioni vecchie , al massimo a tre piani , coi fondi tutti occupati da una fila continua di negozi e qualche bottega imprevista , come quella dove ancora fabbricano a mano ceri e candele di tutte le misure . Loro due stanno a un quarto piano di una casa non diversa dalle altre : nel cortile la fila di bidoni della spazzatura , la scala stretta ed erta , umida fino a sapere di muffa , le file degli usci che si aprono sul ballatoio , rimasto come ai tempi in cui l ' appartamento si riduceva a una stanza e i « servizi » erano in comune , giù in fondo . Sulla porta di casa , sotto il nome a caratteri rossi , stampati - di certo il ritaglio d ' un catalogo di mostra - c ' è un altro cartiglio , scritto a mano , che dice : « Gordon Vernon , B.A. Teacher of English » . Aprono e sono due stanzucce : un tramezzo nella prima isola il cucinino , col fornello a gas , l ' acquaio e un piccolo frigorifero , e basta appena a contenere un armadio e una rete di letto col materasso e la coperta alla militare . Nell ' altra , l ' unica vera camera , due brande : ci dormono appunto Pasquale D ' Orlando e l ' amico suo baccelliere che dà lezioni private d ' inglese , poi due tavoli , una scrivania accostata al muro , uno scaffaletto pei libri e in un angolo , ammucchiati , barattoli vuoti di colore e di tè . I telai delle finestre sono dipinti di rosso vivo . Pasquale è un ragazzo robusto e paffuto , che non dimostra i suoi ventisette anni . Come accade spesso nei napoletani - e contro un luogo comune che li vuole scuri , anzi bluastri - lui ha gli occhi chiari , le guance rosee , la barba scarsa . Più tardi entra un suo amico piccoletto , biondo , fine nei lineamenti , e lo scambio per il coinquilino inglese , mentre invece è napoletano anche lui . Ma finalmente eccola , la madre , Maria D ' Orlando : è molto piccola , tonda , con la faccia piena , i capelli grigi raccolti a ciuffo , un occhio velato e semichiuso . Sulla veste turchina porta uno zinale nero e tiene le gambe in certi calzerotti di lana grossa , grigi . Quando si accomoda a sedere il figlio deve metterle sotto i piedi un barattolo vuoto , altrimenti non arriva a toccare terra . Le domando per curiosità la sua statura , e lei va a prendere dentro l ' armadio , in una custodia di plastica insieme ad altri documenti , la carta d ' identità : Maria Zarrillo in D ' Orlando , vedova , nata a Torre del Greco nel 1897 , statura bassa . Infatti , così a occhio , non dovrebbe superare il metro e quaranta . Eppure quando sorride diventa bella , con quei bei denti sani e bianchi : fa accomodare anche me e Sergio Cossu , che è ritornato per fare altre fotografie , ma anche , mi pare , perché ormai si considera di casa e ci viene volentieri , ci offre un bicchierino stravecchio ( l ' etichetta dice ancora cognac ) , e ci dà il tempo di guardare intorno . Appesi al muro quadri , del figlio e suoi . Questi ultimi si riconoscono subito , per la violenza dei colori e il piglio deciso dei tratti : figure umane , fiori , un carretto , cavalli ; su tela , su compensato , su carta , e ciascuno ha in un angolo , a mo ' di firma , la croce . Infatti Maria D ' Angelo non ha mai imparato a scrivere , né sa leggere . Ha imparato invece a dipingere : basta una scorsa alle due grosse cartelle che il figlio sta voltando sul tavolo . f ) ai primi abbozzi con la penna a sfera , ai quadri appesi , ai fogli di queste ultime settimane c ' è un ' evoluzione evidente , pur restando identici i temi , insistiti tenacemente ; ancora figure umane , ancora cavalli , ancora carretti . E lei spiega : questi sono due bambini che portano i fiori alla mamma ; e anche la mamma sta mutandosi in pianta , le nascono dentro rami e foglie . Questo è un bambino travolto da un cavallo : ma il cavallo sta mettendo una coda di pavone , coloritissima . Questo è un uomo che spinge un carretto , ma le ruote son viste , per così dire , in sviluppo , sono due fondi accanto al rettangolo del carretto . In tutto Maria D ' Orlando ha da mostrare cinquecento opere . Ma come è stata , questa scoperta della pittura ? Lo spiega il figlio Pasquale , di professione pittore : volle fare lui una specie di esperimento , mettere in mano alla madre analfabeta quest ' altro modo di esprimersi , vedere il comportamento d ' una creatura « primitiva » , d ' una donna di sessantacinque anni , carica di esperienza , ma rimasta culturalmente bambina . Non le diede alcun consiglio , di nessun genere , anzi oggi è lei che - mi spiega Pasquale - dà al figlio avvertimenti su come scegliere e accostare i colori : i suoi sono squillanti , arditi , suggestivi , sottolineano i simboli già così chiari del disegno . Come mai , le chiedo , occhi così grandi e così rossi , in quella figura maschia , anzi virile , perché su questo punto il disegno non lascia davvero dubbio alcuno . Lei sorride , alza gli occhi per guardami in faccia ( col sommo della testa mi arriva di poco sopra il gomito ) e fa : « Eh , voi capite , non mi piace la cosa meschina , piccirella . L ' uomo è grande » . Per esempio Giovanni , il povero marito suo , morto nel quarantaquattro : lo chiamavano di soprannome Scialone , perché era un gigante , fortissimo , capace di spingere su un carretto dodici quintali di farina lungo una salita . Si spargeva la voce che Scialone spingeva dodici quintali , e la gente usciva dalle case per assistere allo spettacolo . E pensare che s ' era scelto per moglie una donna così piccola , e per giunta figlia della Madonna . Qualcuno la prese con sé , ma non ebbe mai una madre e un padre , neanche adottivi : anzi , a dieci anni già l ' avevano messa a guardare le bestie giù in una masseria dalle parti di Cassino . Lei non ci stava volentieri , così un bel giorno scappò : andò alla stazione , vestita come una « pacchianella » e lì trovò un soldatino che , saputa la storia , le mise in mano due lire , e le dette questo consiglio : salita in treno , al controllore doveva dire esattamente : tengo due lire e dieci anni , e sono figlia della Madonna . Se volete che scenda , io scendo . Ma chi poteva avere il cuore di buttar giù dal treno una figlia della Madonna ? Le diedero un lavoro migliore , e per tutta la vita Maria lavorò : il marito facchino lei col carretto delle erbe e delle verdure . Ebbe due figli , ma altri ne perse durante la gravidanza , perché le crescevano in grembo troppo grossi , e poi una volta ci fu lo spavento d ' un cavallo imbizzarrito , quello appunto che ritorna tanto spesso nella sua pittura . Morto Scialone nel '44 , con la guerra appena finita , furono anni di fame . Il figlio maggiore se ne andò in Francia , « passò le montagne » e anche lì trovò vita difficile , la polizia arrivò al punto di fargli mangiare il sapone , per tormento e dispetto contro questo « terrone » che osava venirsene a rubare il pane ai cittadini francesi , e lui , per farsi condurre finalmente dal console italiano , fece diciassette giorni di sciopero della fame . Al figlio più piccolo , Pasquale , questo , fece in modo di assicurare il pane mettendolo in una casa di rieducazione a Urbino , dove i metodi rieducativi erano quelli vecchi , botte sulle mani con una cinghia di cuoio bagnata . Eppure a Urbino lui fece i suoi primi studi d ' arte , pittura , ceramica , grafica , e quando fu in età da andare soldato , rinunciò all ' esonero che gli spettava e trovò il modo , dopo il CAR di Pesaro , di farsi mandare a Milano , perché Milano era - ed è - la capitale dell ' arte moderna in Italia . Aviatore , durante la libera uscita cominciò a frequentare i bar intorno a Brera , e lì conobbe i suoi amici di oggi , questi stessi che , come Grippa , Dova , Fontana , sono venuti a vedere i dipinti della madre Maria , e ne parlano con schietto entusiasmo , come d ' un bell ' esempio di pittura naïve . A Milano Pasquale volle restare anche dopo il congedo , tirando la cinghia ma senza mai rinunciare al suo sogno , d ' essere pittore e basta . Anzi , appena possibile chiamò con sé la madre , e adesso nelle due stanzucce al quarto piano di via Messina 6 sono in due ad adoperare il pennello , non sono rose neanche ora : l ' affitto è sulle ventimila lire al mese , come riscaldamento c ' è solo una stufetta di ghisa che mangia altre ventimila lire fra carbone e legna . Che proprio saltino i pasti non si può dire , ma capita che qualche sera lei sia costretta a « inventare » la cena ed è una brava cuoca . Quando cucina ha gli stessi gesti di quando dipinge , o forse è vero il contrario : foglio di carta sul tavolo , apre i barattoli dei colori con la stessa amorosa precisione con cui dosa il sale nella pentola , e traffica con il pennello come se rimestasse una minestra coi « pulpetielli » . I quadri li abbiamo visti , il brodo di polpi , ancora polpi per secondo piatto , conditi a olio e limone , li verremo ad assaggiare un ' altra volta , senza impegni di lavoro , da buoni amici di casa , Cossu ed io . Ma intanto facciamo queste altre fotografie , montiamole un po ' . Ecco bisognerà fissare alla porta , con qualche chiodino , i disegni già scelti , e poi mettere lei seduta su quello sfondo , magari mentre pela le patate , ché tanto le deve pelare per cuocerle a tocchettini nel brodo . Forse i disegni sono troppi , e lei interviene : « Sergio , state a sentire a mammà . Qui risulta troppa confusione , nevvero ? Levate , levate » . E si siede , con il barattolo vuoto a fare da poggiapiedi altrimenti non tocca terra . Prima del congedo vuole abbracciare tutti e tre , anche il figlio che pure rimane in casa . « Prima che il Signore mi chiama voglio lasciare un milione di lavoro » , gli dice . E siccome il figlio scatta su a rispondere che non sono i quattrini la cosa più importante , lei precisa : « Un milione di lavoro , un milione di quadri . Li lascio al figlio , ma la consolazione è mia : quando faccio un quadro sono consolata » .