StampaQuotidiana ,
Quando
seguivo
il
Giro
di
Francia
nell
'
automobile
di
Emilio
Colombo
-
si
tratta
di
una
ventina
di
anni
or
sono
-
,
nella
raffica
della
corsa
,
con
le
pupille
fisse
,
«
incollato
»
alle
gomme
dei
corridori
,
il
mio
buon
amico
Emilio
non
aveva
occhio
per
nemmeno
un
metro
del
paesaggio
o
delle
cose
che
sfilavano
ad
andatura
furiosa
ai
lati
della
strada
in
senso
inverso
a
quello
della
gara
.
Lui
sedeva
nel
sedile
anteriore
,
a
fianco
dell
'
autista
:
io
in
quello
posteriore
,
incastrato
fra
le
valigie
.
Per
varie
ore
il
mio
«
seguendo
»
non
si
riduceva
ad
altro
che
ad
una
fatica
indemoniata
per
non
essere
sbalzato
fuori
dalla
macchina
galoppante
,
e
per
non
lasciar
schizzar
fuori
le
valigie
.
Ad
un
certo
punto
gli
toccavo
la
spalla
,
lui
si
voltava
pensando
:
"
Vergavi
ne
avrà
una
delle
sue
...
"
;
lo
svegliavo
dal
grande
sogno
sportivo
in
cui
viveva
giorno
e
notte
da
quando
era
nato
;
ma
gentilmente
cercava
di
dimostrarmi
di
essere
pronto
a
interessarsi
a
quanto
stavo
per
dirgli
.
Nel
rombo
della
corsa
e
nel
tunnel
di
clamori
della
Folla
,
gli
gridavo
nell
'
orecchio
:
«
Emilio
!
Hai
visto
,
a
destra
,
la
Cattedrale
di
Reims
?
»
.
Oppure
:
«
Emilio
!
Hai
visto
,
a
sinistra
,
l
'
Arena
romana
di
Nîmes
?
»
.
Uomo
leale
,
mi
confessava
candidamente
di
non
essersi
accorto
né
della
Cattedrale
né
dell
'
Arena
.
Cosa
c
'
entra
Emilio
Colombo
con
Sofia
Scicolone
,
e
cioè
con
Sofia
Loren
,
con
la
diciottenne
ragazza
napoletana
cui
va
,
con
un
certo
furore
,
il
mio
ricordo
di
«
giudice
di
bellezza
»
in
una
lontana
stagione
di
Salsomaggiore
?
Colombo
,
l
'
amico
dei
«
giganti
della
strada
»
,
non
c
'
era
,
a
Salsomaggiore
;
ma
c
'
ero
io
,
considerato
espertissimo
di
ogni
cosa
bella
che
possiamo
incontrare
per
le
vie
del
mondo
,
sia
essa
una
cattedrale
gotica
o
una
bella
ragazza
.
C
'
ero
io
perché
,
come
Emilio
Colombo
non
si
accorgeva
di
passare
davanti
a
Notre
-
Dame
o
davanti
al
Campanile
di
Pisa
,
non
mi
accorsi
di
Sofia
Scicolone
.
Richiamato
a
fare
un
po
'
di
attenzione
dal
telegramma
di
un
vecchio
amico
,
alzai
gli
occhi
verso
di
lei
,
le
parlai
,
la
misurai
e
la
scrutai
attentamente
con
lo
sguardo
,
la
fissai
negli
occhi
,
vidi
-
bisogna
dirlo
?
-
le
sue
gambe
,
guardai
la
sua
bocca
,
chiacchierai
una
mezz
'
ora
con
lei
,
seduto
su
uno
sgabello
del
bar
del
grande
Albergo
,
conclusi
l
'
incontro
con
questa
melanconica
e
frettolosa
considerazione
:
«
Ecco
un
'
altra
povera
ragazza
che
si
illude
...
»
.
Povero
Paride
,
fu
la
cantonata
più
grossa
della
tua
carriera
.
Per
fortuna
,
non
ero
il
solo
a
dir
di
no
,
sotto
il
velo
del
giudizio
segreto
,
sulla
futura
Sofia
Loren
.
Disse
di
no
anche
un
altro
mio
amico
,
un
super
-
esperto
in
fatto
di
«
selezione
»
di
belle
donne
:
quasi
quasi
,
come
dicono
alla
TV
,
un
«
tecnico
»
,
e
altri
dissero
di
no
,
finché
il
produttore
cinematografico
Mambretti
,
un
milanese
,
propose
una
soluzione
,
per
non
mandar
via
troppo
amareggiata
la
ragazza
napoletana
.
Coniò
un
titolo
di
«
Miss
Eleganza
»
e
propose
di
assegnarlo
-
quarta
in
graduatoria
-
alla
dolente
e
forse
segretamente
irritata
«
piccola
Sofia
»
.
La
signorina
Scicolone
ebbe
-
mi
sembra
-
in
dono
un
abito
da
sera
bianco
,
e
con
quello
subito
sfilò
quarta
sulla
passerella
di
Salsomaggiore
.
Se
a
qualcuno
capitano
sott
'
occhio
le
fotografie
di
quei
giorni
,
«
esumate
»
da
Dino
Villani
nel
suo
libro
sulla
storia
delle
Miss
Italia
edito
dalla
Domus
,
osserverà
che
Sofia
non
sorride
mai
:
che
ha
un
'
espressione
assente
,
e
in
qualche
fotografia
dura
e
contratta
.
Insomma
,
come
dicono
a
Milano
,
aveva
un
gran
«
magone
»
.
Ed
oggi
-
mi
ha
detto
un
amico
-
chi
disse
«
no
»
Si
trova
nella
situazione
in
cui
si
trovarono
i
maestri
al
Conservatorio
di
Milano
quando
,
con
in
testa
il
maestro
Rolla
,
dissero
«
no
»
a
Verdi
che
chiedeva
di
essere
ammesso
al
Conservatorio
,
e
,
a
titolo
di
consolazione
,
gli
consigliarono
di
studiare
ancora
:
privatamente
indicandogli
bonariamente
i
due
insegnanti
,
il
Negri
e
il
Lavigna
.
Una
mezza
offerta
di
tipo
«
verdiano
»
,
e
cioè
di
andare
a
scuola
,
di
studiare
da
«
privatista
»
,
fu
per
la
verità
data
anche
alla
signorina
Scicolone
,
tanto
per
darle
,
prima
ancora
che
fosse
assegnato
il
giudizio
finale
,
un
«
contentino
»
.
Ma
fu
un
suggerimento
dato
a
mezza
voce
,
quasi
perché
si
temeva
che
,
«
odorando
la
bocciatura
»
,
la
bella
ragazza
cominciasse
a
lagrimare
.
Ma
la
futura
Sofia
Loren
non
pianse
:
divenne
altera
,
sicura
di
sé
,
e
-
lo
dico
arrossendo
-
quasi
sprezzante
.
Si
capiva
che
si
tratteneva
solo
per
rispetto
dei
capelli
grigi
dei
due
giudici
che
le
stavano
di
fronte
,
dei
quali
è
più
che
legittimo
immaginare
che
essa
,
da
brava
napoletana
,
li
giudicasse
due
«
fessi
»
.
[
fatti
le
hanno
dato
ragione
.
Né
io
né
il
grande
«
tecnico
»
che
condivideva
la
mia
opinione
ci
rendemmo
conto
di
aver
davanti
una
ragazza
capace
,
diventando
donna
,
di
incantare
il
mondo
.
Sofia
Scicolone
finì
il
suo
bitter
,
e
rimase
,
su
di
noi
,
nella
sua
precisa
impressione
:
«
due
fessi
»
.
Ci
salutò
con
un
sorriso
smagliante
,
in
cui
palpitava
più
che
una
mondana
cordialità
,
una
specie
di
sfida
.
Io
e
il
«
tecnico
»
sorridemmo
:
e
poi
finimmo
,
fra
di
noi
,
a
sghignazzare
.
Credo
che
l
'
ascensore
del
Grand
Hotel
tremi
ancora
per
il
nostro
ridere
convulso
,
per
il
nostro
ridere
spietato
.
Paride
I
e
Paride
II
dormirono
quella
notte
come
le
altre
notti
in
un
sonno
tranquillissimo
.
Il
nostro
giudizio
non
era
stato
incrinato
dal
minimo
dubbio
.
Il
«
tecnico
»
era
-
bisogna
dirlo
-
Remigio
Paone
,
che
pilotava
non
so
quanti
spettacoli
di
prosa
,
di
rivista
,
di
danza
;
che
partiva
ogni
settimana
per
Parigi
o
per
Londra
per
scegliere
,
con
occhio
infallibile
,
la
bellissima
fra
le
belle
;
che
era
allora
,
in
un
certo
senso
,
il
Re
delle
Bluebell
e
che
veniva
ricevuto
con
profondissimi
inchini
,
fra
spari
di
champagne
,
quando
si
presentava
al
teatro
del
Lido
di
Parigi
per
passare
in
rivista
le
«
ragazze
»
da
arruolare
per
gli
spettacoli
del
Nuovo
,
del
Lirico
,
del
Sistina
.
Era
il
caro
nostro
Remigio
,
fanatico
del
teatro
e
della
bellezza
che
è
uno
dei
suoi
pilastri
.
Credo
che
,
a
sette
anni
di
distanza
,
Remigio
non
abbia
finito
di
mordersi
le
mani
per
quella
«
topica
»
e
che
ormai
,
a
furia
di
morsi
,
le
abbia
scarnificate
e
sanguinanti
fino
all
'
osso
.
Topica
aggravata
dal
fatto
di
dover
ripensare
che
,
lui
napoletano
,
aveva
detto
di
no
ad
una
compaesana
.
Salsomaggiore
di
settembre
non
era
forse
la
località
più
adatta
per
accogliere
le
aspiranti
reginette
.
È
una
città
alberghiera
di
carattere
piuttosto
solenne
:
tutto
parla
di
cure
importantissime
e
miracolose
,
di
medici
illustri
,
di
inalazioni
,
di
irrigazioni
e
di
fanghi
che
restituiscono
la
giovinezza
.
La
«
clinica
»
è
elegantemente
mascherata
,
nessuno
parla
con
brutalità
di
ginecologia
o
di
affezioni
bronchiali
croniche
o
di
laringi
ostinatamente
arrossate
:
ma
l
'
aria
della
clinica
c
'
è
:
è
molto
difficile
«
curarsi
in
letizia
»
senza
vedersi
attorno
,
ogni
tanto
,
un
viso
imbronciato
.
Quando
passeggiavano
per
i
viali
di
Salsomaggiore
,
le
bellissime
scattanti
e
fulgide
diciottenni
erano
guardate
con
una
punta
di
gelosia
dalle
cinquantenni
sedute
ai
tavolini
delle
gelaterie
,
o
dagli
squadroni
delle
anziane
che
marciavano
verso
le
Terme
Berzieri
con
il
fogliettino
delle
mutue
.
Gli
svaghi
che
rimanessero
al
di
fuori
dalla
cornice
termale
o
curativa
erano
pochi
.
Il
tiro
al
piccione
-
a
meno
che
non
si
tratti
del
piccione
matrimoniale
-
non
ha
interesse
per
delle
ragazze
di
diciotto
anni
.
Pochissime
furono
quelle
che
visitarono
le
sale
dove
era
esposta
la
famosa
collezione
storica
del
professor
Lombardi
,
con
i
ritratti
di
Maria
Luisa
moglie
di
Napoleone
:
che
fu
forse
una
bella
donna
di
fattezze
austere
,
ma
che
,
in
fatto
di
concorso
di
bellezza
,
avrebbe
dovuto
essere
sostituita
,
se
mai
,
dalla
Paolina
di
Antonio
Canova
,
davanti
alla
quale
,
probabilmente
,
la
maggioranza
delle
miss
si
sarebbe
sentita
invasa
dalla
tremarella
.
Lo
scopritore
di
Sofia
Loren
-
quello
che
aveva
mandato
il
telegramma
di
segnalazione
e
di
raccomandazione
ai
due
amici
di
cui
sapeva
la
presenza
in
giuria
-
fu
un
uomo
che
ormai
da
molti
anni
si
vantava
solamente
di
essere
un
ottimo
pescatore
dilettante
.
Aveva
un
bellissimo
nome
,
discendeva
da
una
intelligentissima
famiglia
milanese
:
era
un
Ricordi
,
discendente
cioè
da
una
famiglia
di
scopritori
di
geni
musicali
.
Aveva
molto
viaggiato
,
aveva
condotto
una
vita
molto
elegante
.
È
probabile
che
Sofia
Loren
si
rammenti
appena
del
gentile
vecchio
signore
Alfredo
Ricordi
che
,
galantemente
e
paternamente
,
la
raccomandò
agli
amici
milanesi
Vergani
e
Paone
.
Chieda
,
Sofia
,
e
probabilmente
le
verrà
spiegato
che
fu
un
Ricordi
l
'
uomo
che
per
il
primo
fece
credito
a
Verdi
.
Alfredo
Ricordi
,
rimasto
vedovo
,
aveva
trovato
la
sola
consolazione
al
suo
dolore
nella
vita
di
mare
e
nella
pesca
;
vestiva
con
un
paio
di
pantaloni
da
marinaio
e
con
una
maglietta
da
ostricaro
.
A
Portofino
o
a
Cannes
non
parlava
d
'
altro
che
di
cefali
,
di
branzini
,
di
ombrine
,
di
pesci
-
cappone
,
di
sardine
,
di
triglie
,
di
polipi
e
di
murene
.
Era
,
bisogna
dirlo
,
un
caro
attaccabottoni
per
via
di
quella
sua
esclusiva
frenesia
per
la
pesca
.
Cercava
inutilmente
compagni
che
sfidassero
con
lui
le
notti
di
burrasca
o
che
lo
aiutassero
a
tirar
su
la
«
sciabica
»
.
Non
mangiava
il
suo
pesce
:
lo
regalava
alle
belle
signore
un
po
'
anziane
che
gli
ricordavano
il
suo
passato
di
viveur
.
Seduto
nella
spiaggetta
di
Paraggi
ad
accomodare
le
sue
reti
,
se
vedeva
passare
una
bella
ragazza
diceva
:
«
Guarda
che
bella
tinca
!
Che
appetitoso
merluzzetto
!
È
fragrante
come
una
sogliola
!
»
.
Sofia
Loren
-
me
lo
sono
chiesto
sempre
-
si
ricorderà
del
caro
vecchio
un
po
'
picchiatello
che
spedì
da
Alassio
-
dove
,
non
potendo
più
affrontare
il
mare
per
l
'
artrite
,
viveva
in
un
appartamentino
con
le
finestre
aperte
a
tutti
i
venti
del
Tirreno
-
il
telegramma
che
ci
raccomandava
la
sua
«
scoperta
»
?
Noi
leggemmo
quel
nome
:
Scicolone
.
E
pensammo
:
"
Quel
caro
matto
di
Alfredo
Ricordi
dove
avrà
pescato
una
ragazza
con
un
nome
così
strano
?
"
.
Le
ragazze
erano
già
sfilate
un
paio
di
volte
davanti
a
noi
.
Né
Paone
né
io
ci
ricordavamo
di
una
Scicolone
.
Con
il
vecchio
Ricordi
bisognava
però
essere
gentili
.
Non
buttammo
il
telegramma
nel
cestino
;
mi
spiace
non
averlo
conservato
:
nel
cestino
di
Salsomaggiore
finì
la
sera
dell
'
ultimo
esame
,
prima
che
prendessimo
la
macchina
per
Milano
.
Avevamo
cercato
questa
Sofia
,
questa
Scicolone
,
nel
gregge
delle
ragazze
che
,
aspettando
i
turni
di
chiamata
,
prendevano
al
bar
una
tazza
di
caffè
o
una
pastiglia
di
aspirina
.
Il
settembre
era
torrido
,
le
finestre
chiuse
per
tener
lontani
i
curiosi
;
le
ragazze
stavano
tutto
il
giorno
in
costume
da
bagno
,
o
coperte
da
un
accappatoio
,
a
parlare
con
le
madri
o
con
le
amiche
;
portavano
al
lato
sinistro
del
costume
da
bagno
un
distintivo
con
il
numero
di
iscrizione
.
Questo
numero
permise
a
me
e
a
Paone
di
riconoscere
la
raccomandata
di
Alfredo
Ricordi
,
vecchio
pescatore
malato
di
artrite
.
Sofia
si
era
accorta
della
nostra
manovra
,
dei
nostri
esami
da
lontano
,
del
nostro
bisbigliare
,
delle
occhiate
radenti
di
Paone
,
delle
mie
occhiate
furtive
dietro
agli
occhiali
.
Era
bella
?
Non
ci
parve
.
Prima
di
tutto
ci
sembrava
appartenesse
a
quello
che
i
nostri
padri
,
amici
delle
bellezze
floride
,
chiamavano
il
genere
«
pertica
»
.
Troppo
alta
,
troppo
magra
,
troppo
poco
donna
,
troppo
adolescente
ancora
,
male
impastata
;
e
soprattutto
«
troppo
bocca
»
.
Era
proprio
sulla
bocca
-
oggi
è
una
delle
più
famose
del
mondo
-
che
alle
nostre
occhiate
di
lontano
cascava
l
'
asino
.
Quale
poteva
essere
il
destino
di
quella
«
spilungona
»
?
Tutt
'
al
più
,
con
un
po
'
di
fortuna
,
quello
di
mannequin
.
Toccò
a
me
avvicinarmi
alla
ragazza
dallo
strano
nome
.
Lo
feci
solo
per
rendere
una
cortesia
ad
Alfredo
Ricordi
.
Le
dissi
del
telegramma
,
le
offrii
di
avvicinarsi
al
banco
del
bar
per
prendere
un
aperitivo
.
Si
alzò
,
venne
avanti
,
sedette
su
uno
dei
suoi
alti
sgabelli
:
le
presentai
Paone
e
le
spiegai
che
si
trattava
di
un
celebre
impresario
teatrale
.
Sorrise
:
ma
era
evidente
che
non
l
'
aveva
mai
sentito
nominare
.
Parlava
con
un
accento
napoletano
degno
dei
dialoghi
più
stringenti
di
Peppino
De
Filippo
.
Cosa
aveva
di
bello
?
Non
glielo
dissi
:
aveva
delle
gambe
bellissime
,
ma
il
mio
elogio
non
poteva
soffermarsi
su
questi
particolari
anatomici
.
Non
sapevo
fingere
né
entusiasmo
né
esprimere
una
qualunque
promessa
.
Ma
probabilmente
mi
sarei
salvato
davanti
al
giudizio
della
posterità
proprio
per
via
di
quelle
gambe
.
Domandai
:
«
Le
piacerebbe
di
far
del
teatro
dialettale
?
Penso
che
Paone
potrebbe
presentarla
a
De
Filippo
o
a
Taranto
...
»
.
La
ragazza
taceva
.
Io
guardai
ancora
quelle
gambe
;
dissi
:
«
Le
piacerebbe
di
far
della
rivista
?
Sa
cantare
?
Sa
ballare
?
Anche
se
non
lo
sa
non
importa
.
In
tre
mesi
,
Paone
potrebbe
farla
istruire
da
una
brava
maestra
...
Non
ti
pare
,
Remigio
,
che
si
potrebbe
cavarne
fuori
una
bella
subrettina
?
Se
dovessi
dire
,
in
passerella
la
vedo
...
la
vedrei
subito
...
»
.
Remigio
non
aveva
l
'
aria
molto
convinta
,
ma
,
per
non
contraddirmi
,
fece
un
gesto
di
assenso
.
«
Creda
»
continuai
,
«
sarebbe
un
primo
passo
...
Con
Macario
,
per
esempio
,
o
con
la
Osiris
,
una
piccola
scrittura
si
potrebbe
pescarla
...
»
La
ragazza
ci
guardava
senza
più
sorridere
.
Si
asciugò
con
il
mignolo
una
goccia
di
aperitivo
che
le
era
caduta
,
dal
bicchiere
,
su
una
gamba
e
si
pulì
il
dito
come
una
bambina
,
passandolo
sulla
bocca
.
Rispose
semplicemente
:
«
Teatro
?
No
...
Rivista
?
No
...
O
cinema
o
niente
...
»
.
Farfugliammo
qualche
parola
di
risposta
,
tanto
per
essere
gentili
.
Lei
ripeté
:
«
O
cinema
o
niente
»
.
Ci
strinse
la
mano
,
ci
salutò
,
si
allontanò
sulle
lunghissime
gambe
,
sparì
verso
l
'
atrio
degli
ascensori
.
La
saletta
del
bar
era
deserta
.
Remigio
ed
io
sbottammo
a
ridere
,
sempre
più
fragorosamente
.
«
Hai
capito
che
presunzione
?
Cinema
?
Ma
in
questo
albergo
non
ci
sono
specchi
nelle
camere
?
Cinema
!
!
!
Con
quella
bocca
!
!
!
»
E
il
nostro
riso
si
faceva
addirittura
tonante
.
Non
ho
più
visto
Sofia
Loren
.
Ma
,
guardando
le
sue
vecchie
fotografie
di
quei
giorni
,
conosco
il
perché
di
quel
loro
tono
di
dispetto
e
di
malcelato
corruccio
.
Non
so
darle
torto
se
,
con
ogni
probabilità
,
non
ha
mai
perdonato
né
a
me
né
a
Remigio
Paone
.