StampaQuotidiana ,
Venezia
,
28
settembre
-
Il
Festival
musicale
di
Venezia
ha
sparato
ieri
sera
il
suo
ultimo
mortaretto
con
l
'
atteso
Gesualdo
Monumentum
di
Stravinskij
diretto
dall
'
autore
.
Domani
al
Teatro
del
Ridotto
si
avrà
la
serata
di
chiusura
con
Giro
a
vuoto
n
.
2
,
canzoni
di
noti
poeti
e
musicisti
interpretate
da
Laura
Berti
.
Assai
maggiore
l
'
interesse
del
concerto
di
ieri
sera
,
nel
quale
,
oltre
alla
assoluta
novità
stravinskiana
,
abbiamo
avuto
una
«
retrospettiva
»
di
Alban
Berg
comprendente
i
predodecafonici
Cinque
«
Lieder
»
orchestrali
su
testi
di
cartoline
illustrate
di
Peter
Altenberg
(
1912
)
,
l
'
aria
da
concerto
per
soprano
e
orchestra
Il
vino
,
su
testi
di
Baudelaire
tradotti
da
George
(
1919
)
e
due
dei
Tre
pezzi
per
orchestra
che
risalgono
al
'14
.
Di
queste
composizioni
nessuna
aveva
carattere
di
novità
,
ma
solo
Il
vino
è
spesso
ascoltata
nei
festival
.
Il
carattere
fortemente
espressionistico
e
letterario
di
quest
'
aria
-
che
precede
e
annunzia
l
'
incompiuta
opera
Lulu
-
è
oggi
facilmente
accessibile
a
un
pubblico
abbastanza
vasto
.
Molti
applausi
sono
andati
alle
musiche
berghiane
,
al
direttore
d
'
orchestra
Robert
Craft
e
alla
solista
di
canto
Magda
Laszlo
.
Ha
invece
diretto
personalmente
il
Gesualdo
Monumentum
il
venerando
autore
che
non
per
la
prima
volta
largisce
,
sia
pure
col
contagocce
,
le
sue
novità
al
festival
di
Venezia
.
Questa
è
del
'60
,
freschissima
.
Il
principe
Gesualdo
da
Venosa
,
madrigalista
vissuto
a
cavallo
tra
il
Cinque
e
il
Seicento
,
è
posto
da
anni
sugli
altari
,
non
solo
perché
fece
trucidare
la
moglie
,
ma
anche
per
la
ricchezza
armonica
della
sua
scrittura
vocale
.
Si
vede
in
lui
un
sorprendente
anticipatore
del
moderno
cromatismo
,
sebbene
egli
si
muova
nell
'
ambito
di
una
ortodossa
tonalità
e
rimanga
pur
sempre
nel
ritmo
(
come
dice
Stravinskij
)
,
piuttosto
«
plump
»
.
I
tre
madrigali
che
l
'
autore
del
Sacre
ha
trascritto
per
gruppi
di
strumenti
hanno
offerto
al
grande
maestro
l
'
occasione
di
scrivere
alcune
di
quelle
nugae
(
musica
scritta
su
altra
musica
,
oppure
composta
à
la
maniere
de
...
)
che
formano
una
notevole
parte
della
sua
recente
produzione
.
Alterazioni
ritmiche
-
a
quanto
dice
il
trascrittore
-
dovrebbero
essercene
poche
,
nei
tre
madrigali
tolti
dai
libri
V
e
VI
di
Gesualdo
,
ma
è
molto
dubbio
che
sia
conservato
molto
dell
'
originario
carattere
vocale
,
inscindibile
dall
'
ispirazione
di
Gesualdo
.
Lo
stesso
Stravinskij
,
presentando
questi
sei
minuti
di
musica
(
i
quattordici
delle
precedenti
Lamentazioni
di
Geremia
sembrano
ora
un
Himalaya
musicale
)
,
ha
ammesso
,
del
resto
,
che
in
una
trascrizione
del
genere
la
parte
originariamente
vocale
dev
'
essere
sentita
come
assolutamente
nuova
e
diversa
,
tanto
diversa
da
sopprimere
ogni
somiglianza
col
disegno
e
il
carattere
dell
'
originale
.
E
allora
?
Non
resta
che
da
ammirare
la
scintillante
trama
sonora
che
il
trascrittore
,
servendosi
di
strumenti
di
vario
sesso
,
e
persino
«
ermafroditi
»
come
i
corni
,
ha
gettato
sulle
brevi
e
dopo
tutto
non
troppo
complesse
melodie
gesualdiane
.
StampaQuotidiana ,
Venezia
,
10
aprile
-
Nella
grandiosa
sala
superiore
della
Scuola
Grande
di
San
Rocco
ieri
sera
si
è
inaugurato
il
XXIV
Festival
musicale
veneziano
,
quest
'
anno
diretto
da
Mario
Labroca
.
La
tradizione
di
cominciare
con
uno
spettacolo
teatrale
è
stata
parzialmente
rispettata
,
perché
di
teatro
si
può
appena
parlare
per
le
due
opere
prescelte
:
Il
diluvio
di
Noè
di
Britten
è
una
sacra
rappresentazione
nuova
per
l
'
Italia
,
mentre
La
via
della
Croce
,
«
novità
assoluta
»
di
Ghedini
su
testi
di
Nicola
Lisi
,
si
può
definire
naturalmente
come
un
«
mistero
»
.
Il
diluvio
di
Noè
è
il
rifacimento
di
una
di
quelle
rappresentazioni
bibliche
del
Chester
Miracle
che
nel
Cinquecento
inglese
venivano
portate
in
giro
da
un
assai
primitivo
carro
di
Tespi
.
Le
esigenze
sceniche
erano
minime
.
Britten
ha
scritto
la
sua
opera
per
personaggi
adulti
e
bambini
e
per
un
'
orchestra
in
cui
accanto
a
professionisti
figurano
dilettanti
che
suonano
violini
,
strumenti
a
percussione
,
campanelli
a
mano
e
trombe
.
In
questi
spettacoli
medioevali
il
pubblico
(
o
meglio
le
congregazioni
)
prendeva
parte
all
'
azione
e
si
univa
al
coro
intonando
il
canto
.
Nulla
di
simile
,
naturalmente
,
ieri
sera
.
Il
coro
era
quello
della
Fenice
istruito
da
Sante
Zanon
,
e
dello
stesso
teatro
era
l
'
orchestra
diretta
da
Ettore
Gracis
.
Il
testo
è
tradotto
in
italiano
da
Piero
Nardi
e
l
'
adattamento
ritmico
è
opera
del
Nardi
e
di
Raffaele
Cumar
.
E
già
che
ci
siamo
aggiungiamo
i
nomi
del
regista
(
Giulio
Pacuvio
)
e
dello
scenografo
(
Gianrico
Becher
)
.
Il
breve
,
intenso
spettacolo
,
di
un
primitivismo
anche
musicalmente
assai
prezioso
ci
fa
assistere
alla
costruzione
dell
'
arca
di
Noè
dopo
l
'
annuncio
divino
,
al
diluvio
,
all
'
imbarco
di
Noè
e
di
sua
moglie
(
questa
assai
riluttante
)
,
nonché
di
Seni
,
Cam
e
Iafet
e
delle
loro
rispettive
consorti
.
Non
è
dimenticata
neppure
una
larga
rappresentanza
delle
varie
specie
zoologiche
,
l
'
arcobaleno
,
il
volo
della
colomba
che
annuncia
la
fine
del
diluvio
tornando
all
'
arca
col
ramoscello
d
'
olivo
;
e
ha
grande
rilievo
la
voce
di
Dio
,
affidata
alla
tonante
recitazione
di
Annibale
Ninchi
.
La
musica
di
Britten
,
tempestosa
nella
descrizione
del
diluvio
,
onomatopeica
quando
riproduce
le
voci
degli
animali
,
talvolta
umoristica
nelle
scene
di
carattere
,
è
in
complesso
degna
dell
'
autore
del
Giro
di
vite
,
bilanciata
com
'
è
tra
il
sacro
e
il
profano
.
E
il
lavoro
,
assai
poco
adatto
al
salone
che
lo
ospitava
,
è
stato
assai
applaudito
anche
per
merito
degli
interpreti
:
il
basso
Clabassi
,
il
tenore
Andreolli
,
e
le
signore
Garazioti
,
Benetti
,
Eggenberger
,
Fornaro
,
Marangoni
,
Zuliani
.
Il
secondo
spettacolo
(
se
tale
può
chiamarsi
La
via
della
Croce
)
è
formato
da
testi
di
Nicola
Lisi
sul
mistero
della
Passione
affidati
a
molte
voci
recitanti
.
A
sfondo
sonoro
di
queste
voci
Giorgio
Federico
Ghedini
ha
posto
canti
gregoriani
rituali
della
Settimana
Santa
per
coro
,
inquadrando
il
tutto
con
musiche
originali
sue
per
archi
e
coro
di
donne
.
Anche
qui
il
complesso
d
'
archi
era
diretto
da
Gracis
e
la
minima
regia
necessaria
era
affidata
a
Giovanni
Poli
.
Hanno
contribuito
ai
cori
La
Fenice
e
i
monaci
benedettini
di
San
Giorgio
Maggiore
.
Malgrado
l
'
inevitabile
monotonia
della
parte
recitata
,
la
musica
del
Ghedini
è
sembrata
di
elevata
ispirazione
,
tale
da
concludere
in
un
'
atmosfera
di
solenne
religiosità
e
con
pieno
successo
una
serata
inaugurale
forse
voluta
tale
per
fare
da
contrappeso
al
nuovo
lavoro
scenico
Intolleranza
1960
di
Luigi
Nono
,
che
si
rappresenterà
giovedì
prossimo
e
che
sembra
ispirato
a
un
aperto
laicismo
«
progressista
»
.
Il
festival
si
annuncia
assai
interessante
,
durerà
sino
alla
fine
del
mese
.
Vi
prenderanno
parte
l
'
orchestra
sinfonica
della
1360
,
l
'
orchestra
da
camera
di
Cracovia
(
mai
apparsa
al
festival
veneziano
)
,
l
'
orchestra
milanese
della
Radiotelevisione
italiana
,
il
gruppo
Melos
di
Londra
.
Un
concerto
-
profilo
sarà
dedicato
a
Hindemith
,
una
intera
serata
ricorderà
Respighi
nel
venticinquesimo
anniversario
della
morte
.
Inoltre
,
da
domani
a
tutto
il
giorno
13
,
si
svolgerà
nel
salone
dell
'
ala
neoclassica
dell
'
isola
di
San
Giorgio
il
Congresso
internazionale
di
musica
sperimentale
.
Ascolteremo
molte
musiche
non
tutte
ultramoderne
e
saranno
relatori
Piene
Schaeffer
,
Roman
Vlad
e
Luigi
Rognoni
.
Danno
il
loro
contributo
ben
nove
Studi
di
fonologia
.
Ma
l
'
apporto
della
Fondazione
Cini
a
questo
festival
non
si
ferma
qui
.
Sarà
una
sorpresa
per
tutti
il
concerto
di
musiche
polifoniche
di
Ioseffo
Zarlini
(
1517-1590
)
eseguite
dal
Monteverdi
Chor
di
Amburgo
.
È
un
prezioso
dono
che
solo
la
Fondazione
Cini
poteva
darci
.
StampaQuotidiana ,
Venezia
,
14
aprile
-
La
novità
attesa
con
febbrile
impazienza
dagli
ammiratori
di
Luigi
Nono
è
apparsa
stasera
,
alla
Fenice
,
sotto
la
direzione
di
Bruno
Maderna
e
col
concorso
dell
'
orchestra
della
BBC
.
Il
titolo
è
Intolleranza
1960
,
autore
del
libretto
lo
slavista
Angelo
Maria
Ripellino
.
Il
testo
originale
del
librettista
ha
subito
una
drastica
potatura
:
da
trentanove
a
nove
pagine
,
accettando
la
definizione
non
di
dramma
,
ma
di
«
idea
»
,
e
il
tutto
si
presenta
come
un
'
azione
scenica
che
molto
richiede
al
gioco
delle
luci
,
alla
lanterna
magica
e
a
effetti
elettronici
.
Registrata
in
precedenza
a
Milano
,
perché
ineseguibile
direttamente
,
era
la
parte
corale
,
diffusa
poi
da
altoparlanti
disposti
in
ogni
parte
della
sala
:
il
che
dovrebbe
produrre
effetti
spaziali
,
ma
porta
con
sé
anche
fastidiosi
strascichi
di
echi
e
rende
problematica
la
sincronia
del
nastro
con
l
'
orchestra
.
L
'
impressione
generale
dello
spettacolo
è
subito
quella
di
una
laboriosa
macchina
visivo
-
uditiva
,
dalla
quale
è
quasi
inevitabile
che
lo
spettatore
-
auditore
si
ritragga
con
una
certa
diffidenza
.
Viene
in
mente
la
frase
di
Tolstoj
:
«
Andreev
vuole
farci
paura
,
ma
noi
non
abbiamo
paura
»
.
Luigi
Nono
,
invece
,
ci
fa
paura
,
ma
non
solo
per
il
triste
destino
del
suo
personaggio
:
l
'
Emigrante
;
ci
fa
paura
per
il
suo
progressivo
aderire
a
quell
'
avanguardia
industrializzata
alla
quale
egli
sacrifica
il
suo
forte
talento
di
musicista
.
Sacrificio
,
è
inutile
dirlo
,
compiuto
in
buona
fede
e
con
le
più
nobili
intenzioni
.
Ma
vediamo
come
si
svolge
lo
spettacolo
,
perché
non
di
altro
si
tratta
.
Sul
palcoscenico
è
posto
un
corridoio
di
cavalli
di
frisia
,
verticale
alla
buca
del
suggeritore
:
sulle
assi
dei
cavalletti
si
adagia
una
piattaforma
che
può
avanzare
e
indietreggiare
;
e
su
questa
piattaforma
si
muovono
,
ma
non
sempre
,
i
personaggi
.
Può
accadere
che
l
'
Emigrante
protagonista
sia
sospeso
su
un
'
altalena
alta
sulla
piattaforma
.
Intorno
,
al
disopra
e
ai
lati
di
questa
costruzione
si
alzano
e
si
abbassano
schermi
mobili
in
forma
di
palloni
o
di
triangoli
o
di
strisce
o
di
irregolari
parallelepipedi
;
e
su
tali
lacerti
di
schermo
la
lanterna
magica
proietta
senza
risparmio
immagini
visive
di
Emilio
Vedova
e
,
talvolta
,
sullo
schermo
centrale
,
l
'
intera
opera
sua
,
con
innegabili
effetti
di
suggestione
;
e
,
anzi
,
per
essere
giusti
,
con
uno
straordinario
effetto
nella
scena
finale
dell
'
alluvione
.
Che
cosa
accade
all
'
Emigrante
?
Lo
sappiamo
leggendo
ciò
che
sopravvive
del
libretto
,
perché
le
sue
parole
e
le
parole
di
tutti
,
compreso
il
coro
ed
escluso
qualche
accento
del
basso
Italo
Tajo
,
restano
incomprensibili
.
L
'
Emigrante
è
dapprima
minatore
.
Impreca
al
suo
triste
destino
,
respinge
le
proteste
d
'
amore
di
una
sua
donna
e
si
mette
in
viaggio
per
tornare
in
patria
.
Nelle
scene
successive
,
egli
si
trova
ad
assistere
a
un
comizio
antinazista
,
viene
arrestato
,
torturato
e
portato
in
un
campo
di
concentramento
dal
quale
riesce
a
fuggire
.
Il
primo
quadro
finisce
con
un
duetto
tra
il
fuggiasco
e
un
non
meglio
identificato
«
ribelle
»
.
Nel
secondo
quadro
,
l
'
Emigrante
si
aggira
tra
proiezioni
,
voci
,
mimi
«
simboleggianti
le
assurdità
della
vita
contemporanea
»
.
La
scena
culmina
in
una
grande
esplosione
:
la
bomba
di
Hiroshima
,
commentata
dal
canto
di
una
donna
,
la
«
compagna
»
dell
'
Emigrante
,
che
inneggia
alla
vita
e
all
'
amore
e
alla
fraternità
,
beni
perduti
dall
'
uomo
imbestiato
.
Ma
la
pronuncia
della
compagna
,
che
dovrebbe
farci
sentire
un
canto
di
allegri
rigogoli
(
la
signora
Katherine
Gayer
,
condannata
a
proibitivi
intervalli
)
ci
lascia
all
'
oscuro
di
tutto
.
Seguono
episodi
di
violenza
,
immagini
di
fanatismo
razziale
,
contro
cui
l
'
Emigrante
e
la
compagna
si
scagliano
.
Infine
,
i
due
viaggiatori
giungono
a
un
gran
fiume
in
piena
,
l
'
inondazione
dominando
tutto
e
tutti
,
mentre
la
voce
di
uno
speaker
dice
:
«
Il
Governo
ha
provveduto
,
la
colpa
è
del
metano
»
.
Si
abbassa
una
saracinesca
,
sulla
quale
sono
proiettate
parole
di
Brecht
:
«
Voi
che
siete
immersi
dai
gorghi
dove
fummo
travolti
,
pensate
anche
ai
tempi
bui
da
cui
siete
scampati
.
Andammo
noi
,
più
spesso
cambiando
paese
che
scarpe
,
attraverso
guerre
di
classe
,
disperati
,
quando
solo
l
'
ingiustizia
c
'
era
.
Voi
,
quando
sarà
venuta
l
'
ora
che
all
'
uomo
un
aiuto
sia
l
'
uomo
,
pensate
a
noi
con
indulgenza
»
.
A
dare
un
senso
musicale
al
mutilato
canovaccio
ha
provveduto
Nono
con
una
agghiacciante
dovizia
di
mezzi
timbrici
,
talvolta
accresciuti
dal
concorso
dell
'
elettrofonia
.
E
qui
,
in
fatto
di
ricerche
acustiche
,
egli
raggiunge
risultati
impressionanti
.
Razionalmente
condotto
,
seriale
anche
nelle
strutture
,
l
'
ordigno
non
risparmia
nulla
per
riempire
le
nostre
orecchie
di
una
cosmico
-
politico
-
esistenziale
desolazione
.
Ma
l
'
orecchio
si
abitua
presto
:
apprezza
al
giusto
la
parte
corale
in
cui
le
dissonanze
si
fondono
in
un
blocco
unico
,
ma
poco
dopo
,
quando
entrano
in
scena
personaggi
che
dovrebbero
esprimere
sentimenti
umani
,
l
'
orecchio
è
già
«
mitridatizzato
»
,
l
'
orrore
fa
posto
alla
curiosità
e
la
curiosità
è
sostituita
dal
senso
di
assistere
a
una
pura
esercitazione
accademica
,
rispettabile
senza
dubbio
,
destinata
certamente
ad
avere
libero
corso
in
teatri
stranieri
di
eccezione
,
ma
pur
sempre
gravata
dall
'
equivoco
di
sollecitare
l
'
emozione
poetica
con
la
sola
esasperazione
del
fatto
tecnico
inteso
come
produttore
di
stimoli
fisici
.
È
come
se
un
poeta
volesse
integrare
la
lettura
di
un
suo
desolato
testo
infliggendoci
alle
membra
un
buon
numero
di
nerbate
:
l
'
effetto
sarebbe
certo
,
ma
a
quale
spesa
!
Con
tutto
questo
,
non
neghiamo
all
'
azione
scenica
di
Nono
i
suoi
quarti
di
nobiltà
,
ma
restiamo
convinti
che
il
suo
innegabile
talento
meriti
di
approfondirsi
e
svolgersi
senza
l
'
incubo
del
«
sempre
più
difficile
»
:
la
peggiore
di
tutte
le
«
alienazioni
»
,
la
sola
che
i
«
progressisti
»
professionisti
si
guardano
bene
dal
deprecare
.
Esecuzione
approssimativa
della
stupenda
orchestra
della
BBC
sotto
la
direzione
di
Bruno
Maderna
,
il
solo
,
secondo
l
'
autore
,
che
possa
dirigere
la
difficilissima
opera
.
Regia
espressionistica
di
Václav
Svoboda
,
Coro
polifonico
di
Milano
diretto
da
Giulio
Bertola
,
nastri
elettronici
dell
'
Istituto
milanese
di
fonologia
,
costumi
e
scene
di
Emilio
Vedova
.
Cantanti
,
oltre
ai
già
citati
,
Petre
Munteanu
,
Heinz
Rehfuss
e
Carla
Henius
,
tutti
condannati
all
'
impossibile
.
Un
insieme
che
,
dopo
altre
quaranta
prove
,
potrebbe
rendere
di
più
.
L
'
esito
è
stato
burrascoso
,
come
poteva
prevedersi
,
dato
l
'
argomento
dell
'
opera
e
le
provocazioni
della
musica
.
I
due
atti
sono
arrivati
in
porto
a
stento
,
tra
fischi
,
vociferazioni
,
alterchi
e
pioggia
di
manifestini
fascisti
dalle
gallerie
.
Alla
fine
i
superstiti
spettatori
hanno
organizzato
un
polemico
trionfo
ai
vari
autori
e
responsabili
dell
'
immaturo
spettacolo
.
Non
è
stata
,
purtroppo
,
la
battaglia
di
Hernani
.
È
stata
una
serata
incivile
che
ha
lasciato
tutti
a
bocca
amara
.
StampaPeriodica ,
Questo
film
mi
ricorda
certe
scatole
cinesi
di
porcellana
,
avorio
o
lacca
,
che
sono
una
dentro
l
'
altra
a
scala
:
il
cinematografo
nel
cinematografo
nel
cinematografo
...
Dicono
che
è
l
'
autobiografia
di
Gloria
Swanson
:
neanche
per
idea
.
E
qualcosa
di
più
vasto
,
è
il
dramma
di
Hollywood
essenzialmente
hollywoodiano
e
visto
con
l
'
occhio
spietato
degli
europei
del
secolo
nostro
.
Che
succede
di
queste
figure
che
per
dieci
o
vent
'
anni
riempiono
il
mondo
del
loro
nome
e
del
loro
fascino
?
Dopo
la
luce
accecante
dei
riflettori
,
scompaiono
nell
'
oscurità
:
dove
sono
?
che
fanno
?
Billy
Wilder
e
Charles
Brackett
hanno
svelato
il
mistero
creando
questa
Norma
Desmond
che
promette
d
'
essere
il
personaggio
più
scottante
dell
'
annata
.
L
'
ambiente
,
macabro
,
e
l
'
atmosfera
nella
quale
fanno
sopravvivere
la
ex
diva
tra
il
rimpianto
del
passato
e
la
frenesia
di
un
avvenire
puramente
illusorio
,
costituiscono
lo
stupendo
segreto
del
film
.
Facendoci
poi
capitare
,
per
un
caso
leggermente
diabolico
,
il
bello
e
giovane
scenarista
fallito
e
squattrinato
col
quale
la
ex
diva
crede
di
riafferrare
la
sua
vita
di
donna
e
d
'
artista
al
tempo
stesso
,
più
che
di
satira
si
dovrebbe
parlare
di
beffa
sanguinosa
.
Le
scene
si
susseguono
di
una
progressiva
,
gelida
tristezza
,
fino
al
crimine
,
fino
alla
follia
.
E
qui
,
pur
nel
suo
eccesso
di
colore
,
dalla
cerchia
ristretta
di
Hollywood
diviene
dramma
dell
'
umanità
intera
.
Attenti
,
perché
da
questo
viale
bisogna
passarci
tutti
,
senza
far
tanto
strepito
,
s
'
intende
,
non
siamo
né
divi
né
dive
,
e
sappiamo
nascondere
il
dolore
nel
segreto
delle
nostre
anime
,
dolore
per
ciò
più
grande
.
E
sulla
cinquantina
,
di
regola
,
che
ne
imbocchiamo
il
cammino
,
e
non
abbiamo
troppa
fretta
a
cantar
vittoria
,
attenti
all
'
ultima
cantonata
:
ce
n
'
è
sempre
un
'
altra
.
Gloria
Swanson
non
ci
ha
dato
con
questo
film
l
'
autobiografia
ma
ci
fa
,
al
contrario
,
assistere
al
miracolo
:
da
quell
'
ombra
si
può
anche
uscire
e
in
modo
magnifico
:
non
le
conoscevamo
ancora
tanta
originalità
e
profondità
.
In
certi
momenti
mi
ricordava
la
Duse
,
l
'
ultima
Duse
,
quella
di
Ibsen
'
e
delle
sue
donne
pazze
di
poesia
,
che
con
la
più
grande
disinvoltura
si
potevano
suicidare
come
potevano
sfasciare
una
famiglia
.
Anche
lei
era
pazza
di
poesia
,
era
quello
che
la
poneva
al
disopra
di
tutte
le
attrici
del
suo
tempo
,
anche
lei
aveva
vissuto
questo
dramma
nel
massimo
riserbo
,
e
quando
ne
uscì
coi
capelli
bianchi
,
fu
per
correre
incontro
alla
morte
.
Malgrado
i
52
anni
e
4
mariti
,
Gloria
Swanson
è
ancora
una
bella
donna
,
e
dopo
vent
'
anni
di
silenzio
si
riafferma
con
questo
interessante
film
quale
attrice
di
primo
piano
.
StampaQuotidiana ,
Venezia
,
15
aprile
-
Un
intero
concerto
di
musiche
per
flauto
rischia
di
annoiare
mortalmente
quando
l
'
esecutore
non
abbia
la
bravura
di
Severino
Gazzelloni
che
si
è
presentato
nel
pomeriggio
di
ieri
nelle
sale
Apollinee
della
Fenice
con
un
nutrito
programma
.
In
breve
egli
ci
ha
dato
un
saggio
dell
'
evoluzione
tecnica
che
ha
subìto
il
suo
strumento
a
partire
dall
'
Après
-
midi
d
'
un
faune
di
Debussy
.
Abbiamo
così
ascoltato
difficilissime
musiche
moderne
e
di
estrema
avanguardia
.
Di
André
Jolivet
Cinque
Incantesimi
per
flauto
solo
accompagnati
da
esoteriche
didascalie
;
del
tedesco
-
americano
Stefan
Wolpe
una
Sonata
per
flauto
e
pianoforte
ali
ordinaria
amministrazione
seriale
;
di
Edgar
Varèse
Density
21
,
5
,
un
difficile
brano
che
risale
al
'36
e
che
impone
portentose
acrobazie
allo
strumentista
;
di
Olivier
Messiaen
un
massiccio
Merlo
nero
per
flauto
e
pianoforte
,
virtuosistico
all
'
eccesso
e
alquanto
opprimente
;
di
Debussy
l
'
ormai
classica
Syrinx
per
flauto
solo
,
un
piccolo
capolavoro
;
di
Franco
Evangelisti
alcune
Proporzioni
per
flauto
solo
,
di
una
soporifera
aridità
.
Completavano
il
programma
una
Sonatine
per
flauto
solo
ali
Pierre
Boulez
,
seconda
versione
scritta
per
il
Gazzelloni
di
un
'
opera
che
fu
composta
nel
'36
e
che
si
può
ascoltare
disponendo
di
molta
pazienza
;
e
un
recente
lavoro
di
Mario
Peragallo
,
Vibrazioni
per
tre
flauti
,
pianoforte
e
tiptofono
:
uno
strumento
che
è
una
specie
di
carillon
di
percussioni
d
'
ogni
tipo
a
intonazione
indeterminata
.
Completano
l
'
insieme
l
'
ottavino
,
il
flauto
e
un
diapason
a
tasto
.
Nulla
di
eccezionale
,
ma
un
successo
di
stima
.
Il
pubblico
ha
applaudito
con
entusiasmo
il
fenomenale
Gazzelloni
e
il
valente
pianista
Frederik
Rzewski
.
Nel
concerto
serale
,
che
si
è
tenuto
nella
Scuola
Grande
di
San
Rocco
,
Paul
Hindemith
,
dirigendo
l
'
Orchestra
della
Fenice
,
ci
ha
fatto
conoscere
la
sua
Pittsburgh
Symphony
,
da
lui
scritta
per
festeggiare
il
bicentenario
di
quella
città
.
È
un
lavoro
di
ampie
proporzioni
,
ma
di
troppo
evidente
carattere
occasionale
.
Altre
musiche
da
lui
dirette
:
La
grande
fuga
in
si
bemolle
opera
133
per
orchestra
d
'
archi
di
Beethoven
;
le
Variazioni
di
Blacher
su
un
tema
di
Paganini
(
opera
26
)
per
orchestra
;
la
Sinfonia
opera
21
di
Webern
per
orchestra
da
camera
che
il
programma
annuncia
come
la
bibbia
dell
'
ermetismo
musicale
e
che
per
la
sua
brevità
si
ascolta
ancora
con
piacere
.
Vivissimo
il
successo
,
scarso
l
'
interesse
.
StampaPeriodica ,
La
"
violenza
"
è
la
maieutica
della
storia
,
è
spirito
,
soggetto
,
libertà
,
diritto
.
Nel
suo
grembo
covano
i
germi
di
ogni
civiltà
poiché
il
concepimento
e
la
gestazione
di
ogni
nuovo
ordine
civile
è
tragedia
incoscientemente
,
illimitata
-
limitata
,
disorganica
-
organica
.
Ha
visto
giusto
Mussolini
giudicando
la
violenza
"
perfettamente
morale
,
più
morale
del
compromesso
e
della
transazione
.
"
"
Quando
la
nostra
violenza
,
"
Egli
ha
detto
,
"
è
risolutiva
di
una
situazione
cancrenosa
,
è
moralissima
,
sacrosanta
e
necessaria
.
"
Ma
quel
che
c
'
interessa
particolarmente
è
che
il
popolo
italiano
non
ha
la
libidine
della
violenza
,
non
fa
"
della
violenza
una
scuola
,
un
sistema
o
peggio
ancora
una
estetica
"
poiché
una
millenaria
tradizione
di
armonia
spirituale
gli
ha
insegnato
istintivamente
che
la
violenza
ha
"
la
giustificazione
della
sua
alta
moralità
"
solo
quando
"
sia
sempre
guidata
da
un
'
idea
,
giammai
da
un
basso
calcolo
,
da
un
meschino
interesse
.
"
Occorre
"
non
la
piccola
violenza
individuale
,
sporadica
,
spesso
inutile
,
ma
la
grande
,
la
bella
,
la
inesorabile
violenza
delle
ore
decisive
.
È
necessario
,
quando
il
momento
arriva
,
di
colpir
con
la
massima
decisione
e
con
la
massima
inesorabilità
.
"
Di
contro
alla
"
violenza
"
demiurgo
del
processo
umano
,
sta
la
"
forza
,
"
negatrice
di
ogni
avanzamento
storico
.
La
"
forza
"
è
sterile
e
inerte
,
la
"
violenza
"
è
feconda
e
mutevole
.
La
prima
è
materia
e
"
potenza
fisica
,
"
la
seconda
è
idea
e
potenza
etica
.
StampaPeriodica ,
Vi
sono
ancora
delle
signore
le
quali
si
presentano
nelle
cerimonie
fasciste
facendo
delle
esposizioni
personali
di
sgargianti
vestiti
e
capricciosi
cappellini
con
penne
lunghe
magari
mezzo
metro
,
e
poi
nascondono
sotto
la
volpe
argentata
il
distintivo
fascista
.
Questo
ho
dovuto
notare
più
volte
in
dette
cerimonie
,
fra
le
massaie
rurali
,
dignitose
e
corrette
,
col
loro
fazzoletto
allacciato
al
collo
.
Ebbene
,
noi
massaie
rurali
,
noi
fasciste
,
non
permettiamo
che
dove
si
esige
serietà
,
semplicità
,
cameratismo
,
si
ostenti
una
inopportuna
distinzione
di
categoria
sociale
come
per
dire
:
"
Lo
vedi
quanto
sono
elegante
?
"
Meno
goffaggini
e
più
solidarietà
.
E
la
divisa
fascista
appena
è
possibile
.
Nelle
cerimonie
è
l
'
unica
moda
che
ci
piace
.
StampaPeriodica ,
Tutti
i
giornali
hanno
minutamente
diffuso
con
foto
o
descrizioni
il
gesto
del
Duce
che
,
fermo
a
un
passaggio
a
livello
,
guarda
con
mite
compiacenza
la
famiglia
del
cantoniere
,
ricca
di
ben
nove
figliuoletti
e
la
regala
d
'
un
segno
tangibile
della
sua
generosità
.
Il
gesto
inquadra
la
sagoma
d
'
un
grande
Condottiero
,
d
'
un
grandissimo
Uomo
di
Stato
.
Il
Duce
che
si
dispone
,
come
nel
sullodato
episodio
,
a
ispezionare
un
imponente
ammassamento
di
armati
,
non
ritiene
stridere
la
ferrea
visione
con
il
sorriso
dell
'
infanzia
.
Fondamentale
ragione
di
questa
guerra
è
lo
spazio
vitale
.
Da
questa
ragione
deve
scaturire
anche
la
misura
della
ricchezza
.
Altri
discutano
sulla
base
-
oro
o
sulla
base
-
lavoro
:
siccome
per
il
lavoro
occorrono
braccia
,
è
evidente
che
la
vera
misura
della
ricchezza
sia
il
numero
dei
figli
:
figli
robusti
,
figli
sani
,
figli
praticamente
religiosi
.
La
terra
si
conceda
sulla
base
degli
elementi
che
se
ne
devono
servire
,
l
'
officina
sulla
base
dei
figli
e
delle
donne
feconde
che
ne
devono
ritrarre
i
mezzi
di
vita
.
Le
Nazioni
che
non
vogliono
essere
feconde
non
hanno
diritto
a
ricchezze
,
perché
non
possono
nemmeno
misurare
le
ricchezze
.
Chi
ha
ricondotto
l
'
umanità
a
tali
semplicissime
concezioni
è
il
Duce
con
il
movimento
fascista
,
è
il
Fiihrer
con
la
sua
lotta
contro
i
crocifissori
di
Cristo
,
è
Franco
che
libera
la
sua
Patria
insanguinata
da
un
'
orda
di
farisei
.
Su
queste
tre
Nazioni
,
con
la
loro
particolare
fisionomia
religioso
-
politico
-
amministrativa
,
si
impernia
il
divenire
dell
'
Europa
e
del
mondo
.
A
loro
spetta
travolgere
nel
fango
il
dio
-
oro
realizzando
il
governo
più
perfetto
che
la
storia
registri
.
StampaPeriodica ,
Per
il
Fascismo
la
guerra
sarà
,
nel
mondo
,
finché
vivrà
il
male
,
e
questo
è
parte
essenziale
della
natura
umana
,
tanto
rilevante
,
dato
che
esiste
,
quanto
il
bene
,
ed
altrettanto
indispensabile
come
momento
dialettico
dello
spirito
.
Soltanto
chi
crede
nella
instaurazione
sulla
terra
della
Città
di
Dio
,
può
postulare
teleologicamente
la
pace
perpetua
come
sistemazione
definitiva
del
genere
umano
.
La
guerra
è
dunque
lo
strumento
formativo
e
riformativo
delle
gerarchie
storiche
.
Tale
formulazione
è
però
accettabile
solo
se
si
postula
la
validità
di
una
gerarchia
tra
i
popoli
.
È
in
questo
punto
preciso
che
,
nell
'
ambito
della
dottrina
fascista
,
il
fattore
guerra
si
incontra
con
un
altro
fattore
ugualmente
importante
:
il
razzismo
.
Secondo
la
nuova
concezione
del
mondo
che
il
razzismo
porta
con
sé
,
concezione
che
per
la
sua
necessaria
esplorazione
nel
tempo
si
addentra
anche
nella
storia
antica
e
nella
preistoria
,
l
'
umanità
,
il
genere
umano
concepito
come
"
genus
,
"
con
caratteri
di
omogeneità
,
è
una
astratta
finzione
.
Contro
il
mito
egualitaristico
e
livellatore
portato
dalla
cultura
enciclopedica
il
razzismo
afferma
,
quale
dato
originario
,
la
diseguaglianza
,
la
differenziazione
che
trova
l
'
espressione
sua
più
tangibile
nella
varietà
delle
razze
e
dei
popoli
.
...
La
disuguaglianza
dei
sangui
e
dei
popoli
presuppone
la
necessità
di
una
gerarchia
,
e
l
'
inevitabile
sviluppo
ascensionale
o
volto
alla
decadenza
di
ogni
singolo
popolo
presuppone
per
la
gerarchia
la
necessità
di
rinnovarsi
.
StampaPeriodica ,
In
diciassette
anni
,
il
regime
fascista
ha
spazzato
molti
rimasugli
di
vita
borghese
,
presuntuosi
capitelli
di
debolezza
e
di
elasticità
.
Va
sparendo
il
"
lei
,
"
sgradita
espressione
di
epoche
servili
ed
il
vocabolario
della
Rivoluzione
non
perderà
nulla
mandando
in
pensione
una
etichetta
che
sa
troppo
di
terza
persona
,
ultimo
relitto
di
tempi
che
furono
:
"
Sua
Eccellenza
.
"
Gli
uomini
chiamati
dal
Duce
ai
più
alti
posti
di
comando
sono
l
'
aristocrazia
di
una
vigilia
eroica
temprata
da
tre
guerre
vittoriose
che
non
sente
il
bisogno
di
tale
appellativo
.
Può
benissimo
stare
unito
ai
luminari
democratici
,
figure
panciute
o
chilometriche
col
tubo
di
stufa
,
ma
non
è
indispensabile
agli
energici
esecutori
degli
ordini
mussoliniani
.
E
come
,
senza
rimpianto
,
se
n
'
è
andato
"
l
'
onorevole
,
"
può
benissimo
eliminarsi
"
l
'
eccellenza
"
di
giustiana
memoria
.
Dire
:
Tal
dei
Tali
,
Ministro
del
tale
dicastero
,
Prefetto
della
tal
'
altra
provincia
è
sufficiente
ai
gerarchi
del
Fascismo
che
sanno
andare
verso
il
popolo
anche
senza
il
"
S
.
E
.
"