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> anno_i:[1940 TO 1970}
FERRO E FUOCO ( - , 1940 )
StampaPeriodica ,
Senza dubbio uno sbarco in territorio nemico è sempre un ' operazione difficile ; e può darsi che sia difficilissima in Inghilterra ; ma non è impossibile . Che cosa lo rese impossibile dal giorno in cui fu disfatta l ' Invincibile Arrnada fino alla guerra mondiale ? Il fatto che l ' Inghilterra tenne sempre il dominio del mare . Per invadere l ' Inghilterra bisognava battere la flotta inglese ; e la flotta inglese fu per tre secoli e mezzo invincibile . Che cosa lo rende possibile oggi ? Il fatto che la flotta inglese non riesce più a tenere il mare in prossimità di coste nemiche . La minaccia terribile dell ' arma aerea ha reso per essa inabitabile proprio quel mare che fu per secoli il suo immediato dominio , proprio quel mare in cui si deve decidere la sorte dell ' Inghilterra . Se si vuole , si può ancora dire che essa domina i mari , nel senso che non esiste , oggi , altra flotta che possa tenere testa ad essa . Ma è una strana dominatrice , codesta flotta , che è condannata a starsene rintanata nei suoi rifugi , sotto pena di subire perdite spaventose appena tenti di uscirne . Subito dopo l ' avvento al potere del nazionalsocialismo , la Germania cominciò a ricostruire la sua aviazione . Due anni fa , all ' epoca di Monaco , si seppe che aveva raggiunto una schiacciante superiorità aerea sulle due Potenze occidentali messe insieme . Ciò non ostante , mai il pubblico inglese . Oggi le demo - plutocrazie biascicano prosternate ai piedi dell ' altare della " forza " le più untuose preghiere , ripugnanti ed inutili . Gli Stati totalitari invece battono col martello della " violenza " sulla incudine della gloria . Là una eterea speranza di difendere con accanimento ciò che si vuoi conservare e non si vuoi perdere : qui un ' incrollabile fede di combattere con ardore e baldanza contro chi è indegno di additare la strada ai popoli . Là l ' estrema illusione che la civiltà sia " una " ed infinitamente progressiva ; qui l ' inconcussa fiducia che il mondo è lo sfacelo di una civiltà sotto i colpi messianici di una nuova . Là , in conclusione , l ' impeto dominato dalla intelligenza che diviene spesso brutalità senza intelligenza : qui l ' impeto violento che è intelligenza . L ' esito della guerra che infiamma ora il mondo non è per noi dubbio . Giunti a quello che i fisici chiama - no il punto morto , non si poteva troppo a lungo procrastinare la soluzione che s ' imponeva in termini perentori , soluzione raggiungibile con " lo spintone della violenza " e che ha questo nome : vittoria degli Stati totalitari ...
StampaPeriodica ,
Il proclama di Hitler e la dichiarazione di guerra dell ' Asse alla Russia fanno cessare un ' incognita e precisano una volta di più il carattere della nostra guerra ... Cadrà , così , il velo dietro cui il bolscevismo ha vivacchiato sinora , e come regime e come complesso dirigente , e l ' Europa saprà tutte le verità sul preteso comunismo moscovita , sulle sue discordie intestine , sui suoi rapporti col giudaismo e con le plutocrazie , sui suoi misfatti e sulle sue vergogne , interne e internazionali . Inoltre , questa guerra alla Russia , che dovrebbe veramente e più propriamente chiamarsi guerra al bolscevismo , perché il popolo russo ci entra fino a un certo punto , precisa e chiarisce una volta di più il carattere e le ragioni ideali della grande battaglia dell ' Asse . Il Fascismo e il Nazionalsocialismo sono due Rivoluzioni del secolo ventesimo , che rappresentano il superamento delle vecchie concezioni politiche e sociali create dalla rivoluzione del 1789 : a queste concezioni il bolscevismo si era invece fermato , limitandosi ad esasperarle , portando la lotta di classe al valor bianco dell ' odio e dello sterminio , mentre nel campo dei rapporti con gli altri popoli , era rimasto fisso al vecchio programma marxista dell ' internazionale , con qualche leggera variante provocata dai piccoli scismi interni , più per gelosia di uomini che per contrasto effettivo di idee . Era e costituiva , cioè , né più né meno che il rovescio della medaglia sul cui diritto stanno impresse le formule del capitalismo borghese : non una rivoluzione nuova ma una degenerazione dell ' antica . Oggi la guerra dell ' Asse acquista nuovo e più profondo carattere di guerra rivoluzionaria per l ' ordine nuovo , fra i popoli e nei popoli : non è più e soltanto guerra antiplutocratica , è anche guerra antibolscevica : guerra , cioè contro entrambi i poli della falsa civiltà delle democrazie , guerra totalitaria per la fondazione di una civiltà nuova che del passato riconsacri i valori reali e accanto ad essi affermi i nuovi principi . La lotta è senza quartiere . L ' idra democratica , con la plutocrazia e il bolscevismo , ne riporterà schiacciate entrambe le teste .
StampaPeriodica ,
Al carattere umano e all ' aspetto morale dell ' istintiva ed antica repulsione italiana e fascista di fronte al livellamento assurdo e inumano del comunismo si aggiungono e si sommano l ' aspetto sociale ed il movente rivoluzionario del nostro antibolscevismo . Anche questi caratteri erano insiti dalle origini nel movimento fascista e lo facevano tale da non potere essere confuso con altri movimenti antibolscevici ; tuttavia essi dovevano farsi sempre più manifesti e divenire senz ' altro prevalenti solo in questi ultimi anni , quando più acuto e vivo si rivela in Europa e nel mondo il conflitto tra le rivoluzioni di ispirazione fascista la nostra e la germanica sopra tutte e la reazione plutocratica coperta dall ' etichetta democratica . Il Fascismo e per esso il suo Duce avvertiva e denunciava in modo esplicito non soltanto l ' intima solidarietà tra bolscevismo e plutocrazia , ma anche la sostanziale identità tra due aspetti d ' una medesima crisi , la crisi della società capitalistica . La lotta intrapresa sul fronte dell ' Est contro il regime inumano dei Sovieti discende dallo stesso presupposto rivoluzionario , dalla stessa direttiva che ha portato alla lotta tra le forze della plutocrazia internazionale e le forze , associate , del Fascismo e del Nazismo . Tanto l ' individuo astratto ed il supercapitalismo privato della formula liberale - democratica quanto la rivoluzione mondiale e lo Stato capitalista della formula socialcomunista hanno condotto e conducono ad un eguale asservimento dell ' uomo , ad un ' eguale supremazia opaca e grigia dell ' economia e della ricchezza sopra la dignità morale e sociale dell ' uomo . Contro questa servitù , contro questa supremazia il Fascismo ha condotto e conduce dalle origini la sua lotta .
CHI LO SA E CHI NO ( VILLANI LEONIDA , 1941 )
StampaPeriodica ,
Le demoplutocrazie sono il regno di Israele cioè il regno della massoneria che ne rappresenta l ' incarnazione . Ottenuto il permesso di libera circolazione dalla Rivoluzione ottantanovesca ( che è un fenomeno massonico , quindi ebraico ) , il giudío si presenta nella storia moderna con due ricette alla mano : una per puntellare le casseforti dei ricchi ( teorica capitalistica dell ' ebreo Ricardo ) , ed un ' altra per ingannare le ansie dei poveri ( teorica livellatrice dell ' ebreo Marx ) . Della prima usa per sé , della seconda per gli altri . Il fine : l ' umanità spaccata in mezzo ; da una parte l ’ internazionale dell ' oro , dall ' altra l ' internazionale della miseria . Per facilitare il processo dissociativo aggiunge un afrodisiaco : la teoria anarchica dell ' ebreo Stirner . Il successo di questo piano parve quasi assicurato alla fine della guerra mondiale quando la massoneria insediò sulle placide sponde del Lemano quel Sinedrio ginevrino che doveva stroncare ogni velleità di risorgimento nazionale . Dal momento in cui l ' Italia disobbedì a questo Superstato giudeo - massonico e rifiutò l ' ordo judaicus affidato ai quattordici punti che il fratello massone Wilson aveva imposto all ' Europa , sotto dettatura dell ' ebreo massone Lippman , durante quella Versaglia che era stata diabolicamente ispirata dall ' ebreo massone Wise ; da quando il Fascismo denunciò l ' infame trucco col quale le potenze occulte somministrando il sonnifero della democrazia e l ' illusione della libertà , facevano più pingue il sacco e più sicuro il dominio della plutocrazia ebraica internazionale , la guerra , questa guerra ci attendeva . Contro la nostra marcia , da 18 anni , la giudeo - massoneria puntava la minaccia delle pistole . Essa era inevitabile ... Quando ci metteremo a fiutare insieme l ' ebreo , a scovarlo , a smascherarlo , di sotto la politica mondiale come nelle minute relazioni giornaliere , nella politica come nell ' arte , nella filosofia come nel diritto , nella morale come nell ' economia in cui egli , vigile sulla nostra distrazione , spietato sulla nostra generosità , con le armi sue sottilissime attenta alla Vittoria che con la nostra fede e le nostre armi , contro lui di casa e di fuori , vogliamo finalmente conseguire ?
«Il franco cacciatore» di Weber ( Montale Eugenio , 1955 )
StampaQuotidiana ,
Charles Baudelaire nei suoi Fiori include anche Weber , appaiandolo , un po ' all ' ingrosso , col Delacroix : sotto un ciclo nel quale passano fanfare « comme un soupir étouffé de Weber » . Strane son queste fanfare che sospirano , e ben poco weberiane ; ma forse qui Weber c ' è entrato perché il poeta aveva bisogno di rimare col vert del cielo . Il Franco cacciatore è del '21 , i Fiori del male escono nel '57 . Poco più di un trentennio era dunque bastato a divulgare la gloria del barone Karl Maria von Weber , e , insieme , l ' equivoco che gravò sempre su di lui in Francia , dove il Freischütz subì esecuzioni - massacro benché si debba al Berlioz la musica dei recitativi , che nell ' intenzione del Weber dovevano essere parlati secondo il carattere del Singspiel tedesco . A questa forma , che è rituale in Germania , è ieri tornato il maestro Carlo Maria Giulini che per l ' occasione ha fatto ritradurre tutti i recitativi : e poiché stavolta i cantanti dovevano recitare in una lingua a essi familiare i risultati sono stati ben più soddisfacenti che nella Carniera . Si è detto che il Franco cacciatore è un ' opera tipicamente germanica e che solo un tedesco può amarla ; e il primo a esprimere questo giudizio fu Richard Wagner che al Weber dell ' Euryanthe deve , per il suo Lohengrin , più di qualcosa . Ma questa opinione , giustificata nel suo tempo , è ora difficilmente sostenibile . Un ' opera che avesse caratteri puramente nazionali sarebbe un ' opera da museo , non un ' opera viva : e in verità , anche senza voler fare un ingeneroso confronto tra Weber e Wagner , il Franco cacciatore ha , nei suoi limiti , una purezza di stile che invano si cercherebbe nelle opere romantiche del primo Wagner . È un frutto singolare , maturato al momento giusto : e poiché in arte non crediamo ai coups de dés , ai terni al lotto , dobbiamo ammettere che il musicista giunto al momento opportuno ( si chiami esso Weber o Bizet ) sia sempre e in ogni caso meritevole della propria fortuna . Karl Maria von Weber era un uomo nato nel Settecento , un tedesco di buona cultura non soltanto musicale , un uomo che a diciassette anni era già direttore del Teatro di Breslavía e che a vent ' anni poteva conversare con uomini come Goethe e Wieland . Se la sua educazione e la sua cultura lo portavano naturalmente a vagheggiare un tipo d ' opera in musica che fosse intensamente nazionale ( e in ciò la sua poetica concordava con quella dei romantici tedeschi ) quel molto di settecentesco che viveva in lui lo portava a mantener viva l ' unità del dramma musicale secondo gli schemi che nel Settecento ( il grande secolo dei musicisti viaggiatori e cosmopoliti ) avevano fruttato indiscutibili capolavori . Il problema generale era ( ed è tuttora ) quello di riempire gli schemi , non di distruggerli ; e il problema specifico di Weber era di trovare un testo , un libretto che gli permettesse di fondere insieme il senso del gotico e quello dell ' intimità familiare ( il gemütlich ) , il dramma feerico e la pastorale , la vivacità della kermesse e la bruma della leggenda . Trovò l ' argomento che gli occorreva nel canovaccio che un certo avvocato Friedrich Kind tolse dal Gespensterbuch di Apel e di Laun ; e su quello , servendosi di non molti temi espressivi e senza rinunciare affatto ai pezzi chiusi , alle arie , ai duetti e ai concertati , gettò la musica dei suoi corni e dei suoi clarinetti , l ' incanto di uno stile robusto e ingenuo , fiabesco e insieme fortemente naturale , che apparenta Weber ( e non so se il raffronto sia stato fatto mai ) con l ' arte di quel francese innamorato della Germania , Gérard de Nerval , di cui proprio due giorni fa ricorreva il centenario della morte . Ne è nata un ' opera che è anche un fatto di cultura , l ' uovo di Colombo del primo romanticismo . Il Freischütz non è opera che possa essere amata e compresa solo dai tedeschi ; ma è opera che richiede da parte dello spettatore non tedesco una certa iniziazione culturale : in difetto di questa ( e senza pretendere che il pubblico di ieri mancasse del viatico necessario ) è certo ch ' essa doveva essere presentata agli odierni spettatori in un quadro particolarmente appropriato . Compito non facile , eppure ieri risolto assai bene da un ' esecuzione che è complessivamente la più proporzionata ed equilibrata che si sia avuta alla Scala nella presente stagione . Non si giunge ai risultati ottenuti ieri da Carlo Maria Giulini senza molto studio e senza una squisita intelligenza e sensibilità . L ' esecuzione della stregonesca scena della Bocca del Lupo , dov ' è raccolto in nuce mezzo secolo di musica romantica ancora non nata , l ' introduzione , le danze , le arie e i concertati e l ' apoteosi finale hanno trovato nel Giulini quella fermezza , quell ' energia e insieme quella misura che solo un concertatore di prim ' ordine e ormai perfettamente maturo per le maggiori prove poteva dare . Sul palcoscenico - ed è fatto poco frequente alla Scala - non un artista che appaia una forza sprecata , un pesce fuor d ' acqua . Agata è Victoria de Los Angeles di cui sarebbe inutile fare l ' elogio dopo il ricordo che ha lasciato fra noi : ha mezzi di grande concertista , senso stilistico perfetto , « attacchi » e modulazione eccezionali . Come attrice non si spreca ma il suo portamento è sempre nobile . Una sorpresa piovuta dal cielo è Eugenia Ratti che in un mese è alla sua terza opera alla Scala : già franca e disinvolta , domina una voce estesa , ferma e brillante che autorizza le migliori speranze . Il tenore Picchi nella difficile parte dell ' ingenuo Max canta con molta quadratura e sicurezza brani che darebbero il mal di mare se eseguiti da artisti più celebri di lui . E il Rossi Lemeni raffigura con forte dizione e perfetta arte scenica la parte del diabolico Kaspar , che gli permette , nella scena della foresta , di ottenere un vero successo personale . Tutti gli altri : l ' Adani , il Montarsolo , il Sordello , lo Zaccaria e lo Zampieri sono pienamente all ' altezza della situazione . La regia di Josef Gielen è di molto effetto ma non ci sarebbe spiaciuto che il nero diavolo Samiel si facesse vedere di più : non abbiamo sentito odor di bruciaticcio nel primo e nell ' ultimo quadro . Vivacemente colorati , troppo a nostro gusto , i bozzetti e i figurini di Nicola Benois . La musica di Weber ha un colore d ' anima , non un colore visivo . E forse non era necessario costruire un autentico otto volante nella Valle dei Lupi . I cori , istruiti da Norberto Mola , hanno cantato assai bene , senza esagerare nelle rustiche intonazioni che sono necessarie in questa partitura . Luci c pirotecnica nell ' infernale scena della fusione del piombo maledetto sono state amministrate con grande effetto . Il pubblico ha applaudito con calore alla fine di ogni quadro e il maestro Giulini , il regista Gielen , il Benois e il maestro Mola sono stati chiamati più volte alla ribalta coi principali interpreti . Applausi a scena aperta alla Los Angeles e alla Ratti , e alla fine un ' ovazione per tutti .
DEL DISTINTIVO MEZZE TINTE ALLA SBARRA ( PETRANGELI PAPINI FRANCESCO , 1941 )
StampaPeriodica ,
È ora di sfatare la leggenda che taluni fascisti , non portando il distintivo del Partito all ' occhiello , compiano un atto di indisciplina o di semplice menefreghismo . Compiono invece un atto di vera e mera viltà , inquantoché nel contempo non rinunciano , e non rinuncerebbero per la pelle , al possesso della tessera che loro serve egregiamente per il posto , per la tranquillità e per ogni opportunissima evenienza . Sono come quei fedeli che trovano prudente stare in pace con Dio e vanno a confessarsi prima di giorno , alla chetichella , passando dalla sagrestia . Anche alla storiella del distintivo lasciato sull ' altra giacca non credono più neppure ... le giacche : fate bene attenzione e vi accorgerete e convincerete che chi soffre di tali dimenticanze è sempre un fascista " all ' acqua di rose . " Nel cervello di uno squadrista , di un vero fascista certe lacune mnemoniche non si riscontrano mai . Strano , del resto , come quelli che dimenticano il distintivo , siano gli stessi che si scordano di indossare la camicia nera nelle solennità fasciste e di intervenire puntualmente alle adunate . Un altro fascista , redarguito per la stessa ragione , dichiarava con tono cattedratico che la fede non è nel distintivo , ma nel cuore . Chi può contraddirlo ? Sa bene l ' amico che non è stata ancora inventata la radioscopia per le ulcere dello spirito ... Quanta brava gente perde involontariamente il suo distintivo ! Bisognerà che i sarti si decidano a ridurre le misure delle asole nei risvolti delle giacche . Con queste asole di grosso calibro i distratti vanno incontro ad un ' infinità di seccature ...
«La Walchiria» di Wagner ( Montale Eugenio , 1955 )
StampaQuotidiana ,
Fino a una trentina d ' anni fa l ' Italia aveva assimilato Wagner a modo suo : riducendolo , con molti tagli , a proporzioni ragionevoli e rendendolo così eseguibile da ugole italiane , in genere migliori di quelle tedesche ma molto meno resistenti alla fatica . Si era così formata una classe di buoni cantanti wagneriani in lingua italiana , oggi dispersa o dimenticata . È un peccato , perché qualche onesta Brunilde nostrana avrebbe potuto , con un po ' di riposo , trasformarsi in una decente Norma e magari in una accettabile Minnie pucciniana ( se è vero che alla Scala hanno rinunziato quest ' anno alla Fanciulla del West non avendo a disposizione un ' interprete adeguata ) . E i tenori italiani capaci di esser Sigfrido o Walter , oggi che il repertorio moderno impone un estremo eclettismo , avrebbero potuto trovare impiego in altre parti . In ogni modo le cose sono andate come tutti sanno ; e oggi anche in città di provincia italiane è facile che Wagner si dia in tedesco , con artisti tedeschi e in edizioni più o meno integrali , ma sempre di lunga durata . Venuto meno il compromesso che si era formato ( stile press ' a poco tedesco ma voci italiane e un po ' di respiro al pubblico ) , alquanto diradato lo stuolo dei « bidelli del Walhalla » , dei wagneriani intransigenti che si recavano a teatro con la loro brava guida tematica e che trovavano « troppo corto » l ' interminabile duetto fra Ortruda e Telramondo , nel Lohengrin ; sparito o quasi il manipolo dei maniaci che giudicavano il poema dei Nibelunghi come la summa di tutta una tradizione orfico - teosofica dopo la quale a poeti e musicisti non sarebbe restato che il compito d ' incrociar le braccia e tacere per sempre ; resta ancora ai drammi wagneriani della Tetralogia la possibilità di trovare in Italia un pubblico nuovo . È un pubblico composto , in parte , da nemici del melodramma di tipo nostrano , da gente che detesta le stupide parole dei nostri libretti e le inverosimili , indecifrabili trame che Donizetti e Verdi rivestirono di note . A coloro per i quali la sola musica è quella di Bach , a chi crede che il nostro melodramma sia « una barba » , Wagner offre uno strano rimedio che consiste nell ' intensificazione degli assurdi lamentati : una serie di canovacci talmente incomprensibili che non comprendere diventa una condizione favorevole all ' immersione nell ' opera d ' arte . L ' ascoltatore attuale ( italiano ) di Wagner non intende né le parole né i fatti e il suo godimento è in proporzione diretta dell ' assurdità della situazione in cui si vede immerso . Wagner offre situazioni , musica e canto allo stato puro , incandescente : è antologico perché potreste prenderlo a spizzico e ogni sua pagina ha sempre valore di morceau choisi , ma è anche unitario perché il suo segno è uguale dovunque . Per diversi motivi di fronte a Wagner devono arrendersi tanto i sostenitori dell ' arte come totalità ( che spesso vuol dir noia ) quanto i fedeli del « pezzo » , della scintilla , dell ' ispirazione . Furore e pedantesca lentezza , raptus e istrionica ricerca degli effetti sono le componenti del genio wagneriano , un genio riassuntivo che liquida molte possibilità e chiude per sempre molte porte . Dopo di lui i migliori musicisti furono coloro che lottarono tutta la vita per « non fare del Wagner » , magari utilizzando e componendo in nuova sintesi qualche suo spicciolo , qualche suo aspetto secondario . Da Wagner , soprattutto da quello del Tristano , viene gran parte del cromatismo della musica contemporanea , in particolare quello della musica seriale , dei dodici suoni in libertà ( o in nuova servitù ) . Ma Wagner era anche un inventore di formidabili temi , un mistico che tirava al sodo e applicava a colpo sicuro un suo particolare montaggio , con l ' intelligenza un po ' fredda e applicata del grande uomo di teatro e del grande letterato . I suoi successori più o meno diretti ( escluso lo Strauss operista , che un giorno sarà certo rivalutato ) mancano di quel côté bête in difetto del quale è inutile affrontare opere di lunga lena . Ieri sera abbiamo risentito dunque Wagner cantato in tedesco e nella sua integrità , diretto da un maestro come Otto Ackermann che non è un astro di prima grandezza ma possiede l ' autorità necessaria e che in opere simili ( e anche nel genere della musica leggera ) ha sempre dimostrato di sapere il fatto suo ; e abbiamo ascoltato cantanti di valore molto ineguale , ma tutti in possesso di un ottimo stile wagneriano . Che effetto ci farebbero oggi le vecchie esecuzioni di Mascheroni e di Rodolfo Ferrari , del tenore Borgatti e di Teresina Burchi ? È quasi impossibile dirlo . I cantanti italiani sono obbligati , dalla nostra lingua , ai suoni rotondi , impostati , all ' intonazione precisa : qualità che in Wagner , escluso s ' intende il Lohengrin , sono richieste in misura secondaria . Wagner stanca terribilmente le ugole italiane ; ho memoria di un Parsifal in cui tre Gurnemanz dovettero cedere le armi dopo una sola rappresentazione . Wotan e Brunilde parlano e cantano insieme , nelle nostre opere canto e recitativo sono regolati da leggi assai diverse . Martha Moedl ( Brunilde ) è come un motore che abbia incredibili qualità di ripresa : quando sembra stanca e si direbbe che l ' « appoggio » sia caduto , la sua impennata si dispiega ancora e la voce torna a espandersi quasi in modo immateriale . È una grande cantante e una buona Brunilde , anche se non possiamo chiederle la tempestosa , ciclonica vocalità di una Flagstad . Senza troppe finezze ma sonora come una tromba è la voce di Leonie Rysanek ( Siglinde ) ; e in questa esecuzione Siglinde potrebbe essere Brunilde o viceversa . Manca forse il distacco necessario . Bellissima voce , fin troppo dolce ha Grace Hoffmann , soddisfacente Fricka . Hans Hotter è un Wotan potente ed espressivo , di una resistenza eccezionale ; Ludwig Weber , vecchia conoscenza , dà molto carattere alla parte del bieco Hunding . Meno persuasivo è il Siegmund di Wolfgang Windgassen , che pure sopporta bene una parte massacrante . Non tutte egualmente disciplinate le otto Walkirie , signore Mariella Angioletti , Luisa Villa , Elfriede Wild , Veronica Wolfram , Nelde Clavel , Martha Thompson , Hanna Ludwig e , ancora , Grace Hoffmann . L ' allestimento scenico , i bozzetti e i figurini sono quelli , già noti , di Nicola Benois ; la regia è di Mario Frigerio , come sempre misuratissimo e pieno di buon senso . In complesso un ' esecuzione non tutta di prim ' ordine , ma di sicura impronta artistica . Il pubblico - un pubblico , naturalmente , da « tutto esaurito » - l ' ha applaudita a lungo , evocando molte volte alla ribalta i principali interpreti e il maestro Ackermann , la cui ancor bruna zazzera , quando si vedeva emergere dal golfo mistico , non ha avuto un attimo di riposo .
FEMMINILITÀ E CULTURA FEMMINILE ( PENDE NICOLA , 1941 )
StampaPeriodica ,
Noi non siamo di quelli che credono alla inferiorità cerebrale della donna . Ma è indiscutibile che il cervello femminile è qualitativamente diverso dal maschile . La donna può fare tutto quello che può fare l ' intelligenza maschile , ma fino ad una certa misura media , più che sufficiente però per i compiti per i quali la donna è stata creata . I migliori e più obiettivi psicologi ammettono che molto di rado la donna è capace di assurgere alla celebrità in quei campi del pensiero che richiedono potenza di pensiero astratto e di senso di proporzioni od invenzione originale . Tali sono le arti creative ed astratte , come la composizione musicale e l ' architettura , le scienze , la filosofia , la storia , il diritto . Su 150 donne celebri nella storia del pensiero , raccolte e studiate dal Pieraccini dal XII al XIX secolo in Italia , solo undici donne figurano come celebri nel campo di tali discipline creative ed astratte . Più frequente è il numero delle donne celebri nel campo della pittura , della poesia , dell ' arte narrativa : ma in 27 su 48 pittrici celebri esisteva una ereditarietà diretta , cioè esse erano figlie di artisti . È pur interessante ricordare che la più grande scrittrice italiana dal XII al XIX secolo è una Santa , S . Caterina da Siena ; e la più grande pittrice nel secolo d ' oro della pittura , il '400 , è pure una Beata , la Beata Caterina da Bologna . Sembra dunque che una fortuna ereditaria speciale od una grazia divina siano necessarie per la creazione di vere donne di genio ! Ma ciò non attenua affatto il valore dell ' intelligenza femminile : in questa esistono qualità che sono tesori incalcolabili per la grandezza di una Nazione e di una razza nazionale : queste qualità sono la grande facilità di assimilazione , la potenza dell ' intuizione , che spesso giunge ad una divinazione del vero , e poi l ' ordine mentale , la precisione , la pazienza , la minuziosità : qualità queste che noi vediamo brillare nelle donne veramente superiori , e caratterizzare anche le donne di certe razze umane civili , per esempio la germanica : qualità di precisione , di ordine , di disciplina mentale , di intuizione pratica , che mancano spesso , precisamente , proprio nell ' uomo di genio , per cui questi avrebbe sempre bisogno di avere a fianco un ' intelligenza femminile , soprattutto ben coltivata , per completare ed arricchire la sua organizzazione psichica eccezionale . È noto che quando mancano queste qualità di precisione , di ordine , di disciplina e di intuizione pratica , in una donna che deve governare una famiglia , questa famiglia va incontro facilmente a squilibri economici e morali , logorata dalla piaga dell ' arrangiamento e dell ' anarchia spirituale ... Ed ora noi possiamo tirare le fila di tutto quanto abbiamo detto sulle caratteristiche della femminilità , e possiamo facilmente comprendere come la cultura della donna non può che essere adattata a tali caratteristiche sessuali , e non può in nessun modo essere pari alla cultura maschile . Non solo si oppone a ciò il grande principio della divisione del lavoro tra uomo e donna , e della necessità , oggi più che mai proclamata e sancita nella nostra nuova legislazione scolastica , che ogni cittadino , uomo o donna , sia razionalmente orientato verso la carriera ed il tipo di lavoro i più confacenti alle sue attitudini motorie e psichiche . Ma al pareggiamento delle due culture , maschile e femminile , si oppone un altro grande principio : quello che una cultura fisica o morale od intellettuale che pareggi la donna all ' uomo e metta in non cale i requisiti specifici della femminilità , finisce con l ' alterare questa femminilità , ora atrofizzandone i lati più necessari alle funzioni di sposa e di madre e di collaboratrice tenera e comprensiva del lavoro dell ' uomo , ora deformandola in senso maschile , così dal lato fisico come dal lato psichico . Io ritengo giunto il momento che sia senz ' altro modificato profondamente l ' attuale ordinamento della Istruzione superiore , limitando alla donna quelle professioni liberali per le quali sappiamo che il cervello femminile non è per natura sufficientemente preparato : come sono le carriere delle scienze , delle matematiche , della filosofia , della storia , dell ' ingegneria , dell ' architettura . Io vorrei vedere sorgere una Facoltà Universitaria femminile , nella quale una donna possa approfondire le proprie conoscenze ed addottorarsi in quella che possiamo chiamare scienza della donna , del fanciullo , della casa e dei lavori femminili . In questa Facoltà i programmi dovrebbero consistere in almeno un biennio di studi in biologia , psicologia , igiene della donna ; biologia , psicologia e igiene del fanciullo ; pedagogia intellettuale e morale ; ed in un secondo biennio di studi , che riguardino l ’ amministrazione della casa , l ' ornamentazione della casa , e tutta la tecnica orientativa e direttiva dei vari lavori femminili domestici ed extradomestici ; infine la tecnica scientifica dell ' assistenza igienica e sociale in genere di chi soffre e lavora ( profilassi , vigilanza dei lavoratori e lavoratrici , assistenza degli in - fermi ) ... Concluderò che la cultura femminile da me proposta mira a dare un ideale vero e concreto e produttivo alla donna di oggi , un ideale che non sia soltanto quello legato ai fini della sessualità ...
StampaQuotidiana ,
Nuova York - Pochi Paesi al mondo destano nell ' animo del viaggiatore che non sia disposto ad una paziente comprensione reazioni così vive e talvolta così ostili come gli Stati Uniti . Specialmente coloro che arrivano in America da Paesi di antica cultura umanistica , come per esempio la Francia o l ' Italia , sono portati a fornire un giudizio sbrigativo ed avverso . A prima vista questo sembra contraddittorio : non sono forse gli Stati Uniti una Nazione di civiltà occidentale , non è forse la civiltà degli Stati Uniti erede legittima del razionalismo settecentesco inglese e francese ? Perché dunque tanti visitatori non riconoscono in questo Paese nulla di familiare e provano quasi una specie di repulsione e di nausea , un po ' come il viaggiatore che trovandosi per la prima volta in mare scopra con sgomento di non essere in grado di sopportare il movimento delle onde ? Secondo noi la spiegazione va ricercata in un carattere psicologico comune a tutti gli uomini ; i quali si sentono a loro agio con il passato ma non altrettanto con il futuro . E mentre possono considerare le cose passate come superate e risolte , hanno paura di quelle avvenire , nuove , ignote , non ancora sperimentate . Tra le Nazioni il passato è rappresentato da tutti quei Paesi che oggi , con eufemismo , sono chiamati aree depresse . Fate per esempio un viaggio in Siria , alla vetusta città di Aleppo e passerete con poche ore di aeroplano dal secolo ventesimo al dodicesimo . Ad Aleppo , tuttavia , pur invocando le comodità della civiltà moderna e lamentando il pittoresco e medievale modo di vita , vi sentirete sicuri e persino aggressivi , avvertirete che nulla di nuovo e di sconcertante si cela dietro il cosiddetto mistero d ' oriente . Spiccate invece il volo nella direzione opposta , attraversate l ' Atlantico , passate in poche ore da una vecchia città d ' Europa alle torri babilonesi di Nuova York e sentirete subito con inquietudine che , nonostante tutte le meravigliose comodità e facilità della vita americana , qui è l ' ignoto , il non ancora sperimentato , l ' imprevedibile , insomma il futuro . Ora il futuro gli uomini amano sognarlo , vago e promettente , abbellito dai rosei vapori della speranza . Ma non amano affatto vederselo torreggiare davanti in forma di città di acciaio e di cemento o nell ' aspetto di una società potente e perfettamente funzionante . Donde la nausea che si è detto , quello che chiamerei il mal d ' America , non tanto diverso dal mal di montagna o dal mal di mare . Perché gli Stati Uniti sono il Paese del futuro , o meglio il Paese in cui certi aspetti del futuro sono già presenti ? In un libro recente intitolato appunto : Il futuro è già cominciato gli Stati Uniti sono descritti come il Paese del futuro a causa dell ' applicazione qui più ardita che altrove dei principi della fisica elettronica e del macchinismo automatico . Ma questo non è ancora il futuro , se è vero , come è vero , che in questo mondo tutto dipende dall ' uomo e soltanto dall ' uomo . Le macchine , anche le più complicate , possono essere adoperate da uomini di mentalità tutt ' altro che avveniristica , per esempio dagli Asiatici . Secondo noi , gli Stati Uniti sono il Paese del futuro non tanto perché più di qualsiasi altra Nazione al mondo fanno dipendere l ' andamento della vita pratica dall ' uso delle macchine quanto perché quest ' uso determina ormai in larghissima misura il comportamento sociale intellettuale e morale degli Americani . In altri termini la macchina e tutto ciò che serve a produrre la macchina e tutto ciò che la macchina produce corrispondono agli Stati Uniti a quello che è l ' ambiente fisico in altri Paesi . Un Europeo e ancor più un Asiatico saranno determinati nella loro psicologia da modi di vita rurali e artigiani che in sostanza poco differiscono da quelli del passato ; agli Stati Uniti invece questa determinazione viene dalla macchina ; e basta guardare dall ' alto di un grattacielo ad una strada qualsiasi , percorsa da migliaia di automobili , o attraversare in un sobborgo il caos degli altiforni , dei capannoni , dei silos , dei serbatoi e dei macchinari più diversi per rendersi conto di questo fatto . Privi del tutto di residui di civiltà artigiane e medievali , gli Stati Uniti esordiscono come Nazione con la rivoluzione industriale del secolo scorso . Si deve così considerare il passato settecentesco ed ottocentesco dell ' America come il prologo fumoso e turbolento della presente scintillante e tersa civiltà meccanica . In principio ci fu il verbo , come sempre , ossia la concezione puritana della vita ; poi vennero le macchine e il verbo si fece carne , ossia le macchine si rivelarono meravigliosamente adatte alle primitive concezioni dei padri della Nazione . Il razionalismo utilitario era infatti all ' origine stessa della macchina intesa come mezzo di produzione in serie e di profitto moltiplicato ; il puritanesimo , strano a dirsi , agiva sulle coscienze , nel campo psicologico , allo stesso modo della macchina nel campo della produzione , eliminando cioè spietatamente nella persona umana tutto ciò che non era utile ad una ideale società fondata appunto sull ' efficienza produttiva . Tutto questo però avvenne in maniera provvidenziale , ossia involontaria . I Puritani del New England sarebbero oggi certo assai sorpresi dal carattere tecnocratico e macchinistico della civiltà agli Stati Uniti . Eppure questa civiltà deve a loro il suo primo impulso . Ci fu un tempo ormai lontano in cui la macchina ancora ai suoi albori imitava l ' uomo e l ' animale . Le prime macchine non erano che prolungamenti e trasformazioni dell ' energia animale ed umana , riproducendone con i loro congegni il sistema muscolare o nervoso o digestivo . Oggi si assiste al fenomeno inverso , in tutto il mondo ma soprattutto agli Stati Uniti : l ' uomo tende ad imitare la macchina . Non vorremmo con questo suggerire l ' idea di una Nazione di automi ; l ' uomo imita la macchina non tanto diventando macchina lui stesso quanto disfacendosi , nei propri rapporti con la realtà e con se stesso , di tutto ciò che non sia direttamente utile , pratico e razionale . Procedendo dall ' individuo alla società , noi vediamo oggi agli Stati Uniti un ' uniforme tendenza a trasformare l ' uomo in mezzo di produzione al servizio della macchina più vasta di una società tutta dedicata anch ' essa alla produzione . Questo avviene oltre che per l ' influenza dell ' ambiente meccanico di cui si è già detto , anche per necessità . Una civiltà macchinistica è infatti una civiltà di produzione e di consumazione in serie ; e la macchina richiede da un lato una produzione appunto uniforme , razionalizzata , semplificata e dall ' altro una massa di consumatori che si sia disfatta dei gusti e delle inclinazioni individuali , che si sia anch ' essa razionalizzata e automatizzata . Così la macchina determina con la produzione in serie la consumazione in serie e viceversa , all ' infinito . È la società che produce e consuma in serie tende per forza di cose a rassomigliare sempre più ad una macchina . Si giunge così all ' aspetto più vistoso e più sconcertante dell ' imitazione della macchina da parte della civiltà americana : la società . Agli Stati Uniti la società quale la si può osservare nelle grandi città è una eccellente imitazione di una macchina ; ed è una macchina per giunta i cui congegni sono oltremodo visibili e riconoscibili , un po ' come quelli dei motori d ' aeroplano spaccati a bella posta per motivi pubblicitari nelle vetrine delle società di navigazione aerea . Questa macchina sociale , fatta per produrre e consumare in serie , è la prima cosa in cui si imbatte il viaggiatore al suo arrivo agli Stati Uniti ; e non ha ancora avuto il tempo di rifiatare che già la macchina l ' ha afferrato e sbattuto nelle sue spirali , in un torrente di richieste ed esigenze sociali e produttive , come tutti gli altri cittadini di questo Paese . Si tratta di una macchina meravigliosamente potente , efficiente ed utilitaria , in cui sembrano diventare realtà , per virtù del capitalismo industriale , le utopie più ardite dei novatori comunisti ; una macchina per tutto dire in cui l ' individuo vale per quanto produce e consuma e per nessun altro motivo . Questa macchina non soltanto produce ciò che è necessario alla vita pratica , dai cibi ai trasporti , dai servizi pubblici ai vestiti , ma anche provvede a soddisfare i bisogni intellettuali e ricreativi delle masse . Parafrasando una nota definizione di Le Corbusier , si può affermare che in America , oltre alle macchine che producono beni di consumo , ve ne sono altre più insolite , macchine per leggere , per esempio , oppure macchine per divertirsi . Che sono infatti se non macchine le riviste per le masse a tirature di milioni e milioni di copie , in cui la materia è stata manipolata in vista di una facile e quasi insensibile digestione e in cui non c ' è parola o frase che non sia il risultato di una operazione mentale del tutto meccanica ; o i film confezionati nella stessa maniera , con ricette e trovate ed effetti anch ' essi tutti automatici e utilitari ? La macchina trasforma in macchine gli uomini per sostentarli e farli vivere . E a loro volta gli uomini si trasformano in parti di macchina per far funzionare questa macchina che li fa vivere . Tutte le società in fondo sono delle macchine . Macchina è il convento , macchina l ' esercito , macchina il castello feudale , macchina la corte rinascimentale , macchina il salotto ottocentesco . Ad un certo grado di efficienza collettiva ogni società tende fatalmente a rassomigliare ad una macchina . Ma la grande novità dell ' America è proprio questa : le macchine sociali sopra elencate avevano tutte uno scopo fuori e al disopra di esse ; un ideale umano o una concezione metafisica ; queste macchine , insomma , erano mezzi per raggiungere un certo fine che le trascendeva ; per la prima volta abbiamo invece il caso di una macchina sociale , certo la più potente ed efficiente che sia mai esistita , la quale sembra essere fine a se stessa . La macchina sociale americana come abbiamo detto è infatti una macchina per la produzione in serie e come tale produce per consumare e consuma per produrre . Il materialismo americano , tante volte deprecato , deriva così non tanto dall ' individuo che è qui disinteressato come e più che altrove , quanto dal carattere unicamente produttivo della società . Forse questo materialismo deriva dalla semplice sostituzione di una parola con un ' altra : creazione con produzione . Comunque sia , là dove tutto è inteso in senso di produzione , è difficile che la vita affermi i suoi diritti creativi al tempo stesso irrazionali e ideali . Di questa macchina che non sembra avere uno scopo , che sembra essere fine a se stessa , gli Americani , però , sono acutamente consapevoli ; e si può dire che tutta l ' immensa letteratura sociale e parasociale di questo Paese , tutte le conversazioni private vertano sullo stesso argomento : come fare per dare uno scopo alla macchina sociale , per trasformarla da fine in mezzo . E più modestamente : a che cosa dedicare le ore di ozio che il macchinismo consente e consentirà in misura sempre maggiore . Ai prodotti meccanici delle varie macchine per divertirsi , leggere , riflettere , istruirsi ? Ma in tal caso non si resterebbe dentro la macchina , senza possibilità di ricongiungersi con la vita più profonda degli istinti e della natura ? È giunto , però , il momento di avvertire che questa macchina produttiva così esigente è alimentata dall ' energia emotiva e morale di uno dei popoli più vitali e più giovani che ci siano oggi al mondo . Il visitatore , agli Stati Uniti , è colpito dall ' enorme vitalità della Nazione e dallo spreco immenso che si fa di questa vitalità per scopi che sembrano inadeguati ed effimeri . In maniera contraddittoria , l ' America dedica al ciclo produzione - consumazione forze ideali ingenti e intatte che in altri Paesi sembrano essere molto più povere o minate dalla stanchezza e dalla sfiducia . Questa contraddizione si risolverà forse in un capovolgimento della situazione attuale , le forze ideali che Stati Uniti 1955 oggi alimentano passivamente la macchina produttiva finalmente la sottometteranno e la trasformeranno da fine a mezzo . Per questo , come abbiamo detto in principio , gli Stati Uniti potranno forse essere il Paese del futuro ; perché hanno spinto alle estreme conseguenze il problema massimo della civiltà moderna e al tempo stesso sembrano possedere energia sufficiente per fornirne domani la soluzione .
StampaQuotidiana ,
Il signor X , viaggiatore negli Stati Uniti e poeta illustre al suo paese , si sveglia molto presto nel suo albergo a Central Park , a Nuova York , perché in America , contrariamente all ' Europa , le camere non hanno scuri né persiane bensì soltanto leggere veneziane di materia plastica che lasciano entrare la luce a torrenti . Il signor X cerca di riaddormentarsi , ma non ci riesce . Finalmente va alla finestra , tira su la veneziana e guarda dall ' alto del trentesimo piano alle verdi ondate primaverili di Central Park che sembrano infrangersi senza rumore contro la bianca scogliera dei grattacieli allineati sulla quinta Avenue . È mattina presto , il cielo , dietro le torri dei grattacieli , è ancor rosa , si pensa ad un ' aurora tra i picchi di alte montagne . " Magnifica città " , borbotta tra sé e sé il signor X , " ma perché non si dorme ? " Il signor X va nel bagno , si spoglia , si sottomette alla doccia . Santi numi : questa non è una doccia , ma un furioso getto di spilli . " Ecco la differenza tra l ' Europa e l ' America " , pensa il signor X , " in Europa la doccia è uno stillicidio che appena accarezza . In America è una frusta che percuote " . Contento del suo paragone , il signor X si veste lentamente così che un ' ora e più passa prima che il telefono squilli e la voce disumana di una telefonista ( sarà bella o brutta , bionda o bruna , vecchia o giovane ? Oppure sarà una piccola macchina con molte ruote dentate e la voce di donna ? ) l ' avverta che sono le otto e mezzo : sveglia . Il signor X si precipita fuori della stanza , corre agli ascensori e discende a pian terreno in una cabina blindata e comandata elettronicamente , piena di omaccioni sbarbati che ostentano sui petti delle camicie insolite , cravatte ornate di stelle , di soli , di punti interrogativi , di cani e di alberi . Il signor X acquista , al passaggio per l ' atrio , il giornale del mattino ( titolo su sei colonne : famiglia massacrata nel sonno ; il bambino fatto a pezzi e messo nella ghiacciaia ) e quindi scende sottoterra , al ristorante , per la colazione del mattino . Gli viene portato il solito pasto sostanzioso composto di succo d ' arancia , uova , lardo , salsicce , burro , marmellata e caffè ; il signor X porta alle labbra il bicchiere e quindi rimane a bocca aperta : su una pagina del giornale campeggia la sua fotografia scattata appena due giorni fa , all ' arrivo del piroscafo . " Sono dunque davvero a Nuova York " , pensa il signor X , non senza compiacimento . Sì , è a Nuova York ; e Nuova York , di lì a qualche minuto , lo chiama , anzi lo esige per la voce di un cameriere che gira fra i tavoli gridando il suo nome . Il signor X pianta in asso la colazione e si precipita fuori dell ' albergo . Un giovanotto dall ' aria sportiva si presenta , gli stringe la mano , lo fa salire in una macchina . Vengono attraversate alcune Avenue e un numero non precisato di strade , la macchina si ferma sotto uno dei tanti grattacieli , sulla porta si veggono le sigle dorate di una società di televisione . Ascensore , corridoi , porte e porte , ecco il solito ufficio americano , con i bidoni d ' acqua da bere , le scrivanie di metallo , le tante segretarie tutte graziose e tutte simili l ' una all ' altra . Il signor X è introdotto direttamente nel teatro di posa della televisione , le macchine sono pronte , gli operatori in maniche di camicia chiacchierano aspettando il momento dell ' azione . Il signor X viene fatto sedere in un angolino borghesemente arredato con un divanetto , un tavolino e un vaso di fiori sul tavolino . Un ometto anzianotto , dalla faccia smaltata di cerone , si presenta sorridendo al signor X e gli siede accanto sul divano . Ha in mano alcuni fogli sui quali sono già scritte le domande che rivolgerà al signor X . Silenzio . I riflettori convergono sull ' ometto dal cerone . Costui adesso ha un piatto davanti a sé , sul tavolino , e sul piatto c ' è un pezzo di formaggio . L ' ometto taglia una fetta di formaggio , la prende tra due dita , la morde , mastica ghiottamente e quindi con voce sonora : " Signore e signori , questo è il formaggio per voi , il formaggio Smith , il solo formaggio senza calorie , ricordatevi : formaggio Smith . " La macchina da presa si abbassa sul piatto inquadrando il formaggio , quindi si rialza e il formaggio viene sostituito con un bicchiere e un fiasco di vino . L ' ometto dal cerone si versa un bicchiere di vino , lo sorseggia e quindi esclama : " Ora un buon bicchiere di vino . Ma vino Jones , ricordate : vino Jones . " L ' ometto fa piroettare il fiasco sotto i riflettori ; finalmente si sdraia voluttuosamente sul divano , accende un lungo sigaro biondo : " E questo sigaro è un ottimo , eccellente sigaro Paloma . Ricordate : sigaro Paloma . " Quindi senza alcuna transizione : " Ora passando ad altro argomento , vi presento il signor X , poeta celebre , arrivato fresco fresco dall ' Europa avant ' ieri . Come state signor X ? " Il signor X , sbalordito da tanto rapido passaggio dal formaggio , dal vino e dal sigaro alla sua poesia , riesce tuttavia a balbettare in cattivo inglese che sta bene . L ' ometto gli sorride benevolmente ; dietro i riflettori anche i macchinisti sorridono , ma il signor X ha l ' impressione che questi ultimi sorridano con qualche malignità . Comunque la trasmissione è presto fatta : sei minuti in tutto . Il signor X ha appena il tempo di accennare alla probabile parentela della sua poesia con quella di Eliot , alla stima in cui tiene poeti come Auden e Dylan Thomas , che i riflettori già si allontanano e l ' ometto con un gesto della mano gli taglia la parola in bocca . Il signor X si ritrova di nuovo nella strada , anche questa volta , però , c ' è un giovanotto zelante che si presenta , lo fa salire in macchina e lo trasporta ad altro grattacielo , in altra strada . Il signor X , dopo il solito ascensore e i soliti corridoi , è introdotto in una grande sala piena di seggiole , del tutto vuota . In terra c ' è uno scatolone irto di fili , davanti al signor X c ' è un microfono . Il signor X , adesso , deve recitare meglio che può alcune sue poesie affinché siano registrate su un disco che poi verrà messo in vendita in tutti gli Stati Uniti . Il signor X recita dunque quelle sue poesie che compose in vari anni , nella pace malinconica di una lontana città d ' Europa . Le recita mettendoci tutto il sentimento che può , più un altro sentimento affatto nuovo per lui , quasi di sgomento : possibile che la poesia debba diventare un affare così meccanico , attraverso fotografie di giornali , schermi televisivi , radio e dischi di grammofono ? Finita la registrazione , il signor X si precipita fuori del grattacielo , acchiappa a volo un taxi e corre attraverso le affollate strade di Nuova York all ' ufficio del suo editore americano , in bassa città , come si dice , ossia " down town " . Ecco la quinta Avenue piena di passanti frettolosi che corrono nel sole già caldo , ecco le torri ferrigne del Rockefeller Center , ecco gli alberi verdi di Washington Square . Il signor X vuol vedere l ' editore che gli ha pubblicato un libro di saggi sulla poesia moderna : non gli dispiacerebbe sapere se il volume si è venduto . In cima a un grattacielo in stile assiro - babilonese , al decimo piano , il signor X sbattuto fuori dell ' ascensore , rotola da una segretaria all ' altra fino alla stanza dell ' editore , il quale lo accoglie a braccia aperte . Come sono cordiali gli Americani : dopo quattro minuti il signor X si sente chiamare per nome e si sente proporre di chiamare a sua volta per nome l ' editore , James , soltanto James , anzi Jim . La visita del resto è breve perché l ' editore è molto indaffarato e interrompe spesso la conversazione sia per rispondere ad una delle sue numerose segretarie , sia per parlare in una macchinetta di ebanite che sta sullo scrittoio , sia per discorrere a lungo ad uno dei suoi due o tre telefoni . Il signor X apprende nel frattempo che il libro si vende bene ; e che quello stesso giorno egli dovrà lasciarsi intervistare da tre o quattro giornalisti , far colazione con due o tre critici , intervenire ad un cocktail che l ' editore offrirà in suo onore e finalmente partecipare ad una discussione pubblica in presenza di un centinaio di persone affiliate all ' associazione potente degli Amici della Poesia . Lasciato l ' editore , al signor X non resta dunque che correre al ristorante dove l ' aspettano i critici . È naturalmente un ristorante italiano e naturalmente il ristorante è quasi al buio , perché gli Americani amano mangiare al buio , come se si trattasse di una faccenda molto intima . Nel ristorante , al solito , c ' è grandissima folla e gli avventori aspettano pazientemente , con pazienza tutta americana , due per due , su per la scala , che un tavolo si liberi . Finalmente dopo un ' attesa di venti minuti , un tavolo si sgombera e il signor X e i suoi tre critici , più una ragazza che egli non sa chi sia , più un giovanotto che sembra accompagnare la ragazza , più una vecchia signora che pare conoscere tutti quanti seggono e consumano una breve colazione a base di grandi foglie di lattuga e di polpa di granchi tritata fine e condita di salsa piccante . Il signor X , rianimato dal cibo , svolge una conversazione brillante , o almeno così gli pare , rispondendo alle numerose domande dei critici e degli altri tre ; ma sul più bello , quando comincia a scaldarsi , il pasto finisce e tutti quanti , dopo avergli dichiarato che sono stati addirittura deliziati dall ' averlo conosciuto , si eclissano rapidamente . Il signor X si ritrova solo e deluso , sul marciapiede della quinta Avenue , tra la folla delle segretarie che , poverette , corrono agli uffici dopo aver mangiato il quotidiano sandwich a tre piani negli economici " drug stores " . È un brutto momento per il signor X , come è sempre un brutto momento a Nuova York quando ci si ritrova soli , perché la solitudine in America non fa parte della vita dell ' uomo e piomba addosso improvvisa come un vaso di fiori che caschi sulla testa da una finestra . Il signor X tuttavia si rincuora guardando al proprio libretto degli impegni : tra un ' ora gli appuntamenti cominciano e proseguono fitti fitti sino alle undici di notte . Consapevole dello sforzo che richiederà una simile giornata , il signor X corre all ' albergo , dove si getta sul letto , stremato , cercando di riguadagnare il sonno che la notte gli ha negato . Fatica sprecata : il sonno non viene e invece il telefono squilla senza tregua : interviste , vecchie signore protettrici di poeti , ammiratori , agenti letterari , qualche vecchia conoscenza d ' Europa emigrata molti anni fa in America e che , al telefono , sembra proprio storpiare ormai la lingua originaria . L ' ora del riposo , della " relaxation " come dicono gli Americani , è presto passata , il signor X balza dal letto come spinto da una molla potente , si cambia la camicia ormai già tutta nera e gualcita e corre ai vari appuntamenti del pomeriggio . Egli apprende così a proprie spese che a Nuova York il traffico è lentissimo perché le distanze sono enormi e le strade ingorgate di milioni di macchine ; che gli impegni che da lontano sembrano lusinghieri ed importanti si risolvono quasi tutti in faccenduole pseudo - pubblicitarie ; e che alla fine di tanti impegni , dopo tutto , non è spiacevole ritrovarsi nel salotto dell ' editore , alla cinquantesima strada , e sorbire un whisky o due o tre o anche quattro o anche cinque . Insomma , il signor X , pur bevendo senza tregua , stringe la mano ad una quarantina di persone , scambia dei complimenti con una ventina , discorre affabilmente con una decina , scrive sul suo libretto l ' indirizzo e l ' invito di cinque o sei , e , last but not least , fa la corte , alla maniera europea , ad almeno un paio di ragazze dalle stupende anatomie , bionde , ammirate e infantili . Come per miracolo ( il miracolo ingenerato dall ' ebbrezza del whisky ) , dopo il cocktail il signor X scopre ad un tratto di essere su un palco , nella sala da pranzo di un grande albergo : egli ha già cenato , ora si trova sul palco , e cento persone sedute nella sala lo guardano a bocca aperta . Qualcuno presenta il signor X , con acconce parole e poi è la sua volta : deve rileggere le poesie che già lesse al mattino alla sede della società grammofonica . Il signor X è stanco , anzi esausto , la dizione dei propri versi gli costa uno sforzo enorme , è fradicio di sudore , né valgono a rinfrescarlo ormai gli applausi numerosi che accolgono la fine della lettura . Quindi il signor X deve rispondere alle domande che gli rivolgono varie persone levandosi a turno dalla folla : gli piace l ' America ? Perché non scrive poesie di argomento religioso ? Che pensa del vaccino contro la poliomielite ? Che pensa della civiltà moderna ? Dove andrà in America ? Che pensa della psicanalisi ? L ' inglese del signor X è messo ad una prova durissima , tuttavia egli può accorgersi che i suoi difetti di pronunzia , il suo imbarazzo , la sua stanchezza piacciono al pubblico avido piuttosto di verità che di poesie , che in realtà è venuto più per veder lui che per sentire i suoi versi . Altro cambiamento di scena , l ' ultimo questa volta : uno studio da pittore " down town " , nel Greenwich Village , uno studio abitato però da un decoratore il quale , infatti , l ' ha arredato in maniera bizzarra con statue dell ' isola di Pasqua , totem , stoffe di Hawai e altre singolarità polinesiane . Ci sono anche qui una quarantina di persone e il whisky scorre a fiotti ; ma ormai il signor X non è più in grado di distinguere le facce né di contare i bicchieri di whisky . Nuova York l ' ha afferrato e sbattuto nelle sue spire , come il ciclotrone afferra e sbatte l ' atomo , e l ' ha disintegrato a fondo , senza possibilità , almeno per quella notte , di alcun ricupero anche parziale . Qualche bel volto di donna emerge un momento dalla nebbia della stanchezza e dell ' ebbrezza e poi scompare subito . Il signor X , accompagnato all ' albergo da una allegra compagnia , sale alla propria camera e si affaccia alla finestra . Il cielo notturno è pieno di finestre , fino ad altezze incredibili , e in ogni finestra qualche cosa brilla , un lume , qualche cosa si muove , forse una persona . " Un cielo pieno di finestre " , pensa il signor X faticosamente , " ma senza alcuna porta per entrarci . " Su questa riflessione , il signor X abbassa la veneziana e va a coricarsi .