StampaPeriodica ,
Senza
dubbio
uno
sbarco
in
territorio
nemico
è
sempre
un
'
operazione
difficile
;
e
può
darsi
che
sia
difficilissima
in
Inghilterra
;
ma
non
è
impossibile
.
Che
cosa
lo
rese
impossibile
dal
giorno
in
cui
fu
disfatta
l
'
Invincibile
Arrnada
fino
alla
guerra
mondiale
?
Il
fatto
che
l
'
Inghilterra
tenne
sempre
il
dominio
del
mare
.
Per
invadere
l
'
Inghilterra
bisognava
battere
la
flotta
inglese
;
e
la
flotta
inglese
fu
per
tre
secoli
e
mezzo
invincibile
.
Che
cosa
lo
rende
possibile
oggi
?
Il
fatto
che
la
flotta
inglese
non
riesce
più
a
tenere
il
mare
in
prossimità
di
coste
nemiche
.
La
minaccia
terribile
dell
'
arma
aerea
ha
reso
per
essa
inabitabile
proprio
quel
mare
che
fu
per
secoli
il
suo
immediato
dominio
,
proprio
quel
mare
in
cui
si
deve
decidere
la
sorte
dell
'
Inghilterra
.
Se
si
vuole
,
si
può
ancora
dire
che
essa
domina
i
mari
,
nel
senso
che
non
esiste
,
oggi
,
altra
flotta
che
possa
tenere
testa
ad
essa
.
Ma
è
una
strana
dominatrice
,
codesta
flotta
,
che
è
condannata
a
starsene
rintanata
nei
suoi
rifugi
,
sotto
pena
di
subire
perdite
spaventose
appena
tenti
di
uscirne
.
Subito
dopo
l
'
avvento
al
potere
del
nazionalsocialismo
,
la
Germania
cominciò
a
ricostruire
la
sua
aviazione
.
Due
anni
fa
,
all
'
epoca
di
Monaco
,
si
seppe
che
aveva
raggiunto
una
schiacciante
superiorità
aerea
sulle
due
Potenze
occidentali
messe
insieme
.
Ciò
non
ostante
,
mai
il
pubblico
inglese
.
Oggi
le
demo
-
plutocrazie
biascicano
prosternate
ai
piedi
dell
'
altare
della
"
forza
"
le
più
untuose
preghiere
,
ripugnanti
ed
inutili
.
Gli
Stati
totalitari
invece
battono
col
martello
della
"
violenza
"
sulla
incudine
della
gloria
.
Là
una
eterea
speranza
di
difendere
con
accanimento
ciò
che
si
vuoi
conservare
e
non
si
vuoi
perdere
:
qui
un
'
incrollabile
fede
di
combattere
con
ardore
e
baldanza
contro
chi
è
indegno
di
additare
la
strada
ai
popoli
.
Là
l
'
estrema
illusione
che
la
civiltà
sia
"
una
"
ed
infinitamente
progressiva
;
qui
l
'
inconcussa
fiducia
che
il
mondo
è
lo
sfacelo
di
una
civiltà
sotto
i
colpi
messianici
di
una
nuova
.
Là
,
in
conclusione
,
l
'
impeto
dominato
dalla
intelligenza
che
diviene
spesso
brutalità
senza
intelligenza
:
qui
l
'
impeto
violento
che
è
intelligenza
.
L
'
esito
della
guerra
che
infiamma
ora
il
mondo
non
è
per
noi
dubbio
.
Giunti
a
quello
che
i
fisici
chiama
-
no
il
punto
morto
,
non
si
poteva
troppo
a
lungo
procrastinare
la
soluzione
che
s
'
imponeva
in
termini
perentori
,
soluzione
raggiungibile
con
"
lo
spintone
della
violenza
"
e
che
ha
questo
nome
:
vittoria
degli
Stati
totalitari
...
StampaPeriodica ,
Il
proclama
di
Hitler
e
la
dichiarazione
di
guerra
dell
'
Asse
alla
Russia
fanno
cessare
un
'
incognita
e
precisano
una
volta
di
più
il
carattere
della
nostra
guerra
...
Cadrà
,
così
,
il
velo
dietro
cui
il
bolscevismo
ha
vivacchiato
sinora
,
e
come
regime
e
come
complesso
dirigente
,
e
l
'
Europa
saprà
tutte
le
verità
sul
preteso
comunismo
moscovita
,
sulle
sue
discordie
intestine
,
sui
suoi
rapporti
col
giudaismo
e
con
le
plutocrazie
,
sui
suoi
misfatti
e
sulle
sue
vergogne
,
interne
e
internazionali
.
Inoltre
,
questa
guerra
alla
Russia
,
che
dovrebbe
veramente
e
più
propriamente
chiamarsi
guerra
al
bolscevismo
,
perché
il
popolo
russo
ci
entra
fino
a
un
certo
punto
,
precisa
e
chiarisce
una
volta
di
più
il
carattere
e
le
ragioni
ideali
della
grande
battaglia
dell
'
Asse
.
Il
Fascismo
e
il
Nazionalsocialismo
sono
due
Rivoluzioni
del
secolo
ventesimo
,
che
rappresentano
il
superamento
delle
vecchie
concezioni
politiche
e
sociali
create
dalla
rivoluzione
del
1789
:
a
queste
concezioni
il
bolscevismo
si
era
invece
fermato
,
limitandosi
ad
esasperarle
,
portando
la
lotta
di
classe
al
valor
bianco
dell
'
odio
e
dello
sterminio
,
mentre
nel
campo
dei
rapporti
con
gli
altri
popoli
,
era
rimasto
fisso
al
vecchio
programma
marxista
dell
'
internazionale
,
con
qualche
leggera
variante
provocata
dai
piccoli
scismi
interni
,
più
per
gelosia
di
uomini
che
per
contrasto
effettivo
di
idee
.
Era
e
costituiva
,
cioè
,
né
più
né
meno
che
il
rovescio
della
medaglia
sul
cui
diritto
stanno
impresse
le
formule
del
capitalismo
borghese
:
non
una
rivoluzione
nuova
ma
una
degenerazione
dell
'
antica
.
Oggi
la
guerra
dell
'
Asse
acquista
nuovo
e
più
profondo
carattere
di
guerra
rivoluzionaria
per
l
'
ordine
nuovo
,
fra
i
popoli
e
nei
popoli
:
non
è
più
e
soltanto
guerra
antiplutocratica
,
è
anche
guerra
antibolscevica
:
guerra
,
cioè
contro
entrambi
i
poli
della
falsa
civiltà
delle
democrazie
,
guerra
totalitaria
per
la
fondazione
di
una
civiltà
nuova
che
del
passato
riconsacri
i
valori
reali
e
accanto
ad
essi
affermi
i
nuovi
principi
.
La
lotta
è
senza
quartiere
.
L
'
idra
democratica
,
con
la
plutocrazia
e
il
bolscevismo
,
ne
riporterà
schiacciate
entrambe
le
teste
.
StampaPeriodica ,
Al
carattere
umano
e
all
'
aspetto
morale
dell
'
istintiva
ed
antica
repulsione
italiana
e
fascista
di
fronte
al
livellamento
assurdo
e
inumano
del
comunismo
si
aggiungono
e
si
sommano
l
'
aspetto
sociale
ed
il
movente
rivoluzionario
del
nostro
antibolscevismo
.
Anche
questi
caratteri
erano
insiti
dalle
origini
nel
movimento
fascista
e
lo
facevano
tale
da
non
potere
essere
confuso
con
altri
movimenti
antibolscevici
;
tuttavia
essi
dovevano
farsi
sempre
più
manifesti
e
divenire
senz
'
altro
prevalenti
solo
in
questi
ultimi
anni
,
quando
più
acuto
e
vivo
si
rivela
in
Europa
e
nel
mondo
il
conflitto
tra
le
rivoluzioni
di
ispirazione
fascista
la
nostra
e
la
germanica
sopra
tutte
e
la
reazione
plutocratica
coperta
dall
'
etichetta
democratica
.
Il
Fascismo
e
per
esso
il
suo
Duce
avvertiva
e
denunciava
in
modo
esplicito
non
soltanto
l
'
intima
solidarietà
tra
bolscevismo
e
plutocrazia
,
ma
anche
la
sostanziale
identità
tra
due
aspetti
d
'
una
medesima
crisi
,
la
crisi
della
società
capitalistica
.
La
lotta
intrapresa
sul
fronte
dell
'
Est
contro
il
regime
inumano
dei
Sovieti
discende
dallo
stesso
presupposto
rivoluzionario
,
dalla
stessa
direttiva
che
ha
portato
alla
lotta
tra
le
forze
della
plutocrazia
internazionale
e
le
forze
,
associate
,
del
Fascismo
e
del
Nazismo
.
Tanto
l
'
individuo
astratto
ed
il
supercapitalismo
privato
della
formula
liberale
-
democratica
quanto
la
rivoluzione
mondiale
e
lo
Stato
capitalista
della
formula
socialcomunista
hanno
condotto
e
conducono
ad
un
eguale
asservimento
dell
'
uomo
,
ad
un
'
eguale
supremazia
opaca
e
grigia
dell
'
economia
e
della
ricchezza
sopra
la
dignità
morale
e
sociale
dell
'
uomo
.
Contro
questa
servitù
,
contro
questa
supremazia
il
Fascismo
ha
condotto
e
conduce
dalle
origini
la
sua
lotta
.
StampaPeriodica ,
Le
demoplutocrazie
sono
il
regno
di
Israele
cioè
il
regno
della
massoneria
che
ne
rappresenta
l
'
incarnazione
.
Ottenuto
il
permesso
di
libera
circolazione
dalla
Rivoluzione
ottantanovesca
(
che
è
un
fenomeno
massonico
,
quindi
ebraico
)
,
il
giudío
si
presenta
nella
storia
moderna
con
due
ricette
alla
mano
:
una
per
puntellare
le
casseforti
dei
ricchi
(
teorica
capitalistica
dell
'
ebreo
Ricardo
)
,
ed
un
'
altra
per
ingannare
le
ansie
dei
poveri
(
teorica
livellatrice
dell
'
ebreo
Marx
)
.
Della
prima
usa
per
sé
,
della
seconda
per
gli
altri
.
Il
fine
:
l
'
umanità
spaccata
in
mezzo
;
da
una
parte
l
internazionale
dell
'
oro
,
dall
'
altra
l
'
internazionale
della
miseria
.
Per
facilitare
il
processo
dissociativo
aggiunge
un
afrodisiaco
:
la
teoria
anarchica
dell
'
ebreo
Stirner
.
Il
successo
di
questo
piano
parve
quasi
assicurato
alla
fine
della
guerra
mondiale
quando
la
massoneria
insediò
sulle
placide
sponde
del
Lemano
quel
Sinedrio
ginevrino
che
doveva
stroncare
ogni
velleità
di
risorgimento
nazionale
.
Dal
momento
in
cui
l
'
Italia
disobbedì
a
questo
Superstato
giudeo
-
massonico
e
rifiutò
l
'
ordo
judaicus
affidato
ai
quattordici
punti
che
il
fratello
massone
Wilson
aveva
imposto
all
'
Europa
,
sotto
dettatura
dell
'
ebreo
massone
Lippman
,
durante
quella
Versaglia
che
era
stata
diabolicamente
ispirata
dall
'
ebreo
massone
Wise
;
da
quando
il
Fascismo
denunciò
l
'
infame
trucco
col
quale
le
potenze
occulte
somministrando
il
sonnifero
della
democrazia
e
l
'
illusione
della
libertà
,
facevano
più
pingue
il
sacco
e
più
sicuro
il
dominio
della
plutocrazia
ebraica
internazionale
,
la
guerra
,
questa
guerra
ci
attendeva
.
Contro
la
nostra
marcia
,
da
18
anni
,
la
giudeo
-
massoneria
puntava
la
minaccia
delle
pistole
.
Essa
era
inevitabile
...
Quando
ci
metteremo
a
fiutare
insieme
l
'
ebreo
,
a
scovarlo
,
a
smascherarlo
,
di
sotto
la
politica
mondiale
come
nelle
minute
relazioni
giornaliere
,
nella
politica
come
nell
'
arte
,
nella
filosofia
come
nel
diritto
,
nella
morale
come
nell
'
economia
in
cui
egli
,
vigile
sulla
nostra
distrazione
,
spietato
sulla
nostra
generosità
,
con
le
armi
sue
sottilissime
attenta
alla
Vittoria
che
con
la
nostra
fede
e
le
nostre
armi
,
contro
lui
di
casa
e
di
fuori
,
vogliamo
finalmente
conseguire
?
StampaQuotidiana ,
Charles
Baudelaire
nei
suoi
Fiori
include
anche
Weber
,
appaiandolo
,
un
po
'
all
'
ingrosso
,
col
Delacroix
:
sotto
un
ciclo
nel
quale
passano
fanfare
«
comme
un
soupir
étouffé
de
Weber
»
.
Strane
son
queste
fanfare
che
sospirano
,
e
ben
poco
weberiane
;
ma
forse
qui
Weber
c
'
è
entrato
perché
il
poeta
aveva
bisogno
di
rimare
col
vert
del
cielo
.
Il
Franco
cacciatore
è
del
'21
,
i
Fiori
del
male
escono
nel
'57
.
Poco
più
di
un
trentennio
era
dunque
bastato
a
divulgare
la
gloria
del
barone
Karl
Maria
von
Weber
,
e
,
insieme
,
l
'
equivoco
che
gravò
sempre
su
di
lui
in
Francia
,
dove
il
Freischütz
subì
esecuzioni
-
massacro
benché
si
debba
al
Berlioz
la
musica
dei
recitativi
,
che
nell
'
intenzione
del
Weber
dovevano
essere
parlati
secondo
il
carattere
del
Singspiel
tedesco
.
A
questa
forma
,
che
è
rituale
in
Germania
,
è
ieri
tornato
il
maestro
Carlo
Maria
Giulini
che
per
l
'
occasione
ha
fatto
ritradurre
tutti
i
recitativi
:
e
poiché
stavolta
i
cantanti
dovevano
recitare
in
una
lingua
a
essi
familiare
i
risultati
sono
stati
ben
più
soddisfacenti
che
nella
Carniera
.
Si
è
detto
che
il
Franco
cacciatore
è
un
'
opera
tipicamente
germanica
e
che
solo
un
tedesco
può
amarla
;
e
il
primo
a
esprimere
questo
giudizio
fu
Richard
Wagner
che
al
Weber
dell
'
Euryanthe
deve
,
per
il
suo
Lohengrin
,
più
di
qualcosa
.
Ma
questa
opinione
,
giustificata
nel
suo
tempo
,
è
ora
difficilmente
sostenibile
.
Un
'
opera
che
avesse
caratteri
puramente
nazionali
sarebbe
un
'
opera
da
museo
,
non
un
'
opera
viva
:
e
in
verità
,
anche
senza
voler
fare
un
ingeneroso
confronto
tra
Weber
e
Wagner
,
il
Franco
cacciatore
ha
,
nei
suoi
limiti
,
una
purezza
di
stile
che
invano
si
cercherebbe
nelle
opere
romantiche
del
primo
Wagner
.
È
un
frutto
singolare
,
maturato
al
momento
giusto
:
e
poiché
in
arte
non
crediamo
ai
coups
de
dés
,
ai
terni
al
lotto
,
dobbiamo
ammettere
che
il
musicista
giunto
al
momento
opportuno
(
si
chiami
esso
Weber
o
Bizet
)
sia
sempre
e
in
ogni
caso
meritevole
della
propria
fortuna
.
Karl
Maria
von
Weber
era
un
uomo
nato
nel
Settecento
,
un
tedesco
di
buona
cultura
non
soltanto
musicale
,
un
uomo
che
a
diciassette
anni
era
già
direttore
del
Teatro
di
Breslavía
e
che
a
vent
'
anni
poteva
conversare
con
uomini
come
Goethe
e
Wieland
.
Se
la
sua
educazione
e
la
sua
cultura
lo
portavano
naturalmente
a
vagheggiare
un
tipo
d
'
opera
in
musica
che
fosse
intensamente
nazionale
(
e
in
ciò
la
sua
poetica
concordava
con
quella
dei
romantici
tedeschi
)
quel
molto
di
settecentesco
che
viveva
in
lui
lo
portava
a
mantener
viva
l
'
unità
del
dramma
musicale
secondo
gli
schemi
che
nel
Settecento
(
il
grande
secolo
dei
musicisti
viaggiatori
e
cosmopoliti
)
avevano
fruttato
indiscutibili
capolavori
.
Il
problema
generale
era
(
ed
è
tuttora
)
quello
di
riempire
gli
schemi
,
non
di
distruggerli
;
e
il
problema
specifico
di
Weber
era
di
trovare
un
testo
,
un
libretto
che
gli
permettesse
di
fondere
insieme
il
senso
del
gotico
e
quello
dell
'
intimità
familiare
(
il
gemütlich
)
,
il
dramma
feerico
e
la
pastorale
,
la
vivacità
della
kermesse
e
la
bruma
della
leggenda
.
Trovò
l
'
argomento
che
gli
occorreva
nel
canovaccio
che
un
certo
avvocato
Friedrich
Kind
tolse
dal
Gespensterbuch
di
Apel
e
di
Laun
;
e
su
quello
,
servendosi
di
non
molti
temi
espressivi
e
senza
rinunciare
affatto
ai
pezzi
chiusi
,
alle
arie
,
ai
duetti
e
ai
concertati
,
gettò
la
musica
dei
suoi
corni
e
dei
suoi
clarinetti
,
l
'
incanto
di
uno
stile
robusto
e
ingenuo
,
fiabesco
e
insieme
fortemente
naturale
,
che
apparenta
Weber
(
e
non
so
se
il
raffronto
sia
stato
fatto
mai
)
con
l
'
arte
di
quel
francese
innamorato
della
Germania
,
Gérard
de
Nerval
,
di
cui
proprio
due
giorni
fa
ricorreva
il
centenario
della
morte
.
Ne
è
nata
un
'
opera
che
è
anche
un
fatto
di
cultura
,
l
'
uovo
di
Colombo
del
primo
romanticismo
.
Il
Freischütz
non
è
opera
che
possa
essere
amata
e
compresa
solo
dai
tedeschi
;
ma
è
opera
che
richiede
da
parte
dello
spettatore
non
tedesco
una
certa
iniziazione
culturale
:
in
difetto
di
questa
(
e
senza
pretendere
che
il
pubblico
di
ieri
mancasse
del
viatico
necessario
)
è
certo
ch
'
essa
doveva
essere
presentata
agli
odierni
spettatori
in
un
quadro
particolarmente
appropriato
.
Compito
non
facile
,
eppure
ieri
risolto
assai
bene
da
un
'
esecuzione
che
è
complessivamente
la
più
proporzionata
ed
equilibrata
che
si
sia
avuta
alla
Scala
nella
presente
stagione
.
Non
si
giunge
ai
risultati
ottenuti
ieri
da
Carlo
Maria
Giulini
senza
molto
studio
e
senza
una
squisita
intelligenza
e
sensibilità
.
L
'
esecuzione
della
stregonesca
scena
della
Bocca
del
Lupo
,
dov
'
è
raccolto
in
nuce
mezzo
secolo
di
musica
romantica
ancora
non
nata
,
l
'
introduzione
,
le
danze
,
le
arie
e
i
concertati
e
l
'
apoteosi
finale
hanno
trovato
nel
Giulini
quella
fermezza
,
quell
'
energia
e
insieme
quella
misura
che
solo
un
concertatore
di
prim
'
ordine
e
ormai
perfettamente
maturo
per
le
maggiori
prove
poteva
dare
.
Sul
palcoscenico
-
ed
è
fatto
poco
frequente
alla
Scala
-
non
un
artista
che
appaia
una
forza
sprecata
,
un
pesce
fuor
d
'
acqua
.
Agata
è
Victoria
de
Los
Angeles
di
cui
sarebbe
inutile
fare
l
'
elogio
dopo
il
ricordo
che
ha
lasciato
fra
noi
:
ha
mezzi
di
grande
concertista
,
senso
stilistico
perfetto
,
«
attacchi
»
e
modulazione
eccezionali
.
Come
attrice
non
si
spreca
ma
il
suo
portamento
è
sempre
nobile
.
Una
sorpresa
piovuta
dal
cielo
è
Eugenia
Ratti
che
in
un
mese
è
alla
sua
terza
opera
alla
Scala
:
già
franca
e
disinvolta
,
domina
una
voce
estesa
,
ferma
e
brillante
che
autorizza
le
migliori
speranze
.
Il
tenore
Picchi
nella
difficile
parte
dell
'
ingenuo
Max
canta
con
molta
quadratura
e
sicurezza
brani
che
darebbero
il
mal
di
mare
se
eseguiti
da
artisti
più
celebri
di
lui
.
E
il
Rossi
Lemeni
raffigura
con
forte
dizione
e
perfetta
arte
scenica
la
parte
del
diabolico
Kaspar
,
che
gli
permette
,
nella
scena
della
foresta
,
di
ottenere
un
vero
successo
personale
.
Tutti
gli
altri
:
l
'
Adani
,
il
Montarsolo
,
il
Sordello
,
lo
Zaccaria
e
lo
Zampieri
sono
pienamente
all
'
altezza
della
situazione
.
La
regia
di
Josef
Gielen
è
di
molto
effetto
ma
non
ci
sarebbe
spiaciuto
che
il
nero
diavolo
Samiel
si
facesse
vedere
di
più
:
non
abbiamo
sentito
odor
di
bruciaticcio
nel
primo
e
nell
'
ultimo
quadro
.
Vivacemente
colorati
,
troppo
a
nostro
gusto
,
i
bozzetti
e
i
figurini
di
Nicola
Benois
.
La
musica
di
Weber
ha
un
colore
d
'
anima
,
non
un
colore
visivo
.
E
forse
non
era
necessario
costruire
un
autentico
otto
volante
nella
Valle
dei
Lupi
.
I
cori
,
istruiti
da
Norberto
Mola
,
hanno
cantato
assai
bene
,
senza
esagerare
nelle
rustiche
intonazioni
che
sono
necessarie
in
questa
partitura
.
Luci
c
pirotecnica
nell
'
infernale
scena
della
fusione
del
piombo
maledetto
sono
state
amministrate
con
grande
effetto
.
Il
pubblico
ha
applaudito
con
calore
alla
fine
di
ogni
quadro
e
il
maestro
Giulini
,
il
regista
Gielen
,
il
Benois
e
il
maestro
Mola
sono
stati
chiamati
più
volte
alla
ribalta
coi
principali
interpreti
.
Applausi
a
scena
aperta
alla
Los
Angeles
e
alla
Ratti
,
e
alla
fine
un
'
ovazione
per
tutti
.
StampaPeriodica ,
È
ora
di
sfatare
la
leggenda
che
taluni
fascisti
,
non
portando
il
distintivo
del
Partito
all
'
occhiello
,
compiano
un
atto
di
indisciplina
o
di
semplice
menefreghismo
.
Compiono
invece
un
atto
di
vera
e
mera
viltà
,
inquantoché
nel
contempo
non
rinunciano
,
e
non
rinuncerebbero
per
la
pelle
,
al
possesso
della
tessera
che
loro
serve
egregiamente
per
il
posto
,
per
la
tranquillità
e
per
ogni
opportunissima
evenienza
.
Sono
come
quei
fedeli
che
trovano
prudente
stare
in
pace
con
Dio
e
vanno
a
confessarsi
prima
di
giorno
,
alla
chetichella
,
passando
dalla
sagrestia
.
Anche
alla
storiella
del
distintivo
lasciato
sull
'
altra
giacca
non
credono
più
neppure
...
le
giacche
:
fate
bene
attenzione
e
vi
accorgerete
e
convincerete
che
chi
soffre
di
tali
dimenticanze
è
sempre
un
fascista
"
all
'
acqua
di
rose
.
"
Nel
cervello
di
uno
squadrista
,
di
un
vero
fascista
certe
lacune
mnemoniche
non
si
riscontrano
mai
.
Strano
,
del
resto
,
come
quelli
che
dimenticano
il
distintivo
,
siano
gli
stessi
che
si
scordano
di
indossare
la
camicia
nera
nelle
solennità
fasciste
e
di
intervenire
puntualmente
alle
adunate
.
Un
altro
fascista
,
redarguito
per
la
stessa
ragione
,
dichiarava
con
tono
cattedratico
che
la
fede
non
è
nel
distintivo
,
ma
nel
cuore
.
Chi
può
contraddirlo
?
Sa
bene
l
'
amico
che
non
è
stata
ancora
inventata
la
radioscopia
per
le
ulcere
dello
spirito
...
Quanta
brava
gente
perde
involontariamente
il
suo
distintivo
!
Bisognerà
che
i
sarti
si
decidano
a
ridurre
le
misure
delle
asole
nei
risvolti
delle
giacche
.
Con
queste
asole
di
grosso
calibro
i
distratti
vanno
incontro
ad
un
'
infinità
di
seccature
...
StampaQuotidiana ,
Fino
a
una
trentina
d
'
anni
fa
l
'
Italia
aveva
assimilato
Wagner
a
modo
suo
:
riducendolo
,
con
molti
tagli
,
a
proporzioni
ragionevoli
e
rendendolo
così
eseguibile
da
ugole
italiane
,
in
genere
migliori
di
quelle
tedesche
ma
molto
meno
resistenti
alla
fatica
.
Si
era
così
formata
una
classe
di
buoni
cantanti
wagneriani
in
lingua
italiana
,
oggi
dispersa
o
dimenticata
.
È
un
peccato
,
perché
qualche
onesta
Brunilde
nostrana
avrebbe
potuto
,
con
un
po
'
di
riposo
,
trasformarsi
in
una
decente
Norma
e
magari
in
una
accettabile
Minnie
pucciniana
(
se
è
vero
che
alla
Scala
hanno
rinunziato
quest
'
anno
alla
Fanciulla
del
West
non
avendo
a
disposizione
un
'
interprete
adeguata
)
.
E
i
tenori
italiani
capaci
di
esser
Sigfrido
o
Walter
,
oggi
che
il
repertorio
moderno
impone
un
estremo
eclettismo
,
avrebbero
potuto
trovare
impiego
in
altre
parti
.
In
ogni
modo
le
cose
sono
andate
come
tutti
sanno
;
e
oggi
anche
in
città
di
provincia
italiane
è
facile
che
Wagner
si
dia
in
tedesco
,
con
artisti
tedeschi
e
in
edizioni
più
o
meno
integrali
,
ma
sempre
di
lunga
durata
.
Venuto
meno
il
compromesso
che
si
era
formato
(
stile
press
'
a
poco
tedesco
ma
voci
italiane
e
un
po
'
di
respiro
al
pubblico
)
,
alquanto
diradato
lo
stuolo
dei
«
bidelli
del
Walhalla
»
,
dei
wagneriani
intransigenti
che
si
recavano
a
teatro
con
la
loro
brava
guida
tematica
e
che
trovavano
«
troppo
corto
»
l
'
interminabile
duetto
fra
Ortruda
e
Telramondo
,
nel
Lohengrin
;
sparito
o
quasi
il
manipolo
dei
maniaci
che
giudicavano
il
poema
dei
Nibelunghi
come
la
summa
di
tutta
una
tradizione
orfico
-
teosofica
dopo
la
quale
a
poeti
e
musicisti
non
sarebbe
restato
che
il
compito
d
'
incrociar
le
braccia
e
tacere
per
sempre
;
resta
ancora
ai
drammi
wagneriani
della
Tetralogia
la
possibilità
di
trovare
in
Italia
un
pubblico
nuovo
.
È
un
pubblico
composto
,
in
parte
,
da
nemici
del
melodramma
di
tipo
nostrano
,
da
gente
che
detesta
le
stupide
parole
dei
nostri
libretti
e
le
inverosimili
,
indecifrabili
trame
che
Donizetti
e
Verdi
rivestirono
di
note
.
A
coloro
per
i
quali
la
sola
musica
è
quella
di
Bach
,
a
chi
crede
che
il
nostro
melodramma
sia
«
una
barba
»
,
Wagner
offre
uno
strano
rimedio
che
consiste
nell
'
intensificazione
degli
assurdi
lamentati
:
una
serie
di
canovacci
talmente
incomprensibili
che
non
comprendere
diventa
una
condizione
favorevole
all
'
immersione
nell
'
opera
d
'
arte
.
L
'
ascoltatore
attuale
(
italiano
)
di
Wagner
non
intende
né
le
parole
né
i
fatti
e
il
suo
godimento
è
in
proporzione
diretta
dell
'
assurdità
della
situazione
in
cui
si
vede
immerso
.
Wagner
offre
situazioni
,
musica
e
canto
allo
stato
puro
,
incandescente
:
è
antologico
perché
potreste
prenderlo
a
spizzico
e
ogni
sua
pagina
ha
sempre
valore
di
morceau
choisi
,
ma
è
anche
unitario
perché
il
suo
segno
è
uguale
dovunque
.
Per
diversi
motivi
di
fronte
a
Wagner
devono
arrendersi
tanto
i
sostenitori
dell
'
arte
come
totalità
(
che
spesso
vuol
dir
noia
)
quanto
i
fedeli
del
«
pezzo
»
,
della
scintilla
,
dell
'
ispirazione
.
Furore
e
pedantesca
lentezza
,
raptus
e
istrionica
ricerca
degli
effetti
sono
le
componenti
del
genio
wagneriano
,
un
genio
riassuntivo
che
liquida
molte
possibilità
e
chiude
per
sempre
molte
porte
.
Dopo
di
lui
i
migliori
musicisti
furono
coloro
che
lottarono
tutta
la
vita
per
«
non
fare
del
Wagner
»
,
magari
utilizzando
e
componendo
in
nuova
sintesi
qualche
suo
spicciolo
,
qualche
suo
aspetto
secondario
.
Da
Wagner
,
soprattutto
da
quello
del
Tristano
,
viene
gran
parte
del
cromatismo
della
musica
contemporanea
,
in
particolare
quello
della
musica
seriale
,
dei
dodici
suoni
in
libertà
(
o
in
nuova
servitù
)
.
Ma
Wagner
era
anche
un
inventore
di
formidabili
temi
,
un
mistico
che
tirava
al
sodo
e
applicava
a
colpo
sicuro
un
suo
particolare
montaggio
,
con
l
'
intelligenza
un
po
'
fredda
e
applicata
del
grande
uomo
di
teatro
e
del
grande
letterato
.
I
suoi
successori
più
o
meno
diretti
(
escluso
lo
Strauss
operista
,
che
un
giorno
sarà
certo
rivalutato
)
mancano
di
quel
côté
bête
in
difetto
del
quale
è
inutile
affrontare
opere
di
lunga
lena
.
Ieri
sera
abbiamo
risentito
dunque
Wagner
cantato
in
tedesco
e
nella
sua
integrità
,
diretto
da
un
maestro
come
Otto
Ackermann
che
non
è
un
astro
di
prima
grandezza
ma
possiede
l
'
autorità
necessaria
e
che
in
opere
simili
(
e
anche
nel
genere
della
musica
leggera
)
ha
sempre
dimostrato
di
sapere
il
fatto
suo
;
e
abbiamo
ascoltato
cantanti
di
valore
molto
ineguale
,
ma
tutti
in
possesso
di
un
ottimo
stile
wagneriano
.
Che
effetto
ci
farebbero
oggi
le
vecchie
esecuzioni
di
Mascheroni
e
di
Rodolfo
Ferrari
,
del
tenore
Borgatti
e
di
Teresina
Burchi
?
È
quasi
impossibile
dirlo
.
I
cantanti
italiani
sono
obbligati
,
dalla
nostra
lingua
,
ai
suoni
rotondi
,
impostati
,
all
'
intonazione
precisa
:
qualità
che
in
Wagner
,
escluso
s
'
intende
il
Lohengrin
,
sono
richieste
in
misura
secondaria
.
Wagner
stanca
terribilmente
le
ugole
italiane
;
ho
memoria
di
un
Parsifal
in
cui
tre
Gurnemanz
dovettero
cedere
le
armi
dopo
una
sola
rappresentazione
.
Wotan
e
Brunilde
parlano
e
cantano
insieme
,
nelle
nostre
opere
canto
e
recitativo
sono
regolati
da
leggi
assai
diverse
.
Martha
Moedl
(
Brunilde
)
è
come
un
motore
che
abbia
incredibili
qualità
di
ripresa
:
quando
sembra
stanca
e
si
direbbe
che
l
'
«
appoggio
»
sia
caduto
,
la
sua
impennata
si
dispiega
ancora
e
la
voce
torna
a
espandersi
quasi
in
modo
immateriale
.
È
una
grande
cantante
e
una
buona
Brunilde
,
anche
se
non
possiamo
chiederle
la
tempestosa
,
ciclonica
vocalità
di
una
Flagstad
.
Senza
troppe
finezze
ma
sonora
come
una
tromba
è
la
voce
di
Leonie
Rysanek
(
Siglinde
)
;
e
in
questa
esecuzione
Siglinde
potrebbe
essere
Brunilde
o
viceversa
.
Manca
forse
il
distacco
necessario
.
Bellissima
voce
,
fin
troppo
dolce
ha
Grace
Hoffmann
,
soddisfacente
Fricka
.
Hans
Hotter
è
un
Wotan
potente
ed
espressivo
,
di
una
resistenza
eccezionale
;
Ludwig
Weber
,
vecchia
conoscenza
,
dà
molto
carattere
alla
parte
del
bieco
Hunding
.
Meno
persuasivo
è
il
Siegmund
di
Wolfgang
Windgassen
,
che
pure
sopporta
bene
una
parte
massacrante
.
Non
tutte
egualmente
disciplinate
le
otto
Walkirie
,
signore
Mariella
Angioletti
,
Luisa
Villa
,
Elfriede
Wild
,
Veronica
Wolfram
,
Nelde
Clavel
,
Martha
Thompson
,
Hanna
Ludwig
e
,
ancora
,
Grace
Hoffmann
.
L
'
allestimento
scenico
,
i
bozzetti
e
i
figurini
sono
quelli
,
già
noti
,
di
Nicola
Benois
;
la
regia
è
di
Mario
Frigerio
,
come
sempre
misuratissimo
e
pieno
di
buon
senso
.
In
complesso
un
'
esecuzione
non
tutta
di
prim
'
ordine
,
ma
di
sicura
impronta
artistica
.
Il
pubblico
-
un
pubblico
,
naturalmente
,
da
«
tutto
esaurito
»
-
l
'
ha
applaudita
a
lungo
,
evocando
molte
volte
alla
ribalta
i
principali
interpreti
e
il
maestro
Ackermann
,
la
cui
ancor
bruna
zazzera
,
quando
si
vedeva
emergere
dal
golfo
mistico
,
non
ha
avuto
un
attimo
di
riposo
.
StampaPeriodica ,
Noi
non
siamo
di
quelli
che
credono
alla
inferiorità
cerebrale
della
donna
.
Ma
è
indiscutibile
che
il
cervello
femminile
è
qualitativamente
diverso
dal
maschile
.
La
donna
può
fare
tutto
quello
che
può
fare
l
'
intelligenza
maschile
,
ma
fino
ad
una
certa
misura
media
,
più
che
sufficiente
però
per
i
compiti
per
i
quali
la
donna
è
stata
creata
.
I
migliori
e
più
obiettivi
psicologi
ammettono
che
molto
di
rado
la
donna
è
capace
di
assurgere
alla
celebrità
in
quei
campi
del
pensiero
che
richiedono
potenza
di
pensiero
astratto
e
di
senso
di
proporzioni
od
invenzione
originale
.
Tali
sono
le
arti
creative
ed
astratte
,
come
la
composizione
musicale
e
l
'
architettura
,
le
scienze
,
la
filosofia
,
la
storia
,
il
diritto
.
Su
150
donne
celebri
nella
storia
del
pensiero
,
raccolte
e
studiate
dal
Pieraccini
dal
XII
al
XIX
secolo
in
Italia
,
solo
undici
donne
figurano
come
celebri
nel
campo
di
tali
discipline
creative
ed
astratte
.
Più
frequente
è
il
numero
delle
donne
celebri
nel
campo
della
pittura
,
della
poesia
,
dell
'
arte
narrativa
:
ma
in
27
su
48
pittrici
celebri
esisteva
una
ereditarietà
diretta
,
cioè
esse
erano
figlie
di
artisti
.
È
pur
interessante
ricordare
che
la
più
grande
scrittrice
italiana
dal
XII
al
XIX
secolo
è
una
Santa
,
S
.
Caterina
da
Siena
;
e
la
più
grande
pittrice
nel
secolo
d
'
oro
della
pittura
,
il
'400
,
è
pure
una
Beata
,
la
Beata
Caterina
da
Bologna
.
Sembra
dunque
che
una
fortuna
ereditaria
speciale
od
una
grazia
divina
siano
necessarie
per
la
creazione
di
vere
donne
di
genio
!
Ma
ciò
non
attenua
affatto
il
valore
dell
'
intelligenza
femminile
:
in
questa
esistono
qualità
che
sono
tesori
incalcolabili
per
la
grandezza
di
una
Nazione
e
di
una
razza
nazionale
:
queste
qualità
sono
la
grande
facilità
di
assimilazione
,
la
potenza
dell
'
intuizione
,
che
spesso
giunge
ad
una
divinazione
del
vero
,
e
poi
l
'
ordine
mentale
,
la
precisione
,
la
pazienza
,
la
minuziosità
:
qualità
queste
che
noi
vediamo
brillare
nelle
donne
veramente
superiori
,
e
caratterizzare
anche
le
donne
di
certe
razze
umane
civili
,
per
esempio
la
germanica
:
qualità
di
precisione
,
di
ordine
,
di
disciplina
mentale
,
di
intuizione
pratica
,
che
mancano
spesso
,
precisamente
,
proprio
nell
'
uomo
di
genio
,
per
cui
questi
avrebbe
sempre
bisogno
di
avere
a
fianco
un
'
intelligenza
femminile
,
soprattutto
ben
coltivata
,
per
completare
ed
arricchire
la
sua
organizzazione
psichica
eccezionale
.
È
noto
che
quando
mancano
queste
qualità
di
precisione
,
di
ordine
,
di
disciplina
e
di
intuizione
pratica
,
in
una
donna
che
deve
governare
una
famiglia
,
questa
famiglia
va
incontro
facilmente
a
squilibri
economici
e
morali
,
logorata
dalla
piaga
dell
'
arrangiamento
e
dell
'
anarchia
spirituale
...
Ed
ora
noi
possiamo
tirare
le
fila
di
tutto
quanto
abbiamo
detto
sulle
caratteristiche
della
femminilità
,
e
possiamo
facilmente
comprendere
come
la
cultura
della
donna
non
può
che
essere
adattata
a
tali
caratteristiche
sessuali
,
e
non
può
in
nessun
modo
essere
pari
alla
cultura
maschile
.
Non
solo
si
oppone
a
ciò
il
grande
principio
della
divisione
del
lavoro
tra
uomo
e
donna
,
e
della
necessità
,
oggi
più
che
mai
proclamata
e
sancita
nella
nostra
nuova
legislazione
scolastica
,
che
ogni
cittadino
,
uomo
o
donna
,
sia
razionalmente
orientato
verso
la
carriera
ed
il
tipo
di
lavoro
i
più
confacenti
alle
sue
attitudini
motorie
e
psichiche
.
Ma
al
pareggiamento
delle
due
culture
,
maschile
e
femminile
,
si
oppone
un
altro
grande
principio
:
quello
che
una
cultura
fisica
o
morale
od
intellettuale
che
pareggi
la
donna
all
'
uomo
e
metta
in
non
cale
i
requisiti
specifici
della
femminilità
,
finisce
con
l
'
alterare
questa
femminilità
,
ora
atrofizzandone
i
lati
più
necessari
alle
funzioni
di
sposa
e
di
madre
e
di
collaboratrice
tenera
e
comprensiva
del
lavoro
dell
'
uomo
,
ora
deformandola
in
senso
maschile
,
così
dal
lato
fisico
come
dal
lato
psichico
.
Io
ritengo
giunto
il
momento
che
sia
senz
'
altro
modificato
profondamente
l
'
attuale
ordinamento
della
Istruzione
superiore
,
limitando
alla
donna
quelle
professioni
liberali
per
le
quali
sappiamo
che
il
cervello
femminile
non
è
per
natura
sufficientemente
preparato
:
come
sono
le
carriere
delle
scienze
,
delle
matematiche
,
della
filosofia
,
della
storia
,
dell
'
ingegneria
,
dell
'
architettura
.
Io
vorrei
vedere
sorgere
una
Facoltà
Universitaria
femminile
,
nella
quale
una
donna
possa
approfondire
le
proprie
conoscenze
ed
addottorarsi
in
quella
che
possiamo
chiamare
scienza
della
donna
,
del
fanciullo
,
della
casa
e
dei
lavori
femminili
.
In
questa
Facoltà
i
programmi
dovrebbero
consistere
in
almeno
un
biennio
di
studi
in
biologia
,
psicologia
,
igiene
della
donna
;
biologia
,
psicologia
e
igiene
del
fanciullo
;
pedagogia
intellettuale
e
morale
;
ed
in
un
secondo
biennio
di
studi
,
che
riguardino
l
amministrazione
della
casa
,
l
'
ornamentazione
della
casa
,
e
tutta
la
tecnica
orientativa
e
direttiva
dei
vari
lavori
femminili
domestici
ed
extradomestici
;
infine
la
tecnica
scientifica
dell
'
assistenza
igienica
e
sociale
in
genere
di
chi
soffre
e
lavora
(
profilassi
,
vigilanza
dei
lavoratori
e
lavoratrici
,
assistenza
degli
in
-
fermi
)
...
Concluderò
che
la
cultura
femminile
da
me
proposta
mira
a
dare
un
ideale
vero
e
concreto
e
produttivo
alla
donna
di
oggi
,
un
ideale
che
non
sia
soltanto
quello
legato
ai
fini
della
sessualità
...
StampaQuotidiana ,
Nuova
York
-
Pochi
Paesi
al
mondo
destano
nell
'
animo
del
viaggiatore
che
non
sia
disposto
ad
una
paziente
comprensione
reazioni
così
vive
e
talvolta
così
ostili
come
gli
Stati
Uniti
.
Specialmente
coloro
che
arrivano
in
America
da
Paesi
di
antica
cultura
umanistica
,
come
per
esempio
la
Francia
o
l
'
Italia
,
sono
portati
a
fornire
un
giudizio
sbrigativo
ed
avverso
.
A
prima
vista
questo
sembra
contraddittorio
:
non
sono
forse
gli
Stati
Uniti
una
Nazione
di
civiltà
occidentale
,
non
è
forse
la
civiltà
degli
Stati
Uniti
erede
legittima
del
razionalismo
settecentesco
inglese
e
francese
?
Perché
dunque
tanti
visitatori
non
riconoscono
in
questo
Paese
nulla
di
familiare
e
provano
quasi
una
specie
di
repulsione
e
di
nausea
,
un
po
'
come
il
viaggiatore
che
trovandosi
per
la
prima
volta
in
mare
scopra
con
sgomento
di
non
essere
in
grado
di
sopportare
il
movimento
delle
onde
?
Secondo
noi
la
spiegazione
va
ricercata
in
un
carattere
psicologico
comune
a
tutti
gli
uomini
;
i
quali
si
sentono
a
loro
agio
con
il
passato
ma
non
altrettanto
con
il
futuro
.
E
mentre
possono
considerare
le
cose
passate
come
superate
e
risolte
,
hanno
paura
di
quelle
avvenire
,
nuove
,
ignote
,
non
ancora
sperimentate
.
Tra
le
Nazioni
il
passato
è
rappresentato
da
tutti
quei
Paesi
che
oggi
,
con
eufemismo
,
sono
chiamati
aree
depresse
.
Fate
per
esempio
un
viaggio
in
Siria
,
alla
vetusta
città
di
Aleppo
e
passerete
con
poche
ore
di
aeroplano
dal
secolo
ventesimo
al
dodicesimo
.
Ad
Aleppo
,
tuttavia
,
pur
invocando
le
comodità
della
civiltà
moderna
e
lamentando
il
pittoresco
e
medievale
modo
di
vita
,
vi
sentirete
sicuri
e
persino
aggressivi
,
avvertirete
che
nulla
di
nuovo
e
di
sconcertante
si
cela
dietro
il
cosiddetto
mistero
d
'
oriente
.
Spiccate
invece
il
volo
nella
direzione
opposta
,
attraversate
l
'
Atlantico
,
passate
in
poche
ore
da
una
vecchia
città
d
'
Europa
alle
torri
babilonesi
di
Nuova
York
e
sentirete
subito
con
inquietudine
che
,
nonostante
tutte
le
meravigliose
comodità
e
facilità
della
vita
americana
,
qui
è
l
'
ignoto
,
il
non
ancora
sperimentato
,
l
'
imprevedibile
,
insomma
il
futuro
.
Ora
il
futuro
gli
uomini
amano
sognarlo
,
vago
e
promettente
,
abbellito
dai
rosei
vapori
della
speranza
.
Ma
non
amano
affatto
vederselo
torreggiare
davanti
in
forma
di
città
di
acciaio
e
di
cemento
o
nell
'
aspetto
di
una
società
potente
e
perfettamente
funzionante
.
Donde
la
nausea
che
si
è
detto
,
quello
che
chiamerei
il
mal
d
'
America
,
non
tanto
diverso
dal
mal
di
montagna
o
dal
mal
di
mare
.
Perché
gli
Stati
Uniti
sono
il
Paese
del
futuro
,
o
meglio
il
Paese
in
cui
certi
aspetti
del
futuro
sono
già
presenti
?
In
un
libro
recente
intitolato
appunto
:
Il
futuro
è
già
cominciato
gli
Stati
Uniti
sono
descritti
come
il
Paese
del
futuro
a
causa
dell
'
applicazione
qui
più
ardita
che
altrove
dei
principi
della
fisica
elettronica
e
del
macchinismo
automatico
.
Ma
questo
non
è
ancora
il
futuro
,
se
è
vero
,
come
è
vero
,
che
in
questo
mondo
tutto
dipende
dall
'
uomo
e
soltanto
dall
'
uomo
.
Le
macchine
,
anche
le
più
complicate
,
possono
essere
adoperate
da
uomini
di
mentalità
tutt
'
altro
che
avveniristica
,
per
esempio
dagli
Asiatici
.
Secondo
noi
,
gli
Stati
Uniti
sono
il
Paese
del
futuro
non
tanto
perché
più
di
qualsiasi
altra
Nazione
al
mondo
fanno
dipendere
l
'
andamento
della
vita
pratica
dall
'
uso
delle
macchine
quanto
perché
quest
'
uso
determina
ormai
in
larghissima
misura
il
comportamento
sociale
intellettuale
e
morale
degli
Americani
.
In
altri
termini
la
macchina
e
tutto
ciò
che
serve
a
produrre
la
macchina
e
tutto
ciò
che
la
macchina
produce
corrispondono
agli
Stati
Uniti
a
quello
che
è
l
'
ambiente
fisico
in
altri
Paesi
.
Un
Europeo
e
ancor
più
un
Asiatico
saranno
determinati
nella
loro
psicologia
da
modi
di
vita
rurali
e
artigiani
che
in
sostanza
poco
differiscono
da
quelli
del
passato
;
agli
Stati
Uniti
invece
questa
determinazione
viene
dalla
macchina
;
e
basta
guardare
dall
'
alto
di
un
grattacielo
ad
una
strada
qualsiasi
,
percorsa
da
migliaia
di
automobili
,
o
attraversare
in
un
sobborgo
il
caos
degli
altiforni
,
dei
capannoni
,
dei
silos
,
dei
serbatoi
e
dei
macchinari
più
diversi
per
rendersi
conto
di
questo
fatto
.
Privi
del
tutto
di
residui
di
civiltà
artigiane
e
medievali
,
gli
Stati
Uniti
esordiscono
come
Nazione
con
la
rivoluzione
industriale
del
secolo
scorso
.
Si
deve
così
considerare
il
passato
settecentesco
ed
ottocentesco
dell
'
America
come
il
prologo
fumoso
e
turbolento
della
presente
scintillante
e
tersa
civiltà
meccanica
.
In
principio
ci
fu
il
verbo
,
come
sempre
,
ossia
la
concezione
puritana
della
vita
;
poi
vennero
le
macchine
e
il
verbo
si
fece
carne
,
ossia
le
macchine
si
rivelarono
meravigliosamente
adatte
alle
primitive
concezioni
dei
padri
della
Nazione
.
Il
razionalismo
utilitario
era
infatti
all
'
origine
stessa
della
macchina
intesa
come
mezzo
di
produzione
in
serie
e
di
profitto
moltiplicato
;
il
puritanesimo
,
strano
a
dirsi
,
agiva
sulle
coscienze
,
nel
campo
psicologico
,
allo
stesso
modo
della
macchina
nel
campo
della
produzione
,
eliminando
cioè
spietatamente
nella
persona
umana
tutto
ciò
che
non
era
utile
ad
una
ideale
società
fondata
appunto
sull
'
efficienza
produttiva
.
Tutto
questo
però
avvenne
in
maniera
provvidenziale
,
ossia
involontaria
.
I
Puritani
del
New
England
sarebbero
oggi
certo
assai
sorpresi
dal
carattere
tecnocratico
e
macchinistico
della
civiltà
agli
Stati
Uniti
.
Eppure
questa
civiltà
deve
a
loro
il
suo
primo
impulso
.
Ci
fu
un
tempo
ormai
lontano
in
cui
la
macchina
ancora
ai
suoi
albori
imitava
l
'
uomo
e
l
'
animale
.
Le
prime
macchine
non
erano
che
prolungamenti
e
trasformazioni
dell
'
energia
animale
ed
umana
,
riproducendone
con
i
loro
congegni
il
sistema
muscolare
o
nervoso
o
digestivo
.
Oggi
si
assiste
al
fenomeno
inverso
,
in
tutto
il
mondo
ma
soprattutto
agli
Stati
Uniti
:
l
'
uomo
tende
ad
imitare
la
macchina
.
Non
vorremmo
con
questo
suggerire
l
'
idea
di
una
Nazione
di
automi
;
l
'
uomo
imita
la
macchina
non
tanto
diventando
macchina
lui
stesso
quanto
disfacendosi
,
nei
propri
rapporti
con
la
realtà
e
con
se
stesso
,
di
tutto
ciò
che
non
sia
direttamente
utile
,
pratico
e
razionale
.
Procedendo
dall
'
individuo
alla
società
,
noi
vediamo
oggi
agli
Stati
Uniti
un
'
uniforme
tendenza
a
trasformare
l
'
uomo
in
mezzo
di
produzione
al
servizio
della
macchina
più
vasta
di
una
società
tutta
dedicata
anch
'
essa
alla
produzione
.
Questo
avviene
oltre
che
per
l
'
influenza
dell
'
ambiente
meccanico
di
cui
si
è
già
detto
,
anche
per
necessità
.
Una
civiltà
macchinistica
è
infatti
una
civiltà
di
produzione
e
di
consumazione
in
serie
;
e
la
macchina
richiede
da
un
lato
una
produzione
appunto
uniforme
,
razionalizzata
,
semplificata
e
dall
'
altro
una
massa
di
consumatori
che
si
sia
disfatta
dei
gusti
e
delle
inclinazioni
individuali
,
che
si
sia
anch
'
essa
razionalizzata
e
automatizzata
.
Così
la
macchina
determina
con
la
produzione
in
serie
la
consumazione
in
serie
e
viceversa
,
all
'
infinito
.
È
la
società
che
produce
e
consuma
in
serie
tende
per
forza
di
cose
a
rassomigliare
sempre
più
ad
una
macchina
.
Si
giunge
così
all
'
aspetto
più
vistoso
e
più
sconcertante
dell
'
imitazione
della
macchina
da
parte
della
civiltà
americana
:
la
società
.
Agli
Stati
Uniti
la
società
quale
la
si
può
osservare
nelle
grandi
città
è
una
eccellente
imitazione
di
una
macchina
;
ed
è
una
macchina
per
giunta
i
cui
congegni
sono
oltremodo
visibili
e
riconoscibili
,
un
po
'
come
quelli
dei
motori
d
'
aeroplano
spaccati
a
bella
posta
per
motivi
pubblicitari
nelle
vetrine
delle
società
di
navigazione
aerea
.
Questa
macchina
sociale
,
fatta
per
produrre
e
consumare
in
serie
,
è
la
prima
cosa
in
cui
si
imbatte
il
viaggiatore
al
suo
arrivo
agli
Stati
Uniti
;
e
non
ha
ancora
avuto
il
tempo
di
rifiatare
che
già
la
macchina
l
'
ha
afferrato
e
sbattuto
nelle
sue
spirali
,
in
un
torrente
di
richieste
ed
esigenze
sociali
e
produttive
,
come
tutti
gli
altri
cittadini
di
questo
Paese
.
Si
tratta
di
una
macchina
meravigliosamente
potente
,
efficiente
ed
utilitaria
,
in
cui
sembrano
diventare
realtà
,
per
virtù
del
capitalismo
industriale
,
le
utopie
più
ardite
dei
novatori
comunisti
;
una
macchina
per
tutto
dire
in
cui
l
'
individuo
vale
per
quanto
produce
e
consuma
e
per
nessun
altro
motivo
.
Questa
macchina
non
soltanto
produce
ciò
che
è
necessario
alla
vita
pratica
,
dai
cibi
ai
trasporti
,
dai
servizi
pubblici
ai
vestiti
,
ma
anche
provvede
a
soddisfare
i
bisogni
intellettuali
e
ricreativi
delle
masse
.
Parafrasando
una
nota
definizione
di
Le
Corbusier
,
si
può
affermare
che
in
America
,
oltre
alle
macchine
che
producono
beni
di
consumo
,
ve
ne
sono
altre
più
insolite
,
macchine
per
leggere
,
per
esempio
,
oppure
macchine
per
divertirsi
.
Che
sono
infatti
se
non
macchine
le
riviste
per
le
masse
a
tirature
di
milioni
e
milioni
di
copie
,
in
cui
la
materia
è
stata
manipolata
in
vista
di
una
facile
e
quasi
insensibile
digestione
e
in
cui
non
c
'
è
parola
o
frase
che
non
sia
il
risultato
di
una
operazione
mentale
del
tutto
meccanica
;
o
i
film
confezionati
nella
stessa
maniera
,
con
ricette
e
trovate
ed
effetti
anch
'
essi
tutti
automatici
e
utilitari
?
La
macchina
trasforma
in
macchine
gli
uomini
per
sostentarli
e
farli
vivere
.
E
a
loro
volta
gli
uomini
si
trasformano
in
parti
di
macchina
per
far
funzionare
questa
macchina
che
li
fa
vivere
.
Tutte
le
società
in
fondo
sono
delle
macchine
.
Macchina
è
il
convento
,
macchina
l
'
esercito
,
macchina
il
castello
feudale
,
macchina
la
corte
rinascimentale
,
macchina
il
salotto
ottocentesco
.
Ad
un
certo
grado
di
efficienza
collettiva
ogni
società
tende
fatalmente
a
rassomigliare
ad
una
macchina
.
Ma
la
grande
novità
dell
'
America
è
proprio
questa
:
le
macchine
sociali
sopra
elencate
avevano
tutte
uno
scopo
fuori
e
al
disopra
di
esse
;
un
ideale
umano
o
una
concezione
metafisica
;
queste
macchine
,
insomma
,
erano
mezzi
per
raggiungere
un
certo
fine
che
le
trascendeva
;
per
la
prima
volta
abbiamo
invece
il
caso
di
una
macchina
sociale
,
certo
la
più
potente
ed
efficiente
che
sia
mai
esistita
,
la
quale
sembra
essere
fine
a
se
stessa
.
La
macchina
sociale
americana
come
abbiamo
detto
è
infatti
una
macchina
per
la
produzione
in
serie
e
come
tale
produce
per
consumare
e
consuma
per
produrre
.
Il
materialismo
americano
,
tante
volte
deprecato
,
deriva
così
non
tanto
dall
'
individuo
che
è
qui
disinteressato
come
e
più
che
altrove
,
quanto
dal
carattere
unicamente
produttivo
della
società
.
Forse
questo
materialismo
deriva
dalla
semplice
sostituzione
di
una
parola
con
un
'
altra
:
creazione
con
produzione
.
Comunque
sia
,
là
dove
tutto
è
inteso
in
senso
di
produzione
,
è
difficile
che
la
vita
affermi
i
suoi
diritti
creativi
al
tempo
stesso
irrazionali
e
ideali
.
Di
questa
macchina
che
non
sembra
avere
uno
scopo
,
che
sembra
essere
fine
a
se
stessa
,
gli
Americani
,
però
,
sono
acutamente
consapevoli
;
e
si
può
dire
che
tutta
l
'
immensa
letteratura
sociale
e
parasociale
di
questo
Paese
,
tutte
le
conversazioni
private
vertano
sullo
stesso
argomento
:
come
fare
per
dare
uno
scopo
alla
macchina
sociale
,
per
trasformarla
da
fine
in
mezzo
.
E
più
modestamente
:
a
che
cosa
dedicare
le
ore
di
ozio
che
il
macchinismo
consente
e
consentirà
in
misura
sempre
maggiore
.
Ai
prodotti
meccanici
delle
varie
macchine
per
divertirsi
,
leggere
,
riflettere
,
istruirsi
?
Ma
in
tal
caso
non
si
resterebbe
dentro
la
macchina
,
senza
possibilità
di
ricongiungersi
con
la
vita
più
profonda
degli
istinti
e
della
natura
?
È
giunto
,
però
,
il
momento
di
avvertire
che
questa
macchina
produttiva
così
esigente
è
alimentata
dall
'
energia
emotiva
e
morale
di
uno
dei
popoli
più
vitali
e
più
giovani
che
ci
siano
oggi
al
mondo
.
Il
visitatore
,
agli
Stati
Uniti
,
è
colpito
dall
'
enorme
vitalità
della
Nazione
e
dallo
spreco
immenso
che
si
fa
di
questa
vitalità
per
scopi
che
sembrano
inadeguati
ed
effimeri
.
In
maniera
contraddittoria
,
l
'
America
dedica
al
ciclo
produzione
-
consumazione
forze
ideali
ingenti
e
intatte
che
in
altri
Paesi
sembrano
essere
molto
più
povere
o
minate
dalla
stanchezza
e
dalla
sfiducia
.
Questa
contraddizione
si
risolverà
forse
in
un
capovolgimento
della
situazione
attuale
,
le
forze
ideali
che
Stati
Uniti
1955
oggi
alimentano
passivamente
la
macchina
produttiva
finalmente
la
sottometteranno
e
la
trasformeranno
da
fine
a
mezzo
.
Per
questo
,
come
abbiamo
detto
in
principio
,
gli
Stati
Uniti
potranno
forse
essere
il
Paese
del
futuro
;
perché
hanno
spinto
alle
estreme
conseguenze
il
problema
massimo
della
civiltà
moderna
e
al
tempo
stesso
sembrano
possedere
energia
sufficiente
per
fornirne
domani
la
soluzione
.
StampaQuotidiana ,
Il
signor
X
,
viaggiatore
negli
Stati
Uniti
e
poeta
illustre
al
suo
paese
,
si
sveglia
molto
presto
nel
suo
albergo
a
Central
Park
,
a
Nuova
York
,
perché
in
America
,
contrariamente
all
'
Europa
,
le
camere
non
hanno
scuri
né
persiane
bensì
soltanto
leggere
veneziane
di
materia
plastica
che
lasciano
entrare
la
luce
a
torrenti
.
Il
signor
X
cerca
di
riaddormentarsi
,
ma
non
ci
riesce
.
Finalmente
va
alla
finestra
,
tira
su
la
veneziana
e
guarda
dall
'
alto
del
trentesimo
piano
alle
verdi
ondate
primaverili
di
Central
Park
che
sembrano
infrangersi
senza
rumore
contro
la
bianca
scogliera
dei
grattacieli
allineati
sulla
quinta
Avenue
.
È
mattina
presto
,
il
cielo
,
dietro
le
torri
dei
grattacieli
,
è
ancor
rosa
,
si
pensa
ad
un
'
aurora
tra
i
picchi
di
alte
montagne
.
"
Magnifica
città
"
,
borbotta
tra
sé
e
sé
il
signor
X
,
"
ma
perché
non
si
dorme
?
"
Il
signor
X
va
nel
bagno
,
si
spoglia
,
si
sottomette
alla
doccia
.
Santi
numi
:
questa
non
è
una
doccia
,
ma
un
furioso
getto
di
spilli
.
"
Ecco
la
differenza
tra
l
'
Europa
e
l
'
America
"
,
pensa
il
signor
X
,
"
in
Europa
la
doccia
è
uno
stillicidio
che
appena
accarezza
.
In
America
è
una
frusta
che
percuote
"
.
Contento
del
suo
paragone
,
il
signor
X
si
veste
lentamente
così
che
un
'
ora
e
più
passa
prima
che
il
telefono
squilli
e
la
voce
disumana
di
una
telefonista
(
sarà
bella
o
brutta
,
bionda
o
bruna
,
vecchia
o
giovane
?
Oppure
sarà
una
piccola
macchina
con
molte
ruote
dentate
e
la
voce
di
donna
?
)
l
'
avverta
che
sono
le
otto
e
mezzo
:
sveglia
.
Il
signor
X
si
precipita
fuori
della
stanza
,
corre
agli
ascensori
e
discende
a
pian
terreno
in
una
cabina
blindata
e
comandata
elettronicamente
,
piena
di
omaccioni
sbarbati
che
ostentano
sui
petti
delle
camicie
insolite
,
cravatte
ornate
di
stelle
,
di
soli
,
di
punti
interrogativi
,
di
cani
e
di
alberi
.
Il
signor
X
acquista
,
al
passaggio
per
l
'
atrio
,
il
giornale
del
mattino
(
titolo
su
sei
colonne
:
famiglia
massacrata
nel
sonno
;
il
bambino
fatto
a
pezzi
e
messo
nella
ghiacciaia
)
e
quindi
scende
sottoterra
,
al
ristorante
,
per
la
colazione
del
mattino
.
Gli
viene
portato
il
solito
pasto
sostanzioso
composto
di
succo
d
'
arancia
,
uova
,
lardo
,
salsicce
,
burro
,
marmellata
e
caffè
;
il
signor
X
porta
alle
labbra
il
bicchiere
e
quindi
rimane
a
bocca
aperta
:
su
una
pagina
del
giornale
campeggia
la
sua
fotografia
scattata
appena
due
giorni
fa
,
all
'
arrivo
del
piroscafo
.
"
Sono
dunque
davvero
a
Nuova
York
"
,
pensa
il
signor
X
,
non
senza
compiacimento
.
Sì
,
è
a
Nuova
York
;
e
Nuova
York
,
di
lì
a
qualche
minuto
,
lo
chiama
,
anzi
lo
esige
per
la
voce
di
un
cameriere
che
gira
fra
i
tavoli
gridando
il
suo
nome
.
Il
signor
X
pianta
in
asso
la
colazione
e
si
precipita
fuori
dell
'
albergo
.
Un
giovanotto
dall
'
aria
sportiva
si
presenta
,
gli
stringe
la
mano
,
lo
fa
salire
in
una
macchina
.
Vengono
attraversate
alcune
Avenue
e
un
numero
non
precisato
di
strade
,
la
macchina
si
ferma
sotto
uno
dei
tanti
grattacieli
,
sulla
porta
si
veggono
le
sigle
dorate
di
una
società
di
televisione
.
Ascensore
,
corridoi
,
porte
e
porte
,
ecco
il
solito
ufficio
americano
,
con
i
bidoni
d
'
acqua
da
bere
,
le
scrivanie
di
metallo
,
le
tante
segretarie
tutte
graziose
e
tutte
simili
l
'
una
all
'
altra
.
Il
signor
X
è
introdotto
direttamente
nel
teatro
di
posa
della
televisione
,
le
macchine
sono
pronte
,
gli
operatori
in
maniche
di
camicia
chiacchierano
aspettando
il
momento
dell
'
azione
.
Il
signor
X
viene
fatto
sedere
in
un
angolino
borghesemente
arredato
con
un
divanetto
,
un
tavolino
e
un
vaso
di
fiori
sul
tavolino
.
Un
ometto
anzianotto
,
dalla
faccia
smaltata
di
cerone
,
si
presenta
sorridendo
al
signor
X
e
gli
siede
accanto
sul
divano
.
Ha
in
mano
alcuni
fogli
sui
quali
sono
già
scritte
le
domande
che
rivolgerà
al
signor
X
.
Silenzio
.
I
riflettori
convergono
sull
'
ometto
dal
cerone
.
Costui
adesso
ha
un
piatto
davanti
a
sé
,
sul
tavolino
,
e
sul
piatto
c
'
è
un
pezzo
di
formaggio
.
L
'
ometto
taglia
una
fetta
di
formaggio
,
la
prende
tra
due
dita
,
la
morde
,
mastica
ghiottamente
e
quindi
con
voce
sonora
:
"
Signore
e
signori
,
questo
è
il
formaggio
per
voi
,
il
formaggio
Smith
,
il
solo
formaggio
senza
calorie
,
ricordatevi
:
formaggio
Smith
.
"
La
macchina
da
presa
si
abbassa
sul
piatto
inquadrando
il
formaggio
,
quindi
si
rialza
e
il
formaggio
viene
sostituito
con
un
bicchiere
e
un
fiasco
di
vino
.
L
'
ometto
dal
cerone
si
versa
un
bicchiere
di
vino
,
lo
sorseggia
e
quindi
esclama
:
"
Ora
un
buon
bicchiere
di
vino
.
Ma
vino
Jones
,
ricordate
:
vino
Jones
.
"
L
'
ometto
fa
piroettare
il
fiasco
sotto
i
riflettori
;
finalmente
si
sdraia
voluttuosamente
sul
divano
,
accende
un
lungo
sigaro
biondo
:
"
E
questo
sigaro
è
un
ottimo
,
eccellente
sigaro
Paloma
.
Ricordate
:
sigaro
Paloma
.
"
Quindi
senza
alcuna
transizione
:
"
Ora
passando
ad
altro
argomento
,
vi
presento
il
signor
X
,
poeta
celebre
,
arrivato
fresco
fresco
dall
'
Europa
avant
'
ieri
.
Come
state
signor
X
?
"
Il
signor
X
,
sbalordito
da
tanto
rapido
passaggio
dal
formaggio
,
dal
vino
e
dal
sigaro
alla
sua
poesia
,
riesce
tuttavia
a
balbettare
in
cattivo
inglese
che
sta
bene
.
L
'
ometto
gli
sorride
benevolmente
;
dietro
i
riflettori
anche
i
macchinisti
sorridono
,
ma
il
signor
X
ha
l
'
impressione
che
questi
ultimi
sorridano
con
qualche
malignità
.
Comunque
la
trasmissione
è
presto
fatta
:
sei
minuti
in
tutto
.
Il
signor
X
ha
appena
il
tempo
di
accennare
alla
probabile
parentela
della
sua
poesia
con
quella
di
Eliot
,
alla
stima
in
cui
tiene
poeti
come
Auden
e
Dylan
Thomas
,
che
i
riflettori
già
si
allontanano
e
l
'
ometto
con
un
gesto
della
mano
gli
taglia
la
parola
in
bocca
.
Il
signor
X
si
ritrova
di
nuovo
nella
strada
,
anche
questa
volta
,
però
,
c
'
è
un
giovanotto
zelante
che
si
presenta
,
lo
fa
salire
in
macchina
e
lo
trasporta
ad
altro
grattacielo
,
in
altra
strada
.
Il
signor
X
,
dopo
il
solito
ascensore
e
i
soliti
corridoi
,
è
introdotto
in
una
grande
sala
piena
di
seggiole
,
del
tutto
vuota
.
In
terra
c
'
è
uno
scatolone
irto
di
fili
,
davanti
al
signor
X
c
'
è
un
microfono
.
Il
signor
X
,
adesso
,
deve
recitare
meglio
che
può
alcune
sue
poesie
affinché
siano
registrate
su
un
disco
che
poi
verrà
messo
in
vendita
in
tutti
gli
Stati
Uniti
.
Il
signor
X
recita
dunque
quelle
sue
poesie
che
compose
in
vari
anni
,
nella
pace
malinconica
di
una
lontana
città
d
'
Europa
.
Le
recita
mettendoci
tutto
il
sentimento
che
può
,
più
un
altro
sentimento
affatto
nuovo
per
lui
,
quasi
di
sgomento
:
possibile
che
la
poesia
debba
diventare
un
affare
così
meccanico
,
attraverso
fotografie
di
giornali
,
schermi
televisivi
,
radio
e
dischi
di
grammofono
?
Finita
la
registrazione
,
il
signor
X
si
precipita
fuori
del
grattacielo
,
acchiappa
a
volo
un
taxi
e
corre
attraverso
le
affollate
strade
di
Nuova
York
all
'
ufficio
del
suo
editore
americano
,
in
bassa
città
,
come
si
dice
,
ossia
"
down
town
"
.
Ecco
la
quinta
Avenue
piena
di
passanti
frettolosi
che
corrono
nel
sole
già
caldo
,
ecco
le
torri
ferrigne
del
Rockefeller
Center
,
ecco
gli
alberi
verdi
di
Washington
Square
.
Il
signor
X
vuol
vedere
l
'
editore
che
gli
ha
pubblicato
un
libro
di
saggi
sulla
poesia
moderna
:
non
gli
dispiacerebbe
sapere
se
il
volume
si
è
venduto
.
In
cima
a
un
grattacielo
in
stile
assiro
-
babilonese
,
al
decimo
piano
,
il
signor
X
sbattuto
fuori
dell
'
ascensore
,
rotola
da
una
segretaria
all
'
altra
fino
alla
stanza
dell
'
editore
,
il
quale
lo
accoglie
a
braccia
aperte
.
Come
sono
cordiali
gli
Americani
:
dopo
quattro
minuti
il
signor
X
si
sente
chiamare
per
nome
e
si
sente
proporre
di
chiamare
a
sua
volta
per
nome
l
'
editore
,
James
,
soltanto
James
,
anzi
Jim
.
La
visita
del
resto
è
breve
perché
l
'
editore
è
molto
indaffarato
e
interrompe
spesso
la
conversazione
sia
per
rispondere
ad
una
delle
sue
numerose
segretarie
,
sia
per
parlare
in
una
macchinetta
di
ebanite
che
sta
sullo
scrittoio
,
sia
per
discorrere
a
lungo
ad
uno
dei
suoi
due
o
tre
telefoni
.
Il
signor
X
apprende
nel
frattempo
che
il
libro
si
vende
bene
;
e
che
quello
stesso
giorno
egli
dovrà
lasciarsi
intervistare
da
tre
o
quattro
giornalisti
,
far
colazione
con
due
o
tre
critici
,
intervenire
ad
un
cocktail
che
l
'
editore
offrirà
in
suo
onore
e
finalmente
partecipare
ad
una
discussione
pubblica
in
presenza
di
un
centinaio
di
persone
affiliate
all
'
associazione
potente
degli
Amici
della
Poesia
.
Lasciato
l
'
editore
,
al
signor
X
non
resta
dunque
che
correre
al
ristorante
dove
l
'
aspettano
i
critici
.
È
naturalmente
un
ristorante
italiano
e
naturalmente
il
ristorante
è
quasi
al
buio
,
perché
gli
Americani
amano
mangiare
al
buio
,
come
se
si
trattasse
di
una
faccenda
molto
intima
.
Nel
ristorante
,
al
solito
,
c
'
è
grandissima
folla
e
gli
avventori
aspettano
pazientemente
,
con
pazienza
tutta
americana
,
due
per
due
,
su
per
la
scala
,
che
un
tavolo
si
liberi
.
Finalmente
dopo
un
'
attesa
di
venti
minuti
,
un
tavolo
si
sgombera
e
il
signor
X
e
i
suoi
tre
critici
,
più
una
ragazza
che
egli
non
sa
chi
sia
,
più
un
giovanotto
che
sembra
accompagnare
la
ragazza
,
più
una
vecchia
signora
che
pare
conoscere
tutti
quanti
seggono
e
consumano
una
breve
colazione
a
base
di
grandi
foglie
di
lattuga
e
di
polpa
di
granchi
tritata
fine
e
condita
di
salsa
piccante
.
Il
signor
X
,
rianimato
dal
cibo
,
svolge
una
conversazione
brillante
,
o
almeno
così
gli
pare
,
rispondendo
alle
numerose
domande
dei
critici
e
degli
altri
tre
;
ma
sul
più
bello
,
quando
comincia
a
scaldarsi
,
il
pasto
finisce
e
tutti
quanti
,
dopo
avergli
dichiarato
che
sono
stati
addirittura
deliziati
dall
'
averlo
conosciuto
,
si
eclissano
rapidamente
.
Il
signor
X
si
ritrova
solo
e
deluso
,
sul
marciapiede
della
quinta
Avenue
,
tra
la
folla
delle
segretarie
che
,
poverette
,
corrono
agli
uffici
dopo
aver
mangiato
il
quotidiano
sandwich
a
tre
piani
negli
economici
"
drug
stores
"
.
È
un
brutto
momento
per
il
signor
X
,
come
è
sempre
un
brutto
momento
a
Nuova
York
quando
ci
si
ritrova
soli
,
perché
la
solitudine
in
America
non
fa
parte
della
vita
dell
'
uomo
e
piomba
addosso
improvvisa
come
un
vaso
di
fiori
che
caschi
sulla
testa
da
una
finestra
.
Il
signor
X
tuttavia
si
rincuora
guardando
al
proprio
libretto
degli
impegni
:
tra
un
'
ora
gli
appuntamenti
cominciano
e
proseguono
fitti
fitti
sino
alle
undici
di
notte
.
Consapevole
dello
sforzo
che
richiederà
una
simile
giornata
,
il
signor
X
corre
all
'
albergo
,
dove
si
getta
sul
letto
,
stremato
,
cercando
di
riguadagnare
il
sonno
che
la
notte
gli
ha
negato
.
Fatica
sprecata
:
il
sonno
non
viene
e
invece
il
telefono
squilla
senza
tregua
:
interviste
,
vecchie
signore
protettrici
di
poeti
,
ammiratori
,
agenti
letterari
,
qualche
vecchia
conoscenza
d
'
Europa
emigrata
molti
anni
fa
in
America
e
che
,
al
telefono
,
sembra
proprio
storpiare
ormai
la
lingua
originaria
.
L
'
ora
del
riposo
,
della
"
relaxation
"
come
dicono
gli
Americani
,
è
presto
passata
,
il
signor
X
balza
dal
letto
come
spinto
da
una
molla
potente
,
si
cambia
la
camicia
ormai
già
tutta
nera
e
gualcita
e
corre
ai
vari
appuntamenti
del
pomeriggio
.
Egli
apprende
così
a
proprie
spese
che
a
Nuova
York
il
traffico
è
lentissimo
perché
le
distanze
sono
enormi
e
le
strade
ingorgate
di
milioni
di
macchine
;
che
gli
impegni
che
da
lontano
sembrano
lusinghieri
ed
importanti
si
risolvono
quasi
tutti
in
faccenduole
pseudo
-
pubblicitarie
;
e
che
alla
fine
di
tanti
impegni
,
dopo
tutto
,
non
è
spiacevole
ritrovarsi
nel
salotto
dell
'
editore
,
alla
cinquantesima
strada
,
e
sorbire
un
whisky
o
due
o
tre
o
anche
quattro
o
anche
cinque
.
Insomma
,
il
signor
X
,
pur
bevendo
senza
tregua
,
stringe
la
mano
ad
una
quarantina
di
persone
,
scambia
dei
complimenti
con
una
ventina
,
discorre
affabilmente
con
una
decina
,
scrive
sul
suo
libretto
l
'
indirizzo
e
l
'
invito
di
cinque
o
sei
,
e
,
last
but
not
least
,
fa
la
corte
,
alla
maniera
europea
,
ad
almeno
un
paio
di
ragazze
dalle
stupende
anatomie
,
bionde
,
ammirate
e
infantili
.
Come
per
miracolo
(
il
miracolo
ingenerato
dall
'
ebbrezza
del
whisky
)
,
dopo
il
cocktail
il
signor
X
scopre
ad
un
tratto
di
essere
su
un
palco
,
nella
sala
da
pranzo
di
un
grande
albergo
:
egli
ha
già
cenato
,
ora
si
trova
sul
palco
,
e
cento
persone
sedute
nella
sala
lo
guardano
a
bocca
aperta
.
Qualcuno
presenta
il
signor
X
,
con
acconce
parole
e
poi
è
la
sua
volta
:
deve
rileggere
le
poesie
che
già
lesse
al
mattino
alla
sede
della
società
grammofonica
.
Il
signor
X
è
stanco
,
anzi
esausto
,
la
dizione
dei
propri
versi
gli
costa
uno
sforzo
enorme
,
è
fradicio
di
sudore
,
né
valgono
a
rinfrescarlo
ormai
gli
applausi
numerosi
che
accolgono
la
fine
della
lettura
.
Quindi
il
signor
X
deve
rispondere
alle
domande
che
gli
rivolgono
varie
persone
levandosi
a
turno
dalla
folla
:
gli
piace
l
'
America
?
Perché
non
scrive
poesie
di
argomento
religioso
?
Che
pensa
del
vaccino
contro
la
poliomielite
?
Che
pensa
della
civiltà
moderna
?
Dove
andrà
in
America
?
Che
pensa
della
psicanalisi
?
L
'
inglese
del
signor
X
è
messo
ad
una
prova
durissima
,
tuttavia
egli
può
accorgersi
che
i
suoi
difetti
di
pronunzia
,
il
suo
imbarazzo
,
la
sua
stanchezza
piacciono
al
pubblico
avido
piuttosto
di
verità
che
di
poesie
,
che
in
realtà
è
venuto
più
per
veder
lui
che
per
sentire
i
suoi
versi
.
Altro
cambiamento
di
scena
,
l
'
ultimo
questa
volta
:
uno
studio
da
pittore
"
down
town
"
,
nel
Greenwich
Village
,
uno
studio
abitato
però
da
un
decoratore
il
quale
,
infatti
,
l
'
ha
arredato
in
maniera
bizzarra
con
statue
dell
'
isola
di
Pasqua
,
totem
,
stoffe
di
Hawai
e
altre
singolarità
polinesiane
.
Ci
sono
anche
qui
una
quarantina
di
persone
e
il
whisky
scorre
a
fiotti
;
ma
ormai
il
signor
X
non
è
più
in
grado
di
distinguere
le
facce
né
di
contare
i
bicchieri
di
whisky
.
Nuova
York
l
'
ha
afferrato
e
sbattuto
nelle
sue
spire
,
come
il
ciclotrone
afferra
e
sbatte
l
'
atomo
,
e
l
'
ha
disintegrato
a
fondo
,
senza
possibilità
,
almeno
per
quella
notte
,
di
alcun
ricupero
anche
parziale
.
Qualche
bel
volto
di
donna
emerge
un
momento
dalla
nebbia
della
stanchezza
e
dell
'
ebbrezza
e
poi
scompare
subito
.
Il
signor
X
,
accompagnato
all
'
albergo
da
una
allegra
compagnia
,
sale
alla
propria
camera
e
si
affaccia
alla
finestra
.
Il
cielo
notturno
è
pieno
di
finestre
,
fino
ad
altezze
incredibili
,
e
in
ogni
finestra
qualche
cosa
brilla
,
un
lume
,
qualche
cosa
si
muove
,
forse
una
persona
.
"
Un
cielo
pieno
di
finestre
"
,
pensa
il
signor
X
faticosamente
,
"
ma
senza
alcuna
porta
per
entrarci
.
"
Su
questa
riflessione
,
il
signor
X
abbassa
la
veneziana
e
va
a
coricarsi
.