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L'ultima fatica d'Ercole ( Fusco Gian Carlo , 1958 )
StampaQuotidiana ,
Tempo fa , a Roma , la pittrice Novella Parigini andò a vedere Addio alle armi in compagnia di alcuni amici ; fra gli altri , Steve Reeves , protagonista del film Le fatiche d ' Ercole . Steve è una delle stelle fisse cui si orientano , in tutto il mondo , i giovani che aspirano a una muscolatura impressionante , da statua greca : quelli che in Italia , da qualche anno a questa parte , praticano il « culturismo » , seguendo gli ammaestramenti di John Vigna di Torino e Joe Lancia di Milano . L ' Ercole americano , che fu eletto Mister Universo , ha una cassaforte per torace e un capitello al posto del collo . La giacca a due petti di un uomo normale potrebbe al massimo servirgli da giustacuore . La popolazione romana , forse per sotterranea memoria dei gladiatori , dà molta importanza alla cubatura dei giovanotti . ÈÈ una delle città del mondo dove i sarti consumano maggior quantità di cotone e crine da imbottitura . Le ragazze sono fiere di mostrarsi in compagnia dei cosiddetti « fusti » ; i quali , oltre ad usare , in ogni stagione , camicie bianchissime , aperte in modo da lasciar intravedere le villosità pettorali , debbono saper camminare alla « giggi » : passi brevi , lieve rotazione dei fianchi , piedi molto vicini , torso gettato in avanti , movimento pendolare e alterno delle spalle . Non che la Parigini dia molto peso al « fustismo » : ma certo , quella sera , non le dispiacque esser vista accanto a quel colosso , nella cui tasca avrebbe potuto comodamente alloggiare . Si spensero le luci , e apparvero le prime sequenze di Addio alle armi . Durante il primo tempo , rievocante la guerra '15-18 , non accadde nulla di anormale ; ma nel secondo , quando la storia d ' amore innestata a Caporetto diventò palpitante , la pittrice sentì , al suo fianco , nell ' ombra , una specie di rauco soffio . Lo strano suono , via via che il film intristiva , si fece più profondo e distinto : finché si trasformò in una serie di singhiozzi che parevano colpi di scalpello . Nella scarsa luce , la Parigini vide che Steve Reeves stava compiendo sforzi eroici , mordendosi le labbra e irrigidendo il collo taurino , per frenare il pianto . Invano . Mentre la protagonista moriva sullo schermo , la commozione del colosso scoppiò come una bomba . Il vasto petto pareva squassato da una tempesta , un fiume di lacrime scorreva sulle guance virili , gemiti e lamenti si levavano alti nel buio . Prima che si riaccendesse la luce , Novella Parigini scivolò alcune poltrone più in là . Sono apparsi ai primi del mese , a Nuova York , in Broadway , i primi distributori automatici di cocktail . Il gettone costa 10 cent.
ProsaGiuridica ,
Il Duce dello Stato Nazionale Repubblicano Capo del Governo Visto l ' art . 11 del decreto legge 9 febbraio 1939 , n . 126 , convertito nella legge 2 giugno 1939 , n . 739 , sul trattamento dei beni ebraici ; Visto il decreto 27 marzo 1939 , n . 665 , che ha approvato lo statuto dell ' Ente di Gestione e Liquidazione Immobiliare ; Vista la legge 19 dicembre 1940 , n . 1994 , riguardante modifiche alla legge di guerra in materia di beni appartenenti a sudditi nemici ; Visti il decreto legislativo in data 4 gennaio 1944 , n . 2 , contenente modifiche alle disposizioni riguardante i beni e le aziende ebraiche di cui al predetto decreto legge 9 febbraio 1939 , n . 126; Visto l ' art . 17 della legge 16 giugno 1939 , n . 942 , riguardante le acquisizioni dei beni espropriati dalle esattorie e rimasti invenduti al secondo incanto ; Ritenuta la necessità di modificare detto statuto , in relazione ai nuovi compiti affidati coi suindicati provvedimenti legislativi all ' Ente di Gestione e Liquidazione Immobiliare ; Su proposta del Ministro delle Finanze ; Sentito il Consiglio dei Ministri ; Decreta : Art . 1 . L ' art . 11 del decreto 9 febbraio 1939 , n . 126 , convertito con modificazioni nella legge 2 giugno 1939 , n . 739 , è sostituito dal seguente : « È istituito un Ente denominato " Ente di Gestione e Liquidazione Immobiliare " con il compito di provvedere all ' acquisto , alla gestione , alla trasformazione e alla vendita dei beni immobiliari con le loro pertinenze , di bene mobiliari , nonché di aziende industriali e commerciali , nell ' interesse o d ' incarico dello Stato . All ' Ente anzidetto è assegnata una dotazione di L . 20 milioni da stanziarsi con provvedimento del Ministro per le Finanze sul bilancio del Ministero stesso . L ' Ente è amministrato da un Consiglio composto dal Presidente e da altri otto componenti , nominati con decreto del Ministro delle Finanze e cioè : - 2 consiglieri scelti tra i funzionari di grado non inferiore al VI del Ministero delle Finanze ; - 1 consigliere scelto tra i funzionari dell ' Ispettorato per la Difesa del Risparmio e l ' Esercizio del Credito ; - 1 consigliere in rappresentanza dell ' Ispettorato per demografia e razza ; - 1 consigliere su proposta del Segretario del Partito Fascista Repubblicano , Ministro segretario di Stato ; - 1 consigliere su proposta del Ministro per la Giustizia ; - 1 consigliere su proposta del Ministro per l ' Agricoltura e le Foreste ; - 1 consigliere su proposta del Ministro per l ' Economia corporativa . Con decreto del Ministro per le Finanze sono nominati tre sindaci effettivi , dei quali uno scelto trai Magistrati della Corte dei Conti . Con lo stesso decreto sono pure nominati due sindaci supplenti . Il bilancio da compilarsi dall ' Ente alla fine di ciascun esercizio annuale è sottoposto all ' approvazione del Ministro per le Finanze . Per l ' assistenza , la rappresentanza e la difesa in giudizio , l ' Ente si avvale dell ' Avvocatura dello Stato . » Art . 2 . Il decreto 27 marzo 1939 , n . 665 , che ha approvato lo statuto dell ' Ente di gestione e Liquidazione Immobiliare è abrogato . Lo statuto stesso viene sostituito da quello annesso al presente provvedimento , composto di numero 17 articoli . Il Ministro per le Finanze è autorizzato ad apportare a tale statuto le modifiche che si rendessero in seguito necessarie . Il presente decreto che entrerà in vigore il giorno stesso della sua pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale , sarà inserto , munito del sigillo dello Stato , nella raccolta ufficiale delle leggi e dei decreti . Dal Quartier Generale , addì 31 marzo 1944-XXII Mussolini Il Ministro delle Finanze : Pellegrini V . il Guardasigilli : Pisenti
StampaPeriodica ,
Teheran , novembre - Non fu facile avere un colloquio con l ' imperatrice Soraya nella sua reggia di Teheran . Da circa due anni nessun giornalista veniva ricevuto al Palazzo di Marmo per essere ammesso alla presenza della sovrana ed erano oltretutto giorni difficili , particolarmente inadatti ad ottenere una udienza speciale . Poche ore avanti Fatemi , l ' ex Primo ministro , era stato fucilato in una caserma della capitale . Numerosi ufficiali arrestati con l ' accusa di tradimento erano sotto processo , si attendeva da un momento all ' altro la notizia della loro condanna . Una atmosfera carica di angoscia e di elettricità gravava su tutta la Persia . Inoltre l ' intero paese era in lutto per la morte di Alì Reza , il fratello dello scià , avvenuta mentre egli pilotava il suo aereo . Bandiere a mezz ' asta pendevano dai palazzi imperiali e dagli edifici pubblici , per strada si incontravano soldati con la striscia di panno nero cucita alla manica sinistra del blusotto . A corte anche i servitori erano vestiti di nero e il lutto era rigidissimo . Ricevimenti , pranzi e colloqui erano stati cancellati dalla lista degli impegni delle Loro Maestà . I giornalisti italiani giunti a Teheran col volo inaugurale della LAI avevano chiesto con molta insistenza di porgere gli omaggi alla regina , ma il loro desiderio era andato deluso . Anch ' io avevo ormai rinunciato ad incontrare Soraya nella sua favolosa dimora quando giunse , inaspettata , la comunicazione da corte : l ' imperatrice avrebbe ricevuto soltanto me , che ero l ' unica donna del gruppo , e mi aspettava entro due ore per offrirmi una tazza di tè . Il gran maestro delle cerimonie , Musin Garagozlu , mi informò con aria compiaciuta , porgendomi i complimenti . Era un signore autorevole e profumato di lavanda francese , dalle maniere galanti . Era un grande onore , mi fece osservare , che l ' imperatrice mi ricevesse , ma esisteva una condizione : che non le parlassi di politica e non le rivolgessi domande indiscrete . Il colloquio si doveva svolgere secondo le regole più rigide dell ' etichetta . Era inoltre preferibile che anche io mi vestissi di nero ed assolutamente necessario che imparassi a fare l ' inchino . Non dovevo assolutamente dimenticare di fare l ' inchino all ' imperatrice se non volevo offenderla gravemente e vedermi volgere le spalle . Due ore dopo tutti i giornalisti di Teheran sapevano che una collega italiana sarebbe stata ammessa alla presenza di Soraya e mi aspettavano dinanzi al portone del Palazzo di Marmo . Apparivano molto sorpresi , quella visita era per loro eccezionale . Mi posero domande , mi dettero consigli , mi dissero che Soraya è una regina severa , che non sorride mai , mi fotografarono mentre entravo nel parco , scortata da una pattuglia armata di soldati piccoli e bruni come siciliani . A metà del viale i soldati mi consegnarono a un ufficiale e anche lui sembrava assai stupefatto , ogni tanto si girava a guardarmi con curiosità e , sempre guardandomi , sulla soglia del palazzo mi consegnò a un servitore che per l ' emozione sbagliò e mi portò nel guardaroba dell ' imperatrice lasciandomi lì . Stavo meditando sui vestiti della regina , le sue calze di nailon , la sua biancheria di raso , gli stivali da cavallerizza , lo scaldapiedi con la fodera di visone , il mucchio della sua corrispondenza ( centinaia di lettere provenienti da ogni parte del mondo ) quando una dama di corte , vestita di nero , irruppe ansimando nella stanza . Era rossa in volto , estremamente confusa , e spiegando in francese che il servitore aveva perso la testa per le troppe raccomandazioni , mi fece tornare indietro . Salimmo lo scalone principale dove le pareti e il soffitto sono completamente incrostate di specchi come nel fantastico Golestan e , passando attraverso numerosi corridoi , venni introdotta nel salone degli ospiti dove le Loro Maestà ricevono i visitatori stranieri . Era un salone sfarzoso , enormi lampadari di cristallo pendevano dal soffitto ricamato ad arabeschi , quadri di celebri pittori persiani erano appesi alle pareti insieme a tappeti antichissimi , tendaggi preziosi coprivano le grandi finestre sul parco . Negli angoli erano poltrone e divani di stoffa verdolina , un poco consunta , un enorme tappeto era steso sul pavimento . Sempre rossa in volto la dama mi fece segno di aspettare e si allontanò chiudendo alle spalle una delle pesantissime porte di legno scolpito . Trascorsero alcuni secondi , poi la medesima porta si aprì e una piccola donna vestita di nero entrò nella stanza accompagnata da un cane lupo e da un cocker spagnolo . Io non feci molta attenzione . Stavo osservando il tappeto splendidamente tessuto , così spesso e soffice che i tacchi ci si affondavano come dentro la rena , e credetti che la signora vestita di nero , i cui lineamenti restavano confusi nella penombra , fosse un ' altra dama di corte mandata a scortarmi o a darmi istruzioni . « Good morning » essa disse avanzando verso di me . « Good morning » risposi io distrattamente . « How do you do ? » Subito dopo rimasi senza fiato : colei che avevo salutato con tanta distratta familiarità era l ' imperatrice di Persia . Era ormai troppo tardi per fare l ' inchino . Soraya mi stava davanti , conscia del mio imbarazzo , e una luce allegra le brillava negli occhi , gli angoli della bocca le tremavano per la voglia di ridere . Ci fissammo un secondo , poi entrambe ci lasciammo andare ad una breve risata liberatrice e Soraya mi porse la mano stringendo con forza la mia : « Don ' t worry , please » ( non preoccupatevi ) , disse mentre pronunciavo qualche parola di scusa e mi parve quasi grata dell ' errore che aveva evitato un incontro formale . Vista di vicino la ventiduenne imperatrice di Persia non ha l ' aspetto autoritario e imponente che le attribuiscono le fotografie . È una ragazza di media statura , quasi fragile , certamente timida . Notai che era più magra di quando , un anno e mezzo fa , il colpo di Stato di Mossadeq la costrinse a fuggire a Roma insieme allo Scià . Il volto sembrava meno florido e tondo , gli zigomi erano quasi tirati , i celebri occhi grigi ancora più grandi . I capelli neri dai riflessi castani erano tagliati cortissimi , le labbra carnose erano senza rossetto , le guance prive di cipria , e questo le dava un ' aria infantile , da adolescente cresciuta un po ' in fretta . L ' abito che indossava era chiuso fino al collo , con le maniche lunghe . « Don ' t worry , please » ripeté sorridendo , con una voce sottile ed acuta , da bambina , e con la mano sottile , dalle unghie appena laccate di smalto trasparente , mi indicò la poltrona . Aspettò che fossi seduta ; poi anche lei si sedette , sul divano di fronte , accanto a un tavolino di avorio su cui era un vaso pieno di rose rosse . Conoscevo quelle rose . Erano partite col nostro aereo da Roma , confezionate dentro una scatola di ghiaccio , e l ' indomani dell ' arrivo , quando il principe Pacelli era stato ricevuto dallo scià che voleva complimentarsi per la nuova linea della LAI che unisce Roma con Teheran , il pacco era stato recapitato a Soraya con questo messaggio : « Alla regina più bella del mondo le rose più belle di Roma » . Soraya le accarezzò lentamente . « Così lei viene da Roma » mormorò sempre parlando in inglese . « Ah , Roma : via Veneto , il Pincio , Villa Borghese ! Nessuna città al mondo è bella come Roma , nessuno è adorabile come la gente di Roma . Come invidio lei che ci vive ! Quando venni con mio marito » ( diceva « mio marito » e non « lo Scià » , come avrebbe preteso l ' etichetta ) « abitavo in un albergo di via Veneto e le nostre finestre guardavano sulla strada . Spesso mi affacciavo , mi divertivo a guardare i marciapiedi affollati di gente , i tavolini fuori dei bar , le edicole dei giornali , e mi sembrava d ' essere al centro del mondo . La notte il brusio dei discorsi saliva fino alle nostre finestre e il rumore delle automobili e delle lambrette ci impediva di dormire ; mio marito si inquietava . Eppure era così bello lo stesso . Cosa fanno ora in via Veneto ? » chiese Soraya sporgendo verso di me il piccolo volto ansioso . Risposi che facevano le medesime cose : si davano appuntamenti , bevevano , chiacchieravano , e le detti una copia dell ' « Europeo » dove c ' erano appunto molte notizie e fotografie di via Veneto . Soraya prese a sfogliarlo con avidità . Si ricordava dell ' « Europeo » , quand ' era a Roma l ' aveva intervistata per questo giornale un signore amabile e severo che poi aveva scritto tante cose gentili . Mi chiese timidamente se potevo lasciarle quel numero . A Teheran i giornali italiani arrivano sempre con tanto ritardo e lei era sempre ansiosa di sapere quel che succede in Europa . Per esempio era ansiosa di sapere qualcosa sulla morte di Fath : non sapevo che era morto Fath ? Io lo ignoravo . Gli ultimi giornali scritti a caratteri latini che avevo letto a Teheran erano di tre giorni avanti , le mie informazioni si fermavano lì . Mi dispiaceva tuttavia confessare a Soraya che non sapevo nulla sulla morte di Fath e finsi di sapere . « Ne sono rimasta tanto addolorata » disse lei con le lacrime agli occhi . « Era così bello , così bravo , così giovane . Quanti anni aveva ? » Buttai giù un numero : quaranta . « Oh , mon Dieu . Non è terribile pensare che Jacques è morto a quarant ' anni ? » esclamò lei . « E di che cosa è morto ? » Sapevo che il sarto parigino era ammalato di leucemia e risposi che era morto per questo . « Oh che strazio ! » esclamò Soraya coprendosi gli occhi . « E lo conosceva ? » Non ho mai visto Fath se non in fotografia ma mi dispiaceva deludere l ' imperatrice . Dissi perciò che lo conoscevo . « E Dior ? Conosce Dior ? » volle ancora sapere Soraya . Mi pressava di domande ; non mi era mai capitato di andare ad intervistare qualcuno e di essere invece intervistata . Risposi , questa volta senza mentire , che conoscevo Dior . « E la linea H le piace ? » chiese allora Soraya . Questa volta mi ribellai , risposi che avrei molto gradito sapere se la linea H piaceva a Sua Maestà . « Oh , no ! » fece lei scandalizzata . « Le pare che possa portare quella roba ? » In realtà la bellissima Soraya si mortificherebbe a portare un abito che nasconde la figura e glielo dissi . Parve lusingata e continuò a lungo a parlare della moda : sembrava impossibile distoglierla dal suo argomento preferito . Soraya adora i vestiti , le pellicce , i gioielli . Dicono che passi molte ore davanti allo specchio , ogni stagione le più celebri sartorie francesi e italiane le mandano i cataloghi con le fotografie delle collezioni e lei sceglie decine di modelli per volta . Possiede centinaia di toilettes , una immensa quantità di profumi , un numero incalcolabile di pellicce ( la sua pelliccia preferita è quella di ermellino che le regalò Stalin per il suo matrimonio ) , gioielli di ogni genere . Quando venne a Roma comprò da un gioielliere di via Condotti collane e braccialetti per 34 milioni , in una sola mattina . Cambiare toilettes è una delle poche cose da fare nella reggia di Teheran , dove l ' imperatrice passa quasi tutta la giornata annoiandosi . Soraya è nata e cresciuta in Europa , è stata educata in collegi svizzeri ed inglesi , la vita oziosa nel fasto di un palazzo orientale non può non opprimerla . Come passa il suo tempo la sovrana più invidiata del mondo ? Soraya fece una piccola smorfia . Disse che leggeva , suonava il pianoforte , studiava canto , si intratteneva con la gente di corte . Qualche volta usciva , andava a cavallo , oppure a nuotare . D ' inverno andava a sciare sulle montagne che circondano Teheran ; ma non era così divertente come sciare in Svizzera . « Non vedo quasi nessuno » disse Soraya con voce triste . « E mio marito ha tanto da lavorare , non riesco quasi mai a restare a lungo con lui . La mattina vengo qui , aspetto che abbia esaurito i suoi impegni e all ' una faccio colazione in sua compagnia . Nel pomeriggio egli torna a lavorare ed io non lo vedo fino all ' ora di cena . Non è molto , vero ? » concluse con un sospiro . E il cinematografo le piaceva ? Vedeva spesso dei film ? Soraya scosse la testa : ogni tanto li proiettavano a corte . Ma a Roma era più divertente : andava proprio nei cinema , anche tre volte la settimana . Ah , Roma ! I film di Roma ! L ' argomento la ravvivò . Soraya adora il cinematografo , le piacciono soprattutto i film drammatici , quelli che raccontano storie d ' amore , detesta i film comici e musicali . I suoi attori preferiti sono Gregory Peck , Barbara Stanwyck ed Errol Flynn . « Conosce Errol Flynn ? » chiese con la solita curiosità . Mi scappò detto che non lo conoscevo : rimase delusa . Lei lo incontrò a Roma , nel 1953 , durante una festa in casa Vassarotti . Era vestito in modo così buffo , coi calzini rossi , ma era ugualmente irresistibile . Conserva ancora nei suoi appartamenti una fotografia in cui è ritratta con lui . « Quella sera conobbi anche Gina Lollobrigida » disse Soraya . « Conosce Gina Lollobrigida ? » Le dissi di sì e volle sapere cosa faceva , se il suo viaggio in America era stato davvero un trionfo , se in Inghilterra aveva avuto davvero tanto successo , se era ancora così « splendidamente bella » . « E Silvana Mangano ? La conosce ? » chiese Soraya , piena di curiosità . L ' aveva vista in Riso amaro , avrebbe dato non so cosa per vederla in persona e parlare con lei . « È così brava ! Come mai non è andata a Londra ? » chiese piena di rammarico . Le dissi che Silvana Mangano aspettava un altro bambino : forse per questo non era andata a Londra . « Aspetta un bambino ? » balbettò l ' imperatrice e improvvisamente il suo volto si oscurò , ci fu un intervallo di silenzio penoso , imbarazzante . Da tre anni la Persia aspetta che Soraya dia un figlio allo Scià : la sua mancata maternità è divenuta un problema di Stato ed un motivo di angoscia per lei e per il marito . Lo scià divorziò dalla prima moglie , Fauzia , perché questa non gli aveva dato figli maschi ; e sposò Soraya per avere un erede che ancora non è venuto : sembra che un comitato di medici abbia dichiarato l ' imperatrice fisiologicamente sterile . La mancanza di eredi al trono è alla base della crisi dinastica che travaglia l ' Iran ; se il figlio non nascesse , lo scià potrebbe anche ripudiare Soraya o essere costretto a rinunciare al trono . Alcuni partiti , nemici di Soraya , invocano da tempo una delle due soluzioni che sono improbabili ma non impossibili . Lo Scià è innamorato della moglie , non ha alcuna intenzione di abdicare : ma potrebbe esservi costretto se la crisi si aggravasse . L ' imperatrice taceva ancora , abbuiata , quando un cameriere entrò portando un vassoio con le tazze di tè . Il fatto la scosse . Tirò un lungo sospiro , ordinò al servitore , con un cenno del capo , di lasciare tutto sul tavolo , e mi porse con grazia la tazza di tè . « Il 3 dicembre parto per l ' America » disse poi , sollevata . « È mai stata in America ? Ah , New York , la Fifth Avenue , le Montagne Rocciose , Hollywood ! È mai stata ad Hollywood ? » Soraya non conosce gli Stati Uniti , da molto tempo supplicava lo scià di portarcela , ed ora parlando del suo viaggio sembrava di nuovo una bambina felice , ignara dei suoi gravi problemi . Avrebbe visitato gli studi , diceva , avrebbe conosciuto Gregory Peck e Barbara Stanwyck . Era così commovente nella sua eccitazione che per qualche minuto non ebbi il coraggio di chiederle se davvero andava in America per divertimento oppure se il viaggio aveva lo scopo che i bene informati alla corte di Teheran gli attribuiscono : cioè di farsi visitare da celebri specialisti in ginecologia per riuscire , attraverso un procedimento artificiale , a dare finalmente allo scià l ' erede che aspetta . Poi mi decisi : si diceva che Sua Maestà si recasse negli Stati Uniti per sottoporsi ad un medicai treatment : era esatto ? Di nuovo il volto di Soraya si oscurò e la sovrana perse il sorriso . Posò lentamente la tazza di tè , abbassò la testa e quando la rialzò aveva una espressione smarrita , da bambina che non sa cosa dire . Poi disse a voce bassa ed incerta , come se si vergognasse a dire una bugia : « No , for pleasure » , per divertimento . E cambiò in fretta il discorso . Raccontò che sarebbe partita in aereo , si sarebbe fermata a Londra e qui , forse , avrebbe preso la nave . In America sarebbe rimasta due mesi soltanto per aver tempo di fermarsi a Roma sulla via del ritorno . « Ho convinto mio marito a tornarci » disse con la vocina sottile ; e gli occhi le brillavano di nuovo gaiamente . Si alzò , mi porse la mano per dimostrarmi che il colloquio era finito ; e a vederla così piccola e fragile mi dimenticai per la seconda volta di farle l ' inchino .
StampaPeriodica ,
Nella severa aula della Consulta , davanti all ' alto consesso dei quindici giudici della Corte Costituzionale , è stata finalmente discussa dalle parti la questione che riguarda la concessione in esclusiva alla RAI - TV dei servizi radio - televisivi . In parole povere , s ' è discussa la questione del monopolio televisivo . Cioè , se sia giusto che una sola azienda , e per di più statale , possa in Italia fare emissioni televisive , e se questo sia o no in armonia con la Costituzione , che sancisce ( articolo 21 ) : " Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola , lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione " , e ( articolo 33 ) : " L ' arte e la scienza sono libere e libero ne è l 'insegnamento." Entro un mese si avrà la sentenza della Corte Costituzionale . In attesa di quello che sarà il responso del supremo consesso , al quale fin da ora c ' inchiniamo , siano consentite alcune osservazioni sulla questione . Osservazioni che non riguardano affatto l ' aspetto giuridico di essa , sul quale dovranno pronunziarsi quelle alte autorità , ma che si riferiscono unicamente alle ripercussioni che libertà o monopolio potrà avere sui programmi , sulla loro composizione , sul loro contenuto ; sull ' uso , insomma , di quel formidabile strumento di comunicazione e di espressione che è la TV . Le ipotesi sono due : o che la Corte Costituzionale sentenzi che il monopolio TV non è giusto né legittimo ; o che sentenzi che è giusto e legittimo . Nel primo caso , il monopolio dovrà immediatamente cessare , e avremo una o più TV libere accanto a quella di Stato , e la libertà , col giuoco della concorrenza , sventerà i pericoli che andremo a segnalare . Nel secondo caso , il monopolio continuerà e nessuno potrà né dovrà trovare da ridirci niente . Ma , in questo secondo caso , la TV , insieme coi vantaggi , dovrà accettare i doveri che scaturiscono dall ' essere un monopolio di Stato , e non una qualsiasi azienda privata in concorrenza con altre aziende dello stesso genere e perciò anche nel pieno diritto di creare , se vuole , un monopolio nel proprio seno e di regolarsi a proprio talento . Perché , se è pesante e fastidioso un monopolio di Stato , addirittura intollerabile è un monopolio nel monopolio di Stato . Un ' azienda privata , mettiamo : l ' azienda A , che non sia monopolio di Stato , può , se vuole , diventare monopolio di pochi personaggi . In questi casi , anche se la cosa è riprovevole , come ogni situazione di favoritismo , si pensa : " Pazienza ; però ci sono le altre aziende simili e concorrenti ; quelli che sono esclusi dal monopolio dell ' azienda A troveranno accoglienza nelle altre aziende simili , che sono in concorrenza con l ' azienda A " Ma quando un ' azienda che è monopolio di Stato diventa anche monopolio privato , cioè di pochi personaggi , allora non c ' è via di scampo . Perché non ci sono aziende concorrenti a cui far capo . Perché lo Stato stesso , difendendo il proprio monopolio , diventa difensore anche di quel monopolio privato , che è nel monopolio di Stato ; difensore , quindi , del favoritismo che è in ogni monopolio . In altri termini , un monopolio privato si può tollerare in tutto , meno che in un ' azienda che sia già per se stessa un monopolio di Stato . Conclusione : un monopolio di Stato non deve mai diventare anche un monopolio privato . E proprio un monopolio di Stato , per il vantaggio di non aver concorrenti , è il più esposto a diventare anche un monopolio privato . Nel caso della TV , poiché il discorso ha preso le mosse da essa , c ' è da osservare qualche cosa di più . È riprovevole un monopolio in genere , in quanto situazione di favoritismo . Più riprovevole e addirittura immorale sarebbe il monopolio privato in un monopolio di Stato . Ma tutto questo potrebbe avere un valore relativo , se si trattasse di tabacchi , o di sale . Un ipotetico monopolio privato nel monopolio dei tabacchi danneggerebbe i coltivatori di tabacco esclusi , i fabbricanti di cartine e scatolette esclusi , ecc . , ai quali non resterebbe che la via dell ' esilio . Ma la TV è qualche cosa di più . Per sua stessa natura , per l ' immensa forza esplosiva di questo mezzo di trasmissione , essa è addirittura dispensiera di fortune , di fama , di ricchezza . Disgraziati quel cantante , quell ' attore che restino esclusi dalla TV ! E come se non esistessero , visto che la TV è passata come un rullo compressore su tutto quello che , in fatto di spettacoli , non è TV . E chi appare sul video , diventa da un giorno all ' altro popolare , con tutti i vantaggi che , in certe attività pubbliche , derivano dalla popolarità . Sono recenti i casi di attori che da anni vivacchiavano , quasi ignorati dalla TV . Avendo partecipato alle trasmissioni di Canzonissima ( parecchi mesi di durata , lotteria , concorsi , ecc . ) hanno visto da un giorno all ' altro non raddoppiare né triplicare , ma addirittura decuplicare , centuplicare la propria quotazione nel campo cinematografico , si sono visti fare offerte che non si sarebbero mai sognate , da uno - due milioni di compenso a film , sono saliti di colpo alle decine , alle ventine e trentine di milioni a film . La TV , nei suoi rapporti economici con chi lavora per essa , mette spesso sulla bilancia la pubblicità , e quindi i vantaggi immensi , d ' ogni specie , che questo lavoro procura . Ma non pensa al danno che fa agli esclusi ? A quelli che , a suo arbitrio , a suo insindacabile giudizio , trascura ? Dunque , ormai la sorte d ' un attore dipende dal capriccio , dalle simpatie , dall ' umore o dalle ripicche d ' un funzionario TV . Passiamo ad altro . Anni or sono , in una famosa città italiana molto bella , molto antica , potrei dire unica al mondo ( ma , nonostante queste attrattive , molto in miseria ) , si vagheggiò di fare un festival di canzoni , iniziativa turisticamente redditizia . Sapendo che senza gli editori di canzoni non si possono fare i festival , una commissione venne a parlare col più importante dei nostri editori di canzoni , quello che veramente , in questo campo , può fare il buono e il cattivo tempo . Costui , persona molto seria e anche molto gentile , disse una cosa sola : " C ' è la TV ? Se c ' è , sono prontissimo a prendere la cosa interamente su di me ; se non c ' è , niente da fare . " La TV non c ' era , il festival non fu fatto . Perché oggi , un festival di canzoni senza TV è un insuccesso in partenza . Se proponete a un cantante affermato di partecipare a un festival , non vi domanderà se la città è importante , se la data è adatta , ecc . , ma soltanto : " C ' è la TV ? " Perché la TV è il grande mezzo di diffusione di oggi . Non c ' è palazzo , casa , tugurio , baracca di sfrattati su cui non s ' innalzi come ' bandiera di conquista l ' antenna della TV . Selve di antenne . La TV entra dappertutto . Un terzo caso , riguardante il settore informativo , cronistico . La TV suole dar notizia di alcune fra le commedie che si rappresentano , e di altre no . Tempo fa ( parlo soltanto di casi che sono a mia conoscenza diretta ) è stata rappresentata in una grande città italiana , la città più importante per il teatro , una commedia in tre atti che ha avuto un grandissimo successo di pubblico e di critica , che ha avuto un gran numero di repliche e continua ad averne , a teatro esaurito . La TV l ' ha ignorata nel modo più assoluto . Viceversa , nel medesimo periodo di tempo , ha dedicato ben due trasmissioni ( una in sede di Telegiornale e una in sede di Arti e Scienze ) ai piccoli sketches ( tutt ' e due le volte gli stessi ) , detti " fogli d ' album " , italiani , recitati nel teatrino del Festival di Spoleto . Niente di male , per questi ultimi . Anzi , benissimo , ben fatto . Ma come mai il totale silenzio sulla commedia in tre atti data in una grande città , con grandissimo successo di pubblico e di critica ? Insindacabile giudizio ? No , , signori . Sindacabilissimo . La TV è monopolio di Stato . È servizio pubblico . Forse , l ' unica spiegazione , circa il silenzio sulla commedia di tre atti , è nel fatto che l ' autore è un critico televisivo e forse la TV considera la critica un ' offesa personale . La TV deve mettersi bene in testa di essere questo , come mezzo di trasmissione , di espressione e d ' informazione . Sarebbe bello che il ministero delle Poste decretasse : " Soltanto alcune persone possono esser servite dal telefono , o dal telegrafo " . Passando al settore produzione , non esiste , nei rispettivi campi , un ' autorità che dica : " Soltanto Tizio , Caio , Sempronio possono pubblicare libri , o far rappresentare commedie , o esercitare il commercio , o le professioni a cui sono abilitati " . La TV , invece , lo dice . Dice : " Soltanto chi piace a me può cantare dal video , può essere autore televisivo , attore televisivo , oratore televisivo ; soltanto chi piace a me può essere lanciato , reclamizzato dal video ; e io do le informazioni sull ' attività di chi piace a me , parlo di chi piace a me , ignoro chi voglio ignorare " . Ha le sue ragioni per regolarsi così ? Benissimo . Allora , deve rendere conto di queste ragioni . Perché è monopolio di Stato , è servizio pubblico , è al servizio di tutti . Non può parlare di tutti ? Non può arrivare a tutto ? È giusto . Ma allora renda conto dei criteri di scelta . Perché s ' occupa di X e ignora Y ? Eccetera , eccetera . Conclusione : se la TV non sarà più monopolio di Stato , diventerà libera di fare ciò che le aggrada . Ma , se continuerà a essere monopolio di Stato , non sarà libera di farlo ; dovrà rendere strettamente conto del proprio operato , il quale dovrà essere sottoposto al più stretto controllo e alla più severa vigilanza . To ' , è vero : esiste una " Commissione di vigilanza " . Me n ' ero dimenticato , tanto è autorevole ed efficiente . Bene . Di essa parleremo in un prossimo articolo .
TASTIERA 7 ( BALDINI ANTONIO , 1942 )
StampaQuotidiana ,
Se , vinta questa guerra , la vita ci accorderà tanto margine di tempo da poterci riassuefare all ' idea e alla pratica della pace , quale effetto ci faranno i vent ' anni intercorsi fra le due « mondiali » ? A quella guisa che le cime di due aspre montagne viste di lontano qualche volta sembrano far parte d ' uno stesso crinale e poi qualcuno ci spiega come qualmente in mezzo vi si adagi una comoda valle , allegra di campanili e di agevoli strade , già d ' ora mi pare di capire che lo spazio frapposto all ' uno e all ' altro conflitto ( « conflagrazione » ! si diceva l ' altra volta ) ci sembrerà incredibilmente accorciato . Ebbi di ciò il senso nettissimo la prima notte di questa guerra agli urli della sirena che mi svegliarono nel bel mezzo del sonno . La mia mano corse a incontrare quella della sposa e rimanemmo qualche minuto immoti , senza scambiare parola , in ascolto delle artiglierie antiaeree e del ritmo leggermente affannato del nostro respiro . Fulmineo e concorde il pensiero ci era corso al primo allarme inteso insieme a Padova io già vecchio soldato e lei nuovissima a quella scena . nel diciotto , sposini da una settimana . Allora eravamo balzati dal letto e , vestiti alla meglio , eravamo scesi in cantina . Questa volta , più vecchi di vent ' anni , siamo rimasti immobili , con la mano nella mano , e nello stesso momento rivenne a entrambi sulle labbra la frase della nostra padrona di casa padovana in quei frangenti : I xe qua . Ringiovaniti di colpo ! Se non che , dopo un momento , ci entrarono in camera con due candele i figli già grandi ( il maschio , di leva ) , leggermente esaltati per la grande novità della cosa . La novità della cosa ... L ' ammiraglio « Canossa » ( il nome , naturalmente , è di mio cònio ) commentando alla Radio i « fatti del giorno » ha la debolezza di volerci far sapere che tutti gli strepitosi avvenimenti che da qualche anno a questa parte vanno succedendo nel mondo egli li aveva già previsti , scritti e stampati dieci , quindici , vent ' anni prima . E ogni tanto èccotelo che riapre nel discorso due virgolette e comincia a sillabare con particolare espressione questo o quel passaggio di certi suoi vecchi libri , riviste e giornali . Se ci fosse la televisione , sono sicuro che a quei passi ci guarderebbe da sopra gli occhiali come Azzeccagarbugli guarda Renzo mentre gli va leggendo la grida del 15 ottobre dell ' anno prima e ci strizzerebbe l ' occhio . In breve , il nostro ammiraglio tratta la Storia come una scolaretta famosa per la sua distrazione , e la richiama , e l ' ammonisce : Impara mo ' , ci sei venuta , carina , a Canossa , hai dovuto convincerti , cocciutella , che avevo ragione io ? Curiose fisime , malinconiche soddisfazioni : credere che tutta quest ' iradiddio sia capitata a bella posta per dare ragione a lui , all ' ammiraglio « Canossa » ! Tutte le volte che lo sento avvicinarsi a quei punti previsti a me pare di vedergli sorgere lenta alle spalle , come nel fondo verdecupo d ' un ritratto « metafisico » di De Chirico , una grandiosa testona di marmo : è Cronos , che dondola i riccioloni di marmo e sotto i suoi baffoni se la ride delle uscite del cronista . Infrarossi dovevano essere i raggi della immaginazione d ' Omero , per rompere , come fanno , lo spessore dell ' aria svelando la faccia abbagliante degl ' iddei dietro le terga degli eroi duramente impegnati nell ' azione . Sdegnato contro Agamènnone , Achille ha già tirato fuori più che mezza dal fodero la grande spada e Pallade Atena gli sorge alle spalle trattenendolo pei rossi capelli : l ' eroe si volge esterrefatto e allo splendore tremendo di quelle pupille riconosce la dea , fatta a lui solo visibile . Ieri sera , alla Radio , c ' era un tale dei « trenta minuti nel mondo » che diceva le Fonti del Clitunno in un modo così stonato e sguaiato che a un certo momento ho creduto di vedergli spuntare dietro le spalle l ' ombra corrucciata di Giosue con un tortóre in mano ; ma quegli seguitò a urlare i 4 lascia e i 5 corri delle due strofe centrali dell ' ode famosa senza un sospetto al mondo del tortóre imminente . Più tardi . quattro interpreti dei « dieci minuti Mondadori » entrarono a recitare dei brani delle Vergini delle rocce . Claudio Cantelmo tornava in biroccino al castello avito col solito cloc cloc cloc della cavallina a sonagli ( ma nel romanzo si trattava , se ben ricordo , d ' una borbonica carrozza a due cavalli ) , e , mentre l ' orchestra accennava un tema della Quinta sinfonia ; ( ma che trovate ! ) , si cominciavano a sentire in lontananza cantilenare le voci delle tre « sorelle prigioniere » in un modo così svenevole che questa volta , su quel « fondo verdecupo » , ho visto la fronte marmorea di Gabriele lui che non seppe mai vergogna diventare rossa come un peperone ... Il tono di voce di ... ( non starò a far nomi , ma dev ' esser pisano ) mi pare , di tutti , il più appropriato ai « commenti » che dicevamo : né da cattedra né da pulpito , né troppo drammatico né troppo chiacchieratico , con quel tanto d ' affabile sostenutezza che basti a cattivare e fermare l ' attenzione dei radioascoltatori . Altri , a dire il vero , strafà , si agita troppo , sembra che parli sempre da una barricata o dal ponte d ' una caravella conquassata dalla tempesta ; altri pare che detti il compito a una scuola serale scarsamente illuminata e poco frequentata , con lo scaldino fra i piedi e il gatto sulle ginocchia ; altri ha sempre quell ' ùzzolo di fare un contradittorio d ' alto stile coi grandi reggitori di popolo ; altri infine ci tratta , tutti quanti siamo , come tanti Pierini in calzoni corti sprovveduti di ogni memoria del passato e d ' ogni comprensione del presente . Con l ' aiuto della Radio è da pensare che nascerà ( ma già sta nascendo ) una nuova forma d ' oratoria , più normativa che esornativa , più persuasiva che provocante ; un ' oratoria , che non sarà né da chiesa , né da politeama , né da piazza ; che non potrà più contare sulle teatrali risorse del gesto né sulla suggestione contagiosa di trovarsi insieme a comizio ; una oratoria che arrivi spedita e franca di suggestioni a domicilio , alla famiglia , alla persona , il babbo che fuma la pipa , la mamma che rammenda , la ragazza che stira , il nonno in pantofole , il ragazzo che si rode le unghie , la serva al fornello : un ambiente assolutamente refrattario , dove i paroloni non darebbero rimbombo , le volate non hanno corso , gli effetti preparati cascano nel vuoto , le preziosità fanno ridere e i pistolotti fanno cecca . Ci s ' arriverà ; ci si sta arrivando . Bella tra le belle la grande orazione dannunziana della Sagra dei Mille , pronunciata in faccia al mare garibaldino , in mezzo alle bandiere ondeggianti ; ma pensate all ' effetto che v ' avrebbe fatto se vi fosse arrivata in casa all ' ora di cena : « la Notte di Michelangelo s ' è desta , l ' Aurora di Michelangelo , pontando sul sasso il piede e il cubito » ecc . ecc . ; i radioascoltatori in pantofole avrebbero detto : Ma dove le va trovando , Gabriele ... L ' immaginazione del poeta lavorò sempre in grande e nel peregrino . La prima volta che aveva parlato in pubblico fu al liceo « Benedetto Marcello » di Venezia nel novembre del '95 . Riscosse un bellissimo successo mondano e la serata si chiuse con un banchetto di cinquanta coperti ( Ojetti se ne deve ricordare ) . Aveva pronunziato l ' orazione detta dell ' Allegoria dell ' Autunno , quella stessa che poi inserì nella prima parte del Fuoco , mettendola in bocca al protagonista . Ma come se la fece fruttare , nel romanzo ! Cominciamo col dire che Stelio Effrena la pronuncia all ' augusta presenza ( immaginaria ) di Margherita di Savoia e nientemeno che nel Palazzo Ducale e nientemeno che nella Sala del Maggior Consiglio , sotto la portentosa Apoteosi di Venezia dipinta nel soffitto dal Veronese , sullo sfondo dello spettacolosissimo Paradiso dipinto dal Tintoretto , coi ritratti in giro di ben settantadue dogi che lo stavano a rimirare ... Quel benedetto uomo aveva bisogno di parlare sempre sopra le righe e di gittare le parole oltre il segno . Una platea di belle signore gli diventava una platea di regine . Ed ai contadini d ' Ortonammare parlava come a una folla d ' Ateniesi . « Meditando sul fato della stirpe io ho veduto talvolta nella confusa massa umana e terrestre disegnarsi una figura ideale che mi pareva avere io medesimo scolpita con le mie mani caduche , come quello statuario che scolpì nello smisurato monte la figura eroica di Alessandro cui dalla destra sorgeva una città e dalla sinistra scaturiva un fiume » ( discorso elettorale , agosto '97 ) . Pare di vederli , a bocc ' aperta , tutti quegli Aligi e Domenicantoni ... Qualche volta mi dico : quando l ' ultimo residuo del persistente dannunzianesimo sarà scomparso , e tutti , borghesi e militari , saran tornati a dire le cose alla spiccia e alla buona , e in questo anche la Radio avrà avuto la sua parte oh come ci parrà bello e ci sarà caro e come a cuore libero e animo tranquillo ci sarà dato finalmente d ' amarlo il nostro Gabriele !
Sedie filosofiche ( Fusco Gian Carlo , 1958 )
StampaQuotidiana ,
Mostra di sedie nel Salone dell ' « Osservatore delle Arti Industriali » . Sedie di nuovo modello , ideate , disegnate e perfezionate da specialisti , in modo che il fattore estetico e la comodità si equilibrino e si complementino . Sedie filosofiche . Sedie ottagonali , esagonali , semirigide , semiflessibili ; metalliche , lignee , miste , dure , soffici ; rosse , turchine , blu , canarino , brunastro . In quella , laggiù a sinistra ( costituita da un tripode di ferro , cui si sovrappongono lastre d ' acciaio e , finalmente , un cuscino ) , s ' intravede la collaborazione di alcuni giovani appassionati . Probabilmente , architetti . Guardandola , s ' intuisce il tormento , lo scrupolo intellettuale e morale con cui fu concepita e realizzata . Non è più una sedia . È il simbolo di una generazione che respinge ogni compromesso , ogni prodotto casuale . Sedervisi , significherebbe profanare tutto l ' illuminismo moderno . Intanto , lo scultore Francesco Messina mi racconta che quando nel 1932 si trasferì da Genova a Milano , assieme alla moglie , fu costretto , per mancanza di fondi , ad arredare un appartamento di via Boccaccio con casse da imballaggio di varia misura . Poi , pian piano , spendendo quindici o venti lire per volta , sostituì le casse con vecchie ma dignitose seggiole scovate dai rigattieri . I conoscenti trovarono geniale e di buon gusto quell ' insieme di sedie scompagnate . Tutti parlarono della « collezione » di sedie di Francesco Messina . Alcuni milionari la imitarono . La necessità diventò , anche in quel caso , virtù . Lo scultore , che attualmente abita in una casa lussuosissima , rievoca con nostalgia le sedie del '32 . È un aneddoto preistorico . Oggi le sedie obbediscono alle leggi di una società che non vuole , scompagnati , né cose né uomini . Un ignoto romano ha definito il Partito radicale : « Uno sguardo del conte ( Carandini ) » .
TASTIERA 8 ( BALDINI ANTONIO , 1942 )
StampaQuotidiana ,
Per quel viziaccio di « rugare » , tutta la vita di Rugantino è un continuo infortunio sul lavoro . ( « Rugante » esprime qualche cosa che sta fra bravante arrogante e brontolante ) . Alla resa dei conti ne busca sempre e di quelle dure ; ma questo non basta a guarirlo della sua ruganza , dato ch ' egli vive nella beata persuasione che la partita si chiuda sempre a suo favore : « me n ' hanno date , ma je n ' ho dette ! » . Anzi , è proprio sotto le botte che quella cucuzza dalla grinta feroce sprigiona le scintille più luminose . Come « personaggio » , Rugantino consiste solo in una vaga tradizione di popolano che protesta e ne busca . Il momento in cui la sua figura prese più determinata parvenza fu ai giorni e per merito d ' un burattinaio romano vissuto a cavallo del Sette e dell ' Ottocento , Gaetano Santangelo , detto « Gaetanaccio » . Andava costui per i larghi e le piazze di Roma col suo casotto sulle spalle per metterlo in piedi non appena s ' avesse raccolto intorno un numero sufficiente di spettatori . Primo attore e principale richiamo della sua « compagnia » era per appunto Rugantino . Le trovate di Gaetanaccio erano di quelle che facevano andare in visibilio il popolo minuto . Una delle più belle fu questa . Nel 1823 i Francesi , andati in Ispagna per rimettere sul trono Ferdinando VII , si affrettarono ad annunciare dal primo momento una strepitosa vittoria . Subito poi si sparse voce che erano invece state botte da orbi . Gaetanaccio coglie in aria la notizia e corre col suo trabaccolo a piazza di Spagna sotto le finestre dell ' Ambasciata . La gente gli fa mucchio intorno . Rugantino , quel giorno , ha una serva chiamata – guarda combinazione – Vittoria . Entra a diverbio con Pulcinella , il quale sfodera subito l ' asso di bastoni e comincia a farlo rimbalzare sulla zucca del « primo attore » . Sotto la gragnuola Rugantino inferocito fa il giro della scena chiamando : Vittoria ! Vittoria ! Entusiasmo del pubblico , e facce verdi dietro i vetri dell ' Ambasciata . A prenderle da Rugantino , poveretta , non c ' è che la moglie . Nell ' atto , entra il Diavolo a fargli paura . Rugantino gli si rivolta come una tigre : Che v ' impicciate de li fatti mii ? Ciavete moje voi ? Brum brum fa il Diavolo crollando la testa . Sete vedovo ? Brum brum . Nun ce l ' avete ? ... ma quela lì nun è testa da scapolo . Che lingua avran parlato all ' inferno Pluto e Nembrotte ? Dante la sapeva lunga : per tenere obbligata all ' infinito la curiosità dei lettori capì che niente sarebbe servito meglio che farli scervellare su dei quesiti propriamente insolubili , e con aria di niente ci ficcò il piè fermo , il veltro , pape satan , raphel may amech et similia . Altro bel quesito : in quale lingua Cacciaguida rivolge la parola al suo trisnipote ? Accetto le conclusioni , acutissime , di Manfredi Porena in un suo saggio recente : non la sola terzina iniziale ( 0 sanguis meus , Paradiso XV ) , ma tutte le novantanove terzine del suo discorso nonno Cacciaguida le discorre in latino . Sarà contento Galassi Paluzzi . Dante , bontà sua , ce le traduce . ( Mi dispiace per Galassi Paluzzi ) . Quella che Carlo Galassi Paluzzi , fondatore e presidente dell ' Istituto di Studi romani , va combattendo da molti anni , col mezzo di riviste bollettini repertori conferenze e congressi nazionali e internazionali , per far rifiorire a nuova vita l ' uso scritto e parlato della lingua latina si può veramente – a dirla con l ' anonimo dei Promessi Sposi – « deffinire una guerra illustre contro il Tempo » . Tutto lascia credere che sarà una guerra dura , lunga , forse disperata . Si fa già così fatica a discorrere in italiano ... Il mezzo più sicuro per imparare il latino lo aveva probabilmente escogitato quello scrittore indiavolato che fu Girolamo Gigli . Galassi Paluzzi dovrebbe riprendere l ' idea del settecentista . Non credo che esista libro di più curioso e ozioso spasso del ( il titolo è un po ' lungo ) Collegio Petroniano delle Balie Latine e solenne suo aprimento in quest ' anno 1719 in Siena per dote e istituto del Cardinale Riccardo Petroni a benefizio di tutta la Nazione Italiana ad effetto di rendere naturale la Lingua Latina quale fu presso i Romani , col vero metodo degli Studi per la Gioventù dell ' uno e dell ' altro Sesso nel medesimo Collegio stabiliti , del Dottor Salvatore Toraci , primo medico di detto Collegio . È una pensata in tutto e per tutto degna di quell ' amaro allegorista che fu Gionata Swift , quello della mostruosa Modesta proposta per impedire ai figli dei poveri d ' Irlanda d ' esser a carico dei loro genitori e del loro Paese e per renderli giovevoli al pubblico ( 1729 : di dieci anni posteriore alle Balie Latine e la proposta era di cibarsi della carne dei bambini in età d ' un anno ) ; ma resa festevole dalla fantasia d ' un Aldo Palazzeschi ( quello del Codice di Perelà ) o d ' un Ramón Gomez de la Serna ( quello del libro su I seni ) ; con l ' accompagnamento d ' una marcia trionfale come nei Maestri cantori , ma accomodata alla burlesca da uno Stravinski ( quello della Storia d ' un soldato ) ; perché tutta la prima parte del libro delle Balie Latine è presa dalla descrizione d ' una immaginaria processione sfilata sotto archi trionfali per le vie di Siena , dal Palazzo della Signoria all ' inaugurando Collegio , verso il tramonto d ' un giorno di febbraio . Precedono con trombe e tamburi ( siamo nella città del Palio ) i gonfaloni della Signoria , e i rappresentanti di tutti gli Ordini della città , delle Arti , delle Accademie , degli Studii , i Censori , i Confessori , i Cerusici , gli Speziali , i quali aprono solennemente il corteo delle trentotto Balie latine 24 oltramontane e 14 senesi : vestite di scarlatto le nutrici dei bambini nobili e di turchino le altre ciascuna portando al petto quando uno e quando due poppanti e avendo ai lati due Nobili gentildonne Moderatrici - Assistenti coronate d ' alloro , ciascuna delle quali servita da un Gentiluomo , dell ' Accademia degl ' Intronati , recante la impresa della Dama , e a ' fianchi vanno i Braccieri e gli Staffieri delle signore e dei nobili Lattanti . Seguono i mariti delle Balie , le carrozze delle Dame , i cavalcanti delle Contrade e gran turba di popolo . Per dare un saggio della regia , insaporita di tutta l ' onomastica e araldica toscana , prendo a caso una coppia di Balie oltramontane : Donna Vespasia Maria Ethingia di Pomerania , lattante il Signor felicissimo Massimo Antonio de ' Conti Fede di Pistoia di mesi tre e il signor Frediano Ferroni dei Signori di Bella Quadra di giorni 48 , allo stesso petto ; e Donna Amelia Pleutnitz di Pretervaradino , lattante il signor Sardino Sardini di Lucca di giorni 74; in mezzo alla signora Maura Dei ne ' Signori del Cotono ed alla signora Laura Pinocci ne ' Tancredi degli Antichi Signori di Terra Rossa , e queste erano servite dal Signor Affricano Dei e dal signor Polibio Petrucci . E una coppia di Balie senesi : Donna Orsola Penni Buzzichelli , tenente al petto Giovan Pilogio Romei di giorni 37 e Gaetano Torrenti di giorni 22 , Alunni ; e Donna Elisabetta Bidellini ne ' Bindi che sostenea le due Alunne Diomira Buginelli de ' Celli de ' Cecchi di giorni 63 e Luigia Funel di Mercante francese stanziato in Siena nata di giorni 9 , in mezzo alla signora Calidonia Guglielmi Guidini e Lucia Orlandini Cosatti : allato alle quali i signori Capitan Domenico Borghesi e Francesco Chigi . L ' idea geniale del Gigli è questa : che il latino , per saperlo veramente , vada succhiato col latte d ' una balia talmente impratichita , con lunga scuola e conveniente appartatura dal mondo , nella lingua di Cicerone da quasi aver messa in oblio la natia favella . L ' infante passa immediatamente dal ventre materno alla mammella latina ; i primi suoni che colpiscono le sue orecchie son tutti latini : i quadri che vede sulle pareti del Collegio son tutti di Storia Antica ; vedrà solo spettacoli latini e batterà le manine in latino , mangerà la pappa in latino , chiederà di fare pipì e popò in latino , invece di bambole bionde avrà pupazzi dell ' Eneide e della Tebaide ... Bollettini repertorii conferenze , tutto bene ; ma il giorno che Galassi Paluzzi , con quella sua barba di buon brigante , riuscisse a mettersi per le vie di Roma in testa a una processione come quella fantasticata dallo scanzonato senese nelle duecento pagine in 80 del Collegio Petroniano , solo quel giorno la sua battaglia contro il Tempo potrebbe dirsi bene avviata . Repertorii conferenze bollettini ... La pratica va ripresa da molto più indietro .
Divertimenti romani ( Fusco Gian Carlo , 1958 )
StampaQuotidiana ,
Roma , 22 aprile . Tempo fa , invitato dal Teatro Club , venne a Roma Georges Brassens , il « chitarrista malinconico » che René Clair mise accanto a Pierre Brasseur in Quartiere dei lillà . Brassens , che assomiglia vagamente a Folco Lulli , è noto per il carattere scontroso e poco espansivo . Dopo lo spettacolo , cedendo alle insistenze di alcuni ammiratori , andò a bere qualcosa da certi ricchi borghesi , i quali gli avevano preparato un grosso rinfresco notturno , con decine d ' invitati . Appartamento di gran lusso , reggimenti di tartine , battaglioni di bottiglie , giradischi lungo due metri , « hi - fi » : alta fedeltà . Brassens non si aspettava un ricevimento tanto impegnativo . Fasciato nella sua vecchia giacca di velluto marrone , attraversò il salone , pieno di giovanotti e ragazze accucciati sul tappeto , e andò a rattrappirsi in un angolo , con un bicchiere di grappa fra le mani tozze . Aveva lasciato la chitarra in anticamera . Passò una mezz ' ora senza che il cantante pronunciasse una sillaba . I suoi giovani fanatici , pur fingendo quell ' indifferenza un po ' scocciata che è il maggior vanto dei romani , lo guardavano di sottecchi . Le tartine giravano , le bottiglie calavano . Finalmente , i «4 barbu » , che avevano accompagnato Brassens , si esibirono in alcuni numeri divertenti . Ma non era che un surrogato . Gli invitati volevano Georges ; il quale , immobile , fissava il pavimento , dando segno di vita soltanto per sorseggiare la sua grappa . I barbu , esaurito il repertorio , si appisolarono sul sofà . L ' orologio segnava le tre . Le conversazioni , già fiacche , languirono del tutto . Il trattenimento si trasformò in una specie di veglia funebre . Finalmente , la padroncina di casa , chiamato a raccolta tutto il francese del ginnasio « Visconti » , affrontò il chitarrista e lo pregò di cantare qualcosa . Brassens sollevò il viso massiccio , si passò la mano nelle chiome ribelli , guardò la ragazza come se non la vedesse , fece di no col testone e ricadde nel suo isolamento . Allora , la padroncina spense un po ' di luci e mise sul giradischi l ' ultimo successo di Brassens . Costui restò ad ascoltarsi con la testa stretta fra le manone . Erano le 4 e un quarto . Fuori , piovigginava . La conseguenza più rilevante della rivoluzione all ' Avana è , per ora , che le ordinazioni di sigari sono sestuplicate e i prezzi quasi raddoppiati .
TASTIERA 9 ( BALDINI ANTONIO , 1942 )
StampaQuotidiana ,
Una ragazza siede al telaio e facendo « su la panchetta » un po ' di posto a Giovannino Pascoli gli mormora : Mio dolce amore ... ( La tessitrice , nei Canti di Castelvecchio ) ; ma la ragazza è morta da un gran pezzo e l ' incontro avviene solo nell ' affettuosa fantasia . Il poeta Giulio Orsini si strugge per Iacovella : Iacovella , è vespro e siamo soli : viene a sedermiti allato ... Ma Iacovella è morta da quattrocent ' anni . E con questo ? Vivi e morti , a noi che importa ? Sino a te lungo i secoli arrivo . Una bella giovane abbandona in quelle scarnite di Giacomo Leopardi una morbida mano che il contino ventunenne va coprendo di baci e si stringe al petto ( Il sogno , nei Canti ) ; ma anch ' essa è morta « or son più lune » e il sogno s ' interrompe sul più bello : e nell ' incerto raggio del Sol vederla io mi credeva ancora . ( Quattr ' anni più tardi scriverà la canzone Alla sua donna , che , per dichiarazione dell ' autore , è propriamente « la donna che non si trova » ) . Il Sannazaro ( canzone XII delle Rime ) stava sognando di tenere anche lui stretta fra le sue la tenera mano della Bella . Acciò il felice inganno si prolunghi , accòrtosi che il sonno è sul rompersi , lungo spazio non volli gli occhi aprire . Ma dalla bianca mano , che si stretta tenea , sentia lasciarme . Questo è proprio dei sogni , in sul mattino . Molto bello e poeticamente detto . Se la poesia italiana è piena di donne vagheggiate in sogno a occhi aperti o ad occhi chiusi , a distanza di luogo e a distanza di tempo , quando non addirittura divenute mummie da quattrocent ' anni , la colpa va fatta rimontare in gran parte al Sospiroso di Laura , che aveva finito col trovare un amaro piacere anche , e forse sopra tutto , nella non conclusione del suo amore . Proprio vero , che chi si contenta gode . Un giorno l ' imperatore d ' Oriente aveva mandato a regalare al Petrarca , che non sapeva di greco , un codice d ' Omero . « Vederlo scrive il poeta ( Lettere familiari XVIII , 2 ) a un amico è già per me una gioia straordinaria . Ogni tanto me lo stringo al seno e dico sospirando : oh quanto è d ' ascoltarti in me il desio ! » . Petrarca che amorosamente si stringe al seno un codice che non è in grado di sfogliare e di leggere , è tutto un programma . Prender coraggio a scrivere una dichiarazione d ' amore a una giovinetta straniera in una lingua ch ' ella non può intendere e unicamente per il fatto che non la possa intendere , anche questa è una situazione squisitamente petrarchesca e ci si trovò il gentile Pindemonte . La ragazza era una inglesina di Londra , Agnese H * * * alla quale il poeta aveva cercato d ' insegnare qualche po ' di italiano , ma l ' estatica zucconcella non aveva saputo trarre profitto di sorta da quelle preziose lezioni . Mancando pochi giorni al suo ritorno in patria , il marchese Ippolito sfogò sulla carta una canzone ( « O giovinetta che la dubbia via » ) che , quanto al sentimento , è tra le più delicate della nostra lirica amorosa . Canzone , a lei davante tu non andrai : ché né tua voce intende , né andarti lascerei , se l ' intendesse ... Ché se or ti parlo , e grido la fiamma di cui pieno il cor trabocca , farlo nella natia lingua mi lice , che non è ancor felice . si che uscir possa di tua rosea bocca . Gli basta e avanza di volerle bene nel suo segreto , di vederla e sentirla in quelle rare amabili occasioni , e altro per sé non domanda . Il men di che può donna esser cortese ver ' chi l ' ha di sé stesso assai più cara da te , Vergine pura , io non vorrei ... Sommo scrupolo e affettuoso terrore egli ha di poter turbare in qualche modo l ' incanto di quella innocenza , la rosea serenità di quei sogni verginali . Né volentier torrei di spargerti nel sen foco amoroso , ché quanto è a me più noto il fiero ardore delitto far maggiore mi parria , s ' io turbassi il tuo riposo . Maestro io primo ti sarò d ' affanno ? Non sia mai ! Ma neanche , diviso com ' è fra invidia desiderio curiosità gelosia , egli sopporta in pace il pensiero che ci possa essere un fortunato che abbia core di staccar quel fiore dalla pianta . Ma che fatto avrà mai di bello e strano chi vorrà la tua mano ? Non so sì grande e sì leggiadra cosa per cui degno un uom sia d ' averti sposa . Vieto il frasario madrigalesco e girato con qualche stento il periodo , ma il sentimento è genuino . Il poeta dunque partirà lasciando mezzo il suo cuore a Londra , e altra consolazione non ispera alle sue pene che di ricevere di quando in quando lettere , non già di Miss Agnese , ma di Lady Madre , che facilmente troverà modo di dargli qualche notizia della graziosa figliuola . Consolerà i miei pianti foglio che a me dalla tua madre viene , su cui ( deh spesso ! ) ella tuo nome segna . Avete mai incontrato un « patito » sui trentacinque anni di più trepido cuore e semplice contentatura del poeta delle Campestri ? Sentimenti squisiti per certo : specie se poi pensiamo ad Ugo , il grande amico d ' Ippolito , che non si faceva scrupolo di far girare la testa e sconvolgere l ' animo a quante belle giovani gli venissero incontrate . Insegni il caso della Cecchina dei conti Giovio , con la quale l ' invasato autore dell ' Ortis fece il cascamorto nello stesso periodo di tempo in cui portava avanti per lo meno altre quattro operazioni amorose . Aveva cacciato sé e la ragazza in una situazione alla lunga insostenibile e , quando la poverina fu per bene inciuccata , se la cavò con una lettera . Io vi amerò sempre , ve lo giuro dal profondo del cuore , vi amerò fino all ' estremo sospiro , e giuro sull ' onor mio [ che cosa mai le vorrà giurare con tanta solennità ? ] di non ammogliarmi finché voi non sarete d ' altri . Se l ' infermità , se gli anni , se gli accidenti vi rapiranno la beltà e gli agi , se sarete disgraziata , [ bei discorsi da toccar ferro , veramente bei discorsi da farsi a una povera ragazza innamorata e di cui ci si dice innamorati ! ] se vi mancasse nel mondo un marito , un amico , io volerò da voi : io vi sarò marito [ ohé ] , padre [ toh ] , amico [ ahi ] , fratello . Parole : e anche fredde , anche brutte parole . Nella guerra d ' amor vince chi fugge . Ma è una gran brutta vittoria . Una meschina vittoria . Non per questo dipingeremo Foscolo tutto rosso come il Diavolo , né Pindemonte tutto azzurro come un Serafino . Nobili , non v ' ha dubbio , i sentimenti del marchese ; ma che forse non a bastanza nascondono il suo desiderio di non vedersi togliere la bella libertà della quale fu sempre gelosissimo guardiano . Curioso tipo , il marchese Ippolito . Gli amici , e più ancora le amiche , si lamentarono di « possederlo poco » . Aveva un modo tutto suo , praticato ben prima del viaggio a Londra , di squagliarsi all ' inglese . Ma sapeva poi così bene indorare di cortesia l ' indifferenza , e l ' uggia di gentilezza , che amici ed amiche finivano col mandargliela buona , così che visse ben voluto da tutti e senza farsi dei nemici . Mentre Foscolo ! Nessuno , meglio del Pindemonte , sapeva , al momento opportuno , fare il distratto , il trasognato , il « poeta » , ed eclissarsi lasciando i restanti nella rispettosa credenza d ' una urgente chiamata delle Muse . Al promesso sposo della Malinconia non occorrevano pretesti per isolarsi , quando sentisse il richiamo della « Ninfa gentile » . « Una tal sicurezza acqueta ; quando parte si dice : nol perdo del tutto , egli va a dipingersi , lo rivedrò fra non molto » : così spiegava la cosa con affettuosa malizia , nel suo vivace Ritratto d ' Ippolito , la spiritosa Isabella Teotochi Albrizzi , che in un certo momento aveva anche sperato d ' accomodarsi marchesa Pindemonte . Mi piaci così tanto , pare che il Pindemonte in fondo voglia dire anche alla bionda vergine del Tamigi , e posso volerti tanto bene appunto perché , lasciandoti io così tua , posso restare così mio . Non ho fatto un passo per possederti , perché tu nel tuo entusiasmo giovanile non facessi quell ' altro mezzo che sarebbe bastato a farmiti prigione . Estatica zucconcella , il tuo poco poco - maestro d ' italiano per questo si fidò di consegnarti il segreto del suo cuore solo nell ' ornato scrigno d ' una lingua che tu non saresti riuscita ad aprire . In una parola , e secondo il suo costume , ti si dette in modo che tu non lo potessi acchiappare . Non è detto che nel Terzo cielo , nel ciel di Venere , il disastroso Ugo non sia sistemato un grado più alto dell ' inincatenabile Ippolito .
La fortuna di Barreto ( Fusco Gian Carlo , 1958 )
StampaQuotidiana ,
Per dare un ' idea di quanto poco durino le emozioni del popolo romano , Ennio Flaiano scrisse due anni or sono un divertente articolo nel quale raccontava quel che sarebbe capitato a un marziano qualora fosse piovuto nella capitale . Dopo un po ' d ' interesse iniziale , il turista con un occhio solo e due nasi sarebbe diventato uno dei tanti « cispadani » che si aggirano fra piazza di Spagna e il Colosseo . I pizzardoni gli avrebbero stancamente indicato la strada e in capo a poche ore un fotoreporter gli avrebbe strillato : « A marzià ! te voi levà de mezzo ? ' un lo vedi che devo fotografa ' a Loren ? » È una parabola che contiene tutto intero il carattere di questo agglomerato umano , stratificatosi nei secoli , nella cui memoria biologica c ' è già tutto : glorie , decadenze , scandali , vittorie , sconfitte , trionfi e cadute grottesche , in un paesaggio dominato da montagne di spaghetti alla carbonara e attraversato da fiumi di vino bianco . Essere notati , a Roma , per più di una settimana , è praticamente impossibile . Vi è riuscito il cantante sudamericano Marino Barreto jr. ( detto Barrito ) , che da qualche settimana intrattiene i frequentatori di un locale di via Frattina . Questo artista ha conquistato una folla di ammiratori , specialmente fra i giovani della grossa borghesia , interpretando canzoni alla moda con voce inconfondibile , uniforme , lamentosa , paragonabile a quella di certi posteggiatori ciechi che rattristano le periferie domenicali . A Roma , in questi giorni , è il numero 1 della vita notturna e il suo successo non accenna a impallidire . È paragonabile soltanto a quello che ebbe Bruno Quirinetta fra il '44 e il '48 . In più , Barreto riceve ogni giorno lettere vibranti di passione , inviti piccanti . Una giovane e bella signora gli ha addirittura proposto di fuggire insieme . Chissà perché , in Egitto .