StampaQuotidiana ,
Tempo
fa
,
a
Roma
,
la
pittrice
Novella
Parigini
andò
a
vedere
Addio
alle
armi
in
compagnia
di
alcuni
amici
;
fra
gli
altri
,
Steve
Reeves
,
protagonista
del
film
Le
fatiche
d
'
Ercole
.
Steve
è
una
delle
stelle
fisse
cui
si
orientano
,
in
tutto
il
mondo
,
i
giovani
che
aspirano
a
una
muscolatura
impressionante
,
da
statua
greca
:
quelli
che
in
Italia
,
da
qualche
anno
a
questa
parte
,
praticano
il
«
culturismo
»
,
seguendo
gli
ammaestramenti
di
John
Vigna
di
Torino
e
Joe
Lancia
di
Milano
.
L
'
Ercole
americano
,
che
fu
eletto
Mister
Universo
,
ha
una
cassaforte
per
torace
e
un
capitello
al
posto
del
collo
.
La
giacca
a
due
petti
di
un
uomo
normale
potrebbe
al
massimo
servirgli
da
giustacuore
.
La
popolazione
romana
,
forse
per
sotterranea
memoria
dei
gladiatori
,
dà
molta
importanza
alla
cubatura
dei
giovanotti
.
ÈÈ
una
delle
città
del
mondo
dove
i
sarti
consumano
maggior
quantità
di
cotone
e
crine
da
imbottitura
.
Le
ragazze
sono
fiere
di
mostrarsi
in
compagnia
dei
cosiddetti
«
fusti
»
;
i
quali
,
oltre
ad
usare
,
in
ogni
stagione
,
camicie
bianchissime
,
aperte
in
modo
da
lasciar
intravedere
le
villosità
pettorali
,
debbono
saper
camminare
alla
«
giggi
»
:
passi
brevi
,
lieve
rotazione
dei
fianchi
,
piedi
molto
vicini
,
torso
gettato
in
avanti
,
movimento
pendolare
e
alterno
delle
spalle
.
Non
che
la
Parigini
dia
molto
peso
al
«
fustismo
»
:
ma
certo
,
quella
sera
,
non
le
dispiacque
esser
vista
accanto
a
quel
colosso
,
nella
cui
tasca
avrebbe
potuto
comodamente
alloggiare
.
Si
spensero
le
luci
,
e
apparvero
le
prime
sequenze
di
Addio
alle
armi
.
Durante
il
primo
tempo
,
rievocante
la
guerra
'15-18
,
non
accadde
nulla
di
anormale
;
ma
nel
secondo
,
quando
la
storia
d
'
amore
innestata
a
Caporetto
diventò
palpitante
,
la
pittrice
sentì
,
al
suo
fianco
,
nell
'
ombra
,
una
specie
di
rauco
soffio
.
Lo
strano
suono
,
via
via
che
il
film
intristiva
,
si
fece
più
profondo
e
distinto
:
finché
si
trasformò
in
una
serie
di
singhiozzi
che
parevano
colpi
di
scalpello
.
Nella
scarsa
luce
,
la
Parigini
vide
che
Steve
Reeves
stava
compiendo
sforzi
eroici
,
mordendosi
le
labbra
e
irrigidendo
il
collo
taurino
,
per
frenare
il
pianto
.
Invano
.
Mentre
la
protagonista
moriva
sullo
schermo
,
la
commozione
del
colosso
scoppiò
come
una
bomba
.
Il
vasto
petto
pareva
squassato
da
una
tempesta
,
un
fiume
di
lacrime
scorreva
sulle
guance
virili
,
gemiti
e
lamenti
si
levavano
alti
nel
buio
.
Prima
che
si
riaccendesse
la
luce
,
Novella
Parigini
scivolò
alcune
poltrone
più
in
là
.
Sono
apparsi
ai
primi
del
mese
,
a
Nuova
York
,
in
Broadway
,
i
primi
distributori
automatici
di
cocktail
.
Il
gettone
costa
10
cent.
ProsaGiuridica ,
Il
Duce
dello
Stato
Nazionale
Repubblicano
Capo
del
Governo
Visto
l
'
art
.
11
del
decreto
legge
9
febbraio
1939
,
n
.
126
,
convertito
nella
legge
2
giugno
1939
,
n
.
739
,
sul
trattamento
dei
beni
ebraici
;
Visto
il
decreto
27
marzo
1939
,
n
.
665
,
che
ha
approvato
lo
statuto
dell
'
Ente
di
Gestione
e
Liquidazione
Immobiliare
;
Vista
la
legge
19
dicembre
1940
,
n
.
1994
,
riguardante
modifiche
alla
legge
di
guerra
in
materia
di
beni
appartenenti
a
sudditi
nemici
;
Visti
il
decreto
legislativo
in
data
4
gennaio
1944
,
n
.
2
,
contenente
modifiche
alle
disposizioni
riguardante
i
beni
e
le
aziende
ebraiche
di
cui
al
predetto
decreto
legge
9
febbraio
1939
,
n
.
126;
Visto
l
'
art
.
17
della
legge
16
giugno
1939
,
n
.
942
,
riguardante
le
acquisizioni
dei
beni
espropriati
dalle
esattorie
e
rimasti
invenduti
al
secondo
incanto
;
Ritenuta
la
necessità
di
modificare
detto
statuto
,
in
relazione
ai
nuovi
compiti
affidati
coi
suindicati
provvedimenti
legislativi
all
'
Ente
di
Gestione
e
Liquidazione
Immobiliare
;
Su
proposta
del
Ministro
delle
Finanze
;
Sentito
il
Consiglio
dei
Ministri
;
Decreta
:
Art
.
1
.
L
'
art
.
11
del
decreto
9
febbraio
1939
,
n
.
126
,
convertito
con
modificazioni
nella
legge
2
giugno
1939
,
n
.
739
,
è
sostituito
dal
seguente
:
«
È
istituito
un
Ente
denominato
"
Ente
di
Gestione
e
Liquidazione
Immobiliare
"
con
il
compito
di
provvedere
all
'
acquisto
,
alla
gestione
,
alla
trasformazione
e
alla
vendita
dei
beni
immobiliari
con
le
loro
pertinenze
,
di
bene
mobiliari
,
nonché
di
aziende
industriali
e
commerciali
,
nell
'
interesse
o
d
'
incarico
dello
Stato
.
All
'
Ente
anzidetto
è
assegnata
una
dotazione
di
L
.
20
milioni
da
stanziarsi
con
provvedimento
del
Ministro
per
le
Finanze
sul
bilancio
del
Ministero
stesso
.
L
'
Ente
è
amministrato
da
un
Consiglio
composto
dal
Presidente
e
da
altri
otto
componenti
,
nominati
con
decreto
del
Ministro
delle
Finanze
e
cioè
:
-
2
consiglieri
scelti
tra
i
funzionari
di
grado
non
inferiore
al
VI
del
Ministero
delle
Finanze
;
-
1
consigliere
scelto
tra
i
funzionari
dell
'
Ispettorato
per
la
Difesa
del
Risparmio
e
l
'
Esercizio
del
Credito
;
-
1
consigliere
in
rappresentanza
dell
'
Ispettorato
per
demografia
e
razza
;
-
1
consigliere
su
proposta
del
Segretario
del
Partito
Fascista
Repubblicano
,
Ministro
segretario
di
Stato
;
-
1
consigliere
su
proposta
del
Ministro
per
la
Giustizia
;
-
1
consigliere
su
proposta
del
Ministro
per
l
'
Agricoltura
e
le
Foreste
;
-
1
consigliere
su
proposta
del
Ministro
per
l
'
Economia
corporativa
.
Con
decreto
del
Ministro
per
le
Finanze
sono
nominati
tre
sindaci
effettivi
,
dei
quali
uno
scelto
trai
Magistrati
della
Corte
dei
Conti
.
Con
lo
stesso
decreto
sono
pure
nominati
due
sindaci
supplenti
.
Il
bilancio
da
compilarsi
dall
'
Ente
alla
fine
di
ciascun
esercizio
annuale
è
sottoposto
all
'
approvazione
del
Ministro
per
le
Finanze
.
Per
l
'
assistenza
,
la
rappresentanza
e
la
difesa
in
giudizio
,
l
'
Ente
si
avvale
dell
'
Avvocatura
dello
Stato
.
»
Art
.
2
.
Il
decreto
27
marzo
1939
,
n
.
665
,
che
ha
approvato
lo
statuto
dell
'
Ente
di
gestione
e
Liquidazione
Immobiliare
è
abrogato
.
Lo
statuto
stesso
viene
sostituito
da
quello
annesso
al
presente
provvedimento
,
composto
di
numero
17
articoli
.
Il
Ministro
per
le
Finanze
è
autorizzato
ad
apportare
a
tale
statuto
le
modifiche
che
si
rendessero
in
seguito
necessarie
.
Il
presente
decreto
che
entrerà
in
vigore
il
giorno
stesso
della
sua
pubblicazione
sulla
Gazzetta
Ufficiale
,
sarà
inserto
,
munito
del
sigillo
dello
Stato
,
nella
raccolta
ufficiale
delle
leggi
e
dei
decreti
.
Dal
Quartier
Generale
,
addì
31
marzo
1944-XXII
Mussolini
Il
Ministro
delle
Finanze
:
Pellegrini
V
.
il
Guardasigilli
:
Pisenti
StampaPeriodica ,
Teheran
,
novembre
-
Non
fu
facile
avere
un
colloquio
con
l
'
imperatrice
Soraya
nella
sua
reggia
di
Teheran
.
Da
circa
due
anni
nessun
giornalista
veniva
ricevuto
al
Palazzo
di
Marmo
per
essere
ammesso
alla
presenza
della
sovrana
ed
erano
oltretutto
giorni
difficili
,
particolarmente
inadatti
ad
ottenere
una
udienza
speciale
.
Poche
ore
avanti
Fatemi
,
l
'
ex
Primo
ministro
,
era
stato
fucilato
in
una
caserma
della
capitale
.
Numerosi
ufficiali
arrestati
con
l
'
accusa
di
tradimento
erano
sotto
processo
,
si
attendeva
da
un
momento
all
'
altro
la
notizia
della
loro
condanna
.
Una
atmosfera
carica
di
angoscia
e
di
elettricità
gravava
su
tutta
la
Persia
.
Inoltre
l
'
intero
paese
era
in
lutto
per
la
morte
di
Alì
Reza
,
il
fratello
dello
scià
,
avvenuta
mentre
egli
pilotava
il
suo
aereo
.
Bandiere
a
mezz
'
asta
pendevano
dai
palazzi
imperiali
e
dagli
edifici
pubblici
,
per
strada
si
incontravano
soldati
con
la
striscia
di
panno
nero
cucita
alla
manica
sinistra
del
blusotto
.
A
corte
anche
i
servitori
erano
vestiti
di
nero
e
il
lutto
era
rigidissimo
.
Ricevimenti
,
pranzi
e
colloqui
erano
stati
cancellati
dalla
lista
degli
impegni
delle
Loro
Maestà
.
I
giornalisti
italiani
giunti
a
Teheran
col
volo
inaugurale
della
LAI
avevano
chiesto
con
molta
insistenza
di
porgere
gli
omaggi
alla
regina
,
ma
il
loro
desiderio
era
andato
deluso
.
Anch
'
io
avevo
ormai
rinunciato
ad
incontrare
Soraya
nella
sua
favolosa
dimora
quando
giunse
,
inaspettata
,
la
comunicazione
da
corte
:
l
'
imperatrice
avrebbe
ricevuto
soltanto
me
,
che
ero
l
'
unica
donna
del
gruppo
,
e
mi
aspettava
entro
due
ore
per
offrirmi
una
tazza
di
tè
.
Il
gran
maestro
delle
cerimonie
,
Musin
Garagozlu
,
mi
informò
con
aria
compiaciuta
,
porgendomi
i
complimenti
.
Era
un
signore
autorevole
e
profumato
di
lavanda
francese
,
dalle
maniere
galanti
.
Era
un
grande
onore
,
mi
fece
osservare
,
che
l
'
imperatrice
mi
ricevesse
,
ma
esisteva
una
condizione
:
che
non
le
parlassi
di
politica
e
non
le
rivolgessi
domande
indiscrete
.
Il
colloquio
si
doveva
svolgere
secondo
le
regole
più
rigide
dell
'
etichetta
.
Era
inoltre
preferibile
che
anche
io
mi
vestissi
di
nero
ed
assolutamente
necessario
che
imparassi
a
fare
l
'
inchino
.
Non
dovevo
assolutamente
dimenticare
di
fare
l
'
inchino
all
'
imperatrice
se
non
volevo
offenderla
gravemente
e
vedermi
volgere
le
spalle
.
Due
ore
dopo
tutti
i
giornalisti
di
Teheran
sapevano
che
una
collega
italiana
sarebbe
stata
ammessa
alla
presenza
di
Soraya
e
mi
aspettavano
dinanzi
al
portone
del
Palazzo
di
Marmo
.
Apparivano
molto
sorpresi
,
quella
visita
era
per
loro
eccezionale
.
Mi
posero
domande
,
mi
dettero
consigli
,
mi
dissero
che
Soraya
è
una
regina
severa
,
che
non
sorride
mai
,
mi
fotografarono
mentre
entravo
nel
parco
,
scortata
da
una
pattuglia
armata
di
soldati
piccoli
e
bruni
come
siciliani
.
A
metà
del
viale
i
soldati
mi
consegnarono
a
un
ufficiale
e
anche
lui
sembrava
assai
stupefatto
,
ogni
tanto
si
girava
a
guardarmi
con
curiosità
e
,
sempre
guardandomi
,
sulla
soglia
del
palazzo
mi
consegnò
a
un
servitore
che
per
l
'
emozione
sbagliò
e
mi
portò
nel
guardaroba
dell
'
imperatrice
lasciandomi
lì
.
Stavo
meditando
sui
vestiti
della
regina
,
le
sue
calze
di
nailon
,
la
sua
biancheria
di
raso
,
gli
stivali
da
cavallerizza
,
lo
scaldapiedi
con
la
fodera
di
visone
,
il
mucchio
della
sua
corrispondenza
(
centinaia
di
lettere
provenienti
da
ogni
parte
del
mondo
)
quando
una
dama
di
corte
,
vestita
di
nero
,
irruppe
ansimando
nella
stanza
.
Era
rossa
in
volto
,
estremamente
confusa
,
e
spiegando
in
francese
che
il
servitore
aveva
perso
la
testa
per
le
troppe
raccomandazioni
,
mi
fece
tornare
indietro
.
Salimmo
lo
scalone
principale
dove
le
pareti
e
il
soffitto
sono
completamente
incrostate
di
specchi
come
nel
fantastico
Golestan
e
,
passando
attraverso
numerosi
corridoi
,
venni
introdotta
nel
salone
degli
ospiti
dove
le
Loro
Maestà
ricevono
i
visitatori
stranieri
.
Era
un
salone
sfarzoso
,
enormi
lampadari
di
cristallo
pendevano
dal
soffitto
ricamato
ad
arabeschi
,
quadri
di
celebri
pittori
persiani
erano
appesi
alle
pareti
insieme
a
tappeti
antichissimi
,
tendaggi
preziosi
coprivano
le
grandi
finestre
sul
parco
.
Negli
angoli
erano
poltrone
e
divani
di
stoffa
verdolina
,
un
poco
consunta
,
un
enorme
tappeto
era
steso
sul
pavimento
.
Sempre
rossa
in
volto
la
dama
mi
fece
segno
di
aspettare
e
si
allontanò
chiudendo
alle
spalle
una
delle
pesantissime
porte
di
legno
scolpito
.
Trascorsero
alcuni
secondi
,
poi
la
medesima
porta
si
aprì
e
una
piccola
donna
vestita
di
nero
entrò
nella
stanza
accompagnata
da
un
cane
lupo
e
da
un
cocker
spagnolo
.
Io
non
feci
molta
attenzione
.
Stavo
osservando
il
tappeto
splendidamente
tessuto
,
così
spesso
e
soffice
che
i
tacchi
ci
si
affondavano
come
dentro
la
rena
,
e
credetti
che
la
signora
vestita
di
nero
,
i
cui
lineamenti
restavano
confusi
nella
penombra
,
fosse
un
'
altra
dama
di
corte
mandata
a
scortarmi
o
a
darmi
istruzioni
.
«
Good
morning
»
essa
disse
avanzando
verso
di
me
.
«
Good
morning
»
risposi
io
distrattamente
.
«
How
do
you
do
?
»
Subito
dopo
rimasi
senza
fiato
:
colei
che
avevo
salutato
con
tanta
distratta
familiarità
era
l
'
imperatrice
di
Persia
.
Era
ormai
troppo
tardi
per
fare
l
'
inchino
.
Soraya
mi
stava
davanti
,
conscia
del
mio
imbarazzo
,
e
una
luce
allegra
le
brillava
negli
occhi
,
gli
angoli
della
bocca
le
tremavano
per
la
voglia
di
ridere
.
Ci
fissammo
un
secondo
,
poi
entrambe
ci
lasciammo
andare
ad
una
breve
risata
liberatrice
e
Soraya
mi
porse
la
mano
stringendo
con
forza
la
mia
:
«
Don
'
t
worry
,
please
»
(
non
preoccupatevi
)
,
disse
mentre
pronunciavo
qualche
parola
di
scusa
e
mi
parve
quasi
grata
dell
'
errore
che
aveva
evitato
un
incontro
formale
.
Vista
di
vicino
la
ventiduenne
imperatrice
di
Persia
non
ha
l
'
aspetto
autoritario
e
imponente
che
le
attribuiscono
le
fotografie
.
È
una
ragazza
di
media
statura
,
quasi
fragile
,
certamente
timida
.
Notai
che
era
più
magra
di
quando
,
un
anno
e
mezzo
fa
,
il
colpo
di
Stato
di
Mossadeq
la
costrinse
a
fuggire
a
Roma
insieme
allo
Scià
.
Il
volto
sembrava
meno
florido
e
tondo
,
gli
zigomi
erano
quasi
tirati
,
i
celebri
occhi
grigi
ancora
più
grandi
.
I
capelli
neri
dai
riflessi
castani
erano
tagliati
cortissimi
,
le
labbra
carnose
erano
senza
rossetto
,
le
guance
prive
di
cipria
,
e
questo
le
dava
un
'
aria
infantile
,
da
adolescente
cresciuta
un
po
'
in
fretta
.
L
'
abito
che
indossava
era
chiuso
fino
al
collo
,
con
le
maniche
lunghe
.
«
Don
'
t
worry
,
please
»
ripeté
sorridendo
,
con
una
voce
sottile
ed
acuta
,
da
bambina
,
e
con
la
mano
sottile
,
dalle
unghie
appena
laccate
di
smalto
trasparente
,
mi
indicò
la
poltrona
.
Aspettò
che
fossi
seduta
;
poi
anche
lei
si
sedette
,
sul
divano
di
fronte
,
accanto
a
un
tavolino
di
avorio
su
cui
era
un
vaso
pieno
di
rose
rosse
.
Conoscevo
quelle
rose
.
Erano
partite
col
nostro
aereo
da
Roma
,
confezionate
dentro
una
scatola
di
ghiaccio
,
e
l
'
indomani
dell
'
arrivo
,
quando
il
principe
Pacelli
era
stato
ricevuto
dallo
scià
che
voleva
complimentarsi
per
la
nuova
linea
della
LAI
che
unisce
Roma
con
Teheran
,
il
pacco
era
stato
recapitato
a
Soraya
con
questo
messaggio
:
«
Alla
regina
più
bella
del
mondo
le
rose
più
belle
di
Roma
»
.
Soraya
le
accarezzò
lentamente
.
«
Così
lei
viene
da
Roma
»
mormorò
sempre
parlando
in
inglese
.
«
Ah
,
Roma
:
via
Veneto
,
il
Pincio
,
Villa
Borghese
!
Nessuna
città
al
mondo
è
bella
come
Roma
,
nessuno
è
adorabile
come
la
gente
di
Roma
.
Come
invidio
lei
che
ci
vive
!
Quando
venni
con
mio
marito
»
(
diceva
«
mio
marito
»
e
non
«
lo
Scià
»
,
come
avrebbe
preteso
l
'
etichetta
)
«
abitavo
in
un
albergo
di
via
Veneto
e
le
nostre
finestre
guardavano
sulla
strada
.
Spesso
mi
affacciavo
,
mi
divertivo
a
guardare
i
marciapiedi
affollati
di
gente
,
i
tavolini
fuori
dei
bar
,
le
edicole
dei
giornali
,
e
mi
sembrava
d
'
essere
al
centro
del
mondo
.
La
notte
il
brusio
dei
discorsi
saliva
fino
alle
nostre
finestre
e
il
rumore
delle
automobili
e
delle
lambrette
ci
impediva
di
dormire
;
mio
marito
si
inquietava
.
Eppure
era
così
bello
lo
stesso
.
Cosa
fanno
ora
in
via
Veneto
?
»
chiese
Soraya
sporgendo
verso
di
me
il
piccolo
volto
ansioso
.
Risposi
che
facevano
le
medesime
cose
:
si
davano
appuntamenti
,
bevevano
,
chiacchieravano
,
e
le
detti
una
copia
dell
'
«
Europeo
»
dove
c
'
erano
appunto
molte
notizie
e
fotografie
di
via
Veneto
.
Soraya
prese
a
sfogliarlo
con
avidità
.
Si
ricordava
dell
'
«
Europeo
»
,
quand
'
era
a
Roma
l
'
aveva
intervistata
per
questo
giornale
un
signore
amabile
e
severo
che
poi
aveva
scritto
tante
cose
gentili
.
Mi
chiese
timidamente
se
potevo
lasciarle
quel
numero
.
A
Teheran
i
giornali
italiani
arrivano
sempre
con
tanto
ritardo
e
lei
era
sempre
ansiosa
di
sapere
quel
che
succede
in
Europa
.
Per
esempio
era
ansiosa
di
sapere
qualcosa
sulla
morte
di
Fath
:
non
sapevo
che
era
morto
Fath
?
Io
lo
ignoravo
.
Gli
ultimi
giornali
scritti
a
caratteri
latini
che
avevo
letto
a
Teheran
erano
di
tre
giorni
avanti
,
le
mie
informazioni
si
fermavano
lì
.
Mi
dispiaceva
tuttavia
confessare
a
Soraya
che
non
sapevo
nulla
sulla
morte
di
Fath
e
finsi
di
sapere
.
«
Ne
sono
rimasta
tanto
addolorata
»
disse
lei
con
le
lacrime
agli
occhi
.
«
Era
così
bello
,
così
bravo
,
così
giovane
.
Quanti
anni
aveva
?
»
Buttai
giù
un
numero
:
quaranta
.
«
Oh
,
mon
Dieu
.
Non
è
terribile
pensare
che
Jacques
è
morto
a
quarant
'
anni
?
»
esclamò
lei
.
«
E
di
che
cosa
è
morto
?
»
Sapevo
che
il
sarto
parigino
era
ammalato
di
leucemia
e
risposi
che
era
morto
per
questo
.
«
Oh
che
strazio
!
»
esclamò
Soraya
coprendosi
gli
occhi
.
«
E
lo
conosceva
?
»
Non
ho
mai
visto
Fath
se
non
in
fotografia
ma
mi
dispiaceva
deludere
l
'
imperatrice
.
Dissi
perciò
che
lo
conoscevo
.
«
E
Dior
?
Conosce
Dior
?
»
volle
ancora
sapere
Soraya
.
Mi
pressava
di
domande
;
non
mi
era
mai
capitato
di
andare
ad
intervistare
qualcuno
e
di
essere
invece
intervistata
.
Risposi
,
questa
volta
senza
mentire
,
che
conoscevo
Dior
.
«
E
la
linea
H
le
piace
?
»
chiese
allora
Soraya
.
Questa
volta
mi
ribellai
,
risposi
che
avrei
molto
gradito
sapere
se
la
linea
H
piaceva
a
Sua
Maestà
.
«
Oh
,
no
!
»
fece
lei
scandalizzata
.
«
Le
pare
che
possa
portare
quella
roba
?
»
In
realtà
la
bellissima
Soraya
si
mortificherebbe
a
portare
un
abito
che
nasconde
la
figura
e
glielo
dissi
.
Parve
lusingata
e
continuò
a
lungo
a
parlare
della
moda
:
sembrava
impossibile
distoglierla
dal
suo
argomento
preferito
.
Soraya
adora
i
vestiti
,
le
pellicce
,
i
gioielli
.
Dicono
che
passi
molte
ore
davanti
allo
specchio
,
ogni
stagione
le
più
celebri
sartorie
francesi
e
italiane
le
mandano
i
cataloghi
con
le
fotografie
delle
collezioni
e
lei
sceglie
decine
di
modelli
per
volta
.
Possiede
centinaia
di
toilettes
,
una
immensa
quantità
di
profumi
,
un
numero
incalcolabile
di
pellicce
(
la
sua
pelliccia
preferita
è
quella
di
ermellino
che
le
regalò
Stalin
per
il
suo
matrimonio
)
,
gioielli
di
ogni
genere
.
Quando
venne
a
Roma
comprò
da
un
gioielliere
di
via
Condotti
collane
e
braccialetti
per
34
milioni
,
in
una
sola
mattina
.
Cambiare
toilettes
è
una
delle
poche
cose
da
fare
nella
reggia
di
Teheran
,
dove
l
'
imperatrice
passa
quasi
tutta
la
giornata
annoiandosi
.
Soraya
è
nata
e
cresciuta
in
Europa
,
è
stata
educata
in
collegi
svizzeri
ed
inglesi
,
la
vita
oziosa
nel
fasto
di
un
palazzo
orientale
non
può
non
opprimerla
.
Come
passa
il
suo
tempo
la
sovrana
più
invidiata
del
mondo
?
Soraya
fece
una
piccola
smorfia
.
Disse
che
leggeva
,
suonava
il
pianoforte
,
studiava
canto
,
si
intratteneva
con
la
gente
di
corte
.
Qualche
volta
usciva
,
andava
a
cavallo
,
oppure
a
nuotare
.
D
'
inverno
andava
a
sciare
sulle
montagne
che
circondano
Teheran
;
ma
non
era
così
divertente
come
sciare
in
Svizzera
.
«
Non
vedo
quasi
nessuno
»
disse
Soraya
con
voce
triste
.
«
E
mio
marito
ha
tanto
da
lavorare
,
non
riesco
quasi
mai
a
restare
a
lungo
con
lui
.
La
mattina
vengo
qui
,
aspetto
che
abbia
esaurito
i
suoi
impegni
e
all
'
una
faccio
colazione
in
sua
compagnia
.
Nel
pomeriggio
egli
torna
a
lavorare
ed
io
non
lo
vedo
fino
all
'
ora
di
cena
.
Non
è
molto
,
vero
?
»
concluse
con
un
sospiro
.
E
il
cinematografo
le
piaceva
?
Vedeva
spesso
dei
film
?
Soraya
scosse
la
testa
:
ogni
tanto
li
proiettavano
a
corte
.
Ma
a
Roma
era
più
divertente
:
andava
proprio
nei
cinema
,
anche
tre
volte
la
settimana
.
Ah
,
Roma
!
I
film
di
Roma
!
L
'
argomento
la
ravvivò
.
Soraya
adora
il
cinematografo
,
le
piacciono
soprattutto
i
film
drammatici
,
quelli
che
raccontano
storie
d
'
amore
,
detesta
i
film
comici
e
musicali
.
I
suoi
attori
preferiti
sono
Gregory
Peck
,
Barbara
Stanwyck
ed
Errol
Flynn
.
«
Conosce
Errol
Flynn
?
»
chiese
con
la
solita
curiosità
.
Mi
scappò
detto
che
non
lo
conoscevo
:
rimase
delusa
.
Lei
lo
incontrò
a
Roma
,
nel
1953
,
durante
una
festa
in
casa
Vassarotti
.
Era
vestito
in
modo
così
buffo
,
coi
calzini
rossi
,
ma
era
ugualmente
irresistibile
.
Conserva
ancora
nei
suoi
appartamenti
una
fotografia
in
cui
è
ritratta
con
lui
.
«
Quella
sera
conobbi
anche
Gina
Lollobrigida
»
disse
Soraya
.
«
Conosce
Gina
Lollobrigida
?
»
Le
dissi
di
sì
e
volle
sapere
cosa
faceva
,
se
il
suo
viaggio
in
America
era
stato
davvero
un
trionfo
,
se
in
Inghilterra
aveva
avuto
davvero
tanto
successo
,
se
era
ancora
così
«
splendidamente
bella
»
.
«
E
Silvana
Mangano
?
La
conosce
?
»
chiese
Soraya
,
piena
di
curiosità
.
L
'
aveva
vista
in
Riso
amaro
,
avrebbe
dato
non
so
cosa
per
vederla
in
persona
e
parlare
con
lei
.
«
È
così
brava
!
Come
mai
non
è
andata
a
Londra
?
»
chiese
piena
di
rammarico
.
Le
dissi
che
Silvana
Mangano
aspettava
un
altro
bambino
:
forse
per
questo
non
era
andata
a
Londra
.
«
Aspetta
un
bambino
?
»
balbettò
l
'
imperatrice
e
improvvisamente
il
suo
volto
si
oscurò
,
ci
fu
un
intervallo
di
silenzio
penoso
,
imbarazzante
.
Da
tre
anni
la
Persia
aspetta
che
Soraya
dia
un
figlio
allo
Scià
:
la
sua
mancata
maternità
è
divenuta
un
problema
di
Stato
ed
un
motivo
di
angoscia
per
lei
e
per
il
marito
.
Lo
scià
divorziò
dalla
prima
moglie
,
Fauzia
,
perché
questa
non
gli
aveva
dato
figli
maschi
;
e
sposò
Soraya
per
avere
un
erede
che
ancora
non
è
venuto
:
sembra
che
un
comitato
di
medici
abbia
dichiarato
l
'
imperatrice
fisiologicamente
sterile
.
La
mancanza
di
eredi
al
trono
è
alla
base
della
crisi
dinastica
che
travaglia
l
'
Iran
;
se
il
figlio
non
nascesse
,
lo
scià
potrebbe
anche
ripudiare
Soraya
o
essere
costretto
a
rinunciare
al
trono
.
Alcuni
partiti
,
nemici
di
Soraya
,
invocano
da
tempo
una
delle
due
soluzioni
che
sono
improbabili
ma
non
impossibili
.
Lo
Scià
è
innamorato
della
moglie
,
non
ha
alcuna
intenzione
di
abdicare
:
ma
potrebbe
esservi
costretto
se
la
crisi
si
aggravasse
.
L
'
imperatrice
taceva
ancora
,
abbuiata
,
quando
un
cameriere
entrò
portando
un
vassoio
con
le
tazze
di
tè
.
Il
fatto
la
scosse
.
Tirò
un
lungo
sospiro
,
ordinò
al
servitore
,
con
un
cenno
del
capo
,
di
lasciare
tutto
sul
tavolo
,
e
mi
porse
con
grazia
la
tazza
di
tè
.
«
Il
3
dicembre
parto
per
l
'
America
»
disse
poi
,
sollevata
.
«
È
mai
stata
in
America
?
Ah
,
New
York
,
la
Fifth
Avenue
,
le
Montagne
Rocciose
,
Hollywood
!
È
mai
stata
ad
Hollywood
?
»
Soraya
non
conosce
gli
Stati
Uniti
,
da
molto
tempo
supplicava
lo
scià
di
portarcela
,
ed
ora
parlando
del
suo
viaggio
sembrava
di
nuovo
una
bambina
felice
,
ignara
dei
suoi
gravi
problemi
.
Avrebbe
visitato
gli
studi
,
diceva
,
avrebbe
conosciuto
Gregory
Peck
e
Barbara
Stanwyck
.
Era
così
commovente
nella
sua
eccitazione
che
per
qualche
minuto
non
ebbi
il
coraggio
di
chiederle
se
davvero
andava
in
America
per
divertimento
oppure
se
il
viaggio
aveva
lo
scopo
che
i
bene
informati
alla
corte
di
Teheran
gli
attribuiscono
:
cioè
di
farsi
visitare
da
celebri
specialisti
in
ginecologia
per
riuscire
,
attraverso
un
procedimento
artificiale
,
a
dare
finalmente
allo
scià
l
'
erede
che
aspetta
.
Poi
mi
decisi
:
si
diceva
che
Sua
Maestà
si
recasse
negli
Stati
Uniti
per
sottoporsi
ad
un
medicai
treatment
:
era
esatto
?
Di
nuovo
il
volto
di
Soraya
si
oscurò
e
la
sovrana
perse
il
sorriso
.
Posò
lentamente
la
tazza
di
tè
,
abbassò
la
testa
e
quando
la
rialzò
aveva
una
espressione
smarrita
,
da
bambina
che
non
sa
cosa
dire
.
Poi
disse
a
voce
bassa
ed
incerta
,
come
se
si
vergognasse
a
dire
una
bugia
:
«
No
,
for
pleasure
»
,
per
divertimento
.
E
cambiò
in
fretta
il
discorso
.
Raccontò
che
sarebbe
partita
in
aereo
,
si
sarebbe
fermata
a
Londra
e
qui
,
forse
,
avrebbe
preso
la
nave
.
In
America
sarebbe
rimasta
due
mesi
soltanto
per
aver
tempo
di
fermarsi
a
Roma
sulla
via
del
ritorno
.
«
Ho
convinto
mio
marito
a
tornarci
»
disse
con
la
vocina
sottile
;
e
gli
occhi
le
brillavano
di
nuovo
gaiamente
.
Si
alzò
,
mi
porse
la
mano
per
dimostrarmi
che
il
colloquio
era
finito
;
e
a
vederla
così
piccola
e
fragile
mi
dimenticai
per
la
seconda
volta
di
farle
l
'
inchino
.
StampaPeriodica ,
Nella
severa
aula
della
Consulta
,
davanti
all
'
alto
consesso
dei
quindici
giudici
della
Corte
Costituzionale
,
è
stata
finalmente
discussa
dalle
parti
la
questione
che
riguarda
la
concessione
in
esclusiva
alla
RAI
-
TV
dei
servizi
radio
-
televisivi
.
In
parole
povere
,
s
'
è
discussa
la
questione
del
monopolio
televisivo
.
Cioè
,
se
sia
giusto
che
una
sola
azienda
,
e
per
di
più
statale
,
possa
in
Italia
fare
emissioni
televisive
,
e
se
questo
sia
o
no
in
armonia
con
la
Costituzione
,
che
sancisce
(
articolo
21
)
:
"
Tutti
hanno
diritto
di
manifestare
liberamente
il
proprio
pensiero
con
la
parola
,
lo
scritto
e
ogni
altro
mezzo
di
diffusione
"
,
e
(
articolo
33
)
:
"
L
'
arte
e
la
scienza
sono
libere
e
libero
ne
è
l
'insegnamento."
Entro
un
mese
si
avrà
la
sentenza
della
Corte
Costituzionale
.
In
attesa
di
quello
che
sarà
il
responso
del
supremo
consesso
,
al
quale
fin
da
ora
c
'
inchiniamo
,
siano
consentite
alcune
osservazioni
sulla
questione
.
Osservazioni
che
non
riguardano
affatto
l
'
aspetto
giuridico
di
essa
,
sul
quale
dovranno
pronunziarsi
quelle
alte
autorità
,
ma
che
si
riferiscono
unicamente
alle
ripercussioni
che
libertà
o
monopolio
potrà
avere
sui
programmi
,
sulla
loro
composizione
,
sul
loro
contenuto
;
sull
'
uso
,
insomma
,
di
quel
formidabile
strumento
di
comunicazione
e
di
espressione
che
è
la
TV
.
Le
ipotesi
sono
due
:
o
che
la
Corte
Costituzionale
sentenzi
che
il
monopolio
TV
non
è
giusto
né
legittimo
;
o
che
sentenzi
che
è
giusto
e
legittimo
.
Nel
primo
caso
,
il
monopolio
dovrà
immediatamente
cessare
,
e
avremo
una
o
più
TV
libere
accanto
a
quella
di
Stato
,
e
la
libertà
,
col
giuoco
della
concorrenza
,
sventerà
i
pericoli
che
andremo
a
segnalare
.
Nel
secondo
caso
,
il
monopolio
continuerà
e
nessuno
potrà
né
dovrà
trovare
da
ridirci
niente
.
Ma
,
in
questo
secondo
caso
,
la
TV
,
insieme
coi
vantaggi
,
dovrà
accettare
i
doveri
che
scaturiscono
dall
'
essere
un
monopolio
di
Stato
,
e
non
una
qualsiasi
azienda
privata
in
concorrenza
con
altre
aziende
dello
stesso
genere
e
perciò
anche
nel
pieno
diritto
di
creare
,
se
vuole
,
un
monopolio
nel
proprio
seno
e
di
regolarsi
a
proprio
talento
.
Perché
,
se
è
pesante
e
fastidioso
un
monopolio
di
Stato
,
addirittura
intollerabile
è
un
monopolio
nel
monopolio
di
Stato
.
Un
'
azienda
privata
,
mettiamo
:
l
'
azienda
A
,
che
non
sia
monopolio
di
Stato
,
può
,
se
vuole
,
diventare
monopolio
di
pochi
personaggi
.
In
questi
casi
,
anche
se
la
cosa
è
riprovevole
,
come
ogni
situazione
di
favoritismo
,
si
pensa
:
"
Pazienza
;
però
ci
sono
le
altre
aziende
simili
e
concorrenti
;
quelli
che
sono
esclusi
dal
monopolio
dell
'
azienda
A
troveranno
accoglienza
nelle
altre
aziende
simili
,
che
sono
in
concorrenza
con
l
'
azienda
A
"
Ma
quando
un
'
azienda
che
è
monopolio
di
Stato
diventa
anche
monopolio
privato
,
cioè
di
pochi
personaggi
,
allora
non
c
'
è
via
di
scampo
.
Perché
non
ci
sono
aziende
concorrenti
a
cui
far
capo
.
Perché
lo
Stato
stesso
,
difendendo
il
proprio
monopolio
,
diventa
difensore
anche
di
quel
monopolio
privato
,
che
è
nel
monopolio
di
Stato
;
difensore
,
quindi
,
del
favoritismo
che
è
in
ogni
monopolio
.
In
altri
termini
,
un
monopolio
privato
si
può
tollerare
in
tutto
,
meno
che
in
un
'
azienda
che
sia
già
per
se
stessa
un
monopolio
di
Stato
.
Conclusione
:
un
monopolio
di
Stato
non
deve
mai
diventare
anche
un
monopolio
privato
.
E
proprio
un
monopolio
di
Stato
,
per
il
vantaggio
di
non
aver
concorrenti
,
è
il
più
esposto
a
diventare
anche
un
monopolio
privato
.
Nel
caso
della
TV
,
poiché
il
discorso
ha
preso
le
mosse
da
essa
,
c
'
è
da
osservare
qualche
cosa
di
più
.
È
riprovevole
un
monopolio
in
genere
,
in
quanto
situazione
di
favoritismo
.
Più
riprovevole
e
addirittura
immorale
sarebbe
il
monopolio
privato
in
un
monopolio
di
Stato
.
Ma
tutto
questo
potrebbe
avere
un
valore
relativo
,
se
si
trattasse
di
tabacchi
,
o
di
sale
.
Un
ipotetico
monopolio
privato
nel
monopolio
dei
tabacchi
danneggerebbe
i
coltivatori
di
tabacco
esclusi
,
i
fabbricanti
di
cartine
e
scatolette
esclusi
,
ecc
.
,
ai
quali
non
resterebbe
che
la
via
dell
'
esilio
.
Ma
la
TV
è
qualche
cosa
di
più
.
Per
sua
stessa
natura
,
per
l
'
immensa
forza
esplosiva
di
questo
mezzo
di
trasmissione
,
essa
è
addirittura
dispensiera
di
fortune
,
di
fama
,
di
ricchezza
.
Disgraziati
quel
cantante
,
quell
'
attore
che
restino
esclusi
dalla
TV
!
E
come
se
non
esistessero
,
visto
che
la
TV
è
passata
come
un
rullo
compressore
su
tutto
quello
che
,
in
fatto
di
spettacoli
,
non
è
TV
.
E
chi
appare
sul
video
,
diventa
da
un
giorno
all
'
altro
popolare
,
con
tutti
i
vantaggi
che
,
in
certe
attività
pubbliche
,
derivano
dalla
popolarità
.
Sono
recenti
i
casi
di
attori
che
da
anni
vivacchiavano
,
quasi
ignorati
dalla
TV
.
Avendo
partecipato
alle
trasmissioni
di
Canzonissima
(
parecchi
mesi
di
durata
,
lotteria
,
concorsi
,
ecc
.
)
hanno
visto
da
un
giorno
all
'
altro
non
raddoppiare
né
triplicare
,
ma
addirittura
decuplicare
,
centuplicare
la
propria
quotazione
nel
campo
cinematografico
,
si
sono
visti
fare
offerte
che
non
si
sarebbero
mai
sognate
,
da
uno
-
due
milioni
di
compenso
a
film
,
sono
saliti
di
colpo
alle
decine
,
alle
ventine
e
trentine
di
milioni
a
film
.
La
TV
,
nei
suoi
rapporti
economici
con
chi
lavora
per
essa
,
mette
spesso
sulla
bilancia
la
pubblicità
,
e
quindi
i
vantaggi
immensi
,
d
'
ogni
specie
,
che
questo
lavoro
procura
.
Ma
non
pensa
al
danno
che
fa
agli
esclusi
?
A
quelli
che
,
a
suo
arbitrio
,
a
suo
insindacabile
giudizio
,
trascura
?
Dunque
,
ormai
la
sorte
d
'
un
attore
dipende
dal
capriccio
,
dalle
simpatie
,
dall
'
umore
o
dalle
ripicche
d
'
un
funzionario
TV
.
Passiamo
ad
altro
.
Anni
or
sono
,
in
una
famosa
città
italiana
molto
bella
,
molto
antica
,
potrei
dire
unica
al
mondo
(
ma
,
nonostante
queste
attrattive
,
molto
in
miseria
)
,
si
vagheggiò
di
fare
un
festival
di
canzoni
,
iniziativa
turisticamente
redditizia
.
Sapendo
che
senza
gli
editori
di
canzoni
non
si
possono
fare
i
festival
,
una
commissione
venne
a
parlare
col
più
importante
dei
nostri
editori
di
canzoni
,
quello
che
veramente
,
in
questo
campo
,
può
fare
il
buono
e
il
cattivo
tempo
.
Costui
,
persona
molto
seria
e
anche
molto
gentile
,
disse
una
cosa
sola
:
"
C
'
è
la
TV
?
Se
c
'
è
,
sono
prontissimo
a
prendere
la
cosa
interamente
su
di
me
;
se
non
c
'
è
,
niente
da
fare
.
"
La
TV
non
c
'
era
,
il
festival
non
fu
fatto
.
Perché
oggi
,
un
festival
di
canzoni
senza
TV
è
un
insuccesso
in
partenza
.
Se
proponete
a
un
cantante
affermato
di
partecipare
a
un
festival
,
non
vi
domanderà
se
la
città
è
importante
,
se
la
data
è
adatta
,
ecc
.
,
ma
soltanto
:
"
C
'
è
la
TV
?
"
Perché
la
TV
è
il
grande
mezzo
di
diffusione
di
oggi
.
Non
c
'
è
palazzo
,
casa
,
tugurio
,
baracca
di
sfrattati
su
cui
non
s
'
innalzi
come
'
bandiera
di
conquista
l
'
antenna
della
TV
.
Selve
di
antenne
.
La
TV
entra
dappertutto
.
Un
terzo
caso
,
riguardante
il
settore
informativo
,
cronistico
.
La
TV
suole
dar
notizia
di
alcune
fra
le
commedie
che
si
rappresentano
,
e
di
altre
no
.
Tempo
fa
(
parlo
soltanto
di
casi
che
sono
a
mia
conoscenza
diretta
)
è
stata
rappresentata
in
una
grande
città
italiana
,
la
città
più
importante
per
il
teatro
,
una
commedia
in
tre
atti
che
ha
avuto
un
grandissimo
successo
di
pubblico
e
di
critica
,
che
ha
avuto
un
gran
numero
di
repliche
e
continua
ad
averne
,
a
teatro
esaurito
.
La
TV
l
'
ha
ignorata
nel
modo
più
assoluto
.
Viceversa
,
nel
medesimo
periodo
di
tempo
,
ha
dedicato
ben
due
trasmissioni
(
una
in
sede
di
Telegiornale
e
una
in
sede
di
Arti
e
Scienze
)
ai
piccoli
sketches
(
tutt
'
e
due
le
volte
gli
stessi
)
,
detti
"
fogli
d
'
album
"
,
italiani
,
recitati
nel
teatrino
del
Festival
di
Spoleto
.
Niente
di
male
,
per
questi
ultimi
.
Anzi
,
benissimo
,
ben
fatto
.
Ma
come
mai
il
totale
silenzio
sulla
commedia
in
tre
atti
data
in
una
grande
città
,
con
grandissimo
successo
di
pubblico
e
di
critica
?
Insindacabile
giudizio
?
No
,
,
signori
.
Sindacabilissimo
.
La
TV
è
monopolio
di
Stato
.
È
servizio
pubblico
.
Forse
,
l
'
unica
spiegazione
,
circa
il
silenzio
sulla
commedia
di
tre
atti
,
è
nel
fatto
che
l
'
autore
è
un
critico
televisivo
e
forse
la
TV
considera
la
critica
un
'
offesa
personale
.
La
TV
deve
mettersi
bene
in
testa
di
essere
questo
,
come
mezzo
di
trasmissione
,
di
espressione
e
d
'
informazione
.
Sarebbe
bello
che
il
ministero
delle
Poste
decretasse
:
"
Soltanto
alcune
persone
possono
esser
servite
dal
telefono
,
o
dal
telegrafo
"
.
Passando
al
settore
produzione
,
non
esiste
,
nei
rispettivi
campi
,
un
'
autorità
che
dica
:
"
Soltanto
Tizio
,
Caio
,
Sempronio
possono
pubblicare
libri
,
o
far
rappresentare
commedie
,
o
esercitare
il
commercio
,
o
le
professioni
a
cui
sono
abilitati
"
.
La
TV
,
invece
,
lo
dice
.
Dice
:
"
Soltanto
chi
piace
a
me
può
cantare
dal
video
,
può
essere
autore
televisivo
,
attore
televisivo
,
oratore
televisivo
;
soltanto
chi
piace
a
me
può
essere
lanciato
,
reclamizzato
dal
video
;
e
io
do
le
informazioni
sull
'
attività
di
chi
piace
a
me
,
parlo
di
chi
piace
a
me
,
ignoro
chi
voglio
ignorare
"
.
Ha
le
sue
ragioni
per
regolarsi
così
?
Benissimo
.
Allora
,
deve
rendere
conto
di
queste
ragioni
.
Perché
è
monopolio
di
Stato
,
è
servizio
pubblico
,
è
al
servizio
di
tutti
.
Non
può
parlare
di
tutti
?
Non
può
arrivare
a
tutto
?
È
giusto
.
Ma
allora
renda
conto
dei
criteri
di
scelta
.
Perché
s
'
occupa
di
X
e
ignora
Y
?
Eccetera
,
eccetera
.
Conclusione
:
se
la
TV
non
sarà
più
monopolio
di
Stato
,
diventerà
libera
di
fare
ciò
che
le
aggrada
.
Ma
,
se
continuerà
a
essere
monopolio
di
Stato
,
non
sarà
libera
di
farlo
;
dovrà
rendere
strettamente
conto
del
proprio
operato
,
il
quale
dovrà
essere
sottoposto
al
più
stretto
controllo
e
alla
più
severa
vigilanza
.
To
'
,
è
vero
:
esiste
una
"
Commissione
di
vigilanza
"
.
Me
n
'
ero
dimenticato
,
tanto
è
autorevole
ed
efficiente
.
Bene
.
Di
essa
parleremo
in
un
prossimo
articolo
.
StampaQuotidiana ,
Se
,
vinta
questa
guerra
,
la
vita
ci
accorderà
tanto
margine
di
tempo
da
poterci
riassuefare
all
'
idea
e
alla
pratica
della
pace
,
quale
effetto
ci
faranno
i
vent
'
anni
intercorsi
fra
le
due
«
mondiali
»
?
A
quella
guisa
che
le
cime
di
due
aspre
montagne
viste
di
lontano
qualche
volta
sembrano
far
parte
d
'
uno
stesso
crinale
e
poi
qualcuno
ci
spiega
come
qualmente
in
mezzo
vi
si
adagi
una
comoda
valle
,
allegra
di
campanili
e
di
agevoli
strade
,
già
d
'
ora
mi
pare
di
capire
che
lo
spazio
frapposto
all
'
uno
e
all
'
altro
conflitto
(
«
conflagrazione
»
!
si
diceva
l
'
altra
volta
)
ci
sembrerà
incredibilmente
accorciato
.
Ebbi
di
ciò
il
senso
nettissimo
la
prima
notte
di
questa
guerra
agli
urli
della
sirena
che
mi
svegliarono
nel
bel
mezzo
del
sonno
.
La
mia
mano
corse
a
incontrare
quella
della
sposa
e
rimanemmo
qualche
minuto
immoti
,
senza
scambiare
parola
,
in
ascolto
delle
artiglierie
antiaeree
e
del
ritmo
leggermente
affannato
del
nostro
respiro
.
Fulmineo
e
concorde
il
pensiero
ci
era
corso
al
primo
allarme
inteso
insieme
a
Padova
io
già
vecchio
soldato
e
lei
nuovissima
a
quella
scena
.
nel
diciotto
,
sposini
da
una
settimana
.
Allora
eravamo
balzati
dal
letto
e
,
vestiti
alla
meglio
,
eravamo
scesi
in
cantina
.
Questa
volta
,
più
vecchi
di
vent
'
anni
,
siamo
rimasti
immobili
,
con
la
mano
nella
mano
,
e
nello
stesso
momento
rivenne
a
entrambi
sulle
labbra
la
frase
della
nostra
padrona
di
casa
padovana
in
quei
frangenti
:
I
xe
qua
.
Ringiovaniti
di
colpo
!
Se
non
che
,
dopo
un
momento
,
ci
entrarono
in
camera
con
due
candele
i
figli
già
grandi
(
il
maschio
,
di
leva
)
,
leggermente
esaltati
per
la
grande
novità
della
cosa
.
La
novità
della
cosa
...
L
'
ammiraglio
«
Canossa
»
(
il
nome
,
naturalmente
,
è
di
mio
cònio
)
commentando
alla
Radio
i
«
fatti
del
giorno
»
ha
la
debolezza
di
volerci
far
sapere
che
tutti
gli
strepitosi
avvenimenti
che
da
qualche
anno
a
questa
parte
vanno
succedendo
nel
mondo
egli
li
aveva
già
previsti
,
scritti
e
stampati
dieci
,
quindici
,
vent
'
anni
prima
.
E
ogni
tanto
èccotelo
che
riapre
nel
discorso
due
virgolette
e
comincia
a
sillabare
con
particolare
espressione
questo
o
quel
passaggio
di
certi
suoi
vecchi
libri
,
riviste
e
giornali
.
Se
ci
fosse
la
televisione
,
sono
sicuro
che
a
quei
passi
ci
guarderebbe
da
sopra
gli
occhiali
come
Azzeccagarbugli
guarda
Renzo
mentre
gli
va
leggendo
la
grida
del
15
ottobre
dell
'
anno
prima
e
ci
strizzerebbe
l
'
occhio
.
In
breve
,
il
nostro
ammiraglio
tratta
la
Storia
come
una
scolaretta
famosa
per
la
sua
distrazione
,
e
la
richiama
,
e
l
'
ammonisce
:
Impara
mo
'
,
ci
sei
venuta
,
carina
,
a
Canossa
,
hai
dovuto
convincerti
,
cocciutella
,
che
avevo
ragione
io
?
Curiose
fisime
,
malinconiche
soddisfazioni
:
credere
che
tutta
quest
'
iradiddio
sia
capitata
a
bella
posta
per
dare
ragione
a
lui
,
all
'
ammiraglio
«
Canossa
»
!
Tutte
le
volte
che
lo
sento
avvicinarsi
a
quei
punti
previsti
a
me
pare
di
vedergli
sorgere
lenta
alle
spalle
,
come
nel
fondo
verdecupo
d
'
un
ritratto
«
metafisico
»
di
De
Chirico
,
una
grandiosa
testona
di
marmo
:
è
Cronos
,
che
dondola
i
riccioloni
di
marmo
e
sotto
i
suoi
baffoni
se
la
ride
delle
uscite
del
cronista
.
Infrarossi
dovevano
essere
i
raggi
della
immaginazione
d
'
Omero
,
per
rompere
,
come
fanno
,
lo
spessore
dell
'
aria
svelando
la
faccia
abbagliante
degl
'
iddei
dietro
le
terga
degli
eroi
duramente
impegnati
nell
'
azione
.
Sdegnato
contro
Agamènnone
,
Achille
ha
già
tirato
fuori
più
che
mezza
dal
fodero
la
grande
spada
e
Pallade
Atena
gli
sorge
alle
spalle
trattenendolo
pei
rossi
capelli
:
l
'
eroe
si
volge
esterrefatto
e
allo
splendore
tremendo
di
quelle
pupille
riconosce
la
dea
,
fatta
a
lui
solo
visibile
.
Ieri
sera
,
alla
Radio
,
c
'
era
un
tale
dei
«
trenta
minuti
nel
mondo
»
che
diceva
le
Fonti
del
Clitunno
in
un
modo
così
stonato
e
sguaiato
che
a
un
certo
momento
ho
creduto
di
vedergli
spuntare
dietro
le
spalle
l
'
ombra
corrucciata
di
Giosue
con
un
tortóre
in
mano
;
ma
quegli
seguitò
a
urlare
i
4
lascia
e
i
5
corri
delle
due
strofe
centrali
dell
'
ode
famosa
senza
un
sospetto
al
mondo
del
tortóre
imminente
.
Più
tardi
.
quattro
interpreti
dei
«
dieci
minuti
Mondadori
»
entrarono
a
recitare
dei
brani
delle
Vergini
delle
rocce
.
Claudio
Cantelmo
tornava
in
biroccino
al
castello
avito
col
solito
cloc
cloc
cloc
della
cavallina
a
sonagli
(
ma
nel
romanzo
si
trattava
,
se
ben
ricordo
,
d
'
una
borbonica
carrozza
a
due
cavalli
)
,
e
,
mentre
l
'
orchestra
accennava
un
tema
della
Quinta
sinfonia
;
(
ma
che
trovate
!
)
,
si
cominciavano
a
sentire
in
lontananza
cantilenare
le
voci
delle
tre
«
sorelle
prigioniere
»
in
un
modo
così
svenevole
che
questa
volta
,
su
quel
«
fondo
verdecupo
»
,
ho
visto
la
fronte
marmorea
di
Gabriele
lui
che
non
seppe
mai
vergogna
diventare
rossa
come
un
peperone
...
Il
tono
di
voce
di
...
(
non
starò
a
far
nomi
,
ma
dev
'
esser
pisano
)
mi
pare
,
di
tutti
,
il
più
appropriato
ai
«
commenti
»
che
dicevamo
:
né
da
cattedra
né
da
pulpito
,
né
troppo
drammatico
né
troppo
chiacchieratico
,
con
quel
tanto
d
'
affabile
sostenutezza
che
basti
a
cattivare
e
fermare
l
'
attenzione
dei
radioascoltatori
.
Altri
,
a
dire
il
vero
,
strafà
,
si
agita
troppo
,
sembra
che
parli
sempre
da
una
barricata
o
dal
ponte
d
'
una
caravella
conquassata
dalla
tempesta
;
altri
pare
che
detti
il
compito
a
una
scuola
serale
scarsamente
illuminata
e
poco
frequentata
,
con
lo
scaldino
fra
i
piedi
e
il
gatto
sulle
ginocchia
;
altri
ha
sempre
quell
'
ùzzolo
di
fare
un
contradittorio
d
'
alto
stile
coi
grandi
reggitori
di
popolo
;
altri
infine
ci
tratta
,
tutti
quanti
siamo
,
come
tanti
Pierini
in
calzoni
corti
sprovveduti
di
ogni
memoria
del
passato
e
d
'
ogni
comprensione
del
presente
.
Con
l
'
aiuto
della
Radio
è
da
pensare
che
nascerà
(
ma
già
sta
nascendo
)
una
nuova
forma
d
'
oratoria
,
più
normativa
che
esornativa
,
più
persuasiva
che
provocante
;
un
'
oratoria
,
che
non
sarà
né
da
chiesa
,
né
da
politeama
,
né
da
piazza
;
che
non
potrà
più
contare
sulle
teatrali
risorse
del
gesto
né
sulla
suggestione
contagiosa
di
trovarsi
insieme
a
comizio
;
una
oratoria
che
arrivi
spedita
e
franca
di
suggestioni
a
domicilio
,
alla
famiglia
,
alla
persona
,
il
babbo
che
fuma
la
pipa
,
la
mamma
che
rammenda
,
la
ragazza
che
stira
,
il
nonno
in
pantofole
,
il
ragazzo
che
si
rode
le
unghie
,
la
serva
al
fornello
:
un
ambiente
assolutamente
refrattario
,
dove
i
paroloni
non
darebbero
rimbombo
,
le
volate
non
hanno
corso
,
gli
effetti
preparati
cascano
nel
vuoto
,
le
preziosità
fanno
ridere
e
i
pistolotti
fanno
cecca
.
Ci
s
'
arriverà
;
ci
si
sta
arrivando
.
Bella
tra
le
belle
la
grande
orazione
dannunziana
della
Sagra
dei
Mille
,
pronunciata
in
faccia
al
mare
garibaldino
,
in
mezzo
alle
bandiere
ondeggianti
;
ma
pensate
all
'
effetto
che
v
'
avrebbe
fatto
se
vi
fosse
arrivata
in
casa
all
'
ora
di
cena
:
«
la
Notte
di
Michelangelo
s
'
è
desta
,
l
'
Aurora
di
Michelangelo
,
pontando
sul
sasso
il
piede
e
il
cubito
»
ecc
.
ecc
.
;
i
radioascoltatori
in
pantofole
avrebbero
detto
:
Ma
dove
le
va
trovando
,
Gabriele
...
L
'
immaginazione
del
poeta
lavorò
sempre
in
grande
e
nel
peregrino
.
La
prima
volta
che
aveva
parlato
in
pubblico
fu
al
liceo
«
Benedetto
Marcello
»
di
Venezia
nel
novembre
del
'95
.
Riscosse
un
bellissimo
successo
mondano
e
la
serata
si
chiuse
con
un
banchetto
di
cinquanta
coperti
(
Ojetti
se
ne
deve
ricordare
)
.
Aveva
pronunziato
l
'
orazione
detta
dell
'
Allegoria
dell
'
Autunno
,
quella
stessa
che
poi
inserì
nella
prima
parte
del
Fuoco
,
mettendola
in
bocca
al
protagonista
.
Ma
come
se
la
fece
fruttare
,
nel
romanzo
!
Cominciamo
col
dire
che
Stelio
Effrena
la
pronuncia
all
'
augusta
presenza
(
immaginaria
)
di
Margherita
di
Savoia
e
nientemeno
che
nel
Palazzo
Ducale
e
nientemeno
che
nella
Sala
del
Maggior
Consiglio
,
sotto
la
portentosa
Apoteosi
di
Venezia
dipinta
nel
soffitto
dal
Veronese
,
sullo
sfondo
dello
spettacolosissimo
Paradiso
dipinto
dal
Tintoretto
,
coi
ritratti
in
giro
di
ben
settantadue
dogi
che
lo
stavano
a
rimirare
...
Quel
benedetto
uomo
aveva
bisogno
di
parlare
sempre
sopra
le
righe
e
di
gittare
le
parole
oltre
il
segno
.
Una
platea
di
belle
signore
gli
diventava
una
platea
di
regine
.
Ed
ai
contadini
d
'
Ortonammare
parlava
come
a
una
folla
d
'
Ateniesi
.
«
Meditando
sul
fato
della
stirpe
io
ho
veduto
talvolta
nella
confusa
massa
umana
e
terrestre
disegnarsi
una
figura
ideale
che
mi
pareva
avere
io
medesimo
scolpita
con
le
mie
mani
caduche
,
come
quello
statuario
che
scolpì
nello
smisurato
monte
la
figura
eroica
di
Alessandro
cui
dalla
destra
sorgeva
una
città
e
dalla
sinistra
scaturiva
un
fiume
»
(
discorso
elettorale
,
agosto
'97
)
.
Pare
di
vederli
,
a
bocc
'
aperta
,
tutti
quegli
Aligi
e
Domenicantoni
...
Qualche
volta
mi
dico
:
quando
l
'
ultimo
residuo
del
persistente
dannunzianesimo
sarà
scomparso
,
e
tutti
,
borghesi
e
militari
,
saran
tornati
a
dire
le
cose
alla
spiccia
e
alla
buona
,
e
in
questo
anche
la
Radio
avrà
avuto
la
sua
parte
oh
come
ci
parrà
bello
e
ci
sarà
caro
e
come
a
cuore
libero
e
animo
tranquillo
ci
sarà
dato
finalmente
d
'
amarlo
il
nostro
Gabriele
!
StampaQuotidiana ,
Mostra
di
sedie
nel
Salone
dell
'
«
Osservatore
delle
Arti
Industriali
»
.
Sedie
di
nuovo
modello
,
ideate
,
disegnate
e
perfezionate
da
specialisti
,
in
modo
che
il
fattore
estetico
e
la
comodità
si
equilibrino
e
si
complementino
.
Sedie
filosofiche
.
Sedie
ottagonali
,
esagonali
,
semirigide
,
semiflessibili
;
metalliche
,
lignee
,
miste
,
dure
,
soffici
;
rosse
,
turchine
,
blu
,
canarino
,
brunastro
.
In
quella
,
laggiù
a
sinistra
(
costituita
da
un
tripode
di
ferro
,
cui
si
sovrappongono
lastre
d
'
acciaio
e
,
finalmente
,
un
cuscino
)
,
s
'
intravede
la
collaborazione
di
alcuni
giovani
appassionati
.
Probabilmente
,
architetti
.
Guardandola
,
s
'
intuisce
il
tormento
,
lo
scrupolo
intellettuale
e
morale
con
cui
fu
concepita
e
realizzata
.
Non
è
più
una
sedia
.
È
il
simbolo
di
una
generazione
che
respinge
ogni
compromesso
,
ogni
prodotto
casuale
.
Sedervisi
,
significherebbe
profanare
tutto
l
'
illuminismo
moderno
.
Intanto
,
lo
scultore
Francesco
Messina
mi
racconta
che
quando
nel
1932
si
trasferì
da
Genova
a
Milano
,
assieme
alla
moglie
,
fu
costretto
,
per
mancanza
di
fondi
,
ad
arredare
un
appartamento
di
via
Boccaccio
con
casse
da
imballaggio
di
varia
misura
.
Poi
,
pian
piano
,
spendendo
quindici
o
venti
lire
per
volta
,
sostituì
le
casse
con
vecchie
ma
dignitose
seggiole
scovate
dai
rigattieri
.
I
conoscenti
trovarono
geniale
e
di
buon
gusto
quell
'
insieme
di
sedie
scompagnate
.
Tutti
parlarono
della
«
collezione
»
di
sedie
di
Francesco
Messina
.
Alcuni
milionari
la
imitarono
.
La
necessità
diventò
,
anche
in
quel
caso
,
virtù
.
Lo
scultore
,
che
attualmente
abita
in
una
casa
lussuosissima
,
rievoca
con
nostalgia
le
sedie
del
'32
.
È
un
aneddoto
preistorico
.
Oggi
le
sedie
obbediscono
alle
leggi
di
una
società
che
non
vuole
,
scompagnati
,
né
cose
né
uomini
.
Un
ignoto
romano
ha
definito
il
Partito
radicale
:
«
Uno
sguardo
del
conte
(
Carandini
)
»
.
StampaQuotidiana ,
Per
quel
viziaccio
di
«
rugare
»
,
tutta
la
vita
di
Rugantino
è
un
continuo
infortunio
sul
lavoro
.
(
«
Rugante
»
esprime
qualche
cosa
che
sta
fra
bravante
arrogante
e
brontolante
)
.
Alla
resa
dei
conti
ne
busca
sempre
e
di
quelle
dure
;
ma
questo
non
basta
a
guarirlo
della
sua
ruganza
,
dato
ch
'
egli
vive
nella
beata
persuasione
che
la
partita
si
chiuda
sempre
a
suo
favore
:
«
me
n
'
hanno
date
,
ma
je
n
'
ho
dette
!
»
.
Anzi
,
è
proprio
sotto
le
botte
che
quella
cucuzza
dalla
grinta
feroce
sprigiona
le
scintille
più
luminose
.
Come
«
personaggio
»
,
Rugantino
consiste
solo
in
una
vaga
tradizione
di
popolano
che
protesta
e
ne
busca
.
Il
momento
in
cui
la
sua
figura
prese
più
determinata
parvenza
fu
ai
giorni
e
per
merito
d
'
un
burattinaio
romano
vissuto
a
cavallo
del
Sette
e
dell
'
Ottocento
,
Gaetano
Santangelo
,
detto
«
Gaetanaccio
»
.
Andava
costui
per
i
larghi
e
le
piazze
di
Roma
col
suo
casotto
sulle
spalle
per
metterlo
in
piedi
non
appena
s
'
avesse
raccolto
intorno
un
numero
sufficiente
di
spettatori
.
Primo
attore
e
principale
richiamo
della
sua
«
compagnia
»
era
per
appunto
Rugantino
.
Le
trovate
di
Gaetanaccio
erano
di
quelle
che
facevano
andare
in
visibilio
il
popolo
minuto
.
Una
delle
più
belle
fu
questa
.
Nel
1823
i
Francesi
,
andati
in
Ispagna
per
rimettere
sul
trono
Ferdinando
VII
,
si
affrettarono
ad
annunciare
dal
primo
momento
una
strepitosa
vittoria
.
Subito
poi
si
sparse
voce
che
erano
invece
state
botte
da
orbi
.
Gaetanaccio
coglie
in
aria
la
notizia
e
corre
col
suo
trabaccolo
a
piazza
di
Spagna
sotto
le
finestre
dell
'
Ambasciata
.
La
gente
gli
fa
mucchio
intorno
.
Rugantino
,
quel
giorno
,
ha
una
serva
chiamata
guarda
combinazione
Vittoria
.
Entra
a
diverbio
con
Pulcinella
,
il
quale
sfodera
subito
l
'
asso
di
bastoni
e
comincia
a
farlo
rimbalzare
sulla
zucca
del
«
primo
attore
»
.
Sotto
la
gragnuola
Rugantino
inferocito
fa
il
giro
della
scena
chiamando
:
Vittoria
!
Vittoria
!
Entusiasmo
del
pubblico
,
e
facce
verdi
dietro
i
vetri
dell
'
Ambasciata
.
A
prenderle
da
Rugantino
,
poveretta
,
non
c
'
è
che
la
moglie
.
Nell
'
atto
,
entra
il
Diavolo
a
fargli
paura
.
Rugantino
gli
si
rivolta
come
una
tigre
:
Che
v
'
impicciate
de
li
fatti
mii
?
Ciavete
moje
voi
?
Brum
brum
fa
il
Diavolo
crollando
la
testa
.
Sete
vedovo
?
Brum
brum
.
Nun
ce
l
'
avete
?
...
ma
quela
lì
nun
è
testa
da
scapolo
.
Che
lingua
avran
parlato
all
'
inferno
Pluto
e
Nembrotte
?
Dante
la
sapeva
lunga
:
per
tenere
obbligata
all
'
infinito
la
curiosità
dei
lettori
capì
che
niente
sarebbe
servito
meglio
che
farli
scervellare
su
dei
quesiti
propriamente
insolubili
,
e
con
aria
di
niente
ci
ficcò
il
piè
fermo
,
il
veltro
,
pape
satan
,
raphel
may
amech
et
similia
.
Altro
bel
quesito
:
in
quale
lingua
Cacciaguida
rivolge
la
parola
al
suo
trisnipote
?
Accetto
le
conclusioni
,
acutissime
,
di
Manfredi
Porena
in
un
suo
saggio
recente
:
non
la
sola
terzina
iniziale
(
0
sanguis
meus
,
Paradiso
XV
)
,
ma
tutte
le
novantanove
terzine
del
suo
discorso
nonno
Cacciaguida
le
discorre
in
latino
.
Sarà
contento
Galassi
Paluzzi
.
Dante
,
bontà
sua
,
ce
le
traduce
.
(
Mi
dispiace
per
Galassi
Paluzzi
)
.
Quella
che
Carlo
Galassi
Paluzzi
,
fondatore
e
presidente
dell
'
Istituto
di
Studi
romani
,
va
combattendo
da
molti
anni
,
col
mezzo
di
riviste
bollettini
repertori
conferenze
e
congressi
nazionali
e
internazionali
,
per
far
rifiorire
a
nuova
vita
l
'
uso
scritto
e
parlato
della
lingua
latina
si
può
veramente
a
dirla
con
l
'
anonimo
dei
Promessi
Sposi
«
deffinire
una
guerra
illustre
contro
il
Tempo
»
.
Tutto
lascia
credere
che
sarà
una
guerra
dura
,
lunga
,
forse
disperata
.
Si
fa
già
così
fatica
a
discorrere
in
italiano
...
Il
mezzo
più
sicuro
per
imparare
il
latino
lo
aveva
probabilmente
escogitato
quello
scrittore
indiavolato
che
fu
Girolamo
Gigli
.
Galassi
Paluzzi
dovrebbe
riprendere
l
'
idea
del
settecentista
.
Non
credo
che
esista
libro
di
più
curioso
e
ozioso
spasso
del
(
il
titolo
è
un
po
'
lungo
)
Collegio
Petroniano
delle
Balie
Latine
e
solenne
suo
aprimento
in
quest
'
anno
1719
in
Siena
per
dote
e
istituto
del
Cardinale
Riccardo
Petroni
a
benefizio
di
tutta
la
Nazione
Italiana
ad
effetto
di
rendere
naturale
la
Lingua
Latina
quale
fu
presso
i
Romani
,
col
vero
metodo
degli
Studi
per
la
Gioventù
dell
'
uno
e
dell
'
altro
Sesso
nel
medesimo
Collegio
stabiliti
,
del
Dottor
Salvatore
Toraci
,
primo
medico
di
detto
Collegio
.
È
una
pensata
in
tutto
e
per
tutto
degna
di
quell
'
amaro
allegorista
che
fu
Gionata
Swift
,
quello
della
mostruosa
Modesta
proposta
per
impedire
ai
figli
dei
poveri
d
'
Irlanda
d
'
esser
a
carico
dei
loro
genitori
e
del
loro
Paese
e
per
renderli
giovevoli
al
pubblico
(
1729
:
di
dieci
anni
posteriore
alle
Balie
Latine
e
la
proposta
era
di
cibarsi
della
carne
dei
bambini
in
età
d
'
un
anno
)
;
ma
resa
festevole
dalla
fantasia
d
'
un
Aldo
Palazzeschi
(
quello
del
Codice
di
Perelà
)
o
d
'
un
Ramón
Gomez
de
la
Serna
(
quello
del
libro
su
I
seni
)
;
con
l
'
accompagnamento
d
'
una
marcia
trionfale
come
nei
Maestri
cantori
,
ma
accomodata
alla
burlesca
da
uno
Stravinski
(
quello
della
Storia
d
'
un
soldato
)
;
perché
tutta
la
prima
parte
del
libro
delle
Balie
Latine
è
presa
dalla
descrizione
d
'
una
immaginaria
processione
sfilata
sotto
archi
trionfali
per
le
vie
di
Siena
,
dal
Palazzo
della
Signoria
all
'
inaugurando
Collegio
,
verso
il
tramonto
d
'
un
giorno
di
febbraio
.
Precedono
con
trombe
e
tamburi
(
siamo
nella
città
del
Palio
)
i
gonfaloni
della
Signoria
,
e
i
rappresentanti
di
tutti
gli
Ordini
della
città
,
delle
Arti
,
delle
Accademie
,
degli
Studii
,
i
Censori
,
i
Confessori
,
i
Cerusici
,
gli
Speziali
,
i
quali
aprono
solennemente
il
corteo
delle
trentotto
Balie
latine
24
oltramontane
e
14
senesi
:
vestite
di
scarlatto
le
nutrici
dei
bambini
nobili
e
di
turchino
le
altre
ciascuna
portando
al
petto
quando
uno
e
quando
due
poppanti
e
avendo
ai
lati
due
Nobili
gentildonne
Moderatrici
-
Assistenti
coronate
d
'
alloro
,
ciascuna
delle
quali
servita
da
un
Gentiluomo
,
dell
'
Accademia
degl
'
Intronati
,
recante
la
impresa
della
Dama
,
e
a
'
fianchi
vanno
i
Braccieri
e
gli
Staffieri
delle
signore
e
dei
nobili
Lattanti
.
Seguono
i
mariti
delle
Balie
,
le
carrozze
delle
Dame
,
i
cavalcanti
delle
Contrade
e
gran
turba
di
popolo
.
Per
dare
un
saggio
della
regia
,
insaporita
di
tutta
l
'
onomastica
e
araldica
toscana
,
prendo
a
caso
una
coppia
di
Balie
oltramontane
:
Donna
Vespasia
Maria
Ethingia
di
Pomerania
,
lattante
il
Signor
felicissimo
Massimo
Antonio
de
'
Conti
Fede
di
Pistoia
di
mesi
tre
e
il
signor
Frediano
Ferroni
dei
Signori
di
Bella
Quadra
di
giorni
48
,
allo
stesso
petto
;
e
Donna
Amelia
Pleutnitz
di
Pretervaradino
,
lattante
il
signor
Sardino
Sardini
di
Lucca
di
giorni
74;
in
mezzo
alla
signora
Maura
Dei
ne
'
Signori
del
Cotono
ed
alla
signora
Laura
Pinocci
ne
'
Tancredi
degli
Antichi
Signori
di
Terra
Rossa
,
e
queste
erano
servite
dal
Signor
Affricano
Dei
e
dal
signor
Polibio
Petrucci
.
E
una
coppia
di
Balie
senesi
:
Donna
Orsola
Penni
Buzzichelli
,
tenente
al
petto
Giovan
Pilogio
Romei
di
giorni
37
e
Gaetano
Torrenti
di
giorni
22
,
Alunni
;
e
Donna
Elisabetta
Bidellini
ne
'
Bindi
che
sostenea
le
due
Alunne
Diomira
Buginelli
de
'
Celli
de
'
Cecchi
di
giorni
63
e
Luigia
Funel
di
Mercante
francese
stanziato
in
Siena
nata
di
giorni
9
,
in
mezzo
alla
signora
Calidonia
Guglielmi
Guidini
e
Lucia
Orlandini
Cosatti
:
allato
alle
quali
i
signori
Capitan
Domenico
Borghesi
e
Francesco
Chigi
.
L
'
idea
geniale
del
Gigli
è
questa
:
che
il
latino
,
per
saperlo
veramente
,
vada
succhiato
col
latte
d
'
una
balia
talmente
impratichita
,
con
lunga
scuola
e
conveniente
appartatura
dal
mondo
,
nella
lingua
di
Cicerone
da
quasi
aver
messa
in
oblio
la
natia
favella
.
L
'
infante
passa
immediatamente
dal
ventre
materno
alla
mammella
latina
;
i
primi
suoni
che
colpiscono
le
sue
orecchie
son
tutti
latini
:
i
quadri
che
vede
sulle
pareti
del
Collegio
son
tutti
di
Storia
Antica
;
vedrà
solo
spettacoli
latini
e
batterà
le
manine
in
latino
,
mangerà
la
pappa
in
latino
,
chiederà
di
fare
pipì
e
popò
in
latino
,
invece
di
bambole
bionde
avrà
pupazzi
dell
'
Eneide
e
della
Tebaide
...
Bollettini
repertorii
conferenze
,
tutto
bene
;
ma
il
giorno
che
Galassi
Paluzzi
,
con
quella
sua
barba
di
buon
brigante
,
riuscisse
a
mettersi
per
le
vie
di
Roma
in
testa
a
una
processione
come
quella
fantasticata
dallo
scanzonato
senese
nelle
duecento
pagine
in
80
del
Collegio
Petroniano
,
solo
quel
giorno
la
sua
battaglia
contro
il
Tempo
potrebbe
dirsi
bene
avviata
.
Repertorii
conferenze
bollettini
...
La
pratica
va
ripresa
da
molto
più
indietro
.
StampaQuotidiana ,
Roma
,
22
aprile
.
Tempo
fa
,
invitato
dal
Teatro
Club
,
venne
a
Roma
Georges
Brassens
,
il
«
chitarrista
malinconico
»
che
René
Clair
mise
accanto
a
Pierre
Brasseur
in
Quartiere
dei
lillà
.
Brassens
,
che
assomiglia
vagamente
a
Folco
Lulli
,
è
noto
per
il
carattere
scontroso
e
poco
espansivo
.
Dopo
lo
spettacolo
,
cedendo
alle
insistenze
di
alcuni
ammiratori
,
andò
a
bere
qualcosa
da
certi
ricchi
borghesi
,
i
quali
gli
avevano
preparato
un
grosso
rinfresco
notturno
,
con
decine
d
'
invitati
.
Appartamento
di
gran
lusso
,
reggimenti
di
tartine
,
battaglioni
di
bottiglie
,
giradischi
lungo
due
metri
,
«
hi
-
fi
»
:
alta
fedeltà
.
Brassens
non
si
aspettava
un
ricevimento
tanto
impegnativo
.
Fasciato
nella
sua
vecchia
giacca
di
velluto
marrone
,
attraversò
il
salone
,
pieno
di
giovanotti
e
ragazze
accucciati
sul
tappeto
,
e
andò
a
rattrappirsi
in
un
angolo
,
con
un
bicchiere
di
grappa
fra
le
mani
tozze
.
Aveva
lasciato
la
chitarra
in
anticamera
.
Passò
una
mezz
'
ora
senza
che
il
cantante
pronunciasse
una
sillaba
.
I
suoi
giovani
fanatici
,
pur
fingendo
quell
'
indifferenza
un
po
'
scocciata
che
è
il
maggior
vanto
dei
romani
,
lo
guardavano
di
sottecchi
.
Le
tartine
giravano
,
le
bottiglie
calavano
.
Finalmente
,
i
«4
barbu
»
,
che
avevano
accompagnato
Brassens
,
si
esibirono
in
alcuni
numeri
divertenti
.
Ma
non
era
che
un
surrogato
.
Gli
invitati
volevano
Georges
;
il
quale
,
immobile
,
fissava
il
pavimento
,
dando
segno
di
vita
soltanto
per
sorseggiare
la
sua
grappa
.
I
barbu
,
esaurito
il
repertorio
,
si
appisolarono
sul
sofà
.
L
'
orologio
segnava
le
tre
.
Le
conversazioni
,
già
fiacche
,
languirono
del
tutto
.
Il
trattenimento
si
trasformò
in
una
specie
di
veglia
funebre
.
Finalmente
,
la
padroncina
di
casa
,
chiamato
a
raccolta
tutto
il
francese
del
ginnasio
«
Visconti
»
,
affrontò
il
chitarrista
e
lo
pregò
di
cantare
qualcosa
.
Brassens
sollevò
il
viso
massiccio
,
si
passò
la
mano
nelle
chiome
ribelli
,
guardò
la
ragazza
come
se
non
la
vedesse
,
fece
di
no
col
testone
e
ricadde
nel
suo
isolamento
.
Allora
,
la
padroncina
spense
un
po
'
di
luci
e
mise
sul
giradischi
l
'
ultimo
successo
di
Brassens
.
Costui
restò
ad
ascoltarsi
con
la
testa
stretta
fra
le
manone
.
Erano
le
4
e
un
quarto
.
Fuori
,
piovigginava
.
La
conseguenza
più
rilevante
della
rivoluzione
all
'
Avana
è
,
per
ora
,
che
le
ordinazioni
di
sigari
sono
sestuplicate
e
i
prezzi
quasi
raddoppiati
.
StampaQuotidiana ,
Una
ragazza
siede
al
telaio
e
facendo
«
su
la
panchetta
»
un
po
'
di
posto
a
Giovannino
Pascoli
gli
mormora
:
Mio
dolce
amore
...
(
La
tessitrice
,
nei
Canti
di
Castelvecchio
)
;
ma
la
ragazza
è
morta
da
un
gran
pezzo
e
l
'
incontro
avviene
solo
nell
'
affettuosa
fantasia
.
Il
poeta
Giulio
Orsini
si
strugge
per
Iacovella
:
Iacovella
,
è
vespro
e
siamo
soli
:
viene
a
sedermiti
allato
...
Ma
Iacovella
è
morta
da
quattrocent
'
anni
.
E
con
questo
?
Vivi
e
morti
,
a
noi
che
importa
?
Sino
a
te
lungo
i
secoli
arrivo
.
Una
bella
giovane
abbandona
in
quelle
scarnite
di
Giacomo
Leopardi
una
morbida
mano
che
il
contino
ventunenne
va
coprendo
di
baci
e
si
stringe
al
petto
(
Il
sogno
,
nei
Canti
)
;
ma
anch
'
essa
è
morta
«
or
son
più
lune
»
e
il
sogno
s
'
interrompe
sul
più
bello
:
e
nell
'
incerto
raggio
del
Sol
vederla
io
mi
credeva
ancora
.
(
Quattr
'
anni
più
tardi
scriverà
la
canzone
Alla
sua
donna
,
che
,
per
dichiarazione
dell
'
autore
,
è
propriamente
«
la
donna
che
non
si
trova
»
)
.
Il
Sannazaro
(
canzone
XII
delle
Rime
)
stava
sognando
di
tenere
anche
lui
stretta
fra
le
sue
la
tenera
mano
della
Bella
.
Acciò
il
felice
inganno
si
prolunghi
,
accòrtosi
che
il
sonno
è
sul
rompersi
,
lungo
spazio
non
volli
gli
occhi
aprire
.
Ma
dalla
bianca
mano
,
che
si
stretta
tenea
,
sentia
lasciarme
.
Questo
è
proprio
dei
sogni
,
in
sul
mattino
.
Molto
bello
e
poeticamente
detto
.
Se
la
poesia
italiana
è
piena
di
donne
vagheggiate
in
sogno
a
occhi
aperti
o
ad
occhi
chiusi
,
a
distanza
di
luogo
e
a
distanza
di
tempo
,
quando
non
addirittura
divenute
mummie
da
quattrocent
'
anni
,
la
colpa
va
fatta
rimontare
in
gran
parte
al
Sospiroso
di
Laura
,
che
aveva
finito
col
trovare
un
amaro
piacere
anche
,
e
forse
sopra
tutto
,
nella
non
conclusione
del
suo
amore
.
Proprio
vero
,
che
chi
si
contenta
gode
.
Un
giorno
l
'
imperatore
d
'
Oriente
aveva
mandato
a
regalare
al
Petrarca
,
che
non
sapeva
di
greco
,
un
codice
d
'
Omero
.
«
Vederlo
scrive
il
poeta
(
Lettere
familiari
XVIII
,
2
)
a
un
amico
è
già
per
me
una
gioia
straordinaria
.
Ogni
tanto
me
lo
stringo
al
seno
e
dico
sospirando
:
oh
quanto
è
d
'
ascoltarti
in
me
il
desio
!
»
.
Petrarca
che
amorosamente
si
stringe
al
seno
un
codice
che
non
è
in
grado
di
sfogliare
e
di
leggere
,
è
tutto
un
programma
.
Prender
coraggio
a
scrivere
una
dichiarazione
d
'
amore
a
una
giovinetta
straniera
in
una
lingua
ch
'
ella
non
può
intendere
e
unicamente
per
il
fatto
che
non
la
possa
intendere
,
anche
questa
è
una
situazione
squisitamente
petrarchesca
e
ci
si
trovò
il
gentile
Pindemonte
.
La
ragazza
era
una
inglesina
di
Londra
,
Agnese
H
*
*
*
alla
quale
il
poeta
aveva
cercato
d
'
insegnare
qualche
po
'
di
italiano
,
ma
l
'
estatica
zucconcella
non
aveva
saputo
trarre
profitto
di
sorta
da
quelle
preziose
lezioni
.
Mancando
pochi
giorni
al
suo
ritorno
in
patria
,
il
marchese
Ippolito
sfogò
sulla
carta
una
canzone
(
«
O
giovinetta
che
la
dubbia
via
»
)
che
,
quanto
al
sentimento
,
è
tra
le
più
delicate
della
nostra
lirica
amorosa
.
Canzone
,
a
lei
davante
tu
non
andrai
:
ché
né
tua
voce
intende
,
né
andarti
lascerei
,
se
l
'
intendesse
...
Ché
se
or
ti
parlo
,
e
grido
la
fiamma
di
cui
pieno
il
cor
trabocca
,
farlo
nella
natia
lingua
mi
lice
,
che
non
è
ancor
felice
.
si
che
uscir
possa
di
tua
rosea
bocca
.
Gli
basta
e
avanza
di
volerle
bene
nel
suo
segreto
,
di
vederla
e
sentirla
in
quelle
rare
amabili
occasioni
,
e
altro
per
sé
non
domanda
.
Il
men
di
che
può
donna
esser
cortese
ver
'
chi
l
'
ha
di
sé
stesso
assai
più
cara
da
te
,
Vergine
pura
,
io
non
vorrei
...
Sommo
scrupolo
e
affettuoso
terrore
egli
ha
di
poter
turbare
in
qualche
modo
l
'
incanto
di
quella
innocenza
,
la
rosea
serenità
di
quei
sogni
verginali
.
Né
volentier
torrei
di
spargerti
nel
sen
foco
amoroso
,
ché
quanto
è
a
me
più
noto
il
fiero
ardore
delitto
far
maggiore
mi
parria
,
s
'
io
turbassi
il
tuo
riposo
.
Maestro
io
primo
ti
sarò
d
'
affanno
?
Non
sia
mai
!
Ma
neanche
,
diviso
com
'
è
fra
invidia
desiderio
curiosità
gelosia
,
egli
sopporta
in
pace
il
pensiero
che
ci
possa
essere
un
fortunato
che
abbia
core
di
staccar
quel
fiore
dalla
pianta
.
Ma
che
fatto
avrà
mai
di
bello
e
strano
chi
vorrà
la
tua
mano
?
Non
so
sì
grande
e
sì
leggiadra
cosa
per
cui
degno
un
uom
sia
d
'
averti
sposa
.
Vieto
il
frasario
madrigalesco
e
girato
con
qualche
stento
il
periodo
,
ma
il
sentimento
è
genuino
.
Il
poeta
dunque
partirà
lasciando
mezzo
il
suo
cuore
a
Londra
,
e
altra
consolazione
non
ispera
alle
sue
pene
che
di
ricevere
di
quando
in
quando
lettere
,
non
già
di
Miss
Agnese
,
ma
di
Lady
Madre
,
che
facilmente
troverà
modo
di
dargli
qualche
notizia
della
graziosa
figliuola
.
Consolerà
i
miei
pianti
foglio
che
a
me
dalla
tua
madre
viene
,
su
cui
(
deh
spesso
!
)
ella
tuo
nome
segna
.
Avete
mai
incontrato
un
«
patito
»
sui
trentacinque
anni
di
più
trepido
cuore
e
semplice
contentatura
del
poeta
delle
Campestri
?
Sentimenti
squisiti
per
certo
:
specie
se
poi
pensiamo
ad
Ugo
,
il
grande
amico
d
'
Ippolito
,
che
non
si
faceva
scrupolo
di
far
girare
la
testa
e
sconvolgere
l
'
animo
a
quante
belle
giovani
gli
venissero
incontrate
.
Insegni
il
caso
della
Cecchina
dei
conti
Giovio
,
con
la
quale
l
'
invasato
autore
dell
'
Ortis
fece
il
cascamorto
nello
stesso
periodo
di
tempo
in
cui
portava
avanti
per
lo
meno
altre
quattro
operazioni
amorose
.
Aveva
cacciato
sé
e
la
ragazza
in
una
situazione
alla
lunga
insostenibile
e
,
quando
la
poverina
fu
per
bene
inciuccata
,
se
la
cavò
con
una
lettera
.
Io
vi
amerò
sempre
,
ve
lo
giuro
dal
profondo
del
cuore
,
vi
amerò
fino
all
'
estremo
sospiro
,
e
giuro
sull
'
onor
mio
[
che
cosa
mai
le
vorrà
giurare
con
tanta
solennità
?
]
di
non
ammogliarmi
finché
voi
non
sarete
d
'
altri
.
Se
l
'
infermità
,
se
gli
anni
,
se
gli
accidenti
vi
rapiranno
la
beltà
e
gli
agi
,
se
sarete
disgraziata
,
[
bei
discorsi
da
toccar
ferro
,
veramente
bei
discorsi
da
farsi
a
una
povera
ragazza
innamorata
e
di
cui
ci
si
dice
innamorati
!
]
se
vi
mancasse
nel
mondo
un
marito
,
un
amico
,
io
volerò
da
voi
:
io
vi
sarò
marito
[
ohé
]
,
padre
[
toh
]
,
amico
[
ahi
]
,
fratello
.
Parole
:
e
anche
fredde
,
anche
brutte
parole
.
Nella
guerra
d
'
amor
vince
chi
fugge
.
Ma
è
una
gran
brutta
vittoria
.
Una
meschina
vittoria
.
Non
per
questo
dipingeremo
Foscolo
tutto
rosso
come
il
Diavolo
,
né
Pindemonte
tutto
azzurro
come
un
Serafino
.
Nobili
,
non
v
'
ha
dubbio
,
i
sentimenti
del
marchese
;
ma
che
forse
non
a
bastanza
nascondono
il
suo
desiderio
di
non
vedersi
togliere
la
bella
libertà
della
quale
fu
sempre
gelosissimo
guardiano
.
Curioso
tipo
,
il
marchese
Ippolito
.
Gli
amici
,
e
più
ancora
le
amiche
,
si
lamentarono
di
«
possederlo
poco
»
.
Aveva
un
modo
tutto
suo
,
praticato
ben
prima
del
viaggio
a
Londra
,
di
squagliarsi
all
'
inglese
.
Ma
sapeva
poi
così
bene
indorare
di
cortesia
l
'
indifferenza
,
e
l
'
uggia
di
gentilezza
,
che
amici
ed
amiche
finivano
col
mandargliela
buona
,
così
che
visse
ben
voluto
da
tutti
e
senza
farsi
dei
nemici
.
Mentre
Foscolo
!
Nessuno
,
meglio
del
Pindemonte
,
sapeva
,
al
momento
opportuno
,
fare
il
distratto
,
il
trasognato
,
il
«
poeta
»
,
ed
eclissarsi
lasciando
i
restanti
nella
rispettosa
credenza
d
'
una
urgente
chiamata
delle
Muse
.
Al
promesso
sposo
della
Malinconia
non
occorrevano
pretesti
per
isolarsi
,
quando
sentisse
il
richiamo
della
«
Ninfa
gentile
»
.
«
Una
tal
sicurezza
acqueta
;
quando
parte
si
dice
:
nol
perdo
del
tutto
,
egli
va
a
dipingersi
,
lo
rivedrò
fra
non
molto
»
:
così
spiegava
la
cosa
con
affettuosa
malizia
,
nel
suo
vivace
Ritratto
d
'
Ippolito
,
la
spiritosa
Isabella
Teotochi
Albrizzi
,
che
in
un
certo
momento
aveva
anche
sperato
d
'
accomodarsi
marchesa
Pindemonte
.
Mi
piaci
così
tanto
,
pare
che
il
Pindemonte
in
fondo
voglia
dire
anche
alla
bionda
vergine
del
Tamigi
,
e
posso
volerti
tanto
bene
appunto
perché
,
lasciandoti
io
così
tua
,
posso
restare
così
mio
.
Non
ho
fatto
un
passo
per
possederti
,
perché
tu
nel
tuo
entusiasmo
giovanile
non
facessi
quell
'
altro
mezzo
che
sarebbe
bastato
a
farmiti
prigione
.
Estatica
zucconcella
,
il
tuo
poco
poco
-
maestro
d
'
italiano
per
questo
si
fidò
di
consegnarti
il
segreto
del
suo
cuore
solo
nell
'
ornato
scrigno
d
'
una
lingua
che
tu
non
saresti
riuscita
ad
aprire
.
In
una
parola
,
e
secondo
il
suo
costume
,
ti
si
dette
in
modo
che
tu
non
lo
potessi
acchiappare
.
Non
è
detto
che
nel
Terzo
cielo
,
nel
ciel
di
Venere
,
il
disastroso
Ugo
non
sia
sistemato
un
grado
più
alto
dell
'
inincatenabile
Ippolito
.
StampaQuotidiana ,
Per
dare
un
'
idea
di
quanto
poco
durino
le
emozioni
del
popolo
romano
,
Ennio
Flaiano
scrisse
due
anni
or
sono
un
divertente
articolo
nel
quale
raccontava
quel
che
sarebbe
capitato
a
un
marziano
qualora
fosse
piovuto
nella
capitale
.
Dopo
un
po
'
d
'
interesse
iniziale
,
il
turista
con
un
occhio
solo
e
due
nasi
sarebbe
diventato
uno
dei
tanti
«
cispadani
»
che
si
aggirano
fra
piazza
di
Spagna
e
il
Colosseo
.
I
pizzardoni
gli
avrebbero
stancamente
indicato
la
strada
e
in
capo
a
poche
ore
un
fotoreporter
gli
avrebbe
strillato
:
«
A
marzià
!
te
voi
levà
de
mezzo
?
'
un
lo
vedi
che
devo
fotografa
'
a
Loren
?
»
È
una
parabola
che
contiene
tutto
intero
il
carattere
di
questo
agglomerato
umano
,
stratificatosi
nei
secoli
,
nella
cui
memoria
biologica
c
'
è
già
tutto
:
glorie
,
decadenze
,
scandali
,
vittorie
,
sconfitte
,
trionfi
e
cadute
grottesche
,
in
un
paesaggio
dominato
da
montagne
di
spaghetti
alla
carbonara
e
attraversato
da
fiumi
di
vino
bianco
.
Essere
notati
,
a
Roma
,
per
più
di
una
settimana
,
è
praticamente
impossibile
.
Vi
è
riuscito
il
cantante
sudamericano
Marino
Barreto
jr.
(
detto
Barrito
)
,
che
da
qualche
settimana
intrattiene
i
frequentatori
di
un
locale
di
via
Frattina
.
Questo
artista
ha
conquistato
una
folla
di
ammiratori
,
specialmente
fra
i
giovani
della
grossa
borghesia
,
interpretando
canzoni
alla
moda
con
voce
inconfondibile
,
uniforme
,
lamentosa
,
paragonabile
a
quella
di
certi
posteggiatori
ciechi
che
rattristano
le
periferie
domenicali
.
A
Roma
,
in
questi
giorni
,
è
il
numero
1
della
vita
notturna
e
il
suo
successo
non
accenna
a
impallidire
.
È
paragonabile
soltanto
a
quello
che
ebbe
Bruno
Quirinetta
fra
il
'44
e
il
'48
.
In
più
,
Barreto
riceve
ogni
giorno
lettere
vibranti
di
passione
,
inviti
piccanti
.
Una
giovane
e
bella
signora
gli
ha
addirittura
proposto
di
fuggire
insieme
.
Chissà
perché
,
in
Egitto
.