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> anno_i:[1940 TO 1970}
La Volpini, Tofanelli e Garibaldi ( Fusco Gian Carlo , 1958 )
StampaQuotidiana ,
Mercoledì sera , nei saloni interni dell ' Excelsior di Roma , Flora Volpini ha organizzato il suo secondo « Incontro con l ' autore » . Il primo , tempo fa , vide al centro della serata Giovanni Artieri ; questo ha onorato , in mezzo a circa 200 commensali in abito da sera , Arturo Tofanelli e il suo libro L ' uomo d ' oro . Per l ' occasione , lo chef dell ' hotel , il bolognese Anselmo Savini , detto « er pataccaro » per le infinite decorazioni e onorificenze ricevute da ogni nazione , ha studiato un menu intonato alla produzione letteraria di Tofanelli : cannelloni « impossibilità di vivere » , a base di crema , gruviera e profumo di funghi secchi ; manzo alla « cielo di Nuova York » , brasato con chianti e funghi ; legumi « lettere al direttore » , zucchini piccoli al parmigiano , carotine tenere , crocchette di fonduta ; dolce « l ' uomo d ' oro » , preparato con mirabile abilità dal giovanissimo pasticcere Giorgio Garboli , e riproducente in pasta di mandorla , fino ai minimi particolari , il libro pubblicato da Mondadori . Il vino di Montepulciano è stato ribattezzato « il fiume rosso » , titolo di un ' opera che Tofanelli diede alle stampe nel 1938 . In fine di serata , hanno parlato Giancarlo Vigorelli , Paolo Monelli e Flora Volpini . Costei , applauditissima , si è rivolta in modo particolare al generale Ezio Garibaldi , dicendogli fra l ' altro : « Ho visto che lei si presenta candidato alle elezioni nella lista monarchica . Ciò mi rattrista . Avrei di gran lunga preferito , dato il suo cognome , saperla fra i repubblicani . No , è inutile che mi guardi così : non ho partecipato allo sbarco dei Mille . Ma non posso dimenticare che dopo la difesa di Roma , Garibaldi fuggiasco passò una notte nella nostra villa di famiglia a Cisterna , assieme ad Anita depressa » . Una rondine marina ha battuto la settimana scorsa il record mondiale di volo , categoria uccelli leggeri . Liberata in Groenlandia , è stata catturata nel Natal ( Africa del Nord ) : 18.600 chilometri in 4 mesi .
Maurizio è triste ( Fusco Gian Carlo , 1958 )
StampaQuotidiana ,
Il locale notturno che un tempo fu « Victor » , in via Emilia , parallela di via Veneto , oggi è « Oliviero » . Resta comunque il night più animato di Roma . Come tutti i ritrovi di una certa classe , può contare su alcune decine di clienti fissi . Fra costoro , vi è un giovanotto bruno , dalle spalle larghe , vestito di blu , che balla poco , nonostante lunghe occhiate femminili lo incoraggino da ogni angolo della sala . Preferisce , a una cert ' ora , accostarsi al microfono dell ' orchestra e cantare una canzone : sempre la stessa , patetica , con improvvise variazioni ironiche . Così , fra qualche vodka e prolungati silenzi , aspetta l ' alba uno degli attori cinematografici più apprezzati dell ' ultima leva . Maurizio Di Lorenzo , in arte Maurizio Arena . Ha 24 anni e finora ha girato 26 film . Assieme al fortemarmino Renato Salvatori , si conquistò le simpatie del grande pubblico in Poveri ma belli . In Cocco di mamma , dove interpreta la parte di un pugilatore dilettante , categoria mediomassimi , volle sostenere un combattimento vero e proprio , anziché ripiegare su una controfigura o ricorrere a effetti di montaggio . Ne uscì con un labbro spaccato e un occhio nero , ma soddisfatto . Arena è ben quotato alla volubile borsa dei noleggi cinematografici . Il suo nome nel cast vale in partenza diverse decine di milioni . Con tutto ciò , il giovanotto , che proviene da uno dei quartieri più popolari di Roma , non è felice . Sente che la sua fortuna , tardiva rispetto al massimo splendore del nostro cinema , poggia su basi fragili ed equivoche . Ha capito che fare l ' attore , specialmente in Italia , è un ' avventura che può costare ogni intima felicità . Nella penombra del night - club , dopo un sorso di liquore , mi dice : « Ce credi ? Ho voja de tornammene a fa er muratore , con la carcina in spalla . È mejo fa un po ' de fame , che sentisse soli . Certe sere , me pare d ' esse un manifesto attaccato a un muro de periferia » .
Addio a Longanesi ( Montanelli Indro , 1957 )
StampaQuotidiana ,
Forse non riuscirò a parlare di Leo Longanesi come le circostanze vorrebbero , con rispettoso distacco . E non sarebbe neanche giusto chiedermelo . La mia vita è stata così ultimamente mescolata alla sua , o per meglio dire invasa la lui , che ci vorrà del tempo prima che possa raggiungere nei suoi riguardi una certa imparzialità . Lasciatemi dunque dire , alla rinfusa , le poche cose che ; ella rinfusa mi tornano in mente . Avevo vent ' anni quando gli andai incontro , attratto da ciò che in lui più brillava : la genialità , l ' inventiva , l ' originalità . E ora , a cose fatte , mi accorgo di essergli rimasto accanto , finché ho potuto , per la tristezza , la malinconia , e a volte la disperazione , che dietro tutto questo si nascondeva . Era di poco maggiore di me . Ma Longanesi è uno dei pochissimi uomini al mondo che non abbia dovuto aspettare i figli dei suoi coetanei per farsene dei discepoli e che abbia saputo diventare il maestro della sua generazione . A diciott ' anni , senza corredo di studi e senza aver mai messo il naso fuori della sua Romagna , era già sul podio a dirigere l ' orchestra . Non aveva avuto esitazioni nell ' imboccare la strada . E naturalmente aveva scelto quella che , dal punto di vista personale , non menava a nulla . Quest ' uomo che passava per avaro , e che sul conto dell ' albergo e del ristorante lo era , ha trascorso la vita a scialacquare tutto il suo patrimonio d ' ingegno e ad arricchirne gli altri , gratis . Io stesso , di quel poco che ho fatto , non riesco più a distinguere ciò che è mio da ciò che è suo . Ora mi domando se aveva accantonato qualcosa dentro i suoi tiretti : se , oltre tutto quel che dava d ' idee , di spunti , di trovate , di pretesti , aveva serbato qualcosa per sé . Temo di no . Questo lavoratore infaticabile ha lavorato soltanto a disperdersi , e oltre agl ' inediti del suo Diario non si troverà nulla . Lo ritroveremo solo noi , nelle lettere che ci scrisse nelle giornate di accoramento e di solitudine , ch ' erano regolarmente sette nella settimana , e toccavano la punta più patetica la domenica , quando la festa gl ' imponeva l ' ozio , il suo peggiore e più sottile nemico . Allora erano lunghe pagine descrittive di ciò che vedeva dalla sua finestra . Quante cose vedeva , Leo , da quel modesto osservatorio dal quale , a noi , non era mai riuscito contare che qualche tegola , qualche albero , qualche cencio teso sul filo ad asciugare ! Il canto di una ragazza sul balcone bastava a rimescolargli dentro tutto un mondo . E ne venivano fuori stupende pagine di lirismo : i suoi regali , dei quali egli stesso l ' indomani si era già dimenticato . A questo Leo segreto e inedito , una intera leva di giornalisti e di scrittori ha succhiato il proprio latte . Non tutti lo sanno . Non tutti se lo ricordano . Ma l ' influenza di Longanesi è stata decisiva , nel gusto e nel costume letterario di questo Paese , più di quanto non lo sia stata quella di qualsiasi altro uomo . Ed è morto povero e quasi solo . Non bisogna darne la colpa a nessuno , perché questo era il suo destino , ed egli lo subiva senza ribellarvisi . « È vero » mi disse un giorno che avevamo litigato , voglio dire che avevamo litigato più violentemente del solito , perché non si faceva altro dalla mattina alla sera , « io sono come Saturno : mi mangio i figli , e un giorno mi mangerò anche te . Anzi , a dirti la verità , ti ho già mangiato . » Poi aggiunse , con una smorfia di disgusto : « E non hai neanche un buon sapore » . Leo non mi aveva affatto mangiato , perché era un cannibale vegetariano . E con tutta la « cattiveria » di cui faceva sfoggio , a parole , guadagnandosi una fama di malvagio di cui era fierissimo , non ha mai torto un capello a nessuno . Ma bisognava stare con lui in posizione di difesa perché la sua amicizia era anche una spaventosa tirannia . Ira questo che gli rimproveravo , quando si lamentava di essere solo . Egli aveva allevato un po ' tutti , ma avrebbe preteso che fossero rimasti all ' infinito a poppare alla sua mammella generosa . Invece avevano messo i denti e si erano allontanati per la loro strada : Pannunzio dirige « Il Mondo » , Arrigo Benedetti « L ' Espresso » , Soldati e Flaiano fanno il cinema . Era fatale che avvenisse , e mentalmente anche lui lo accettava . Ma la mente di Leo andava in un verso , e Longanesi in un altro . Non ricordava , non voleva ricordare che questi uomini avevano fatto strada - e una bella strada - con le gambe che lui gli aveva dato . Avrebbe potuto trarne una pigmalionica fierezza . Invece , nulla . Per lui era tutto e soltanto « tradimento » . Era successo anche col povero Brancati , che un tempo era stato il preferito dei suoi figli . Era un piccolo retore di provincia , quando si accostò a Longanesi , e si credeva nato per scrivere dei brutti poemi epici , edificanti e celebrativi . Ero presente il giorno in cui , con la buona grazia che lo distingueva , Leo gli randellò un libro in testa urlandogli : « Legga questo , somaro ! È Gogol , il suo fratello maggiore . Anche lei è un Gogol . Di Catania » . Aveva già annusato i libri che Vitaliano si portava in corpo e che sotto lo stimolo di Leo avrebbe scritto . E già ne aveva anticipato la più esatta misura critica . Era successo con Buzzati , su cui nessuno avrebbe puntato un soldo e di cui fu il primo editore . Intelligenza ? No . È la qualità di cui più si è parlato a proposito di Longanesi , ed è la più grossa stupidaggine che si sia detta di lui . Longanesi non era un uomo intelligente , non era nemmeno un intellettuale . La logica non ha guidato nessuno dei suoi gesti , forse egli non sapeva nemmeno dove stesse di casa . Condurre con lui in porto un ragionamento era un ' impresa disperata . Di fronte al più banale sillogismo , inciampava . Longanesi era un artista geniale , il solo che abbia incontrato nella mia vita . E come tutti gli artisti andava a naso , a intuito , con un invisibile radar al posto del cervello . Procedeva a furia d ' intuizioni che avevano del miracoloso e che facevano perfino pensare a qualcosa di diabolico . Non sapeva cosa volesse dire deduzione . Il suo processo era tutto induttivo , dal piccolo particolare al generale . Uno sguardo , la piega di una bocca , un gesto , gli bastavano a ricostruire una persona e a pronunziare su di essa giudizi spietati e irrevocabili . Un giorno mi raccontò di essere diventato antifascista , in tram , guardando il didietro di un console della milizia in piedi di fronte a lui . Quando scoppiò la guerra , mi disse : « Che catastrofe ! Pensa a quanti reduci avremo , quando sarà finita ! » . Questi famosi motti di Longanesi ( ci sarebbe da compilarne volumi ) facevano immediatamente il giro della città , creandogli intorno un ' aureola ingannatrice di uomo sarcastico e paradossale , imprevedibile e « brillante » . Ma si trattava di ben altro : imbrogliando tutti , o quasi tutti , con lo specchietto di queste sue apparenti assurdità , Longanesi ha condotto , dal primo all ' ultimo giorno , e con un impegno di crociato , la più seria e disperata battaglia che mai sia stata ingaggiata da uno scrittore . Vogliamo dire , per semplificare , ch ' è stato l ' ultimo vero grande difensore della « destra » ? Diciamolo pure , forse anche perché egli stesso desidera che questo sia detto . Ma la verità è - e un giorno su questo punto ci ripromettiamo di fare il chiaro - che Longanesi non si è mai sognato di difendere una classe cui non apparteneva e in cui non credeva , né un ' ideologia politica . Ogni tentativo di giudicarlo su questo piano è semplicemente ridicolo e meschino . Fosse nato in Francia , Longanesi avrebbe trovato probabilmente interessi reali a cui partecipare , e perfino un partito in cui inserirsi . In Italia egli è stato costretto a inventare letteralmente il mondo , di cui poi si è Fatto il paladino . In questo miscuglio di Renard e di Toulouse - Lautrec , c ' è anche un pizzico di Don Chisciotte truccato da Sancio Pancia . L ' Italia ch ' egli ha difeso era una pura e semplice creazione della sua fantasia , del suo gusto e di una cultura costruita a furia , più che di letture e di studio , di balenanti intuizioni . Quest ' uomo piccolissimo , che soffriva atrocemente della propria statura , era molto più grande del mondo in cui viveva e ne traboccava continuamente di fuori . Per questo era difficile stargli accanto . E per questo era impossibile abbandonarlo senza sentirsi « traditore » , come lui diceva , anzi addirittura parricida . Quel suo eterno scegliere la posizione più scomoda , la trincea più battuta , l ' esercito più sconfitto , ci poneva continuamente di fronte a un insormontabile caso di coscienza . Dichiaro senza rossore che ho rinnegato molte mie convinzioni per restare fedele a Longanesi , e non me ne pento . Oggi l ' unico rimorso che ho è quello di non essere rimasto sempre fedele a lui , l ' uomo più importante della mia vita , quello che ho più amato e odiato , il solo maestro che mi riconosca anche nelle giravolte più rischiose e nei più azzardati zig zag . E non sono il solo a trovarmi in queste condizioni . Proprio mentre scrivo questo arruffato articolo , mi hanno telefonato Arrigo Benedetti e Mario Soldati , che pure sembrano camminare così sicuri su una strada diversa da quella su cui Longanesi ci aveva tutti avviati . « E ora ? » mi hanno chiesto con voce di pianto . « Come faremo a scrivere senza più la paura e la speranza di ciò che avrebbe detto Longanesi leggendoci ? » Si sentivano orfani anche loro , come me . Nessuno degl ' italiani contemporanei ha lasciato , o lascerà , morendo , il vuoto che lascia Longanesi . In nessuna generazione un italiano ha scavato così a fondo e durevolmente come ha fatto Longanesi in quella nostra . Forse qualcuno la troverà un ' esagerazione , suggeritami dall ' emozione della sua morte . E invece è una vecchia certezza , di cui m ' impegno a riconoscere la validità anche nel più lontano futuro . È difficile dimostrarlo , perché di suo rimane ben poco , un milionesimo di quello che avrebbe potuto darci , e impossibile da raccogliere in un ' opera organica , sbriciolato com ' è in frammenti di diario , in abbozzi di disegni , appunti e schemi . L ' avaro Longanesi era troppo occupato ad arricchire noi per accumulare di suo . Per me , non oso fare il conto di quello che mi rimarrebbe , se dovessi restituirgli tutto ciò che mi ha dato . Non ho avuto il tempo di dirglielo , ora è troppo tardi , uno stupido pudore mi ha sempre trattenuto . Ma anche il pudore me lo aveva insegnato lui .
Niente da fare ( Fusco Gian Carlo , 1958 )
StampaQuotidiana ,
Roma , 6 maggio . San Silvestro , poste centrali , ore 11.30 . Reparto vaglia telegrafici . Folla . Davanti a uno degli sportelli dove s ' incassa , un grosso signore strabuzza gli occhi e si asciuga il sudore . L ' impiegato , sottile , occhialuto , in grembiule nero , il cranio calvo velato da pochi capelli incollati di traverso , scruta attentamente due vaglia . Li gira e rigira . Manca solo che li guardi di taglio . Poi scuote appena la testa e dice : « Tutto regolare . Se la somma fosse minore , forse la carta di identità basterebbe . Ma per 370 mila lire , bisogna che qualcuno da noi ben conosciuto la conosca . Mi dispiace » . Il signore apre la bocca per dire qualcosa . La richiude e rotea gli occhi come un basilisco in amore . Inghiotte . Ritira attraverso lo sportello i suoi vaglia , li agita come per farsi fresco , li sbircia . Finalmente , con accento spiccatamente veneto , dice : « Ma chi volete , anime del paradiso , che io conosca , qui a Roma , e per di più che voi ben conosciate ? ? ? Ho qualche conoscenza : ma come faccio a sapere , santa pace , se quelli che conosco io conoscono anche voi , e bene per di più ! E poi , perché , pace del cuore benedetto , la carta d ' identità non basta ? ? ? Perché allora , vita cara , si chiama carta d ' identità , se non serve a identificare quando bisogna ? Su , da bravi : datemi questa moneta , che devo versarla per un affare urgente » , « Dolente » , fa l ' impiegato , allargando le mani bianche come gesso , « ma proprio non si può . Se fossero cinquanta , anche centomila lire , si potrebbe vedere . Ma qui , caro signore , si tratta di quasi mezzo milione ! Mica si scherza . Chi se la prende la responsabilità ! Il regolamento parla chiaro . In ogni caso , ci orrebbe la tessera di riconoscimento postale , o perlomeno il passaporto debitamente rinnovato . Ne è in possesso ? » Il signore , con voce fievole , confessa di non possedere né l ' una né l ' altro . Poi , illuminandosi , dice : « Ora che mi ricordo ! Uno che mi conosce , qui alle poste , ce l ' avrei . Il ragionier Bortoli Enrico , mio compaesano , che dev ' essere ai pacchi . Si potrebbe chiamare ? » L ' impiegato si stringe nelle spalle : « Bortoli ? Quello friulano ? È morto l ' anno scorso , poveraccio . Un malaccio cattivo ... »
Il regista sanguinario ( Fusco Gian Carlo , 1958 )
StampaQuotidiana ,
Roma , 8 maggio . Non esiste immaginazione turbinosa , fantasia sfrenata e bizzarra che possa , non dico eguagliare , ma vagamente avvicinarsi alla realtà dell ' ambiente cinematografico romano . Il dottor E.C. , che da molti anni ha nel cinema tutte le sue delizie e tutte le sue croci , mi racconta il caso seguente . Un giovane produttore accettò , anni or sono , una sceneggiatura di cappa e spada . Chiamò a dirigere il film , previsto a colori , un regista di media importanza e si assicurò , al centro del « cast » , l ' allora popolarissima Silvana Pampanini . Un giovane attore , dagli abbondanti riccioli , fu ingaggiato per impersonare il generoso cavaliere protagonista della storia . La lavorazione cominciò senza indugi , e il produttore , per un paio di settimane , non ebbe nemmeno una di quelle grane che caratterizzano l ' ambiente . Gli attori erano puntuali e remissivi , i tecnici laconici ed alacri , il regista e i suoi assistenti insolitamente tranquilli . Il produttore , alle sue prime esperienze , stava per ricredersi circa le difficoltà da superare , allorché , improvvisamente , capitò un fatto incredibile . Una mattina si stava girando il ferimento del protagonista , il quale , dopo un fatto d ' armi , doveva abbattersi fra le braccia della Pampanini , inondata di sangue . Per ottenere l ' effetto , si ricorse alla solita vernice rossa e vischiosa sparsa sulla camicia . Tutto era pronto , si stava per girare , allorché il regista ordinò l ' alt e , con espressione incupita , si rivolse al direttore di produzione . Quella vernice , adatta al bianco e nero , secondo lui non funzionava nel colore . Poteva risultarne una nota falsa e grottesca , tale da compromettere il film e il suo buon nome . Il direttore propose di cercare un ' altra vernice , o di ricorrere alla salsa di pomodoro . Nulla da fare . Tutto fermo , con notevole perdita di quattrini . Il regista fu irremovibile : sangue umano o nulla . Ogni supplica restò vana . Il direttore di produzione tornò , dopo due ore , con due donatori di sangue cinematografico reclutati in un baraccamento periferico .
Le orecchie di una volta ( Fusco Gian Carlo , 1958 )
StampaQuotidiana ,
Roma , 9 maggio . Siamo al caffè . Entra un signore alto , solenne , col vestito a righe sottili . Orecchie carnose , collo sanguigno , basette brizzolate . Ordina un espresso molto lungo . Qualcuno , al nostro tavolo , lo riconosce . Fingendosi mediatore d ' immobili , fu per molti anni spia dell ' OVRA . Attualmente non si sa con precisione che faccia . Pare che fornisca informazioni di carattere finanziario a un ' agenzia giornalistica . Il discorso scivola , così , sulle spie del regime . Spie zelanti e bonarie , politicamente convinte e scettiche , criminali e patetiche , trasparenti al punto da essere ben presto individuate , evitate o pubblicamente svergognate . Vincenzo Tallarico rievoca il famoso grafologo che girava le trattorie di Roma e ad un certo punto , aggrottando le sopracciglia , diceva al cliente : « Voi odiate una persona che sta molto in alto . Lo si legge chiaramente nella forma serpentina delle esse » . E tanto insisteva , procedendo per esclusione , finché il malcapitato ammetteva di avercela col duce . Dopo di che , denuncia . Riaffiora , dal passato , il « falso pensatore » di Aragno ; un disgraziato che tendeva le orecchie ai discorsi degli intellettuali , fingendo di leggere le opere di Benedetto Croce per stornare le diffidenze . Ed ecco il sessantenne attore sfiatato che un prefetto , compagno di scuola , arruolò nell ' OVRA , con la rispettabile paga di 3000 lire al mese , e che dopo cinque anni di pacchia , minacciato di licenziamento se non avesse finalmente denunciato qualcuno , fece arrestare in quattro e quattr ' otto il futuro suocero di suo figlio . Ma il caso più classico accadde a Genova : dove , nel 1937 , un tal Perasso , fintosi antifascista per ottenerne le confidenze , denunciò un certo Boccalatte . Venne poi a sapere che anche il Boccalatte apparteneva all ' OVRA , e di essere stato a sua volta denunciato . Vecchie , squallide spie del regime : come questo solenne signore che sorseggia il suo espresso lungo , controllando i propri gesti nello specchio . Se è vero che il lupo perde il pelo ma non il vizio , può darsi che in qualche modo , chissà come e per chi , lavorino ancora .
Odio e turismo ( Fusco Gian Carlo , 1958 )
StampaQuotidiana ,
Roma , 10 maggio . Il mio amico L . B . , ieri sera ha trovato nell ' automobile , che aveva lasciata in un posteggio del centro , un foglio di carta , sul quale mano ignota aveva scritto a matita : « Odiate i francesi e gli inglesi , peste del mondo ! » Analoghi foglietti sono stati trovati , in questi giorni , sotto il tergicristallo o ficcati negli sportelli , da altri automobilisti romani . Può darsi che l ' approssimarsi delle elezioni abbia stuzzicato le meningi di un maniaco , prigioniero di vecchi sogni littori : ma non ci sarebbe da meravigliarsi se si trattasse di una forma di propaganda , capillare ed economica , organizzata da qualche gruppo di destra . D ' altra parte , gli slogan incitanti a odiare gli stranieri hanno sempre avuto una certa fortuna , in Italia ; perché il nostro è un Paese eminentemente turistico , dove i sorrisi e le premure rivolti ai forestieri nascondono un inevitabile complesso d ' inferiorità e un sordo rancore . È noto che i luoghi di villeggiatura e le stazioni climatiche hanno , perlopiù , sindaci di sinistra , eletti nei mesi di bassa stagione per vendicare gli inchini e le umiliazioni della stagione alta . A proposito del contrasto fra 1'«odio politico » predicato da Mussolini negli anni fra le sanzioni e la guerra , e la mentalità turistica nazionale , va ricordato l ' episodio capitato a Venezia nell ' estate del 1944 . Calarono sulla Laguna , sospesi al paracadute , due aviatori americani , il cui bombardiere era stato colpito nel cielo di Padova . I due furono subito raccolti da una lancia e sbarcati alla Giudecca . La popolazione , secondo le disposizioni dettate dal prefetto repubblichino , avrebbe dovuto accogliere i due prigionieri a muso duro , o magari fischiandoli . Invece , gli americani si trovarono subito circondati da una folla sorridente e visibilmente simpatizzante , che gareggiò nell ' offrire sigarette o bicchieri di vino . Il prefetto , informato della cosa , si infuriò . Convocò d ' urgenza il segretario politico della Giudecca , lo investì duramente e gli chiese conto dell ' accaduto . « Cossa che voi mai , eccellenza » , fece il segretario , allargando le braccia . « Dopo tutto , sono i primi foresti che vien a Venezia , dopo quattro anni de magra » .
ProsaGiuridica ,
Art . 1 . L ' Ente di Gestione e Liquidazione Immobiliare ha il compito di provvedere all ' acquisto , alla gestione , alla trasformazione ed alla vendita di beni immobiliari , con le loro pertinenze di beni mobiliari , nonché di aziende industriali e commerciali , nell ' interesse o d ' incarico dello Stato . L ' Ente ha personalità giuridica . Esso ha un fondo di dotazione di 20 milioni , da stanziare con provvedimento del Ministro per le Finanze , sul bilancio del Ministero stesso . Per l ' assistenza , la rappresentanza e la difesa in giudizio , l ' Ente si avvale dell ' Avvocatura dello Stato . L ' Ente potrà inoltre , con la preventiva autorizzazione del Ministro per le Finanze , contrarre mutui ed ottenere sovvenzioni dagli Istituti all ' uopo autorizzati per il fabbisogno finanziario dipendente dalla propria attività . L ' Ente ha la sua sede legale in Roma , temporaneamente trasferita a San Pellegrino Terme . Art . 2 . L 'E.G.E.L.I . compie tutte le operazioni necessarie per il conseguimento dei propri fini . Art . 3 . Sono organi dell ' Ente : il Presidente , il Consiglio di Amministrazione , la Giunta esecutiva . Art . 4 . Il Presidente è nominato con decreto del Ministro delle Finanze , per un triennio , e può essere confermato . Egli è a capo dell ' Amministrazione dell ' Ente ed ha la legale rappresentanza dell ' Ente stesso . Convoca e presiede le riunioni del Consiglio di Amministrazione e della Giunta esecutiva , e cura la esecuzione delle deliberazioni del Consiglio e della giunta stessi . Il Presidente ha facoltà di conferire procure speciali per determinati atti e per determinate specie di atti . In caso di urgenza il Presidente prende tutti i provvedimenti di competenza della Giunta esecutiva e ne riferisce a questa nella prima seduta successiva per la relativa ratifica . Art . 5 . Uno dei membri del Consiglio di Amministrazione è annualmente designato dal Consiglio stesso a fungere da vice presidente . Il Presidente è coadiuvato dal vice presidente che lo sostituisce in caso di assenza o di legittimo impedimento . Art . 6 . Il Consiglio di Amministrazione è composto dal presidente e di otto membri nominati dal Ministro per le Finanze e cioè : - 2 consiglieri scelti tra i funzionari di grado non inferiore al VI del Ministero delle Finanze ; - 1 consigliere scelto tra i funzionari dell ' Ispettorato per la Difesa del Risparmio e l ' Esercizio del Credito ; - 1 consigliere in rappresentanza dell ' Ispettorato per demografia e razza ; - 1 consigliere su proposta del Segretario del Partito Fascista Repubblicano , Ministro segretario di Stato ; - 1 consigliere su proposta del Ministro per la Giustizia ; - 1 consigliere su proposta del Ministro per l ' Agricoltura e le Foreste ; - 1 consigliere su proposta del Ministro per l ' Economia corporativa . I consiglieri rimangono in carica tre anni e possono essere confermati nella carica stessa . Con il decreto del Ministro per le Finanze sono determinate le indennità assegnate al Presidente ed ai componenti il Consiglio di Amministrazione . Il Consiglio di Amministrazione nomina il Segretario . Art . 7 . Il Consiglio di Amministrazione ha tutti i poteri per il funzionamento dell ' Ente . Esso delibera un apposito regolamento interno da approvarsi dal Ministro per le Finanze , per stabilire le norme di assunzione e di stato giuridico ed il trattamento economico , a qualsiasi titolo , di attività e di quiescenza del personale . Il Consiglio di Amministrazione è convocato dal Presidente il quale ne da tempestivo avviso ai Consiglieri ed ai Sindaci effettivi . Per la validità delle deliberazioni occorre l ' intervento di almeno 5 componenti . Art . 8 . Il Consiglio di Amministrazione nomina nel suo seno la Giunta esecutiva , determinandone le attribuzioni e i poteri . La Giunta è composta di tre membri fra i quali il Presidente . Funge da Segretario della Giunta esecutiva il segretario del Consiglio di amministrazione . La Giunta esecutiva è convocata dal Presidente , il quale dà tempestivo avviso ai membri ed ai sindaci effettivi . Le deliberazioni sono prese a maggioranza assoluta di voti . Art . 9 . La Giunta esecutiva delibera sulle operazioni per le quali sia stata delegata dal Consiglio di amministrazione e dentro i limiti della delegazione stessa . Non possono essere delegate alla Giunta le deliberazioni : a ) sulla formazione del bilancio ; b ) sul conferimento di deleghe alle mansioni dell ' Ente ad Istituti od a privati . Le deliberazioni della Giunta sono comunicate al Consiglio nella prima seduta successiva . Art . 10 . Le deliberazioni del Consiglio di amministrazione e della Giunta esecutiva sono inserite in appostiti registri di verbali e vengono autenticate con la firma del Presidente e del Segretario . Le deliberazioni prese dal Presidente in via di urgenza a norma dell ' art . 4 sono trascritte in apposito registro e firmate dal Presidente . Dei verbali relativi alle deliberazioni di cui al presente articolo e delle deliberazioni del Presidente , il Segretario del Consiglio di amministrazione può , con l ' autorizzazione del Presidente , rilasciare copia od estratti . Art . 11 . Il Collegio dei sindaci è composto di tre membri effettivi e di due supplenti , nominati con decreto del Ministro delle Finanze . Uno dei sindaci effettivi è scelto fra i Magistrati della Corte dei Conti . La Presidenza è affidata dal Ministro delle Finanze ad un funzionario dipendente da esso incluso nei tre membri effettivi . I sindaci effettivi ed i supplenti durano in carica tre anni e possono essere confermati . Con decreto del Ministro per le Finanze sono fissate le retribuzioni spettanti ai sindaci . I sindaci esercitano il controllo sulla gestione dell ' Ente e sulla osservanza delle disposizioni di legge e dello statuto : assistono alle riunioni del Consiglio di amministrazione e della Giunta esecutiva ed hanno in generale i poteri e gli obblighi che la legge attribuisce ai sindaci delle società commerciali , in quanto applicabili . Il Collegio dei sindaci presenta al Ministro per le Finanze una relazione annuale in accompagnamento del bilancio della gestione dell ' Ente . Art . 12 . L ' esercizio finanziario dell ' Ente si riferisce all ' anno solare . Entro il 31 marzo di ogni anno , il Consiglio di amministrazione sottopone all ' approvazione del Ministro delle Finanze il bilancio dell ' Ente , accompagnandolo con particolareggiata relazione sulla attività svolta . Art . 13 . I proventi della gestione dei beni di proprietà dell ' Ente , gli oneri dell ' esercizio e le spese generali di amministrazione , sono registrate nel conto spese e proventi . Il saldo di tale conto è versato annualmente al bilancio delle entrate dello Stato dopo l ' approvazione del bilancio . I proventi dei beni di cui l ' Ente ha la gestione nell ' interesse o per conto dello Stato nonché gli introiti effettuati per riscossioni di capitali o alienazioni riguardanti tali beni , sono versati nei modi e nei termini stabiliti dalle relative disposizioni . Art . 14 . La qualità di funzionario o impiegato dell ' Ente è incompatibile con qualsiasi impiego privato o pubblico o con l ' esercizio di qualsiasi professione , commercio o industria . I funzionari e gli impiegati non possono coprire cariche di consiglieri di amministrazione , di liquidatori o sindaci di società , salvo espressa autorizzazione del Consiglio di amministrazione . Art . 15 . È fatto divieto ai consiglieri di amministrazione , ai sindaci , ai funzionari di direzione ed agli impiegati dell ' Ente di acquistare beni dell ' Ente e comunque di contrarre obbligazioni di qualsiasi natura , dirette o indirette con l ' Ente , ovvero con acquirenti di beni immobili di proprietà dell ' Ente . I funzionari e gli impiegati dell ' Ente sono obbligati al segreto d ' ufficio . Art . 16 . L ' Ente di Gestione e Liquidazione Immobiliare è parificato ad ogni effetto nel trattamento tributario , all ' Amministrazione dello Stato ; per la notificazione ad istanza dell ' Ente medesimo per le copie degli atti ad esso rilasciati e per le misure ipotecarie , come pure per i certificati delle iscrizioni e trascrizioni , nonché per i certificati catastali storici rilasciati nell ' interesse dell ' Ente , si osservano le disposizioni vigenti per tali adempimenti quando sono richiesti dallo Stato . Agli effetti delle imposte dirette la equiparazione dell ' Ente alle amministrazioni dello Stato nel trattamento tributario , riguarda esclusivamente i redditi propri dell ' Ente . Le tasse di registro per gli atti di alienazione dei beni attribuiti all ' Ente di Gestione e Liquidazione Immobiliare sono ridotte come segue : a ) alla aliquota fissa dell'1,50% fino al valore di L . 5.000; b ) alla aliquota fissa del 10% oltre il valore di L . 5.000 . La tassa di trascrizione , i diritti catastali e gli onorari notarili per atti di alienazione dei beni attribuiti all ' Ente di Gestione e Liquidazione Immobiliare sono ridotti alla metà dell ' ordinario ammontare , quando non trovino applicazione disposizioni più favorevoli . Art . 17 . Gli atti costitutivi di società che dovessero essere formate con il consenso del Ministro per le Finanze , per rilevare aziende industriali e commerciali attribuite in proprietà o in gestione all ' Ente di Gestione e Liquidazione Immobiliare sono esenti da tasse di bollo e registro . Gli atti con i quali società anonime regolarmente costituite rilevano aziende attribuite ovvero gestite dall ' Ente di Gestione e Liquidazione Immobiliare , sono registrati e trascritti con la tassa di L . 40 ai sensi dell ' art . 13 del decreto legge 19 agosto 1943 , n . 737 . I diritti catastali e gli onorari notarili per gli atti medesimi sono ridotti al quarto . Mussolini Il Ministro delle Finanze : Pellegrini V.Il Guardasigilli : Pisenti
StampaPeriodica ,
Torino , aprile - Ogni tre minuti , una piccola automobile utilitaria esce dalle sale di montaggio della FIAT - Mirafiori . La portano , per il collaudo , sul tetto dello stabilimento , dove è la pista di prova . Ridiscende nel cortile , per l ' ultimo controllo . Un ' ora dopo la caricano su un autotreno a due piani che ne trasporta trenta alla volta ; o su uno dei vagoni che attendono alla stazione del Lingotto . Gli autotreni ed i carri merci partono , a brevi intervalli , con il loro carico di macchine nuove , e c ' è sempre qualche operaio che s ' affaccia per fare un gesto festoso di saluto . Nelle strade più vicine allo stabilimento , anche le donne che vanno per la spesa al mercato di via Nizza si voltano soddisfatte a guardare le macchine fresche di vernice che passano , affiancate sui due piani di un autocarro , minuscole e lucenti come giocattoli . Per la gente del Lingotto , il successo della 600 è un fatto di enorme importanza . Un motivo d ' orgoglio . Alla costruzione di quelle piccole utilitarie lavorano , direttamente o indirettamente , almeno due su tre dei cinquantaseimila dipendenti della grande fabbrica d ' automobili . A Torino , si sente dire da molti che la clamorosa vittoria dei sindacati liberi , nelle recenti elezioni delle Commissioni interne della FIAT , è tutto merito della 600 . Non è , certo , un ' affermazione da prendersi alla lettera . C ' è del vero , tuttavia . Le ragioni che hanno fatto perdere tanti voti ai candidati comunisti sono parecchie ; ed alcune hanno avuto , senza dubbio , molto maggior peso . Ma ci si consenta di cominciare di qui . È la pagina più bella di questa storia . Forse , la più confortante . I dirigenti della FIAT dicono che il rendimento delle maestranze è notevolmente aumentato , in ogni reparto , dal giorno in cui è cominciata la costruzione in serie della 600 . La grande maggioranza degli operai mostra di lavorare con entusiasmo e con molto maggiore impegno . E il mutamento è così profondo che non basta a spiegarlo la promessa di premio di produzione la cui entità , per bene che vadano le cose , dovrà essere necessariamente modesta . È rimasto lo « spirito di fabbrica » . Li esalta e li inorgoglisce il successo che ha incontrato , ovunque , la vettura utilitaria . Provatevi a dire , parlando con uno del Lingotto , che la 600 è una trappoletta ! Non è un ' automobile di lusso che nasce dalla loro fabbrica , ma una vetturetta popolare , un mezzo di lavoro e di svago che anche gente di condizioni modeste si potrà concedere , senza eccessivi sacrifici . Anche il piccolo impiegato , l ' operaio specializzato della FIAT : perché no ? Quasi tremila di essi si sono già prenotati . La fabbrica accorderà loro agevolazioni speciali e una più lunga rateizzazione . Andranno allo stabilimento in macchina , come fanno gli operai americani . Insomma , ogni volta che stringono un bullone o spruzzano una « mano » di vernice , è come se lavorassero per la « loro » automobile . Che c ' entra , questo , con lo scacco della FIOM ? Ecco : sembra che i sindacati comunisti pensassero di sabotare la costruzione della 600; della vetturetta che ognuno di essi sogna di possedere , che già considera sua . La votazione per la nomina delle Commissioni interne ebbe inizio alla mezzanotte del lunedì , nei reparti delle Fonderie , dove lavorano tremilacinquecento operai e più di quattrocento impiegati . È continuata , nelle altre fabbriche , per tutta la giornata seguente , senza incidenti di rilievo . Era un fatto grosso ; e le organizzazioni sindacali avevano iniziato da tempo la propaganda elettorale , con grande impegno e con insolita larghezza di mezzi . Le facciate delle case torinesi , in parecchi quartieri periferici , come al Lingotto , in via Nizza , o alla Madonna di Campagna , erano coperte di manifesti . Nelle ultime settimane erano stati tenuti molti comizi ai quali , in genere , aveva assistito un pubblico scarso e distratto . Gli agit - prop lavoravano , da un pezzo , negli stabilimenti ; giravano casa per casa ; e non è necessario ripetere di quali argomentazioni si servissero . È stata una grossa battaglia , insomma , condotta da entrambe le parti , con ostinazione e con irruenza . Ed era lecito prevedere che i sindacati comunisti avrebbero perduto terreno anche questa volta : dall'80 per cento dei voti , raccolto nel '48 , erano scivolati al 66 per cento , nel '53; al 63 per cento , nel 1954 . Quest ' anno , forse , pensavano i più informati , la FIOM , filiazione della Confederazione generale del lavoro , avrebbe ottenuto il 58 o il 60 per cento dei voti . Avrebbe conservato , comunque , la maggioranza assoluta . È stato , invece , il tracollo . Soltanto 18.919 dipendenti della FIAT hanno votato per i candidati estremisti ; mentre le liste dei sindacati liberi , cioè della CISL e della UIL , hanno ottenuto complessivamente poco meno di cinquantaduemila voti . Il successo della 600 ed il rinato « spirito di fabbrica » , come si è detto più sopra , hanno senza dubbio contribuito alla vittoria dei sindacalisti democratici nelle elezioni della FIAT ; ma , certo , non è lecito pensare che siano state le sole cause dell ' imprevisto capovolgimento . E nemmeno le più importanti . Fino a non molto tempo fa i caporioni comunisti avevan potuto tenere in soggezione i compagni di lavoro con la violenza . C ' era una squadraccia , in ogni reparto ; e chi non accettava supinamente quell ' umiliante servitù doveva aspettarsi ogni sorta di angherie . Chi osava ribellarsi in maniera più aperta ; i crumiri ; quelli sui quali cadeva il sospetto di « fare il gioco dei padroni » venivano bastonati al primo pretesto . E molti avevano preso la tessera del partito o della FIOM , per paura . I nomi dei pochi iscritti alla CISL ed alla UIL erano scritti a grossi caratteri su cartelli esposti nelle officine ; e sotto all ' elenco c ' erano frasi di scherno e di minaccia . Ma la disciplina e il rispetto della libertà , a poco a poco , erano stati di nuovo imposti dagli agenti ai quali è affidata la sorveglianza delle fabbriche , all ' interno ; e dalle squadre di poliziotti che , nelle giornate di torbidi , presidiano i piazzali esterni e le vie di accesso . Accadeva sempre più di rado che si malmenasse un crumiro , che si sbarrasse la strada ad un propagandista della CISL o della UIL . Qualcuno , sentendosi protetto , si era rifiutato di rinnovare una tessera che aveva chiesto senza convinzione , a scanso di guai ; e si era visto che , nella maggioranza dei casi , anche i più accesi attivisti avevano dovuto rinunciare a mettere in atto le minacce di rappresaglia . Le squadracce facevano sempre meno paura . Al termine di una settimana di disordini , molti che fino allora si erano supinamente assoggettati alla dittatura del capocellula cominciavano ad accorgersi che non era più tanto facile trovare una risposta valida alle lamentele della moglie da quando , due anni fa , la FIAT aveva deciso di corrispondere un premio di duemila lire a chi si fosse recato al lavoro , nelle giornate di sciopero . Le donne , in nove casi su dieci , non intendevano ragioni . Anche le « progressiste » mostravano di preferire una busta paga un po ' più gonfia del consueto alle poche centinaia di lire del sussidio . Poi , la lotta contro i sobillatori comunisti è entrata in una fase più dura . Per arrivare a disfarsi dei più scalmanati la FIAT non ha dovuto ricorrere , in maniera palese , a pericolose discriminazioni . Il che non significa che abbia sempre agito con mano leggera . Ma era nel suo diritto , dopo tutto . In parecchi reparti della Grandi Motori , qualche mese fa , sono stati dimezzati í turni di lavoro . Le commesse non bastavano , per mantenere l ' intero stabilimento in piena attività . Un periodo di temporanea disoccupazione al quale , si diceva , dovevano assoggettarsi senza distinzione sia gli operai devoti che i riottosi . Ed , entro il termine previsto , erano state concluse , infatti , trattative per importanti forniture . Ma soltanto una parte delle maestranze era stata richiamata ; nessuna delle pecore nere era tornata a varcare i cancelli della fabbrica : per esse era sempre tempo di crisi . Ed era chiaro che sarebbe durato in eterno . È su questo episodio che poggiano le accuse di intimidazione mosse dai giornali comunisti all ' indomani della sconfitta . In realtà , tra le maestranze della FIAT era nata una nuova paura . Si diceva che , con quello stesso sistema , sarebbe stata attuata una vasta epurazione in tutti gli stabilimenti del grande complesso industriale . Non era certo lecito credere che si potessero licenziare tutti i sessantatremila dipendenti che , nel '54 , avevano dato la loro adesione alla FIOM ; ma lo spettro della disoccupazione faceva tremare molti ; e più degli altri , forse , proprio i meno compromessi , i più deboli , quelli che non avevano mai avuto una convinzione politica . Una massa , cioè , di molte migliaia . Le organizzazioni comuniste che avevano ottenuto , d ' altra parte , con gli scioperi e le violenze ? Durante il 1954 , nulla . Non una delle rivendicazioni da esse propugnate era stata accolta . La FIAT , invece , aveva fatto molte concessioni alla CISL ed alla UIL . Per l ' intervento dei sindacati liberi aveva stipulato accordi sui « fuori orario » e sui tempi di lavorazione più favorevoli alle maestranze ; aveva concesso un premio straordinario di 18.500 lire ; aveva promesso di costruire duemilacinquecento appartamenti operai , con una spesa di otto miliardi . Aveva stanziato in bilancio sette miliardi per le opere assistenziali , invece dei tre che avrebbe dovuto versare per legge . A provocare il crollo della FIOM è stata la paura dell ' epurazione ? Sono stati quei miliardi ? Questo , forse , non sarebbe bastato ad aprire una così larga breccia . Gli operai torinesi non potevano seguitare a fare i gradassi senza capire che , a lungo andare , ne sarebbero stati essi stessi le vittime . Si sono stancati . Hanno compreso che la fortuna della loro fabbrica è anche la loro fortuna . Molte migliaia di essi sono passate risolutamente dall ' altra parte : vogliono lavorare in pace . Anche perché con le agitazioni politiche , con gli scioperi , con le poche centinaia di lire del sussidio non si arriva , certo , a pagare le rate della 600 .
È cominciata l'estate di Ben Hur ( Fusco Gian Carlo , 1958 )
StampaQuotidiana ,
Roma , 13 maggio . L ' estate è piombata improvvisamente su Roma , come una legnata . C ' era da prevederlo . La pioggia di sabbia desertica che investì la città , venti giorni or sono , radioattiva o no , è , ogni anno , la prima avvisaglia del caldo . Alcuni caffè di via Veneto hanno messo su i baldacchini e gli ombrelloni , che verranno rimossi soltanto a fine settembre . Molta gente , la sera , preferisce passare un paio d ' ore al caffè « Tre scalini » di piazza Navona , dove si gode una maggiore ventilazione . Da domenica scorsa funzionano gli stabilimenti balneari di Fregene . Il più importante ed elegante , « La Nave » , ha ricevuto la prima ondata di romani distinti , pionieri della tintarella . Fra gli altri , Alberto Moravia , il quale , da qualche tempo , è più brusco e triste del solito : forse perché la sua Beatrice Cenci , rappresentata al Quirino , non ha avuto pieno successo . Alla « Nave » , sono già apparse , in costume « monopezzo » ( il due pezzi sembra avviato al tramonto ) , alcune donne di rilievo : Vittoria Mongardini , Gabriella Palazzoli , Fosca Piergentili , Anna Placido ed altre . La temperatura massima tende a superare i 31 gradi . La stabilità del bel tempo sembra definitivamente assicurata fino alla metà di giugno : tanto che i produttori di Ben Hur , la cui preparazione è praticamente compiuta , rimpiangono di non poter subito girare i esterni e , specialmente , le grandi scene di massa . Devono , invece , tener conto delle prossime elezioni . Moltissime , infatti , delle 20.000 comparse che tumultueranno nel film , appartengono a quella moderna « suburra » che vive quasi attendata a Tor Sapienza , all ' Acqua Acetosa , a Tor Pignattara eccetera . Gente che , non essendo ancora iscritta all ' anagrafe romana , il 25 andrà a votare nei paesi d ' origine . Quanto alla sceneggiatura di Ben Hur , pare che in seno alla produzione vi sia qualche contrasto fra due fazioni : i « mattonisti » e gli « antimattonisti » . I primi approvano che il governatore romano romano della Palestina venga ucciso da un mattone cadutogli , per sulla testa ; i secondi , temendo il grottesco della situazione , vorrebbero eliminare l ' incidente . Finora prevale il mattone .