StampaQuotidiana ,
Le
università
popolari
nacquero
in
Italia
sul
finire
del
secolo
scorso
,
quando
i
lavoratori
e
la
piccola
borghesia
scoprirono
il
«
sapere
»
.
Furono
gli
anni
in
cui
l
'
editore
milanese
Sonzogno
,
con
la
sua
biblioteca
economica
,
diventò
qualcosa
come
il
Garibaldi
della
cultura
spicciola
nazionale
.
Nelle
prime
università
popolari
,
sessant
'
anni
fa
,
barbuti
professori
,
di
formazione
positivistíca
,
moderatamente
rivoluzionari
,
meravigliavano
assemblee
di
operai
,
artigiani
e
impiegati
,
illustrando
alla
meglio
le
teorie
di
Carlo
Darwin
e
Carlo
Marx
.
Erano
gli
stessi
anni
in
cui
Cesare
Lombroso
classificava
i
cittadini
del
regno
a
seconda
del
loro
angolo
facciale
,
mentre
Paolo
Mantegazza
intrecciava
la
fisiologia
alla
letteratura
.
Fu
un
periodo
di
progresso
intellettuale
più
che
altro
apparente
,
poiché
vi
trionfarono
le
mezze
cognizioni
e
le
mezze
verità
:
e
la
vera
ignoranza
è
,
appunto
,
la
mezza
cultura
.
Le
università
popolari
,
ancora
vive
nelle
maggiori
città
italiane
,
si
sono
aggiornate
fino
a
un
certo
punto
.
Dovrebbero
,
per
esempio
,
dedicare
gran
parte
dei
loro
programmi
ai
segreti
della
fisica
nucleare
,
alle
meraviglie
del
volo
interplanetario
,
alle
ipotesi
sempre
più
verosimili
della
fantascienza
.
Invece
,
la
loro
origine
ottocentesca
resiste
e
prevale
.
L
'
altra
sera
,
alla
popolare
di
Roma
,
Pia
Moretti
ha
trattato
un
tema
che
Mantegazza
le
avrebbe
invidiato
:
«
Ma
che
cosa
è
questo
amore
?
»
domanda
fra
le
più
ardue
,
che
già
leggemmo
sulla
copertina
d
'
un
romanzo
di
Achille
Campanile
,
molti
anni
fa
.
Anche
questa
volta
,
l
'
interrogativo
sarebbe
rimasto
senza
risposta
,
nonostante
la
buona
volontà
della
signora
Moretti
,
se
dopo
di
lei
il
professor
Ernesto
Ugo
Gramazio
non
avesse
tenuto
la
sua
ottava
lezione
sulla
«
Filosofia
del
vigore
»
.
L
'
accostamento
dei
due
argomenti
era
casuale
:
ma
chissà
che
l
'
amore
non
sia
soprattutto
vigore
,
morale
e
fisico
.
Lo
diceva
anche
Mantegazza
,
il
quale
,
nonostante
la
cravatta
a
fiocco
e
il
cappello
a
larghe
falde
,
ogni
tanto
aveva
ragione
.
StampaQuotidiana ,
Le
dame
del
vecchio
Piemonte
avevano
un
loro
modo
assai
chiaro
e
spiccio
di
classificare
gli
ufficiali
dell
'
esercito
,
a
seconda
dei
corpi
.
Artiglieria
:
bello
che
ha
studiato
;
cavalleria
:
bello
che
non
ha
studiato
;
genio
:
brutto
che
ha
studiato
;
fanteria
:
brutto
che
non
ha
studiato
.
Lo
schematico
prontuario
risale
alla
metà
dell
'
Ottocento
.
Nonostante
il
generale
Domenico
Chiodo
,
per
iniziativa
di
Lamarmora
,
avesse
già
costruito
l
'
Arsenale
Marittimo
della
Spezia
,
il
mare
era
troppo
lontano
da
Torino
,
perché
le
signore
prendessero
in
considerazione
gli
ufficiali
di
vascello
:
i
quali
,
altrimenti
,
avrebbero
rivaleggiato
con
gli
artiglieri
.
Gli
aviatori
,
cavalleggeri
dell
'
aria
,
erano
ancora
assai
lontani
dal
nascere
.
A
distanza
di
un
secolo
,
i
rapporti
fra
l
'
esercito
e
le
signore
del
bel
mondo
,
aristocratiche
o
grosse
borghesi
,
sono
più
o
meno
gli
stessi
.
Rapporti
vaghi
,
leggeri
,
basati
sulle
galanterie
bisbigliate
dai
capitani
alle
serate
di
gala
e
sulla
decoratività
dell
'
uniforme
.
La
contessa
F.B.
,
appartenente
a
una
delle
più
illustri
famiglie
emiliane
,
volle
,
qualche
anno
fa
,
che
il
figlio
diventasse
bersagliere
,
anziché
pilota
ultrasonico
,
perché
le
piume
al
vento
le
ricordavano
un
grande
amore
di
gioventù
.
«
Mammà
!
»
tentò
di
protestare
il
ragazzo
.
«
I
bersaglieri
sono
un
corpo
sorpassato
,
destinato
a
scomparire
!
»
«
Può
darsi
»
,
rispose
la
contessa
,
in
presenza
di
amici
.
«
Ma
io
non
sono
il
ministro
della
guerra
.
Voglio
soltanto
vederti
addosso
l
'
uniforme
che
stringevo
quando
abbracciavo
il
mio
povero
,
caro
Walter
»
.
L
'
esercito
delle
signore
,
quelle
analizzate
da
Camilla
Cederna
,
non
ha
storia
né
problemi
.
Caso
tipico
,
quello
della
signora
A
.
,
bella
donna
,
moglie
di
un
rinomatissimo
chirurgo
milanese
,
madre
di
graziose
figlie
,
proprietaria
di
una
magnifica
villa
sul
Lago
Maggiore
.
Me
lo
raccontava
lei
stessa
,
sere
or
sono
.
Nel
1948
,
la
signora
incontrò
a
una
festa
di
beneficenza
il
generale
Mancinelli
.
Al
momento
delle
presentazioni
,
spalancò
gli
occhi
.
«
Generale
?
»
esclamò
,
piena
di
meraviglia
.
«
Generale
dell
'
esercito
italiano
?
»
«
Naturalmente
,
signora
»
,
fece
Mancinelli
a
sua
volta
,
cortesemente
stupefatto
.
«
Ma
guarda
un
po
'
!
»
proseguì
la
signora
.
«
Ero
convinta
che
dal
'45
,
l
'
Italia
non
avesse
più
esercito
.
Pensi
che
fino
a
poco
fa
credevo
che
lei
fosse
il
comandante
dei
pompieri
»
.
Il
critico
parigino
André
Billy
ha
giustificato
così
la
propria
indulgenza
per
certe
opere
scadenti
:
«
Diceva
Platone
che
il
buon
giardiniere
non
deve
amare
soltanto
i
fiori
,
ma
anche
le
erbe
cattive
»
.
StampaQuotidiana ,
Se
si
dovessero
raccogliere
tutte
le
storielle
,
gli
aneddoti
e
gli
spropositi
che
da
vent
'
anni
a
questa
parte
vengono
attribuiti
a
un
certo
produttore
cinematografico
,
ne
verrebbe
fuori
un
volume
di
almeno
duecento
pagine
.
Il
produttore
in
questione
,
meridionale
e
filosofo
,
non
se
la
piglia
:
anche
quando
si
tratta
di
pura
invenzione
o
di
verità
largamente
manipolata
.
Non
si
arrabbiò
neppure
quella
volta
che
,
ricorrendo
il
cinquantenario
della
morte
di
Verdi
,
circolò
la
voce
ch
'
egli
avesse
inviato
al
comitato
per
le
onoranze
il
seguente
telegramma
:
«
Aderisco
commosso
manifestazioni
memoria
immortale
Cigno
di
Pier
Busseti
»
.
L
'
ultima
storia
che
ha
per
protagonista
il
nostro
cineasta
è
la
seguente
.
Il
produttore
,
di
buon
mattino
,
convoca
nella
sua
villa
romana
due
sceneggiatori
.
Li
riceve
in
ricca
vestaglia
e
dice
loro
:
«
Giovanotti
,
ci
siamo
.
Stanotte
non
potevo
prendere
sonno
e
mi
sono
messo
a
pensare
.
M
'
è
venuto
in
mente
un
soggetto
che
mi
sembra
la
cosa
più
grossa
degli
ultimi
dieci
anni
.
Ci
sta
dentro
tutto
:
dramma
,
suspence
,
emozione
,
effetto
finale
.
Dovete
trattarmelo
immediatamente
.
Sentite
.
Un
tale
,
investito
da
un
'
automobile
,
viene
portato
all
'
ospedale
.
Dev
'
essere
subito
operato
.
Si
chiama
il
chirurgo
di
servizio
,
il
quale
,
appena
vede
il
ferito
sul
tavolo
operatorio
,
riconosce
l
'
amante
della
sua
signora
.
Immaginate
.
Tempesta
nell
'
anima
,
sudore
freddo
,
cuore
che
batte
come
un
tamburo
.
Toc
...
toc
...
"
Questo
carognone
lo
faccio
morire
"
,
pensa
il
chirurgo
.
È
combattuto
.
"
Lo
faccio
crepare
,
o
lo
salvo
?
Opero
o
lo
mollo
di
traverso
?
"
Effetti
sonori
:
il
cuore
fa
toc
-
toc
;
il
respiro
del
ferito
è
un
mantice
.
Gli
assistenti
aspettano
.
Finalmente
,
vince
il
senso
del
dovere
.
Il
chirurgo
decide
di
operare
.
Ma
subito
la
voglia
di
vendicarsi
si
fa
risentire
.
"
Lo
addormento
,
questo
fetentone
,
o
lo
faccio
soffrire
?
Lui
mi
ha
fatto
tanto
soffrire
!
Ora
lo
aggiusto
io
!
"
Sudore
.
Il
cuore
fa
toc
-
toc
.
Il
respiro
del
ferito
.
Lancette
di
orologio
che
marciano
fatali
.
Immaginate
.
"
Lo
addormento
o
lo
faccio
soffrire
?
"
Ma
anche
questa
volta
,
vince
il
dovere
.
II
chirurgo
si
volta
verso
gli
assistenti
e
ordina
:
"
Anastasia
!
"
»
.
StampaQuotidiana ,
La
drammatica
situazione
francese
;
la
fosca
minaccia
di
un
regime
d
'
emergenza
,
basato
su
forze
estranee
alla
dialettica
parlamentare
,
affidato
al
disastroso
semplicismo
dei
militari
;
le
dichiarazioni
del
generale
de
Gaulle
,
il
quale
smentisce
ogni
proposito
dittatoriale
,
ma
tuttavia
vuol
governare
da
solo
:
tutto
ciò
mi
riporta
ai
discorsi
che
il
sottotenente
di
cavalleria
Daniel
Téstard
,
nativo
di
Angoulême
,
faceva
,
stizzosamente
,
nell
'
inverno
del
1944
,
tra
i
fili
spinati
dello
Stammlager
11/B
,
nei
pressi
di
Fallingbostel
.
A
corto
di
uomini
,
per
l
'
enorme
impegno
richiesto
dal
fronte
orientale
,
i
tedeschi
ricorrevano
spesso
a
prigionieri
per
far
vigilare
altri
prigionieri
.
Il
sottotenente
Téstard
aveva
accettato
l
'
incarico
di
«
governare
»
un
gruppo
d
'
internati
italiani
arrivati
dalla
Balcania
.
Benché
avesse
respinta
l
'
offerta
di
rientrare
in
patria
fra
i
seguaci
di
Vichy
,
si
mise
subito
ad
assecondare
,
in
qualche
caso
superandola
,
la
durezza
dei
nazisti
.
Pallido
e
ossuto
,
sprezzante
e
incivile
,
prese
a
sfogare
sugli
sciagurati
italiani
tutti
i
malumori
e
i
risentimenti
ch
'
erano
il
suo
perenne
stato
d
'
animo
.
Non
trascurava
,
nel
frattempo
,
di
far
quattrini
:
barattando
pacchetti
di
tabacco
stantio
e
pezzi
di
pane
muffito
con
orologi
,
anelli
,
catenine
da
collo
.
Venne
il
momento
che
gli
stessi
tedeschi
,
per
lo
più
vecchi
riservisti
o
mutilati
,
cominciarono
a
temerlo
ed
evitarlo
.
Chiamava
gli
italiani
«
banda
di
idioti
pezzenti
»
,
e
almeno
una
volta
al
giorno
ripeteva
frasi
di
questo
genere
:
«
Il
fatto
che
io
sia
rimasto
qui
dentro
,
anziché
andare
col
vecchio
Pétain
,
può
far
credere
ch
'
io
aspetti
il
ritorno
della
democrazia
.
Vi
sbagliate
.
Me
ne
infischio
della
democrazia
e
dei
politicanti
marci
che
se
ne
ingrassano
.
Io
sono
un
ufficiale
effettivo
,
"
voyons
"
!
,
e
ho
vent
'
anni
di
servizio
,
perché
provengo
dai
sottufficiali
,
e
non
dai
rammolliti
delle
accademie
.
Sono
per
la
dittatura
,
se
volete
saperlo
.
Non
quella
dei
barbari
tedeschi
e
degli
italiani
miserabili
.
Quella
di
noi
francesi
,
che
possiamo
insegnare
al
mondo
qualsiasi
cosa
:
da
come
si
mangia
a
come
si
combatte
.
Come
si
combatte
,
al
momento
giusto
.
Perché
nel
1940
non
valeva
certo
la
pena
di
crepare
per
difendere
i
politicanti
.
A
guerra
finita
,
ce
la
vedremo
!
Sarà
questione
di
anni
.
Qualcuno
di
più
,
qualcuno
di
meno
,
non
conta
.
Ma
il
manico
del
coltello
finirà
nelle
mani
di
noi
soldati
,
"
saperlipopette
"
!
C
'
è
già
pronto
un
signore
che
,
prima
o
poi
,
manderà
la
democrazia
a
"
éplucher
les
pommes
de
terre
"
,
a
sbucciare
le
patate
.
Chi
è
quel
signore
?
Eccolo
qui
:
guardatevelo
bene
»
.
E
ogni
volta
il
sottotenente
Téstard
tirava
fuori
dal
portafogli
una
fotografia
del
generale
Charles
de
Gualle
,
ritagliata
da
un
giornale
.
StampaQuotidiana ,
Una
sera
di
tanti
anni
fa
,
mentre
la
famiglia
era
riunita
a
cena
,
udimmo
suonare
il
campanello
dell
'
ingresso
e
qualche
minuto
dopo
la
donna
di
servizio
portò
un
biglietto
da
visita
a
mio
padre
.
Alla
prima
occhiata
,
il
genitore
apparve
meravigliato
ed
esclamò
:
«
Lui
?
E
che
può
volere
?
»
Lasciò
il
biglietto
sulla
tovaglia
e
andò
subito
in
salotto
.
Ci
precipitammo
a
leggere
il
nome
scritto
sul
cartoncino
:
«
Luca
Cortese
-
Editore
-
Impresario
teatrale
»
.
A
noi
ragazzi
quelle
cinque
parole
non
dissero
assolutamente
nulla
;
ma
gli
adulti
presero
a
parlare
tutti
insieme
,
a
rievocare
storie
mirabolanti
e
confuse
,
ad
emettere
,
su
quel
misterioso
signor
Cortese
,
giudizi
severi
o
favorevoli
.
Fu
mio
nonno
a
concludere
:
«
Dite
quello
che
volete
,
avrà
avuto
le
sue
colpe
,
si
sarà
comportato
da
megalomane
,
ma
è
un
uomo
interessante
.
Se
fosse
emigrato
in
America
al
momento
giusto
,
avrebbe
battuto
il
grande
Barnum
»
.
È
un
ricordo
infantile
.
Ma
oggi
,
leggendo
Papà
magnifico
,
romanzo
dell
'
attore
Leonardo
Cortese
,
mi
torna
fresco
alla
memoria
.
L
'
estroso
,
geniale
,
generoso
e
scombinato
Fabio
Ardenzi
,
il
«
papà
»
protagonista
dal
lungo
racconto
,
non
può
essere
che
Luca
Cortese
;
e
Pif
,
il
figlio
che
idolatra
quel
padre
avventuroso
e
lo
giudica
«
magnifico
»
,
finché
ne
scopre
la
reale
inconsistenza
,
non
può
essere
che
lo
stesso
Leonardo
.
Dietro
le
quinte
della
letteratura
,
il
romanzo
è
la
storia
infantile
dell
'
autore
.
Luca
Cortese
fu
negli
anni
attorno
alla
prima
guerra
mondiale
uno
degli
italiani
più
agitati
e
discussi
.
Editore
di
una
famosa
rivista
,
«
Il
Tirso
»
,
che
in
tono
minore
rinnovò
i
fasti
e
i
rovesci
delle
Cronache
Bizantine
»
,
risvegliò
,
sia
pure
caoticamente
,
l
'
interesse
per
il
nostro
teatro
di
prosa
.
Fattosi
impresario
,
vi
fu
un
momento
in
cui
amministrò
contemporaneamente
una
decina
d
compagnie
.
Non
essendo
ancora
cominciata
l
'
ora
degli
aiuti
statali
e
delle
sovvenzioni
governative
ed
avendo
le
mani
bucate
come
colini
,
restò
sepolto
sotto
un
groviglio
colossale
di
scene
,
costumi
,
copioni
e
fatture
insoddisfatte
.
Proprio
come
il
Fabio
Ardenzi
di
Papà
magnifico
,
si
svegliò
stanco
e
vinto
da
un
lungo
sogno
dorato
.
Nel
romanzo
di
Leonardo
Cortese
,
queste
lontane
esperienze
,
queste
fugaci
grandezze
e
più
durature
delusioni
,
affiorano
con
tenerezza
e
pudore
.
Il
figlio
non
giudica
il
padre
.
Si
limita
a
piangere
,
quando
scopre
che
non
è
«
magnifico
»
come
credeva
.
Il
libro
,
tanto
più
conoscendone
la
chiave
autobiografica
,
merita
di
essere
letto
e
apprezzato
.
Dal
1953
ad
oggi
,
600
sale
cinematografiche
sono
fallite
in
Inghilterra
,
400
hanno
chiuso
i
battenti
nel
1957
.
Si
prevede
che
un
altro
centinaio
chiuderà
durante
l
'
anno
in
corso
.
StampaQuotidiana ,
Nonostante
l
'
interdetto
dei
sovietici
e
le
loro
manovre
per
impedirne
la
pubblicazione
fuori
dell
'
URSS
,
l
'
opera
cui
Boris
Pasternàk
,
il
maggiore
poeta
russo
vivente
,
ha
atteso
per
anni
,
vedrà
la
luce
nella
seconda
metà
di
novembre
in
Italia
.
Per
le
qualità
intrinseche
,
per
la
personalità
dell
'
autore
,
per
le
vicende
che
ne
hanno
accompagnato
la
stampa
,
il
Dottor
Zivago
,
romanzo
di
settecento
pagine
,
promette
di
diventare
il
fatto
letterario
di
maggiore
rilievo
della
prossima
stagione
.
Nel
1956
,
con
il
«
disgelo
»
seguito
in
campo
artistico
e
culturale
alle
dichiarazioni
del
XX
Congresso
,
il
nome
di
Boris
Pasternàk
,
da
decenni
ridotto
al
silenzio
sotto
accusa
di
«
formalismo
»
,
cominciò
a
riapparire
su
alcune
riviste
sovietiche
.
La
Radio
e
la
rivista
«
Znamja
»
(
«
Conoscenza
»
)
annunciarono
come
imminente
la
pubblicazione
d
'
un
romanzo
che
avrebbe
segnato
il
ritorno
all
'
attività
letteraria
d
'
uno
degli
autori
più
amati
ed
apprezzati
dai
lettori
sensibili
,
nonostante
l
'
ostracismo
cui
l
'
aveva
condannato
la
cultura
ufficiale
.
Non
appena
appresa
la
notizia
,
la
casa
editrice
Feltrinelli
di
Milano
iniziò
trattative
dirette
con
Pasternàk
per
presentare
l
'
opera
in
veste
italiana
.
Raggiunto
un
accordo
,
fino
dall
'
inverno
scorso
l
'
editore
ricevette
il
dattiloscritto
del
romanzo
.
Con
l
'
inversione
di
marcia
della
politica
culturale
sovietica
nei
mesi
successivi
,
specie
dopo
il
discorso
di
Kruscev
agli
intellettuali
,
la
pubblicazione
del
Dottor
Zivago
venne
sospesa
nell
'
URSS
;
mentre
tra
le
autorità
si
diffondeva
vivo
allarme
alla
notizia
che
una
copia
del
romanzo
aveva
preso
la
via
dell
'
estero
.
Lo
stesso
Pasternàk
,
sotto
la
pressione
degli
avvenimenti
,
scrisse
all
'
editore
italiano
chiedendo
la
restituzione
del
dattiloscritto
,
bisognoso
,
affermava
,
ancora
di
una
profonda
rielaborazione
;
né
mancarono
interventi
diretti
di
personalità
sovietiche
giunte
dalla
Russia
per
fermare
la
pubblicazione
del
romanzo
.
Il
Dottor
Zivago
,
tuttavia
,
uscirà
,
come
abbiamo
detto
,
nel
prossimo
novembre
.
Nei
mesi
successivi
apparirà
tradotto
in
America
e
nei
principali
Paesi
europei
.
Boris
Pasternàk
è
uno
dei
pochi
sopravvissuti
d
'
una
generazione
che
dette
alla
Russia
grandi
poeti
,
da
Blok
a
Esenin
a
Majakovskij
,
attivi
negli
anni
che
di
poco
precedettero
e
seguirono
il
primo
conflitto
mondiale
e
poi
stritolati
dalla
Rivoluzione
,
da
essi
cantata
al
suo
sorgere
.
Figlio
d
'
un
pittore
e
d
'
una
pianista
,
Pasternàk
,
nato
nel
1890
,
si
formò
nel
mondo
prerivoluzionario
e
occidentale
;
né
mai
rinnegò
le
sue
origini
.
Dopo
avere
studiato
composizione
musicale
e
filologia
a
Mosca
,
seguì
corsi
di
filosofia
all
'
Università
di
Marburg
.
Rientrato
in
Russia
,
si
lega
a
gruppi
artistici
d
'
avanguardia
e
presto
s
'
impone
come
uno
dei
più
audaci
sperimentatori
d
'
alchimie
verbali
,
di
procedimenti
ritmici
e
compositivi
della
sua
epoca
.
Le
sue
principali
raccolte
di
versi
,
uscite
tra
il
1917
e
il
1932
,
gli
conferirono
una
posizione
eminente
e
insieme
assai
particolare
nell
'
ambito
d
'
una
letteratura
completamente
subordinata
alla
politica
.
Nel
1926
un
poema
autobiografico
,
Spektorskij
,
attirò
sul
poeta
violente
accuse
di
antisocialità
;
secondo
i
critici
del
partito
(
al
quale
Pasternàk
non
è
mai
stato
iscritto
)
,
il
protagonista
aveva
la
colpa
di
essere
«
socialmente
insignificante
»
.
Dal
1933
in
poi
lo
scrittore
,
ritirato
in
una
dacia
nei
dintorni
di
Mosca
,
si
applicò
quasi
esclusivamente
a
opere
di
traduzione
,
specie
dall
'
inglese
e
dal
tedesco
;
solo
l
'
intervento
di
amici
influenti
nelle
sfere
del
partito
,
primo
dei
quali
Jlià
Erenburg
,
poté
evitargli
la
fine
cui
il
suo
individualismo
irriducibile
e
il
suo
amore
per
la
Russia
(
con
la
conseguente
rinuncia
a
emigrare
)
sembravano
destinarlo
.
Se
si
eccettuano
due
piccole
raccolte
di
versi
apparse
,
con
il
favore
di
amici
,
nel
'43
e
nel
'45
,
il
Dottor
Zivago
è
la
prima
opera
che
Pasternàk
pubblica
dopo
venticinque
anni
di
silenzio
.
Si
capisce
come
questo
romanzo
,
che
accompagna
dall
'
infanzia
alla
vecchiezza
,
dallo
scoppio
della
guerra
russo
-
giapponese
a
questi
ultimi
anni
,
un
protagonista
apolitico
,
sia
fatto
per
dispiacere
ai
teorici
dell
'
arte
«
impegnata
»
e
ai
funzionari
del
Minculpop
.
Nel
libro
,
profondamente
ispirato
all
'
etica
cristiana
,
sono
aperte
condanne
dei
metodi
terroristici
del
periodo
staliniano
;
in
esso
si
riflette
il
fallimento
degli
ideali
da
cui
nacque
la
Rivoluzione
d
'
ottobre
e
l
'
orrore
per
un
sistema
di
governo
fondato
sulla
negazione
della
dignità
umana
:
«
Solo
gli
isolati
cercano
la
verità
e
rompono
con
chiunque
non
l
'
ami
abbastanza
»
afferma
a
un
certo
punto
un
personaggio
del
romanzo
.
Il
socialismo
,
in
ogni
modo
,
non
viene
rinnegato
nei
suoi
princìpi
,
ma
negli
aspetti
degenerati
che
ha
assunto
nell
'
URSS
.
Le
ripercussioni
che
avrà
,
anche
fuori
degli
ambienti
letterari
,
il
Dottor
Zivago
,
saranno
ben
più
vaste
e
profonde
,
c
'
è
da
credere
,
di
quelle
che
seguirono
gli
scandali
,
abilmente
concertati
,
del
Disgelo
e
di
Non
si
vive
di
solo
pane
,
tanto
per
citare
due
opere
sovietiche
tinte
di
eresia
e
apparse
dopo
il
XX
Congresso
.
Si
dirà
che
la
reazione
dei
russi
di
fronte
alla
pubblicazione
del
romanzo
di
Pasternàk
non
appare
,
a
lume
di
logica
,
giustificata
:
dopo
il
Rapporto
Kruscev
,
lo
stalinismo
e
i
suoi
rappresentanti
difficilmente
potranno
essere
condannati
in
modo
più
violento
.
Ma
la
logica
,
per
disgrazia
di
Pasternàk
e
di
quanti
,
in
Russia
,
continuano
a
credere
nella
dignità
dell
'
uomo
e
nel
suo
diritto
alla
libertà
,
sembra
arrestarsi
dove
comincia
la
cortina
di
ferro
.
StampaQuotidiana ,
Fra
una
ventina
d
'
anni
,
se
la
vita
italiana
procederà
con
l
'
andazzo
attuale
,
vedremo
una
sera
,
nei
teleschermi
(
a
colori
e
stereoscopici
)
un
giovanotto
e
una
ragazza
sfidarsi
a
chi
meglio
conosca
la
storia
del
calcio
nazionale
.
Lo
sport
del
pallone
sarà
,
probabilmente
,
passato
di
moda
;
forse
nessuno
lo
giocherà
più
.
Ma
Mike
Bongiorno
,
stanco
e
corretto
,
ormai
più
bianco
che
biondo
,
rivolgerà
egualmente
ai
due
giovani
domande
,
sempre
più
difficili
,
a
proposito
di
remote
partite
e
giocatori
oramai
sepolti
nel
tempo
.
Dalla
platea
del
Gran
Teatro
dell
'
Arcifiera
di
Milano
,
una
signora
famosa
,
matura
ma
ancora
piacente
,
e
un
alto
signore
quasi
completamente
calvo
,
seguiranno
con
palese
trepidazione
lo
svolgersi
della
gara
.
Con
uno
sforzo
di
memoria
,
qualcuno
riconoscerà
,
seduti
fianco
a
fianco
,
Paola
Bolognani
e
Dante
Bianchi
:
ansiosi
per
la
sorte
dei
loro
figli
ventenni
,
impegnati
a
fondo
nel
superquiz
Sfida
fra
i
figli
degli
ex
campioni
di
Lascia
o
Raddoppia
.
Trasmissione
emozionante
,
che
lo
diventerà
ancora
di
più
verso
l
'
anno
2010
:
quando
i
telespettatori
italiani
(
cittadini
della
Repubblica
Federale
Europea
)
assisteranno
alla
sfida
,
sempre
in
materia
calcistica
,
fra
la
figlia
del
figlio
del
Bianchi
e
il
figlio
della
figlia
della
Bolognani
.
Novità
straordinaria
,
sarà
una
graziosa
signorina
bionda
e
un
po
'
malinconica
a
presentare
la
rubrica
Sfida
fra
i
nipoti
degli
ex
campioni
di
Lascia
o
Raddoppia
;
e
,
neanche
dubitarne
,
la
gentile
e
corretta
presentatrice
sarà
la
figlia
del
figlio
di
Mike
Bongiorno
.
Intanto
,
si
starà
disputando
,
nei
cieli
della
Penisola
,
il
decimo
Giro
d
'
Italia
per
missili
da
turismo
.
Gli
sportivi
ne
seguiranno
le
appassionanti
fasi
leggendo
le
vivaci
corrispondenze
radioscritte
dai
nipoti
o
pronipoti
di
Orio
Vergani
,
Gianni
Brera
,
Gianni
Cerri
,
Decio
Silla
eccetera
.
Particolarmente
interessante
sarà
il
duello
fra
Ercole
Fausto
Baldini
(
figlio
di
un
figlio
di
Baldini
e
di
una
nipote
di
Coppi
)
e
Gino
Fiorenzo
Bartali
,
nipote
di
Bartali
da
parte
di
padre
e
di
Magni
in
linea
materna
.
I
due
si
classificheranno
primo
e
secondo
.
A
corsa
finita
,
riceveranno
ciascuno
un
missile
d
'
oro
dalle
mani
del
presidente
della
Federazione
Missilistica
Italiana
:
che
sarà
,
inutile
dirlo
,
un
pronipote
di
Adriano
Rodoni
.
«
Per
mentire
bene
»
,
ha
detto
l
'
attrice
Annie
Corday
,
«
l
'
uomo
dev
'
essere
innamorato
.
La
donna
,
invece
,
riesce
a
dire
bugie
perfette
quando
non
ama
»
.
StampaQuotidiana ,
L
'
amico
M
.
,
approfittando
di
due
giornate
festive
,
ha
fatto
una
scappata
fino
a
Grenoble
,
dove
ha
una
figlia
in
collegio
.
Ha
dato
anche
un
'
occhiata
alla
Costa
Azzurra
.
Aveva
immaginato
di
trovare
chissà
che
fermento
:
capannelli
di
cittadini
eccitati
,
aria
di
polemiche
,
vie
di
fatto
fra
i
fautori
di
de
Gaulle
e
í
parlamentaristi
a
oltranza
.
Niente
di
tutto
ciò
:
perlomeno
nel
vecchio
Delfinato
.
In
un
sole
color
limone
,
davanti
ai
loro
eterni
aperitivi
opalescenti
,
tranquilli
signori
,
che
parevano
appena
usciti
da
una
litografia
di
Toulouse
-
Lautrec
o
di
un
disegno
di
Van
Gogh
,
aspettavano
l
'
ora
di
colazione
.
Più
sbadigli
che
parole
.
Nelle
rade
conversazioni
,
le
ricette
di
cucina
e
le
donne
avevano
ancora
il
primo
posto
.
Inutilmente
l
'
amico
M
.
cercò
di
attualizzare
l
'
atmosfera
,
attaccando
discorsi
di
tono
politico
.
I
suoi
interlocutori
occasionali
lo
stavano
ad
ascoltare
con
occhi
vaghi
,
emettevano
interiezioni
di
significato
incerto
,
tornavano
a
chiudersi
nel
loro
torpore
.
Soltanto
un
pensionato
dai
baffi
ritorti
e
dalle
sopracciglia
arruffate
,
disse
,
fra
due
colpi
di
tosse
bronchiale
,
qualcosa
di
preciso
:
«
Le
"
gros
Charles
"
(
vale
a
dire
de
Gaulle
)
è
una
specie
di
"
bomba
al
cobalto
"
.
Quando
si
ha
un
cancro
,
anche
una
probabilità
su
mille
di
guarire
è
preziosa
»
.
«
Non
sarebbe
più
conveniente
un
'
operazione
chirurgica
?
»
,
osservò
M
.
Il
vecchio
pensionato
s
'
inumidì
i
baffi
col
pernod
,
poi
concluse
:
«
Forse
.
Ma
ci
vorrebbe
un
'
anestesia
molto
profonda
.
La
Francia
non
ha
più
il
cuore
di
una
volta
.
Rischierebbe
di
non
svegliarsi
mai
più
»
.
Anche
a
Grenoble
,
ordinaria
amministrazione
:
eccezion
fatta
per
i
baschi
dei
«
tirailleurs
des
Alpes
»
.
Il
caratteristico
copricapo
degli
alpini
francesi
si
è
improvvisamente
dilatato
.
Sta
assumendo
,
giorno
per
giorno
,
forme
bizzarre
,
angoli
d
'
inclinazione
sempre
più
lontani
dal
regolamento
.
Alcuni
militari
,
piccoli
e
tarchiati
come
italiani
,
spariscono
sotto
enormi
padelle
.
Sembrano
funghi
.
Sintomo
grave
.
I
francesi
,
forse
,
lo
ignorano
:
ma
noi
,
memori
di
Salò
,
conosciamo
a
fondo
la
«
bascologia
»
.
Sappiamo
che
il
diametro
dei
baschi
militari
è
inversamente
proporzionale
al
diametro
della
libertà
.
Una
battuta
di
Paola
Borboni
:
«
Le
donne
preferiscono
sentirsi
dar
torto
quando
hanno
ragione
,
piuttosto
che
quando
hanno
veramente
torto
»
.
StampaQuotidiana ,
Qualche
tempo
fa
,
lo
scrittore
Giorgio
Soavi
e
il
critico
Emilio
Tadini
decisero
di
visitare
la
celebre
abbazia
di
Pomposa
.
Partirono
da
Milano
con
l
'
elegante
«
MG
»
bianca
del
Soavi
e
dopo
aver
trascorso
un
'
intera
mattinata
e
buona
parte
del
pomeriggio
a
Pomposa
,
andarono
a
cenare
a
Mesola
.
Se
il
Polesine
,
per
certi
aspetti
,
somiglia
un
poco
al
Far
West
,
Mesola
,
cittadina
sui
diciottomila
abitanti
,
contribuisce
ad
accentuare
tale
somiglianza
.
Qualche
mese
fa
,
alcuni
mesolesi
linciarono
un
ladro
di
biciclette
,
fra
i
calorosi
incitamenti
della
folla
.
Soavi
e
Tadini
lasciarono
la
«
MG
»
nella
piazza
principale
ed
entrarono
nel
miglior
ristorante
del
luogo
.
Ambedue
provavano
la
fastidiosa
sensazione
di
essere
guardati
con
diffidenza
.
Anche
il
padrone
della
trattoria
li
accolse
con
freddezza
.
Mangiarono
.
Alla
frutta
,
arrivò
,
ostentando
indifferenza
,
il
maresciallo
dei
carabinieri
e
si
sedette
al
loro
tavolo
.
«
Buona
sera
,
signori
»
,
cominciò
il
sottufficiale
.
«
Potrei
sapere
da
dove
vengono
e
di
che
si
occupano
?
»
Un
po
'
meravigliati
,
i
due
intellettuali
declinarono
generalità
e
professione
.
«
Così
,
loro
sarebbero
letterati
»
,
fece
il
maresciallo
,
squadrandoli
.
«
E
come
mai
si
trovano
da
queste
parti
?
»
«
Siamo
venuti
a
visitare
Pomposa
»
,
dichiarò
,
imbarazzato
,
Soavi
.
«
Ah
!
Pomposa
!
E
dicano
,
già
che
sono
letterati
,
di
che
secolo
è
l
'
abbazia
?
»
I
due
giovanotti
restarono
a
bocca
aperta
.
Davvero
non
sapevano
che
rispondere
.
«
Già
,
forse
...
Però
...
»
balbettò
Tadini
.
«
Credo
che
nel
1200
...
Forse
un
po
'
prima
...
»
«
Cari
signori
,
non
ci
siamo
»
,
tagliò
brusco
il
maresciallo
.
«
Le
prime
notizie
del
monastero
risalgono
al
IX
secolo
.
La
chiesa
è
anteriore
.
Documenti
,
prego
!
»
I
passaporti
parlavano
chiaro
:
giornalista
e
dottore
in
lettere
.
«
Incredibile
»
,
bisbigliò
,
stupito
,
il
sottufficiale
.
Poi
,
salutando
militarmente
:
«
Scusino
.
Posso
offrire
un
cognac
?
Brinderemo
alla
bellezza
di
Pomposa
.
Mi
era
stata
segnalata
la
presenza
della
loro
bella
macchina
.
Qualcuno
li
aveva
presi
per
ladri
d
'
automobili
.
Questo
paese
è
fatto
così
...
»
Pensando
al
linciaggio
del
ladro
di
biciclette
,
i
due
letterati
rabbrividirono
.
ProsaGiuridica ,
Il
Ministro
dell
'
Interno
Visto
il
Decreto
8
ottobre
1943-XXII
,
del
Duce
del
fascismo
,
Capo
della
Repubblica
Sociale
Italiana
,
sulla
sfera
di
competenza
e
funzionamento
degli
organi
del
Governo
,
pubblicato
nella
Gazzetta
Ufficiale
d
'
Italia
del
22
ottobre
1943-XXII
,
n
.
247;
Visto
il
R.D.
5
settembre
1938
-
N
.
1531
,
relativo
alla
istituzione
presso
il
Ministero
dell
'
Interno
della
Direzione
generale
per
la
Demografia
e
la
Razza
;
Visto
il
R.D.L.
5
settembre
1938-XVI
,
n
.
1539
,
convertito
nella
legge
5
gennaio
1939-XVII
,
n
.
26;
Visto
il
R.D.L.
17
novembre
1938
-
N
.
1728
,
convertito
nella
legge
5
gennaio
1939-XVII
,
N
.
274;
Visto
il
R.D.L.
3
giugno
1937-XV
,
N
.
805
,
convertito
nella
legge
30
dicembre
1938
,
n
.
2529;
Visto
il
R.D.
24
dicembre
1934-XIII
,
N
.
2316;
Visto
il
R.D.L.
5
settembre
1938-XVI
,
N
.
2008
,
convertito
nella
legge
22
Maggio
1939-XVII
,
N
.
961;
Vista
la
legge
22
Maggio
1939-XVII
,
n
.
961;
Decreta
:
Art
.
1
.
La
Direzione
Generale
della
Demografia
e
la
Razza
presso
il
Ministero
dell
'
Interno
è
trasformata
in
Direzione
Generale
per
la
Demografia
.
Alla
detta
Direzione
Generale
è
preposto
un
Prefetto
.
Art
.
2
.
Alla
Direzione
Generale
per
la
Demografia
sono
devolute
tutte
indistintamente
le
attribuzioni
ed
i
provvedimenti
in
materia
di
Demografia
-
ivi
comprese
le
attribuzioni
del
Ministero
dell
'
Interno
previste
dalle
leggi
relative
all
'
istituzione
e
funzionamento
dell
'
Unione
Nazionale
Fascista
fra
le
Famiglie
Numerose
e
dell
'
Opera
Nazionale
per
la
Protezione
della
Maternità
ed
Infanzia
,
nonché
quelle
in
materia
di
Cittadinanza
e
di
matrimoni
con
stranieri
.
Art
.
3
.
Il
Consiglio
Superiore
per
la
Demografia
e
la
Razza
viene
trasformato
in
Consiglio
Superiore
per
la
Demografia
,
chiamato
a
dare
pareri
sulle
questioni
di
carattere
generale
interessanti
la
Demografia
.
Ne
fanno
parte
:
-
Il
Direttore
generale
per
la
Demografia
;
-
Il
Presidente
dell
'
Istituto
Centrale
di
Statistica
;
-
Il
Direttore
Generale
della
Sanità
Pubblica
;
-
Il
Presidente
dell
'
Opera
Nazionale
per
la
Maternità
ed
Infanzia
;
-
Il
Presidente
dell
'
Unione
Fascista
fra
le
Famiglie
Numerose
;
-
Un
rappresentante
del
Partito
Fascista
Repubblicano
,
designato
dal
Segretario
del
P.F.R.
;
-
Un
rappresentante
per
ciascuno
dei
Ministri
degli
Affari
Esteri
,
della
Giustizia
,
delle
Finanze
,
dell
'
Educazione
Nazionale
,
dell
'
Economia
Corporativa
,
della
Cultura
Popolare
e
dell
'
Africa
Italiana
,
designato
dalle
rispettive
Amministrazioni
;
-
Un
rappresentante
dell
'
Ispettorato
della
Razza
.
Potranno
essere
chiamati
,
con
provvedimento
del
Ministro
dell
'
Interno
,
a
far
parte
del
Consiglio
Superiore
per
la
Demografia
,
persone
particolarmente
versate
nei
problemi
della
Demografia
.
Le
funzioni
di
Segretario
del
Consiglio
sono
esercitate
da
un
funzionario
della
Direzione
Generale
per
la
Demografia
di
grado
non
inferiore
al
VII
°
.
Art
.
4
.
Il
presente
Decreto
,
che
sarà
sottoposto
a
ratifica
del
Consiglio
dei
Ministri
,
entrerà
in
vigore
,
previa
registrazione
alla
Corte
dei
Conti
,
il
giorno
stesso
della
pubblicazione
nella
Gazzetta
ufficiale
d
'
Italia
e
,
munito
del
sigillo
dello
Stato
,
sarà
inserto
nella
raccolta
Ufficiale
delle
Leggi
e
dei
Decreti
.
Dal
Quartier
Generale
,
16
aprile
1944-XII
Il
Ministro
dell
'
Interno
:
Buffarini
V
.
Il
Guardasigilli
:
Pisenti