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> anno_i:[1940 TO 1970}
La letteratura meridionalistica ( Carocci Giovanni , 1958 )
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Il lettore scuserà la disorganicità di queste brevi note . Non hanno alcuna pretesa di completezza : vogliono sollevare dei problemi , più che risolverli . Sono state scritte nella speranza che si possa aprire una discussione su alcuni temi che interessano tutto il movimento operaio . Manca una letteratura che rifletta la realtà viva del proletariato industriale . Per letteratura non intendo evidentemente la narrativa in senso stretto quanto piuttosto quella più ampia produzione scritta che va dall ' inchiesta al saggio , dal romanzo ambientato in una società industriale a qualsiasi altra espressione creativa che faccia centro sull ' umanità operaia , dalla raccolta sistematica di quanto il proletariato spontaneamente produce a quanto , spinto dalla cultura che ad esso è legata , può produrre sulla propria condizione . Una tale produzione si fa letteratura poiché « narra » la società , animando il tessuto sociale , cogliendolo in tutta la sua mobile complessità piuttosto che riprodurlo come una cosa senza vita , frutto di una visione meccanica dei rapporti sociali . Una letteratura . intesa in questo senso , si è sviluppata partendo dalle zone più arretrate della nostra società , dal proletariato e dal sottoproletariato contadino meridionale . Ma qui si è fermata , senza trovare in se stessa la forza di salire alla visione unitaria della società nazionale . Il motivo di questa intrinseca limitatezza va ricercato , a mio avviso , nella matrice ideologica della letteratura sociologica meridionalista . Sono appunto le sue origini che oggi ne ostacolano una ulteriore espansione ed anzi la spingono verso un processo involutivo . Ad essa comunque restano legati alcuni fondamentali momenti dello sviluppo culturale degli anni del dopoguerra . L ' aspetto più promettente del nostro panorama culturale , ossia la maturità del suo impegno sociale , è passato anche per l ' accostarsi di alcuni settori della cultura democratica ai problemi del mondo contadino meridionale . Questo incontro ha visto molti uomini di cultura di formazione democratica fare propri i problemi della miseria e dell ' arretratezza meridionale . In termini dialettici essi hanno dato una soluzione concreta ai rapporti tra una cultura consapevole della propria responsabilità sociale e la società in cui vive ed opera . Oggi le conclusioni raggiunte ci lasciano insoddisfatti ; nondimeno sono ricche di insegnamenti positivi che , lungi dall ' essere rifiutati , vanno invece studiati e fatti propri dal movimento operaio . I limiti « democratico - borghesi » Alla radice di tutti i limiti della letteratura sociologica meridionalista vi è una concezione democratico - borghese dei problemi sociali . L ' accostamento alle plebi meridionali nasce da un impulso morale ed in esso si esaurisce . La concezione rivoluzionaria della società è del tutto assente : ciò che offende , ciò che muove è l ' inconciliabilità tra una determinata condizione di arretratezza , terribile come una condanna , e lo Stato borghese modernamente inteso . Infine la ricerca delle cause di tanta arretratezza , e delle sue soluzioni , anziché nelle strutture del paese e nella lotta di classe , si esaurisce ( nei casi in cui di questa analisi si senta il bisogno e non ci si limiti ad una visione immobile , fatalista della miseria meridionale ) nell ' indicazione di forze implicite nel mondo meridionale ovvero di forze che agiscono soltanto nella sovrastruttura del paese . Una visione marxista della società parte dalla ricerca delle cause strutturali , delle radici economiche , storiche , politiche della situazione concreta , e cerca nella lotta di classe le forze di ogni trasformazione sociale . Appunto una visione marxista rintracciando nella struttura della società italiana e nella politica delle sue classi dirigenti i motivi di fondo dell ' arretratezza meridionale , e vedendo nella lotta di classe le forze per la sua rottura , avrebbe immesso la letteratura sociologica meridionalistica in un orizzonte più ampio , l ' avrebbe liberata da quanto ha oggi di chiuso , di limitato e talvolta di provinciale . L ' assenza di rigore Tutta la letteratura meridionalista ha un impronta sociologica , ma nel suo interno si è venuta formando una produzione sociologica vera e propria , una scuola addirittura . Deficienza palese di questa corrente , suo grave limite , è l ' assenza di rigore metodologico . , la mancanza di sufficiente spirito sistematico e critico , un modo improvvisato , talvolta ingenuo , di affrontare la realtà sociale . Ciò che le manca è lo a spirito scientifico A , ed alla radice di queste deficienze troviamo nuovamente la matrice ideologica democratico - borghese . Contenuto scientifico della produzione sociologica significa infatti aderenza alla struttura della vita sociale . Il problema del come darsi un maggior rigore non si risolve , come molti credono , assorbendo semplicemente le tecniche della sociologia tradizionale . La tecnica , la metodologia di per se stessa , non qualificano nulla . È lo spirito con cui ci si avvicina alla realtà , l ' angolo visuale da cui si parte . l ' ideologia insomma , che hanno una sostanza scientifica o meno . Una stessa tecnica . intesa nel più moderno dei modi . può condurre a risultati opposti , a sistemare un mondo fondato sulla ragione e sulla materia , come un altro metafisico ed irrazionale . Non si tratta però , si badi bene , di svalutare la metodologia di lavoro , si tratta invece di utilizzarla per ciò che essa realmente è : uno strumento nelle mani dello scienziato . Un fatto vivo nella cultura La letteratura sociologica meridionalista di questo dopoguerra nasce dall ' incontro tra la miseria del Sud ed alcuni settori della nostra cultura democratica i quali sentivano l ' urgenza di concretare il proprio impegno sociale . Ebbene l ' occasione ed i motivi di questo incontro hanno avuto grande importanza nello sviluppo della sociologia meridionalista . Ad essi si devono tutti i suoi tratti distintivi , quegli elementi che ne fanno una esperienza originale e culturalmente produttiva . Innanzitutto la produzione sociologica , questa poveretta tirata sempre in ballo e sempre ridotta da scienza a tecnica , da elemento vivo ad arida disquisizione su di una realtà sociale sterilizzata , nell ' incontro con questi intellettuali , ansiosi di impegnare le proprie energie , si nutre di una autentica problematica ideologica che ne amplia l ' Orizzonte e la trasforma in uno dei fatti più vivi della nostra cultura di questo dopoguerra . In secondo luogo proprio perché in essa molti intellettuali vedevano realizzato il proprio legame con la società , ha acquistato un carattere impegnato che le dà una impronta assolutamente originale . Lo studioso non si accosta alla realtà solo per interpretarla : la rappresentazione sottintende un fine politico , ossia la trasformazione delle società stesse . Vi è un altro aspetto della sociologia meridionalista che va sottolineato . L ' apporto della esperienza narrativa è stato rilevante ed ha lasciato evidenti tracce . Le vediamo principalmente in alcune tecniche che la sociologia meridionalista ha in parte acquistato , in parte raffinato sul modulo letterario : la biografia , l ' intervista , la descrizione ambientale etc. Ma ci sembra che il contributo della narrativa si condensi soprattutto in un particolare atteggiamento dinanzi alla realtà ; va visto cioè nella tendenza a a narrare » la società , a tradurla in immagine viva , in qualcosa di palpitante , a darle un volto ed una espressione morale . Il sociologo cioè , proprio perché non è più un tecnico ma un intellettuale , proprio perché non si propone di registrare la realtà ma di trasformarla , non è più agnostico ma porta nello studio tutta la propria carica ideologica e morale che tenta di trasferire ai gruppi sociali che influenza . Le suggestioni del mondo primitivo Le stesse origini ideologiche che hanno spinto determinati intellettuali verso la sociologia ( e introdotto un limite nel loro orizzonte ) , hanno contribuito ad orientarli verso il mondo contadino arretrato . Una formazione ideologica democratico - borghese , sensibile soprattutto alle lacune dello Stato borghese moderne , era evidentemente portata , nella nostra società , ad orientarsi verso il mondo arretrato dove la miseria è miseria , la fame è fame , l ' ignoranza e l ' abbandono si manifestano nelle loro forme più crude e sconcertanti . Qui i problemi sono più scoperti , le responsabilità più evidenti , non occorre scavare gli uni e le altre nelle pieghe di una società complessa e contraddittoria . Anche un altro motivo va messo in rilievo quando ci si chiede perché questi sociologhi improvvisati si sono diretti verso il mondo contadino : la origine letteraria di gran parte di essi . Nella società arretrata infatti , nei suoi uomini , si celavano delle suggestioni che li hanno sedotti con quanto di primordiale , di immediato , di intensamente tragico recavano in sé . In sostanza è l ' assenza di una visione marxista dei fatti sociali a far ritenere a molti intellettuali che nelle società arretrate vi sia una carica drammatica che le società evolute , quelle di tipo industriale , non hanno . Questa carica drammatica , dicono molti , deriva dalla elementarietà dei problemi , dalla loro asprezza , dal fatto che l ' uomo non è ancora stato plasmato da più complessi rapporti sociali , dal costante rapporto con i fatti della natura . Questa convinzione che vi sia nel mondo contadino arretrato una carica drammatica la quale invece manca nella società industriale , è profondamente radicata tra molti intellettuali . Direttamente o per via indiretta essa alimenta una concezione piccolo borghese , anonima e noiosa del mondo operaio . Le forme dei contrasti sociali In realtà ci troviamo di fronte ad una visione borghese dei fatti sociali . La vita di una società infatti , quanto vi è in essa di drammatico , di tragico talvolta , scaturisce dalla struttura produttiva e dai contrasti sociali che partono dai rapporti con la produzione . I contrasti sono l ' anima , la forza motrice della società , avvengano sul terreno dei rapporti di produzione o su quello del potere politico , nella struttura o nella sovrastruttura o nell ' una e l ' altra in diverse combinazioni . Questo è il nucleo drammatico che colpisce e stimola lo spirito creativo nel suo studio della società ; è da questi contrasti , talora sopiti ma tuttavia presenti ed operanti , talora laceranti , è da questi contrasti connaturati alla vita sociale che scaturisce quanto di drammatico , di tragico , vi è nel destino dell ' uomo . La società , la vita sociale , è sempre un fatto drammatico , si manifesti questa tensione nell ' esasperazione della fame , dell ' ignoranza , dell ' abbandono o si trasferisca invece , nelle società più evolute , ad un livello che corrisponde non più , per così dire . alle esigenze fisiologiche bensì a quelle sociali . Nei paesi arretrati i contrasti sono radicali e si manifestano nelle strutture . In queste aree il permanere di determinate condizioni strutturali , dovute ai rapporti di classe esistenti , garantisce ai gruppi dominanti la permanente inferiorità delle classi subordinate ed il perpetuarsi dei propri privilegi . La lotta di classe , che costituisce il motore del progresso civile , avviene al livello delle strutture ed in termini rivoluzionari . Solo il rovesciamento dei rapporti di produzione esistenti consente lo sviluppo economico ed il progresso civile di quei paesi . Massima è dunque , proprio nella struttura , la tensione rivoluzionaria „ anche se talora ciò non appare chiaramente perché ancora assenti le forze capaci di darle contenuto politico e veste ideologica . Via via che le società si evolvono i contrasti , così appariscenti nei paesi arretrati . vanno a celarsi sin nelle pieghe più nascoste . La loro caratteristica è di non operare più prevalentemente al livello delle strutture economiche e dei rapporti di produzione . ma di trasferirsi anche al livello delle sovrastrutture . In alcuni paesi può addirittura apparire che i contrasti si siano prevalentemente trasferiti su questo terreno . Tutto ciò corrisponde , si diceva , ai diversi gradi di sviluppo della società civile . Ebbene , proprio perché l ' individuo è frutto della società , anche le sue necessità vitali variano a seconda dell ' ambiente che lo ha condizionato . In una società più evoluta l ' individuo dispiega la propria vita su di un arco assai più ampio : magari , più complesse , ma tuttavia sempre vitali sono le sue esigenze . Il suo contrasto con la società ( come quello del suo gruppo e della sua classe ) non avviene più soltanto o prevalentemente sul terreno delle esigenze elementari di vita ma su quello più composito in cui si fondono necessità materiali , sociali e spirituali . La condizione operaia in Italia Chi nega un reale contenuto drammatico alle società evolute compie generalmente un secondo errore quando paragona la condizione operaia in Italia con quella degli altri paesi occidentali . È questo un errore assai frequente e mi sembra il frutto , di una visione falsa della struttura economica su cui si sviluppa e vive la società operaia , dall ' altra di un errore di metodo per cui si considera un ambiente sociale separandolo dal contesto generale da cui , lo si voglia o no , è condizionato . In realtà il settore industriale è contraddistinto da profondi squilibri che si ripercuotono e improntano di sé il tessuto sociale che esso nutre . Frutto di una politica di classe contraria agli interessi collettivi , questi squilibri tendono ad aggravarsi e riproducono all ' interno del settore industriale una situazione in cui si intrecciano aree depresse ed aree sviluppate . Ma sulla condizione operaia grava anche , sia sotto il profilo economico sia sotto quello politico e sociale , il peso negativo della persistente arretratezza di larga parte del paese . Ecco allora che la classe operaia italiana si trova in una condizione particolare . Gli squilibri strutturali esistenti nel paese e quelli presenti nella stessa area industriale , le danno dei compiti ed una vocazione rivoluzionaria del tutto originali rispetto a quelli impliciti negli altri paesi occidentali . Non esistono paralleli sociali scientificamente validi quando milioni di disoccupati e di sottoccupati gravano sul mercato del lavoro , quando lo sviluppo industriale , e più generalmente produttivo , si compie sotto la spinta e sotto la direzione dei gruppi monopolistici aggravando gli squilibri esistenti , quando le discriminazioni sono il solo , il vero sistema che regola i rapporti tra lavoratore e datore di lavoro , quando nelle fabbriche regna la sopraffazione ed i lavoratori vengono quotidianamente umiliati , quando gli operai non possiedono né validi organismi sindacali né una legislazione del lavoro che li tuteli in modo adeguato . Inesistenza di una « letteratura operaia » Il settore più avanzato della cultura democratico - borghese si è avvicinato alla società che le era più vicina ed ha saputo penetrarla ed esprimerla . Oggi , pur con tutte le riserve che abbiamo avanzato , possediamo un ' immagine viva del mondo arretrato meridionale . Manca invece del tutto , in questo dopoguerra , una letteratura , e soprattutto una sociologia capaci di interpretare la realtà sociale dal punto di vista marxista . Manca in primo luogo un ' immagine viva , attuale , del proletariato industriale visto non solo nella sua struttura ma anche nella sua tensione morale . Alla relativa forza politica del movimento operaio , e soprattutto alla sua profonda penetrazione nel tessuto sociale del paese , non corrisponde , sul piano culturale , una interpretazione altrettanto ricca di quella che è la struttura della società nazionale . Lo stesso termine « classe operaia » nasconde una realtà vivente ma senza volto , una realtà con la quale si è perduto un contatto diretto e che ci resta distorta , mummificata spesso , per essere divenuta un mito anziché l ' oggetto di meditazione e di studio . In sostanza la cultura legata alle istanze di classe ha dimostrato di intendere in modo meccanico il proprio legame col movimento operaio e con la società nazionale , ed ha finito per trovarsi a rimorchio delle esperienze concrete che i partiti e le organizzazioni di classe conducono quotidianamente nel paese I motivi di fondo I motivi di fondo della debolezza della cultura marxista vanno ricercati non solo nella sua formazione ma anche nelle prospettive politiche della lotta del movimento operaio e della funzione che , in questa lotta , esso ha assegnato alla cultura . Per quanto concerne la formazione della cultura marxista va rilevata l ' origine idealista di molti intellettuali ed il peso della tradizione accademica . Entrambi questi elementi costituivano una forte remora ad una visione spregiudicata e diretta della società . Al contrario tutto spingeva alla disquisizione astratta , all ' ideologismo , allo studio pedantesco e filologico dei sacri testi piuttosto che all ' esame diretto della realtà in cui si muove il movimento operaio . Nella stessa direzione premeva la subordinazione del movimento operaio italiano alla strategia del blocco socialista e la prospettiva della presa violenta del potere in occasione di una crisi di carattere internazionale . Accettata la prospettiva della rottura violenta , e preso lo Stato sovietico come modello di edificazione socialista , il solo problema che si pone è quello della conquista rivoluzionaria dello Stato sotto la guida del partito operaio . Tutto diviene strumentale , anche la cultura la cui funzione non è più di studiare la realtà ma di servire da bandiera . Non ponendosi il problema della conquista progressiva di un maggior potere nelle strutture dello Stato borghese , non esiste né un problema di partecipazione e di educazione delle masse , né il problema dello studio della situazione concreta in cui il movimento operaio opera . al fine di indicargli come trasformare la realtà . Il rapporto tra il partito e le masse popolari si svolge a senso unico , dall ' alto verso il basso ; proprio come si svolge il rapporto tra il partito e la cultura vicina al movimento operaio . Il travaglio del movimento operaio iniziato col XX Congresso ha messo in nuova luce tendenze già operanti , ed ha dato tutt ' altra prospettiva di lotta ai partiti ed alle organizzazioni di classe . Via pacifica al socialismo , pur in una situazione strutturale che si presenta rivoluzionaria , significa appunto conquista progressiva di un maggior potere nell ' ambito di una società che è borghese . Postulato di questa lotta è la partecipazione delle masse , la loro costante mobilitazione , in direzione dei temi di struttura , la loro continua educazione alla gestione delle aree di potere che progressivamente conquistano . Ciò significa prospettiva della conquista popolare dello stato borghese dal suo interno e nello stesso tempo educazione all ' esercizio concreto della democrazia diretta . Il rapporto col paese e con le masse popolari diviene adesso reciproco : l ' adesione continua alla realtà del paese ed alla spinta delle masse , e nello stesso tempo il loro orientamento verso i temi di fondo capaci di creare un ' alternativa rivoluzionaria al potere borghese , sono due aspetti inscindibili di una stessa politica . È in questo quadro che la cultura marxista deve sapere sviluppare un rapporto funzionale , veramente politico , col movimento operaio . Suo compito , suo compito politico è saper analizzare la realtà vivente in cui opera il movimento di classe . Se è vero che l ' attuale prospettiva politica richiede una costante adesione alla realtà del paese , allora la funzione della cultura marxista è divenuta fondamentale ed insostituibile . Non comprendere il significato politico della autonomia della ricerca , riproporre in termini meccanici e subordinati il rapporto tra la cultura marxista ed il movimento operaio , significa oggi divenire dei conservatori , ostacolare la lotta per lo Stato socialista .
Vecchi scherzi ( Fusco Gian Carlo , 1958 )
StampaQuotidiana ,
La grande stagione degli « scherzi per famiglia » durò quindici anni : dal 1900 al 1915 . Una breve estate di San Martino dei giochetti « esilaranti » e delle « divertenti sorprese » Si ebbe nel quinquennio attorno alla marcia su Roma . Fautori di quelle « amenità » erano certi scapoli « impenitenti » , sbarazzini fino alle soglie della vecchiaia , oggi rari quanto gli orsi in Abruzzo , e certi signori di mezza età , apparentemente austeri , ma pieni di nascosta goliardia . Le tasche di quei campioni , insostituibili animatori delle vecchie villeggiature , specialmente in settembre , erano sempre piene di munizioni : finte mosche e finti ragni da gettare di soppiatto nelle pietanze , polvere per dare il prurito , sigarette esplosive , bocchini detonanti , fiammiferi pirotecnici , cucchiaini solubili nel caffè , finte piaghe da applicarsi alle mani o al viso , pompette di gomma per far sussultare i piatti da sotto la tovaglia , bombolette di vetro capaci di sprigionare puzze irresistibili eccetera . Gli specialisti di quarant ' anni fa erano nichilisti in embrione . Non risparmiavano nessuno . Non li arrestava né la bellezza femminile , né la severità dei senatori . Io stesso rammento , una sera d ' estate , a Viareggio , donna Franca Florio , considerata allora regina di avvenenza ed eleganza , grattarsi furiosamente per una buona dose di polvere cavallina soffiatale nel décolleté dal barone Donnorso . Lo stesso gentiluomo che un ' altra volta aveva bruciacchiato i baffi del generale Petitti di Loreto , aiutante di campo del re , accendendogli un falso avana esplosivo . Quei giochetti , talvolta arditissimi , non avevano mai conseguenze preoccupanti o spiacevoli . Il buonumore costava meno , un po ' di cattivo gusto non era peccato mortale . Una gran dama , un generale , un ministro si sentivano troppo al sicuro e troppo sicuri di sé , per temere quei piccoli attentati . Altri tempi . L ' altra sera , un distinto giovanotto mi raccontava , con tristezza un po ' sbalordita , di essere stato cacciato di casa dalla findanzata ( nozze già fissate a ottobre ) e dai futuri suoceri , facoltosi borghesi , per aver sparso un po ' di polvere per far grattare in salotto , durante un ricevimento , e aver gettato un paio di bombette pestilenziali sul pianerottolo . « Domando e dico , che male c ' è ? » ripeteva il giovane . « Non si può più scherzare . » Già . Non si può . O , perlomeno , non più come una volta . Da qualche anno a questa parte il verbo « grattare » è diventato una cosa estremamente seria . Durante una conferenza - stampa , il leader del partito algerino pro - Francia , Sidi Cara , ha illustrato il libero arbitrio maomettano dicendo : « Allah ha dato le noci agli uomini , ma non gliele rompe » .
Fratelli misteriosi ( Fusco Gian Carlo , 1958 )
StampaQuotidiana ,
Giorni fa , a San Antonio , nel Texas , due sorelle di sangue indio , Inecita e Ines , hanno festeggiato il loro centesimo compleanno . Circa tremila cittadini si sono riuniti attorno alle vegliarde e il sindaco ha pronunciato un discorso : mettendo fra l ' altro in rilievo che per la prima volta due gemelli raggiungevano insieme il traguardo del secolo . Vi è di più : le vecchie sorelle sconvolgono , con la loro biografia e le loro abitudini , ogni opinione sulla longevità . Ines si è sposata tre volte e ha avuto , complessivamente , 14 figli ; Inecita è rimasta nubile , nonostante diverse proposte di matrimonio . Ines è sempre stata sobria , non ha mai bevuto alcoolici , si è nutrita prevalentemente di latte e verdura , assaggiando un po ' di carne soltanto a Natale e Pasqua ; Inecita non può fare a meno della carne due volte al giorno , preferibilmente al sangue , pasteggia indifferentemente con vino o birra , va matta per i liquori forti . Una punta di zenzero o un acino di pepe bastano a sconvolgere lo stomaco dell ' Ines , mentre Inecita ha un debole per i peperoni infuocati e seppellisce le sue bistecche nel pepe di Cajenna e nelle salse piccanti . Ines è piuttosto apprensiva e malinconica ; Inecita , a dispetto del nubilato , fu instancabile ballerina , e ha tuttora un carattere allegro e spensierato . Sembra , dunque , che le strade per arrivare senza troppi guasti a tardissima età siano diverse e perfino opposte , anche per creature concepite e generate assieme , biologicamente omogenee . Del resto , a parte l ' età , i famosi fratelli Ciang , originari del Siam e in seguito cittadini americani ( dopo i quali tutti i fratelli attaccati assieme furono detti « siamesi » ) , rappresentarono , nella seconda metà del secolo scorso , un vero enigma : non soltanto dal punto di vista genetico , ma anche psicologico e morale . Uno era religiosissimo , l ' altro miscredente : uno sobrio fino alla mortificazione , l ' altro dedito al gioco e all ' alcool . Essendo indissolubilmente legati , s ' erano messi d ' accordo : quello morigerato , seduto di traverso sulla panca della bettola o della bisca , leggeva la Bibbia mentre l ' altro sbevazzava whisky o rilanciava a poker ; il dissoluto , in chiesa , guardava distrattamente cose e persone , mentre il fratello pregava . Il buono , fatto incredibile , era di « costituzione più forte » : ma fu « costretto » a morire sessantenne in seguito a una polmonite doppia buscata dal fratello . Tutto ciò fa pensare che l ' eguaglianza fra gli uomini sia un nobile obiettivo , ma alquanto difficile da raggiungere . I giocattoli di moda a Londra rappresentano animali preistorici in gomma : brontosauri , tirannosauri , plesiosauri eccetera . Sembra che i bambini provino speciale simpatia per i dinosauri .
StampaQuotidiana ,
Tutte le grandi questioni che il nuovo governo dovrà affrontare e realizzare costituiscono problemi di massa e la loro risoluzione risulterà tanto migliore quanto più accurata ne sarà la conoscenza . Quest ' ultima , a sua volta , si può ottenere soltanto attraverso l ' informazione statistica . È ben noto che i due più importanti Stati del mondo - America e Russia - hanno statistiche eccellenti ; purtroppo , in Italia , la situazione è ben diversa . Non esiste affatto una " coscienza statistica " non solo nella massa , ma , forse , negli stessi membri delle grandi istituzioni pubbliche , finché non giungano al livello dell ' Esecutivo : qui si rendono disperatamente conto della necessità di avere dei dati numerici decisionali che mancano del tutto o sono incerti ed incompleti . La massa o non crede nelle cifre e le ritiene pura invenzione o , per contro , le accetta senza il minimo accenno ad una critica . Chi sa come siano costruite e quale attendibilità abbiano le scale mobili dei salari , che pretendono di misurare un punto o mezzo punto di variazione ? O come sono gli indici dei prezzi e del costo della vita , sui quali basterebbe mutare una formula - senza il minimo errore scientifico nel farlo - perché tutto cambiasse ? Chi sa che essi perdono continuamente valore , man mano che si allontanano dal loro momento iniziale ? Chi conosce l ' errore di stima cui è soggetto il calcolo del reddito nazionale ? Bisognerebbe combattere il pregiudiziale rifiuto critico da un lato , e creare una possibilità di giudizio critico dall ' altro . Uno dei problemi che dovrà esaminare il Parlamento è quello del divorzio : avrà più importanza la battaglia che la vittoria o la sconfitta delle parti . Si andrà a toccare una questione delicatissima senza avere la più vaga notizia della sua realtà concreta . Basta leggere le cifre che sparano - è , purtroppo , l ' esatta parola - divorzisti e antidivorzisti , per rendersi conto della generale , completa ignoranza della vera situazione . Eppure , un ' indagine campionaria ufficiale sarebbe , se non facile , perfettamente possibile . Altri temi del programma governativo sono la scuola , le pensioni , le Regioni , il fondo di solidarietà nazionale per i contadini . Sottofondo di ogni questione è la programmazione nazionale e regionale . Che cosa conosciamo , ad esempio , della relazione tra rendimento ed estrazione sociale dell ' alunno ? Inoltre , è lecito dubitare che qualcuno sappia esattamente chi siano i contadini : è assai dubbio che si sapesse quanti fossero e quali fossero i pensionati . Le divergenze di più d ' un paio di migliaia di miliardi tra il programma minimo e quello massimo delle pensioni , fanno dubitare che si tratti solo di aliquote . La programmazione regionale si basa su dati per non piccola parte inattendibili ; il calcolo del reddito delle regioni viene fatto mediante indici , sul valore dei quali si possono sollevare molti dubbi . Inoltre , esiste un fortissimo divario tra le informazioni in materia economico - aziendale ed economico - generale , di cui si dispone nell ' Italia industriale del nord ed in quella in via di sviluppo del Sud . Chi dovrebbe provvedere a queste deficienze ? Sarebbe , intanto , utile che le grandi aziende private non considerassero segreti i loro dati ; ma sarebbe anche utile una riorganizzazione delle rilevazioni ufficiali . È poco noto che esse , in settori apparentemente attendibili , sono invece imprecise . In molte regioni è assai dubbio quale sia il vero tasso di natalità o di mortalità infantile . Nel 1961 , ci si trovò con quasi un milione di italiani in meno di quel che si credeva . Solo dal 1968 cominciamo a conoscere l ' esatto ammontare della criminalità in Italia . Quando il Presidente della Repubblica ebbe necessità di dati sull ' attività della magistratura , si dovette condurre una difficile e precipitosa inchiesta . Le statistiche degli iscritti agli uffici di collocamento , se usate come misura della disoccupazione , non hanno significato alcuno . E così via . Delle rilevazioni ufficiali si occupa l ' Istituto Centrale di Statistica , egregiamente presieduto e diretto , ma sempre carente di fondi . Esso andrebbe , quindi , molto potenziato e dovrebbe poter esercitare severamente quella potestà teorica di controllo che ha sulle statistiche raccolte da Enti pubblici di ogni tipo , evitando doppioni e pubblicazioni inutili e costose . Bisogna rendersi conto che le grandi indagini statistiche di " universo " che ancora si conducono , seguendo antichi modelli , per non rinunciare alla confrontabilità dei dati odierni con quelli di un lontano passato , dovrebbero cedere il posto a quelle sul tipo , ad esempio , della bellissima ricerca sulle forme di lavoro . Altrimenti avviene che i dati definitivi per i censimenti si abbiano con sei o sette anni di ritardo , quando tutto è mutato , e che le nostre pubblicazioni ufficiali uscite nel 1968 riguardino per la maggior parte , indagini del periodo 1963-1965 . Certe grandi rilevazioni vanno ridotte : 800 pagine di dati meteorologici sembrano troppe . Concludendo , il nuovo governo dovrebbe ricordare il detto di Luigi Einaudi " conoscere per decidere " ; e conoscere i problemi di massa significa potenziare le statistiche , se necessario sacrificando la loro completezza o la loro continuità a vantaggio del loro numero e della loro tempestività , della loro attualità .
Gli «antiriservatisti» ( Fusco Gian Carlo , 1958 )
StampaQuotidiana ,
Mentre Montecitorio e Palazzo Madama aprono i battenti agli eletti per la terza Legislatura , la legione degli « antiriservatisti » affila le armi . Si tratta di quei cittadini , numerosissimi e compatti , che , a prescindere dall ' orientamento politico , dalle condizioni sociali e dalla cultura , sono accomunati dalla medesima , irriducibile avversione per i posti riservati sui treni ai deputati e ai senatori . Al ritorno da un viaggio , lungo o breve , gli « antiriservatisti » hanno sempre da raccontare ai conoscenti una storia di vagoni affollati fino all ' inverosimile , pieni di vecchi gementi , di spose incinte , di bambini esangui , costretti a pigiarsi nei corridoi e sulle piastre di congiunzione , mentre vuoti , beffardi , inaccessibili , i posti riservati « a quei signori di Roma » fiammeggiano come troni . La plebe ferroviaria , nonostante le imprecazioni soffocate e lo sdegno , non oserebbe protestare e partire all ' assalto degli strapuntini privilegiati , se l ' « antiriservatista » non fosse lì , vigile e fremente , per « mettere le cose a posto » . « Siccome il controllore faceva il furbo » , egli racconta , « andai diritto dal capotreno . Lo trovo spaparanzato sul suo comodo sedile , a fumare . Un emiliano grosso e rosso in faccia . « " Con le tasse che paghiamo , è un ' indecenza ! " gli dico . « Lui mi squadra con un ' aria da generale , poi mi fa : « " Cosa c ' entrano le tasse ? " « Capito ? Se invece di trovare uno che sa il fatto suo , avesse trovato un disgraziato qualsiasi , lo avrebbe smontato . Con me , cari miei , invitava la lepre a correre . Non sto a dirvi cosa mi è uscito dalla bocca ! " Cosa c ' entrano le tasse ? E a voi , lo stipendio con che soldi ve lo pagano ? E a ' quei signori di Roma ' , che hanno sempre il posto bello pronto , mentre noi viaggiamo come le bestie ? Sissignore , come le bestie ! E questa sarebbe la democrazia ? Ma mi faccia il santo piacere , mi faccia ! Ho viaggiato in Svizzera , Francia , Svezia , Olanda , Inghilterra , Danimarca , caro signore ! Neppure in vagone bestiame succede quello che qui succede in prima ! Vergogna ! Vada di là , a vedere , vada ! Come si fa , in questi casi , domando e dico , a tenere posti riservati . " Insomma , mi meraviglio che non mi abbiano arrestato . Invece , sia pure in malo modo , hanno dato il permesso di sedersi . Bisognava sentire le benedizioni ! Per poco , una vecchia signora , distintissima , non mi ha baciato le mani . È inutile , ragazzi . Gli italiani , gira e rigira , sono troppo buoni ! » Ho tuttavia conosciuto un famoso « antiriservatista » che licenziò su due piedi la domestica perché usava il gabinetto dei padroni anziché quello della servitù . Negli Stati Uniti è in vendita una pillola che permette di esporsi in pieno sole senza pericolo di insolazioni . Evita , in parte , anche le scottature .
Purtroppo o finalmente? ( Fusco Gian Carlo , 1958 )
StampaQuotidiana ,
Scagliare frecce contro i vari festival di canzoni che ogni anno vengono organizzati in Italia , un po ' dappertutto , da Sanremo a Velletri , da Venezia a La Spezia , è diventato facile tirassegno . A parte la natura polemica di tutti i concorsi , nei quali giocano gusti contrastanti , simpatie ed interessi , la canzone è materia talmente popolare da suscitare passioni quasi sportive . Si « tifa » per Edera o per il Blu dipinto di blu come si è « milanisti » o « interisti » . Nulla di straordinario , perciò , che attorno a un festival s ' intreccino pareri discordi , condanne ed entusiasmi , consensi e dissensi . Segni di vitalità . Una cosa , però , non è stata ancora detta abbastanza e con sufficiente chiarezza : che , cioè , í diversi festival , così come oggi sono fatti , pur ammettendo le esigenze spettacolari , vieppiù accentuate dalla Tv , sono festival di cantanti , di orchestre , perfino di scenografi e di registi , assai più che di canzoni . Giacché la canzone , destinata alla strada , deve essere giudicata per i suoi valori essenziali , per la sua vena , per quella grazia popolare che deve sopravvivere , tanto o poco , anche nelle voci più stonate . Presentare le canzoni attraverso « arrangiamenti » più o meno scaltri , con orchestre addirittura sinfoniche , cantanti più o meno abili , simpatici , avvenenti , dalla voce più o meno suggestiva , significa snaturare , gradualmente , il significato di una rassegna e di un concorso . Partiti dalla canzone , si arriva al « ritmo » , al ballabile fine a se stesso ; si dimentica che la canzone è fatta anche di « parole » ; che è fatta per essere ... cantata , prima che adattata , ballata o , magari , sceneggiata . Altrimenti , chiama e rispondi . Come se in un concorso di bellezza si , giudicasse in base alle toilettes . Se questo vale per tutti i festival in genere , figuriamoci per quello della canzone napoletana : canzone , più di ogni altra , nata dal popolo , fra la povertà delle cose e le ricchezze del cuore . Nobile e nuda : contessa scalza delle canzoni . Invece l ' altra sera , assistendo alla teletrasmissione del 6° Festival napoletano , dove hanno fatto irruzione perfino i ritmi del Texas e del Tennessee , dove due orchestre gareggiavano in esibizionismi tecnici , variazioni , ibridazioni , raucedini di tromba alla Armstrong e « satinati » alla francese , ho capito che Napoli , stancatasi di Lauro , comincia a essere stanca anche del suo folclore . Purtroppo o finalmente ?
Delicatezza olandese ( Fusco Gian Carlo , 1958 )
StampaQuotidiana ,
Il soprano Eugenia Ratti è tornata giorni or sono dall ' Olanda , dove ha cantato con grande successo di pubblico e di critica . Nonostante ciò , la brava artista non parla volentieri del suo soggiorno a L ' Aja . Dopo tanti mazzi di fiori e tanti applausi , proprio due giorni prima di partire , le è capitato qualcosa di abbastanza triste . Per sdebitarsi in qualche modo delle calorose accoglienze e delle cortesie ricevute , la Ratti propose ai dirigenti dell ' Opera e alle autorità cittadine un concerto benefico . « Potete devolvere il ricavato » , disse il soprano , « alla Croce Rossa o a qualche orfanotrofio . » « Grazie » , le risposero , « ma non è possibile . Nel nostro Paese lo Stato provvede direttamente a sostenere istituti del genere » . « Va bene » , fece la Ratti . « Ma potremmo versare la somma all ' Associazione protettrice degli animali o a qualche organizzazione assistenziale privata ... » « Nulla da fare » , fu ancora la risposta . « Non esistono in Olanda enti benefici , pubblici o privati , cui largamente non provvedano lo Stato o la nostra beneamata regina » . Il soprano non si arrese . Restò un momento soprappensiero , poi trovò la soluzione . « Allora , facciamo così . Io do egualmente il concerto e voi destinate l ' incasso a un ' iniziativa qualsiasi , come vi pare e piace , di qualsiasi genere » . Questa volta tutti i volti , attorno alla cantante , s ' illuminarono . « Magnifica idea ! » esclamò l ' intendente dell ' Opera . « Sapete come adopereremo i vostri soldi ? Li aggiungeremo al fondo che da qualche mese stiamo mettendo da parte per scritturare la Callas l ' anno venturo . È tanto che desideriamo sentirla , ma vuole tanto di quel danaro ! » La Ratti , inutile dirlo , dissimulò a fatica il risentimento . Ma provate a immaginare cosa sarebbe successo se un caso simile fosse capitato alla Callas ! L ' altro giorno , a Roma , in un negozio di via Sistina , Martine Carol si è equipaggiata per la spiaggia . Tre pagliaccetti : uno di seta verde con merletti bianchi , uno di satin giallo con pizzi crudi , uno interamente di pizzo rosa . Un francese , residente negli Stati Uniti , ha monopolizzato tutta la produzione del vino per la Messa . « Ho notato che i cattolici sono in aumento » , ha dichiarato . « Spero di diventare miliardario ben meritando dalla fede » .
L' ' AMETO ' ( DE ROBERTIS GIUSEPPE , 1941 )
StampaQuotidiana ,
Il Bembo aveva ragione : che il Boccaccio , « come che in verso altresì molte cose componesse , nondimeno assai apertamente si conosce che solamente nacque alla prosa » . O , per meglio dire , di quanto arricchì la sua prosa , d ' altrettanto smorzò e impoverì la poesia . E proprio cominciò a comporre in prosa , riportando su un piano tanto più alto una vicenda popolaresca , con suoi caratteri ben netti . Parlo del Filocolo , trascrizione piuttosto infarcita d ' un tema e d ' una storia come quella di Florio e Biancofiore : l ' opera « giovanile » del Boccaccio , che , secondo il Battaglia , rappresenterebbe « il momento romantico di uno scrittore che col volgere degli anni avrebbe educato la sua grande arte al più schietto realismo » . Ma , dire « romantico » è dir troppo ; e contentiamoci di battere l ' accento sulla più semplice definizione « giovanile » ; e spieghiamoci così quel che di intemperante e di folto passò tra le fila di quella vicenda romanzesca , e che furono specialmente ricordi di letture , e di poetiche letture ; tutto , insomma , un mondo classico mescolato confusamente a personali esperienze , personali affetti , e avvisi del tempo nuovo . Tra il Filocolo e l ' Ameto passarono all ' incirca dieci anni ; e ne passeranno poco meno dal principio della composizione del Decamerone , e un poco più dal suo compimento . La Fiammetta è un ' eccezione : l ' ultima opera di prosa , e si può dire l ' unica , avanti il Decamerone , dove il Boccaccio parve , in una volta , cantare e licenziare le memorie della sua vita . L ' Ameto , dunque , sta in mezzo , e anche idealmente occupa il giusto mezzo e , composto com ' è di prosa e di verso , ripropone più sensibilmente il confronto tra prosa e poesia boccaccesca ( noi non accenneremo neppure alla storia di queste opere miste , né a Boezio né a Marziano Capella né ad Alano da Lilla né a Dante ) . E prendiamo un dato solo di stile . Si sa quanto il Boccaccio studiasse e imitasse Dante , e proprio il Dante della Commedia . Così nel Filocolo , così nell ' Ameto . Ma non già , nell ' Ameto , per sostenere il verso ; sibbene per alzare ancora più il tono della prosa , di quell ' « apparente prosa che è poesia » . E per converso , in prosa , egli non avrebbe mai toccato modi siffatti ( « Con queste bianche e rosse come foco Ti serbo gelse , mandorle e susine , Fravole e bozzacchioni in questo loco , Belle peruzze e fichi senza fine ; E di tortole ho preso una nidiata , Le più belle del mondo , piccoline , Colle quai tu potrai lunga fiata Prender sollazzo ; e ho due leprettini , Pur testé tolti alla madre piagata ecc . » ) ; e per l ' appunto in terzine stemperate , avvilite direi , dove c ' è già un sentore di ottava , dell ' ottava enumerativa boccaccesca , e poi dell ' altra concertante del Poliziano . Proprio quando , nella prosa dell ' Ameto , tentava un maggior arricchimento e un periodare più complesso . E l ' aggettivo il peso morto della prosa boccaccesca , il segno della sua stanchezza . L ' aggettivo con valore attributivo quasi sempre preposto al nome , e che nei poeti , specie nei poeti elegiaci e melici , forma quel finissimo « legato » , ( diciamolo un ' altra volta con un termine musicale ) che è l ' elemento base del loro melodizzare , l ' affettuoso connettivo del canto ; dove l ' una nota par tenuta per colorare di sé l ' altra , dar senso all ' altra , mentre questa la sostanzia e quasi si scioglie in essa . Proprio su questo massimo di durata , su questa unità armonica , s ' appoggia e si rinnova di tempo in tempo , e direi si slancia , il discorso poetico ( « Quel vago impallidir , che ' l dolce riso D ' un ' amorosa nebbia ricoperse » . « Se dell ' eterne idee L ' una sei tu , cui di sensibil forma Sdegni l ' eterno senno esser vestita , O fra caduche spoglie Provar gli affanni di funerea vita » ) ; e vi s ' accorda l ' altro elemento , con l ' aggettivo posposto al nome , che è lo « staccato » ( e anche questa volta ricorreremo alla musica ) , e serve come chiaroscuro , più e men forte , sopra tutto nelle riprese , nelle chiuse , e vive unicamente del suo contrario ( « e fia compagna D ' ogni mio vago immaginar , di tutti I miei teneri sensi , i tristi e cari - Moti del cor la rimembranza acerba » ) . Nella prosa è il caso inverso , quanto più il gusto della prosa progredisce e s ' affina . Ed è lo « staccato » a dare il colore , l ' accento , la forte scansione ; mentre , in momenti rari , in toni un poco più alti , anch ' essa « lega » col finissimo artificio che s ' è detto . Sarà dunque nel Boccaccio , questo continuo « legare » , la riprova più valida di quella sua « apparente prosa che è poesia » ? Ma si osserverà : Boccaccio tolse quest ' uso dal latino . Che , in verità , non distrugge il dato stilistico , né il suo particolare valore . E poi sta il fatto che il Boccaccio , specie sul principio , se ne appropriò in un suo periodare monotono , per successioni , per addizioni , solo più tardi arrivato a una maggior finezza di sintassi . Si pensi al Novellino , alla varietà del suo parlare , per cenni , alla scrittura magra , con sensibili contrasti e , nell ' uso dell ' aggettivo , appunto , con inattese libertà . Qui davvero non si compone per serie , ma in un modo tutto inventivo , anche se corto . E cessato quell ' inventare , il discorso svolta e varia . Disse il Foscolo che il Boccaccio vedeva « in ogni parola una vita che fosse propria , né bisognosa altrimenti d ' essere animata dall ' intelletto » . E badate , la vena di certi scrittori spesso consiste non di parole soltanto , ma di intere frasi e cadenze , con una vita loro propria , né bisognose altrimenti d ' essere animate dall ' intelletto ; consiste , volevo dire , in una sorta di elegantissimo ozio . Come nei melodisti a oltranza . E in prosa come in verso solo allora si tocca la perfezione , quando l ' inventare e l ' ambito compositivo s ' aiutano e si condizionano , senza squilibri . Il Boccaccio , intanto , nell ' Ameto , corresse e variò certa dovizia aggettivale , studiò più accorte collocazioni ( « e le rocche fortissime » ) ; e , tirato dal suo vivace istinto di realista , sostituì , al comporre secondo regole e cadenze e , direi , secondo un ideale ritmo , invenzioni più frequenti , vere spezzature o discordanze nel suo tessuto prosastico . Ma che cosa è quest ' Ameto ? E , o vuole essere , la rappresentazione del rinnovamento dello spirito umano per mezzo dell ' amore ; la storia di Ameto cacciatore « vagabondo giovane » , che di rozzo e selvaggio , ingentilito dall ' amore , e aiutato dalle sette virtù , s ' innalza alla contemplazione delle verità supreme . Questa , in vero , è la macchina del libro , che dà la spinta al libro ; e che s ' adatta poi , via facendo , alla statura e al gusto dell ' autore . Parrebbe di assistere a una drammatica « riduzione » ( non però sofferta , s ' intende , ma che non cessa d ' esser tale ) d ' un ' alta idea , viva ancora ai tempi del Boccaccio , più , forse , come ricordo che come forza attiva , e che nella mente del Boccaccio trova un suo limite , e , per questo , si fa a suo modo vivente . Già , che fosse un motivo fortemente sentito , lo avvertì fin dal principio . Vedi Ameto , « d ' ogni parte carico della presa preda » « intorniato da ' cani tornando a ' suoi luoghi » « vicino a quella parte ove il Mugnone muore con le sue onde » , fermarsi ad ascoltare una « graziosa voce » « in mai più non udita canzone » ; e « verso quella parte , ove il canto estimava , porse , piegando la testa sopra la manca spalla , l ' orecchio ritto » ( ma questa punteggiatura troppo secondo logica , troppo minuta , per il sinuoso periodare boccaccesco ! ) . S ' accosta , dunque , Ameto , e vede giovinette , « alcuna mostrando nelle basse acque i bianchi piedi » , e che con lento passo « vagando s ' andavano » . La meraviglia di Ameto vale assai più delle cose che descrive , rimane come un vapore sospeso , una luce primaverile ; ché le cose sono sempre le stesse , e un poco monotone ; e le sette virtù , anch ' esse troppo uguali , Mopsa , Emilia , Adiona , Acrimonia , Agapes , Fiammetta , Lia ; vere donne , e troppo donne . E Ameto , « con occhio ladro » , a riguardare « l ' aperte bellezze di tutte quante » . Appunto quest ' occhio di Ameto è la novità del libro , il miracolo che trasforma il vario nell ' uno ; e la pagina ne risulta piena d ' infinite sorprese . « Con fervente disio cercava d ' essere Afron o di mutarsi in Ibrida o divenire Dioneo o parere Apaten o Apiros o Caleone » . E il circostante mondo di natura , per nulla distinto , anzi da ogni parte mescolantesi come cosa vivente , pieno di sensi anch ' esso ; e i colori presi da ogni dove , dalla realtà e dal mondo classico e dal mito . Non a caso , nell ' Ameto , spiccano con forte rilievo , e quasi s ' accordano in un superiore impegno , due grandi parti : una minutissima descrizione d ' un orto , la più ricca e architettata di tutto il libro ; e una storia d ' amore , quella di Agapes , che altra non ne scrisse mai , avanti il Decamerone , con penna sì ardita , e con la sua allegra lascivia . Per questo vasto accordo , quest ' armonia e , vorrei dire , amorosa prospettiva , l ' Ameto è il precedente immediato del mondo polizianesco e , in sé , segna un punto assai importante nella resurrezione rinascimentale . Era destino che lo fissasse prima il Boccaccio . Spiace , nella pur buona edizione che Nicola Bruscoli ha curato dell ' Ameto per l ' editore Laterza , trovare una dichiarazione come questa : « L ' autore si ripromette di tornare in seguito sui Manoscritti dell ' Ameto , aggiungendo altri dati quali sarà possibile ricavare dall ' esplorazione di nuovo materiale , oggi sotto speciale custodia a causa dello stato di guerra » . E chi obbligava mai il Bruscoli a pubblicare con una tal precipitazione ? Ma vorrei dire un ' altra cosa ancora , ché l ' ho appena accennata avanti . Sul sistema della punteggiatura adottato per questa prosa del Boccaccio , come sempre tendente , con una leggera enfasi , alla poesia . Questa interpunzione , così spiccatamente logica , non pare al Bruscoli che debba frastornare un poco il lettore , impedirgli il gusto di risentire in sé quella musica che è del periodare boccaccesco ? Eppure il Leopardi , nelle Operette morali , ci aveva lasciato un esempio splendido di come si possa con la interpunzione aiutare la lettura , dividendo secondo pause , non secondo sintassi , o secondo una più interna sintassi . Mi si potrebbe rispondere col nome del Manzoni . Ma già la prosa del Manzoni è ben altra da quella del Boccaccio , e non è poi detto che il Manzoni , qualche volta non peccasse in minuziosità , per iscrupolo di non riuscire mai abbastanza chiaro , affabile . E un ' ultima osservazione , sull ' uso della dieresi . Quest ' uso , assai intemperante , non ha portato fortuna , e s ' è visto , ad altro editore del Boccaccio . Davvero che un verso come questo « stanti all ' ombra d ' un fiorito alloro » , aveva bisogno della dieresi su « fiorito » ( così : « fïorito » ) , di quest ' errore smaccato , di questa strascicatura , per essere un verso ? Ma basterebbe dividere « stanti » da « all ' ombra » , con un effetto bellissimo di iato , e l ' endecasillabo , proprio lì , si slargherebbe , si distenderebbe ; e s ' avrebbe proprio dipinta la contentezza di stare all ' ombra , quieti , che è un piacere . Se questa è invenzione nostra , del nostro strafare , chiediamo venia .
Chicchirichì ( Fusco Gian Carlo , 1958 )
StampaQuotidiana ,
La cinquantatreenne signora Chan , cittadina di Hong - Kong , si è decisa ad andare in tribunale . Ha pazientato un quarto di secolo . Finché ha potuto , ha lavorato per vivere . Ma ora , tormentata dall ' artrite e da una miopia galoppante , vuole che il marito sposato 25 anni fa , e che non ha mai visto neppure una volta , le passi gli alimenti prescritti dalla legge cinese . Il marito , mercante sessantenne , placito e occhialuto , si è fatto finalmente vivo . È arrivato da una lontana provincia e per la prima volta ha incontrato , davanti ai giudici , la donna sposata per procura nel 1933 , quando faceva il marinaio sui mercantili . I due coniugi sono arrivati alle nozze d ' argento senza conoscersi . Anche per i cinesi , che difficilmente si meravigliano di qualcosa , il caso è piuttosto singolare . Ma non basta . La signora Chan racconta qualcosa di ancora più straordinario . « Come vuole la nostra tradizione contadina , il posto dello sposo lontano durante la cerimonia nuziale fu preso da un grosso gallo . Il volatile rappresentava in tutto e per tutto lo sposo assente . Un testimone lo teneva fra le braccia , al mio fianco , e il sacerdote gli rivolse le domande e i predicozzi di rito proprio come se si fosse trattato di un uomo . I miei suoceri erano cinesi di vecchio stampo . Il loro rispetto per la tradizione non si fermò lì . Vollero che trascorressi la prima notte di matrimonio assieme al gallo . Era un grosso gallo , inquieto e rissoso , cui non garbava starsene legato per una zampa sul giaciglio . Mi sbatteva le ali sul viso e ogni tanto mi beccava il naso o le dita dei piedi . Un vero inferno . Credevo che dopo la prima notte il gallo tornasse alle sue galline . Sbagliavo . I miei suoceri dissero che allontanare il gallo avrebbe portato sfortuna al figlio marinaio . Mi costrinsero a dormire col gallo ancora per mesi , per anni : finché mio marito , che intanto non dava segno di vita , non fosse tornato . Così , ho passato col gallo tutte le mie notti per otto anni . Anzi coi galli : perché morto uno ne veniva un altro . Galli nervosi e inquieti per la mancanza di galline , che mi beccavano rabbiosamente e spesso mi svegliavano nel cuore della notte con terribili " chicchirichì " . Poi i miei suoceri , a breve distanza di tempo , morirono . Mi trovai sola . Senza neppure più il gallo . Credo giusto che mio marito mi aiuti , finalmente » . La figlia del re del Marocco , principessa Aicha , ha approvato ufficialmente il gesto delle donne algerine che hanno bruciato il velo .
Carducci sbagliò tubetto ( Fusco Gian Carlo , 1958 )
StampaQuotidiana ,
Giuseppe Zucca deve avere poco più o poco meno di settant ' anni . Fra prosa e poesia , ha scritto una ventina di volumi . Sette commedie gli furono rappresentate con successo . Ha lavorato come sceneggiatore a circa 200 film . Nell ' altro dopoguerra , ebbe larga diffusione il suo Gas esilaranti . Sconcertò i lettori . Abituati alle prose di guerra gravi , drammatiche , allegoriche e mistiche , gli italiani trovarono per la prima volta nelle pagine di Zucca gli aspetti comici e grotteschi del primo conflitto mondiale . Fu un « contropelo » elegante e intelligente che non giovò alla popolarità dell ' autore . In tutto il mondo , ma specialmente in Italia , in politica , in arte e nella cultura , si può giocare in molti modi , ma sempre rispettando quelle intese generali , quelle tregue e quei « tabù » che attutiscono gli urti polemici e sono un po ' la « croce rossa » della vita . Zucca giocò senza regole in gioventù e continua a giocare come gli pare in vecchiaia . Nel suo ultimo libro , Difficile conversare coi raghi ( Ceschina ) , ha scelto come bersaglio Giosuè Carducci , in barba ai gran sacerdoti della letteratura ufficiale . Con la furia di Pulcinella , quando distribuisce una girandola di randellate nell ' ultimo atto , Zucca si avventa contro la retorica del « cignale maremmano » e si diverte a smontarla pezzo per pezzo , a disossarla fino alle più intime membrane . Il famoso sonetto Il bove ( T ' amo pio bove , eccetera ) cade , verso per verso , aggettivo per aggettivo , nell ' ossario della revisione . Sentite come Zucca sistema l ' ultimo verso , « il divino del pian silenzio verde » , gemma di tante antologie : « Questo verso non è possibile . E perché , direte ? Perché , purtroppo , il ciclo dei lavori agricoli è legato al corso delle stagioni . Le quali sono quelle che sono . E non c ' è barba di poeta , nemmeno la prepotentissima barba del Carducci , che possa riuscire a modificarlo . Ora , quando il bove lavora i campi , il colore dei campi è bruno , grigio , rossastro : non mai " verde " ... Ahimè , signori , confessiamolo . Frugando , così , un po ' sbadatamente , nella scatola dei colori , il nostro poeta ha sbagliato tubetto ! » A Hollywood si sta preparando un film sulla vita della celebre « tromba » Red Nichols , pioniere del jazz . Ne sarà protagonista Danny Kaye .