StampaPeriodica ,
Il
lettore
scuserà
la
disorganicità
di
queste
brevi
note
.
Non
hanno
alcuna
pretesa
di
completezza
:
vogliono
sollevare
dei
problemi
,
più
che
risolverli
.
Sono
state
scritte
nella
speranza
che
si
possa
aprire
una
discussione
su
alcuni
temi
che
interessano
tutto
il
movimento
operaio
.
Manca
una
letteratura
che
rifletta
la
realtà
viva
del
proletariato
industriale
.
Per
letteratura
non
intendo
evidentemente
la
narrativa
in
senso
stretto
quanto
piuttosto
quella
più
ampia
produzione
scritta
che
va
dall
'
inchiesta
al
saggio
,
dal
romanzo
ambientato
in
una
società
industriale
a
qualsiasi
altra
espressione
creativa
che
faccia
centro
sull
'
umanità
operaia
,
dalla
raccolta
sistematica
di
quanto
il
proletariato
spontaneamente
produce
a
quanto
,
spinto
dalla
cultura
che
ad
esso
è
legata
,
può
produrre
sulla
propria
condizione
.
Una
tale
produzione
si
fa
letteratura
poiché
«
narra
»
la
società
,
animando
il
tessuto
sociale
,
cogliendolo
in
tutta
la
sua
mobile
complessità
piuttosto
che
riprodurlo
come
una
cosa
senza
vita
,
frutto
di
una
visione
meccanica
dei
rapporti
sociali
.
Una
letteratura
.
intesa
in
questo
senso
,
si
è
sviluppata
partendo
dalle
zone
più
arretrate
della
nostra
società
,
dal
proletariato
e
dal
sottoproletariato
contadino
meridionale
.
Ma
qui
si
è
fermata
,
senza
trovare
in
se
stessa
la
forza
di
salire
alla
visione
unitaria
della
società
nazionale
.
Il
motivo
di
questa
intrinseca
limitatezza
va
ricercato
,
a
mio
avviso
,
nella
matrice
ideologica
della
letteratura
sociologica
meridionalista
.
Sono
appunto
le
sue
origini
che
oggi
ne
ostacolano
una
ulteriore
espansione
ed
anzi
la
spingono
verso
un
processo
involutivo
.
Ad
essa
comunque
restano
legati
alcuni
fondamentali
momenti
dello
sviluppo
culturale
degli
anni
del
dopoguerra
.
L
'
aspetto
più
promettente
del
nostro
panorama
culturale
,
ossia
la
maturità
del
suo
impegno
sociale
,
è
passato
anche
per
l
'
accostarsi
di
alcuni
settori
della
cultura
democratica
ai
problemi
del
mondo
contadino
meridionale
.
Questo
incontro
ha
visto
molti
uomini
di
cultura
di
formazione
democratica
fare
propri
i
problemi
della
miseria
e
dell
'
arretratezza
meridionale
.
In
termini
dialettici
essi
hanno
dato
una
soluzione
concreta
ai
rapporti
tra
una
cultura
consapevole
della
propria
responsabilità
sociale
e
la
società
in
cui
vive
ed
opera
.
Oggi
le
conclusioni
raggiunte
ci
lasciano
insoddisfatti
;
nondimeno
sono
ricche
di
insegnamenti
positivi
che
,
lungi
dall
'
essere
rifiutati
,
vanno
invece
studiati
e
fatti
propri
dal
movimento
operaio
.
I
limiti
«
democratico
-
borghesi
»
Alla
radice
di
tutti
i
limiti
della
letteratura
sociologica
meridionalista
vi
è
una
concezione
democratico
-
borghese
dei
problemi
sociali
.
L
'
accostamento
alle
plebi
meridionali
nasce
da
un
impulso
morale
ed
in
esso
si
esaurisce
.
La
concezione
rivoluzionaria
della
società
è
del
tutto
assente
:
ciò
che
offende
,
ciò
che
muove
è
l
'
inconciliabilità
tra
una
determinata
condizione
di
arretratezza
,
terribile
come
una
condanna
,
e
lo
Stato
borghese
modernamente
inteso
.
Infine
la
ricerca
delle
cause
di
tanta
arretratezza
,
e
delle
sue
soluzioni
,
anziché
nelle
strutture
del
paese
e
nella
lotta
di
classe
,
si
esaurisce
(
nei
casi
in
cui
di
questa
analisi
si
senta
il
bisogno
e
non
ci
si
limiti
ad
una
visione
immobile
,
fatalista
della
miseria
meridionale
)
nell
'
indicazione
di
forze
implicite
nel
mondo
meridionale
ovvero
di
forze
che
agiscono
soltanto
nella
sovrastruttura
del
paese
.
Una
visione
marxista
della
società
parte
dalla
ricerca
delle
cause
strutturali
,
delle
radici
economiche
,
storiche
,
politiche
della
situazione
concreta
,
e
cerca
nella
lotta
di
classe
le
forze
di
ogni
trasformazione
sociale
.
Appunto
una
visione
marxista
rintracciando
nella
struttura
della
società
italiana
e
nella
politica
delle
sue
classi
dirigenti
i
motivi
di
fondo
dell
'
arretratezza
meridionale
,
e
vedendo
nella
lotta
di
classe
le
forze
per
la
sua
rottura
,
avrebbe
immesso
la
letteratura
sociologica
meridionalistica
in
un
orizzonte
più
ampio
,
l
'
avrebbe
liberata
da
quanto
ha
oggi
di
chiuso
,
di
limitato
e
talvolta
di
provinciale
.
L
'
assenza
di
rigore
Tutta
la
letteratura
meridionalista
ha
un
impronta
sociologica
,
ma
nel
suo
interno
si
è
venuta
formando
una
produzione
sociologica
vera
e
propria
,
una
scuola
addirittura
.
Deficienza
palese
di
questa
corrente
,
suo
grave
limite
,
è
l
'
assenza
di
rigore
metodologico
.
,
la
mancanza
di
sufficiente
spirito
sistematico
e
critico
,
un
modo
improvvisato
,
talvolta
ingenuo
,
di
affrontare
la
realtà
sociale
.
Ciò
che
le
manca
è
lo
a
spirito
scientifico
A
,
ed
alla
radice
di
queste
deficienze
troviamo
nuovamente
la
matrice
ideologica
democratico
-
borghese
.
Contenuto
scientifico
della
produzione
sociologica
significa
infatti
aderenza
alla
struttura
della
vita
sociale
.
Il
problema
del
come
darsi
un
maggior
rigore
non
si
risolve
,
come
molti
credono
,
assorbendo
semplicemente
le
tecniche
della
sociologia
tradizionale
.
La
tecnica
,
la
metodologia
di
per
se
stessa
,
non
qualificano
nulla
.
È
lo
spirito
con
cui
ci
si
avvicina
alla
realtà
,
l
'
angolo
visuale
da
cui
si
parte
.
l
'
ideologia
insomma
,
che
hanno
una
sostanza
scientifica
o
meno
.
Una
stessa
tecnica
.
intesa
nel
più
moderno
dei
modi
.
può
condurre
a
risultati
opposti
,
a
sistemare
un
mondo
fondato
sulla
ragione
e
sulla
materia
,
come
un
altro
metafisico
ed
irrazionale
.
Non
si
tratta
però
,
si
badi
bene
,
di
svalutare
la
metodologia
di
lavoro
,
si
tratta
invece
di
utilizzarla
per
ciò
che
essa
realmente
è
:
uno
strumento
nelle
mani
dello
scienziato
.
Un
fatto
vivo
nella
cultura
La
letteratura
sociologica
meridionalista
di
questo
dopoguerra
nasce
dall
'
incontro
tra
la
miseria
del
Sud
ed
alcuni
settori
della
nostra
cultura
democratica
i
quali
sentivano
l
'
urgenza
di
concretare
il
proprio
impegno
sociale
.
Ebbene
l
'
occasione
ed
i
motivi
di
questo
incontro
hanno
avuto
grande
importanza
nello
sviluppo
della
sociologia
meridionalista
.
Ad
essi
si
devono
tutti
i
suoi
tratti
distintivi
,
quegli
elementi
che
ne
fanno
una
esperienza
originale
e
culturalmente
produttiva
.
Innanzitutto
la
produzione
sociologica
,
questa
poveretta
tirata
sempre
in
ballo
e
sempre
ridotta
da
scienza
a
tecnica
,
da
elemento
vivo
ad
arida
disquisizione
su
di
una
realtà
sociale
sterilizzata
,
nell
'
incontro
con
questi
intellettuali
,
ansiosi
di
impegnare
le
proprie
energie
,
si
nutre
di
una
autentica
problematica
ideologica
che
ne
amplia
l
'
Orizzonte
e
la
trasforma
in
uno
dei
fatti
più
vivi
della
nostra
cultura
di
questo
dopoguerra
.
In
secondo
luogo
proprio
perché
in
essa
molti
intellettuali
vedevano
realizzato
il
proprio
legame
con
la
società
,
ha
acquistato
un
carattere
impegnato
che
le
dà
una
impronta
assolutamente
originale
.
Lo
studioso
non
si
accosta
alla
realtà
solo
per
interpretarla
:
la
rappresentazione
sottintende
un
fine
politico
,
ossia
la
trasformazione
delle
società
stesse
.
Vi
è
un
altro
aspetto
della
sociologia
meridionalista
che
va
sottolineato
.
L
'
apporto
della
esperienza
narrativa
è
stato
rilevante
ed
ha
lasciato
evidenti
tracce
.
Le
vediamo
principalmente
in
alcune
tecniche
che
la
sociologia
meridionalista
ha
in
parte
acquistato
,
in
parte
raffinato
sul
modulo
letterario
:
la
biografia
,
l
'
intervista
,
la
descrizione
ambientale
etc.
Ma
ci
sembra
che
il
contributo
della
narrativa
si
condensi
soprattutto
in
un
particolare
atteggiamento
dinanzi
alla
realtà
;
va
visto
cioè
nella
tendenza
a
a
narrare
»
la
società
,
a
tradurla
in
immagine
viva
,
in
qualcosa
di
palpitante
,
a
darle
un
volto
ed
una
espressione
morale
.
Il
sociologo
cioè
,
proprio
perché
non
è
più
un
tecnico
ma
un
intellettuale
,
proprio
perché
non
si
propone
di
registrare
la
realtà
ma
di
trasformarla
,
non
è
più
agnostico
ma
porta
nello
studio
tutta
la
propria
carica
ideologica
e
morale
che
tenta
di
trasferire
ai
gruppi
sociali
che
influenza
.
Le
suggestioni
del
mondo
primitivo
Le
stesse
origini
ideologiche
che
hanno
spinto
determinati
intellettuali
verso
la
sociologia
(
e
introdotto
un
limite
nel
loro
orizzonte
)
,
hanno
contribuito
ad
orientarli
verso
il
mondo
contadino
arretrato
.
Una
formazione
ideologica
democratico
-
borghese
,
sensibile
soprattutto
alle
lacune
dello
Stato
borghese
moderne
,
era
evidentemente
portata
,
nella
nostra
società
,
ad
orientarsi
verso
il
mondo
arretrato
dove
la
miseria
è
miseria
,
la
fame
è
fame
,
l
'
ignoranza
e
l
'
abbandono
si
manifestano
nelle
loro
forme
più
crude
e
sconcertanti
.
Qui
i
problemi
sono
più
scoperti
,
le
responsabilità
più
evidenti
,
non
occorre
scavare
gli
uni
e
le
altre
nelle
pieghe
di
una
società
complessa
e
contraddittoria
.
Anche
un
altro
motivo
va
messo
in
rilievo
quando
ci
si
chiede
perché
questi
sociologhi
improvvisati
si
sono
diretti
verso
il
mondo
contadino
:
la
origine
letteraria
di
gran
parte
di
essi
.
Nella
società
arretrata
infatti
,
nei
suoi
uomini
,
si
celavano
delle
suggestioni
che
li
hanno
sedotti
con
quanto
di
primordiale
,
di
immediato
,
di
intensamente
tragico
recavano
in
sé
.
In
sostanza
è
l
'
assenza
di
una
visione
marxista
dei
fatti
sociali
a
far
ritenere
a
molti
intellettuali
che
nelle
società
arretrate
vi
sia
una
carica
drammatica
che
le
società
evolute
,
quelle
di
tipo
industriale
,
non
hanno
.
Questa
carica
drammatica
,
dicono
molti
,
deriva
dalla
elementarietà
dei
problemi
,
dalla
loro
asprezza
,
dal
fatto
che
l
'
uomo
non
è
ancora
stato
plasmato
da
più
complessi
rapporti
sociali
,
dal
costante
rapporto
con
i
fatti
della
natura
.
Questa
convinzione
che
vi
sia
nel
mondo
contadino
arretrato
una
carica
drammatica
la
quale
invece
manca
nella
società
industriale
,
è
profondamente
radicata
tra
molti
intellettuali
.
Direttamente
o
per
via
indiretta
essa
alimenta
una
concezione
piccolo
borghese
,
anonima
e
noiosa
del
mondo
operaio
.
Le
forme
dei
contrasti
sociali
In
realtà
ci
troviamo
di
fronte
ad
una
visione
borghese
dei
fatti
sociali
.
La
vita
di
una
società
infatti
,
quanto
vi
è
in
essa
di
drammatico
,
di
tragico
talvolta
,
scaturisce
dalla
struttura
produttiva
e
dai
contrasti
sociali
che
partono
dai
rapporti
con
la
produzione
.
I
contrasti
sono
l
'
anima
,
la
forza
motrice
della
società
,
avvengano
sul
terreno
dei
rapporti
di
produzione
o
su
quello
del
potere
politico
,
nella
struttura
o
nella
sovrastruttura
o
nell
'
una
e
l
'
altra
in
diverse
combinazioni
.
Questo
è
il
nucleo
drammatico
che
colpisce
e
stimola
lo
spirito
creativo
nel
suo
studio
della
società
;
è
da
questi
contrasti
,
talora
sopiti
ma
tuttavia
presenti
ed
operanti
,
talora
laceranti
,
è
da
questi
contrasti
connaturati
alla
vita
sociale
che
scaturisce
quanto
di
drammatico
,
di
tragico
,
vi
è
nel
destino
dell
'
uomo
.
La
società
,
la
vita
sociale
,
è
sempre
un
fatto
drammatico
,
si
manifesti
questa
tensione
nell
'
esasperazione
della
fame
,
dell
'
ignoranza
,
dell
'
abbandono
o
si
trasferisca
invece
,
nelle
società
più
evolute
,
ad
un
livello
che
corrisponde
non
più
,
per
così
dire
.
alle
esigenze
fisiologiche
bensì
a
quelle
sociali
.
Nei
paesi
arretrati
i
contrasti
sono
radicali
e
si
manifestano
nelle
strutture
.
In
queste
aree
il
permanere
di
determinate
condizioni
strutturali
,
dovute
ai
rapporti
di
classe
esistenti
,
garantisce
ai
gruppi
dominanti
la
permanente
inferiorità
delle
classi
subordinate
ed
il
perpetuarsi
dei
propri
privilegi
.
La
lotta
di
classe
,
che
costituisce
il
motore
del
progresso
civile
,
avviene
al
livello
delle
strutture
ed
in
termini
rivoluzionari
.
Solo
il
rovesciamento
dei
rapporti
di
produzione
esistenti
consente
lo
sviluppo
economico
ed
il
progresso
civile
di
quei
paesi
.
Massima
è
dunque
,
proprio
nella
struttura
,
la
tensione
rivoluzionaria
anche
se
talora
ciò
non
appare
chiaramente
perché
ancora
assenti
le
forze
capaci
di
darle
contenuto
politico
e
veste
ideologica
.
Via
via
che
le
società
si
evolvono
i
contrasti
,
così
appariscenti
nei
paesi
arretrati
.
vanno
a
celarsi
sin
nelle
pieghe
più
nascoste
.
La
loro
caratteristica
è
di
non
operare
più
prevalentemente
al
livello
delle
strutture
economiche
e
dei
rapporti
di
produzione
.
ma
di
trasferirsi
anche
al
livello
delle
sovrastrutture
.
In
alcuni
paesi
può
addirittura
apparire
che
i
contrasti
si
siano
prevalentemente
trasferiti
su
questo
terreno
.
Tutto
ciò
corrisponde
,
si
diceva
,
ai
diversi
gradi
di
sviluppo
della
società
civile
.
Ebbene
,
proprio
perché
l
'
individuo
è
frutto
della
società
,
anche
le
sue
necessità
vitali
variano
a
seconda
dell
'
ambiente
che
lo
ha
condizionato
.
In
una
società
più
evoluta
l
'
individuo
dispiega
la
propria
vita
su
di
un
arco
assai
più
ampio
:
magari
,
più
complesse
,
ma
tuttavia
sempre
vitali
sono
le
sue
esigenze
.
Il
suo
contrasto
con
la
società
(
come
quello
del
suo
gruppo
e
della
sua
classe
)
non
avviene
più
soltanto
o
prevalentemente
sul
terreno
delle
esigenze
elementari
di
vita
ma
su
quello
più
composito
in
cui
si
fondono
necessità
materiali
,
sociali
e
spirituali
.
La
condizione
operaia
in
Italia
Chi
nega
un
reale
contenuto
drammatico
alle
società
evolute
compie
generalmente
un
secondo
errore
quando
paragona
la
condizione
operaia
in
Italia
con
quella
degli
altri
paesi
occidentali
.
È
questo
un
errore
assai
frequente
e
mi
sembra
il
frutto
,
di
una
visione
falsa
della
struttura
economica
su
cui
si
sviluppa
e
vive
la
società
operaia
,
dall
'
altra
di
un
errore
di
metodo
per
cui
si
considera
un
ambiente
sociale
separandolo
dal
contesto
generale
da
cui
,
lo
si
voglia
o
no
,
è
condizionato
.
In
realtà
il
settore
industriale
è
contraddistinto
da
profondi
squilibri
che
si
ripercuotono
e
improntano
di
sé
il
tessuto
sociale
che
esso
nutre
.
Frutto
di
una
politica
di
classe
contraria
agli
interessi
collettivi
,
questi
squilibri
tendono
ad
aggravarsi
e
riproducono
all
'
interno
del
settore
industriale
una
situazione
in
cui
si
intrecciano
aree
depresse
ed
aree
sviluppate
.
Ma
sulla
condizione
operaia
grava
anche
,
sia
sotto
il
profilo
economico
sia
sotto
quello
politico
e
sociale
,
il
peso
negativo
della
persistente
arretratezza
di
larga
parte
del
paese
.
Ecco
allora
che
la
classe
operaia
italiana
si
trova
in
una
condizione
particolare
.
Gli
squilibri
strutturali
esistenti
nel
paese
e
quelli
presenti
nella
stessa
area
industriale
,
le
danno
dei
compiti
ed
una
vocazione
rivoluzionaria
del
tutto
originali
rispetto
a
quelli
impliciti
negli
altri
paesi
occidentali
.
Non
esistono
paralleli
sociali
scientificamente
validi
quando
milioni
di
disoccupati
e
di
sottoccupati
gravano
sul
mercato
del
lavoro
,
quando
lo
sviluppo
industriale
,
e
più
generalmente
produttivo
,
si
compie
sotto
la
spinta
e
sotto
la
direzione
dei
gruppi
monopolistici
aggravando
gli
squilibri
esistenti
,
quando
le
discriminazioni
sono
il
solo
,
il
vero
sistema
che
regola
i
rapporti
tra
lavoratore
e
datore
di
lavoro
,
quando
nelle
fabbriche
regna
la
sopraffazione
ed
i
lavoratori
vengono
quotidianamente
umiliati
,
quando
gli
operai
non
possiedono
né
validi
organismi
sindacali
né
una
legislazione
del
lavoro
che
li
tuteli
in
modo
adeguato
.
Inesistenza
di
una
«
letteratura
operaia
»
Il
settore
più
avanzato
della
cultura
democratico
-
borghese
si
è
avvicinato
alla
società
che
le
era
più
vicina
ed
ha
saputo
penetrarla
ed
esprimerla
.
Oggi
,
pur
con
tutte
le
riserve
che
abbiamo
avanzato
,
possediamo
un
'
immagine
viva
del
mondo
arretrato
meridionale
.
Manca
invece
del
tutto
,
in
questo
dopoguerra
,
una
letteratura
,
e
soprattutto
una
sociologia
capaci
di
interpretare
la
realtà
sociale
dal
punto
di
vista
marxista
.
Manca
in
primo
luogo
un
'
immagine
viva
,
attuale
,
del
proletariato
industriale
visto
non
solo
nella
sua
struttura
ma
anche
nella
sua
tensione
morale
.
Alla
relativa
forza
politica
del
movimento
operaio
,
e
soprattutto
alla
sua
profonda
penetrazione
nel
tessuto
sociale
del
paese
,
non
corrisponde
,
sul
piano
culturale
,
una
interpretazione
altrettanto
ricca
di
quella
che
è
la
struttura
della
società
nazionale
.
Lo
stesso
termine
«
classe
operaia
»
nasconde
una
realtà
vivente
ma
senza
volto
,
una
realtà
con
la
quale
si
è
perduto
un
contatto
diretto
e
che
ci
resta
distorta
,
mummificata
spesso
,
per
essere
divenuta
un
mito
anziché
l
'
oggetto
di
meditazione
e
di
studio
.
In
sostanza
la
cultura
legata
alle
istanze
di
classe
ha
dimostrato
di
intendere
in
modo
meccanico
il
proprio
legame
col
movimento
operaio
e
con
la
società
nazionale
,
ed
ha
finito
per
trovarsi
a
rimorchio
delle
esperienze
concrete
che
i
partiti
e
le
organizzazioni
di
classe
conducono
quotidianamente
nel
paese
I
motivi
di
fondo
I
motivi
di
fondo
della
debolezza
della
cultura
marxista
vanno
ricercati
non
solo
nella
sua
formazione
ma
anche
nelle
prospettive
politiche
della
lotta
del
movimento
operaio
e
della
funzione
che
,
in
questa
lotta
,
esso
ha
assegnato
alla
cultura
.
Per
quanto
concerne
la
formazione
della
cultura
marxista
va
rilevata
l
'
origine
idealista
di
molti
intellettuali
ed
il
peso
della
tradizione
accademica
.
Entrambi
questi
elementi
costituivano
una
forte
remora
ad
una
visione
spregiudicata
e
diretta
della
società
.
Al
contrario
tutto
spingeva
alla
disquisizione
astratta
,
all
'
ideologismo
,
allo
studio
pedantesco
e
filologico
dei
sacri
testi
piuttosto
che
all
'
esame
diretto
della
realtà
in
cui
si
muove
il
movimento
operaio
.
Nella
stessa
direzione
premeva
la
subordinazione
del
movimento
operaio
italiano
alla
strategia
del
blocco
socialista
e
la
prospettiva
della
presa
violenta
del
potere
in
occasione
di
una
crisi
di
carattere
internazionale
.
Accettata
la
prospettiva
della
rottura
violenta
,
e
preso
lo
Stato
sovietico
come
modello
di
edificazione
socialista
,
il
solo
problema
che
si
pone
è
quello
della
conquista
rivoluzionaria
dello
Stato
sotto
la
guida
del
partito
operaio
.
Tutto
diviene
strumentale
,
anche
la
cultura
la
cui
funzione
non
è
più
di
studiare
la
realtà
ma
di
servire
da
bandiera
.
Non
ponendosi
il
problema
della
conquista
progressiva
di
un
maggior
potere
nelle
strutture
dello
Stato
borghese
,
non
esiste
né
un
problema
di
partecipazione
e
di
educazione
delle
masse
,
né
il
problema
dello
studio
della
situazione
concreta
in
cui
il
movimento
operaio
opera
.
al
fine
di
indicargli
come
trasformare
la
realtà
.
Il
rapporto
tra
il
partito
e
le
masse
popolari
si
svolge
a
senso
unico
,
dall
'
alto
verso
il
basso
;
proprio
come
si
svolge
il
rapporto
tra
il
partito
e
la
cultura
vicina
al
movimento
operaio
.
Il
travaglio
del
movimento
operaio
iniziato
col
XX
Congresso
ha
messo
in
nuova
luce
tendenze
già
operanti
,
ed
ha
dato
tutt
'
altra
prospettiva
di
lotta
ai
partiti
ed
alle
organizzazioni
di
classe
.
Via
pacifica
al
socialismo
,
pur
in
una
situazione
strutturale
che
si
presenta
rivoluzionaria
,
significa
appunto
conquista
progressiva
di
un
maggior
potere
nell
'
ambito
di
una
società
che
è
borghese
.
Postulato
di
questa
lotta
è
la
partecipazione
delle
masse
,
la
loro
costante
mobilitazione
,
in
direzione
dei
temi
di
struttura
,
la
loro
continua
educazione
alla
gestione
delle
aree
di
potere
che
progressivamente
conquistano
.
Ciò
significa
prospettiva
della
conquista
popolare
dello
stato
borghese
dal
suo
interno
e
nello
stesso
tempo
educazione
all
'
esercizio
concreto
della
democrazia
diretta
.
Il
rapporto
col
paese
e
con
le
masse
popolari
diviene
adesso
reciproco
:
l
'
adesione
continua
alla
realtà
del
paese
ed
alla
spinta
delle
masse
,
e
nello
stesso
tempo
il
loro
orientamento
verso
i
temi
di
fondo
capaci
di
creare
un
'
alternativa
rivoluzionaria
al
potere
borghese
,
sono
due
aspetti
inscindibili
di
una
stessa
politica
.
È
in
questo
quadro
che
la
cultura
marxista
deve
sapere
sviluppare
un
rapporto
funzionale
,
veramente
politico
,
col
movimento
operaio
.
Suo
compito
,
suo
compito
politico
è
saper
analizzare
la
realtà
vivente
in
cui
opera
il
movimento
di
classe
.
Se
è
vero
che
l
'
attuale
prospettiva
politica
richiede
una
costante
adesione
alla
realtà
del
paese
,
allora
la
funzione
della
cultura
marxista
è
divenuta
fondamentale
ed
insostituibile
.
Non
comprendere
il
significato
politico
della
autonomia
della
ricerca
,
riproporre
in
termini
meccanici
e
subordinati
il
rapporto
tra
la
cultura
marxista
ed
il
movimento
operaio
,
significa
oggi
divenire
dei
conservatori
,
ostacolare
la
lotta
per
lo
Stato
socialista
.
StampaQuotidiana ,
La
grande
stagione
degli
«
scherzi
per
famiglia
»
durò
quindici
anni
:
dal
1900
al
1915
.
Una
breve
estate
di
San
Martino
dei
giochetti
«
esilaranti
»
e
delle
«
divertenti
sorprese
»
Si
ebbe
nel
quinquennio
attorno
alla
marcia
su
Roma
.
Fautori
di
quelle
«
amenità
»
erano
certi
scapoli
«
impenitenti
»
,
sbarazzini
fino
alle
soglie
della
vecchiaia
,
oggi
rari
quanto
gli
orsi
in
Abruzzo
,
e
certi
signori
di
mezza
età
,
apparentemente
austeri
,
ma
pieni
di
nascosta
goliardia
.
Le
tasche
di
quei
campioni
,
insostituibili
animatori
delle
vecchie
villeggiature
,
specialmente
in
settembre
,
erano
sempre
piene
di
munizioni
:
finte
mosche
e
finti
ragni
da
gettare
di
soppiatto
nelle
pietanze
,
polvere
per
dare
il
prurito
,
sigarette
esplosive
,
bocchini
detonanti
,
fiammiferi
pirotecnici
,
cucchiaini
solubili
nel
caffè
,
finte
piaghe
da
applicarsi
alle
mani
o
al
viso
,
pompette
di
gomma
per
far
sussultare
i
piatti
da
sotto
la
tovaglia
,
bombolette
di
vetro
capaci
di
sprigionare
puzze
irresistibili
eccetera
.
Gli
specialisti
di
quarant
'
anni
fa
erano
nichilisti
in
embrione
.
Non
risparmiavano
nessuno
.
Non
li
arrestava
né
la
bellezza
femminile
,
né
la
severità
dei
senatori
.
Io
stesso
rammento
,
una
sera
d
'
estate
,
a
Viareggio
,
donna
Franca
Florio
,
considerata
allora
regina
di
avvenenza
ed
eleganza
,
grattarsi
furiosamente
per
una
buona
dose
di
polvere
cavallina
soffiatale
nel
décolleté
dal
barone
Donnorso
.
Lo
stesso
gentiluomo
che
un
'
altra
volta
aveva
bruciacchiato
i
baffi
del
generale
Petitti
di
Loreto
,
aiutante
di
campo
del
re
,
accendendogli
un
falso
avana
esplosivo
.
Quei
giochetti
,
talvolta
arditissimi
,
non
avevano
mai
conseguenze
preoccupanti
o
spiacevoli
.
Il
buonumore
costava
meno
,
un
po
'
di
cattivo
gusto
non
era
peccato
mortale
.
Una
gran
dama
,
un
generale
,
un
ministro
si
sentivano
troppo
al
sicuro
e
troppo
sicuri
di
sé
,
per
temere
quei
piccoli
attentati
.
Altri
tempi
.
L
'
altra
sera
,
un
distinto
giovanotto
mi
raccontava
,
con
tristezza
un
po
'
sbalordita
,
di
essere
stato
cacciato
di
casa
dalla
findanzata
(
nozze
già
fissate
a
ottobre
)
e
dai
futuri
suoceri
,
facoltosi
borghesi
,
per
aver
sparso
un
po
'
di
polvere
per
far
grattare
in
salotto
,
durante
un
ricevimento
,
e
aver
gettato
un
paio
di
bombette
pestilenziali
sul
pianerottolo
.
«
Domando
e
dico
,
che
male
c
'
è
?
»
ripeteva
il
giovane
.
«
Non
si
può
più
scherzare
.
»
Già
.
Non
si
può
.
O
,
perlomeno
,
non
più
come
una
volta
.
Da
qualche
anno
a
questa
parte
il
verbo
«
grattare
»
è
diventato
una
cosa
estremamente
seria
.
Durante
una
conferenza
-
stampa
,
il
leader
del
partito
algerino
pro
-
Francia
,
Sidi
Cara
,
ha
illustrato
il
libero
arbitrio
maomettano
dicendo
:
«
Allah
ha
dato
le
noci
agli
uomini
,
ma
non
gliele
rompe
»
.
StampaQuotidiana ,
Giorni
fa
,
a
San
Antonio
,
nel
Texas
,
due
sorelle
di
sangue
indio
,
Inecita
e
Ines
,
hanno
festeggiato
il
loro
centesimo
compleanno
.
Circa
tremila
cittadini
si
sono
riuniti
attorno
alle
vegliarde
e
il
sindaco
ha
pronunciato
un
discorso
:
mettendo
fra
l
'
altro
in
rilievo
che
per
la
prima
volta
due
gemelli
raggiungevano
insieme
il
traguardo
del
secolo
.
Vi
è
di
più
:
le
vecchie
sorelle
sconvolgono
,
con
la
loro
biografia
e
le
loro
abitudini
,
ogni
opinione
sulla
longevità
.
Ines
si
è
sposata
tre
volte
e
ha
avuto
,
complessivamente
,
14
figli
;
Inecita
è
rimasta
nubile
,
nonostante
diverse
proposte
di
matrimonio
.
Ines
è
sempre
stata
sobria
,
non
ha
mai
bevuto
alcoolici
,
si
è
nutrita
prevalentemente
di
latte
e
verdura
,
assaggiando
un
po
'
di
carne
soltanto
a
Natale
e
Pasqua
;
Inecita
non
può
fare
a
meno
della
carne
due
volte
al
giorno
,
preferibilmente
al
sangue
,
pasteggia
indifferentemente
con
vino
o
birra
,
va
matta
per
i
liquori
forti
.
Una
punta
di
zenzero
o
un
acino
di
pepe
bastano
a
sconvolgere
lo
stomaco
dell
'
Ines
,
mentre
Inecita
ha
un
debole
per
i
peperoni
infuocati
e
seppellisce
le
sue
bistecche
nel
pepe
di
Cajenna
e
nelle
salse
piccanti
.
Ines
è
piuttosto
apprensiva
e
malinconica
;
Inecita
,
a
dispetto
del
nubilato
,
fu
instancabile
ballerina
,
e
ha
tuttora
un
carattere
allegro
e
spensierato
.
Sembra
,
dunque
,
che
le
strade
per
arrivare
senza
troppi
guasti
a
tardissima
età
siano
diverse
e
perfino
opposte
,
anche
per
creature
concepite
e
generate
assieme
,
biologicamente
omogenee
.
Del
resto
,
a
parte
l
'
età
,
i
famosi
fratelli
Ciang
,
originari
del
Siam
e
in
seguito
cittadini
americani
(
dopo
i
quali
tutti
i
fratelli
attaccati
assieme
furono
detti
«
siamesi
»
)
,
rappresentarono
,
nella
seconda
metà
del
secolo
scorso
,
un
vero
enigma
:
non
soltanto
dal
punto
di
vista
genetico
,
ma
anche
psicologico
e
morale
.
Uno
era
religiosissimo
,
l
'
altro
miscredente
:
uno
sobrio
fino
alla
mortificazione
,
l
'
altro
dedito
al
gioco
e
all
'
alcool
.
Essendo
indissolubilmente
legati
,
s
'
erano
messi
d
'
accordo
:
quello
morigerato
,
seduto
di
traverso
sulla
panca
della
bettola
o
della
bisca
,
leggeva
la
Bibbia
mentre
l
'
altro
sbevazzava
whisky
o
rilanciava
a
poker
;
il
dissoluto
,
in
chiesa
,
guardava
distrattamente
cose
e
persone
,
mentre
il
fratello
pregava
.
Il
buono
,
fatto
incredibile
,
era
di
«
costituzione
più
forte
»
:
ma
fu
«
costretto
»
a
morire
sessantenne
in
seguito
a
una
polmonite
doppia
buscata
dal
fratello
.
Tutto
ciò
fa
pensare
che
l
'
eguaglianza
fra
gli
uomini
sia
un
nobile
obiettivo
,
ma
alquanto
difficile
da
raggiungere
.
I
giocattoli
di
moda
a
Londra
rappresentano
animali
preistorici
in
gomma
:
brontosauri
,
tirannosauri
,
plesiosauri
eccetera
.
Sembra
che
i
bambini
provino
speciale
simpatia
per
i
dinosauri
.
StampaQuotidiana ,
Tutte
le
grandi
questioni
che
il
nuovo
governo
dovrà
affrontare
e
realizzare
costituiscono
problemi
di
massa
e
la
loro
risoluzione
risulterà
tanto
migliore
quanto
più
accurata
ne
sarà
la
conoscenza
.
Quest
'
ultima
,
a
sua
volta
,
si
può
ottenere
soltanto
attraverso
l
'
informazione
statistica
.
È
ben
noto
che
i
due
più
importanti
Stati
del
mondo
-
America
e
Russia
-
hanno
statistiche
eccellenti
;
purtroppo
,
in
Italia
,
la
situazione
è
ben
diversa
.
Non
esiste
affatto
una
"
coscienza
statistica
"
non
solo
nella
massa
,
ma
,
forse
,
negli
stessi
membri
delle
grandi
istituzioni
pubbliche
,
finché
non
giungano
al
livello
dell
'
Esecutivo
:
qui
si
rendono
disperatamente
conto
della
necessità
di
avere
dei
dati
numerici
decisionali
che
mancano
del
tutto
o
sono
incerti
ed
incompleti
.
La
massa
o
non
crede
nelle
cifre
e
le
ritiene
pura
invenzione
o
,
per
contro
,
le
accetta
senza
il
minimo
accenno
ad
una
critica
.
Chi
sa
come
siano
costruite
e
quale
attendibilità
abbiano
le
scale
mobili
dei
salari
,
che
pretendono
di
misurare
un
punto
o
mezzo
punto
di
variazione
?
O
come
sono
gli
indici
dei
prezzi
e
del
costo
della
vita
,
sui
quali
basterebbe
mutare
una
formula
-
senza
il
minimo
errore
scientifico
nel
farlo
-
perché
tutto
cambiasse
?
Chi
sa
che
essi
perdono
continuamente
valore
,
man
mano
che
si
allontanano
dal
loro
momento
iniziale
?
Chi
conosce
l
'
errore
di
stima
cui
è
soggetto
il
calcolo
del
reddito
nazionale
?
Bisognerebbe
combattere
il
pregiudiziale
rifiuto
critico
da
un
lato
,
e
creare
una
possibilità
di
giudizio
critico
dall
'
altro
.
Uno
dei
problemi
che
dovrà
esaminare
il
Parlamento
è
quello
del
divorzio
:
avrà
più
importanza
la
battaglia
che
la
vittoria
o
la
sconfitta
delle
parti
.
Si
andrà
a
toccare
una
questione
delicatissima
senza
avere
la
più
vaga
notizia
della
sua
realtà
concreta
.
Basta
leggere
le
cifre
che
sparano
-
è
,
purtroppo
,
l
'
esatta
parola
-
divorzisti
e
antidivorzisti
,
per
rendersi
conto
della
generale
,
completa
ignoranza
della
vera
situazione
.
Eppure
,
un
'
indagine
campionaria
ufficiale
sarebbe
,
se
non
facile
,
perfettamente
possibile
.
Altri
temi
del
programma
governativo
sono
la
scuola
,
le
pensioni
,
le
Regioni
,
il
fondo
di
solidarietà
nazionale
per
i
contadini
.
Sottofondo
di
ogni
questione
è
la
programmazione
nazionale
e
regionale
.
Che
cosa
conosciamo
,
ad
esempio
,
della
relazione
tra
rendimento
ed
estrazione
sociale
dell
'
alunno
?
Inoltre
,
è
lecito
dubitare
che
qualcuno
sappia
esattamente
chi
siano
i
contadini
:
è
assai
dubbio
che
si
sapesse
quanti
fossero
e
quali
fossero
i
pensionati
.
Le
divergenze
di
più
d
'
un
paio
di
migliaia
di
miliardi
tra
il
programma
minimo
e
quello
massimo
delle
pensioni
,
fanno
dubitare
che
si
tratti
solo
di
aliquote
.
La
programmazione
regionale
si
basa
su
dati
per
non
piccola
parte
inattendibili
;
il
calcolo
del
reddito
delle
regioni
viene
fatto
mediante
indici
,
sul
valore
dei
quali
si
possono
sollevare
molti
dubbi
.
Inoltre
,
esiste
un
fortissimo
divario
tra
le
informazioni
in
materia
economico
-
aziendale
ed
economico
-
generale
,
di
cui
si
dispone
nell
'
Italia
industriale
del
nord
ed
in
quella
in
via
di
sviluppo
del
Sud
.
Chi
dovrebbe
provvedere
a
queste
deficienze
?
Sarebbe
,
intanto
,
utile
che
le
grandi
aziende
private
non
considerassero
segreti
i
loro
dati
;
ma
sarebbe
anche
utile
una
riorganizzazione
delle
rilevazioni
ufficiali
.
È
poco
noto
che
esse
,
in
settori
apparentemente
attendibili
,
sono
invece
imprecise
.
In
molte
regioni
è
assai
dubbio
quale
sia
il
vero
tasso
di
natalità
o
di
mortalità
infantile
.
Nel
1961
,
ci
si
trovò
con
quasi
un
milione
di
italiani
in
meno
di
quel
che
si
credeva
.
Solo
dal
1968
cominciamo
a
conoscere
l
'
esatto
ammontare
della
criminalità
in
Italia
.
Quando
il
Presidente
della
Repubblica
ebbe
necessità
di
dati
sull
'
attività
della
magistratura
,
si
dovette
condurre
una
difficile
e
precipitosa
inchiesta
.
Le
statistiche
degli
iscritti
agli
uffici
di
collocamento
,
se
usate
come
misura
della
disoccupazione
,
non
hanno
significato
alcuno
.
E
così
via
.
Delle
rilevazioni
ufficiali
si
occupa
l
'
Istituto
Centrale
di
Statistica
,
egregiamente
presieduto
e
diretto
,
ma
sempre
carente
di
fondi
.
Esso
andrebbe
,
quindi
,
molto
potenziato
e
dovrebbe
poter
esercitare
severamente
quella
potestà
teorica
di
controllo
che
ha
sulle
statistiche
raccolte
da
Enti
pubblici
di
ogni
tipo
,
evitando
doppioni
e
pubblicazioni
inutili
e
costose
.
Bisogna
rendersi
conto
che
le
grandi
indagini
statistiche
di
"
universo
"
che
ancora
si
conducono
,
seguendo
antichi
modelli
,
per
non
rinunciare
alla
confrontabilità
dei
dati
odierni
con
quelli
di
un
lontano
passato
,
dovrebbero
cedere
il
posto
a
quelle
sul
tipo
,
ad
esempio
,
della
bellissima
ricerca
sulle
forme
di
lavoro
.
Altrimenti
avviene
che
i
dati
definitivi
per
i
censimenti
si
abbiano
con
sei
o
sette
anni
di
ritardo
,
quando
tutto
è
mutato
,
e
che
le
nostre
pubblicazioni
ufficiali
uscite
nel
1968
riguardino
per
la
maggior
parte
,
indagini
del
periodo
1963-1965
.
Certe
grandi
rilevazioni
vanno
ridotte
:
800
pagine
di
dati
meteorologici
sembrano
troppe
.
Concludendo
,
il
nuovo
governo
dovrebbe
ricordare
il
detto
di
Luigi
Einaudi
"
conoscere
per
decidere
"
;
e
conoscere
i
problemi
di
massa
significa
potenziare
le
statistiche
,
se
necessario
sacrificando
la
loro
completezza
o
la
loro
continuità
a
vantaggio
del
loro
numero
e
della
loro
tempestività
,
della
loro
attualità
.
StampaQuotidiana ,
Mentre
Montecitorio
e
Palazzo
Madama
aprono
i
battenti
agli
eletti
per
la
terza
Legislatura
,
la
legione
degli
«
antiriservatisti
»
affila
le
armi
.
Si
tratta
di
quei
cittadini
,
numerosissimi
e
compatti
,
che
,
a
prescindere
dall
'
orientamento
politico
,
dalle
condizioni
sociali
e
dalla
cultura
,
sono
accomunati
dalla
medesima
,
irriducibile
avversione
per
i
posti
riservati
sui
treni
ai
deputati
e
ai
senatori
.
Al
ritorno
da
un
viaggio
,
lungo
o
breve
,
gli
«
antiriservatisti
»
hanno
sempre
da
raccontare
ai
conoscenti
una
storia
di
vagoni
affollati
fino
all
'
inverosimile
,
pieni
di
vecchi
gementi
,
di
spose
incinte
,
di
bambini
esangui
,
costretti
a
pigiarsi
nei
corridoi
e
sulle
piastre
di
congiunzione
,
mentre
vuoti
,
beffardi
,
inaccessibili
,
i
posti
riservati
«
a
quei
signori
di
Roma
»
fiammeggiano
come
troni
.
La
plebe
ferroviaria
,
nonostante
le
imprecazioni
soffocate
e
lo
sdegno
,
non
oserebbe
protestare
e
partire
all
'
assalto
degli
strapuntini
privilegiati
,
se
l
'
«
antiriservatista
»
non
fosse
lì
,
vigile
e
fremente
,
per
«
mettere
le
cose
a
posto
»
.
«
Siccome
il
controllore
faceva
il
furbo
»
,
egli
racconta
,
«
andai
diritto
dal
capotreno
.
Lo
trovo
spaparanzato
sul
suo
comodo
sedile
,
a
fumare
.
Un
emiliano
grosso
e
rosso
in
faccia
.
«
"
Con
le
tasse
che
paghiamo
,
è
un
'
indecenza
!
"
gli
dico
.
«
Lui
mi
squadra
con
un
'
aria
da
generale
,
poi
mi
fa
:
«
"
Cosa
c
'
entrano
le
tasse
?
"
«
Capito
?
Se
invece
di
trovare
uno
che
sa
il
fatto
suo
,
avesse
trovato
un
disgraziato
qualsiasi
,
lo
avrebbe
smontato
.
Con
me
,
cari
miei
,
invitava
la
lepre
a
correre
.
Non
sto
a
dirvi
cosa
mi
è
uscito
dalla
bocca
!
"
Cosa
c
'
entrano
le
tasse
?
E
a
voi
,
lo
stipendio
con
che
soldi
ve
lo
pagano
?
E
a
'
quei
signori
di
Roma
'
,
che
hanno
sempre
il
posto
bello
pronto
,
mentre
noi
viaggiamo
come
le
bestie
?
Sissignore
,
come
le
bestie
!
E
questa
sarebbe
la
democrazia
?
Ma
mi
faccia
il
santo
piacere
,
mi
faccia
!
Ho
viaggiato
in
Svizzera
,
Francia
,
Svezia
,
Olanda
,
Inghilterra
,
Danimarca
,
caro
signore
!
Neppure
in
vagone
bestiame
succede
quello
che
qui
succede
in
prima
!
Vergogna
!
Vada
di
là
,
a
vedere
,
vada
!
Come
si
fa
,
in
questi
casi
,
domando
e
dico
,
a
tenere
posti
riservati
.
"
Insomma
,
mi
meraviglio
che
non
mi
abbiano
arrestato
.
Invece
,
sia
pure
in
malo
modo
,
hanno
dato
il
permesso
di
sedersi
.
Bisognava
sentire
le
benedizioni
!
Per
poco
,
una
vecchia
signora
,
distintissima
,
non
mi
ha
baciato
le
mani
.
È
inutile
,
ragazzi
.
Gli
italiani
,
gira
e
rigira
,
sono
troppo
buoni
!
»
Ho
tuttavia
conosciuto
un
famoso
«
antiriservatista
»
che
licenziò
su
due
piedi
la
domestica
perché
usava
il
gabinetto
dei
padroni
anziché
quello
della
servitù
.
Negli
Stati
Uniti
è
in
vendita
una
pillola
che
permette
di
esporsi
in
pieno
sole
senza
pericolo
di
insolazioni
.
Evita
,
in
parte
,
anche
le
scottature
.
StampaQuotidiana ,
Scagliare
frecce
contro
i
vari
festival
di
canzoni
che
ogni
anno
vengono
organizzati
in
Italia
,
un
po
'
dappertutto
,
da
Sanremo
a
Velletri
,
da
Venezia
a
La
Spezia
,
è
diventato
facile
tirassegno
.
A
parte
la
natura
polemica
di
tutti
i
concorsi
,
nei
quali
giocano
gusti
contrastanti
,
simpatie
ed
interessi
,
la
canzone
è
materia
talmente
popolare
da
suscitare
passioni
quasi
sportive
.
Si
«
tifa
»
per
Edera
o
per
il
Blu
dipinto
di
blu
come
si
è
«
milanisti
»
o
«
interisti
»
.
Nulla
di
straordinario
,
perciò
,
che
attorno
a
un
festival
s
'
intreccino
pareri
discordi
,
condanne
ed
entusiasmi
,
consensi
e
dissensi
.
Segni
di
vitalità
.
Una
cosa
,
però
,
non
è
stata
ancora
detta
abbastanza
e
con
sufficiente
chiarezza
:
che
,
cioè
,
í
diversi
festival
,
così
come
oggi
sono
fatti
,
pur
ammettendo
le
esigenze
spettacolari
,
vieppiù
accentuate
dalla
Tv
,
sono
festival
di
cantanti
,
di
orchestre
,
perfino
di
scenografi
e
di
registi
,
assai
più
che
di
canzoni
.
Giacché
la
canzone
,
destinata
alla
strada
,
deve
essere
giudicata
per
i
suoi
valori
essenziali
,
per
la
sua
vena
,
per
quella
grazia
popolare
che
deve
sopravvivere
,
tanto
o
poco
,
anche
nelle
voci
più
stonate
.
Presentare
le
canzoni
attraverso
«
arrangiamenti
»
più
o
meno
scaltri
,
con
orchestre
addirittura
sinfoniche
,
cantanti
più
o
meno
abili
,
simpatici
,
avvenenti
,
dalla
voce
più
o
meno
suggestiva
,
significa
snaturare
,
gradualmente
,
il
significato
di
una
rassegna
e
di
un
concorso
.
Partiti
dalla
canzone
,
si
arriva
al
«
ritmo
»
,
al
ballabile
fine
a
se
stesso
;
si
dimentica
che
la
canzone
è
fatta
anche
di
«
parole
»
;
che
è
fatta
per
essere
...
cantata
,
prima
che
adattata
,
ballata
o
,
magari
,
sceneggiata
.
Altrimenti
,
chiama
e
rispondi
.
Come
se
in
un
concorso
di
bellezza
si
,
giudicasse
in
base
alle
toilettes
.
Se
questo
vale
per
tutti
i
festival
in
genere
,
figuriamoci
per
quello
della
canzone
napoletana
:
canzone
,
più
di
ogni
altra
,
nata
dal
popolo
,
fra
la
povertà
delle
cose
e
le
ricchezze
del
cuore
.
Nobile
e
nuda
:
contessa
scalza
delle
canzoni
.
Invece
l
'
altra
sera
,
assistendo
alla
teletrasmissione
del
6°
Festival
napoletano
,
dove
hanno
fatto
irruzione
perfino
i
ritmi
del
Texas
e
del
Tennessee
,
dove
due
orchestre
gareggiavano
in
esibizionismi
tecnici
,
variazioni
,
ibridazioni
,
raucedini
di
tromba
alla
Armstrong
e
«
satinati
»
alla
francese
,
ho
capito
che
Napoli
,
stancatasi
di
Lauro
,
comincia
a
essere
stanca
anche
del
suo
folclore
.
Purtroppo
o
finalmente
?
StampaQuotidiana ,
Il
soprano
Eugenia
Ratti
è
tornata
giorni
or
sono
dall
'
Olanda
,
dove
ha
cantato
con
grande
successo
di
pubblico
e
di
critica
.
Nonostante
ciò
,
la
brava
artista
non
parla
volentieri
del
suo
soggiorno
a
L
'
Aja
.
Dopo
tanti
mazzi
di
fiori
e
tanti
applausi
,
proprio
due
giorni
prima
di
partire
,
le
è
capitato
qualcosa
di
abbastanza
triste
.
Per
sdebitarsi
in
qualche
modo
delle
calorose
accoglienze
e
delle
cortesie
ricevute
,
la
Ratti
propose
ai
dirigenti
dell
'
Opera
e
alle
autorità
cittadine
un
concerto
benefico
.
«
Potete
devolvere
il
ricavato
»
,
disse
il
soprano
,
«
alla
Croce
Rossa
o
a
qualche
orfanotrofio
.
»
«
Grazie
»
,
le
risposero
,
«
ma
non
è
possibile
.
Nel
nostro
Paese
lo
Stato
provvede
direttamente
a
sostenere
istituti
del
genere
»
.
«
Va
bene
»
,
fece
la
Ratti
.
«
Ma
potremmo
versare
la
somma
all
'
Associazione
protettrice
degli
animali
o
a
qualche
organizzazione
assistenziale
privata
...
»
«
Nulla
da
fare
»
,
fu
ancora
la
risposta
.
«
Non
esistono
in
Olanda
enti
benefici
,
pubblici
o
privati
,
cui
largamente
non
provvedano
lo
Stato
o
la
nostra
beneamata
regina
»
.
Il
soprano
non
si
arrese
.
Restò
un
momento
soprappensiero
,
poi
trovò
la
soluzione
.
«
Allora
,
facciamo
così
.
Io
do
egualmente
il
concerto
e
voi
destinate
l
'
incasso
a
un
'
iniziativa
qualsiasi
,
come
vi
pare
e
piace
,
di
qualsiasi
genere
»
.
Questa
volta
tutti
i
volti
,
attorno
alla
cantante
,
s
'
illuminarono
.
«
Magnifica
idea
!
»
esclamò
l
'
intendente
dell
'
Opera
.
«
Sapete
come
adopereremo
i
vostri
soldi
?
Li
aggiungeremo
al
fondo
che
da
qualche
mese
stiamo
mettendo
da
parte
per
scritturare
la
Callas
l
'
anno
venturo
.
È
tanto
che
desideriamo
sentirla
,
ma
vuole
tanto
di
quel
danaro
!
»
La
Ratti
,
inutile
dirlo
,
dissimulò
a
fatica
il
risentimento
.
Ma
provate
a
immaginare
cosa
sarebbe
successo
se
un
caso
simile
fosse
capitato
alla
Callas
!
L
'
altro
giorno
,
a
Roma
,
in
un
negozio
di
via
Sistina
,
Martine
Carol
si
è
equipaggiata
per
la
spiaggia
.
Tre
pagliaccetti
:
uno
di
seta
verde
con
merletti
bianchi
,
uno
di
satin
giallo
con
pizzi
crudi
,
uno
interamente
di
pizzo
rosa
.
Un
francese
,
residente
negli
Stati
Uniti
,
ha
monopolizzato
tutta
la
produzione
del
vino
per
la
Messa
.
«
Ho
notato
che
i
cattolici
sono
in
aumento
»
,
ha
dichiarato
.
«
Spero
di
diventare
miliardario
ben
meritando
dalla
fede
»
.
StampaQuotidiana ,
Il
Bembo
aveva
ragione
:
che
il
Boccaccio
,
«
come
che
in
verso
altresì
molte
cose
componesse
,
nondimeno
assai
apertamente
si
conosce
che
solamente
nacque
alla
prosa
»
.
O
,
per
meglio
dire
,
di
quanto
arricchì
la
sua
prosa
,
d
'
altrettanto
smorzò
e
impoverì
la
poesia
.
E
proprio
cominciò
a
comporre
in
prosa
,
riportando
su
un
piano
tanto
più
alto
una
vicenda
popolaresca
,
con
suoi
caratteri
ben
netti
.
Parlo
del
Filocolo
,
trascrizione
piuttosto
infarcita
d
'
un
tema
e
d
'
una
storia
come
quella
di
Florio
e
Biancofiore
:
l
'
opera
«
giovanile
»
del
Boccaccio
,
che
,
secondo
il
Battaglia
,
rappresenterebbe
«
il
momento
romantico
di
uno
scrittore
che
col
volgere
degli
anni
avrebbe
educato
la
sua
grande
arte
al
più
schietto
realismo
»
.
Ma
,
dire
«
romantico
»
è
dir
troppo
;
e
contentiamoci
di
battere
l
'
accento
sulla
più
semplice
definizione
«
giovanile
»
;
e
spieghiamoci
così
quel
che
di
intemperante
e
di
folto
passò
tra
le
fila
di
quella
vicenda
romanzesca
,
e
che
furono
specialmente
ricordi
di
letture
,
e
di
poetiche
letture
;
tutto
,
insomma
,
un
mondo
classico
mescolato
confusamente
a
personali
esperienze
,
personali
affetti
,
e
avvisi
del
tempo
nuovo
.
Tra
il
Filocolo
e
l
'
Ameto
passarono
all
'
incirca
dieci
anni
;
e
ne
passeranno
poco
meno
dal
principio
della
composizione
del
Decamerone
,
e
un
poco
più
dal
suo
compimento
.
La
Fiammetta
è
un
'
eccezione
:
l
'
ultima
opera
di
prosa
,
e
si
può
dire
l
'
unica
,
avanti
il
Decamerone
,
dove
il
Boccaccio
parve
,
in
una
volta
,
cantare
e
licenziare
le
memorie
della
sua
vita
.
L
'
Ameto
,
dunque
,
sta
in
mezzo
,
e
anche
idealmente
occupa
il
giusto
mezzo
e
,
composto
com
'
è
di
prosa
e
di
verso
,
ripropone
più
sensibilmente
il
confronto
tra
prosa
e
poesia
boccaccesca
(
noi
non
accenneremo
neppure
alla
storia
di
queste
opere
miste
,
né
a
Boezio
né
a
Marziano
Capella
né
ad
Alano
da
Lilla
né
a
Dante
)
.
E
prendiamo
un
dato
solo
di
stile
.
Si
sa
quanto
il
Boccaccio
studiasse
e
imitasse
Dante
,
e
proprio
il
Dante
della
Commedia
.
Così
nel
Filocolo
,
così
nell
'
Ameto
.
Ma
non
già
,
nell
'
Ameto
,
per
sostenere
il
verso
;
sibbene
per
alzare
ancora
più
il
tono
della
prosa
,
di
quell
'
«
apparente
prosa
che
è
poesia
»
.
E
per
converso
,
in
prosa
,
egli
non
avrebbe
mai
toccato
modi
siffatti
(
«
Con
queste
bianche
e
rosse
come
foco
Ti
serbo
gelse
,
mandorle
e
susine
,
Fravole
e
bozzacchioni
in
questo
loco
,
Belle
peruzze
e
fichi
senza
fine
;
E
di
tortole
ho
preso
una
nidiata
,
Le
più
belle
del
mondo
,
piccoline
,
Colle
quai
tu
potrai
lunga
fiata
Prender
sollazzo
;
e
ho
due
leprettini
,
Pur
testé
tolti
alla
madre
piagata
ecc
.
»
)
;
e
per
l
'
appunto
in
terzine
stemperate
,
avvilite
direi
,
dove
c
'
è
già
un
sentore
di
ottava
,
dell
'
ottava
enumerativa
boccaccesca
,
e
poi
dell
'
altra
concertante
del
Poliziano
.
Proprio
quando
,
nella
prosa
dell
'
Ameto
,
tentava
un
maggior
arricchimento
e
un
periodare
più
complesso
.
E
l
'
aggettivo
il
peso
morto
della
prosa
boccaccesca
,
il
segno
della
sua
stanchezza
.
L
'
aggettivo
con
valore
attributivo
quasi
sempre
preposto
al
nome
,
e
che
nei
poeti
,
specie
nei
poeti
elegiaci
e
melici
,
forma
quel
finissimo
«
legato
»
,
(
diciamolo
un
'
altra
volta
con
un
termine
musicale
)
che
è
l
'
elemento
base
del
loro
melodizzare
,
l
'
affettuoso
connettivo
del
canto
;
dove
l
'
una
nota
par
tenuta
per
colorare
di
sé
l
'
altra
,
dar
senso
all
'
altra
,
mentre
questa
la
sostanzia
e
quasi
si
scioglie
in
essa
.
Proprio
su
questo
massimo
di
durata
,
su
questa
unità
armonica
,
s
'
appoggia
e
si
rinnova
di
tempo
in
tempo
,
e
direi
si
slancia
,
il
discorso
poetico
(
«
Quel
vago
impallidir
,
che
'
l
dolce
riso
D
'
un
'
amorosa
nebbia
ricoperse
»
.
«
Se
dell
'
eterne
idee
L
'
una
sei
tu
,
cui
di
sensibil
forma
Sdegni
l
'
eterno
senno
esser
vestita
,
O
fra
caduche
spoglie
Provar
gli
affanni
di
funerea
vita
»
)
;
e
vi
s
'
accorda
l
'
altro
elemento
,
con
l
'
aggettivo
posposto
al
nome
,
che
è
lo
«
staccato
»
(
e
anche
questa
volta
ricorreremo
alla
musica
)
,
e
serve
come
chiaroscuro
,
più
e
men
forte
,
sopra
tutto
nelle
riprese
,
nelle
chiuse
,
e
vive
unicamente
del
suo
contrario
(
«
e
fia
compagna
D
'
ogni
mio
vago
immaginar
,
di
tutti
I
miei
teneri
sensi
,
i
tristi
e
cari
-
Moti
del
cor
la
rimembranza
acerba
»
)
.
Nella
prosa
è
il
caso
inverso
,
quanto
più
il
gusto
della
prosa
progredisce
e
s
'
affina
.
Ed
è
lo
«
staccato
»
a
dare
il
colore
,
l
'
accento
,
la
forte
scansione
;
mentre
,
in
momenti
rari
,
in
toni
un
poco
più
alti
,
anch
'
essa
«
lega
»
col
finissimo
artificio
che
s
'
è
detto
.
Sarà
dunque
nel
Boccaccio
,
questo
continuo
«
legare
»
,
la
riprova
più
valida
di
quella
sua
«
apparente
prosa
che
è
poesia
»
?
Ma
si
osserverà
:
Boccaccio
tolse
quest
'
uso
dal
latino
.
Che
,
in
verità
,
non
distrugge
il
dato
stilistico
,
né
il
suo
particolare
valore
.
E
poi
sta
il
fatto
che
il
Boccaccio
,
specie
sul
principio
,
se
ne
appropriò
in
un
suo
periodare
monotono
,
per
successioni
,
per
addizioni
,
solo
più
tardi
arrivato
a
una
maggior
finezza
di
sintassi
.
Si
pensi
al
Novellino
,
alla
varietà
del
suo
parlare
,
per
cenni
,
alla
scrittura
magra
,
con
sensibili
contrasti
e
,
nell
'
uso
dell
'
aggettivo
,
appunto
,
con
inattese
libertà
.
Qui
davvero
non
si
compone
per
serie
,
ma
in
un
modo
tutto
inventivo
,
anche
se
corto
.
E
cessato
quell
'
inventare
,
il
discorso
svolta
e
varia
.
Disse
il
Foscolo
che
il
Boccaccio
vedeva
«
in
ogni
parola
una
vita
che
fosse
propria
,
né
bisognosa
altrimenti
d
'
essere
animata
dall
'
intelletto
»
.
E
badate
,
la
vena
di
certi
scrittori
spesso
consiste
non
di
parole
soltanto
,
ma
di
intere
frasi
e
cadenze
,
con
una
vita
loro
propria
,
né
bisognose
altrimenti
d
'
essere
animate
dall
'
intelletto
;
consiste
,
volevo
dire
,
in
una
sorta
di
elegantissimo
ozio
.
Come
nei
melodisti
a
oltranza
.
E
in
prosa
come
in
verso
solo
allora
si
tocca
la
perfezione
,
quando
l
'
inventare
e
l
'
ambito
compositivo
s
'
aiutano
e
si
condizionano
,
senza
squilibri
.
Il
Boccaccio
,
intanto
,
nell
'
Ameto
,
corresse
e
variò
certa
dovizia
aggettivale
,
studiò
più
accorte
collocazioni
(
«
e
le
rocche
fortissime
»
)
;
e
,
tirato
dal
suo
vivace
istinto
di
realista
,
sostituì
,
al
comporre
secondo
regole
e
cadenze
e
,
direi
,
secondo
un
ideale
ritmo
,
invenzioni
più
frequenti
,
vere
spezzature
o
discordanze
nel
suo
tessuto
prosastico
.
Ma
che
cosa
è
quest
'
Ameto
?
E
,
o
vuole
essere
,
la
rappresentazione
del
rinnovamento
dello
spirito
umano
per
mezzo
dell
'
amore
;
la
storia
di
Ameto
cacciatore
«
vagabondo
giovane
»
,
che
di
rozzo
e
selvaggio
,
ingentilito
dall
'
amore
,
e
aiutato
dalle
sette
virtù
,
s
'
innalza
alla
contemplazione
delle
verità
supreme
.
Questa
,
in
vero
,
è
la
macchina
del
libro
,
che
dà
la
spinta
al
libro
;
e
che
s
'
adatta
poi
,
via
facendo
,
alla
statura
e
al
gusto
dell
'
autore
.
Parrebbe
di
assistere
a
una
drammatica
«
riduzione
»
(
non
però
sofferta
,
s
'
intende
,
ma
che
non
cessa
d
'
esser
tale
)
d
'
un
'
alta
idea
,
viva
ancora
ai
tempi
del
Boccaccio
,
più
,
forse
,
come
ricordo
che
come
forza
attiva
,
e
che
nella
mente
del
Boccaccio
trova
un
suo
limite
,
e
,
per
questo
,
si
fa
a
suo
modo
vivente
.
Già
,
che
fosse
un
motivo
fortemente
sentito
,
lo
avvertì
fin
dal
principio
.
Vedi
Ameto
,
«
d
'
ogni
parte
carico
della
presa
preda
»
«
intorniato
da
'
cani
tornando
a
'
suoi
luoghi
»
«
vicino
a
quella
parte
ove
il
Mugnone
muore
con
le
sue
onde
»
,
fermarsi
ad
ascoltare
una
«
graziosa
voce
»
«
in
mai
più
non
udita
canzone
»
;
e
«
verso
quella
parte
,
ove
il
canto
estimava
,
porse
,
piegando
la
testa
sopra
la
manca
spalla
,
l
'
orecchio
ritto
»
(
ma
questa
punteggiatura
troppo
secondo
logica
,
troppo
minuta
,
per
il
sinuoso
periodare
boccaccesco
!
)
.
S
'
accosta
,
dunque
,
Ameto
,
e
vede
giovinette
,
«
alcuna
mostrando
nelle
basse
acque
i
bianchi
piedi
»
,
e
che
con
lento
passo
«
vagando
s
'
andavano
»
.
La
meraviglia
di
Ameto
vale
assai
più
delle
cose
che
descrive
,
rimane
come
un
vapore
sospeso
,
una
luce
primaverile
;
ché
le
cose
sono
sempre
le
stesse
,
e
un
poco
monotone
;
e
le
sette
virtù
,
anch
'
esse
troppo
uguali
,
Mopsa
,
Emilia
,
Adiona
,
Acrimonia
,
Agapes
,
Fiammetta
,
Lia
;
vere
donne
,
e
troppo
donne
.
E
Ameto
,
«
con
occhio
ladro
»
,
a
riguardare
«
l
'
aperte
bellezze
di
tutte
quante
»
.
Appunto
quest
'
occhio
di
Ameto
è
la
novità
del
libro
,
il
miracolo
che
trasforma
il
vario
nell
'
uno
;
e
la
pagina
ne
risulta
piena
d
'
infinite
sorprese
.
«
Con
fervente
disio
cercava
d
'
essere
Afron
o
di
mutarsi
in
Ibrida
o
divenire
Dioneo
o
parere
Apaten
o
Apiros
o
Caleone
»
.
E
il
circostante
mondo
di
natura
,
per
nulla
distinto
,
anzi
da
ogni
parte
mescolantesi
come
cosa
vivente
,
pieno
di
sensi
anch
'
esso
;
e
i
colori
presi
da
ogni
dove
,
dalla
realtà
e
dal
mondo
classico
e
dal
mito
.
Non
a
caso
,
nell
'
Ameto
,
spiccano
con
forte
rilievo
,
e
quasi
s
'
accordano
in
un
superiore
impegno
,
due
grandi
parti
:
una
minutissima
descrizione
d
'
un
orto
,
la
più
ricca
e
architettata
di
tutto
il
libro
;
e
una
storia
d
'
amore
,
quella
di
Agapes
,
che
altra
non
ne
scrisse
mai
,
avanti
il
Decamerone
,
con
penna
sì
ardita
,
e
con
la
sua
allegra
lascivia
.
Per
questo
vasto
accordo
,
quest
'
armonia
e
,
vorrei
dire
,
amorosa
prospettiva
,
l
'
Ameto
è
il
precedente
immediato
del
mondo
polizianesco
e
,
in
sé
,
segna
un
punto
assai
importante
nella
resurrezione
rinascimentale
.
Era
destino
che
lo
fissasse
prima
il
Boccaccio
.
Spiace
,
nella
pur
buona
edizione
che
Nicola
Bruscoli
ha
curato
dell
'
Ameto
per
l
'
editore
Laterza
,
trovare
una
dichiarazione
come
questa
:
«
L
'
autore
si
ripromette
di
tornare
in
seguito
sui
Manoscritti
dell
'
Ameto
,
aggiungendo
altri
dati
quali
sarà
possibile
ricavare
dall
'
esplorazione
di
nuovo
materiale
,
oggi
sotto
speciale
custodia
a
causa
dello
stato
di
guerra
»
.
E
chi
obbligava
mai
il
Bruscoli
a
pubblicare
con
una
tal
precipitazione
?
Ma
vorrei
dire
un
'
altra
cosa
ancora
,
ché
l
'
ho
appena
accennata
avanti
.
Sul
sistema
della
punteggiatura
adottato
per
questa
prosa
del
Boccaccio
,
come
sempre
tendente
,
con
una
leggera
enfasi
,
alla
poesia
.
Questa
interpunzione
,
così
spiccatamente
logica
,
non
pare
al
Bruscoli
che
debba
frastornare
un
poco
il
lettore
,
impedirgli
il
gusto
di
risentire
in
sé
quella
musica
che
è
del
periodare
boccaccesco
?
Eppure
il
Leopardi
,
nelle
Operette
morali
,
ci
aveva
lasciato
un
esempio
splendido
di
come
si
possa
con
la
interpunzione
aiutare
la
lettura
,
dividendo
secondo
pause
,
non
secondo
sintassi
,
o
secondo
una
più
interna
sintassi
.
Mi
si
potrebbe
rispondere
col
nome
del
Manzoni
.
Ma
già
la
prosa
del
Manzoni
è
ben
altra
da
quella
del
Boccaccio
,
e
non
è
poi
detto
che
il
Manzoni
,
qualche
volta
non
peccasse
in
minuziosità
,
per
iscrupolo
di
non
riuscire
mai
abbastanza
chiaro
,
affabile
.
E
un
'
ultima
osservazione
,
sull
'
uso
della
dieresi
.
Quest
'
uso
,
assai
intemperante
,
non
ha
portato
fortuna
,
e
s
'
è
visto
,
ad
altro
editore
del
Boccaccio
.
Davvero
che
un
verso
come
questo
«
stanti
all
'
ombra
d
'
un
fiorito
alloro
»
,
aveva
bisogno
della
dieresi
su
«
fiorito
»
(
così
:
«
fïorito
»
)
,
di
quest
'
errore
smaccato
,
di
questa
strascicatura
,
per
essere
un
verso
?
Ma
basterebbe
dividere
«
stanti
»
da
«
all
'
ombra
»
,
con
un
effetto
bellissimo
di
iato
,
e
l
'
endecasillabo
,
proprio
lì
,
si
slargherebbe
,
si
distenderebbe
;
e
s
'
avrebbe
proprio
dipinta
la
contentezza
di
stare
all
'
ombra
,
quieti
,
che
è
un
piacere
.
Se
questa
è
invenzione
nostra
,
del
nostro
strafare
,
chiediamo
venia
.
StampaQuotidiana ,
La
cinquantatreenne
signora
Chan
,
cittadina
di
Hong
-
Kong
,
si
è
decisa
ad
andare
in
tribunale
.
Ha
pazientato
un
quarto
di
secolo
.
Finché
ha
potuto
,
ha
lavorato
per
vivere
.
Ma
ora
,
tormentata
dall
'
artrite
e
da
una
miopia
galoppante
,
vuole
che
il
marito
sposato
25
anni
fa
,
e
che
non
ha
mai
visto
neppure
una
volta
,
le
passi
gli
alimenti
prescritti
dalla
legge
cinese
.
Il
marito
,
mercante
sessantenne
,
placito
e
occhialuto
,
si
è
fatto
finalmente
vivo
.
È
arrivato
da
una
lontana
provincia
e
per
la
prima
volta
ha
incontrato
,
davanti
ai
giudici
,
la
donna
sposata
per
procura
nel
1933
,
quando
faceva
il
marinaio
sui
mercantili
.
I
due
coniugi
sono
arrivati
alle
nozze
d
'
argento
senza
conoscersi
.
Anche
per
i
cinesi
,
che
difficilmente
si
meravigliano
di
qualcosa
,
il
caso
è
piuttosto
singolare
.
Ma
non
basta
.
La
signora
Chan
racconta
qualcosa
di
ancora
più
straordinario
.
«
Come
vuole
la
nostra
tradizione
contadina
,
il
posto
dello
sposo
lontano
durante
la
cerimonia
nuziale
fu
preso
da
un
grosso
gallo
.
Il
volatile
rappresentava
in
tutto
e
per
tutto
lo
sposo
assente
.
Un
testimone
lo
teneva
fra
le
braccia
,
al
mio
fianco
,
e
il
sacerdote
gli
rivolse
le
domande
e
i
predicozzi
di
rito
proprio
come
se
si
fosse
trattato
di
un
uomo
.
I
miei
suoceri
erano
cinesi
di
vecchio
stampo
.
Il
loro
rispetto
per
la
tradizione
non
si
fermò
lì
.
Vollero
che
trascorressi
la
prima
notte
di
matrimonio
assieme
al
gallo
.
Era
un
grosso
gallo
,
inquieto
e
rissoso
,
cui
non
garbava
starsene
legato
per
una
zampa
sul
giaciglio
.
Mi
sbatteva
le
ali
sul
viso
e
ogni
tanto
mi
beccava
il
naso
o
le
dita
dei
piedi
.
Un
vero
inferno
.
Credevo
che
dopo
la
prima
notte
il
gallo
tornasse
alle
sue
galline
.
Sbagliavo
.
I
miei
suoceri
dissero
che
allontanare
il
gallo
avrebbe
portato
sfortuna
al
figlio
marinaio
.
Mi
costrinsero
a
dormire
col
gallo
ancora
per
mesi
,
per
anni
:
finché
mio
marito
,
che
intanto
non
dava
segno
di
vita
,
non
fosse
tornato
.
Così
,
ho
passato
col
gallo
tutte
le
mie
notti
per
otto
anni
.
Anzi
coi
galli
:
perché
morto
uno
ne
veniva
un
altro
.
Galli
nervosi
e
inquieti
per
la
mancanza
di
galline
,
che
mi
beccavano
rabbiosamente
e
spesso
mi
svegliavano
nel
cuore
della
notte
con
terribili
"
chicchirichì
"
.
Poi
i
miei
suoceri
,
a
breve
distanza
di
tempo
,
morirono
.
Mi
trovai
sola
.
Senza
neppure
più
il
gallo
.
Credo
giusto
che
mio
marito
mi
aiuti
,
finalmente
»
.
La
figlia
del
re
del
Marocco
,
principessa
Aicha
,
ha
approvato
ufficialmente
il
gesto
delle
donne
algerine
che
hanno
bruciato
il
velo
.
StampaQuotidiana ,
Giuseppe
Zucca
deve
avere
poco
più
o
poco
meno
di
settant
'
anni
.
Fra
prosa
e
poesia
,
ha
scritto
una
ventina
di
volumi
.
Sette
commedie
gli
furono
rappresentate
con
successo
.
Ha
lavorato
come
sceneggiatore
a
circa
200
film
.
Nell
'
altro
dopoguerra
,
ebbe
larga
diffusione
il
suo
Gas
esilaranti
.
Sconcertò
i
lettori
.
Abituati
alle
prose
di
guerra
gravi
,
drammatiche
,
allegoriche
e
mistiche
,
gli
italiani
trovarono
per
la
prima
volta
nelle
pagine
di
Zucca
gli
aspetti
comici
e
grotteschi
del
primo
conflitto
mondiale
.
Fu
un
«
contropelo
»
elegante
e
intelligente
che
non
giovò
alla
popolarità
dell
'
autore
.
In
tutto
il
mondo
,
ma
specialmente
in
Italia
,
in
politica
,
in
arte
e
nella
cultura
,
si
può
giocare
in
molti
modi
,
ma
sempre
rispettando
quelle
intese
generali
,
quelle
tregue
e
quei
«
tabù
»
che
attutiscono
gli
urti
polemici
e
sono
un
po
'
la
«
croce
rossa
»
della
vita
.
Zucca
giocò
senza
regole
in
gioventù
e
continua
a
giocare
come
gli
pare
in
vecchiaia
.
Nel
suo
ultimo
libro
,
Difficile
conversare
coi
raghi
(
Ceschina
)
,
ha
scelto
come
bersaglio
Giosuè
Carducci
,
in
barba
ai
gran
sacerdoti
della
letteratura
ufficiale
.
Con
la
furia
di
Pulcinella
,
quando
distribuisce
una
girandola
di
randellate
nell
'
ultimo
atto
,
Zucca
si
avventa
contro
la
retorica
del
«
cignale
maremmano
»
e
si
diverte
a
smontarla
pezzo
per
pezzo
,
a
disossarla
fino
alle
più
intime
membrane
.
Il
famoso
sonetto
Il
bove
(
T
'
amo
pio
bove
,
eccetera
)
cade
,
verso
per
verso
,
aggettivo
per
aggettivo
,
nell
'
ossario
della
revisione
.
Sentite
come
Zucca
sistema
l
'
ultimo
verso
,
«
il
divino
del
pian
silenzio
verde
»
,
gemma
di
tante
antologie
:
«
Questo
verso
non
è
possibile
.
E
perché
,
direte
?
Perché
,
purtroppo
,
il
ciclo
dei
lavori
agricoli
è
legato
al
corso
delle
stagioni
.
Le
quali
sono
quelle
che
sono
.
E
non
c
'
è
barba
di
poeta
,
nemmeno
la
prepotentissima
barba
del
Carducci
,
che
possa
riuscire
a
modificarlo
.
Ora
,
quando
il
bove
lavora
i
campi
,
il
colore
dei
campi
è
bruno
,
grigio
,
rossastro
:
non
mai
"
verde
"
...
Ahimè
,
signori
,
confessiamolo
.
Frugando
,
così
,
un
po
'
sbadatamente
,
nella
scatola
dei
colori
,
il
nostro
poeta
ha
sbagliato
tubetto
!
»
A
Hollywood
si
sta
preparando
un
film
sulla
vita
della
celebre
«
tromba
»
Red
Nichols
,
pioniere
del
jazz
.
Ne
sarà
protagonista
Danny
Kaye
.