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> anno_i:[1940 TO 1970}
Il Papato ( Jemolo Arturo Carlo , 1958 )
StampaQuotidiana ,
Nella storia quasi due volte millenaria del Papato si possono tracciare periodi che hanno una propria inconfondibile fisionomia . Anche qui la Rivoluzione francese ha aperto una fase , che non so se si possa considerare ancor chiusa . Mentre rispetto a tanti altri atteggiamenti della vita collettiva ci pare che un nuovo periodo sia stato aperto dalla Rivoluzione russa dell ' ottobre '17 , relegando nel passato molti problemi , quando guardiamo al Papato non appaiono avvenimenti che segnino l ' inizio di un capitolo nuovo . Se la religione fu sempre opposta alla incredulità e considerata caposaldo d ' una ordinata vita associata , è dalla Rivoluzione francese che anche gl ' increduli pongono l ' accento sul Papa . Scorgono in lui la difesa di una società , non minata più soltanto dallo scetticismo religioso , ma dal rifiuto di quell ' ordine sociale che da una lunga serie di generazioni era sembrato fondamento incrollabile . Du Pupe del De Maistre è della Restaurazione , opera di un uomo di forte ingegno che ben sa che , malgrado l ' abbattimento di Napoleone ed il Congresso di Vienna , la rivoluzione continua ; peraltro è ben noto come De Maistre sia tipico esponente dell ' aristocrazia ch ' era stata illuminista , e che ora , voltasi al culto dell ' ordine , scorge nel Papa il pilastro della difesa sociale . Negli anni della Rivoluzione , di Napoleone , della Restaurazione , gli aspetti che più sono da cogliere nell ' azione del Papato , come inizi di direttive che non verranno mai meno , mi paiono tre . La condanna dei preti che hanno accettato la Costituzione civile : è la stessa linea che oggi la Chiesa pratica di fronte al movimento polacco di " Pax " ed ai sacerdoti cinesi che hanno aderito al governo di Mao . La Chiesa preferisce , in linguaggio tattico , perdere il territorio , ma conservare l ' esercito ; il nerbo di questo è l ' obbedienza ; non la tocca l ' argomento che nella Francia della rivoluzione , nella Cina d ' oggi , meglio vale ci siano cristiani non obbedienti a Roma piuttosto che increduli . Il Papa , inoltre , non si lascia attrarre alla difesa del legittimismo , del diritto divino dei re . Lo sconfessa con l ' incoronazione di Napoleone ; dappertutto i fautori del diritto divino , che vorrebbero scomunicati i popoli che non accettano i sovrani legittimi , non troveranno che delusioni , rivolgendosi a Roma . Sopra i diritti dei sovrani legittimi , c ' è il bene della cristianità . Ferdinando VII può adontarsi , ma i Papi riconoscono le Repubbliche del Sud e del Centro America , rispondono al re di Spagna che non possono lasciarle abbandonate alla propaganda protestante del Nord . Ferdinando II di Napoli non otterrà dal foglio che più rispecchia le idee di Pio IX , l ' affermazione che la monarchia assoluta sia l ' ottimo dei regimi . La Santa Sede crede che ogni forma di governo sia conciliabile con uno Stato cattolico . Terzo punto : il Papato non si lascia smuovere dal divampare delle passioni nazionali . Le guarda dapprima con diffidenza ; finisce di riconoscere la legittimità dell ' aspirazione dei popoli a dare vita a Stati nazionali , ma non considererà mai questi i soli Stati legittimi ; vedrà sempre nel troppo forte senso nazionale una insidia al concetto della universalità della famiglia cristiana . L ' Ottocento volge verso la fine , s ' inizia il nuovo secolo . Siamo nell ' epoca delle mirabili scoperte , delle grandi creazioni meccaniche , apparentemente del primato dell ' economia . Ma l ' inevitabile resistenza del trascendente , del mondo della metafisica , s ' impernia sempre più sul Papa . Con Pio IX , come ha notato Salvatorelli , s ' inizia quel culto della persona del Papa , quell ' affetto per la persona fisica del Vicario di Cristo , che oggi è abito naturale di tutti i cattolici , ma che non è esclusivo a loro . Liberato dal peso del potere temporale , l ' ascendente morale del Papato , pur nei paesi protestanti , nell ' Inghilterra per cui era stato fino a pochi decenni innanzi nemico tradizionale , sale rapidamente . Diviene presto il grande potere mondiale , di cui debbono tener conto anche paesi di civiltà extraeuropea , del tutto estranei alla storia del vecchio mondo , dove i cattolici rappresentano l ' un per cento . La storia ha visto negli ultimi quarant ' anni movimenti d ' enorme vastità , trasformazioni così rapide che sarebbero sembrate impensabili ( vivono in non avanzata vecchiaia coloro che ricordano la Cina degli imperatori e dei mandarini , i cinesi dal codino , le cinesi dai piedi deformati ) . Salvatorelli ha sintetizzato la situazione attuale nella divisione del mondo in tre settori e nella crisi , che nel settore occidentale sembra minacciare i rapporti tra società civile e società religiosa . Io porrei l ' accento sulla debolezza , che in gran parte d ' Europa presentano le forme tradizionali che per secoli hanno espresso la società civile ; e sulla tendenza degli organi della società religiosa ad assumere la direttiva anche della società civile . Questo potrebbe segnare una trasformazione dei contrasti tra mondo occidentale e resto del mondo in lotta religiosa ; ma ad altri occhi potrebbe anche apparire una radicale trasformazione dell ' Occidente , la quale attutisse le avversioni che in Asia ed Africa si hanno contro di lui : dubito che oggi nel mondo arabo ci sia , per il prete o la suora , l ' avversione che si dà per il funzionario coloniale o per il militare . Nulla di più vano delle profezie . Ma sembra certo che , nella vicenda dei prossimi decenni , il rilievo della Santa Sede sarà sempre maggiore . Alla figura del futuro Papa - questo sovrano assoluto , che non ha parlamenti né maggioranze cui debba rendere conto - non a torto si guarda con un ' ansia che non sarebbe giustificata in alcun ' alba di regno , in alcuna vigilia di elezione presidenziale .
Il Concilio: realtà e mito ( Jemolo Arturo Carlo , 1962 )
StampaQuotidiana ,
In tempo di guerra coloro cui incombe controllare e dirigere l ' opinione pubblica paventano il disfattismo , ma altresì le false notizie di vittorie , i presagi di rapida felice conclusione che , non verificandosi , portano a reazioni di sfiducia . È ciò cui penso vedendo l ' attesa , in alcuni ambienti troppo trepida , del Concilio : il formarsi di un suo mito . Per quanto grande possa esserne il successo , poco muterà , immediatamente od in breve volgere di tempo , soprattutto agli occhi di chi non segue nei dettagli le questioni di disciplina ecclesiastica . Se si avrà un qualche ritorno all ' ovile , non sarà che da parte di minori chiese scismatiche , forse di qualche rito orientale , meno improbabilmente di gruppi che le vicende politiche hanno allontanato dalle sedi originarie . I mutamenti disciplinari , consistessero anche in un più deciso impiego dei laici , od in una maggiore autonomia dei vescovi ( che non so se augurarmi : coloro che deprecano l ' accentramento romano non pensano a quanto è valso a salvare le chiese dei singoli paesi dal pericolo di scivolare nel nazionalismo , di essere completamente dominate volta a volta dalle esasperazioni dell ' opinione pubblica locale ) , non saranno appariscenti , atti a colpire l ' immaginazione popolare . Non verrà certo meno la distinzione tra chierici e laici , la potestà di magistero riservata ai primi , né il celibato del clero , né il rigore nelle cause di nullità matrimoniale . Per parare il pericolo della delusione , occorre ricordare pure agli entusiasti che non solo l ' aspetto esteriore , ma l ' andamento generale della vita ecclesiastica non è soggetto a subire profondi mutamenti per via del Concilio ( i preti meno zelanti , i religiosi meno illuminati , resteranno quel che sono ) ; e soggiungere subito che tuttavia l ' evento conciliare si presenta come di primaria importanza non tanto nella storia della Chiesa quanto in quella del secolo , ed è probabilmente destinato a segnare una data memoranda . Giustamente s ' insegnava che dopo il Vaticano I , con la proclamazione dell ' infallibilità pontificia , dopo che il Codice di diritto canonico aveva ribadito che le delibere conciliari non hanno efficacia se non approvate e promulgate dal Papa , che il Concilio non può trattare argomenti se non proposti dal Papa o da lui preventivamente approvati , non appariva l ' opportunità di nuovi Concili ; onde si riteneva che quello del 1869-'70 sarebbe rimasto l ' ultimo . Ed in effetto tutto ciò che statuirà il Concilio avrebbe potuto essere sancito con singoli atti pontifici . I questionari che sono stati rivolti ai vari episcopati su una serie di punti , e che hanno raccolto volumi e volumi di risposte - si ammira in particolare la solerzia dell ' episcopato germanico - avrebbero potuto essere del pari inviati e valutati in vista di Bolle pontificie , elaborate nella competente congregazione . Sarebbe stato dell ' indole del Pontefice , del suo apprezzamento della situazione , seguire o meno le direttive emananti da tali risposte , scegliere tra le opinioni diverse . Il Concilio implica la discussione in assemblea , il porre quindi alla luce del sole ( anche se i verbali non dovessero venire pubblicati integralmente , se in essi venissero smussati alcuni dissensi , non è mai segreto quel che segue in un ' assemblea di quasi tremila persone ) i reciproci punti di vista , il far sapere in un secondo momento che certe decisioni furono adottate a maggioranza e non alla unanimità . Ciò che ha importanza non come accenno ad una impossibile riforma di struttura della Chiesa ( dove il potere non può venire che dall ' alto , dove nessuna maggioranza può imporsi al Vicario di Cristo ) , ma come fatto di costume . L ' obbedire a ciò che si sa essere stato proposto in base a certe esperienze , discusso , approvato in virtù di argomenti noti , è il rationabile obsequium , contrapposto all ' obbedienza a ciò che misteriosi superiori nella loro imperscrutabile saggezza avessero ordinato per ragioni a loro soltanto note . Su un terreno di annientamento del proprio io , indubbiamente più meritevole la seconda obbedienza ; ma è significativo che ci si preoccupi oggi , a differenza che in altri momenti , di vedere nell ' ecclesiastico , nel fedele , non tanto quegli pronto ad umiliare la propria ragione sull ' ara della disciplina , quanto quegli che deve essere convinto per poter convincere , per rendersi portatore di luce . Sul terreno dei rapporti interconfessionali : se neppure il più piccolo gruppo dissenziente avesse a riunirsi alla Chiesa cattolica , rimarrebbe del pari grandissimo fatto l ' invito rivolto a tutte le confessioni ed eminentemente il mutato stile di fronte ai separati . I meno giovani si rendono conto che il linguaggio attuale verso greco - orientali ortodossi e verso protestanti sarebbe stato semplicemente impensabile sotto Pio X , ancora sotto Pio XI ; anche in omaggio al nuovo clima avrei preferito che la risposta valdese fosse diversa , con minor timore di un equivoco che non poteva sorgere in alcuna persona sensata . Senza pensare a conversioni od a ritrattazioni , ci si può dire lieti di cooperare in qualche opera di bene , soprattutto nella difesa dei valori comuni a tutto il cristianesimo di fronte a chi nega ogni luce del divino . La grande svolta che a mio avviso segna il Concilio , è proprio in un mutamento di prospettiva . Va da sé che per la Chiesa cattolica oggi come domani come ieri , chi non accetta tutti i suoi dogmi , e così il Papa vicario infallibile di Cristo , è in errore . Ma posizioni opposte sono : l ' arrestarsi su quel che divide , l ' isterilirsi nel ribadire all ' infinito l ' antitesi " verità - errore " , ed il dire invece : " accantoniamo questi punti , su cui le opinioni di ciascuno sono note e nette ( ognuno potrà anche aggiungere : le mie , immutabili ) , e cerchiamo di lavorare insieme " . Ciò che significa anche : " guardiamoci gli uni e gli altri con occhio amico , e confrontiamo altresì le nostre esperienze sul miglior modo per rendere gli uomini più buoni , per condurli a Dio " . Mi sembra che non solo ogni cattolico , ma ogni uomo di buona volontà , di qualsiasi convincimento , debba augurare successo a chi si pone su questa via .
Libertà religiosa e spirito di carità ( Jemolo Arturo Carlo , 1963 )
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Ha avuto giusta eco il discorso del cardinale Bea alla Università " Pro Deo " , specie nel passo in cui ricorda come il segretariato per l ' unione dei cristiani abbia preparato uno schema da proporre al Concilio sul tema della libertà dell ' uomo di seguire anche in materia religiosa solo la propria coscienza , sul dovere dell ' individuo e della società di rispettare tale libertà ed autodecisione . Forse le parole più salienti del discorso sono quelle che insistono sui due doni che debbono sempre restare congiunti : « L ' amore della verità e l ' amore della persona , cioè la carità del prossimo ... L ' amore della verità , senza carità , diviene intollerante e respinge . La carità senza la verità è cieca e non può durare . La grazia che il credente deve impetrare da Dio è anzitutto " l ' armonia tanto difficile da realizzarsi : tra l ' amore della verità e la carità ... " » . Non so se sia caso , o riserbo , il discorso non è stato riprodotto dall ' Osservatore Romano . Esso è meno ardito di quanto potrebbe sembrare , se si riflette che la Chiesa ha sempre considerato come dogma fondamentale , da cui deriva la responsabilità dell ' uomo , quello della libera scelta , del nessun valore del gesto coartato . Non si salva l ' anima di alcuno legando il suo corpo per impedirgli di compiere il male cui anela . Ma in altri punti ci sono stati lenti , non sempre facilmente coglibili , mutamenti . Si è sempre ammesso in teoria che si possa errare per ignoranza , in buona fede ; solo , per lunghissimi periodi , fin quasi ai giorni nostri , si stentava a riconoscere questa buona fede ; gli eretici erano incalliti nell ' errore , perché attraverso le Scritture che professavano di venerare dovevan riconoscere la verità della fede cattolica , anzitutto il magistero del Pontefice ; pervicaci gli ebrei , nel non voler constatare , attraverso i loro Profeti , che con Gesù era venuto il Messia ; imperdonabili gli atei , perché con gli argomenti della ragione dovevano pervenire all ' esistenza di Dio , ai principi fondamentali della fede , da cui , per corollari , si giunge a tutta la dottrina della vera religione . Molte generazioni di teologi , di pastori , fino ad epoca vicina a noi , hanno creduto in questo splendere della verità , che occorre chiudere volutamente gli occhi per non scorgere . Ma l ' evidenza finisce sempre d ' imporsi ; anche quella che gli argomenti della logica formale non hanno la penetrazione che poté attribuir loro un tempo il cattedratico ; che in ogni ragionamento , appena si esca fuori dell ' ambito delle scienze fisiche ( e non giurerei neppure in questa esclusione ) c ' è un elemento passionale , una spinta fideistica , non eliminabile . Gli uomini di chiesa hanno dovuto constatare come argomenti che a loro , in virtù della formazione ricevuta , parevano irrefutabili , nulla dicevano a chi aveva ricevuto formazione diversa . I sempre più larghi contatti con il mondo di quelli che per la Chiesa sono i ciechi o gli erranti , han persuaso della loro buona fede . Le avversioni si sono attutite . Altro discorso : a giustificare la intolleranza si è sempre addotta la necessità di difendere dall ' errore le masse , i giovani , gl ' inesperti . Padre Taparelli oltre cento anni or sono ne L ' esame critico degli ordini rappresentativi , rispondeva agli assertori della libertà di opinioni : chi oppone che non si può strappare con la forza l ' assenso degli intelletti , non si rende conto " che chi mette in catena il mostro dell ' errore , come chi mette la musoliera all ' orso , non pretende convertire la fiera , ma camparne i galantuomini " . Diciassette anni or sono , L ' Osservatore Romano rispondeva quasi con i medesimi termini a quanti , alla morte di Buonaiuti , si erano lagnati che l ' intransigenza ecclesiastica non gli avesse permesso di risalire sulla cattedra : dovere della Chiesa , il preservare i giovani dall ' errore . Ma già nel secolo scorso veniva innanzi la famosa distinzione della tesi e dell ' ipotesi ; cioè vera in massima la tesi del dovere di chiudere il varco all ' errore ; doversi però fare l ' ipotesi che quest ' atteggiamento generi tali contrasti , tali reazioni , avversioni alla Chiesa , da risultare un maggior male . Oggi ricorre sempre più , almeno nei paesi liberi - ché i regimi totalitari sono ancora sul terreno del chiudere la bocca a quelli che per loro sono gli erranti - , il presupposto dello scandalo dato dalla repressione del supposto errore . V ' è anche un lato teologico che normalmente si dimentica ; il rigorismo agostiniano scorgeva la massa dannata , da cui occorre staccarsi , per giungere a far parte del piccolo numero di salvati ; nel Trecento un Gregorio da Rimini era convinto del fuoco sensibile cui sarebbero stati condannati per l ' eternità gl ' infanti morti senza battesimo . Il cancellarsi di queste concezioni , una maggior fiducia nella comprensione e nella bontà di Dio , porta anche gli uomini più pii ad avere minor preoccupazione per la sorte di quanti , aspirando al bene , non trovassero la retta dottrina . Ma l ' antitesi tra liberali ed autoritari è antitesi che non verrà mai interamente meno ; non si supera con argomenti di pura ragione . Quanti siamo per la soluzione liberale , sappiamo di essere sospinti da una fiducia nell ' uomo , nella sua scintilla divina , che gli permetterà , sia pure attraverso lunghe traversie , di trovare la via migliore ; ed altresì da una simpatia spontanea per l ' uomo liberale , sempre pronto ad ascoltare , a comprendere , a rivedere le proprie posizioni ; fede è simpatia che altri possono non condividere . Contemporaneamente al discorso del card . Bea seguiva , cosa di ben minore importanza , un convegno dell ' associazione per la libertà religiosa : dove naturalmente si auspicavano diritti positivi rispettosi di tutti i convincimenti ; che riconoscano a tutti , appartenenti ad una fede od uomini che non si appellano a Dio , libertà di cercare proseliti . Ma nelle nostre conversazioni ci accorgevamo di essere divisi , tra quanti crediamo in un Dio che preghiamo , quanti hanno un vivo senso del sacro , che non riescono a fissare in una concreta religione , e quanti invece dichiarano di sentirsi pienamente appagati nell ' ambito della ragione , senz ' avvertire altri bisogni . Ed anche in un altro punto nelle nostre molto amichevoli conversazioni non eravamo concordi ; convinti tutti del dovere dell ' uomo di dichiarare al mondo le sue convinzioni , io assumevo il temperamento della pietà . Allo sdegno di alcuni per ciò , che la vedova di un nostro comune amico aveva voluto per lui funerale religioso , là dov ' egli mai era stato aderente alla fede cattolica , opponevo che se la povera donna ( che non aveva smentito inesistenti conversioni ) aveva tratto da ciò conforto , da quei funerali non era certo rimasto falsato il pensiero del marito , le cui pagine , nobili e belle , sono ben chiare . La congiunzione che fa il card . Bea tra amore della verità e carità del prossimo , m ' induce a perseverare in questo sentire , che ad altri più rigidi sembrerà lassismo .
Un Papa ottimista ( Jemolo Arturo Carlo , 1964 )
StampaQuotidiana ,
Se scrivessi di avere visto negli ultimi quindici anni riaccendersi il contrasto religioso che percorre la seconda metà del '600 e gran parte del '700 tra giansenisti e gesuiti , tra fautori del rigorismo morale ed assertori dell ' indulgenza , tra sostenitori della porta stretta , della salvezza dei pochi , dell ' essere l ' umanità massa dannata , e chi asserisce che la Redenzione consente la salvezza di tutti : ogni lettore penserebbe che sia uscito di senno . I più indulgenti accennerebbero alla deformazione dell ' uomo di studio , che crede di vedere il mondo riflesso nel piccolissimo settore su cui si è affisso . Ed in effetto chiunque sa che viviamo in un mondo in cui le preoccupazioni religiose hanno scarso posto , e solo strette cerchie le condividono . Se ci si limita però a queste , è tuttavia agevole cogliere che la posizione di quelli che si chiamano conservatori rispecchia l ' atteggiamento dei giansenisti di tre secoli or sono : gli uomini si debbono piegare alla legge di Dio , se pure la trovino dura o sembri loro irragionevole ; e non possono pretendere sia invece tale legge a piegarsi alle loro esigenze ; la natura umana è sostanzialmente cattiva , ed occorre il principio di autorità per tenerla a freno ; le passioni vanno rattenute : nulla di più deleterio del lasciar credere che il peccato universalmente praticato cessi di esser tale . Quelli che sembrano innovatori non pretendono certo ad un ' abrogazione di leggi divine per volontà umana , ma ritengono che solo poche norme fondamentali siano dettate per gli uomini di ogni tempo e luogo , ed il precetto , veramente immutabile , di carità ed amore vada tradotto in regole di condotta diverse secondo i tempi . E così che certa precettistica , che una volta raggiungeva un fine di bene , abbia ad essere abbandonata se si constata che ottiene oggi un risultato antitetico ; la regola sempre valida , di cercare di trarre alla verità , alla buona condotta di vita , i fratelli , implica metodi di attuazione differenti secondo i tempi ; nello stesso modo che i genitori si comportano diversamente verso i figli a seconda della loro età , dei caratteri , delle crisi che attraversano . Contrasto che non assume le note acute di quello già ricordato di altri secoli ; ma che sussiste ; ed in cui sono del pari rispettabili le posizioni delle due parti . Non vorrei dispiacere al padre Ernesto Balducci dicendogli che queste considerazioni mi venivano innanzi man mano che leggevo il suo libro così bello , così ricco , Papa Giovanni , uscito in questi giorni : che lo leggevo con vivo consenso . Non vorrei dispiacergli , in quanto egli ha scritto in testa al libro : " Papa Giovanni non è stato per me un pretesto per dire altre cose ... è così facile partire da lui per sviluppare un discorso tutto nostro , di cui egli non avrebbe mai accettato la paternità " ; e potrebbe apparire che io voglia contrastargli . Ma chi ha vena di storico non può non inquadrare ; e l ' uomo più religioso avverte che nulla si opera per salti , che anche gli eventi che sono frutto immediato della grazia di Dio , persino i miracoli , hanno una preparazione storica : quella che porta gli uomini a comprenderli . Nulla di eterodosso nel dire che l ' avvento del Messia fu preceduto da almeno tre secoli che portarono una spiritualizzazione dell ' ebraismo , l ' attitudine a divenire da religione di un popolo religione universale , e , nel mondo pagano , fecero lievitare l ' idea di un Dio unico , dietro lo schermo di dei troppo simili ad uomini . Papa Giovanni non poteva nascere nel medioevo ; e se un neo c ' è nel libro del Balducci , è di lasciare in ombra che ci furono non pochi che pur tacendo , perché in posizioni religiose o politiche che non consentivano la critica ad un Papa , ritennero dannosa la sua mansuetudine , ed hanno rialzato alquanto la testa dopo la sua scomparsa . D ' altronde anche padre Balducci , pure proponendosi di guardare la mirabile vita ed indole di Angelo Roncalli , e volendo evitare ogni inquadratura storica , deve ricordare quella che sarebbe stata la caratteristica del suo pontificato : il mondo moderno si era organizzato secondo valori nuovi , " che la Chiesa misurava più nelle loro energie di divergenza dalla fede che nella loro virtualità di convergenza " ; la teologia sviluppava " un certo tipo di formulazione , che ben rispondeva all ' intenzionalità polemica che guidava la Chiesa , ma rendeva sempre meno accessibile all ' uomo laicizzato il patrimonio dell ' insegnamento cattolico " ; papa Giovanni ha compreso " che l ' opera della Chiesa non può esaurirsi nella polemica " , che gli errori persistono , ma hanno perduto gran parte dell ' antica pertinacia e soprattutto la presunzione di porsi come alternativa alla verità di Cristo ; onde la Chiesa può piuttosto che arrestarsi nella polemica , " attendere a riproporre la verità cattolica entro una formulazione più adatta all ' intelligenza moderna " . Mi pare quindi si possa ben dire che il papato di Giovanni XXIII , pur essendo la rivelazione di un uomo che alla profondissima fede univa la scintilla del genio , s ' inquadra in un ' epoca ; ha nella storia la sua preparazione ; sbocca nel riconoscere che molti valori fino allora oppugnati non sono inconciliabili con la Chiesa , che questa deve proseguire il suo cammino , anziché spendere il meglio delle sue forze in vecchie polemiche . La preparazione consiste da una parte in movimenti interni alla Chiesa , ma avversati o condannati dalla S . Sede , che sono le varie sinistre cattoliche , e soprattutto i gruppi francesi che vogliono il colloquio con tutti , anche e soprattutto con il mondo comunista , e ( a ragione od a torto , non importa ) sono tratti a vedere negli atteggiamenti antireligiosi od anticristiani del mondo d ' oltre cortina od afroasiatico non connotazioni incancellabili , ma reazioni a posizioni tradizionali cattoliche . Per un ' altra parte questa preparazione si ha nel pontificato di Pio XII , in lati che sfuggono all ' attenzione degli studiosi laici : la rottura dell ' immobilismo , anche a rischio di dare scandalo , con le innovazioni liturgiche ( la Messa pomeridiana che trova ancor oggi ripugnanze in chi non sa disgiungere liturgia e tradizione ) e l ' accettazione , in tema di interpretazione della parte più antica , ma essenziale , del Vecchio Testamento , di tesi che sarebbero state sicuramente condannate al tempo della campagna antimodernista . Naturalmente non era questa che preparazione : che avrebbe pur potuto costituire una via senza uscita se non fosse sopravvenuto Angelo Roncalli . E bene nel libro di padre Balducci si accentua che con l ' elezione al pontificato parve nascere un altro uomo ; nunzio in Francia era stato ritenuto un integralista ; né nunzio né patriarca aveva neppure accennato agli ardimenti che ebbe pontefice . Padre Balducci spiega ciò con il profondo senso chiesastico , la completa obbedienza del prelato ; fino a che in posizione subordinata , sole sue direttive quelle del papa regnante ; soltanto dopo salito al soglio pontificio poté imprimere alla Chiesa un impulso diverso da quello datovi dai suoi predecessori . Pure felicemente il libro ricorda come nell ' opera di Giovanni XXIII tutto seguisse alla insegna della semplicità : " Le decisioni più geniali egli le ha prese come se fossero normali provvedimenti , dissimulando la loro effettiva grandiosità con sorriso casalingo e con linguaggio festivo ... ha detto con parole povere , cose grandi " . E pur questo , del mutato tono , del rendersi conto che oggi i popoli non sono più portati alla riverenza dallo stile e dalle forme esteriori , è stato un adeguamento ai tempi ; ma altresì un aderire alla posizione ottimistica , che non giudica gli uomini incapaci a comprendere quel che può esservi di grande in un messaggio , ad esserne toccati , se non attraverso la magniloquenza . Un credere nei fratelli .
UN AMICO AUTOREVOLE ( Bianciardi Luciano , 1954 )
StampaPeriodica ,
Eravamo tutti contenti ed orgogliosi , quando Mino fu chiamato a Milano : ed in verità fa sempre piacere che per un lavoro importante , com ' era quello , avessero scelto proprio uno di noi , della provincia , la provincia che tante energie ha dato alla città , alla nazione , senza nulla ricevere o chiedere in cambio . Così , appunto , diceva Mino , ogni volta che la discussione ( e capitava spesso ) cadeva su questo punto . Poi ci dispiacque , perché il vuoto era incolmabile . Ora chi avrebbe ricevuto gli intellettuali , quelli di Firenze o di Roma , quando venivano per una conferenza , per esempio ? Chi ci avrebbe organizzato , in poche parole , la vita culturale ? Mino era stato un personaggio , in città , fin dagli anni del ginnasio ; al liceo addirittura riuscì a fondare una rivista , con un bel nome etrusco sulla copertina , che faceva un bell ' effetto . Una volta , ricordo , non avevo i soldi per comprare il numero due , della rivista . Andai alla redazione , che era in casa di un certo Bianchi , chiesi se me la prestavano , ma loro dissero che non avevano tempo da perdere con i ragazzi ( avevano tutti tre o quattro anni più di me ) e che me ne andassi . Mino , invece , il giorno dopo mi fermò e mi disse : « Scusa , per ieri sera , sai , e passa da me , verso le quattro . Vedremo se si può fare qualcosa » . Così tutti gli volevano bene , anche perché era serio , opportuno , attento a quel che diceva ; mai apriva bocca a caso . Il sindaco lo stimava , e si faceva scrivere da lui i manifesti di maggior impegno , quelli per la festa degli alberi , per esempio . Il federale anche , sebbene non fosse ignoto a nessuno l ' antifascismo dottrinario di Mino . « È un bravo ragazzo » , diceva il federale , « e poi , culturalmente , è un valore . Bisogna lasciarli un po ' stare questi intellettuali . » Così era ovvio che , morendo il vecchio prete bibliotecario , il posto , una volta laureato , toccava a lui ; ed anche qui Mino si distinse , le riviste specializzate gli chiedevano la collaborazione , ai congressi non mancava mai e prendeva ogni volta la parola , preciso , puntuale , breve . Ed intanto preparava il saggio . E poi partì per Milano . Ed era naturale : gente come lui non può restare qui , e poi lassù si sarebbe fatto una posizione , certamente . « Faglielo vedere , tu » , gli dicemmo alla stazione , « che gente nasce in provincia . » Ogni tanto vedo Mino , ed ormai son passati cinque o sei anni da quando se ne andò . Ogni volta lo trovo più pingue , stempiato , ma in fondo è sempre lo stesso . Lo incontro , di solito , negli atri degli alberghi dove si tengono conferenze culturali , dibattiti , convegni , premi letterari . Mi riconosce subito , e mi viene incontro , sorridente , con la mano tesa : « Ciao , caro » , mi dice sempre , « come va ? Cosa fai di bello ? E laggiù da voi cosa fate ? » . Io gli spiego tutto per filo e per segno , e lui mi sta ad ascoltare , assentendo col capo . E quando mi lascia mi stringe ancora la mano : « Ciao , caro , scusami ma ho da fare . Ci vediamo dopo . E scrivimi qualche volta » . Io gli scrivo , infatti , lunghe lettere dove gli racconto quel che succede in provincia , e gli chiedo consigli , per una iniziativa , o gli propongo di venire a fare qualche conferenza , su Graham Greene , per esempio , o su Moravia . E lui risponde sempre . Scusandosi perché è tanto occupato , ha da fare . Prepara il saggio . Di lui sento parlar bene da tutti : « È un giovane critico su cui possiamo contare . Prenderà il posto di Pancrazi » . L ' ho ritrovato quest ' estate in un albergo balneare , dove assegnavano un premio : era nella giuria . Mi venne incontro lui , anche questa volta , sorridente e con la mano tesa : « Ciao , caro , come va ? Tua moglie ? Avete bambini ? E cosa fate , laggiù da voi ? » . Io gli rispondevo puntualmente : sto bene , anche lei sta bene , sì ne abbiamo uno di cinque anni . E laggiù , si sa , la solita vita , la provincia ; almeno fosse tornato lui , qualche volta , a farci una bella conferenza su Moravia o su Graham Greene . « Eh , caro , cosa vuoi farci , gli impegni , il lavoro . Anzi , scusami , ho da fare , ci vediamo dopo » . Rimasi lì tre giorni , e lo vedevo sempre affaccendato per l ' atrio dell ' albergo , guardandosi attorno , sorridente . Prima di partire mi chiamò : era con Diego V . « Permetti , Diego » disse , « ti presento questo giovane , un bravo giovane , un certo ... » e dopo una breve pausa disse il mio nome . Mi fece anche un sacco di elogi , ed io un po ' , per la verità , mi vergognavo e tenevo gli occhi bassi . « È un bravo giovane , che vive in provincia , ha fatto molto bene , laggiù . » E continuava gli elogi . « Eh , caro Diego , noi spesso abbiamo il torto di ignorarlo , un grosso torto , ma in provincia si fanno tante cose belle , veramente » .
Si riapre il Concilio ( Jemolo Arturo Carlo , 1965 )
StampaQuotidiana ,
L ' ultima sessione del Concilio non si apre nel clima di grandi speranze che in molti - non in chi da anni segue attentamente la vita della Chiesa - ne avevano accompagnato gli inizi . Non ci saranno ritorni di fratelli separati ; probabilmente usciranno attenuati od edulcorati i testi su cui più si appuntava l ' attenzione generale , quello in tema di libertà religiosa , l ' altro che avrebbe dovuto togliere all ' antisemitismo ogni arma suscettibile di passare come di marca cattolica . Attraverso la già pubblicata costituzione dogmatica " De Ecclesia " sappiamo che , con tutte le parole di alto rispetto per la dignità dei vescovi , nulla è mutato alle posizioni poste dal primo Concilio Vaticano ; viene ribadito che il corpo dei vescovi ha potere solo quando agisce con il Papa , che quanto questi dispone ha valore immediato , non per il consenso della Chiesa ( e che non si sia mosso alcun passo verso un episcopalismo , non è ragione di rammarico per chi teme la debolezza degli episcopati nazionali di fronte al potere politico od alle passioni popolari ) . La medesima Costituzione parla di una dignità e di un apostolato dei laici , ma in nulla modifica la posizione loro fatta dal vecchio diritto canonico . Non sembra probabile che si abbia qualche novità sensazionale : diaconi coniugati od una norma generale che autorizzi il sacerdote a ritornare al secolo ed a contrarre matrimonio quando non si senta più pari al suo compito . Quel che invece sicuramente rimarrà , sarà il clima di distensione nei rapporti con le altre confessioni ed altresì con quanti , pure dichiarando di non avere la fede , non siano oppositori della Chiesa , non cerchino di distruggere la fede altrui . La prevalenza dei latini sui cattolici di rito e tradizione orientale trova termine ; si ammette nella Costituzione dedicata alla Chiesa d ' oriente che siano possibili matrimoni tra cattolici ed acattolici con la semplice presenza di un sacerdote , ma senza seguire il rito dei cattolici ; si ammette , sia pure eccezionalmente , la possibilità di funzioni sacre celebrate insieme con gli appartenenti a Chiese separate da Roma . Il decreto sull ' ecumenismo , pieno di rispetto per le Chiese sedicenti ortodosse , è pur riguardoso nei pochi paragrafi destinati ai protestanti ; naturalmente parte dal principio che la Chiesa soltanto ha la pienezza della verità ; onde riprova certo irenismo che per venire incontro ai separati danneggerebbe la purezza della dottrina cattolica cd oscurerebbe il suo senso genuino . Nella Costituzione sulla Chiesa , quel che è detto della Vergine non allarga ulteriormente il fossato che separa dai protestanti . Fuori delle Costituzioni e del diritto scritto , pare certo che il clima è molto mutato , e probabilmente senza ritorni , da quello ch ' era ancora trent ' anni or sono ; non c ' è più l ' orrore per il sacerdote che ha dismesso l ' abito e si è sposato ; oggi il vescovo benefico , veramente paterno , è più considerato di quello grande costruttore di seminari e di chiese per cui riusciva a trovare fondi , grande manipolatore di elezioni . Delusione per l ' evoluzione seguita dal giorno dell ' apertura del Concilio ? In certi ambienti , più d ' oltr ' Alpe che italiani , sicuramente sì . Ma sarebbe scambiare la minor parte con la massa dei cattolici parlare di delusione senz ' altro . Invero oggi più che mai lo schieramento cattolico è così vasto e con tale diversità di posizioni , che resta impossibile valutare in termini generali . Ci sono quelli che vorrebbero tornare alla purezza evangelica , alla Chiesa povera , e quelli attaccati più che mai al clima costantiniano , ai concordati , allo Stato che paga le congrue , al braccio secolare . Ci sono quelli cui il catechismo , certe dottrine tradizionali , certe devozioni sembrano scorie morte ; certe credenze , che non costituiscono articolo di fede ma che sarebbe irrispettoso dichiarare superstizione , offendono . Altri , invece , si trovano a loro agio nelle vecchie forme ; c ' è una massa che non vive nel clima del tomismo né in quello del Vangelo , bensì nell ' altro dei santi miracolosi , delle rivelazioni di S . Margherita Alacoque o della Vergine di Fatima , che ignora tutto del Vecchio e del Nuovo Testamento , per cui la grande figura del Cristo è al più il S . Cuore . L ' uomo di fede sa che Dio gradirà i più umili omaggi , che probabilmente più di un semplice dell ' ultima schiera passerà dinanzi a quelli che hanno cercato l ' acqua più pura della Rivelazione . Ma quali problemi si presentano ai reggitori . Se siamo in un certo numero a ringraziare Dio di averci fatto vivere gli anni di Giovanni XXIII , molti ne furono scandalizzati ( circolò alla sua morte la frase che sarebbero occorsi quarant ' anni per riparare al male che aveva fatto in quattro ) ; parecchi sono rimasti turbati dalle novità liturgiche succedutesi da Pio XII a Paolo VI . E c ' è un dato conturbante . Contro tutte le previsioni che il mondo colto , la classe politica formulava cento anni or sono , l ' ascendente morale , la potenza della Chiesa è andata costantemente crescendo , senza interruzioni . Lo scandalo dato alla cultura dalla formulazione dei decreti antimodernisti non ha nemmeno rallentato quest ' ascesa . Nei paesi già rigorosamente protestanti , Olanda , molti Cantoni svizzeri , Ginevra anzitutto , l ' avanzata cattolica è impressionante ; gli Stati Uniti hanno potuto avere un presidente cattolico , la posizione dell ' attuale presidente non è stata nemmeno scalfita dalla conversione di una sua figlia al cattolicesimo . Conversioni in senso opposto non se ne danno ( nessun rilievo certi movimenti di umili ; ondate che si dissolvono nell ' ambito di una generazione ) . Di fronte a quest ' ascesa costante si comprendono le esitazioni all ' idea di mutamenti profondi . Quando mai si abbandona una direttiva nel momento che segna i maggiori successi ? E tuttavia un profondo istinto , che trova nella ragione argomenti di conforto , ci dice che questo successo non è in profondità , non è caratterizzato da un ritorno degli uomini alla preoccupazione del volere di Dio , al bene . I sacerdoti più a contatto con le coscienze non hanno la tonalità ottimistica di quelli che vivono nel clima costantiniano , che stipulano concordati . Malgrado certo ottimismo di comando l ' umanità ha preoccupazioni come non mai . Si eviterà l ' urto delle razze ? Si otterranno tanti beni da soddisfare la popolazione del mondo sempre in aumento ? Si potranno abbassare le muraglie che dividono paesi poveri e ricchi , o la difesa del proprio benessere non renderà sempre più aspri e crudeli , fino a far risorgere mostruosità che speriamo debellate per sempre ? La Chiesa non può senza rinnegare il suo ecumenismo rassegnarsi a restare spettatrice , sia pure orante , in quella che sarà la vicenda , speriamo non tragica , dei prossimi cento anni . Non può non esserle d ' incitamento il ricordo di quel che fu , all ' incirca tredici secoli or sono , il suo compito nella fusione di popoli già plasmati dalla civiltà greco - romana e di barbari . Ma tutti avvertiamo che ad espletare questo compito di patrocinare fusioni , di mitigare egoismi e ferocie , non saranno idonei quanti credono che la fede sbocchi dall ' apprendere il catechismo , quanti sono attaccati alle leggende ed alle pie devozioni , quanti vivono sotto l ' incubo della eresia , e neppure quanti , legati al clima costantiniano , reclamano privilegi per la Chiesa . Solo uomini de ] clima giovanneo , capaci come il Redentore di guardare oltre le dottrine nel cuore dei fratelli , con tesori di comprensione e di amore che rompono ogni argine teologico , con il coraggio che consente di camminare sulle acque , potranno essere atti a tanto .
Il volto nuovo della Chiesa ( Jemolo Arturo Carlo , 1964 )
StampaQuotidiana ,
Talora i contemporanei non hanno coscienza di vivere anni che la storia considererà come periodo ( l ' importanza vitale per un paese od una istituzione , se non per tutta una civiltà ( ed a volte invece sembrano di somma importanza eventi che tra non molto appariranno di nessun rilievo ) . Ho l ' impressione che stiasi verificando ( con il ritmo accelerato , la condensazione nel tempo , che distingue il nostro secolo rispetto ai precedenti ) una nuova riforma cattolica , di non minore rilievo di quelle del sec. XI e della seconda metà del Cinquecento . Mi parrebbe ingiusto non ricordare che la prima scossa all ' immobilismo venne da Pio XII ; quello di Giovanni XXIII fu il periodo eroico , Paolo VI lo continua e ne segnerà , pensiamo , le realizzazioni . Molti avevamo avuto il torto di scorgere il Concilio come teso verso una unione delle Chiese , e non irragionevolmente , guardando questa mèta , eravamo piuttosto scettici ; pensavamo che già un grande passo si era compiuto smussando tutte le asprezze , non parlando più di eretici e scismatici , ma di fratelli separati , e che altro non si poteva ora ottenere . Chi aveva occhi spassionati si accorgeva , sì , che appariva nella Chiesa un rigoglio di riacquistata giovinezza , quale ahimè non si nota negli organismi statali ; nuove leve di chierici volenterosi fino all ' entusiasmo , qualche raro fenomeno di turbolenza chiaramente originata da troppo amore ( i volontari che muovono all ' attacco prima del tempo ) . Ma non ci eravamo resi conto - ed occorre riconoscere che per questo l ' Italia non era l ' osservatorio più adatto - che il tempo era maturo per qualcosa di ben più importante che non la riunione a Roma di qualche Chiesa orientale : per una grande revisione delle posizioni del cattolicesimo , una depurazione dalle incrostazioni ben più radicale di quella che costantemente ma lentamente segue , un adeguamento intelligente al compito di riconquista di un mondo che molte generazioni di uomini di chiesa si limitavano a condannare . Giovedì scorso , dopo il voto sulla collegialità dell ' episcopato , il giornale Le Monde scriveva : " Il Vaticano II ha provato il proprio vigore , la propria intuizione di un ' epoca caratterizzata ad un tempo dal bisogno di decentramento e di libertà e dalla sua nostalgia di convergenza . Il Vaticano II ha realmente completato il Vaticano I senza soluzione di continuità con il passato , senza scosse inutili , senza respingere quelli che erano più propensi a guardare il passato che l ' avvenire " . Senza attendere i testi definitivi , che potranno anche contenere qualche attenuazione , qualche concessione ai vescovi italiani e spagnoli che rispecchiano masse di fedeli timorose di sentir pronunciare parole nuove , mi pare definitiva e senza possibilità di ritorno l ' ammissione del pieno rispetto che merita l ' uomo che opera secondo i suoi convincimenti , che cerca la verità anche se giunga a conclusioni antitetiche a quelle della Chiesa ; il togliere ogni appoggio in testi ecclesiastici all ' antisemitismo : proclamare che i vescovi , indipendentemente dall ' essere preposti ad una sede , formano il corpo che esprime il sentire della Chiesa ; riconoscere che il laico può essere qualcosa di più del destinatario della missione di questa , un missionario egli pure , un insegnante , un partecipe attivo del culto ; fermo il celibato del clero , non considerare più un reietto , un colpevole il sacerdote che sveste l ' abito ; non umiliare nella forma stessa della celebrazione il matrimonio misto . Ancora : se storicamente il cristianesimo è nato dall ' innesto di un germoglio ebraico su un ceppo greco - romano , questa origine non è una prigione ; l ' avere versato la sua dottrina immutabile in forme tratte dalla filosofia greca non preclude che quella dottrina possa essere domani portata in nuove forme , con un diverso linguaggio , ai popoli asiatici ed africani . ( Ma il succo , i Vangeli , non sono legati ad alcuna filosofia , valgono per tutti gli uomini , penetrano nel cuore del negro come del bianco ) . Forse non sarà soddisfatta l ' aspirazione a certe pronunce in tema di rapporti tra il fedele e lo Stato : fermo l ' orrore per la guerra , ripetuto con la più alta parola che nulla di buono si crea con la violenza e con il terrore , non si giungerà alla condanna di certe armi , non si rinnegherà , pur tenendolo in sordina , il secolare concetto della guerra giusta ( considerata comunque come guerra strettamente difensiva ) ; non ci sarà pronuncia della liceità dell ' obiezione di coscienza , che pure discende direttamente dalle affermazioni sulla libertà di credere e sulla dignità dell ' uomo . Probabilmente non si stabilirà neppure che al rapporto di collaborazione tra pontefice e vescovi , alla riconosciuta libertà di parola e di consiglio di questi , debba corrispondere nell ' interno delle diocesi analogo rapporto tra vescovo e sacerdoti . Ma in compenso anche fuori dalle pronunce conciliari c ' è il rifiuto di ogni solidarietà tra la Chiesa e determinate strutture economiche ; c ' è la rivendicazione del primato , che viene dal Sermone della montagna , al povero e all ' umile ; c ' è il riconoscimento che se la Chiesa corpo mistico non può macchiare il proprio abito , la Chiesa storica ha nei secoli mancato attraverso i suoi ministri nella mitezza , nella carità , nel non applicare l ' insegnamento di Cristo , anzitutto con le guerre di religione , con la persecuzione dei dissidenti ; c ' è l ' ammissione che anche quelle dottrine che dominano il mondo contemporaneo e che storicamente si sono formate spesso in antitesi alla Chiesa , possono avere elementi di verità , soprattutto spunti pratici suscettibili di essere produttivi di bene : con questo mondo è necessario il colloquio . Tutta una visuale che sarebbe stata inconcepibile non solo al tempo di Pio X , ma ancora all ' inizio della seconda guerra mondiale . Non mi sembra quindi ardito supporre che nella storia della Chiesa il Vaticano II , ma soprattutto il fervore di spiriti che lo accompagna , possano apparire più importanti del Concilio di Trento , forse anche della Controriforma . Ci saranno certo resistenze , riluttanze ; due secoli non bastarono perché certi abusi condannati dal Concilio di Trento fossero in effetto sradicati . Ma il cammino compiuto è irreversibile ; in pochi anni si è percorsa più strada che nei due secoli precedenti . Naturalmente occorrerà un ' opera di penetrazione , anzitutto ridare tranquillità ai cattolici che questo vento impetuoso ha turbato ( ce ne sono non pochi , accanto ai moltissimi che ne sono rinvigoriti ed ai molti che , virtualmente fuori fino ad ieri , rientrano ora ) . Mi sembrano giuste - non un semplice voto , ma una ragionevole previsione - le parole che Padre Balducci scrive nella prefazione alla traduzione italiana dell ' opera del P . P . R . Bernard , Le mystère de Jésus ( Mantova , " L ' Arco " ) : " Nei prossimi anni la Chiesa dovrà mettere in opera , in conformità alle decisioni conciliari , una vasta e profonda revisione delle sue strutture , dei suoi metodi e del suo comportamento ; dai catechismi , in cui la mirabile unità del Cristo vivo si frantuma in formule arcaiche e intellettualistiche , ai testi di teologia , dove la preoccupazione del sistema di tipo razionale pregiudica l ' umile aderenza al mistero , che è il suo vero oggetto ; dal culto religioso , in cui la millenaria vegetazione devozionale fa lo schermo al volto dell ' unico Mediatore , alla precettistica morale , in cui troppo spesso le formule dell ' Etica a Nicomaco prendono il posto del Discorso della montagna " .
La Controriforma e l'attuale Concilio ( Jemolo Arturo Carlo , 1964 )
StampaQuotidiana ,
Il Concilio Vaticano II ha dato luogo ad una letteratura d ' occasione . Direi che in una futura storia letteraria italiana questi anni saranno considerati una svolta : il ritorno nel filone dei libri diffusi , quelli che formano l ' opinione pubblica , di argomenti religiosi , dopo un lunghissimo periodo in cui letteratura su tali argomenti coincideva con libri chiesastici , di assoluta ortodossia , riservati ai credenti che non avevano bisogno di essere convinti . In questa letteratura sul Concilio poco posto trovano peraltro i raffronti con altri momenti di grande rilievo nella storia della Chiesa . Direi così , senza ricorrere al troppo abusato termine di crisi : la storia della Chiesa come di molte altre istituzioni può rappresentarsi come un fiume con pendenze disuguali , sicché a tratti l ' acqua ristagna , a tratti assume andamento torrentizio . Avrei desiderato che questi libri insistessero di più nel confronto con gli altri momenti della vita della Chiesa , dove si ebbe analogo ritmo : in pochi anni modificate molte cose che erano rimaste immutate per secoli . Uno di questi fu certo la Controriforma , gli anni intorno al Concilio di Trento ( tra il Sacco di Roma ed il 1580 , all ' incirca ) : che terrei ben distinti dal periodo stagnante del Seicento , sicché non parlerei a proposito della condanna di Galileo di clima della Controriforma , che già era lontana . Ripensavo a ciò visitando in questi giorni la mostra romana ( alla Sapienza , l ' antica Università ) Aspetti della Riforma cattolica e del Concilio di Trento : una mostra allestita dall ' Archivio di Stato , con l ' opera particolarmente intensa della dr. Edvige Aleandri Barletta , che ne ha pubblicato uno splendido catalogo , denso di richiami e di note critiche , con capitoli esplicativi dei singoli tratti del Cinquecento religioso che formano di per sé una bella monografia . Compaiono i santi popolari della Controriforma : Filippo Neri , Camillo De Lellis nelle varie tappe della sua vita , prima della fondazione dei ministri degl ' infermi , Gaetano da Thiene , Ignazio di Loyola nelle prime difficoltà romane , ed i due generali dei Gesuiti che lo seguono . Attraverso i documenti passano i grandi prelati del tempo : Gian Pietro Carafa prima dell ' ascesa al pontificato , nel periodo preconciliare Girolamo Aleandro e Gaspare Contarini , al Concilio Jacopo Sadoleto e Reginaldo Polo . L ' opera di rinascita cattolica s ' inizia in pieno Rinascimento . Si esplica come più immediata e spontanea manifestazione attraverso le Confraternite ; iniziativa di laici , che attendono oltre che alla preghiera ed alla meditazione ad opere di carità , sicché da esse nascono nuovi ospedali ( difficile immaginare gli squallori della Roma del Rinascimento sotto altri aspetti splendida , e le visioni di piaghe purulente , il lezzo d ' infermi mai ripuliti , che s ' incontrava ad ogni angolo della città ) . Sorge così anche un ospedale per i pazzi , che , almeno in un primo periodo , usa metodi nuovi e più umani : non catene , non percosse . Dalle Confraternite si originano pure ricoveri per i pellegrini , non più ristretti a quelli di una sola nazione , come n ' erano sorti nel Medioevo ; nasce un monastero delle Convertite , che dà tuttora il nome ad una via nel cuore di Roma , accanto a quello che per noi è sempre il Caffè Aragno . Per assicurarsi che siano convertite vere , spinte da spirito religioso e non dal bisogno , lo statuto escluderà le inferme , le vecchie e le brutte ; mentre S . Ignazio fonderà un rifugio di Santa Marta , in cui tutte le donne che vogliano mutare vita saranno accolte senza discriminazioni . La rinascita cattolica si concreta altresì nella creazione di nuovi Ordini che , al pari di quello dei Gesuiti , cercano di porre subito rimedio al grande male del tempo , i chierici che cercano benefici e prelature , con lo stabilire che i loro iscritti non potranno conseguire alcun ufficio né onore ; a differenza degli Ordini contemplativi o volti agli alti studi teologici sorti nei secoli precedenti , questi nuovi vogliono attendere alla istruzione dei giovani ed alla cura degl ' infermi ; così i Teatini , i Barnabiti , i Fatebenefratelli , le Orsoline . Insieme si hanno le " riforme " dei vecchi Ordini , e così nascono i Cappuccini , i Carmelitani riformati . C ' è anche l ' opera culturale , l ' edizione del Catechismo , la revisione del Breviario , e sorge in Roma la Tipografia Camerale diretta da Paolo Manuzio . La riforma , se si vuole conservare il vecchio nome , del nostro secolo avrebbe certo problemi più vari , prospettive più ampie ( oggi in primo piano i rapporti tra la Chiesa e le religioni non cristiane , il modo di presentare il Cristianesimo ai popoli afro - asiatici ) , ma non del tutto diverse . Se anche non vediamo più per le strade appestati o visi sfigurati da orribili piaghe , le miserie del corpo sono presenti come allora , le stesse cure materiali non sovrabbondano e non dovunque giungono , ed i conforti che possono recarsi attraverso la parola , per le vie dello spirito , a chi soffre , sono i medesimi . Il problema delle donne perdute da cercar di recuperare è vivo come nel Cinquecento . Come allora , una ripresa di vita cristiana non può fare affidamento su mezzi estrinseci , ma solo sull ' esempio , che alla sua volta presuppone un rifiorire di fede , una capacità di rinuncia , di vivere i princìpi del Cristianesimo per cui occorre sacrificare quasi tutti i propri impulsi , le proprie tendenze istintive , per preoccuparsi degli altri , dei compagni di via , anche di quelli che ispirano piuttosto avversione che simpatia , anche di quelli che sentiamo più lontani da noi . Il pericolo dello sfarzo , delle grandi ricchezze che col Rinascimento avevano dato a chi le possedeva anche le gioie dello spirito , quadri , arazzi , splendidi libri , oggi si è tradotto nel pericolo che incombe su tutti , della ricerca della casa sempre più comoda , dei sempre nuovi agi . Nessun cristiano confiderà nello spunto anticomunista del " da noi si vive meglio " fino al giorno in cui meglio non significherà : con più amore per il prossimo , più capacità di rinuncia , più attitudine alla meditazione , più desiderio di purificarsi . È continuato e continua il rinnovamento degli Ordini religiosi , con la nuova forma degl ' istituti secolari : la promessa di castità , povertà ed obbedienza , ma non l ' abito , ma la vita in gran parte nel secolo , in attività comuni ai laici . E se le Confraternite appaiono istituzioni isterilite , sono sorte molteplici nuove forme del laicato , che muovono in direttive non troppo diverse dalle Congregazioni o Confraternite del primo Cinquecento . Se le strutture politiche ed economiche del mondo esteriore sono in quattro secoli profondamente mutate , nulla è cambiato nell ' essenza dell ' uomo , nei suoi problemi fondamentali , nelle sue angosce ; nessuna risposta è stata data al problema fondamentale : donde veniamo , dove andiamo . Momenti di raccoglimento e di ripresa nella vita della Cattolicità , di cui uno per l ' Occidente precipuo fu la Controriforma , possono essere riconsiderati , in attesa dell ' ultima sessione del Vaticano II .
Port-Royal ( Jemolo Arturo Carlo , 1957 )
StampaQuotidiana ,
Le scene di Enrico De Montherlant che , dopo aver a lungo appassionato il pubblico francese , sono ora offerte a quello italiano , rievocano un episodio che circa trecento anni non hanno fatto dimenticare . Analoghe tragedie della fede si sono più volte prodotte ; questa ebbe la ventura di svolgersi nella Francia di Corneille e di Racine , in quello che era indubbiamente il cuore della nostra civiltà , in un tempo in cui l ' Europa era raccolta , unita , ignara che altre civiltà potessero darsi , orgogliosa della sua . I personaggi appartengono a quello che è allora il ceto che emerge , la nobiltà . Piccola nobiltà , che non conosce le armi né i grandi uffici politici , ma si raccoglie nello studio : di solito ci si presenta con l ' abito talare o con la toga del magistrato o con quella del professore . È un terreno che si rivela oltremodo fecondo , negli ottantadue anni che passano tra la pubblicazione degli Essais di Montaigne e la morte di Pascal . La Francia è ancora agitata dalle passioni politiche ; le minorità di Luigi XIII e di Luigi XIV hanno visto scatenarsi faziosità , particolarismi , che si riannodano alle non lontanissime guerre di religione ; ma la tradizione centralizzatrice monarchica è ben viva ; ed ha in fondo per sé la Francia popolana , che preferisce il re all ' aristocrazia , che si sente protetta dall ' assolutismo ed è pure cementata da un forte spirito nazionale . Luigi XIV non diverrà impopolare quante volte mostrerà il pugno duro contro i grandi o contro i dissidenti religiosi ; la sua gloria militare riscatterà ogni colpa dell ' uomo . Nel mondo religioso lavorano insensibilmente i germi del rinascimento , lo spirito di Rabelais . Ma quello è un cammino nascosto . Visibile invece il continuarsi dell ' opera della Controriforma , e della passione che hanno accesa le controversie religiose , connesse soprattutto al calvinismo , il lato del protestantesimo meno lontano dai latini . In Francia c ' è ancora un editto di Nantes , una parte non indifferente dell ' aristocrazia è ancora calvinista ( se pure le conversioni , necessarie per ottenere il favore del re , siano frequenti ) , lo spirito di proselitismo è vivo . Ed in tutta la Francia colta c ' è un interessamento per le questioni teologiche di cui in nessun momento la storia italiana registra I ' eguale . I temi essenziali ed eterni del cristianesimo ( ed a ben vedere di tutte le religioni ) , la predestinazione , il libero arbitrio , perché il peso del peccato originale , la spinta verso il male , sia così diversamente distribuito tra gli uomini , il destino dell ' uomo , la conciliazione del libero arbitrio con la prescienza di Dio che già conosce chi si salverà e chi sarà perduto , l ' interpretazione di alcune parole del Vangelo , " molti sono i chiamati e pochi gli eletti " ; la questione se nell ' operare il bene vi sia una parte dell ' uomo accanto alla parte di Dio - che è un aspetto del problema del libero arbitrio , e che si proietta su tutta la concezione della storia e sulla valutazione delle civiltà ( non vi sono virtù degli infedeli , se l ' uomo non ha nulla da dare di suo , e se Dio è presente solo in una religione ) - questi temi vengono discussi appassionatamente in tutta la Francia , come nel Belgio , come nel mondo riformato . I contemporanei non ne hanno chiara coscienza , ma si tratta in realtà di fare i conti con lo spirito del rinascimento . Una concezione che troppo abbassasse l ' uomo , che facesse in seno alla religione troppa parte all ' elemento imperscrutabile alla ragione umana , respingerebbe nella indifferenza molti tiepidi credenti . I gesuiti lavorano per una concezione che lasciando il suo posto alla grazia di Dio la renda meno misteriosa , assicuri gli uomini ch ' essi hanno sempre tanta forza quanta ne occorre per impetrarla , e che la grazia non viene negata a chi la domanda ; per un Dio un po ' meno imperscrutabile e che appaia giusto al giudizio degli uomini . Ma il fascino del mistero , dell ' impenetrabile , è forte . Vi sono credenti cui sembra di abbassar Dio se egli dimostri chiara la sua giustizia agli occhi degli uomini , e li esima dal dover credere in lei senza poter comprendere . La posizione dei giansenisti è sostanzialmente questa ; e sorge su un terreno dove il gallicismo è vecchia pianta , dove c ' è sempre una resistenza da vincere per obbedire al Papa , che è un italiano , vescovo di Roma . Ma questa volta è il re a spingere il papa , i gallicani non possono sperare di trovare aiuto nella corona . Innocenzo X ha condannato cinque proposizioni relative al libero arbitrio come estratte dall ' opera postuma di Giansenio vescovo d ' Ypres . Intorno all ' abbazia cistercense di Port - Royal ( poco lungi da Versailles ) si è radunato un cenacolo di teologi e di uomini di Chiesa dalla vita austera , tutti inclini al rigorismo , tutti avversari dei gesuiti : sono tra loro Pascal e Racine . Nell ' abbazia hanno gran posto religiose della famiglia Arnauld : nobiltà di toga , di cui un fratello e zio è dottore di Sorbona . Gli appartenenti a questo cenacolo - le religiose non seguono dibattiti teologici , ma sono devote ai loro direttori spirituali - s ' inchinano alla condanna delle cinque proposizioni dogmatiche , ma negano che siano contenute nell ' opera di Giansenio : si tratterebbe di una macchinazione avversaria . Gli spiriti si accendono ; a far rispettare la disciplina , la Chiesa impone la firma di un formulario che riconosce che le cinque proposizioni sono in Giansenio . I solitari di Port - Royal , le religiose , rifiutano di sottoscrivere . Drammatico contrasto tra l ' obbedienza e quello che si crede omaggio doveroso alla verità . Si può essere in grazia e disobbedire ? Nelle scene di Montherlant l ' arcivescovo ammonisce : " Nessuna sofferenza affrontata ed accettata ha valore se si è fuori della Chiesa " . E viene da ripensare alla tragedia di Savonarola , alle parole con cui afferma di poter essere separato dalla Chiesa militante , non dalla trionfante . Episodio che segna anche un punto nella storia della cattolicità : già prima del dogma della infallibilità questa riconosceva che il Papa potesse imporre regole di fede e di costume . Ma qui si tratta della obbedienza alle affermazioni sulle questioni di fatto : ciò che per il cattolico di oggi si traduce : " Sono obbligato a credere che certe dottrine sono erronee ; ma sono anche tenuto a credere che esse siano alla base dei principii di un dato partito , dove io non riesco a scorgerle ? " . Ed è l ' avvio all ' altro obbligo , quello di comportarsi in un dato modo , particolarmente in politica , dove le singole poste possono essere materie indifferenti per la religione e la morale , ma si tratta di far trionfare o lasciar perire le formazioni su cui la Chiesa conta per il trionfo della religione . Luigi XIV sente che lo spirito individualistico , la pretesa di giudizio individuale del cenacolo di Port - Royal , sono in opposizione anche all ' assolutismo monarchico ; ha asprezze che non adotterebbe Roma , sempre più mite . Le suore che non vogliono piegarsi sono disperse , vengono immesse nel monastero suore nemiche , foggiate da padri spirituali ostilissimi agli amici di Port - Royal . Il dramma di Port - Royal offrirà a tutti gli storici di poi il punto di partenza per una di quelle vane controversie proprie a chi vuole introdurre schemi logici e continuità causale nella storia : " Per le preoccupazioni , per le ansie che li agitano , per la loro visione della Chiesa , una Chiesa assai pretridentina , possono ben chiamarsi i giansenisti gli ultimi uomini del Medio Evo ; ma per questo rivendicato diritto al libero esame , per questo non piegarsi al Papa né al re , non so no invece gli antesignani del liberalismo , il primo squillo della rivoluzione ? " . Domande vane . Meglio guardare uno ad uno i personaggi che non conoscono vecchiaia : i tre principali Arnauld : la Mère Angelique ( già scomparsa , nei giorni rievocati da Montherlant ) , badessa ad undici anni , che a diciassette inizia con energia la riforma della regola , vincendo ogni legame affettivo ; la Mère Agnès , altra badessa ; il grande Antonio , prete , espulso dalla Sorbona , il maggior ispiratore delle " Provinciali " di Pascal ; poi , la sorella di Pascal , Jacqueline , maestra delle novizie a Port - Royal , che firma il formulario imposto dal re , ma ne è schiantata e poco appresso muore ; i solitari di Port - Royal : di molti ci restano le immagini attraverso le tele di Filippo di Champaigne : visi pallidi , austeri , dove non c ' è gioia . Forse è la suggestione che viene dalla conoscenza del personaggio , ma quei volti paiono rivelare uomini la cui vita non ha che una parola , il dovere , un amore , Dio , ma senza la certezza che l ' amore sia ricambiato , che si sia nel numero degli eletti . L ' uomo d ' oggi , anche il cattolico ortodosso per cui i giansenisti furono degli erranti , non può pensare che esseri così purificati da ogni traccia di appetiti carnali , che tanto guardavano al cielo , non abbiano fatto parte del raccolto di Dio . La vendetta di Dio sarà stata di folgorarli con quella misericordia verso gli uomini in cui non avevano abbastanza creduto .
Rosmini, 1'«illuminismo cattolico» ( Jemolo Arturo Carlo , 1955 )
StampaQuotidiana ,
Il filosofo serba un posto onorevole nella storia della filosofia italiana dell ' ottocento , senza avere troppo pesato sulle maggiori correnti che dominarono tra le generazioni successive . L ' uomo di Chiesa , il sacerdote piissimo , il fondatore della fiorente Congregazione , è più vivo che mai nel cuore dei suoi devoti , protesi nella speranza che s ' inizi la causa della sua beatificazione , e che lo venerano e lo invocano come santo . Chi studia l ' ottocento italiano avverte l ' orma profonda che vi ha segnato Rosmini . Un posto a sé . Tra i fedeli dell ' assolutismo e del vecchio mondo prerivoluzionario ; tra i molti uomini del Risorgimento che continuano a vivere nel clima della rivoluzione francese e di cui i più spirituali muovono dalla Confessione del vicario savoiardo ; tra i puri politici , che credono il mondo dell ' avvenire abbia a chiamarsi diritto ed economia , e la religione non avere più posto che tra le pareti domestiche ; sta isolato il patrizio roveretano . La sua giovinezza trascorre tutta nel clima della Restaurazione ; ma è la Restaurazione degli Stati austriaci e degli ambienti ecclesiastici di quegli Stati . E direi che per comprendere appieno Rosmini occorra pure ricordare la saggia , pia reazione all ' illuminismo , che l ' episcopato dell ' Impero aveva compiuto nella seconda metà del settecento ; come una seconda controriforma , nell ' insegnamento , nella predicazione , nel costume : un " illuminismo cattolico " eretto contro l ' altro . Gli scritti di Rosmini - in cui è sempre l ' avversione alla rivoluzione francese ed a quanto provenga da essa , ma altresì l ' accentuazione della responsabilità di ogni superiore , il concetto di giustizia sociale , l ' esigenza di governi rappresentativi ( con elettorato ristretto agli abbienti ) , il posto dato allo spirito nazionale - mi pare rivelino fermenti che si riannodano al settecento austriaco . Anche certe sue idee in tema di riforma chiesastica , la necessità che i vescovi si tengano sempre a contatto ed " il corpo dei vescovi " torni ad essere quel che era nei primi secoli della Chiesa , la parte da dare al clero ed al popolo nella loro nomina : sono idee maturate in quello che aveva cessato di essere il Sacro Romano Impero allorché Rosmini era fanciullo , e dove la presa di coscienza delle nazionalità s ' iniziava con celere ritmo . Rosmini fu uomo del suo secolo nelle generose aspirazioni , comuni anche ai grandi dell ' altra sponda , nel fervente senso di italianità . Sacerdote non solo rispettosissimo delle Somme Chiavi , ma filialmente devoto ai Pontefici , Pio VII e Pio VIII , Gregorio XVI e Pio IX ; peraltro , sacerdote del periodo anteriore all ' " ultramontanismo " , quando la pietà si chiamava obbedienza e sottomissione , ma non si dava ancora l ' ideale del " pensare col Papa " . Comprese che in Pio IX il Pontefice avrebbe sempre avuto il sopravvento sul principe , ed avvertì il governo piemontese , che l ' aveva inviato a Roma e che fu tenace nella incomprensione , che occorreva giungere a Pio IX attraverso un Concordato che gli desse la tranquillità di aver operato per il bene della Chiesa , che occorreva cercare una formula di Lega italica per cui non fosse il Pontefice a muover guerra all ' Austria . A Gaeta consigliò Pio IX a mantenere la costituzione . La sua inspiegabile disgrazia presso il Pontefice , la non adempiuta promessa della porpora , non lo scossero affatto . L ' uomo non aveva ombra di ambizione ; era tutto al servizio di Dio . L ' ultima tappa di Stresa è quella che lo inserisce più profondamente nella vita italiana : l ' amicizia con Manzoni , con Gustavo di Cavour , con quel giovane esule meridionale ch ' è Ruggero Bonghi , che da lui non riceve la fede ma l ' inquietudine religiosa ( Croce ha ragione , Bonghi fu il capostipite dei conciliatorelli di Stato e Chiesa , dei semicredenti che cucinano intrugli di cattolicesimo e di filosofia ; ma non è men vero che non permise alla borghesia liberale del tempo di re Umberto di dimenticare quali grandi luci , o quali grandi ombre , per chi così le vedesse , fossero Chiesa e Papato ) . Da Stresa muovono i rosminiani , che non sono i religiosi dell ' Istituto della Carità , e non sono soltanto i filosofi dell ' " essere universale " , ma un gruppo ben più vasto , che accoglie anche chi non ha abito filosofico . Cosa rappresentassero questi rosminiani , che annoverarono Antonio Stoppani , cui fu prossimo Antonio Fogazzaro , tra cui primeggiò Michelangelo Billia , così vivo nel ricordo dei torinesi della mia generazione , non è facilissimo dire in poche parole . Il libro del Fiori , Il figliastro del Manzoni , ne descrive giorno per giorno le opere e le ansie , l ' angoscia per gli attacchi dei neo - tomisti contro le dottrine filosofiche del maestro , la loro passione nell ' inverno 1887-88 , in cui appare il decreto del S . Offizio che condanna quaranta proposizioni tratte dalle opere di Rosmini . Furono i conciliatoristi , gli uomini di " religione e patria " , di " scienza e fede " : con preoccupazioni contingenti che oggi possono parere ingenue ( abbiamo appreso quale forte tronco sia la fede religiosa , che non ha a temere per ogni soffiare di vento ) , ma con ardore , e con animi candidi ; e sempre guardavano al sepolcro di Stresa , all ' immagine severa del loro santo - che tale lo consideravano - fissata nel marmo dal Vela . Grande anno fu per loro il 1915 , che li vide in attitudine devota verso il generale Luigi Cadorna , ch ' era nato a pochi passi da Stresa , ch ' era sempre stato cattolico a viso aperto , che apparteneva a famiglia dove avevano sempre avuto posto le preoccupazioni religiose ( lo zio Carlo aveva dissertato sui rapporti tra Chiesa e Stato alla luce del diritto naturale ; e già un Cadorna aveva discusso una combattiva tesi alla facoltà teologica di Pavia al tempo di Giuseppe II ) . Il solco rosminiano incide così nel profondo la storia d ' Italia prendendo le mosse lontano , nella reazione cattolica all ' illuminismo del tempo di Maria Teresa , e giungendo al pieno inserimento dei cattolici nella vita nazionale . La non lunghissima vita del fondatore sovrasta al moto e v ' imprime con le virtù del sacerdote , con l ' austerità del pensatore , un incontrastato marchio di nobiltà .