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> anno_i:[1940 TO 1970}
Ideologia e politica ( Petronio Giuseppe , 1957 )
StampaPeriodica ,
Agazzi ci invita a discutere , e dunque discutiamo . Benché io , almeno questa volta , vorrei intervenire non tanto per offrire delle soluzioni ai problemi che egli ha indicati , quanto per mettere in guardia da soluzioni oggi correnti e dalla tendenza a innovare a casaccio , per impulsi viscerali non ben controllati o per ragioni di tattica spicciola . Perché se aggiornare e rinnovare l ' ideologia è necessario , continuamente necessario , è pure vero che innovare frettolosamente , senza una analisi a fondo delle situazioni nuove e senza salde basi ideologiche , può essere assai pericoloso . Non ci meraviglieremo perciò , né ci dorremo , se la svolta politica avutasi nel mondo socialista con il XX congresso del PCUS prima , con il Rapporto Krusciov dopo , con gli avvenimenti polacchi e ungheresi più tardi , ha condotto al riesame di alcuni punti anche essenziali , della ideologia a cui fino allora si era ispirato il movimento socialista . La nuova situazione , richiedendo una politica nuova , richiede , ovviamente nuove basi teoriche . Ci dorremo però che la nuova teorizzazione sia stata , il più delle volte , superficiale e improvvisata , senza né saldi fondamenti ideologici , né un esame serio della situazione obbiettiva . E i danni di una teorizzazione errata o insufficiente sono gravi ; da una parte , l ' elaborazione superficiale di nuove tesi ideologiche è spia di un ' azione politica incerta : dall ' altra , poiché le teorie , nate dalla prassi , influiscono a loro volta sulla prassi . teorizzare male ed in fretta induce ad un ' attività politica incontrollata e malsicura . Non è il caso certo , di esaminare qui tutte le tesi che sono venute affiorando in quest ' ultimo anno . Io vorrei limitarmi perciò ad indicarne talune e a sottolinearne i lati deboli , per invitare ad un approfondimento ulteriore . E sarò , per ovvia forza di cose , quanto più schematico mi sarà possibile essere . * * * Generalmente diffusa è ora la tesi della cosiddetta accettazione del metodo democratico . Una tesi , questa , che esprime non solo un ' esigenza politica ( convinzione che la conquista del potere sia possibile , oggi , solo per via democratica , sicché occorre resistere ad ogni tentazione rivoluzionaria ) quanto anche un ' esigenza morale , come una ribellione della coscienza al regime dittatoriale di Stalin e alle degenerazioni del socialismo verificatesi nelle democrazie popolari . Quella tesi , però , formulata così genericamente , è equivoca , e tanto più equivoca diventa quando la si accompagni con alcuni avverbi o aggettivi ; accettazione permanente . accettazione assoluta , ecc. del metodo democratico . E occorre chiedersi che cosa , in una tal frase . significhino i termini metodo democratico . Tesi fondamentale dell ' ideologia marxista è che le forme politiche siano sovrastrutture in funzione delle strutture sociali . Secondo il marxismo perciò nessuna forma politica ha un valore universale , né nel tempo né nello spazio , ché ognuna di esse riflette , in una società classista , la situazione obbiettiva di quel determinato paese , in quella determinata età storica . La democrazia borghese , quindi , non è che lo strumento politico che la classe borghese ha forgiato a perpetuare il suo predominio di classe , anche se finge , con interessato pudore , di affermare o difendere valori universali . Citare passi marxisti che confermino questa teoria è inutile , tanto essi sono frequenti e tanto essa è al cuore del pensiero marxista . Per cui potrebbe dirsi che negarla significa non negare questo o quel punto del marxismo , rivedere in un senso o nell ' altro il marxismo , ma mettersene fuori . negare tutto quanto e il sistema ed il metodo . Che significa allora accettazione della democrazia o del metodo democratico ? Nega forse il marxismo che la democrazia esista ? O afferma che la democrazia sia solo un ' invenzione borghese ? È ovvio che il marxismo non solo non nega , ma anzi riafferma l ' esistenza della democrazia , nel senso che esso afferma esistere certi principi di giustizia e di eguaglianza tra gli uomini , che vanno non proclamati soltanto , ma realizzati nella prassi : ponendo a suo scopo ultimo e massimo la disalienazione dell ' uomo , il marxismo anzi pone a suo scopo proprio la realizzazione di una effettiva universale democrazia . Ma la democrazia può assumere , deve assumere , di età in età , di paese in paese , le forme più varie , e non deve , forse non può , coincidere con le forme politiche della democrazia borghese , proprio perché quelle sono state elaborate a mantenere il dominio borghese sulle classi lavoratrici . E per realizzare una effettiva democrazia può essere necessario negare e distruggere le forme ed i metodi con i quali la democrazia borghese si è espressa . È , insomma , come per la morale . Ché quando Lenin afferma che la morale è un fatto di classe , non nega al socialismo un ' esigenza morale , ma nega che la morale di un mondo socialista debba coincidere con quella morale che si è venuto costruendo il mondo borghese . Che significa , allora , accettazione della democrazia ? Se con queste espressioni si intende ribadire che il Partito socialista italiano riafferma la sua volontà di dar luogo ad una società democratica , cioè egualitaria , non si dice nulla di nuovo e si ripetono verità lapalissiane . Se si intende chiarire polemicamente che i socialisti italiani non ritengono esemplare l ' esperienza sovietica , ma mirano ad uno stato socialista in cui più e meglio l ' esigenza democratica sia realizzata , la frase ha un senso . Ma se si intenda affermare che il socialismo italiano mira a conquistare il potere attraverso una lotta che accetti tutte le regole del gioco politico elaborate dalla borghesia , e che si impegna a mantenere domani e dopodomani tutte le forme politiche borghesi , allora si dice qualcosa di estremamente grave e pericoloso . Perché dir ciò significa accettare tout court la tesi essenziale del mondo borghese secondo cui esso ha elaborato una civiltà politica essenzialmente democratica , tale che si possa sì realizzarla veramente e interamente , come la borghesia non ha fatto , ma sia impossibile modificarla . Vuoi dire , cioè , che basta realizzare le premesse borghesi e sostituire le classi lavoratrici a quelle capitalistiche nella direzione dello Stato , per ottenere il socialismo . Il quale , quindi , consisterebbe nella sostituzione di una classe all ' altra nell ' interno del sistema borghese , e non nella costruzione di un nuovo sistema politico , democratico anche esso , ma differente dall ' altro , come quello che nasce naturalmente e necessariamente dalle esigenze di una società senza classi . Parliamo pure , dunque , di accettazione del metodo democratico , ma precisiamo . Intendiamo dire che vogliamo costringere la borghesia capitalistica a realizzare quella democrazia che essa proclama nella teoria e nelle costituzioni , per metterla così alla prova e smascherarne l ' innata vocazione autoritaria ? Vogliamo dire che intendiamo servirci del metodo democratico , delle armi , cioè , che la democrazia borghese ci offre , per conquistare il potere e rinnovare poi dall ' interno lo stato borghese ? O intendiamo dire che il Parlamento , quale esso oggi ì , e i Comuni , le Province , le Regioni , e tutte le altre istituzioni dello Stato di oggi , sono strumenti eterni ed universali , i soli possibili , di una democrazia non solo borghese ma socialista ? Diciamo quel che vogliamo „ ognuno quel che crede , ma , per carità , precisiamo . Si tratta , veramente , di essere o di non essere più marxisti . * * * Peggio ancora è per l ' altra formula , ancora più equivoca , della solidarietà di classe sostituita a quella della politica unitaria . Ché qui , veramente , si bara al gioco . La situazione obbiettiva è questa . In Italia vi è un partito socialista - il PSI - il quale ha ai suoi fianchi , accanto a sé , , due altri partiti : quello comunista , quello socialdemocratico ( fingiamo , per facilitare il discorso , che il PSDI sia un vero sano partito socialdemocratico ) . Il PSI non può non porsi il problema dei suoi rapporti con questi due partiti , a rischio di non definire non solo la sua politica , ma le ragioni stesse del suo essere . Negli anni passati , essendo il PSDI al governo dall ' altra parte della barricata in un periodo di guerra - calda o fredda che fosse , era guerra - il solo problema che si ponesse al PSI era quello dei suoi rapporti con il PCI . A tale problema fu risposto con la formula - teorizzata da Rodolfo Morandi - della politica unitaria . Può darsi che tale formula sia oggi superata e non corrisponda più alle esigenze attuali ; può darsi anche che essa fosse errata anche in passato ; ma attuale o no . esatta o errata , essa era una soluzione a quel problema , rispondeva , bene o male , alla domanda che il partito si poneva . La formula , invece , della solidarietà di classe non è né attuale né intellettuale , né esatta né errata , perché non risponde a quella domanda , non è una soluzione di quel problema . Essa significa , infatti , che i socialisti , e il partito in cui si organizzano , si sentono legati da una solidarietà attiva a tutti gli appartenenti alla classe lavoratrice . dato che , quale che sia la loro posizione politica hanno comuni esigenze di classe . La formula , quindi , indica una generica solidarietà con i lavoratori iscritti al PCI come con quelli iscritti al MSI , alla DC , ai partiti monarchici , non indica in alcun modo quali debbano essere i rapporti fra il PSI in quanto organizzazione di lavoratori socialisti e il PCI , in questo esso pure organizzazione di lavoratori socialisti . È una formula vuota , e perciò equivoca , e perciò pericolosa , perché può contrabbandare qualsiasi soluzione e mascherare , dietro la sua pretenziosa genericità anche l ' anticomunismo più acido . Anche qui , dunque , è necessario sfuggire alla tentazione - così forte - di coprire con una formula verbale l ' assenza di una politica o , peggio una politica equivoca . O , con altre parole , si tratta di sostituire a delle formule verbali , e perciò vuote , una formula che esprime una politica chiaramente veduta e voluta . Un terzo rischio su cui vorrei richiamare l ' attenzione è quello del parlare come ora si va facendo , di apartiticità ( o apartitarietà ) della cultura , e finanche di cultura senza aggettivi , senza chiarire che cosa precisamente si intenda . La formula leninista della partiticità della cultura può essere assunta , ed è stata assunta infatti , almeno in due sensi . Può essere intesa cioè nel senso che vi sia una cultura di partito , per cui questo abbia la facoltà e il diritto di intervenire nell ' attività intellettuale dei suoi membri , dirimendo questioni specificamente culturali . In questo senso , essa è , ovviamente , falsa e va respinta , come abbiamo già fatto , e come è sempre necessario ribadire , con tutta energia : una direzione o un comitato centrale , composti come sono di politici e di tecnici di ogni genere , non hanno alcuna autorità per decidere di questioni culturali ; e d ' altra parte , nemmeno un congresso o convegno d ' intellettuali , o addirittura di specialisti di una determinata materia , ha il diritto di decidere in una questione controversa o di formulare tesi che acquistino così un crisma ufficiale : a meno di non mutare il Partito in una chiesa e un convegno d ' intellettuali in un concilio ecumenico . Ma quella formula può significare anche che la cultura non è , idealisticamente , un mero fatto intellettuale , sibbene è una sovrastruttura , e quindi un fatto politico , di classe . E in questo senso , quella formula è non più leninista , ma marxista , e fa corpo , indissolubilmente , con le tesi essenziali del pensiero marxista . In questo senso quella formula dice che la cultura oggi dominante in Italia riflette le esigenze e quindi lo spirito della società borghese , e per questo suo spirito borghese è obbiettivamente un ostacolo alla costruzione di una società socialista . per cui questa non può realizzarsi senza che si realizzi anche una cultura socialista , la quale rifletta le esigenze e quindi lo spirito delle classi lavoratrici . E significa quella formula che ogni intellettuale , in una società divisa in classi , riporta nella sua attività intellettuale - nelle più profonde caratteristiche di questa - la propria posizione politica , per cui un intellettuale socialista si deve sforzare di legare armonicamente tra loro la sua attività di cittadino e quella d ' intellettuale , e non può , senza una stridente dannosa contraddizione interiore , aderire a correnti di pensiero che riflettano una concezione borghese del mondo . Può accadere , certo , che egli non avverta il contrasto , ma solo perché non analizza sufficientemente se stesso e le sue attività , e , così facendo , non dà alla sua classe e al movimento socialista tutto l ' apporto che potrebbe dargli operando altrimenti . Certo , anche questo principio della partiticità - nel senso ora chiarito di politicità - della cultura può esser negato , ma solo a patto che , ancora una volta , si abbia coscienza di mettersi così fuori del pensiero marxista . Cosa che ognuno ha il diritto di fare , ma purché lo dichiari , e non con formule equivoche che rischino di persuadere o di trascinare , senza che se ne rendano conto , i più sprovveduti . Ché se poi nemmeno chi formula tali tesi si rende conto del loro valore , il pericolo è ancora più grave , ché una confusione ideologica non può non generare una confusione politica : se non sempre ad una ideologia chiara si accompagna una politica chiara , sempre , credo , ad una ideologia confusa si accompagna una politica confusa , con tutte le sue conseguenze .
UNA VITTORIA DEI TIFOSI ( Calvino Italo , 1952 )
StampaQuotidiana ,
Il nostro autobus procede in un mare d ' automobili . Stiamo andando allo Stadio « Dynamo » , dove si gioca la partita finale della coppa di calcio . La partita è tra la « Ze - De - Sa » ( Casa centrale dell ' Esercito sovietico ) e la « Kalinin » . A Mosca non si parla d ' altro ; anche noi delegati siamo divisi in tifosi dell ' Esercito e in tifosi della « Kalinin » . La « Ze - De - Sa » è la squadra che ha vinto il campionato dell ' Unione Sovietica ( il campionato si gioca d ' estate ) ; quest ' anno la famosa « Dynamo » è rimasta indietro e i « dynamisti » oggi tifano per la « Kalinin » . La « Kalinin » è la rivelazione della coppa : era una squadretta della provincia , che giocava in serie B ; ed ecco che ha vinto la « Dynamo » ( 4 a 0 ) , ha fatto prodigi contro tutte le altre squadre ed è arrivata in finale coi campioni dell 'U.R.S.S . È un bel pomeriggio ottobrino pieno di colori . Le automobili nell ' enorme parcheggio dello stadio sono tutte belle e luccicanti ( si direbbe che anche qui hanno quell ' amore esclusivo per le macchine nuove che c ' è in Italia , al contrario , per esempio , della Francia , con le sue « bagnoles » ) . Pochi agenti nerovestiti , a cavallo , tengono l ' ordine ; a contenere la folla sono lunghe file di soldati appiedati e disarmati . Nello stadio , ci sediamo proprio di fianco alle macchine da presa della televisione . Il pubblico dello stadio ci offre una vista la più gaia e varia di tutta l ' umanità sovietica mescolata gomito a gomito , panciuti moscoviti vecchio stile , baffuti operai anziani , scarni e ironici visi di giovani intellettuali , generaloni seduti accanto a soldati , qualche bella signora impellicciata ( altre Anne Karenine ! ) , studentesse occhialute ... Dai primi minuti di gioco è chiara la superiorità dell ' Esercito , ma l ' irruenza della « Kalinin » ha ragione dell ' abilità tecnica degli avversari . Questi romantici di moscoviti pare siano tutti per la « Kalinin » , anche i soldati , anche i generali . E fanno un tifo da non dire . La « Ze - De - Sa » che non la spunta su quei pivelli è oggetto d ' invettive e motteggi : « Dove sono i maestri del football ? » L ' arbitro , invece , pare che sia più tenero per l ' Esercito , e il pubblico gli diluvia addosso fischi e contumelie . Mi traducono il grido : « Va ' a scuola a studiare ! » , ma ce ne devono essere di molto peggiori . I moscoviti sono gran tifosi , press ' a poco sul nostro tipo . Ogni azione andata male alla « Kalinin » è sottolineata da grida e gesti di sconforto ( c ' è un gesto russo , volgare ma espressivo , per esprimere dispetto : si portano un pugno vicino alla bocca e fanno la mossa di sputarci sopra ) . C ' è dietro di me uno di questi moscoviti anziani e grossi , tipi di mercanti gorkiani che non so ora a che categoria attribuire , con un bastone in mano , che fa un tifo tutto brevi grida e battute rabbiose . V . Stepanovic afferra al volo le nostre imprecazioni italiane e le usa anche lui . Noi kalininisti della delegazione soffriamo per l ' andamento della partita , ma ci compiacciamo d ' aver quasi tutta Mosca dalla nostra parte e tacitiamo i compagni tifosi della « Ze - De - Sa » che si trovano in netta minoranza . S ' arriva all ' ultimo minuto di gioco . L ' Esercito conduce per due a uno ; se la « Kalinin » riuscisse a pareggiare , la partita dovrebb ' essere disputata un ' altra volta . Gli animi sono tesi . In un tripudio di entusiasmo la « Kalinin » segna . Il pubblico è tutto abbracci e cappelli per aria , quando ci si accorge che l ' arbitro ha annullato il goal . Il pubblico si scatena contro l ' arbitro , ma già lui fischia la fine . La banda si mette a suonare , la coppa viene portata in mezzo al campo per essere consegnata ai vincitori , ma il pubblico continua a diluviare fischi e urli . Quand ' ecco , che è che non è , la coppa viene riportata via . La « Kalinin » ha fatto ricorso ai giudici di campo ; il risultato è sospeso . Lunedì Più che mai attesi i giornali del mattino , che portano il risultato definitivo della partita : 2 a 2 ! Giubilo di noi kalininisti . L ' operato dell ' arbitro è criticato in tutti i resoconti , anche in quello della « Pravda » , abitualmente sobria e misurata nei commenti . La partita verrà ripetuta mercoledì . Mercoledì Non andiamo allo stadio , ma vediamo come Mosca segue la partita . Nei corridoi dell ' albergo , cameriere e facchini non si staccano dagli altoparlanti che trasmettono la radiocronaca . Nei negozi , nei caffè , per la strada la gente fa grappolo attorno alla radio . Siamo alla fine della partita e non ci si muove dal pareggio : 1 a 1 . Alla redazione della rivista « Aganiok » , incontro Boris Polevoi che torna proprio adesso dallo stadio , ancora tutto scalmanato . Ha vinto l ' Esercito : 2 a 1 . Ma la « Kalinin » ha tenuto duro per due tempi supplementari ; la vittoria morale è della giovane squadra di provincia . Polevoi , kalininista anche lui , è abbastanza soddisfatto . Boris Polevoi è tornato da poco dai cantieri del canale Volga - Don , dove ha raccolto materiale per una serie di articoli per la « Pravda » e per un romanzo . ( Intanto , Fadeev è partito per Celiabinsk , a documentarsi per il suo prossimo romanzo che si svolgerà tra gli operai metallurgici ) . Polevoi mi racconta aneddoti sugli scavatori stakanovisti del canale . Era andato a intervistare uno stakanovista che aveva scavato un milione e mezzo di tonnellate di terra . « Non dovete intervistare me » gli ha detto quello . « Non sono io il migliore . Ce n ' è un altro , all ' altro cantiere , che ha scavato un milione e mezzo di tonnellate » . E aveva voluto mandare un telegramma all ' altro stakanovista , che venisse subito , perché c ' era Polevoi che doveva intervistarlo per la « Pravda » . Quali sono le canzonette più in voga tra í sovietici ? C ' è I due amici , canzonetta comica , che racconta di una bella agronoma di cui sono innamorati due amici inseparabili , che la vanno ad aspettare insieme all ' uscita della direzione del colcos e non osano dichiararsi né l ' uno né l ' altro , sinché la bella non sceglie un terzo e i due restano scornati ma buoni amici , come prima . È il cavallo di battaglia di due artisti molto popolari , anche attraverso la radio e i dischi : uno è un uomo maturo , dall ' aria severa e vissuta , che ha scoperto la sua vocazione tardi , in guerra , in rappresentazioni di soldati , ed ora è premio Stalin ; l ' altro è pure premio Stalin , un pacioccone che interpreta soprattutto canzonette comiche . Il primo invece deve la sua fama alle canzoni patetiche : come La stella d ' oro , in cui il fidanzato d ' una ragazza cui è stata assegnata in premio una stella d ' oro , rimpiange di essere senz ' alcuna decorazione e si sente a disagio di fronte a lei . Oppure la canzone del vecchio soldato che ricorda le sue battaglie ; o quella delle rondini che lasciano le steppe . Queste e molte altre canzoni le ho sentite in un concerto alla Sala delle Colonne , dedicato alle canzoni popolari . Sono in programma anche diversi inni : quello per la pace ( Za mir ! ) , quello Moskva - Pekin , quello dell ' Unione Internazionale degli Studenti . Poi molte canzoni ceche , polacche , ungheresi ( il primo numero è un giovane cantante ungherese , premiato al festival di Berlino ) . C ' è un cantante comico armeno che fa molte mosse di tipo napoletano . La gran sala è gremita di un pubblico molto vario , attento come fosse a un concerto di musica sinfonica , appassionato come se fosse al cospetto dei più grandi cantanti del secolo . Per i loro artisti , gli spettatori sovietici vanno matti : i beniamini della radio scatenano ovazioni a non finire . È un mondo semplice , giovane : riuscirò mai - mi domando - a entrare in questo spirito ? Guardo la sala neo - classica sfavillante di lampadari , questa folla così interessata e così poco sofisticata da godersi gli spettacoli più semplici con tanta schiettezza di spirito , il gran passeggio per i ridotti sontuosi di questa gioventù modesta e ilare ... Forse il segreto è tutto qui : la Sala delle Colonne prima apparteneva agli zar e ora appartiene ai Sindacati .
IL GIOGO SPEZZATO ( - , 1945 )
StampaQuotidiana ,
Il popolo di Bologna , restituito alla libertà , al supremo bene animatore della vita civile , restituito a se stesso , all ' Italia e al mondo della buona volontà e della giustizia , ha manifestato piena consapevolezza del significato umano e politico dell ' evento . Le giornate di letizia , che ognuno si era promesse nel segreto del cuore , sono venute , come lo scoppio di una primavera dello spirito più luminosa dell ' aprile che fa bella la terra . È letizia che premia la fede non mai affievolita in questo ardente popolo che ha saputo per tanti e tanti mesi , per virtù dei suoi figli migliori , affrontare le orde del delitto e del tradimento , e tenerle in iscacco , intimidirle , punirle . È letizia di un popolo che nella lotta durissima , in una città aspramente colpita dalla guerra , ha saputo ritrovare e far valere la legge della solidarietà e della fraternità , quella legge che per quasi un quarto di secolo , sotto l ' oppressione della banda nera , in un clima di violenza , di menzogna , di malcostume e di malgoverno , sembrava irrimediabilmente perduta , sopraffatta dagli egoismi , guastata per sempre dallo scetticismo e dal riaprirsi di tutte le piaghe morali che il Risorgimento aveva in gran parte sanato . Il movimento patriottico , la partecipazione alla guerra contro i brutali assertori di un ' etica ridotta a bassa zoologia , la lotta contro i traditori che a conclusione delle loro forsennate gesta nazionalistiche misero la patria nelle mani del tedesco , aiutando questo a depredarla e a tormentarla , hanno dimostrato che i sentimenti generosi del Risorgimento , e gli ideali politici e sociali dei tempi nostri , sono ben vivi negli animi degli italiani . A prezzo di lacrime e di sangue l ' antirisorgimento , che si era reincarnato nella bieca figura del fascismo , anti - europeo e anti - umano , è stato vinto . Nel giorno della liberazione , il popolo emiliano ha aperto il proprio animo : ai combattenti alleati ha fatto conoscere il suo vero sentimento , con manifestazioni in cui la gentilezza è stata pari allo slancio ; ed essi hanno sentito la sincerità di tali accoglienze appassionate . Ora questi valorosi stanno continuando la lotta contro le armate della sopraffazione , le quali si aggrappano disperatamente al terreno senza poter evitare i colpi che riusciranno decisivi . Esse hanno la sorte segnata : saranno distrutte . Ma nessuno pensi a minimizzare le difficoltà che devono ancora essere affrontate dall ' esercito alleato per infrangere le residue linee tedesche degli Appennini e per superare gli apprestamenti difensivi lungo il Po . Si sa che le divisioni nemiche messe in campo sul fronte , italiano formano uno dei migliori nuclei tra quelli agguerriti rimasti alla Wehrmacht . Ed esse obbediscono al fosco verbo hitleriano che le spinge alla resistenza fanatica . Ma la loro sorte , ripetiamo , è segnata , perché ormai quelle armate combattono senza aver la possibilità di ritirarsi dall ' Italia , ben sapendo di dover pagare a caro prezzo anche il ripiegamento dietro il Po , esposte come sono ai massicci attacchi dell ' aviazione alleata , la quale ha l ' assoluto dominio del cielo . Alla battaglia gigantesca il popolo bolognese ha dato un prezioso contributo , con l ' azione delle formazioni patriottiche . Ma la battaglia è passata e la luce della libertà è risorta : oggi il popolo ha da guardare verso altri obiettivi , ha da indirizzare il proprio patriottico impegno verso altri compiti : ha da iniziare senza porre tempo in mezzo l ' opera di ricostruzione . Riprendere il lavoro , bisogna . Il cittadino , restituendosi al lavoro dimostrerà nella guisa più concreta il suo attaccamento alla riconquistata libertà , la sua fede nell ' avvenire della democrazia italiana , il suo senso civico e l ' amore stesso per la illuminata giustizia . E inoltre agevolerà il funzionamento del Governo Militare Alleato , indispensabile per la immediata ripresa dell ' amministrazione della cosa pubblica . Gli autentici patrioti intenderanno , indubbiamente , i doveri imposti dalle eccezionali circostanze ; essi riusciranno a frenare il loro legittimo sdegno verso gli abbietti servi dei nazisti , e sapranno confidare nella giustizia che avrà corso con inflessibile severità . E con la giustizia torna anche il rispetto alla verità , fondamento della vita morale . Finita l ' oppressione nazista è finito anche il giornalismo fascista , falsificatore , strumento di faziosi , organizzato per la quotidiana manomissione della verità . Oggi , con questo foglio , modesto come impongono le contingenze , il giornalismo in Bologna torna ai suoi veri compiti per essere specchio fedele degli avvenimenti , portavoce della città e della regione , aperto ad ogni autentica voce della risorgente democrazia , ad ogni parola che riveli senso di responsabilità . perché libertà e democrazia non si disgiungono da un vigile senso di responsabilità .
IL TEATRO DEI RAGAZZI ( Calvino Italo , 1952 )
StampaQuotidiana ,
Mosca , domenica sera - Una platea piena di ragazzine coi fiocchi rossi alle trecce , i collettini bianchi di pizzo , i grembiuli marron con gli orli ondulati ; è la tenuta delle scolare , e dapprincipio mi sembra d ' esser piombato in pieno Ottocento , poi m ' accorgo di come sono vive e spontanee le ragazze in questo vestito , e capisco che qui non si possono classificare i costumi con una data come da noi , qui si cerca per ogni cosa la foggia che sembra più naturale e ci si ferma su quella , senza le nostre inquietudini . Siamo al teatro dei ragazzi , che è a fianco del Bolsciòi , e dà rappresentazioni solo per i giovanissimi , tutte le sere , con una compagnia di bravi attori giovani e anziani , specializzati in questo genere di spettacoli . Stasera danno una commedia per giovinette dall'8a alla 10a classe : I suoi amici di Rosov . È la storia d ' una ragazza sovietica che perde la vista che le compagne e i compagni salvano dalla disperazione , finché un ' operazione non le rende la luce . L ' intento educativo del dramma pare rivolto più verso i genitori che verso i ragazzi , ossia : si rivolge ai ragazzi perché essi si formino una coscienza sul problema dei genitori ! Infatti i problemi in primo piano sono i rapporti della ragazza coi genitori distanti e distratti ( la ragazza dapprima nasconde loro l ' indebolimento dei suoi occhi e i genitori vedendola triste pensano a dispiaceri sentimentali ) , i rapporti degli altri compagni con le proprie famiglie , il legame tra scuola sovietica e genitori , l ' attenzione che gli insegnanti pongono alla situazione degli allievi in famiglia , la funzione del Komsomol nella vita individuale dei ragazzi . L ' azione e i personaggi hanno un accento di verità documentaria : e l ' interesse dello spettacolo per noi è anche nella testimonianza dei costumi sovietici , visti nei loro problemi individuali , nei loro rapporti sentimentali , ecc. È un teatro educativo che mi sembra non indulgere alla retorica caramellosa che siamo abituati a considerare inevitabile in queste cose . E mi piace vedere come gli attori impersonino figure di giovani sovietici quali se ne incontrano tutti i giorni , facendone tanti tipi caratteristici : una protagonista adolescente dalla faccia molto bella e forte , dallo sguardo doloroso ( un volto che mi aspetto di rivedere presto sullo schermo ) , la studentella che mette sempre bocca dappertutto , il ragazzo taciturno e timido ma pieno di doti , quello svelto e un po ' confusionario , tutto un catalogo di giovani russi che mi par sempre di riconoscere . Andiamo a salutare gli attori , quanto mai semplici e simpatici , guidati da un anziano premio Stalin . Gli spettacoli sono differenziati in tre tipi , a seconda dell ' età dei ragazzi cui sono dedicati . Il repertorio comprende drammi educativi , fiabe e classici . Stanno preparando una rappresentazione per ragazzi di Romeo e Giulietta . Abbiamo visitato , in questi giorni , diversi istituti scolastici . Dalle brevi interviste che facciamo agli studenti , attraverso gli interpreti , possiamo definire qualche caratteristica della gioventù sovietica . Prima tra queste : l ' orgoglio di poter decidere del proprio avvenire , sia i ragazzi che le ragazze . Liuba Kusnizova , di 16 anni , allieva del l ° anno della scuola professionale elettrotecnica , ha scoperto il suo interesse per l ' elettricità alla scuola media . Chiediamo se col diploma che prenderà intende impiegarsi in un ' industria . Risponde : « No , continuerò a studiare in un altro istituto , ma ora m ' interessa prendere il diploma d ' elettrotecnica » . Il suo stipendio d ' allieva di 1° anno non è alto , ma suo padre e sua madre lavorano entrambi come operai e guadagnano bene . Ha tre fratelli minori che vanno a scuola e all ' asilo . I posti più ambiti dei giovani sono ora i « cantieri del comunismo » . Aleksei Liudimov , anch ' egli di 16 anni , del 1° corso e figlio d ' operai , racconta che da ragazzo prese una forte scossa e da allora decise di diventare esperto d ' elettricità . Appena diplomato vuole andare a lavorare nei cantieri sul Volga o sul Don . Lavorando , continuerà a studiare alle scuole serali fino a diventare ingegnere . È appassionato di sci e d ' atletica leggera . Non è raro incontrare giovani che cambiano vocazione e indirizzo di studio . Alla facoltà d ' architettura , Edgar Cucin , lettone , ci racconta che allo scoppio della guerra andò come molti studenti della sua età nei colcos a sostituire i trattoristi partiti per il fronte . Poi chiamato alle armi fece il soldato , diventò ufficiale , combatté per la liberazione della Lettonia e fu ferito gravemente . Prima della guerra voleva studiare matematica ; ma dopo aver visto le distruzioni della guerra s ' iscrisse alla facoltà di architettura . L ' attività svolta in guerra ha gran parte nel racconto delle vite sia dei giovani che delle ragazze . In una clinica universitaria interroghiamo una bellissima dottoressa , Tatiana Leonova . La guerra è scoppiata due giorni dopo che aveva finito la scuola media , a Stalinogorsk . Andò a lavorare alle costruzioni di difesa di Smolensk , sotto i bombardamenti . Nell ' autunno del 1941 entrò volontaria nell ' Esercito , e diventò « istruttore medico » di plotone , poi radiologa , e insieme segretaria nel Komsomol del suo battaglione . Nel 1943 si iscrisse al P.C. Finita la guerra studiò all ' Istituto Superiore di Medicina e diventò chirurgo . Ora è ordinaria in questa clinica . Spesso s ' incontrano studenti non più tanto giovani , che sono passati già attraverso una vita di lavoro . Al Conservatorio di Mosca intervistiamo Vladimir Filippov , ex colcosiano di 31 anni , che usufruisce di uno « stipendio Stalin » ( lo stipendio più alto , assegnato al miglior studente d ' ogni corso ) . Lavorò fino a 16 anni in un colcos coi genitori , poi operaio in un ' officina , poi fece la guerra e fu ferito tre volte . Dopo la guerra è entrato in Conservatorio , alla facoltà di canto . Al Conservatorio di Mosca : grasse maestre di canto che parlano francese e somigliano alle nobildonne emigrate che si conoscono da noi , ma hanno l ' « ordine di Lenin » appuntato sull ' ampio seno ; trepide giovinette dallo sguardo intelligente sfoggiano l ' italiano dei libretti d ' opera ; ragazzi dall ' aria riflessiva e testarda ; giovani armeni , kirghisi , baskiri , ecc. e anche coreani . In ogni istituto scolastico , dovunque c ' è un ' aula , un corridoio , un atrio , una parete , là ci sono ritratti d ' uomini illustri : poeti , scrittori , musicisti , rivoluzionari , scienziati . Nessun popolo ha un così vistoso culto del proprio passato . Ogni aula dell ' istituto d ' elettrotecnica è adorna di ritratti degli scienziati russi d ' ogni disciplina . La parrucca illuministica di Lomonosov e la barba biblica di Mendelejev sono riconoscibili sopra tutti . Ma non ci sono soltanto i russi : da Galvani a Volta ( anche più su : da Galeno e da Archimede ) a Eva Curie , tutta la scienza umana è rappresentata . Nelle scuole il ritratto di Puskin è frequente quasi quanto quelli di Lenin e Stalin . C ' è pieno di Tolstoj , e poi di Gogol , di Turgheniev , di Krilov , di Lermontov , di Nekrasov , di Saltikov - Scedrin , e anche di Dostojevski malgrado che in Occidente vi sia chi dica che l 'U.R.S.S . l ' ha dimenticato e condannato senz ' appello . Moltissimo Gorki , naturalmente , e anche moltissimi Maiakovski . Scruto l ' inquieto sguardo del poeta , così crudamente contemporaneo , come a chiedergli se per caso non si trovi a disagio , incorniciato solennemente in mezzo a tanti classici , ma mi pare che mi risponda di no , perché non c ' è cosa più grande cui un poeta d ' avanguardia possa aspirare , che di diventare un grande classico popolare . Il grande amore che i sovietici manifestano per Cechov , l ' incontrare dappertutto la sua mite barbetta , il sottile lampo dei suoi occhi dietro le lenti del pince - nez , mi riempie di gioia . Qui i ragazzi delle scuole medie studiano Cechov come un classico ; da noi i classici « scolastici » più moderni sono Carducci , D ' Annunzio ... Sto per scivolare su una china di riflessioni melanconiche , ma interrompo il corso di tali pensieri , accorgendomi che « non è così che va impostata la questione » . Infatti i sovietici ci insegnano soprattutto a valorizzare la cultura patria , a guardarla sempre criticamente ma a non rifiutarla mai .
StampaQuotidiana ,
Nelle vie di Bologna e dei paesi sottratti al giogo tedesco sono stati affissi due proclami del Maresciallo Alexander , Comandante Supremo Alleato nel Mediterraneo , Governatore militare , recanti le disposizioni emesse dal Governo Militare Alleato per affrettare e regolare il normale svolgersi della vita civile nelle zone liberate . Il primo proclama stabilisce le norme giuridiche riguardanti l ' istituzione del Governo Militare ; elenca i reati in danno delle Forze Armate Alleate e ne commina le relative pene ; infine istituisce Tribunali Militari fissandone la giurisdizione e la competenza . Il secondo proclama tratta la circolazione monetaria , i cambi , il razionamento dei viveri , la fissazione dei prezzi , i salari e le leggi e decreti in materia di agricoltura . Le norme emanate sono state suggerite dalla necessità di affrettare la totale cacciata delle forze tedesche dal suolo d ' Italia e la restituzione del territorio liberato alla giurisdizione del Governo di Roma , già ristabilita su gran parte dell ' Italia . Gli scopi saranno tanto più rapidamente conseguiti quanto maggiore sarà la collaborazione che le popolazioni delle zone liberate daranno alle forze alleate . I cittadini sono pertanto tenuti ad aggiornarsi su tali disposizioni prestando la massima attenzione alle norme che i manifesti riportano estesamente e rispettandole con piena coscienza onde dare agli Alleati ancora una prova del fermo desiderio del popolo italiano di risorgere come Paese libero e democratico .
QUEST'ANNO, MODA UCRAINA ( Calvino Italo , 1952 )
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Mosca , lunedì - Alla Biblioteca Lenin , ( 14 milioni di volumi in 165 lingue ) , due sale sono dedicate ai ragazzi . Ambienti e decorazioni creano un ' atmosfera di giovinezza ( ma non scolastica ) tra sale tanto austere . Nella sala dei più piccini le schede del catalogo sono illustrate a colori . Le ragazze della delegazione sono andate oggi a un grande laboratorio di moda per assistere a una sfilata di modelli . ( Ogni giorno si tengono tre sfilate di modelli a cui assistono complessivamente un migliaio di visitatori ) . I modelli più belli ( oltre naturalmente alle pellicce ) sono i paltò . Gran varietà d ' abiti da mattino , da pomeriggio , da sera . La sfilata comprende anche modelli di pigiama e di camicie da notte , inaspettatamente ricchissimi e complicati . Sfilano anche modelli per uomo e per bambino . In U.R.S.S. la moda femminile , meno capricciosa che da noi , trova ogni anno la sua ispirazione nei costumi popolari d ' un popolo sovietico . Quest ' anno , vanno molto i motivi ucraini ; e alle camicette ricamate , ai fazzoletti ucraini s ' ispirano parecchie delle toilettes più recenti . Le sartine e le indossatrici hanno stipendi pressoché uguali , sui mille rubli . Note gastronomiche . Una delle cose che pensavo fosse più difficile abituarsi , era la quantità e la qualità dei pasti . Invece la cucina russa è molto più vicina alla nostra di quella , per esempio , dell ' Europa centrale , ( il bello è che anche i cinesi della tavolata vicina alla nostra , pare che la pensino come noi ) e poi , sarà il clima , sarà la vita movimentata , tre pasti giornalieri , con almeno tre portate di carne per pasto , non sono mica fuor di luogo . Così ci siamo abituati , al mattino appena alzati , a metterci a tavola per un vero e proprio pasto , come è abitudine generale dei sovietici . Questa prima colazione , al nostro albergo , consta tra l ' altro , di un bicchiere di yogurt , tre o quattro uova , pane e burro , lingua , prosciutto , insalata russa ; poi una pietanza di carne con contorno , e poi il tè ( o caffelatte o cacao ) con paste . Il desinare è verso le tre o le quattro : la prima cosa da imparare è il tenersi leggeri d ' antipasti e non credere che siano già il pasto vero e proprio , perché poi verrà la minestra con un pezzo di carne dentro , la pietanza , la frutta e il gelato . ( I sovietici amano í gelati più dei siciliani , e li mangiano per le strade anche in pieno inverno , cosa che fece molta impressione a Churchill , durante la guerra ) . La cena è molto tardi , di solito dopo Io spettacolo . È pressappoco come il pranzo ; solo che finisce con il tè o col cacao . Anche l ' altra preoccupazione che avevo : che i russi bevano e facciano bere a tutto spiano , s ' è dimostrata senza fondamento . A parte i banchetti importanti , in cui vino e vodka sono la materia prima dei numerosi brindisi , la nostra delegazione , formata tutta di giovani parchi e temperanti , non è stata forzata a tralignare dalle proprie abitudini . Invece dell ' acqua , durante i pasti si bevono molti succhi di frutta di preparazione industriale : succhi di albicocca , di pesca , di mela e naturalmente d ' ogni altro genere . Anche nei bar o nei ricevimenti pomeridiani i succhi di frutta sono molto usati . Dal barbiere dell ' albergo Mosca . Una parrucchiera paffuta e appetitosa mi taglia í capelli mentre la radio suona canzonette americane del Far - West . Sul piano della toilette il libro aperto che legge tra un cliente e l ' altro , un libro della biblioteca circolante dell ' albergo . V . Stepanovic mi dice che non può venire a teatro con noi : domani è il compleanno di sua moglie e vuole andare a comprarle qualche gioiello stasera , perché domani , lunedì , i negozi sono chiusi . Gli dico : « Domani ? Toh , anch ' io compio gli anni domani » . E ci facciamo gli auguri a vicenda . Lunedì Compire gli anni a Mosca mi riempie di allegria , e mi dispone a sguardi retrospettivi sulla mia vita , cosa che non mi capita sovente . A pranzo , vedo che i compagni sovietici , appena saputo del compleanno m ' hanno preparato un festeggiamento degno della loro magnifica ospitalità . Dei tanti brindisi , il più bello è l ' ultimo , di V . Stepanovic : « A vostra madre » . V . Stepanovic è un tipico rappresentante di quello spirito che è caratteristico dei sovietici ma è anche molto « vecchia Russia » , fatto di una cortesia riserbata ma calorosa , che ama richiamarsi agli affetti familiari ma sempre senza cadere nella lacrimosa declamazione che usa da noi in queste cose , quello spirito che , anche nei banchetti ufficiali , dopo tutti gli applauditi toast politici , si manifesta in brindisi più semplici : « Alla salute delle vostre famiglie » . Della generazione cresciuta durante il socialismo e che ha ora raggiunto la trentina , V . Stepanovic è un esempio non so se più o meno tipico , ma che certo dà l ' idea di una civiltà colta e serena . Dirigente politico preparato e rigoroso , membro del Comitato centrale del Komsomol , ufficiale combattente in guerra ( ne riportò gravi danni fisici , ora guariti ) , V . è un giovane dall ' allegria spontanea e comunicativa , dalla risata irrefrenabile , dall ' umorismo e dalla voglia di scherzare a getto continuo . Quel giornalista italiano che scriveva che i russi non sanno ridere , certo non ha mai incontrato V . Stepanovic . La sua vita è divisa tra l ' organizzazione politica in cui lavora , i suoi studi storici , il pianoforte col quale accompagna la moglie che s ' esercita in casa al suo violoncello per i concerti . La domenica va a caccia : ha un bel setter e dei buoni fucili a ripetizione . D ' estate passa le ferie al mare con sua moglie in una località della Crimea di cui sono fedeli ospiti da anni . ( Si sa che in U.R.S.S. i soggiorni di ferie sono gratis per tutti , nelle case di riposo a disposizione dei sindacati di ogni ministero ; nella casa in cui va V . ogni estate , lui non paga niente ; ma sua moglie che dipende da un altro ministero , per non pagar niente dovrebbe andare in una casa dei suoi sindacati : invece va col marito e paga il 50 per cento della retta normale ) . Quando ha un momento libero , V . tira fuori di tasca un romanzo di Dumas ( un volumetto rilegato dell ' edizione Nelson ) . Dice che non c ' è niente di meglio di Dumas per riposare la mente e insieme tenersi in esercizio col francese .
StampaQuotidiana ,
Popolo di Bologna , Le truppe alleate hanno battuto i tedeschi che cercavano di continuare ad imporvi il loro giogo : Bologna si unisce alle altre città belle e famose liberate dalla dominazione nazista . Ufficiali e soldati della 5.a Armata prendono parte alla gioia arrecatavi da questa vittoria . Oltre Bologna , la battaglia continua . Soldati , carri armati , cannoni e munizioni devono essere mandati in linea per ricacciare il nemico sempre più indietro . Per facilitare queste operazioni , i Bolognesi che hanno amor di patria non affolleranno le strade e le rotabili e non faranno uso di mezzi di trasporto fino a che le Autorità alleate non ne abbiano dato il permesso . Chi si trova lontano dal proprio comune non cerchi di ritornarvi fino a che non ne sia autorizzato . Soprattutto , osservate scrupolosamente tutte le norme prescritte dalla Polizia Militare , dal Governo Militare Alleato e dagli altri corpi alleati . Queste norme sono suggerite dalla necessità di facilitare la prosecuzione delle operazioni . I cittadini di sentimenti patriottici vorranno attenervisi con spirito di comprensione . Gli altri saranno costretti a rispettarle per non incorrere in severe sanzioni .
IL TRENO CHE VA NEL CAUCASO ( Calvino Italo , 1952 )
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Giovedì - Siamo in treno . La radio nel corridoio trasmette una canzone popolare . È una donna che canta : pare un ' esplosione di gioia furiosa , una modulazione di brevi grida scattanti su un ritmo che ricorda le caratteristiche danze russe a ginocchia piegate . Chiedo se è un ' antica canzone contadina : Ljena Constantinova mi spiega che è una canzone colcosiana d ' una ventina d ' anni fa . Risale agli inizi dell ' elettrificazione nelle campagne . Ljena mi traduce l ' inizio : « Per la prima volta la donna vede il sole accendersi nella sua stanza ... » Il programma che la radio sta trasmettendo è una rassegna di canzoni dell ' anteguerra . Ora ne cantano un ' altra di questo allegro tipo contadino . Ogni strofa finisce con un ' esclamazione : « Hoc ! » È una canzonetta buffa : il fidanzato ha accompagnato la bella a casa e non sanno separarsi , e ogni volta trovano una scusa per restare insieme . « Hoc ! » La Russia è un mare di terra . I paesi sono sparsi e lontani . La storia di questo paese , la lentezza del suo passato , il valore dei risultati del socialismo mi si colorano di nuovi significati , ora che vedo concretamente la terra , le distanze , i campi . Le ore di viaggio vanno avanti movimentate solo dai cinque pasti quotidiani . Oltre ai tre grossi pasti a cui ci siamo abituati a Mosca , c ' è uno spuntino a base di mele che ci vengono portate negli scompartimenti a metà mattina , e il tè delle cinque , in vagone ristorante . I compagni sovietici sono venuti ben attrezzati di scacchi , dama e domino , e noi , messi da parte i nostri mazzi da ramino , ci cimentiamo nei giochi in cui i russi sono tradizionalmente maestri . A scacchi non riusciamo a vincere neanche una partita , ma ( con qualche trucco ) ci rifacciamo a domino . Venerdì Passiamo Rostov , estesissima città su un dosso di collina in mezzo alla pianura , tutta di basse casette . Della guerra , ormai , si stenta a vedere i segni . Passiamo il Don , che ora , d ' autunno , non è largo , ma che ritirandosi ha lasciato laghetti e pozze d ' acqua per dieci chilometri intorno . Siamo in una campagna abitata e immensa . Dall ' ultimo vagone vedo una grossa gazza bianca e nera posarsi sui binari . Discorriamo di sport . L ' interprete Vitalij è iscritto alla « Spartak » , la società dei Sindacati . Paga un rublo al mese ed ha tutte le possibilità di fare tutti gli sport che vuole , nei campi e con l ' attrezzatura della « Spartak » . Per esempio , va alle stazioni sciistiche della « Spartak » e se non ha sci , o scarponi suoi , usufruisce gratis di quelli della società . Se vuole può anche andare ai campi della « Dynamo » o di un ' altra società , ma non essendo socio , deve pagare una piccola quota . Si parla di matrimoni . Un particolare curioso . All ' atto del matrimonio la moglie può scegliere se chiamarsi col cognome del marito o tenere il proprio ; oppure anche il marito può prendere il cognome della moglie ; oppure possono lasciare entrambi i vecchi cognomi e scegliersene uno nuovo . Sabato In treno nel Daghestan . Da stamane siamo in riva al Caspio , mare grigio e triste tal quale lo s ' immagina vedendolo nelle carte geografiche . Le montagne del Caucaso ci fiancheggiano sulla destra . Ogni tanto spunta la torre a traliccio di un pozzo di petrolio . Ad una stazione scendiamo a far quattro passi giù dal treno . Con allegria prendo contatto con questa terra così nuova e in cui pure basta poco , un muro di strada in salita , lo sguardo nero delle donne , per riportarmi nell ' atmosfera familiare delle città rivierasche . Anche il clima è da inverno di riviera ; solo i colori sono più smorti . Viaggiare in coda al treno , tra Caspio e Caucaso ! Ma al vecchio ferroviere , che sta qui in coda con le sue bandierine e le sue lanterne , questi paesi non piacciono per via del vento ; lui è di Smolensk . Ljena Constantinova lo rimprovera filialmente perché non si rade la lanuggine bianca e rada che incespuglia il suo viso . Ride tutto grinzoso e sdentato : dice che non importa , ormai è vecchio . È un simpatico tipo di chiacchierone ; anche se sono solo , lì a guardare il panorama , senza nessuno che mi faccia da interprete , lui vuole attaccar discorso e parla , parla , nonostante i miei « Nepognemai ! » ( Non capisco ) . Ad una stazione vengono donne sotto i finestrini a vendere yogurt e carne cruda . Graziose , con in testa fazzoletti disegnati . Sulla collina , i paesi che s ' incontrano adesso sono ammucchiati come i nostri , non sparsi come nella pianura russa . Certe case tra gli orti hanno i muri a secco come i casolari in Liguria . Attraversiamo vigne basse ( « come in Sicilia » , dice Michele L . che è siciliano e bracciante , anzi batrak , come abbiamo imparato a chiamarlo qui ) . Vigne e campi di cotone , e girasoli . Le donne sono tipi tra il siciliano e il turco : vengono giù da una stradetta tra i campi e vorrebbero entrare in stazione di lì , invece di fare il giro dall ' entrata dell ' edificio , e un tipo di controllore con la barbetta continua a rimandarle indietro e ognuna di loro protesta e racconta chissà che storia per convincerlo ; e lui scuote sempre il capo , inflessibile e paziente . Da ieri non vedo che uccelli neri o bianchi e neri ; credo siano gazze . Ora il cielo verso il Caucaso è percorso da una striscia senza fine di uccelli neri in volo ; forse una migrazione ? Per chilometri e chilometri continua a volare questa enorme schiera di uccelli e seguendoli entriamo nell ' Azerbaigian . A un torrente , V . m ' indica i segni bianchi del confine della Repubblica .
IL TENORE BUL-BUL ( Calvino Italo , 1952 )
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Baku , domenica - Primo mattino di sole dopo quaranta giorni piovosi . Quando siamo arrivati ieri sera pioveva ancora e alla stazione le brune ragazze del Komsomol ci coprivano d ' ombrelli e di mazzi di fiori . Ora siamo su un ' altura , un antico forte trasformato in giardino , ai piedi del monumento a Kirov , il grande rivoluzionario che nei primi anni del potere sovietico diresse l ' organizzazione comunista nell ' Azerbaigian . Sotto di noi , il gran golfo sul Caspio grigio , e Baku che innalza i minareti delle sue moschee e le torri a traliccio dei pozzi di petrolio . La vecchia città araba è nel centro , cinta da mura del 1510 , coi suoi tetti tondi e le moschee . Dal 1917 ad oggi Baku è quintuplicata ( un milione di abitanti oggi ; 200 mila allora ) e ha triplicato l ' estensione dei suoi giardini . I pozzi di petrolio spuntano dappertutto , perfino in mezzo al mare ; attorno a un ' isoletta dove gli archeologi hanno rintracciato vestigia di un caravanserraglio del XIII secolo . Baku ha chiese di quattro religioni : moschee , sinagoghe , chiese ortodosse , chiese armene . Ha pure ( e tutte cose nuove , queste ) dodici scuole superiori , quattro grandi teatri , un ' accademia filarmonica , biblioteche con milioni di volumi , un nuovo stadio sul mare , molto bello . I nuovi palazzi di Baku seguono tutti l ' antico stile azerbaigiano , con le finestre e i portici a sesto acuto e i contrasti di colore dell ' architettura orientale . Simbolo della tradizione culturale nazionale è Nezami , il Dante azerbaigiano ( 1141-1203 ) , a cui è dedicato un monumento e un museo , e di cui s ' incontra spesso la statua e il ritratto . Tutte le scritte sono bilingui : in russo e azerbaigiano . Il ritratto di Stalin è quasi sempre accompagnato a quello del compagno Baghirov , dirigente nazionale del partito . Spesso i ritratti sono arazzi intessuti , con variopinte cornici orientali . Gli abitanti di Baku amano definire la propria città la Napoli del Caspio . A me questo saliscendere di vie , spesso tra il verde dei parchi , e queste piazze portuali , e la grigia autunnale aria ventosa e anche una certa procacità angolosa delle donne , fanno pensare a Genova . Gli azerbaigiani sono meridionali , nelle caratteristiche esteriori e nella vivacità ; e ci tengono . Scherzando coi russi , vantano sempre il proprio temperamento caloroso . La prima cosa che dicono agli italiani è : « Noi e voi c ' intendiamo subito , siamo meridionali , noi ! » Le donne sono brune e spesso attraenti : hanno profili fieri e taglienti , petti arditi , a sesto acuto come le loro finestre . Nei cinema danno gli stessi film che abbiamo lasciato a Mosca . In molti dei più importanti , c ' è In nome della legge , e quindi anche qui continuiamo a vedere cartelloni di Massimo Girotti a tutte le cantonate . Un Girotti un po ' azerbaigianizzato , con qualche lieve sfumatura orientale nei lineamenti , ma sempre lui . Per le vie vediamo passare qualche donnetta ricoperta di un velo bianco , ali ' uso musulmano . Sono le vecchie che ancora seguono in parte i costumi d ' un tempo . Ma hanno il viso scoperto : la ciandrà , il velo sotto il quale la donna era obbligata a nascondere il viso , è del tutto scomparsa . Visita a una casa dei pionieri . È la prima che visito e non immaginavo che fosse una cosa così bella . La mia ammirazione per l ' organizzazione dei pionieri continua a crescere , di fronte ad ogni nuova cosa che vedo in questo campo . Questa casa è frequentata da 2500 bambini che vengono due volte alla settimana , a turni combinati secondo i loro orari scolastici . I frequentatori sono divisi in circoli , e in questa grande villa ogni circolo ha una sua saletta e i suoi insegnanti specializzati . Ecco una sala piena di piante , microscopi e uccelli impagliati : è quella dei naturalisti , la cui attività già ho avuto modo di apprezzare a Mosca . In un ' altra sala i ragazzi stanno piallando e inchiodando scafi e chiglie : è il cantiere dei « navimodellisti » . Gli aeromodellisti hanno invece una sala tutta finestre , tra fusoliere bianche ed ali ; dal soffitto pendono gli involucri dei palloni aerostati ; e anche i pannelli alle pareti , dedicati ai pionieri russi dell ' aviazione ( qui intendo pioniere nel senso storico della parola ) , sono chiari e ariosi . C ' è lo studio dei piccoli pittori e quello dei piccoli scultori , c ' è il laboratorio dei fotografi . I ragazzi radiotecnici costruiscono apparecchi a onde corte con cui comunicano coi dilettanti di tutto il mondo : ci fanno vedere le cartoline che hanno ricevuto , e ce n ' è anche una dall ' Italia , di un radioamatore livornese ; e ci danno le cartoline con cui avvertono d ' aver captato le trasmissioni , secondo i dati stabiliti dalla convenzione internazionale dei radioamatori . I piccoli astronomi hanno addirittura un planetario ; e per scrutare il cielo vero , telescopi , che imparano anche a costruire . Tutto questo è organizzato nelle sale , nei corridoi , nei pianerottoli , nelle nicchie , nelle logge d ' una soleggiata villa gentilizia . In una saletta triangolare c ' è ( e come poteva mancare a Baku ? ) lo studio dei metodi d ' estrazione del petrolio : modelli di pozzi , raccolte di minerali , cartelloni degli strati geologici . I sobri affreschi alle pareti hanno la funzione di creare un ' atmosfera che fa presa sulle fantasie infantili , e li infervora in questi loro giochi che sono insieme anche studio e lavoro ; così qui , nella saletta del petrolio , è subito creata un ' atmosfera mineraria . Non siamo noi i soli ospiti d ' eccezione della casa dei pionieri , stamane . Nel salone c ' è un incontro dei bambini con Mussah Babajev , l ' azerbaigiano campione del mondo di lotta greco - romana , idolo di molti piccoli tifosi sovietici . Le bambine ballano , in onore di Babajev , una specie di quadriglia . Poi , nel teatrino , c ' è uno spettacolo in onore della delegazione italiana . I bambini eseguono danze e canti azerbaigiani . E c ' è anche , manco a dirlo , un pezzo italiano : una ragazzina canta « Addio , Leonora » del Trovatore , con le parole della nostra lingua . All ' Accademia filarmonica , nell ' intervallo di un concerto in onore della nostra delegazione , abbiamo incontrato Bul - Bul , ossia Rosignolo . Bul - Bul è il più popolare tenore dell ' Azerbaigian , già sessantenne e pelato , ma un bel tipo di buontempone . È premio Stalin e deputato al Soviet supremo della Repubblica . Parla italiano perché ha studiato in Italia ( ci ha cantato tra l ' altro « La donna è mobile » in italiano ) , e tra gli italiani si sente a casa propria . Ci subissa di domande su tenori e baritoni italiani . « A quei tempi - ci dice - per un artista dell ' Azerbaigian non c ' era che emigrare . Qui non c ' era nulla ; era un paese arretrato , incolto . Ora abbiamo tutto , industrie , scuole , università , teatri , conservatori , accademie ... E dire che quando ero in Italia , e dicevo che ero dell ' Azerbaigian , tutti mi guardavano interrogativamente : nessuno sapeva che 1'Azerbaigian esistesse , non c ' era neppure segnato sulle carte . , . Mi sembrava d ' essere comparso così , dal vuoto ... Ora posso dire a tutti che l ' Azerbaigian esiste sul serio ... »
LA REPUBBLICA DEL PETROLIO ( Calvino Italo , 1952 )
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Il petrolio è la ricchezza di Baku . Non puoi girare lo sguardo senza vedere pozzi da tutte le parti , perfino in mare . Nello stemma della repubblica sovietica azerbaigiana c ' è la torre di un pozzo . Dappertutto annusi , senti odor di petrolio . Sarà una mia idea , ma mi par di sentire il petrolio anche nelle grasse minestre e pietanze di questa cucina orientale . Se ci si inoltra nell ' entroterra di Baku , si continua a viaggiare per chilometri e chilometri su uno scenario brullo , irto d ' alte torri dei pozzi di petrolio . Visitiamo un settore di reparto del trust Kírov ( a Baku ci sono più di dieci trusts petroliferi ) . Ci guida l ' ingegnere capo Kafarov , figlio d ' operai petroliferi e lui stesso ex operaio . Ha fatto , come moltissimi qui , insieme l ' operaio e lo studente , frequentando l ' Istituto del petrolio nei corsi serali della gioventù lavoratrice . Kafarov ha trovato un metodo per prolungare la vita dei pozzi , ha il premio Stalin ed è deputato al Soviet supremo della Repubblica . Ha trent ' anni . Tutti i tecnici dei pozzi sono ex operai . L una classe operaia molto evoluta ; il 90% degli operai studiano per migliorare la propria qualifica . I procedimenti d ' estrazione sono perfezionati in modo da richiedere pochissima mano d ' opera , tutta specializzata . Un elettrotecnico e due operatori controllano cinquanta pozzi . Le industrie di Baku ( prima della Rivoluzione non ce n ' era nessuna ) raffinano il petrolio e lavorano i sottoprodotti , e tutto il loro macchinario viene pure fabbricato a Baku . « Qui non è come in Iran ! - ci dice Kafarov . - Di là devono mandare tutto il petrolio in Inghilterra ! » Il sindacato dei petroliferi ha undici grandi case della cultura nei vari rioni di Baku , e trenta case filiali ( tutte con il loro cinema , perché se non hanno neanche un cinema si chiamano club o « angoli rossi » ) . Visitiamo la casa della cultura del rione operaio Sciaumian . È un gran palazzo nuovo , frequentato ogni giorno e ogni sera da 3000-3500 persone ; è aperta a tutti , e la frequenza alle conferenze , ai circoli dilettantistici , sportivi , culturali è gratuita . C ' è un cinema che dà , per i soci della casa , gli stessi film dei locali di prima visione . Ora stanno organizzando un laboratorio tecnico che sarà il più grande e attrezzato di Baku ; e gli operai potranno venire a perfezionarsi e a imparare nuovi procedimenti tecnici ; perché qui svago e cultura sono sempre legati al miglioramento dell ' uomo , e quindi anche della qualifica produttiva . Le case della cultura ( come le case dei pionieri ) sono una delle chiavi della vita sovietica ; se si vuol capire questo fervore culturale di massa del popolo sovietico , questo continuo elevarsi d ' operai a dirigenti , questo fatto così comune qui di passare dal lavoro manuale a quello intellettuale , bisogna vedere queste case della cultura affollate ogni sera , capire come queste nuove abitudini siano entrate nel costume sovietico . La casa della cultura che visitiamo ha una biblioteca circolante di 75 mila volumi , in azerbaigiano , in russo e in armeno ; se ne servono circa seimila lettori . La biblioteca ha , nel rione , 80 filiali , in circoli minori e aziendali . Le filiali hanno un fondo di libri cambiabile ; periodicamente la biblioteca - madre ritira i libri dalla filiale e li sostituisce con altri . I lettori invalidi ricevono il cambio dei libri a casa . Tutto è gratis ; i lettori non pagano neanche un rublo . Tutti i servizi della biblioteca sono disimpegnati gratuitamente da attivisti volontari . Alla sera . Al Teatro Nazionale . Balletto sul raccolto del cotone . È un idillio colcosiano , piuttosto ingenuo , ma sincero , colorato ed esuberante . Non c ' è l ' esperienza spettacolare dei teatri moscoviti , ma è un esempio di come tutti i popoli sovietici coltivino , con ricchezza di mezzi , le proprie vocazioni più caratteristiche , le proprie vene più genuine . In questo balletto vediamo una bella colcosiana e l ' ingegnere che sta costruendo una diga che s ' innamorano . L ' agronomo è geloso . C ' è la sfida tra í colcosiani e quelli della diga per chi supererà di più il piano . Le colcosiane vanno a raccogliere il cotone di notte per terminare prima il raccolto . Ci sono belle scene di campi di cotone in cui i fiori che sbocciano sono tante ballerine . L ' inaugurazione della centrale elettrica è interrotta da un temporale ; il fiume si gonfia . Con virtuosismi scenografici è mostrato sulla scena Io straripamento del fiume , l ' alluvione , e finti fiotti d ' acqua invadono il palcoscenico . L ' ingegnere è travolto dalla corrente e l ' agronomo , vinta la gelosia , lo salva . Il finale è la festa per la fine del raccolto ; il piano è superato da ambe le parti , ma hanno vinto i colcosiani . Gli innamorati si sposeranno . Nell ' intervallo , il direttore d ' orchestra , un giovane maestro premio Stalin che sa un po ' d ' italiano , mi parla bene di Mario Zafred , di cui ha diretto una composizione , e male della nuova opera di Stravinski data a Venezia . Visita al museo Stalin , dedicato alla storia del Partito bolscevico nell ' Azerbaigian . Che è un settore della storia del Partito molto interessante , dato che si svolge in gran parte sotto la direzione , indiretta ( da Tiflis ) o diretta , di Stalin , e dato che la Baku mineraria era uno dei maggiori agglomerati proletari dell ' impero zarista . ( Un particolare poco noto : tra gli organizzatori di scioperi petroliferi a Baku vi fu anche Viscinski ) . Dopo la Rivoluzione , l ' Azerbaigian subì fino al 1920 l ' oppressione delle truppe d ' invasione occidentali venute dalla Persia e aiutate dal partito « mussawadista » . Nel 1919 ventisei dirigenti comunisti di Baku furono fucilati dagli anglo - americani . La ragazza direttrice del museo che ci guida nella nostra visita , è la nipote d ' uno dei ventisei fucilati . I musei sovietici sulla storia della Rivoluzione sono disposti in questo modo : alle pareti vi sono fotografie dei rivoluzionari e dei luoghi ; esemplari della stampa , diagrammi economici , frasi dei maestri incorniciate ; torno torno bacheche con libri e documenti ; in mezzo alla sala statue e modelli d ' edifici storici , tra cui quelli in cui i rivoluzionari vivevano clandestini , con lo spaccato che mostra i nascondigli segreti . Ma alle pareti , al di sopra delle foto e dei documenti , corre una serie di dipinti . Sono quadri che rievocano tutti gli episodi più salienti della storia del Partito , perché qui i musei hanno un intento didattico ( li massa , prima ancora che di raccolta di cimeli storici , e la ricostruzione dei pittori serve a dare subito una sintesi di quel che significano gli sparsi documenti . I pittori azerbaigiani , a giudicare dai quadri di questo museo , per molti aspetti s ' avvicinano allo spirito dei pittori italiani d ' oggi della tendenza realista , o dei messicani dell ' « Arte Grafica Popular » . Certo , nei quadri dei musei storici il fattore decisivo non è la perizia artistica ma l ' evidenza rappresentativa . Ma io penso che per far ritrovare alla pittura occidentale una via di comunicazione e di funzione collettiva , questa è forse l ' unica via : raccontare una storia che abbia un significato per tutti , interpretare secondo la propria fantasia soggetti carichi di sentimenti umani , ostinarsi a ripetere un tema , una scena . Visita a una tipografia clandestina del Partito , trasformata in piccolo museo . Non ci si dimentica mai , in U.R.S.S. , che siamo in una società uscita dalla Rivoluzione e che alla Rivoluzione tutto deve . L ' amore che circonda i ricordi dell ' attività rivoluzionaria , e perfino cerca di non disperdere l ' atmosfera di quei tempi , sembra sottolineare che non c ' è soluzione di continuità tra le lotte di ieri e le tanto diverse lotte d ' oggi . Visita all ' Istituto Superiore Industriale di Baku , più grande e meglio attrezzato d ' un nostro politecnico . L ' Istituto ha , naturalmente , un suo policlinico ( come ogni luogo di lavoro e di studio da noi visitato in U.R.S.S. ) e ha pure un bellissimo nido d ' infanzia dove una ventina di bambini giocano in una sala allegramente arredata al suono di un pianoforte suonato da una delle nurses . Anche i nidi d ' infanzia li ho visti dappertutto , in U.R.S.S. , ma di trovarne uno in un ' università non ci avevo mai pensato . Eppure qui è una cosa naturale , perché le insegnanti e le studentesse che hanno un bambino possono tranquillamente lasciarlo mentre vanno a lezione . La studentessa Firuseh Hadjiva proviene dalla campagna . Da giovinetta ha portato la riandrà , il velo che ricopre il viso alle donne musulmane . Ora l ' abbiamo incontrata mentre faceva esperimenti nel laboratorio di fisica . Iersera , a teatro , siamo stati letteralmente sommersi e fatti prigionieri da una folla di giovani e di ragazze che volevano farci scrivere il nostro nome e indirizzo sul loro taccuino , volevano far cambi di distintivi , volevano dirci quella frase italiana che ricordavano ( che poi era napoletana : « O sole mio - sta in fronte a te » ) . Oggi l ' Istituto Superiore Industriale è pieno di giovani venuti a farci festa , che gremiscono le scale e i corridoi , s ' accodano a noi , ci prendono per braccio , cercano una qualche lingua per comunicare con noi , vogliono sapere notizie dell ' Italia , ( io mi sono sentito chiedere cosa ne pensavo della festa di Palazzo Labia a Venezia ) . Fin sotto le finestre dell ' albergo « Intourist » dove siamo alloggiati vengono gruppi di giovani e ragazze a far festa alla delegazione della gioventù italiana . Alla partenza , il regalo dei compagni di Baku alla nostra delegazione è una piccola biblioteca di libri azerbaigiani a ciascuno di noi . C ' è qualche libro dei maggiori autori nazionali tradotto in russo , ma per la maggior parte sono libri in azerbaigiano , tra í quali una traduzione di Resurrezione di Tolstoj . Non so se qualcuno di noi imparerà mai l ' azerbaigiano e potrà gustare fino in fondo questo ricco regalo : ma certo il suo significato non ci sfugge . Questo popolo cui sotto gli zar era proibito perfino scrivere nella propria lingua , ora ha ripreso le tradizioni della sua antica letteratura , ha case editrici , riviste , scrittori , ha traduzioni dei maggiori classici del mondo ( tra i quali il Decamerone ) . E poter regalare libri in azerbaigiano ai visitatori forestieri è la cosa che più lo inorgoglisce . Al commiato , i dirigenti della gioventù comunista azerbaigiana , che erano diventati cari amici nostri , ci hanno detto : « Se una notte v ' accadrà di sognare Baku , voltate il cuscino , e noi sogneremo voi » . È una vecchia credenza di laggiù : quando si sogna una persona e si vuole che essa ci sogni , si volta il cuscino . Ma i compagni azerbaigiani aggiungono : « Però , se voi sognate noi , vorrà dire che noi abbiamo già voltato il cuscino » .