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> anno_i:[1940 TO 1970}
UN RITRATTO IMPERTINENTE DI FANFANI ( Rodari Gianni , 1966 )
StampaQuotidiana ,
[ Piero Ottone , Fanfani , Longanesi , pp. 194 , lire 400; Adele Cambria , Maria José , Longancsi , pp. 158 , lire 400 ] . Maria José e Fanfani , rispettivamente per opera di Adele Cambria e di Piero Ottone , forniscono il terzo e il quarto volume della collana « Gente famosa » dell ' editore Longanesi ( numero uno Sofia Loren , numero due Umberto ) . L ' accostamento tra « l ' unico uomo di Casa Savoia » e il nostro attuale ministro degli esteri è puramente casuale , s ' intende . Tra l ' altro , le strade dei due personaggi non si sono mai incrociate , nemmeno durante il fascismo , quando Fanfani era un professorino in bilico tra il Vangelo e le corporazioni ed elogiava Mussolini per la conquista dell ' Etiopia e Maria José , principessa di Piemonte , pur essendosi « lasciata tentare dalla vanità dell ' Impero » , come tanti altri , continuava a ricevere Umberto Zanotti Bianco e a proteggere la sua Associazione per il Mezzogiorno . Ambizioni parallele . A voler giocare con i paralleli , si potrebbero mettere a confronto certe ambizioni e il loro fallimento : di Maria José , la velleità di diventare un polo d ' opposizione al regime ; . di l ' anfani , il tentativo di presentarsi come unico erede di De Gasperi ; aspetti decisivi della storia personale dell ' uno e dell ' altra . Ma chi teorizzasse su elementi tanto labili sarebbe un ben debole teorico . Proprio come Fanfani quando teorizza sull ' alternanza al potere di longilinei e di brevilinei . Meglio lasciar parlare i fatti , ciò che i due autori fanno egregiamente , la Cambria forse con uno zinzino di partecipazione femminile al personaggio e con un ' assenza di malignità in lei assolutamente inattesa ma , nel caso , lodevole ; Piero Ottone con maggiore distacco e spesso con una calcolata ironia . Il ritratto di Maria José è quello di una principessa assai ricca e passabilmente moderna ( si vantava di avere un padre socialista ) , finita , grazie o per colpa di un matrimonio quasi fatale , combinato un po ' da tutti quando i due sposi erano ancora bambini , nell ' ambiente gretto e quasi dialettale dei Savoia ; di una straniera innamorata dell ' Italia che viene a contatto cori l ' Italia peggiore , quella del fascismo , in cui lo spirito è sospetto ; di una moglie delusa che , conquistata con l ' esilio « la libertà di essere se stessa » , ha saputo contare per i figli più del padre , mero manichino di convenzioni . Questi quattro figli sono famosi per incidenti di macchina , spogliarelli e amori contrastati : ma le loro abitudini « si inseriscono nella norma dell ' ambiente a cui oggi appartengono : l ' international set , o come si vuole chiamarlo » . ( Quando il libro è stato scritto , il giovane Vittorio Emanuele non aveva ancora compiuto il raid su Napoli che ha fatto drizzare le vertebre ai monarchici italiani e ridere il resto del mondo ) . Il libro è ricco di testimonianze dirette , citazioni del diario di Maria José , aneddoti . Come un leit - motiv ricorre insistente , ad ogni proposito , il richiamo della distinzione che Maria José ha sempre tenuto a fare tra sé e i Savoia : atteggiamento che finisce per parere , e forse è , semplicemente snobistico . E , poi , come se Maria José non volesse ammettere di avere perso anche personalmente la partita . Ma non è lei che va scrivendo i libri sugli antenati di Umberto ? Ecco , forse avrebbe voluto che Umberto avesse la stoffa di un Emanuele Filiberto . Il suo interesse per quelle vecchie storie ha della fantasticheria nostalgica . Una vita fallita cerca il suo compenso il più lontano possibile dal nostro tempo , in un mondo puro e ideale , o in un sogno da giovinetta che non vuol rassegnarsi al tramonto inglorioso del suo principe azzurro . Il Fanfani di Piero Ottone è un ornino attivissimo , di scarsi e deboli principi ( a parte l ' indiscussa onestà personale ) e di grandi ambizioni , una su tutte : quella di trattare da pari a pari con i potenti della terra . Nel suo bagaglio ha un po ' di dilettantismo , un bel po ' di tatticismo , il gusto del potere : per quel che riguarda il petrolio , l ' energia elettrica e la politica estera , più avventurismo che buon senso . Un uomo di cui il paese diffida . Un leader travolto dalle risse interne della Democrazia Cristiana . Dentro questo schema piuttosto facile , o addirittura banale , cronaca , storia e pettegolezzo si muovono con notevole eleganza . Sono colti felicemente i saggi linguistici rivelatori di taluni tipici difetti fanfaniani , per esempio l ' ampollosità : « Non drizzeremo mai la nostra prora verso il mare di Moscovia , né verso bracci più o meno noti che in esso possono in definitiva sboccare » . Fanfani scrittore fa anche di peggio : per dire ( nella « Pieve d ' Italia » ) che era faticoso camminare in discesa , scrive che « le proprie gambe ... in verità dovevano impegnarsi seriamente , più che nell ' azione di moto , in quella di freno del moto » . Conclusioni ragionevoli Rendono miglior giustizia a Fanfani le ultime pagine del libro in cui , abbandonata ogni pretesa di liquidare il personaggio mostrando solo i suoi punti deboli o i suoi errori ( alcuni dei quali , inoltre , sono errori per Ottone e per una certa parte politica e meriteranno un ' analisi più serena ) , gli si riconosce il merito di essere stato , da giovane , « l ' esponente nella democrazia cristiana di una sinistra moderata , che si ispirava in parte a Keynes , in parte a San Francesco » ; di non aver voluto « diventare il portavoce degli interessi costituiti » ; di aver propugnato in anticipo sugli altri la politica di centro - sinistra , eccetera . « Può darsi infine - scrive l ' Ottone - che l ' avvenire ci tenga in serbo il Fanfani migliore » . Insomma , un libro divertente , in parte ingiusto e in parte , com ' è inevitabile , dominato dalle convinzioni politiche dello scrittore .
Il mare non bagna Napoli ( Ortese Anna Maria , 1950 )
StampaQuotidiana ,
Napoli , luglio . - Giorni fa sono state celebrate le nozze di Laura Lauro , figlia del noto armatore , col dott. Dufour , di altrettanto nota famiglia d ' industriali genovesi . La cerimonia si è svolta con grande sfarzo nella basilica di San Francesco di Paola , di fronte all ' ex Palazzo Reale , e si è conclusa con un ricevimento a Villa Lauro , cui hanno partecipato trecento persone , « il più eletto e rappresentativo nostro mondo » , dichiaravano l ' indomani i giornali locali . Villa Lauro , celebre per i suoi saloni come per gli arazzi di Beauvais che fanno parte della raccolta Lauro , si trova in via Crispi , una delle più belle e nitide strade di Napoli , intramezzata da numerosi giardini guardati da cani lupo potenti , che spesso , la notte , si avventano contro i cancelli , invasi dal timore che qualcuno possa attentare ai legittimi beni dei proprietari . Ma gli stessi cani hanno mugolato l ' altro ieri di gioia al passaggio degli sposi , che attraversavano il giardino per raggiungere la macchina che li avrebbe condotti al porto , e hanno trovato che , sotto il dolce e sfolgorante cielo estivo , e vestiti così squisitamente , gli uomini sono veramente un ' altra cosa , e , come annunzia la stampa napoletana , meritano il nome di « eletti » . Cara stampa napoletana ! Questa parola è la sua prediletta , e non osiamo pensare cosa accadrebbe dei compilatori delle liete cronache locali , se improvvisamente dovessero farne a meno ! Comunque , eletti sposi ed eletto parentado sono stati fotografati perfettamente , e al mio ritorno a Napoli ho potuto ammirarli sulla terza pagina di un quotidiano che un operaio seduto nella direttissima davanti a me , teneva aperto fra due mani dalle unghie spezzate : « Gli sposi partiranno per Capri , prima tappa della loro luna di miele ... » . Questa Capri rimane davvero l ' ultimo grido in fatto di divertimenti europei , se si pensa che ci si va persino da Napoli , di gente come i Lauro che ci sarà stata mille volte , d ' inverno come d ' estate . Capivo il silenzio profondo e pieno di chissà che lenti pensieri dell ' operaio . Qui , a Napoli , Capri come il mare e le altre isole , sono distribuite solo in dose minima alla popolazione . Un impiegatuccio del Demanio sarà stato a Capri , per esempio , tre volte nello spazio dei suoi quarant ' anni . L ' impiegata del 4° sportello dell ' Ufficio Raccomandate della Posta Centrale , una volta sola , da bambina , e ora conta 56 anni . In quanto al mare , un vero esercito di bambini , la leva napoletana del '40 , ne ha solamente sentito parlare . Sono i bambini della vecchia Napoli , quella bassa , tra il Reclusorio e i vicoli di Toledo , che si rinnovano come gli scarafaggi e hanno tutti i diritti della polvere . Di solito , vanno al mare quando hanno raggiunto i quindici anni ; scappano con un compagno , prendono una barca . Qualche volta affogano , altre si ammalano di tifo , perché non si convinceranno mai che certe zone marine ricevono i rifiuti della città . Quello che racconta qualcuno , che il mare non bagna Napoli , è esatto . Queste onde famose sono inaccessibili , salvo che per alcune categorie di persone ; per le altre , diletto e rischio , o almeno una enorme stanchezza , sono indivisibili . Costa , costa molto fare i bagni a chi vive in via Tribunali o a Forcella , e non dispone che di duecento lire giornaliere per i suoi vizi . E , di solito , non ci si va , le duecento lire vengono impiegate in altro uso : fiorilli , paste cresciute , un caffè , qualche nazionale ... da consumare in piedi nella friggitoria affocata ... da bere appoggiandosi al banco nella rosticceria ronzante di mosche ... da accendere all ' ombra dei cornicioni e dei bucati , nelle stradine fitte di popolo che dorme , che mangia , che vende , che sogna ... Mille apparecchi radio sono in agguato dentro ciascun basso di una via , altrettanti grammofoni lavorano con una intensità che ha del febbrile a ribadire nella testa della povera gente il concetto : « Napule e niente cchiù » oppure : « chistu mare a Margellina » ... Ho domandato al facchino che mi ha preso la valigia alla stazioncina di Bagnoli come fosse finita la storia dell ' Ilva : « Finita ? » mi ha chiesto a sua volta . « È finito il lavoro , questo sì » . « E i forni ? » « Per ora stanno accesi . Gli operai rimasti stanno vicino ai forni , e li tengono accesi . Questo fanno . Gli altri , a casa , passano il tempo a ricordare i fatti dell 'Ilva.» È un pianto , per Bagnoli , lo so , lo sapevo prima di partire , ma credevo che al mio ritorno qualche cosa sarebbe mutata . « Niente è mutato » mi dice il vecchio posando un momento la valigia per asciugarsi la fronte . « A Napoli non muta mai niente . Volevano diminuire le paghe , questo io penso , perciò hanno licenziato . Poco alla volta intorno all ' Ilva crescerà l 'erba.» Con un fazzoletto rosso e blu , dove sono stampati per lo meno dieci Vesuvi color viola , si asciuga la fronte . « Questa è Napoli nostra » dice . « Tutto può avvenire . La gente è come se fosse morta . È tutta schiacciata . Niente le può fare più male . E poi ha i Santi , le canzoni ... » Mentre parlava , un Santo veniva infatti avanti , sulla via di Bagnoli , preceduto da una piccola banda e seguito da una frotta di ragazzi . Era Antonio di Padova , in cartone , con un ' aureola lucente intorno alla testa e un manto stranissimo sulle spalle ; che si muoveva lentamente , con un lieve riflesso azzurro e rosato , nel vento di mare . Ci fermammo ed aspettammo che passasse : quel manto era composto di biglietti da cinquecento e da mille , rattoppati o fiammanti , e anche da carte da dieci , da cinque , fra cui qualche am - lira . Una meraviglia . « Il mese di giugno è tutto dedicato a sant ' Antonio » mi spiegò il facchino seguitando ad asciugarsi il sudore col suo fazzoletto pieno di Vesuvi . « Il mese di maggio fu per la Madonna . In luglio avremo sant ' Anna ... poi san Gennaro . Fanno un sacco di soldi , e perdonano tutti i peccati . » Pensavo alle coltellate di cui è piena la cronaca dei quattro o cinque quotidiani cittadini , le amanti con la gola tagliata dalle contadine di Agerola o Barra ; quei corpi insanguinati , gli urli nei vichi , i « Maronna ! » e gli « Aiutatemi ! » , e la gente che accorre senza intervenire e commenta estasiata ; poi il tassì , il corpo di guardia dei Pellegrini , il viso annoiato del sanitario di turno : « recisione della carotide » ; pensavo al disoccupato per vocazione o per forza , che continua a mettere il disco Mappatella , lassù al terzo piano , e aggiunge un ' altra voce alla enorme confusione della città . Pensavo alle impiegate della Centrale , curve , tutte pallide e spettinate , sui fasci di bollette , sui registri , sui timbri dietro gli sportelli delle Raccomandate . Pensavo anche a Laura Lauro , chissà perché , e a queste nostre cronache mondane brulicanti di elette signore , fitte di elenchi interminabili di principi , di diplomatici e di industriali che scendono al Vesuvio o s ' imbarcano per Capri e all ' opinione espressa da un avvocato romano sul pullman azzurro diretto a Roma , mentre la radio trasmetteva la cronaca letteraria : « A Napoli , col turismo , voi non ci sapete fare . Uno dei provvedimenti più urgenti consisterebbe nell ' istituire subito un servizio di polizia speciale per la tutela delle vie Caracciolo e Partenope . I vostri mendicanti non debbono farsi vedere per quelle strade , se volete riavere degli stranieri » . E io che rispondevo gentilmente : « Ha perfettamente ragione : DDT o galera » . La sera stessa sono andata a trovare il mio amico C . Era seduto al solito posto sul divano rotto nella sua casa di via Mergellina , e guardandosi le mani simili a rametti spogli pensava all ' artrite . Speravo che avesse dei soldi , così avremmo bevuto del vino , ma non ne aveva . « Sono appena le nove e mezza » mi ha detto , « abbiamo fiducia , aspettiamo ; può darsi che arrivino gli amici . » Questi amici , gruppo di appena tre o quattro persone , fra cui due impiegati , un operaio e un maestro elementare , di solito possiede somme superiori alle cinquanta lire , ma questa volta niente . Una volta entrati , hanno chinato il viso davanti all ' amara delusione espressa da tutto il magrissimo volto di C . ; poi , in silenzio , uno per uno , sono usciti nel giardinetto che fronteggia la via , e si sono seduti sugli scalini . Li abbiamo seguiti , il buon C . ed io , e anche noi ci siamo seduti sugli scalini , e guardavamo una enorme luna rosea , sospesa come un palloncino di gomma sul mare nero di Mergellina , quando a un tratto , sotto quella luna , chi vediamo ? Preceduto dall ' improvviso scoppio di una banda , ripassava quel sant ' Antonio , o un suo fratello , che avevo incontrato la mattina a Bagnoli . La sua testa e il Bambino che reggeva in braccio facevano " ma sì , ma sì " , sotto la lampada stranissima della luna . Il mantello di biglietti di banca da cinquecento e mille lire si muoveva dolcissimamente , come una crosta enorme , alle spalle della statua . Avanti veniva la banda , ululando santi inni . Poi la statua . Dietro la statua un po ' di preti con una mantellina nera piena di stelline di carta dorata , e dei giovanottini in tonaca rossa , uno con un asciugamano al collo , sostenendo qualche stendardo e badando a riappiccicare , di tanto in tanto , i biglietti più piccoli che sembravano male appuntati . Tutti davanti al cancello , in piedi , cercavamo di distrarre C . , il cui volto si era fatto improvvisamente avido , ispirato , pieno di una suggestione terribile , fissando il meraviglioso mantello . E avevamo ragione di temere perché nell ' attimo che il corteo è passato davanti al giardinetto , un braccio lunghissimo , il braccio sospetto di artrite del nostro amico , si è allungato a un tratto fra le sbarre , nel gesto di chi desidera afferrare . Dieci braccia hanno fatto abbassare quello di C . Erano tutti intorno a lui , gli amici teneri , preoccupati , con una punta di rimprovero , oltretutto si vergognavano . E di colpo C . è scoppiato a ridere e diceva : « Ma sì , ma sì » anche lui , « facevo solo per scherzare , s ' intende . Non avrei toccato neppure una lira » . Ma i suoi bellissimi occhi erano diventati ormai irrimediabilmente tristi , lucidi , come per febbre ; e per tutto il resto della sera è rimasto chiuso in un infantile crucciato silenzio . Così sono passate le prime ore del mio soggiorno napoletano . Più tardi , mentre la luna tramontava , sono scoppiati non si sa da che parte , se dal Vomero o da Posillipo , i primi colpi e le luci colorate dei fuochi di artificio . Sembrava la guerra , e sembrava anche la pace , íl triste sonno in cui dorme Napoli .
Legge 20 gennaio 1948, n. 6 ( Norme per l'elezione della Camera dei deputati , 1948 )
ProsaGiuridica ,
IL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA Promulga la seguente legge approvata dall ' Assemblea Costituente : Art . 1 . Per l ' elezione della Camera dei deputati si osservano , in quanto applicabili , le disposizioni del decreto legislativo 10 marzo 1946 , n . 74 , con le modificazioni di cui agli articoli seguenti . Art . 2 . Il primo ed il secondo comma dell ' art. 3 sono costituiti dai seguenti : " Il numero dei deputati e ' in ragione di uno ogni 80.000 abitanti o per frazione superiore a 40.000 , calcolati in ciascun collegio in base alla popolazione residente al 31 dicembre 1946 , secondo i dati ufficiali dell ' Istituto centrale di statistica . I collegi sono costituiti secondo le circoscrizioni stabilite nella tabella A allegata alla presente legge " . Art . 3 . Gli articoli 4 , 5 , 6 e 12 del decreto legislativo 10 marzo 1946 , n . 74 , sono abrogati e sostituiti dalle disposizioni della legge i ottobre 1947 , n . 1058 , recante norme per la disciplina dell ' elettorato attivo e per la tenuta e la revisione annuale delle liste elettorali della legge 23 dicembre 1947 , n . 1453 , contenente norme per la limitazione temporanea del diritto di voto ai capi responsabili del regime fascista . Art . 4 . L ' art. 7 e ' sostituito dal seguente : Sono eleggibili a deputati gli elettori che abbiano compiuto il venticinquesimo anno di eta ' entro il giorni delle elezioni . Non sono eleggibili per cinque anni dall ' entrata in vigore della , Costituzione , oltre coloro che sono stati esclusi per il medesimo periodo dal diritto elettorale attivo : 1 ) gli ex membri dei direttori federali del partito nazionale fascista , eccettuati coloro che ne abbiano fatto parte di diritto o che abbiano esercitato funzioni esclusivamente amministrative o assistenziali ; 2 ) le ex fiduciarie o vicefiduciarie delle federazioni dei fasci femminili ; 3 ) gli ex segretari politici dei fasci dei comuni con popolazione superiore ai 10.000 abitanti ( censimento 1936 ) e le ex segretarie dei fasci femminili dei medesimi comuni ; 4 ) gli ex prefetti o questori nominati per titoli fascisti ; 5 ) gli ex moschettieri del duce e gli ex ufficiali della milizia volontaria sicurezza nazionale in servizio permanente retribuito , eccettuati gli addetti al servizi religiosi , militari , assistenziali e gli appartenenti alle legioni libiche , alle milizie ferroviaria , postelegrafonica , universitaria alla G.I.L. , alla D . I . C . A . T . e Da . cos . , nonche ' alle milizie forestale , stradale e portuale ; 6 ) chiunque abbia , ricoperto una carica politica del partito fascista repubblicano ; 7 ) gli ex ufficiali che abbiano prestato servizio attivo nelle forze armate della pseudo Repubblica sociale , gli ex componenti delle brigate nere , delle legioni autonome e dei reparti speciali di polizia politica della pseudo Repubblica sociale ; 8 ) i presidi delle province e i podesta ' dei comuni con popolazione superiore ai 10.000 abitanti , eccettuati i presidi e i podesta ' nominati dopo il 25 luglio 1943 dal Governo legittimo italiano ; 9 ) gli ufficiali superiori e ufficiali generali delle Forze armate dello Stato che , per giudizio di epurazione , siano stati dispensati dal servizio con o senza perdita del diritto a pensione e gli ufficiali di qualunque grado che , per aver cooperato dall'8 settembre 1943 con le forze armate che combattevano contro l ' Italia , siano stati cancellati dai ruoli con perdita del grado ; 10 ) gli Impiegati di pubbliche Amministrazioni di grado superiore al 70 dell ' ordinamento gerarchico dello Stato o equiparati che , per giudizio di epurazione , siano stati dispensati dal servizio con o senza perdita del diritto a pensione ; 11 ) coloro che per sentenza penale o per decisione amministrativa , l ' una e l ' altra , parte in giudicato , siano stati riconosciuti collaboratori col tedesco invasore ; 12 ) gli appartenenti all ' O . V . R . A . ; 13 ) i direttori , condirettori , vicedirettori , redattori capi di giornali e riviste politiche fasciste ; 14 ) i commissari prefettizi preposti ai Comuni con piu ' di 10.000 abitanti nell ' ambito del cosiddetto litorale adriatico e della ex zona delle Prealpi ; 15 ) gli autori di libri e testi scolastici di propaganda fascista e i docenti di scuole di mistica fascista . Sono eccettuati dalla esclusione dalla eleggibilita ' coloro che siano stati dichiarati non punibili ai sensi nell ' ultimo comma dell ' art. 7 del decreto legislativo 27 luglio 1944 , n . 159 , e coloro i quali prima dell ' entrata in vigore della presente legge abbiano ottenuto una pronunzia di proscioglimento da parte della speciale Commissione per le sanzioni elettorali , di cui al decreto legislativo 26 aprile 1945 , n . 149 . Sono , altresi ' , eccettuati dalla esclusione dalla eleggibilita ' per le cause di cui ai nn . 1 , 2 , 3 , 4 , 5 , 8 coloro i quali , avendo ricoperto le cariche e gli uffici ivi previsti prima del 3 gennaio 1925 , abbiano poi fatto parte della Consulta Nazionale o dell ' Assemblea Costituente " . Art . 5 L ' art. 9 e ' sostituito dal seguente : " Non sono eleggibili : a ) i deputati regionali o consiglieri regionali ; b ) i presidenti delle deputazioni provinciali ; c ) i sindaci dei capoluoghi di provincia ; d ) il capo e vice - capo della polizia e gli ispettori generali di pubblica sicurezza ; e ) i capi di Gabinetto dei Ministri ; f ) l ' Alto Commissario per la Sardegna , il Commissario dello Stato nella Regione siciliana , i prefetti o chi ne fa le veci ; g ) i magistrati , salvo che non si trovino in aspettativa all ' atto dell ' accettazione della candidatura ; h ) i vice - prefetti e i funzionari di pubblica sicurezza ; i ) gli ufficiali generali e gli ammiragli , gli ufficiali superiori delle Forze armate dello stato , nella circoscrizione del loro comando territoriale . Le cause di ineleggibilita ' stabilite in questo articolo non hanno effetto , se le funzioni esercitate siano cessate almeno novanta giorni prima della data del decreto di convocazione dei comizi elettorali . Tale termine e ' stabilito , per la prima legislatura , al giorno precedente l ' accettazione della candidatura " . Art . 6 . Nell ' art. 10 sono soppresse le parole : " eccettuati quelli che non provengono dal ruoli dell ' Amministrazione degli affari esteri " . Art . 7 . L ' art. 11 e ' sostituito dal seguente : " Non sono eleggibili : 1 ) coloro che in proprio o in qualita ' di rappresentanti legali di societa ' o di imprese private risultino vincolati con lo Stato per contratti di opere o di somministrazioni , oppure per concessioni o autorizzazione amministrative di notevole entita ' economica , che importino l ' obbligo di adempimenti specifici , l ' osservanza di norme generali o particolari protettive del pubblico interesse , alle quali la concessione o la autorizzazione e ' sottoposta ; 2 ) i rappresentanti , amministratori e dirigenti di societa ' e imprese volte al profitto di privati e sussidiati dallo Stato con sovvenzioni continuative o con garanzia di assegnazioni o di interessi , quando questi sussidi non siano concessi in forza di una legge generale dello Stato ; 3 ) i consulenti legali e amministrativi che prestino in modo permanente l ' opera loro alle persone , societa ' e imprese di cui ai nn . 1 e 2 , vincolate allo Stato nei modi di cui sopra . Dalla ineleggibilita ' sono esclusi i dirigenti di cooperative e di consorzi di cooperative , iscritti regolarmente nei registri di prefettura " . Art . 8 . Il primo comma dell ' art. 13 e ' sostituito dai seguenti : " I comizi elettorali sono convocati con decreto del Presidente della Repubblica , su deliberazione del Consiglio dei Ministri . Lo stesso decreto fissa il giorno della prima riunione della Camera nei limiti dell ' art. 61 della , Costituzione " . Art . 9 . Il primo comma dell ' art. 15 e ' sostituito dal seguente : " Le liste dei candidati per il collegio unico nazionale devono essere presentate da non meno di venti delegati effettivi di liste aventi lo stesso contrassegno che assistera ' la lista per il collegio unico nazionale " . Il terzo comma e ' sostituito dal seguente : " Nessuno puo ' essere candidato nel Collegio unico nazionale se non e ' candidato in un collegio circoscrizionale " . Art . 10 . Al primo comma dell ' art. 24 , le parole : " con le caratteristiche essenziali del modello descritto nella tabella B , allegata al presente decreto " , sono sostituite dalle seguenti : " con le caratteristiche essenziali dei modelli descritti nelle tabelle B , C e D , allegate alla presente legge " . Art . 11 . L ' ultimo comma dell ' art. 27 modificato dall ' art. 20 del decreto legislativo 23 aprile 1046 , n . 219 , e ' sostituito dal seguente : " Al presidente dell ' ufficio elettorate e ' corrisposto dal Comune , nel quale l ' ufficio ha sede , un onorario giornaliero di lire 2000 al lordo delle ritenute di legge , oltre il trattamento di missione , se dovuto , nella misura corrispondente a quella che spetta ai funzionari di grado 50 dei ruoli dell ' Amministrazione dello Stato . Ai funzionari statali di grado superiore al 5° spetta , se dovuto , il trattamento di missione inerente al grado rivestito " . Art . 12 . Il primo e l ' ultimo comma dell ' art. 28 sono sostituiti dai seguenti : " Fra il quindicesimo e l ' ottavo giorno precedenti le elezioni , in pubblica adunanza , preannunziata due giorni prima con manifesto affisso nell ' albo pretorio del Comune , la Commissione elettorale comunale , sentiti i rappresentanti di lista , se gia ' designati , procede della nomina degli scrutatori tra gli elettori del Comune che siano idonei alle funzioni di scrutatori , esclusi sempre i candidati . Qualora la nomina non sia fatta l ' unanimita ' , ciascun membro della Commissione votera ' per due nomi e si proclameranno eletti coloro che avranno ottenuto un maggior numero di voti . A parita ' di voti sara ' proclamato eletto l ' anziano di eta ' " . " A ciascuno degli scrutatori il Comune , nel quale ha sede l ' ufficio elettorale , deve corrispondere l ' onorario giornaliero di lire 1500 al lordo delle ritenute di legge , oltre al trattamento di missione , se dovuto , nella misura corrispondente a quella che spetta ai funzionari il grado 70 del ruoli dell ' Amministrazione dello Stato di funzionari statali di grado superiore al 70 spetta , se dovuto , il trattamento di missione inerente al grado rivestito " . Art . 13 . Il penultimo comma dell ' art. 29 e ' sostituito dal seguente : " Al segretario e ' corrisposto dal Comune , in cui ha sede l ' ufficio elettorale , l ' onorari - giornaliero di lire 1800 , al lordo delle ritenute di legge , oltre il trattamento di missione , se dovuto , nella misura corrispondente a quella che spetta ai funzionari di grado 70 dei ruoli dell ' Amministrazione dello Stato ) . Art . 14 . L ' art. 40 e ' sostituito dal seguente : " Il presidente , gli scrutatori , i rappresentanti delle liste dei candidati e il segretario del seggio , nonche ' gli ufficiali e gli agenti della forza pubblica in servizio di ordine pubblico votano , previa esibizione del certificato elettorale , nella sezione presso la quale esercitano il loro ufficio , anche se siano iscritti come elettori in altre sezioni o in altro Comune i candidati possono votare in una qualsiasi delle sezioni della circoscrizione dove sono proposti , presentando il certificato elettorale . Gli elettori di cui al comma , precedente sono iscritti , a cura del presidente , in calce alla lista , della sezione e di essi e ' presa nota nel verbale " . Art . 15 . La prima parte del terzo comma dell ' art. 41 , dalle parole : " Nei comuni " alle parole : " edifici militari " , e ' soppressa . Art . 16 . Il secondo e il terzo comma dell ' art. 42 sono sostituiti dai seguenti : " I ciechi , gli amputati delle mani , gli affetti da paralisi o da , altro impedimento di analoga gravita esercitano il diritto elettorale con l ' aiuto di un elettore della propria famiglia o , in mancanza , di un altro elettore , che sia stato volontariamente scelto come accompagnatore , purche ' l ' uno o l ' altro sia iscritto nel Comune . Nessun elettore potra ' esercitare la funzione di accompagnatore per piu ' di un invalido . Sul suo certificato elettorale sara ' fatta apposita annotazione dal presidente del seggio , nel quale ha assoluto tale compito . I presidenti di seggio devono richiedere agli accompagnatori il certificato elettorale , per constatare se hanno gia ' in precedenza esercitato la funzione predetta . L ' accompagnatore consegna il certificato dell ' elettore accompagnato ; il presidente del seggio accerta , con appositi interpellazione , se l ' elettore abbia scelto liberamente il suo accompagnatore e ne conosca il nome e cognome e registra nel verbale , a parte , questo modo di votazione , indicando il motivo specifico di questa assistenza nella votazione , il nome dell ' autorita ' sanitaria che abbia eventualmente accertato l ' impedimento ed il nome e cognome dell ' accompagnatore . Il certificato medico eventualmente esibito e ' allegato al verbale " . Art . 17 . Le prima parte del secondo comma dell ' art. 44 e ' sostituita dalla seguente : " L ' elettore deve recasi ad uno degli appositi tavoli e , senza che sia avvicinato da alcuno , votare tracciando sulla scheda , con la matita un segno su contrassegno corrispondente alla lista , da , lui prescelta o comunque sul rettangolo che lo contiene " . Art . 18 . La seconda , parte del secondo comma dell ' art. 45 e ' sostituita dalla seguente : " Il numero delle preferenze e ' di tre , se i deputati da eleggere fino a 15; di quattro , da 16 in poi " Art . 19 . L ' art. 48 e ' sostituito dal seguente : " La votazione deve proseguire fino alle ore ventidue . Tuttavia gli elettori che siano ancora nei locali del seggio sono ammessi a votare " . Art . 20 . Al sesto comma dell ' art. 56 le parole : " e in cui sono elencati separatamente gli elettori che hanno votato e quelli che non hanno votato " sono sostituite dalle seguenti : " e in cui sono elencati gli elettori che non hanno votato " . All ' ottavo comma le parole : " l ' estratto viene immediatamente rimesso al sindaco " sono sostituite dalle seguenti : a l ' estratto e ' trasmesso , non oltre il sessantesimo giorno successivo a quello della votazione , al sindaco " . Art . 21 . Al quarto comma dell ' art. 57 , alle parole : " piu ' uno " e " piu ' due " sono sostituite sempre le altre : " piu ' tre " . Art . 22 . Al primo comma dell ' art. 62 , prima parte , dopo le parole : " collegate con quelle del collegio unico nazionale " , sono aggiunte le altre : " che abbiano raggiunto nelle circoscrizioni almeno un quoziente " . Art . 23 . All ' art. 64 e ' aggiunto il seguente comma : " Se il caso di sostituzione si verifichi nella lista nazionale e il candidato subentrante sia gia ' deputato nella lista circoscrizionale avente lo stesso contrassegno , si applichera ' il capoverso dell ' art. 63 " . Art . 24 . Dopo l ' art. 64 , e ' aggiunto il seguente : " Art . 64-bis . - E ' riservata alla Camera del deputati la facolta ' di ricevere e accettare le dimissioni dei propri membri " . Art . 25 . Dopo l ' art. 65 , e ' aggiunto il seguente : " Art . 65-bis . - Gli impiegati dello Stato e di altre Amministrazioni , nonche ' i dipendenti degli Enti ed Istituti di diritto pubblico pottoposti alla vigilanza dello Stato , che siano eletti deputati , seno , ove lo richiedano , collocati in congedo straordinario per tutta la durata del mandato parlamentare , secondo le norme in vigore . I magistrati in aspettativa ai sensi della lettera g ) dell ' art. 9 conservano il trattamento di cui godevano " . Art . 26 . Dopo l ' art. 84 , e ' aggiunto il seguente : " Art . 84-bis . - Le norme che stabilissero , nella legge elettorale per il senato della Repubblica , nuove sanzioni a carico di coloro che si astengono dal voto , saranno applicabili anche per le elezioni della Camera dei deputati " . Art . 27 . Alle dizioni : " Regno , Assemblea Costituente , Costituente , Segreteria provvisoria dell ' Assemblea Costituente " , usate negli articoli del decreto legislativo 10 marzo 1946 , n . 74 , sono rispettivamente sostituite le seguenti : " Repubblica , Camera dei Deputati , Camera , Segreteria della Camera dei Deputati " . Art . 28 . Il Governo della Repubblica e ' autorizzate a coordinare in un testo unico le disposizioni del decreto legislativo 10 marzo 1946 , n . 74 , e quelle della . presente legge . Art . 29 . La presente legge entra in vigore lo stesso giorno della sua pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica . La presente legge , munita del sigillo dello Stato , sara ' inserta nella Raccolta ufficiale delle leggi e dei decreti della Repubblica italiana . E ' fatto obbligo a chiunque spetti di osservarla e di farla osservare come legge dello Stato . Data a Roma , addi ' 20 gennaio 1948 DE NICOLA DE GASPERI - SCELBA
16 OTTOBRE 1943 ( DEBENEDETTI GIACOMO , 1944 )
Miscellanea ,
16 ottobre 1943 Fino a poche settimane prima , ogni venerdì sera , all ' accendersi della prima stella , si spalancavano tutte grandi le grandi porte della Sinagoga , quelle verso la piazza del Tempio . Perché le grandi porte , invece delle bussole laterali e un po ' recondite come tutte le altre sere ? Perché invece degli sparuti candelabri a sette bracci , quello sfavillare di tutte quante le luci , che traeva fiamme dagli ori , splendore dagli stucchi - - gli stemmi di Davide , i nodi di Salomone , le Trombe del Giubileo - - e sontuosi bagliori dal broccato della cortina appesa davanti all ' Arca Santa , all ' Arca del Patto col Signore ? Perché ogni venerdì , all ' accendersi della prima stella , si celebrava il ritorno del Sabbato . Non la macilenta salmodia del cantore sperduto sul lontano altare ; ma dall ' alto della cantoria , nella romba osannante dell ' organo , il coro dei fanciulli gloriava un cantico di sacra tenerezza , l ' inno dell ' antico cabbalista , « Lehà Dodì Lichrà Calà » : Vieni , o amico , vieni incontro al Sabbato ... Era il mistico invito ad accogliere il Sabbato che giunge , che giunge come una sposa . Giungeva invece nell ' ex ­ Ghetto di Roma , la sera di quel venerdì 15 ottobre , una donna vestita di nero , scarmigliata , sciatta , fradicia di pioggia . Non può esprimersi , l ' agitazione le ingorga le parole , le fa una bava sulla bocca . È venuta da Trastevere di corsa . Poco fa , da una signora presso la quale va a mezzo servizio , ha veduto la moglie di un carabiniere , e questa le ha detto che il marito , il carabiniere , ha veduto un tedesco , e questo tedesco aveva in mano una lista di 200 capi ­ famiglia ebrei , da portar via con tutte le famiglie . Gli ebrei di rione Regola hanno conservato l ' abitudine di coricarsi per tempo . Poco dopo scesa la sera , sono già tutti in casa . Forse la memoria di un antico coprifuoco è rimasta nel loro sangue ; di quando , al cadere delle tenebre , i cancelli del Ghetto stridevano con una inveterata monotonia che forse l ' abitudine aveva resa familiare e dolce , a rammentare che la notte non era per gli ebrei , che per loro la notte era pericolo di essere presi , multati , imprigionati , battuti . Così questi ebrei , accusati di tramare nell ' ombra contro l ' ordine e la sicurezza del mondo , sono invece da tempo delle creature diurne . Di primo mattino , non appena un barlume di giorno , viscido e grigio come le loro case , comincia a far leva sui cornicioni , come un apriscatole , per incidersi uno spiraglio sui vicoli sottostanti , già li trovi tutti per via , questi ebrei , e berciano , e si chiamano a gran voce per nome , e combinano , e litigano , e discutono , e intavolano trattative e negozi , e si danno un gran da fare , quantunque quei loro discorsi e mercati non abbiano nulla di urgente . Ma questi ebrei amano la vita : quella vita da cui la notte li ha esclusi , sentono il bisogno che irrompa in loro . Anche quella sera le famiglie erano già tutte raccolte nelle case . Qualche madre accendeva la lampada sabbatica - - non quella bella , ch ' era stata nascosta ai primi furti tedeschi - - mentre i vecchi con la teffilà sui ginocchi recitavano le benedizioni , e passavano dal borbottio della preghiera all ' invettiva iraconda e chioccia contro i nipotini disturbatori . Così la donna scarmigliata non ebbe difficoltà a radunare un gran numero di ebrei per avvertirli del pericolo . Ma nessuno volle crederci , tutti ne risero . Sebbene abiti in Trastevere , la Celeste ha parenti nel Ghetto ed è ben nota all ' intera cheilà . Tutti sanno che è una chiacchierona , un ' esaltata , una fanatica : basta vedere come gesticola quando parla , con gli occhi spiritati sotto quei capelli di crine vegetale . E poi si sa che in famiglia sua sono tutti un po ' tocchi ; chi non conosce il suo figlio grande , quello di 24 anni , magro , peloso , nero e strambo , con una aria da haham mancato , e si dice perfino che abbia il mal caduco ? Come si fa a dare ascolto alla Celeste ? « Credetemi ! scappate , vi dico ! » supplicava la donna . « Vi giuro che è la verità ! sulla testa dei miei figli ! » La verità ? Chi sa che cosa le avranno detto , chi sa che cosa avrà capito . Quelle risate , quell ' incredulità la esasperano . Comincia a dare in escandescenze e in male parole , come se la minaccia , invece che i tedeschi , fosse stata lei a farla , e ora si offenda di non vederla presa sul serio . Se sapesse cosa inventare , aggraverebbe la dose per vendicarsi , per riuscire finalmente a far paura . Grida , scongiura , si fa venire le lacrime agli occhi , mette le mani sul capo dei bambini , come per proteggerli lei . « Ve ne pentirete ! Se fossi una signora mi credereste . Ma perché non ho una lira , perché porto questi stracci ... » e nel mostrarli rabbiosamente , li straccia ancora di più . Ormai tredici mesi sono passati , e molti dei testimoni di quella sera sono disposti a riconoscere che forse , se la Celeste fosse stata una signora e non la poveraccia che è ... Però quella sera risalirono alle loro case , si rimisero a sedere intorno alla tavola , a cenare , commentando quella storia senza sugo . Era chiaro che cosa fosse passato per la testa della pazza : una ventina di giorni prima , il Maggiore Kappler aveva minacciato al presidente della Comunità , comm . Foà , e a quello dell ' Unione , dott . Almansi , di prelevare 200 ostaggi ebrei . Le cifre corrispondevano , e di lì l ' equivoco : la povera gente sa sempre le cose in ritardo e di traverso , ma quel poco che arrivano a sapere credono sempre che sia oro colato . Ormai la minaccia dei 200 ostaggi era scongiurata . I tedeschi saranno dei rascianìm , ma sono gente d ' onore . Contrariamente all ' opinione diffusa , gli ebrei non sono diffidenti . Per meglio dire : sono diffidenti , allo stesso modo che sono astuti , nelle cose piccole , ma creduli e disastrosamente ingenui in quelle grandi . Verso i tedeschi furono , e si mostrarono , ingenui quasi con ostentazione . I motivi che se ne possono dare sono parecchi . Persuasi da secolari esperienze che il loro destino sia di essere trattati come cani , gli ebrei hanno un disperato bisogno di simpatia umana : e per accattarla , la offrono . Fidarsi della gente , abbandonarvisi , credere alle loro promesse , è appunto una prova di simpatia . Si comportarono così anche coi tedeschi ? Sì , purtroppo . Coi tedeschi poi giocava anche il classico atteggiamento degli ebrei di fronte all ' Autorità . Fin da prima della caduta di Gerusalemme , l ' Autorità ha esercitato sugli ebrei un potere di vita e di morte assoluto , arbitrario , imperscrutabile . Questo ha fatto sì che nelle loro teste e nel loro stesso inconscio , l ' Autorità si configurasse come un nume onnipotente , esclusivo e geloso . Diffidarne , quando essa promette , sia per male che per bene , è cadere in un peccato , che presto o tardi si sconterà , se anche questo peccato non si manifesti e rimanga soltanto un ' intenzione o una mormorazione . E finalmente : l ' idea ­ madre del giudaismo è quella di giustizia . Portare questa idea nella civiltà di Occidente è stata la missione degli ebrei . Renan se ne fa addirittura il tema fondamentale per interpretare tutta la storia d ' Israele , fino ai grandi annunzi escatologici , fino all ' attesa messianica , fino alla promessa di quel Giorno del Signore che , domani o chi sa quando , accenderà la sua alba sul vertice dei millenni per ricondurre appunto il regno della giustizia su questa terra . Per tutti questi motivi gli ebrei di Roma si fidarono , in certo qual modo , dei tedeschi , anche - - e , diremmo , soprattutto - - dopo quanto era successo il 26 settembre . Si sentivano come vaccinati contro ogni ulteriore persecuzione . Sarebbe stata un ' ingiustizia , e per temperamento non vi potevano credere . Mostrar di temere sarebbe stato un polemizzare contro i tedeschi , manifestargli dell ' antipatia . E infine sarebbe stato un peccare contro l ' Autorità . Perciò , quella sera , gli ebrei risero al messaggio della pazza Celeste . ( Chiediamo scusa di questa digressione , ed eventualmente delle altre in cui incorreremo ; ma per intendere l ' intera atrocità del dramma che cercheremo di ricostruire , è opportuno conoscere un po ' meglio i personaggi . ) Effettivamente , la sera del 26 settembre 1943 , il presidente della Comunità Israelitica di Roma e quello dell ' Unione delle Comunità Italiane - - tramite il dott . Cappa , funzionario della Questura - - erano stati convocati per le ore 18 all ' Ambasciata Germanica . Li ricevette , paurosamente cortese e « distinto » , il Maggiore delle SS . Herbert Kappler , che li fece accomodare e per qualche momento parlò del più e del meno , in tono di ordinaria conversazione . Poi entrò nel merito : gli ebrei di Roma erano doppiamente colpevoli , come italiani ( ma meno di due mesi dopo , un decreto germano ­ fascista , auspici Rahn , Mussolini e Pavolini , doveva disconoscere agli ebrei d ' Italia la cittadinanza italiana ; e allora Maggiore Kappler ? ) , come italiani per il tradimento contro la Germania , e come ebrei perché appartenenti alla razza degli eterni nemici della Germania . Perciò il governo del Reich imponeva loro una taglia di 50 chilogrammi d ' oro , da versarsi entro le ore 11 del successivo martedì 28 . In caso di inadempienza , razzia e deportazione in Germania di 200 ebrei . Praticamente : poco più di un giorno e mezzo per trovare 50 chili d ' oro . Alle difficoltà che i due rappresentanti ebrei cercarono di opporgli , il Maggiore ribatté che , a titolo di agevolazione , avrebbe fornito lui gli automezzi e gli uomini per la ricerca dell ' oro . I due Herren non accettavano ? Sta bene , come non detto . Ma , in via sempre di largheggiare , prorogava di un ' ora il termine di consegna . Gli fu domandato quale fosse la valutazione dell ' oro in lire . Il Kappler capì subito l ' antifona : di lire italiane - - rispose - - il Grande Reich non ne aveva bisogno e comunque - - sorrise quando gliene occorressero , poteva sempre stamparle . Poi credette opportuno di completare la propria presentazione , illustrando che con lui non era il caso di recalcitrare , se no si sarebbe incaricato personalmente della razzia e a lui , in parecchie altre circostanze similari , questo genere di operazioni era sempre riuscito benissimo . Col che gli argomenti parvero esauriti , e la seduta fu tolta . La Questura italiana , subito informata dell ' imposizione , non rispose . Si riscrisse , si andò , si telefonò : il silenzio , per una crudele allusione , era più che mai d ' oro . Allora nella serata stessa e nella successiva mattina si radunarono i maggiorenti della Comunità insieme con le persone ritenute più esperte di affari e facoltose . Ci si desolò , si discusse , si dichiarò che la cosa non era fattibile . Ma i più energici prevalsero , sicché per tempo fu dato inizio alla raccolta dell ' oro . La voce era già corsa tra gli ebrei ; tuttavia sulle prime le offerte giungevano lentamente , con una specie di perplessità . Fu in quelle ore che il Vaticano fece ufficiosamente sapere che teneva a disposizione degli ebrei 15 chilogrammi d ' oro per sopperire agli eventuali ammanchi . Frattanto però le cose avevano cominciato a mettersi meglio . Ormai tutta Roma aveva saputo del sopruso tedesco , e se ne era commossa . Guardinghi , come temendo un rifiuto , come intimiditi di venire a offrir dell ' oro ai ricchi ebrei , alcuni « ariani » si presentarono . Entravano impacciati in quel locale adiacente alla Sinagoga , non sapendo se dovessero togliersi il cappello o tenere il capo coperto , come notoriamente vuole l ' uso rituale degli ebrei . Quasi umilmente domandavano se potevano anche loro ... se sarebbe stato gradito ... Purtroppo non lasciarono i nomi , che si vorrebbero ricordare per i momenti di sfiducia nei propri simili . Torna a mente , e par bella , una parola ripetuta anche da George Eliot : « il latte dell ' umana bontà » . Il centro di raccolta era stato stabilito in un ufficio della Comunità . La Questura , che da quest ' orecchio tornava finalmente a sentirci , aveva disposto un servizio d ' ordine e di vigilanza . L ' affluenza , infatti , era cominciata a diventare notevole . Al tavolo sedeva una persona di fiducia della Comunità ; accanto a lui un orafo saggiava le offerte e un altro le pesava . Subito era stato fatto circolare l ' avviso che non erano ammessi i contributi in denaro . Questo avrebbe impigrito l ' afflusso del metallo : gli oggetti d ' oro rappresentano spesso dei cari ricordi , che tendono a diventare più ricordi e più cari nel momento di separarsene ; inoltre l ' oro , in tempi di guerra e di calamità , suole considerarsi la migliore e più portatile risorsa per i frangenti estremi . Denaro invece ne sarebbe venuto parecchio , e rapidamente ; ma avrebbe creato il problema , nonché il rischio , di trovare tutto quell ' oro sul mercato clandestino . Peraltro il metallo già cominciava a far mucchio , molte persone si erano presentate a offrire dell ' oro in vendita , quindi si cominciò ad accettare anche il contante e a fare degli acquisti , sulla base di prezzi assai oscillanti . Di grande aiuto in questa incetta fu la giornalaia di Ponte Garibaldi . Il martedì mattina , prima delle 11 , il quantitativo era stato raggiunto , con anzi un residuo di oltre due milioni liquidi , che furono accantonati nella cassaforte della Comunità . La sala di raccolta venne chiusa a chiave : davanti la porta , con gli agenti di P.S. , si sedettero gli orafi e alcuni rappresentanti della Comunità . Qualche tedesco melomane colturale e spiritoso avrebbe forse scherzato su questi Fafner a guardia del tesoro . Invece quella brava gente , siccome le mogli avevano portato loro da mangiare , lungi dal vomitare fiamme , si misero a far colazione in pace . Avevano la coscienza a posto . C ' erano stati i momenti di angoscia , le consultazioni febbrili dell ' orologio ; ma tutto sommato si era fatto un buon lavoro . Fu telefonato all ' Ambasciata Germanica , per ottenere una dilazione di qualche ora . Era una cautela ad evitare che , visto il pronto successo , si aumentassero le pretese . Santa ingenuità degli astuti : come se i tedeschi non avessero avuto spie . Comunque , si ottenne che la scadenza fosse protratta fino alle 18 : ora in cui tre automobili , dal Lungotevere Sanzio , si avviarono con l ' oro , i due presidenti , i due orafi e una scorta di agenti , sempre guidati dal dott . Cappa , alla volta di Villa Wolkonski . Non che abbassarsi alla formalità di ricevere , di « incassare » quell ' oro , il Kappler non degnò neppure mostrarsi . Fece dire in anticamera , da una segretaria , che la taglia doveva essere versata in via Tasso . Forse è questa la prima apparizione di via Tasso nella cronaca gialla e nera dell ' occupazione tedesca . Il convoglio riparte da Villa Wolkonski , svolta l ' angolo , giunge alla via malfamata . In via Tasso gli ebrei si trovarono di fronte a un certo Capitano Schultz , certo più crudele che lo Schultz della nostra vecchia grammatica latina . Costui era assistito da un orafo e da un pesatore tedeschi . L ' oro era stato sistemato in dieci di quei raccoglitori di cartone , a foggia di grosse scatole , che negli uffici si adoperano per conservare la corrispondenza . Dieci erano , ripetiamo , e ciascuno conteneva cinque chilogrammi di metallo . Pesare e controllare doveva essere la cosa più spedita del mondo . Ma le 20 erano trascorse da un pezzo , e né i presidenti né gli orafi avevano ancora fatto ritorno alle loro abitazioni . Il tic ­ tac degli orologi , nel silenzio di quelle case , era come il tarlo dell ' angoscia , scandiva per i familiari il passo delle congetture di minuto in minuto più moleste . Un trillo assurdo del telefono : ma non erano loro , erano gli amici , quelli che più si erano adoperati per la ricerca dell ' oro , e adesso si ritiravano dall ' apparecchio con parole che volevano essere di fiducia , e invece erano già di compianto . Finalmente i quattro uomini rientrarono . Era in loro quel misto di sollievo e di collasso , che subentra in tutta la persona al termine di una grandissima fatica . Il senso , un po ' , di chi torna dall ' avere accompagnato al cimitero una persona cara , per un cammino lungo e una giornata inclemente , quando si è già estenuati da notti di veglia e di affanno . Ristorarsi , buttarsi in letto , tentare di non pensarci più . Che cosa era successo ? Loro stessi non riuscivano a spiegarselo bene . Fatto un primo controllo , i germanici , su un tono che non ammetteva repliche , avevano eccepito che le scatole erano soltanto nove . Come non immaginarselo che gli ebrei avrebbero tentato di frodare il Reich ? Per ritemprare la spada di Brenno , il ferro non manca mai . Discussioni lunghe , cavillose , drammatiche : il Capitano Schultz ricusava ogni riscontro . Sin che poi , alla fine , rifatti quasi di prepotenza i conti e le pesate , le scatole erano risultate innegabilmente dieci , il quantitativo ineccepibile , anzi eccedeva di parecchi grammi . Senonché il Capitano Schultz si era rifiutato di rilasciarne ricevuta . Perché ? Si pensò che i tedeschi non volessero lasciare documenti del sopruso . Ma i tedeschi hanno lasciato e lasciano ben altri documenti : nelle fosse , nei carnai , nelle opere fatte saltare con le mine , nei saccheggi ; a ogni loro passo ne hanno lasciati e ne lasciano , e tali che rimangono incisi , e per decenni rimarranno , sulla crosta dell ' Europa . O forse nessuno osava mettere personalmente la firma sotto un simile documento ? Gli accordi di Mosca sulle responsabilità e la punizione dei delitti di guerra non dovevano essere stipulati che parecchie settimane appresso : ma nella coscienza dei criminali c ' è sempre il senso di una fatalità del castigo . Più verosimilmente la spiegazione del rifiuto va cercata nei fatti che seguirono , ammesso che per i tedeschi , inventori della teoria della « carta straccia » , possa una qualunque ricevuta o scrittura costituire vincolo o impegno . Sapeva già il Capitano Schultz quello che si preparava per l ' indomani ? Indubbiamente lo sapeva il Maggiore Kappler delle SS . , perché furono reparti delle SS . quelli che la mattina dopo , 29 settembre , si presentarono alla Comunità e asportarono archivi , documenti , registri , tutto quanto trovarono , compresi naturalmente i 2 milioni liquidi avanzati dalla raccolta dell ' oro . A parte questo , la visita non fu molto fruttuosa : gli arredi del Tempio e gli oggetti di pregio erano già stati messi in salvo . Che fu , crediamo , una delle pochissime precauzioni prese dagli ebrei . Una strana figura , sulla quale si vorrebbero avere più ampi ragguagli , appare l'11 ottobre nei locali della Comunità . Accompagnato anche lui da una scorta di SS . , al vederlo si direbbe un ufficiale tedesco come tutti gli altri , con quel più di arroganza che gli dà l ' appartenere a una « specialità » privilegiata e tristemente famosa . Tutto divisa , anche lui , dalla testa ai piedi : quella divisa attillata , di un ' eleganza schizzinosa , astratta e implacabile , che inguaina la persona , il fisico ma anche e soprattutto il morale , con un ermetismo da chiusura ­ lampo . È la parola verboten tradotta in uniforme : proibito l ' accesso all ' individuale passato che vive in lui , che è la sua storia e la sua più vera « specialità » di creatura di questo mondo ; proibito vedere altro che questo suo « presente » rigoroso , automatico , intransigentemente reciso . Mentre i suoi uomini cominciano a buttare all ' aria la biblioteca del Collegio Rabbinico e quella della Comunità , l ' ufficiale con mani caute e meticolose , da ricamatrice di fino , palpa , sfiora , carezza papiri e incunaboli , sfoglia manoscritti e rare edizioni , scartabella codici membranacei e palinsesti . La varia attenzione del tocco , la diversa cautela del gesto sono subito proporzionate al pregio del volume . Quelle opere , per la maggior parte , sono scritte in remoti alfabeti . Ma ad apertura di pagina , l ' occhio dell ' ufficiale si fissa e si illumina , come succede a certi lettori particolarmente assistiti , che subito sanno trovare il punto sperato , lo squarcio rivelatore . Tra quelle mani signorili , come sottoposti a una tortura acuta e incruenta , di un sottilissimo sadismo , i libri hanno parlato . Più tardi si seppe che l ' ufficiale delle SS . era un egregio cultore di paleografia e filologia semitica . La biblioteca del Collegio Rabbinico di Roma , e più ancora quella della Comunità , contenevano insigni raccolte ed esemplari di eccezione , alcuni dei quali unici . Una completa esplorazione e un catalogo non erano ancora stati fatti : forse avrebbero rivelato altri tesori . Per quel che ci consta , vi erano custoditi documenti copiosissimi e cronache , manoscritte e a stampa , della diaspora nel bacino mediterraneo , oltre tutte le fonti autentiche di tutta la storia , dalle origini , degli ebrei di Roma , i più vicini e diretti discendenti dell ' antico giudaismo . Profili ancora ignoti , da intentate prospettive , della Roma dei Cesari , degli Imperatori e dei Papi si nascondevano sotto quelle scritture . E generazioni che parevano passate su questa terra veramente come la schiatta delle foglie , attendevano dal fondo di quelle carte che qualcuno le facesse parlare . Un colpo secco della chiusura ­ lampo , e la divisa ha rinserrato il semitologo , che è ridivenuto un ufficiale delle SS . Ordina : se qualcuno tocca , o nasconde , o asporta uno solo di questi libri , sarà passato per le armi , secondo la legge di guerra tedesca . Se ne va . I suoi tacchi scandiscono gli scalini . Poco dopo , sulla linea tranviaria della Circolare Nera , giungono tre carrozzoni merci . Le SS . vi caricano le due biblioteche . I carrozzoni ripartono . Libri , manoscritti , codici e pergamene hanno preso la strada di Monaco di Baviera . Chi sa se saranno gli stessi carrozzoni a cui toccherà , tra breve , di portare in Germania altro , e ben altrimenti vivo , carico . Il tempo per l ' andata e ritorno c ' è stato : cinque giorni . E ancora , per l ' ultima volta , come se ancora questo interrogativo potesse dare l ' allarme a chi tocca , ci domandiamo : ma se le angherie duravano così , perché non pensare a salvarsi ? Ebbene , il furto dei libri non era un ' angheria per la gente del Ghetto , che di libri non si intendeva . E viceversa erano proprio loro , quelli di « piazza Giudìa » , che più avrebbero dovuto avvertire la minaccia , perché loro erano destinati a fornire il più vasto bottino di vittime . Ma avrebbero poi dato retta a quell ' allarme ? Erano pigri , attaccati ai loro luoghi . L ' ebreo errante ormai si sente stanco , ha troppo camminato , non ce la fa più . La fatica di tanti esilii e fughe e deportazioni , di quelle tante strade percorse dagli avi per secoli e secoli , ha finito con l ' intossicare i muscoli dei figli ; le loro gambe si rifiutano di trascinare ancora i piedi piatti . E poi c ' era , c ' è stata certamente , una quinta colonna , che lavorava a « spargere fiducia » . Per esempio , il 9 ottobre parecchi ebrei erano stati arrestati . Molti si sgomentarono , poteva essere l ' inizio di una persecuzione contro le persone . Subito , di rimando , fu fatta circolare la notizia rassicurante ( ed elementi responsabili della Comunità , senza dubbio a fin di bene , contribuirono a diffonderla ) : quegli arresti costituivano casi eccezionali e qualificati , si trattava di persone già tutte segnalate per attività antifascista . L ' attività era stata colpita in loro , non la razza . I tedeschi continuavano a mostrarsi discreti , quasi umani . Con la loro forza così schiacciante , con la loro autorità così assoluta , avrebbero potuto fare assai di peggio . E viceversa ... No , non c ' erano speciali motivi di diffidare , di prendere le cose al tragico . E gli ebrei dormivano nei loro letti verso la mezzanotte del venerdì 15 ottobre , allorché dalle strade cominciarono a udirsi schioppettate e detonazioni . Dal 25 luglio , quando Badoglio aveva messo il coprifuoco , e più ancora dall'8 settembre , quasi ogni notte si sentivano spari per le vie e si diceva ch ' erano contro la gente che circolava oltre l ' ora senza permesso . Ma quegli spari abituali rimanevano isolati , come i rintocchi dell ' ora , e di rado giungevano così vicini , e mai così insistenti . Questi invece si intensificano , si stringono , si sovrappongono , diventano una vera sparatoria . E fossero solo spari , ma qualche cosa di più sinistro vi si mescola : colpi che partono secchi , per propagarsi poi quasi ondulati e fare dentro il buio un cratere cupo e svasato . Barúch dajàn emèd , sembra di stare in mezzo a una battaglia . Qualcuno si alza a sedere sul letto . Ma dell ' avviso portato sul far della sera dalla pazza di Trastevere , nessuno si ricorda più . I coraggiosi si avvicinano alle finestre . Pallottole e schegge sibilano e guaiscono a pochi centimetri dalle persiane , si piantano nei vecchi intonachi delle facciate . Attraverso le persiane chiuse , si vedono nella via , sotto la pioggia fine e viscida , tra i bagliori della fucileria e gli sprazzi dei petardi , drappelli di soldati che sparano in aria e lanciano bombe a mano verso i marciapiedi . Dagli elmetti , si direbbe che sono tedeschi ; ma l ' occhiata è stata rapida , non è prudente rimanere presso la finestra . Ora i jorbetìm si sono messi anche a urlare e schiamazzare : voci e grida squarciate , colleriche , sarcastiche , incomprensibili . Che vogliono ? con chi ce l ' hanno ? dove vanno ? Nelle case ormai tutti sono in piedi . I vicini si riuniscono per farsi coraggio , e viceversa non riescono che a farsi paura a vicenda . I bambini strillano . Che si può dire ai bambini per azzittarli , quando non si sa che dire a se stessi ? Stai buono , ora vanno a Monte Savello , vanno a Piazza Cairoli , tra poco tutto finisce , vedrai . Ma non finisce affatto . Quelli , pare che si allontanino , e poi rieccoli , e intanto la sparatoria non è mai cessata . Facessero qualche cosa , sfondassero una porta , una saracinesca , una bottega , almeno si capirebbe il perché . Ma no , sparano , urlano , nient ' altro . È come il mal di denti , che non si sa quanto può durare , quanto può peggiorare . Questo non capire è il peggiore degli incubi . Una donna che si è sgravata da poche ore non resiste più all ' ossessione , si butta giù dal letto , afferra il neonato , corre nel tinello di una vicina , ma lì si sviene . Le donne la soccorrono : il cognac , la borsa calda , questa almeno è la vita di tutti i giorni , sono i mali di cui si sa il rimedio . Ma quelli giù sparano sempre e urlano da due ore , da tre ore , da più di tre ore . Ogni anno , alla mensa pasquale - - chi ha fame venga e mangi - - si ripone una mezza azzima . Una credenza tramandata da chi sa che antico tempo , forse da quando gli ebrei facevano ancora gli agricoltori , vuole che un boccone di quell ' azzima , buttato dalla finestra , acqueti gli uragani , le tempeste , le grandinate , che distruggono il pane , spogliano le viti e gli ulivi , portano la carestia e forse la morte . Chi sa se quella notte qualcuno pensò di estrarre dal cassetto l ' azzima avanzata dalla Pasqua precedente - - da quando , per l ' ultima volta , si era commemorata l ' uscita dall ' Egitto , la liberazione dai Faraoni - - e di lanciarla contro quel finimondo . Il grano era mietuto , le viti vendemmiate ; ma un altro raccolto era da salvare , quella progenitura di Israele , che ai Patriarchi era stata promessa numerosa come la rena del mare . Ma se da una finestra fosse caduta l ' azzima innocente , i tedeschi avrebbero mirato coi moschetti e i mitragliatori , avrebbero scagliato le bombe a mano contro quella finestra . Loro soli sapevano la ragione di quell ' inferno . E forse la vera ragione era proprio che non ce ne fosse nessuna : l ' inferno gratuito , perché riuscisse più misterioso , e perciò più intimidatorio . La gente lì per lì suppose che volesse essere un dispetto , una beffa contro gli ebrei . Più tardi , con la logica e il senno del poi , si pensò che i tedeschi si proponessero di spaventare la gente di Ghetto e - - caso mai qualcosa fosse trapelato dei progetti per l ' indomani - - costringerla a tapparsi in casa , per prenderla tutta . Verso le quattro del mattino , la sparatoria si placò . Faceva freddo , l ' umidità della notte piovosa attraversava i muri . Nella levataccia , tutti erano rimasti in camicia e ciabatte , con appena qualche scialletto o pastrano sulle spalle . I letti abbandonati avevano forse custodito un po ' di tepore . Stanchi , con quel senso di cavo e di disseccato che lascia dentro le orbite una grossa emozione , con le ossa peste , battendo i denti , ciascuno tornò alla sua casa , nel proprio letto . Tra due ore sarebbe stato giorno , qualche cosa si sarebbe finalmente saputa . E poi , a ripensarci , non era capitato niente . Pare che il primo allarme l ' abbia dato una donna di nome Letizia , che il vicinato chiama Letizia l ' Occhialona : una grossa ragazza attempata , tutta tumida di tratti e di forme , con gli occhi fissi e i labbroni all ' infuori , che le immobilizzano sulla faccia un sorriso inerte e senza comunicativa . Dal quale esce una voce assente , contrariata , estranea a ciò che dice . Verso le 5 , costei fu udita gridare : « Oh Dio , i mamonni ! » « Mamonni » in gergo giudìo ­ romanesco significa gli sbirri , le guardie , la forza pubblica . Erano infatti i tedeschi che , col loro passo pesante e cadenzato ( conosciamo persone per cui questo passo è rimasto il simbolo , lo spaventoso equivalente auditivo del terrore tedesco ) , cominciavano a bloccare strade e case del Ghetto . Il proprietario di un piccolo caffè del Portico di Ottavia - - un « ariano » che , dalla posizione privilegiata del suo locale , ha potuto assistere a tutto lo svolgersi delle operazioni - - era giunto poco prima da Testaccio , dove abita . Transitando per Monte Savello e per il Portico , non aveva notato nulla di anormale . ( Ci sarebbe stato il tempo per salvarsi , dopo la sparatoria ? o il quartiere era già circondato ? ) Dice che i passi cadenzati , lui cominciò a sentirli verso le 5 e mezzo ( sulle ore non è stato possibile mettere d ' accordo i testimoni ; quel tempo di sciagura deve essere stato terribilmente elastico , soggetto a valutazioni soltanto psicologiche ) . Non aveva ancora aperto la bottega , stava mettendo sotto pressione la macchina dell ' espresso : socchiuse un battente , e vide . Vide lungo i marciapiedi due file di tedeschi : a occhio e croce , forse un centinaio . Nel mezzo della via stavano gli ufficiali , che disposero sentinelle armate a tutti i canti di strada . I radi passanti si fermavano a guardare . I tedeschi non si interessavano di loro . Solo più tardi cominciarono ad acciuffare chi portasse involti o valigie , indizi di tentata fuga . Noi seguiteremo a parlare del Ghetto , perché fu l ' epicentro della razzia . Ma in altri punti della città il lavoro si era iniziato parecchie ore prima . Risulta , per esempio , che un avvocato , Sternberg Monteldi , da Trieste , era stato preso fin dalle 23 della sera precedente all ' Albergo Vittoria , dove abitava con la moglie . Qui cominciano gli interrogativi sui criteri e sul modo come la razzia venne regolata . L ' avvocato e la signora erano muniti di passaporto svizzero , quindi non figuravano sui registri della popolazione romana ; non avevano fatto denunce razziali , quindi non risultavano ebrei . Come giunsero i loro nomi alle SS . ? Quanto alla procedura , si sa che in questo caso il fermo venne intimato in maniera durissima : i coniugi furono costretti a vestirsi alla presenza dei militi che tenevano le armi puntate su di loro . Questo inizio anticipato avrebbe potuto gravemente pregiudicare i piani tedeschi . Sarebbe bastato che la notizia se ne propalasse , come avvenne la mattina successiva , che subito , non appena cominciata l ' azione in grande , corse tutta la città , permettendo ad amici e perfino a commissari di P.S. di avvertire parecchi interessati , quelli almeno a cui si poteva telefonare . Giunto la sera prima , un simile allarme avrebbe svuotato una buona metà delle case ebraiche . Invece l ' arresto degli Sternberg , quantunque effettuato in un albergo , rimase segreto , le chiacchiere dei camerieri e del portiere di notte non bastarono a farlo trapelare , nemmeno gli uffici di Polizia , a quanto si dice , ne ebbero sentore ; sicché la mattina dopo i tedeschi poterono operare ordinatamente , secondo i piani prestabiliti e col più ampio successo . Entriamo ora in una casa di via S . Ambrogio , nel Ghetto . Potremo seguire la razzia in tutte le sue fasi . Verso le 5 ( ora psicologica , ripetiamo ) , la signora Laurina S . viene chiamata dalla strada . È una nipote che le grida : « Zia , zia , scendi ! I tedeschi portano via tutti ! » Questa ragazza , qualche momento prima , uscendo di casa in via della Reginella , aveva veduto portar via una intera famiglia con sei bambini , la maggiore dei quali di dieci anni . La signora S . si affaccia alla finestra . Vede ai lati del portoncino due tedeschi , armati di moschetto ( o di mitra , non sa specificare ) . Qui si domanderà come abbia potuto la nipote gridare così dalla via , e parole tanto esplicite , alla presenza di due tedeschi ( la via è angosciosamente stretta , un budello ) . Ripetiamo che i tedeschi , in massima , non rastrellarono la gente per via : fuor di casa furono presi soltanto quelli che , infelici , vollero farsi prendere . Né bisogna credere che la tragedia si sia svolta in un ' atmosfera di muta e trasecolata solennità : le persone seguitavano a parlare tra di loro , a gridarsi degli avvisi , delle raccomandazioni , come nella vita di tutti i giorni . La fatalità svolgeva il suo lavoro sostanzioso , senza preoccuparsi del cerimoniale , senza badare alle inezie di forma . Il dramma entrava nella vita , vi si mescolava con una spaventosa naturalezza , che lì per lì non lasciava campo nemmeno allo stupore . Dapprima la signora S . suppose , come tutti , che i tedeschi fossero venuti a portar via gli uomini per il « servizio del lavoro » . Questa idea , sparsa probabilmente ad arte , fu la rovina di molte famiglie , che non pensarono a mettere in salvo vecchi donne e bambini . Comunque , fidando nella presunta immunità delle donne , la S . si rifà cuore , si veste alla meglio , prende carte annonarie e borsa della spesa , poi scende per cercare di capire di che si tratti . Qualche giorno prima è caduta , trascina una gamba ingessata . Giunta per via , si avvicina ai tedeschi di sentinella , offre loro da fumare , quelli accettano . Dei due , l ' uno poteva avere un venticinque anni , l ' altro ne dimostrava una quarantina . Come in tutte le Mie Prigioni c ' è sempre un carceriere buono , così in questa razzia ci saranno le SS . di gran cuore : questi due , per esempio . La leggenda formatasi poi nel Ghetto ha deciso che fossero due austriaci . « Portare via tutti ebrei ... » risponde il più anziano alla donna . Costei si batte la palma sull ' ingessatura : « Ma io gamba rotta ... Andare via con la mia famiglia ... ospedale ... » « Ja , ja » annuisce l ' « austriaco » , e con la mano le fa cenno di svignarsela . Mentre aspetta la famiglia , la S . pensa di mettere a frutto la sua amicizia con i due soldati per veder di salvare qualche vicino . Chiama anche lei dalla strada : « Sterina ! Sterina ! » « Che c ' è ? » fa quella dalla finestra . « Scappa , che prendono tutti ! » « Un momento , vesto pupetto , e vengo . » Purtroppo vestire pupetto le fu fatale : la signora Sterina fu presa con pupetto e con tutti i suoi . Dalla via del Portico di Ottavia giungono lamenti mischiati con grida . La signora S . si affaccia all ' angolo della via S . Ambrogio col Portico . Com ' è vero che prendono tutti , ma proprio tutti , peggio di quanto si potesse immaginare . Nel mezzo della via passano , in fila indiana un po ' sconnessa , le famiglie rastrellate : una SS . in testa e una in coda sorvegliano i piccoli manipoli , li tengono suppergiù incolonnati , li spingono avanti coi calci dei mitragliatori , quantunque nessuno opponga altra resistenza che il pianto , i gemiti , le richieste di pietà , le smarrite interrogazioni . Già sui visi e negli atteggiamenti di questi ebrei , più forte ancora che la sofferenza , si è impressa la rassegnazione . Pare che quell ' atroce , repentina sorpresa già non li stupisca più . Qualche cosa in loro si ricorda di avi mai conosciuti , che erano andati con lo stesso passo , cacciati da aguzzini come questi , verso le deportazioni , la schiavitù , i supplizi , i roghi . Le madri , o talvolta i padri , portano in braccio i piccini , conducono per mano i più grandicelli . I ragazzi cercano negli occhi dei genitori una rassicurazione , un conforto che questi non possono più dare : ed è anche più tremendo che dover dire : « non ce n ' è » ai figli che chiedono pane . D ' altronde è questione di tempo : se non li uccidono prima , verrà l ' ora anche per questo . Taluno bacia le proprie creature : un bacio che cerca di nascondersi ai tedeschi , un ultimo bacio tra quelle vie , quelle case , quei luoghi che li hanno veduti nascere , sorridere per la prima volta alla vita . E certi padri tengono la mano sul capo dei figlioli , col medesimo gesto con cui nei giorni solenni hanno impartito la Birchàd Choanìm : « Ti benedica il Signore e ti protegga ... » - - quella che invoca , per i figli di Israele , e promette la pace . Nella fila la signora S . vide anche zia Chele , una vecchia di ottant ' anni mezza andata di mente : si trascinava tra gli altri , come un po ' saltellando , senza capire che cosa le facessero fare , e rispondeva con saluti e sorrisi ebeti e perfino un po ' fatui agli sguardi della gente ; ma poi trasaliva d ' improvviso e si spaventava , biascicando frammenti di preghiere , quando i tedeschi si rimettevano a urlare . Urlavano senza un motivo , probabilmente solo per tenere desto il terrore e vivo il senso della loro autorità , affinché non nascessero intoppi e le cose fossero sbrigate alla svelta . Passa un ' altra vecchia di ottantacinque anni , sorda e malata . Passa un paralitico , portato a braccia sulla sua sedia . Una donna con un lattante in collo si slaccia la camicetta , estrae la mammella e la spreme per mostrare al soldato che non ha più latte per la creatura : ma quello le punta il mitragliatore contro il fianco perché cammini . Un ' altra afferra la mano di un tedesco e gliela bacia piangendo , per impietosirlo , per chiedergli chi sa quale grazia da nulla , forse solo perché gli è riconoscente , dal profondo dell ' umiliazione , che non l ' abbia maltrattata di più . Una percossa le risponde , e un urlo . Ai lati della via , immobili , allibiti , impotenti a prestare soccorso , i passanti stanno a guardare ; ma poi i tedeschi non ne vogliono più sapere di questi spettatori e minacciosamente intimano di riprendere la circolazione . Un giovanotto si stacca dalla fila : ha ottenuto di andare a prendere un caffè , sotto la sorveglianza di una SS . , che però non accetterà di « tenergli compagnia » . Deglutisce rumorosamente , la tazzina gli trema nelle mani , e anche le gambe gli ballano sotto . Gira gli occhi smarriti verso i tavolini , dove si è seduto a giocare a carte nelle sere che avevano ancora un indomani . Con una specie di sorriso timido e stanco , domanda al caffettiere : « Che faranno di noi ? » Queste povere parole sono tra le poche lasciateci da coloro nell ' andarsene . Ci fanno sentire la voce di un essere tornato per un momento nella nostra vita , tra noi , quando a lui vivo la nostra vita ormai non apparteneva più , e già era entrato in quella nuova esistenza oscura e terribile . E ci dicono pure che cosa sia passato per la testa di quegli sciagurati nei primi momenti : una sfiduciata speranza di non aver capito bene . Le file vengono spinte verso la goffa palazzina delle Antichità e Belle Arti , che sorge al gomito del Portico di Ottavia di fronte alla via Catalana , tra la Chiesa di Sant ' Angelo e il Teatro di Marcello . Ai piedi della palazzina si stende una breve area di scavi , ingombra di ruderi , qualche metro più bassa che la strada . Entro questa fossa venivano raccolti gli ebrei , e messi in riga ad aspettare il ritorno dei tre o quattro camion , che facevano la spola tra il Ghetto e il luogo dove era stabilita la prima tappa . Quegli autocarri erano coperti da tendoni impermeabili ( continuava a piovigginare ) scuri o , secondo altri , tinti addirittura in nero ; come pure di nero , dicono quegli stessi , sarebbero stati tinti anche i camion . È più probabile che quel nero ce l ' abbiano veduto gli occhi del dolore e dello sgomento : in realtà doveva trattarsi di quel cupo , e già abbastanza lugubre , color di melma e piombo , che è la vernice , per cosa dire , di uniforme degli automezzi di guerra tedeschi . I nazisti amano la regìa , le teatralità , la solennità nibelungica atra e terrificante ; ma qui la regia era già nelle cose stesse : superflua d ' altronde , perché tutto si svolgeva con estrema facilità , senza che occorresse di propiziarne la riuscita con una particolare messinscena o ricerca di effetti . Dei camion veniva abbassata la sponda destra , e si cominciava a fare il carico . I malati , gli impediti , i restii erano stimolati con insulti , urlacci e spintoni , percossi coi calci dei fucili . Il paralitico con la sua sedia venne letteralmente scaraventato sul camion , come un mobile fuori uso su un furgone da trasloco . Quanto ai bambini , strappati alle braccia delle madri , subivano il trattamento dei pacchi , quando negli uffici postali si prepara il furgoncino . E i camion ripartivano , né si sapeva per dove ; ma quel loro periodico tornare , sempre gli stessi , faceva supporre che non si trattasse di luogo troppo lontano . E questo nei « razziati » poté forse accendere una specie di speranza . Non ci mandano via da Roma , ci terranno qui a lavorare . Continuiamo a seguire la signora S . Il suo racconto , senza dubbio ripetuto molte volte nel corso di questi mesi , sarà un po ' ricostituito , con un ordine nell ' incastro dei fatti e nella sequenza dei tempi , che forse la vita non ebbe ; ma le persone da lei citate - - quelle che si sono potute interrogare - - confermano la veridicità degli episodi e l ' esattezza dei particolari . Giunta con la famiglia a Largo Argentina - - varcato ormai il Mar Rosso - - la S . viene a sapere di un parente che per paura di quelle sentinelle alla porta , è rimasto per le scale . ( Un caso purtroppo frequente ; per quella paura , molti non si vollero muovere di casa e vi si fecero prendere . ) Malgrado le proteste dei suoi , la S . decide di tornare indietro a soccorrere il parente , se ancora farà in tempo . Che può parere una bravata in sovrappiù , il troppo che stroppia ; ma c ' è della gente , a cui le congiunture estreme danno una sovrabbondanza vitale , che li fa credere in una specie di invulnerabilità . È il caso di quegli infermieri che circolano tra le epidemie con uno scanzonato e quasi irritante disprezzo per la profilassi , e sono poi proprio quelli che se la scapolano , come se davvero il contagio su di loro non avesse presa . I due « austriaci » sono sempre alla porta . Un ' occhiata basta alla S . per sincerarsi che il tacito patto di protezione vige sempre ancora . Dal vano delle scale chiama il parente . « Resciúd , Enrico ! Ma in questo momento sette tedeschi sopraggiungono : hanno sentito quel richiamo e , per quanto non lo capiscano , a buon conto il loro capo appioppa alla S . uno schiaffone ; che la manda lunga e distesa attraverso l ' andito . Poi con incomprensibili parole tedesche e fin troppo chiare minacce col calcio del mitragliatore , la costringe a rialzarsi da sola . Due uomini si mettono davanti a lei , tre alle sue spalle , e le tocca di salire . Sul pianerottolo , le porte dei tre appartamenti sono chiuse , sbarrate ( una è quella dell ' appartamento di S . , ormai deserto ) . Il tragico , l ' intensità , la complicazione dei movimenti che stanno per avvenire su questo pianerottolo , potrebbero far pensare a uno spazio adeguato , si starebbe per dire eschileo : il che non risponderebbe al vero . Si tratta di un ripiano di pochi palmi , nemmeno due metri quadri , che interrompe una scala avvolgentesi a spirale , con i gradini di pietra sporchi e ingrommati di decrepita spazzatura , tra due muri soffocanti . Un abituro - - se non sapessimo che era destinato al dolore , e quanto dolore lo visitò - - dove l ' angustia e la miseria hanno una desolazione ostile , quasi sinistra . Tutti gli odori della vita hanno impregnato i muri , il legno , il ferro , tutto , perfino si direbbe i vetri delle finestrelle . Tali , o consimili , erano le case dove , per la maggior parte , si acquartieravano i più temibili nemici del Grande Reich . I tedeschi consultarono un elenco dattilografato . Disgraziatamente , due delle porte si erano concessa l ' assurda civetteria di una targa sul battente . E i nomi rispondevano a quelli dell ' elenco . I tedeschi bussarono ; poi , non avendo ricevuto risposta , sfondarono le porte . Dietro le quali , impietriti come se posassero per il più spaventosamente surreale dei gruppi di famiglia , stavano in esterrefatta attesa gli abitatori , con gli occhi da ipnotizzati e il cuore fermo in gola . L ' allarme era stato dato da forse un ' ora : ma nella concitazione di consultarsi , di fuggire , di salvare un po ' di roba , nella ridda delle decisioni impotenti e contraddittorie , quasi nessuno aveva trovato il tempo di vestirsi . I più erano ancora in camicia , con un vecchio pastrano o una frusta gabardine infilati alla meglio . Il caposquadra si avanza verso di loro . Ha in mano una specie di cartolina scritta a macchina , di cui legge il testo in tedesco . Quelli non capiscono altro che il tono perentorio di minaccia . Si sciolgono i pianti delle donne e dei bambini . La S . ha avuto il tempo di sbirciare che , sull ' elenco dei nomi , il suo non c ' è . Questo le dà coraggio : come a vendicarsi dello schiaffo , strappa di mano al tedesco la cartolina . Il testo è bilingue . È lei che lo legge ad alta voce ai vicini : « I . Insieme con la vostra famiglia e con gli altri ebrei appartenenti alla vostra casa sarete trasferiti . 2 . Bisogna portare con sé : a ) viveri per almeno 8 giorni ; b ) tessere annonarie ; c ) carta d ' identità ; d ) bicchieri . 3 . Si può portare via : a ) valigetta con effetti e biancheria personali , coperte , ecc . ; b ) denari e gioielli . 4 . Chiudere a chiave l ' appartamento risp . la casa . Prendere con sé la chiave . 5 . Ammalati - - anche casi gravissimi - - non possono per nessun motivo rimanere indietro . Infermeria si trova nel campo . 6 . Venti minuti dopo presentazione di questo biglietto , la famiglia deve essere pronta per la partenza . » Venti minuti : neppure il tempo per lamentarsi . Meno di quanto occorra per fare fagotto . I bicchieri belli è meglio lasciarli a casa . E le valigette , dove trovarne una per ciascuno ? I bambini ne vogliono una tutta per loro . Non seccate ! Bisogna che i tedeschi non vedano dove stavano nascosti i manhòd . Gioielli non ce n ' è più , tutti da un nharèl . Le parole necessarie bisogna dirsele in ebraico , come si sa e si può - - in quel gergo che pare un furbesco e ha sempre fatto sospettare che gli ebrei complottino come si fa a parlare con quei due soldati entrati in casa a sorvegliare i preparativi ? I bambini si aggrappano alle gonne , non lasciano bene avere . Qualcuno si busca un ceffone . Gli ebrei , nei rapporti coi figli , sono pronti di mano . I soldati rimasti sul pianerottolo si avvicinano alla S . e le domandano se sia parente con quelle famiglie . No , non è parente . Se sia Juda . Non è Juda . Ne dia le prove : la signora estrae la chiave , apre il proprio appartamento per dimostrare che quella è casa sua , che lei non abita con gli altri , che non ha niente di comune con loro . La cacciano dentro casa , intimandole di chiudere la porta . I venti minuti concessi ai vicini stanno quasi per spirare . Alle sollecitazioni dei tedeschi , ricominciano le grida , le invocazioni : nella confusione dei preparativi , si era quasi dimenticato che erano i preparativi per essere portati via . La S . non regge più , esce sul pianerottolo . I tedeschi fanno per ributtarla dentro ; ma lei torna a mostrare la gamba ingessata , deve andare all ' ospedale . Qualcuno le accenna che è libera , che fili alla lesta . In questo momento , vedendola avviarsi per le scale , quattro bambini scappano dagli altri due appartamenti , le si attaccano alle braccia , alle vesti : « Aiutaci , Laurina ! Laurina , salvaci ! » Una di quei quattro è la bambina Ester P . , che aveva allora 12 anni . Racconta che quella notte era venuta a dormire da zia , perché all ' indomani mattina presto doveva andare « a fare la fila dell ' erba » , e di uscire sola al buio lei aveva paura . Appena con zia furono fuori di casa , videro tutti gli angoli di strada piantonati dai tedeschi . Rientrarono subito : zia pensava ( anche lei ) che i tedeschi fossero venuti per prendere gli uomini , perciò voleva dare i soldi al marito , che scappasse . Avessero tirato di lungo per la loro strada , almeno loro due si sarebbero salvate : invece rimasero incastrate , perché di lì a poco erano sopraggiunti i sette tedeschi . Quando capì di essere presa , la bambina ebbe soprattutto paura che suo padre , non vedendola tornare , si arrabbiasse . Anche zia , correndo tra armadio e cassettone per far fagotto , le diceva : « Scappa , torna a casa , se no poi papà mi strilla ! » Questa idea della strillata e soprattutto quel « poi » dicono molte cose . Loro continuavano a pensare a un dopo nella vita di prima , con le abitudini di prima . ( Eppure il biglietto parlava chiaro . ) Senza dubbio ci fu gente più consapevole , che subito si rese conto di quello che stava capitando . Ma a quelli di « piazza Giudìa » , a una gran parte almeno , successe come quando portano un parente dal medico , che fa loro una diagnosi senza speranza . Per parecchio tempo ripetono il nome di quella malattia , ci fanno i commenti , quasi ci prendono confidenza , come fosse il nome di una delle tante malattie che già conoscono , che sono già state in casa . Solo più tardi capiscono che cosa ci sia dentro quel nome . La S . strinse a sé i bambini , disse che erano suoi . I tedeschi lasciarono correre . Appena in istrada , i piccoli se la squagliano . La signora S , fa pochi passi , e poi sviene . La soccorrono alcuni « ariani » , che la portano al caffè di Ponte Garibaldi . Può fare specie che questa donna , cacciatasi così temerariamente nel cuore della razzia , senza quasi tralasciare occasione di compromettersi , non sia stata riconosciuta come ebrea , e portata via anche lei . Come pure farà specie che i tedeschi siano stati così corrivi nel concederle quei quattro bambini . S ' è già detto che si regolavano soprattutto in base ai loro elenchi . E qualcuno sarà tentato di soggiungere che , al solito , i tedeschi mancano di intelligenza e di immaginazione : eseguono gli ordini , senza metterci niente del loro . A cui peraltro si risponderebbe che invece la crudeltà è sempre a suo modo sagace o quanto meno sospettosa e all ' erta . Tutto sommato , rimane l ' impressione che le SS . , in un genere di operazioni a cui avevano ormai fatto il callo , abbiano agito quella mattina con una sorta di rigore professionale , di coscienza del mestiere , piuttosto che stimolati da un preciso accanimento . La brutalità che mostrarono faceva parte , si direbbe , della tecnica e non divenne , salvo eccezioni , sadismo individuale . Azionato dalla forza motrice , travolto esso stesso dall ' ingranaggio della macchina , il volano spiega tutta la sua forza nello sfracellare il malcapitato che vi si impiglia ; ma non si sposterà di un millimetro per trovarsi la vittima . Così per quella mattina la razzia non si mutò , generalmente parlando , in una caccia all ' ebreo . Per esempio , le famose distribuzioni settimanali delle sigarette furono per una volta tanto una provvidenza : molti uomini si salvarono perché si trovavano a fare la fila dal tabaccaio , e nessun tedesco si preoccupò di andarveli a cercare . Parecchi di quelli , il destino li teneva in serbo per le Fosse Ardeatine . ( E molti anche furono razziati o arrestati in seguito , massime dopo il febbraio 1944 , dagli stessi tedeschi o più ancora dai fascisti : la maggior parte andò a finire in campi di concentramento dell ' Italia settentrionale - - Modena e Verona - - finché poi nell ' aprile furono deportati in Germania . ) In sostanza , le SS . agirono soprattutto come se il loro incarico fosse di fornire ai mandanti un certo - - e senza dubbio assai cospicuo - - numero di ebrei . E , visto che stavano facilmente raggiungendolo , non si siano dati la briga di andare per il sottile , di fare dello zelo supplementare . Ma ci sono gli esempi in contrario , che mostrano come la presunta regola subisse tali e tante eccezioni , che finiva col diventare un inganno per chi se ne fosse fidato , un peggiore trabocchetto per chi vi avesse fatto assegnamento . Torto nostro a voler cercare una regola nel più spaventoso degli arbitrii . Una certa N . si era rifugiata nel caffè . D ' improvviso sente giungere dalla strada voci più alte e concitate . Era un giovanotto - - qualificatosi poi come « giornalista italiano » - - che stava discutendo in tedesco con una SS . per cercar di strappare , dalla fila già avviata verso i camion , una donna incinta . La N . riconosce in essa la propria sorella , di cui ignorava la sorte . Non può nascondere un gesto di sbigottito dolore . Un tedesco se ne avvede , arguisce la parentela , si precipita sulla N . , la porta via con la figlioletta che le stava accanto . Un ' altra donna si credeva ormai in salvo : le avevano portato via il marito , male nascostosi nel cassone dell ' acqua ; lei con i quattro bambini , di cui due ammalati di difterite con febbre altissima , stava fuggendo ed era già arrivata a Ponte Garibaldi . Vede passare un camion carico di parenti , caccia un urlo . I tedeschi le volano addosso , la agguantano , lei e i figli . Un « ariano » interviene e riesce a salvare una delle bambine , protestando che è sua . Ma quella si mette a piangere che vuole stare con mamma , e viene rastrellata anche lei . Abbiamo più volte parlato dei famosi elenchi . Anche questi erano quanto di più arbitrario si possa immaginare , con inclusioni e omissioni egualmente inspiegabili . Come siano stati compilati , e su quali indicazioni , nessuno è ancora riuscito a sapere . È da escludere intanto che i nominativi siano stati prelevati dalle carte rubate nell ' archivio della Comunità : quelli erano ruoli di contribuenti , mentre sugli elenchi tedeschi figuravano in prevalenza famiglie che non avevano mai pagato contributi . Altri dice che ai gruppi rionali fascisti esistevano liste complete dei « cittadini di razza ebraica » abitanti nella giurisdizione del gruppo ; ma quegli enti avevano subito gli assalti degli antifascisti in seguito al 25 luglio ; inoltre le lacune e le aggiunte delle liste tedesche fanno dubitare che quella possa essere stata la fonte . Idem per i Commissariati di P.S. , muniti anch ' essi di repertori del genere , dei quali in tempo fascista si erano valsi per le piccole angherie agli ebrei ( chiamate ad audiendum verbum , sequestro degli apparecchi radio , visite per controllare se si tenessero domestici di razza ariana , ecc . ) . O forse i tedeschi saranno ricorsi alla Direzione della Demografia e Razza presso il Ministero dell ' Interno ? Ma allora si domanda : perché dopo il 25 luglio , finita la campagna razziale , non si pensò di eliminare quei registri e schede , divenuti superflui ? e se non dopo il 25 luglio , perché non almeno dopo l'8 settembre , come in altri ministeri si fece per altri documenti ? La negligenza del luglio diventa nel settembre criminosa responsabilità . Nei giorni precedenti la razzia , i tedeschi avevano a lungo frequentato gli uffici dell ' Annona , rovistando schedari e facendo rilievi , col pretesto dell ' imminente distribuzione delle nuove tessere alimentari . Sarebbero venuti di lì gli elenchi ? Ma sulle carte annonarie nessuno ha mai visto annotazioni razziali , e i tedeschi avrebbero quindi dovuto fare lunghi e scomodi raffronti coi loro prontuari di cognomi ebraici . Chi scrive questo resoconto passò la mattinata del 16 ottobre in casa di una vicina . Costei si lasciò sfuggire che la razzia era preveduta : infatti un suo conoscente , impiegato all ' Anagrafe , le aveva confidato giorni prima che si erano dovuti ammazzare di lavoro per certi elenchi di ebrei , che bisognava approntare per i tedeschi . Di ritorno a Roma nel luglio successivo , cercammo di ripigliare il discorso , ma non ci fu verso : la vicina cadeva dalle nuvole , non si ricordava , di avere mai saputa , e tanto meno detta , una simile notizia . Il tempo che si era mantenuto per tutta la mattina fradicio e basso , verso le 11 ebbe una breve remissione . Un poco di sole brillò sulle selci del Portico di Ottavia , dove da ore si trascinavano quei poveri piedi , quei piedi piatti così derisi , già stanchi , già dolenti prima di iniziare il viaggio . Nei Sabbati ormai lontani , quel raggio di sole attraversava le vetrate della Sinagoga , andava ad accendere le canne dell ' organo , che gli rispondeva nel registro più d ' oro . E lo riversava , quel raggio , sui fedeli in concenti di giubilazione , in uno sfolgorare di santa allegrezza . I fanciulli cantavano : Santo , Santo , Santo , il Dio degli Eserciti , della Sua gloria tutta la terra è colma . Ora , dal fondo della fossa in cui stanno aspettando di essere deportati , quei fanciulli non levano altro che pianto , un pianto che non fa coro , che non si innalza al cielo come il fumo dei sacrifizi ; che il cielo tornato basso sembra respingere , far ricadere sulle loro spalle . Quanti anni ancora dovranno passare , prima che quel pianto diventi il cantico dei fanciulli nella fornace ? Prima che il Dio degli Eserciti li ascolti , nuovamente rapiti nel celebrare la Sua gloria ? La razzia si protrasse fino verso le 13 . Quando fu la fine , per le vie del Ghetto non si vedeva più anima , vi regnava la desolazione della Gerusalemme di Geremia : quomodo sedet sola civitas ... Tutta Roma era rimasta allibita . Negli altri quartieri , il rastrellamento si era svolto con la stessa procedura che nel Ghetto , ma naturalmente più alla spicciolata . La città era stata divisa in parecchi settori : per ciascuno era adibito un camion , che andava a fermarsi via via presso i portoni segnati sull ' elenco . Di primo mattino , quando li trovavano ancora chiusi , le SS . se li facevano aprire da poliziotti italiani . Di solito un graduato rimaneva di guardia al camion , mentre due militi salivano nelle case . Se l ' appartamento era di aspetto borghese o agiato , per prima cosa quei militi si facevano indicare il telefono e ne strappavano i fili . Si racconta che in Prati un operaio , avendo notato una momentanea distrazione del graduato di guardia , saltò su un camion e a tutta velocità lo portò via con tutto il carico , che insperatamente si trovò liberato . ( Però di questi miracolati non ci è riuscito personalmente di vederne nessuno . ) Le SS . che compirono questa razzia appartenevano a un reparto specializzato , giunto dal Nord la sera prima , all ' insaputa di tutte le altre truppe tedesche di stanza a Roma . Non erano pratici della città , e non ebbero tempo di compiere sopraluoghi nei punti in cui dovevano operare , tanto è vero che uno dei reparti comandati al Ghetto si fermò sulla via del Mare ad aspettare dei passanti , rari in quell ' ora mattutina , che gli indicassero dov ' era via della Raganella . ( Intendevano : della Reginella . ) A taluni di quei giovanotti non sembrò vero di poter disporre di un automezzo , sia pure carico di ebrei razziati , per fare un po ' di giro turistico della città . Sicché , prima di raggiungere il luogo di concentramento , i disgraziati che stavano nell ' interno dovettero subire le più capricciose peregrinazioni , sempre più incerti sul loro destino e , ad ogni nuova svolta , ad ogni nuova via che infilassero , assaliti da diverse e tutte inquietanti congetture . Naturalmente , la meta più ambita di quei turisti era Piazza S . Pietro , dove parecchi dei camion stazionarono a lungo . Mentre i tedeschi secernevano i wunderbar da costellarne il racconto che si riservavano di fare , in patria , a qualche Lilì Marlén , dal di dentro dei veicoli si alzavano grida e invocazioni al Papa , che intercedesse , che venisse in aiuto . Poi i camion ripartivano , e anche quell ' ultima speranza era svanita . Gli ebrei furono ammassati nel Collegio Militare . I camion entravano , andavano a fermarsi davanti al porticato di fondo . Le operazioni di scarico si svolgevano con la stessa ruvidezza e sommarietà con cui erano avvenute quelle di carico . I nuovi arrivati erano fatti schierare per tre , a qualche distanza da gruppi consimili , che già stazionavano sotto la sorveglianza di numerose sentinelle tedesche armate fino ai denti . Tra un gruppo e l ' altro , con burbanzoso cipiglio di ispettori e aria soddisfatta da giorno di sagra , furono veduti circolare alcuni fascisti repubblicani . A partire da una certa ora , vennero formate delle squadre che , separati gli uomini dalle donne , furono convogliate nelle aule del Collegio . Regnava in queste una oscurità da limbo , perché le imposte erano state ermeticamente chiuse . Fin dal cortile - - dove per tutto il giorno durò la massima confusione - - si udivano le grida di affanno e le lugubri vociferazioni di pena che si mescolavano in quelle aule . Ogni tanto un ordine minaccioso , urlato in italiano , ristabiliva un momentaneo e quasi più angoscioso silenzio . Poche ore erano bastate perché , nei locali stipatissimi , cominciasse a stagnare quella vita infetta , che è come il miasma di tutte le carceri e luoghi di deportazione . Sentinelle e sorveglianti impedivano quasi sempre di raggiungere le latrine . Il proposito di umiliare , di deprimere , di ridurre quella gente a stracci umani , senza più una volontà , quasi senza più rispetto di se stessi , fu subito evidente . Forse i tedeschi non si aspettavano un tosi completo successo . L ' abbondanza del materiale rastrellato superò le previsioni , almeno a giudicare dal luogo prescelto per ammassarlo , che ben presto si rivelò insufficiente . E bisognò lasciare sotto il porticato gran numero di persone , che le aule non potevano più contenere . Gli uomini più ben portanti , quelli da cui c ' era da temere qualche « alzata » , furono messi col capo volto verso il muro , che è l ' ormai classica posizione , umiliante e intimidatrice , inventata dai nazi fin dalle prime persecuzioni contro gli ebrei . Se qualche bambino si provava a giocare , le sentinelle intimavano alla madre di farlo smettere , con la solita minaccia di fucilazione . Fu stesa qualche branda di paglia , e dato l ' ordine di sdraiarvisi . Nella notte due donne furono prese dalle doglie . I medici italiani diagnosticarono in entrambi i casi dei parti difficili , che richiedevano l ' intervento . La clinica , per quelle donne , sarebbe stata la via della libertà . Ma i tedeschi non consentirono il trasporto , e i due neonati aprirono gli occhi sulle tenebre di quel malaugurato cortile . Quali nomi saranno stati dati a questi due primogeniti di una nuova schiavitú di Babilonia ? ( Gheresciòm aveva chiamato Mosè il figlio della servitú , « pellegrino in terra straniera » , natogli da Sipporà , ma i due nati di quella notte senza Mosè erano pellegrini verso le camere dei gas . ) Si ottenne invece di operare in ospedale un ragazzo che presentava un ascesso suppurato . Ma i tedeschi rimasero presenti all ' atto chirurgico e , subito che fu terminato , si ripresero il ragazzo . Così trascorsero la notte del sabato , la giornata della domenica , la notte della domenica . In città e nel Ghetto si era intanto saputo dove gli sciagurati erano stati condotti . I parenti , spacciandosi per amici « ariani » , giunsero alle porte del Collegio , consegnarono viveri e biglietti per i reclusi , ma non seppero mai se quei conforti fossero arrivati a destinazione . Verso l ' alba del lunedì , i razziati furono messi su autofurgoni e condotti alla stazione di Roma ­ Tiburtino , dove li stivarono su carri bestiame , che per tutta la mattina rimasero su un binario morto . Una ventina di tedeschi armati impedivano a chiunque di avvicinarsi al convoglio . Alle ore 13,30 il treno fu dato in consegna . al macchinista Quirino Zazza . Costui apprese quasi subito che nei carri bestiame « erano racchiusi » - - così si esprime una sua relazione - - « numerosi borghesi promiscui per sesso e per età , che poi gli risultarono appartenere a razza ebraica » . Il treno si mosse alle 14 . Una giovane che veniva da Milano per raggiungere i suoi parenti a Roma , racconta che a Fara Sabina ( ma più probabilmente a Orte ) incrociò il « treno piombato » , da cui uscivano voci di purgatorio . Di là dalla grata di uno dei carri , le parve di riconoscere il viso di una bambina sua parente . Tentò di chiamarla , ma un altro viso si avvicinò alla grata , e le accennò di tacere . Questo invito al silenzio , a non tentare più di rimetterli nel consorzio umano , è l ' ultima parola , l ' ultimo segno di vita che ci sia giunto da loro . Nei pressi di Orte , il treno trovò un semaforo chiuso e dovette fermarsi per una diecina di minuti . « A richiesta dei viaggiatori invagonati » - - è ancora il macchinista che parla - - alcuni carri furono sbloccati perché « chi ne avesse bisogno fosse andato per le funzioni corporali » . Si verificarono alcuni tentativi di fuga , subito repressi con una nutrita sparatoria . A Chiusi , altra breve fermata , per scaricare il cadavere di una vecchia , deceduta durante il viaggio . A Firenze il signor Zazza smonta , senza essere riuscito a parlare con nessuno di coloro a cui aveva fatto percorrere la prima tappa verso la deportazione . Cambiato il personale di servizio , il treno proseguì per Bologna . Né il Vaticano , né la Croce Rossa , né la Svizzera , né altri Stati neutrali sono riusciti ad avere notizie dei deportati . Si calcola che solo quelli del 16 ottobre ammontino a più di mille , ma certamente la cifra è inferiore al vero , perché molte famiglie furono portate via al completo , senza che lasciassero traccia di sé , né parenti o amici che ne potessero segnalare la scomparsa . novembre , 1944
OTTO EBREI ( DEBENEDETTI GIACOMO , 1944 )
Miscellanea ,
1 . - - LA CORVETTA « CLAYMORE » Roma , 24 marzo 1944 . Si sta manipolando la cosiddetta « prima lista » per le Fosse Ardeatine . I tedeschi , per conto loro , hanno già prelevato dieci ostaggi . « Dissi a Carretta di cancellare dieci nomi . In fondo c ' erano i nomi di otto ebrei . Abbiamo pensato che fossero stati aggiunti all ' ultima ora per completare il numero di 50 . Così Carretta li ha cancellati insieme con altri due nomi scelti a caso » . In questi termini , secondo i resoconti dei giornali , si sarebbe espresso , davanti all ' Alta Corte di Giustizia per la punizione di reati fascisti , il signor Raffaele Alianello , commissario di Pubblica Sicurezza , appositamente « distaccato » da un campo di concentramento , perché venisse a deporre come teste al processo Caruso . È noto che il cervello degli sbirri obbedisce a meccanismi molto elementari . Nell ' esercizio delle proprie funzioni , e soprattutto agli occhi delle vittime , lo sbirro può anche apparire diabolicamente ingegnoso , penetrativo , psicologo . Che guizzi di spiritata fantasia , quali sataniche escogitazioni , che prontezza e perspicacia di lettore d ' anime , di radiologo delle coscienze , che bravura di commediante consumato nel passare dal patetico al sardonico , dalla bonarietà accorata e paterna alla glaciale ferocia . Senonché questa specie di nefasta intelligenza non gli appartiene in proprio , anzi gli proviene da una doppia delega . Una delega , per così dire , dal basso : nel senso che la vittima , ridotta allo stato di passività , proietta sull ' aguzzino la propria intelligenza imbavagliata , e a lui la attribuisce ; è la psicosi della vittima , che prende corpo nella figura dello sbirro e le regala tutte le proprie fantasie morbose , le figurazioni dei propri incubi , le sottigliezze delle proprie apprensioni . E una delega dall ' alto : nel senso che quell ' intelligenza , da cui lo sbirro si sente soggettivamente animato , non è che una investitura scesagli per li rami da un qualsiasi irraggiungibile « Lui » . Di Lui si osa appena accennare con un gesto sornione del pollice , che indica dietro le spalle verso l ' alto ; si osa appena sussurrarne il nome . Lo sbirro crede e si appoggia ai propri capi , i quali alla loro volta credono e si appoggiano ai propri capi , e così di seguito fino al Capo . E questo Re della Camera Oscura , questo Dottor Mabuse , facendo perdere lungo la trafila l ' esatta nozione di sé , si lascia supporre pressoché onnipotente , impunibile quant ' è impunito , e capace di procurare l ' impunità . « Questa è l ' arte di non farsi conoscere » riflette il tiranno Oloferne , nella Giuditta di Hebbel « di restare sempre un mistero » . Ed è la grande regola per fondare le tirannidi e il terrore . La cosa si è vista bene in Germania , quando i nazisti si impossessarono del paese . I gregari ripetevano la loro energia e ogni altra risorsa dai gerarchi , i quali la ripetevano da Hitler , il quale parlava di un arcano cassetto , dove teneva chiuso un piano economico ­ sociale per la rigenerazione del Reich . Rauschning ci ha rivelato che quel cassetto era vuoto . Alla base di ogni tirannide , o terrore , c ' è quel cassetto vuoto . L ' apparente intelligenza e capacità degli esecutori - - perspicacia di poliziotti o audacia di militi - - dipendono dalla fede in quel cassetto . Aperto il cassetto e trovatolo vuoto , anche Alianello è ricaduto nella originaria semplicità . E probabilmente avrà ragionato : « Non solo i signori dell ' Alta Corte e i pochi invitati seguono il processo del mio ex ­ capo Caruso , ma l ' opinione pubblica di tutta Italia e , in certo senso , di tutto il mondo . Quanti occhi abbiamo addosso . E il guaio è che in questi giorni gli affari vanno male : oggi è il campo di concentramento , e domani chi sa . Forza , cerchiamo di renderci benevoli tutti questi occhi , di impressionarli favorevolmente . Un ' occasione come questa è difficile che si ripeta : qui però bisogna far centro al pruno colpo , non c ' è tempo da perdere . Occorre dar subito , dare abilmente , tra le righe , la prova provata , palmare che , mentre i cattivi collaboravano coi « nazifascisti » , noi eravamo invece tra i buoni . Ma il problema , in fondo , è semplice . Quello che ieri era nero oggi è diventato bianco , e viceversa . Qual era , sul cartellino segnaletico del fascismo , il connotato più caratteristico ? Quali le impronte digitali del fascismo ? Diamine , la persecuzione degli ebrei . Quale , di conseguenza , il più incontrovertibile connotato dell ' antifascismo ? - - La protezione degli ebrei . I fascisti , quando comandavano loro , deploravano : peggio , punivano il pietismo verso gli ebrei . Mostriamo di essere stati pietisti , di avere avuto questo coraggio , e risulteremo senz ' altro iscritti , iscritti d ' ufficio , senz ' ombra di contestazione , nei ranghi dell ' antifascismo . Dai , giovinotto , attaccati agli ebrei , tutto fa brodo , anche la carne sbattezzata . Fai vedere di aver derivato a favore degli ebrei il cavo preferenziale della benevolenza » . Concluso così il suo silenzioso ragionamento , il teste parla . E , giurato di dire la verità , tutta la verità , nient ' altro che la verità , pronuncia queste parole , che giustamente confida siano per diventare memorabili : « Dalla prima lista delle Fosse Ardeatine ho subito , per prima cosa , cassato i nomi di otto ebrei » . Dentro di sé ; Alianello si frega le mani : ha messo , non già al muro , ma spalle al muro , Alta Corte , invitati , opinione pubblica d ' Italia e del mondo intero . Il nembo di sospetti e di prevenzioni che lo fasciava , va ora svaporando , si va ora tingendo di un dolce colore di nube rosata : una di quelle nuvole che somigliano a cigni , o cherubini in volo . Salvare delle vite umane , e delle vite innocenti , è tale atto che nessun errore o debolezza successiva possono infirmarne la bontà . Ma certo la deposizione del teste Alianello nel processo del 20 settembre rifluisce sul gesto del commissario Alianello durante la giornata del 24 marzo , egli si sovrappone in maniera , quanto meno , ambigua . Guardiamola sovrapposizione da una prospettiva di ebrei . Il sentimento che essa suscita è mescolato e complesso . Gli ebrei hanno l ' impressione di trovarsi a bordo della « Claymore » , la corvetta di cui Victor Hugo parla nel romanzo del Novantatre . Un marinaio per negligenza l ' ha messa a repentaglio di naufragio . Con sovrumano valore e disprezzo della propria vita , il marinaio si riscatta , salvala nave . Il marchese di Lantenac lo decora al valore , e poi immediatamente lo fa giustiziare . Ce ne fossero stati , ce ne fossero ancora tanti , degli Alianelli . Fossero stati ancora più numerosi qui a Roma , dove si può dire che . non c ' è casa , non c ' è famiglia ebraica nella quale , tornando dopo questi mesi , non si abbia paura di chiedere notizie dei congiunti più stretti . Già troppe volte ci siamo visti opporre dei visi chiusi , severi , che si vietano qualunque espressione come superflua , come sproporzionata agli avvertimenti : - - Presi , deportati quella mattina del 16 ottobre . Non se ne è saputo più niente . - - Dove ancora , in quel non aver più saputo , c ' è un tentativo di eufemismo pietoso , uno sfiduciato barlume di speranza , che cerca di smentire il presagio , il timore , forse la certezza , più funesti . Ce ne fossero stati degli Alianelli a Varsavia e a Lublino , sulle banchine donde partirono , e partono , i vagoni piombati , furgoni senza più carico umano , ma solo carne da strazio e gemiti e pianto ; nelle città , dove in qualche via signorile e un poco fuori mano , edifici stupidi , sordi , apparentemente senza destinazione , ville dalle persiane chiuse , nascondono nei sotterranei le camere della tortura . Ce ne fossero stati , ce ne fossero ancora , dove ancora il nazismo fa strage . Benedetti gli Alianelli , e sciagurato chi si attentasse di togliere anche una virgola alla gratitudine che si meritano . Il mescolato sentimento degli ebrei , di fronte alle autodifese degli Alianelli , non vuole nemmeno essere ridotto alla normale reazione di chi , senza saperlo e senza mai esservisi prestato , si vede ridotto a una delle due carte , e sia pure a quella favorevole - - alla matta - - del « doppio gioco » . Che è poi una maniera di essere , e di sentirsi , giocati ... Questo doppio gioco , applauditissimo in prima istanza e , come si dice , a botta calda , viene di giorno in giorno più adeguatamente squalificato . Tra l ' altro ha il difetto di volere surrettiziamente reintegrare con tutti gli onori , anzi agghindato di un ' aureola di merito civico , il metodo dell ' ambiguità canagliesca , del contegno bifido e furbastro , del fine ­ giustifica ­ i ­ mezzi . Proprio quando , col Machiavelli di Mussolini , pare a tutti che basti . Il mondo ha finalmente il diritto di sentirsi pulito , mentre gli eroi del doppio gioco si adoperano a fargli ritrovare , alle sue stesse basi , nel suo stesso atto di rinascita , un certo tipo di manovra che non poteva essere inventata se non nel carosello dei corruttori ­ corrotti , dove la parola d ' ordine , l ' emblema era ( chiediamo scusa ) il « far fesso » . Ma tutto questo riguarda ancora il costume in generale , rientra nel comune senso di civismo . Abbiamo detto di voler guardare da una specifica prospettiva ebraica . E scartiamo anche l ' altra ipotesi : che soltanto a un soprassalto del millenario , proverbiale , durocervicato e protervo orgoglio semitico si possa ascrivere il malessere di dovere qualche cosa a un Alianello , di essere trascinati a figurare alla sbarra con lui , testi a discolpa del teste . Da alcuni secoli gli ebrei sono perseguitati da un terribile tipo : tanto più pericoloso perché suscitato da un poeta eccelso , che gli ha infuso il proprio dono di eternità . E in lui ha condensato antiche e nuove accuse della diffidenza antisemita : da quella dell ' omicidio rituale , se così può dirsi , a quella dell ' esosità usuraia e inesorabile . Si tratta del personaggio di Shylock . ( Il Mercante di Venezia venne ripreso , neghi ultimi anni del fascismo , da un astuto capocomico , oggi collaborazionista , per onorare con illustri lusinghe la campagna razziale ) . Facilmente si dimentica che Shylock agisce sotto l ' assillo dell ' amore paterno tradito , dell ' onore e dell ' istinto familiare conculcati . Shylock appare invece come nient ' altro che l ' ebreo , il mercante ebreo , che non sente ragioni ; che pretende , esige , si fa pagare la libbra di carne viva prelevata sul corpo del debitore insolvente . Offesi da questa secolare denunzia , che tutte le ribalte del mondo hanno instancabilmente riproposta al giusto sdegno delle platee , che gli scaffali delle biblioteche di tutto il mondo quotidianamente ridiffondono , quale sentimento possono provare gli ebrei , quando gli tocca di accorgersi che Shylock non è solo un ' ingiuria , ma una soperchieria : che troppe volte accade proprio a loro di essere le vittime di sempre nuove incarnazioni e imprevedute varietà di Shylock ? E ora ; mentre nei paesi liberati risorride per essi la luce , ora che ogni mattina , al risvegliarsi , si domandano se l ' aria che respirano è proprio davvero l ' aria di questo mondo , ecco che un nuovo Shylock viene avanti e , forte del proprio credito , chiede non già un pezzo di carne viva ma una passiva complicità nel dimostrare la purezza , di lui Shylock , e l ' intemerata sua fede antifascista . Avessero la fantasia di scherzare , gli ebrei si domanderebbero : - - Chi è , nel senso ingiurioso della parola , nel senso dell ' esosità , chi è il vero ebreo ? È probabile che il caso Alianello conti solo per quello che vale . Però è un sintomo . E alla sensibilità non ancora rimarginata degli ebrei dice che la campagna razziale non è finita . La persecuzione continua . Sappiamo la risposta : questa è ipersensibilità morbosa , da curarsi ; è pignoleria talmudistica , è gusto corrosivo del paradosso , vecchie malattie giudaiche . Se fosse sensibilità morbosa , cioè segno di mentalità poco socievole , ne chiederemmo scusa . Se possa apparire pignoleria talmudistica , rispondiamo che il pretesto Alianello non è accattato né sofisticato per fatua libidine di casuisti : sarà un pretesto , ma per dire le nostre ragioni , per parlare a suocera e a nuora , a quelli che i fascisti chiamavano « ariani » , e a noi stessi ancora . Che poi sia paradosso , neghiamo , e cercheremo di dimostrarlo . 2 . - - Il Ghetto e l ' Arca di Noè Il caso che si presentava al commissario Alianello e al suo collega era il seguente : una lista di 60 nomi , di cui 10 in soprannumero . Dunque , 10 persone da salvare : da salvare , se così può dirsi , legalmente , a rigore di Diktat , senza lode speciale , ma anche senz ' alea . Quei 60 erano tutti egualmente innocenti . In simili casi si tira a sorte : è la regola di prammatica , subito dopo quella del « prima le donne e i bambini » , in tutti gli incendi , naufragi , alluvioni e altre emergenze del genere . Anche l ' Alianello un giorno è stato bambino : a noi adesso pare impossibile , ma deve avere anche lui ruzzato , giocato sui prati dell ' infanzia . E avrà cantato anche lui , come tutti , la vecchia filastrocca del piccolo naviglio che non potea , non potea più navigar . E sul piccolo naviglio allor si gioca alla più corta paglia , per scegliere chi sopravviverà . Non se ne è ricordato nel pomeriggio del 24 marzo ? Certo che se ne è ricordato : tanto è vero che lui e il collega , cancellati preventivamente gli otto ebrei , scelsero « a caso » ( parole testuali del teste ) gli altri due nomi . Perché gli ebrei ebbero il privilegio , la precedenza ? Perché ; su dieci posti , se ne portarono via otto ? L ' ingiustizia era uguale per tutti . Non si dica che sugli altri pendevano accuse precise : che la loro sorte , anche senza quella rappresaglia , era già decisa , scontata . Primo : se due nomi furono scelti a caso , anche gli altri otto potevano essere scelti a caso . Secondo : sugli ebrei gravava l ' accusa razziale , con cui sotto i nazi c ' era poco da scherzare . Ma all ' Alianello gli ebrei dovevano apparire come degli innocenti più innocenti , delle ingiuste vittime più ingiustamente vittime . Non invano , da anni , la propaganda fascista li additava alla esecrazione e all ' eccidio ; non invano , da anni , la propaganda degli uomini liberi rispondeva che la campagna razziale era l ' obbrobrio numero uno , la tipica iniquità delle dittature reazionarie : che quello subito dagli ebrei era il primo torto da risarcire , che la riparazione verso gli ebrei doveva essere quasi il primo simbolo della riscossa , delle libertà restituite ai popoli . La gente del tipo Alianello - - piccola borghesia suscettibile , credula , presuntuosa , impressionabile , eccitabile , laureata in legge , abbastanza evoluta per potersi credere delle idee , non abbastanza per averne - - quella gente è la più plastica argilla per la propaganda . Sono gli ardenti neofiti di ogni verbo pubblicitario , i catecumeni dello slogan . Nel salvare preferenzialmente gli ebrei , in vista dei propri meriti futuri , l ' Alianello subì una parola d ' ordine pubblicitaria : come chi compra il dentifricio più lanciato , ripromettendosene per l ' indomani i denti più bianchi . Obbedì a uno slogan . Avesse detto almeno : gettate le sorti , uscirono otto ebrei . Ma no : sottolineò il partito preso . Ancora un partito preso . Una « campagna » di riparazione , che rovescia una « campagna » di distruzione : una campagna sempre . Sotto i nazi , gli ebrei si sono sentiti , e si sentono , il soggetto o il predicato , il nominativo o l ' accusativo , o il dativo di uno slogan di morte : « scacciamo gli ebrei , sterminiamo gli ebrei » . Tra gli uomini che si avviano a ridiventare liberi , si sentono daccapo , con un parallelismo impressionante , gli accusativi o i dativi di uno slogan benefico : « salviamo gli ebrei , ricompensiamo gli ebrei » . Dativi o accusativi : cioè , come insegna l ' analisi logica , dei « casi » . Ciò che li preoccupa , che li mette a disagio è appunto di rimanere un caso : l ' eterno , irrimediabile caso ebraico . Lo slogan li rinchiude come un Ghetto . Anche se , per avventura , somigli all ' Arca di Noè . Dentro la quale sono buttati , stipati alla rinfusa ; senza riguardo ai loro torti o , meriti , ai vizi umani o al valore ; senza che si tenga conto , per loro , della nozione - - non diremo neppure dell ' individuo - - ma dell ' uomo . Perseguitati , proscritti , ammazzati , non già per le loro idee o il loro comportamento , ma come facenti parte di un ' entità collettiva , come «razza»., anche i loro benefattori , quando è l ' ora di salvarli , non li allineano fra gli altri uomini , a parità di cimenti o di fortune ; anzi , li salvano in blocco , rappresentanti quasi anonimi , e non meglio qualificati , di una « razza » : particelle segnacaso . Hitler , Mussolini e Alianello . Il cuore , come si sa , ha le sue ragioni , che prescindono dalla . ragione , e perfino dal gusto di avere ragione . Gli innamorati delusi reclamano , se non l ' amore , quanto meno l ' odio . Essere segno di affetti precisi , motivati è la sola maniera , per il cuore , di sentirsi vivo : è , per così dire , la sua dignità . Odiava Mussolini gli ebrei ? Sappiamo soltanto che nel 1938 li diede in cambio di una più stretta alleanza con Hitler , li barattò come numerario , li sillabò a mandibola protratta , come soleva per l ' argomento forte delle sue concioni . Faceva , in quel momento , della demagogia internazionale . Ama Alianello gli ebrei ? Sappiamo che , al processo Caruso , li barattò contro la pulizia e illibatezza della propria fedina politica : argomento di demagogia antifascista . Come con Mussolini non si sentirono oggetto di un vero odio sincero passionale fisico così col soccorrevole commissario gli ebrei non hanno beneficiato di un vero amore solidale , caritativo e , per dire la parola , cristiano . Oh insomma : che cosa vogliono questi ebrei ? dell ' odio ? smaniano per una persecuzione autenticata di detestazione ? si permettono , con i tempi che corrono , il lusso di simili masochismi ? Non hanno che da rivolgersi ai tedeschi ! Ma anche qui : a parte gli isterismi di Hitler , a parte i vecchi e nuovi cavilli del tradizionale antisemitismo germanico , risultò subito - - e lo spiegò Trozkij fin dal 1933 - - che Hitler , dovendo defraudare il proletariato tedesco della lotta di , classe , in cambio gli largì la campagna razziale . Gli ebrei furono il primo « surrogato » nel Reich dei surrogati . Furono un argomento di demagogia sociale . Pare che , tra i mestieri umilianti , quello dell ' uomo - sandwich sia uno dei più umilianti . I disgraziati vanno in giro , ostentando su cartelli retorici , pupazzettati , stentorei e spesso buffoneschi la pubblicità di prodotti che non li riguardano e che il più delle volte essi non conoscono . Gli ebrei , costretti nei paesi di più severa persecuzione a circolare tenendo in mostra bracciali o stelle gialle o altrettanti gingilli di riconoscimento , hanno forse provato una sensazione da uomini ­ sandwiches : e infatti anche loro stavano servendo la pubblicità di un ritrovato demagogico , a cui erano estranei . Con la differenza che l ' uomo ­ sandwich si guadagna la vita , e gli ebrei si guadagnano la morte . Si sa che cosa sono i portatori di malattie . Un giorno il pediatra vi capita in casa , prende un « tampone » nella gola dei vostri bambini , e dopo 24 o 48 ore vi telefona che all ' analisi si è constatato il bacillo della difterite . Grazie al cielo , i bambini stanno benissimo : nell ' esuberanza della salute , si esaltano all ' idea delle placche in gola , della febbre a quaranta , dell ' iniezione di siero . La difterite gioca , invisibile , ai « quattro cantoni » nella camera dei giochi . Ma intanto i bambini sono dichiarati « portatori » e costretti alla quarantena . E vi assediano di domande : non capiscono che cosa sia l ' essere ammalati , quando si è sani . Anche gli ebrei vennero , più o meno d ' improvviso , dichiarati « portatori » : e invano cercarono il germe ch ' erano accusati di tenere addosso , invano si guardarono d ' attorno per vedere se avessero contagiato qualcuno . Gli « altri » , intorno a loro , splendevano di salute . Gli « altri » si sentivano così forti che avevano perfino voglia di menare le mani , di spendersi negli sports più esuberanti : e infatti , di lì a poco , cominciarono la guerra . Dal momento che alla persecuzione non c ' era mezzo di sfuggire , gli ebrei tentarono quanto meno di trovarne i motivi , di dare ragione ai loro persecutori ; che sarebbe stato un modo di alleviarsi la pena , riconoscendone almeno la logica . Con tutta la buona volontà , non vi riuscirono . Qual era il vizio , quale il peccato , che così inesorabilmente faceva di loro un pericolo pubblico ? Le persecuzioni del passato si spiegano ancora , quasi come guerre locali : a quei tempi gli ebrei costituivano , volenti o nolenti , una cellula , un nucleo chiuso , uno specifico conglomerato sociale , che riusciva facile di contrapporre agli altri - - come la tribù di zingari accampati all ' orlo della città , provocanti per la loro stranezza e diversità di costume , offensivi per quella stessa singolarità e isolamento , a cui li si era costretti - - e dichiarargli guerra con gli editti o coi bastoni . Ma stavolta ? Bisognò cominciare col rifabbricare , in astratto e con procedimenti da laboratorio , il gruppo « ebrei » ; poi farvi confluire gli individui , strappandoli alla loro individualità , al mondo in cui vivevano , alle loro abitudini e lavori e commerci e scambi pratici e spirituali , svellendone le radici , a costo di qualunque lacerazione , non solo degli estirpati , ma di tutto il suolo in cui allignavano . L ' astrattezza di una simile operazione si vede anche dal lavoro che fu necessario per compierla : arido lavoro di statistica e di anagrafe , censimenti , moduli , dichiarazioni , registri , stampati , caselle , colonnine e finche . Ripetiamo : non si isolava un gruppo umano ; si confezionava uno dei termini grammaticali per una frase propagandistica a grande effetto . Parentesi . Che cosa sia l ' ebraismo negli ebrei , è questione da non venirne così facilmente a capo . In ogni caso , si tratta d ' una faccenda di stretta intimità . Non si nega che ci siano modi interiori , originali , profondi di sentirsi ebrei ; ma son cose di privato sentimento , tutte confinate nella zona dei pudori , non mai estrovertite nell ' azione : e non toccano quindi il contegno sociale dell ' uomo , né lo differenziano da quello dei suoi simili - - e tanto meno glielo contrappongono . ( Chi volesse fare il sottile direbbe , se mai , che la sola differenza è nello sforzo di non differenziarsi , che talvolta può anche essere ingrato ; ma comunque è offensivo più per chi sia costretto a farlo , che per chi l ' abbia in qualche modo provocato , e in nessun caso è tale da turbare l ' ordine del mondo o da minare le basi della società ) . Sentirsi ebrei sarà un sentir rinascere dal fondo - - nelle ore di più geloso raccoglimento , ore quasi inconfessabili tanto sono intime - - vecchie cantilene sinagogali , udite ai tempi dell ' infanzia nella pigra monotonia di grevi crepuscoli , in una luce di ceri stanchi che tremava sulla berretta del cantore , solo , in piedi , laggiù sul tabernacolo deserto : e su quelle cantilene l ' anima si inflette in errabonde ricerche del tempo perduto : desolati a tu per tu con squallori senza tempo , bruciori di lacrime mal rasciugate , tremolar di sorrisi senza scampo , un abbracciarsi con le ombre dei limbi , struggenti agnizioni di avi mai conosciuti , e un segreto di inenarrabili malinconie , e il crollare indefesso contro invisibili muri del pianto . Ah , il pensiero non va più sull ' ali dorate , più non si posa sui clivi e sui colli . Lungo i fiumi di Babilonia , sul cammino dei salici , l ' eterno errante troverà forse una sua via , e un antico passo e un gesto ancestrale , per calarsi nella regione delle Madri , per andare a interrogare la « bocca d ' ombra » . E in ciò si veda pure un ' equazione personale tra l ' uomo e la Natura , tra l ' uomo e Dio : non mai un ' equazione personale tra l ' uomo e la società , tra l ' uomo e la storia contemporanea . E d ' altronde non erano queste le cose che potessero venire ascritte a colpa degli ebrei . E gli ebrei continuavano a domandarsi quella colpa quale fosse , e dove . Un aperto e umanissimo scrittore ha bollato la mostruosità delle leggi razziali , osservando che esse colpivano « non le azioni responsabili delle creature umane , ma il delitto di essere nati » . E chi veramente con la morte espiò quel delitto , non è tornato a dirci se , nell ' ora del supplizio , ne capì finalmente la colpa . Certo i persecutori hanno saputo immaginare le camere dei gas e tutte le più efferate maniere di uccisione : quelle che fanno morire con la faccia stravolta , col labbro contratto nell ' urlo e nella maledizione , che tolgono al trapasso i suoi sovrannaturali compensi e promesse , di pace almeno e di silenzio , le rasserenanti visioni di limbi o di elisi , l ' erba sotto i piedi e l ' azzurro sul capo . Tra gli orridi sudori e i geli di agonie terrificanti , quegli sciagurati avranno forse violato , con un raccapriccio più atroce della stessa asfissia , i talami remoti in cui si erano congiunti gli amori dei loro parenti : infausti connubi , che nel grembo delle madri dovevano deporre il seme di mostri maledetti , ora contorcentisi nella soffocazione di quelle camere della morte . E il lezzo dei gas avrà imputridito le primavere nuziali , in cui i padri e le madri si erano scambiati il primo sguardo d ' amore . Forse allora , in quei deliri , il delitto di essere nati si precisò in un ' accusa contro chi li aveva messi al mondo : come dicono avvenga , durante le crisi , ai figli dei sifilitici e dei tabetici , concepiti in un ' ora di sozza e infetta libidine . Per un attimo poté sedimentarsi il senso di una colpa , risalire le generazioni . Ma era una bestemmia , strappata dalle torture . E l ' avere strappato quella bestemmia è , per i nazi , un bel capolavoro . Pace ai nostri morti . Ma i vivi , che non capirono e non capiscono il perché della persecuzione , è giusto che si allarmino oggi di un ' indulgenza altrettanto regalata . Questo di chiudere tutti e due gli occhi , di creare eccezioni a vantaggio degli ebrei , non è un modo di riparare dei torti . Riparazione sarebbe rimettere gli ebrei in mezzo alla vita degli altri , nel circolo delle sorti umane , e non già appartarli , sia pure per morivi benigni . Questa è una antipersecuzione : dunque , fatta della medesima sostanza psicologica e morale che materiava la persecuzione . Se prima negli ebrei si puniva l ' ebreo , oggi al vedere la situazione , non già corretta , ma semplicemente capovolta con sì perfetta simmetria di antitesi , può nascere il dubbio che negli ebrei si perdoni l ' ebreo . È il perdono richiama l ' idea di una colpa , di un trascorso . Eccoli di nuovo , questi ebrei , messi nel rischio di dover partire alla torturante , insolubile , offensiva ricerca di un perché . E poi , di fronte ai ricorsi storici , che purtroppo essi sanno a memoria , è lecita la domanda : - - perdono o amnistia ? e fino a quando durerà ? - - Spieghiamoci con un esempio . 3 . - - GLI ARATORI DEL VULCANO Tornavamo da Napoli , sul fastigio di un camion di noci , sotto la pioggia battente . Uno strano tipo era salito con noi : barba di tre giorni , aspetto da fuggiasco o da evaso , ma gli abiti stracchi tradivano ancora il taglio borghese , e borghesi erano la faccia , l ' espressione , la sagoma , tutto quanto . Fino a qualche anno fa , tutti in casa dovevano averlo chiamato il « signorino » . L ' ex ­ signorino gettò sulle altre valigie una borsa da avvocato , da cui sporgeva un , lungo rotolo . - - Uova di tonno - - annunciò , e non cessava di raccomandarsi - - per carità , queste non le debbo perdere , se no sono rovinato - - . Un borsanera alle prime armi , pensammo : forse un professionista , che l ' iniquità dei tempi costringe a questo mestiere così incongruo con le arti del Trivio e del Quadrivio . Affettuosamente , a tutti i compagni , domandava nome , stato di famiglia , indirizzo , se i figli fossero maschi o femmine : quasi a propiziarsi la loro amicizia , a farsi proteggere , lui così spaesato e inesperto , da quell ' abbozzo di amicizia . Ingenuo , patetico , quasi . Più tardi , a un posto di blocco , venimmo a sapere che l ' ingenuo era un giovane funzionario della Questura ; di ritorno da una breve licenza nella nativa Palermo . Improvvisa metamorfosi di tutto il tipo . È inutile , il « così è se vi pare » rimarle sempre una grande trovata psicologica e la Sicilia non cessa di dare ragione al suo Pirandello . Dunque , tutto il capzioso gioco di indagini , di domande , di investigazioni , da parte di quel personaggio così in cerca d ' autore , non era che un allenamento agli interrogatori futuri , volontaria propedeutica all ' arte di tirare i vermi dal naso del prossimo , esercizi sulle cinque note per quando , seduto dietro il monumentale clavicembalo della sua scrivania di Questore , gli toccherà di eseguire le più virtuosistiche introduzioni , i più lisztiani accompagnamenti per « far cantare » il pollo . In particolare , poi , quasi che le nostre facce fossero altrettanti specchi , l ' uomo vi studiava gli effetti di certe espressioni mimiche , di un certo tipo di guardatura in tralice , come da oltre le lenti di inesistenti occhiali : uno sguardo connivente e furbesco , mite a un tempo e accusatore , uno sguardo che pareva dire : « Sbottonati , a che pro nasconderci l ' un l ' altro ? » . Quando il nostro turno giunse , e noi senza ambagi gli declinammo il nostro nome , quel giovane e passionato domenicano della inquisizione poliziesca , quel futuro ripopolatone delle carceri d ' Italia , ebbe un balzo trionfale , come quando , nei luminosi giorni della sua carriera , la sventata risposta di un malcapitato gli permetterà di saldare fulmineamente una faticosa catena di induzioni , di conchiudere in un attimo ; con un colpo di scena , una serie di indagini che si annunziava lunga e penosa ; di scoprire nel testimonio un reo , di stringere a un tratto l ' inerte congerie delle prove in un ' accusa lampante . Proruppe : « Debenedetti ? ebreo ? ! » E immediatamente quello sguardo professionale , da dietro occhiali inesistenti , varcando di sotto in su l ' arco ciliare , ci dardeggiò di sghembo , e condensava un tumultuoso accavallarsi di sottintesi , di illazioni , di involontarie e quasi ripugnate complicità , di scontrose indulgenze : « Ah , per questa volta ce l ' hai fatta - - esclamò quello sguardo - - ma ringrazia l ' amnistia . Vattene , vecchia volpe , e bada di non ricaderci , l ' aria del vigilato speciale non te la toglie nemmeno Domineddio » . Ci parrebbe di essere cattivi , se aggiungessimo che in quell ' occhiata trascorse anche una sfumatura , un pizzico , un nonnulla di rimpianto : « Però se niente niente ti avessimo , colto , così in flagrante , quale mese fa ! » . Non è moralmente vero , non è plausibile che , la revoca diventi ipso facto una revoca dell ' abitudine di eseguirlo . Il nuovo ordine ha bisogno di maturare per farsi ordine nuovo . E nessuno pretende che il mondo , questo mondo che è stato creato in sette giorni , si modifichi in un ' ora : se no , come credere che un ' altra ora non gli basterebbe , quando che sia , per recidivare nel peggio e tornare al proprio vomito ? L ' esclamazione , l ' occhiata del nostro questurino denunziavano lo sforzo di adattamento a un ' ottica diversa ; la necessaria , ancorché rapida , manovra per invertire la corrente . Il nostro sospetto è che la nuova ottica possa venire adottata come un comando « dall ' alto » , una specie di Decreto promulgato dalla Gazzetta Ufficiale , e dunque di sua natura soggetto anch ' esso a revoca , dettato da necessità del momento , visto che ... in considerazione di ... Il sospetto è che il nostro questurino si uniformasse ai criteri di oggi con la mentalità di ieri , tenesse d ' occhio quella onnipotente , inesorabile e oscura Divinità , in nome della quale si esaltavano ieri o siluravano funzionari , giornalisti , alte e basse cariche : la cosiddetta « sensibilità politica » . Ordine di servizio : mostrare simpatia agli ebrei . Ma chi , come gli ebrei , ha sete di libertà , una di quelle seti che tappezzo il palato : chi ha capito come la libertà sia letteralmente una questione di vita o di morte , è pronto a riconoscere che , tra tutte le libertà che compongono la Libertà , è compresa anche la libertà di essere antisemiti . Un antisemitismo di uomini liberi , un antisemitismo ( se non c ' è contraddizione ) liberale , contro cui sia dato di opporre validi argomenti e pertinenti confutazioni , apparirebbe perfino tonico , ravvivante , rigeneratore agli ebrei che escono ora dall ' anchilosi mobilità e del silenzio . Discutere finalmente all ' aperto , misurarsi , farsi le proprie ragioni , uomini tra gli uomini , uomini di fronte agli uomini non parrebbe nemmeno vero a loro , che fino a ieri erano costretti a nascondersi , a ringhiottirsi reazioni e risposte , a cambiarsi i connotati ; diffidati persino di pronunziare il proprio nome , cioè in parole povere di dirsi figli del proprio padre . Recensendo il libro di Wendell L . Willkie : One World , Benedetto Croce ha trovato l ' occasione di ribadire « un bisogno fondamentale dell ' uomo , che è di soffrire e di lavorare » . Qui , da questa parte della guerra , gli ebrei si vedono riconosciuto , dopo anni , il loro bisogno di lavorare . Rinasce in essi , complementare , il bisogno soffrire . Forse che non hanno sofferto abbastanza ? Sicuro che hanno sofferto , il mondo sa quanto , e di là , dal fronte della libertà ancora soffrono , e in tal misura , che questa nostra pretesa di soffrire può sembrare bestemmia , cattiva sfida , provocazione del destino . Ma la pretesa , a guardarci meglio , è unicamente di non accampare , ne vedersi riconosciute , speciali pretese . Il diritto di non avere speciali diritti . Speciali , cioè razziali . E quello che gli ebrei già liberi hanno patito , e quello che i perseguitati patiscono ancora , desiderano sia versato , messo in comune , mescolato al lungo , collettivo , unanime tributo di lacrime e di supplizi , che gli uomini degni di questo nome hanno offerto , e offrono tuttavia , per assicurare al mondo la più lunga serie di secoli civili . Se una rivendicazione gli ebrei hanno da fare , è questa sola : che i loro morti di violenza e di fame , i piccini che non hanno resistito al primo sorso di latte finalmente somministrato , dopo mesi di inanizione , nei paesi di asilo , le donne rese a calci e mitragliate , i poppanti lanciati in aria e impallinati come uccelletti siano messi in fila con tutti gli altri morti , con tutte le altre vittime di questa guerra . Soldati anche loro con gli altri soldati . Per uniforme avevano il loro vestito di tutti i giorni , ma sbranato dai tormenti , vano sui corpi scheletriti . E alcuni , anche , avevano armi : i bambini , che si stringevano sul petto le bambole di pezza e gli schioppi di latta , ritenuti indegni di divertire i figlioli dei tedeschi . Così hanno marciato verso i loro fronti , che erano i luoghi di pena e di tortura . Hanno fatto anch ' essi i loro sbarchi , ma sulle rive dell ' aldilà . Caduti bocconi , i loro volti - - quelle facce che i redattori delle varie « difese della razza » fotografavano per inchiodarle sulle copertine di immonde gazzette - - non hanno mirato , con gli occhi che nessuna mano ha chiusi , il cielo alto e lontano . Questi soldati chiedono soltanto che i loro carnai siano ricordati tra i campi di battaglia di questa guerra . Chiedono che , se si farà l ' appello dei morti , i loro nomi siano letti tra quelli degli altri soldati , caduti per questa guerra . Senza un più di gloria che , facendo un torto ai commilitoni , offenderebbe quella giustizia per cui sono morti , la fraternità della morte , e parrebbe un torto fatto a loro . Senza un supplemento di pietà - - pietà per i poveri ebrei - - che umilierebbe il loro sacrificio . E se un giorno , a questi caduti , si vorrà dare una ricompensa al valore , non certo noi , gli ebrei sopravvissuti , la rifiuteremo ; ma non si conino apposite medaglie , non si stampino speciali diplomi : siano le medaglie e i diplomi degli altri soldati . « Soldato Coen ... Soldato Levi ... Soldato Abramovic ... Soldato Chaim Blumenthal , di anni cinque , caduto a Leopoli , in mezzo alla sua famiglia , mentre , con le mani legate dietro la schiena , ancora difendeva , ancora testimoniava la causa della libertà » . Queste motivazioni noi , indegnamente sopravvissuti , le ascolteremo sull ' attenti , cercheremo di non tremare quando stringeremo la mano che ci verrà tesa , la nostra voce si sforzerà di essere ferma , quando risponderemo : « Grazie , signor Generale » . Poi rientreremo nelle mute , interminabili file che schiereranno i parenti degli altri caduti , le gramaglie di tutto il mondo , in quella solenne , religiosa parata dell ' umanità . Quel bisogno di soffrire , di cui parla il Croce , non è se non il bisogno di sentirsi vivi nella vita di tutti , partecipi della immancabile lotta e contrasto , che il lavoro e i compiti quotidiani costano in questo mondo . Il quale , se diventasse un mondo di idillio , nel momento stesso diventerebbe un mondo di morti che camminano , quand ' anche fallacemente lo smaltassero e imbellettassero i colori della vita . Perciò gli ebrei chiedono questo onore di soffrire : cioè chiedono di non essere defraudati , neppure a titolo di risarcimento o di riparazione dei danni , di questa loro parte dell ' umano retaggio . Per secoli e secoli hanno custodito , ripetuto , salmodiato , nella penombra delle sinagoghe , nelle veglie e nei digiuni , nelle penitenze e nei sabati , nei ghetti e per le vie della diaspora , il messaggio dell ' Antico Testamento . Come avrebbero dimenticato che l ' idea del pane , cioè quella delle sorgenti stesse e del perpetuarsi della vita , è indissolubilmente legata all ' idea della pena , del sudore della fronte ? Essi non vogliono il paradiso terrestre per infrazione ai regolamenti . Senza dire che , ai privilegi e benefizi , è troppo facile adattarsi . Le agevolezze di vita rendono superficiali , assecondano le riparatrici e già troppo spontanee labilità della memoria . I dolori di ieri si dimenticano , anche e proprio quando furono più luttuosi e cocenti , e si dimentica quanto cordoglio e quante angosce sia costato questo bene , che oggi pare largito appunto per aiutarci a dimenticare . Ci si abitua a essere amati , a vivere con facilità ; e l ' abitudine rischia di diventare presto un bisogno , e il bisogno acquisito rischia di creare la presunzione di un diritto . Può , questa nostra , parere una riottosa , bizzosa , vittimistica , incontentabile paura di essere amati . Ed è soltanto paura di essere gratuitamente amati , ingiustamente amati , cioè male amati : non più costretti a far nulla per meritarci questo amore . Ma domani , inevitabilmente , dovremo ricominciare a meritarcelo : e allora ? non saremo stati viziati ? Non già che gli ebrei si siano , in questi ultimi tempi , sentiti vittime di troppo corrive largizioni di vantaggi , fantocci di un tiro a segno della benevolenza . Ma noi ragioniamo su un sintomo , su una possibilità , della quale abbiamo raccolto , o subodorato , qualche indizio : ed è questo , anche , che scagiona il nostro discorso da ogni taccia di ingratitudine . Il quale discorso , l ' abbiamo detto , vuole parlare a nuora perché suocera intenda . Che disagio , per esempio , abbiamo provato quando qualcuno , ridendo ma senza cattive intenzioni , e solo per il gusto di un documento psicologico , ci ha riferito la storiella di quei tali che , sbucati dai loro nascondigli all ' arrivo degli eserciti liberatori , hanno subito , ai primi saluti , declinato la propria qualità di ebrei , come un titolo a particolari riconoscimenti , facilitazioni , indennizzi . E magari era la stessa gente che , sotto il diluvio , si era inventata i più incongrui ombrelli e più diligentemente si era industriata per cancellare ogni sospetto di « appartenenza alla razza » . Una sera , nei tempi più neri del diluvio , Bernardo Berenson si poneva l ' eterno problema : perché gli ebrei rimangono ebrei , malgrado il ciclico ritorno delle persecuzioni ? E si rispondeva con un suo ricordo siciliano . Trovandosi in altri tempi a visitare le pendici dell ' Etna ne ammirava la feracità da Terra Promessa . Qualcuno però gli disse che periodicamente la lava scende a incenerire quei campi . « E perché allora li coltivate ? » domandò ai contadini . « Perché quando i tempi tornano buoni , voscenza , così buoni sono , che ci ripagano di qualunque malanno » . Questo , commentava l ' eminente scrittore , spiega per analogia la tenacia degli ebrei nel sopravvivere . In quella sera di afflizione , l ' aneddoto raggiungeva lo scopo desiderato : che era anche di confortarci , di farci credere nel ritorno di tempi migliori , di rinnestarci nella vita , assimilandoci se non altro a quegli aratori del vulcano . Ma Berenson non si dorrà se ora , al ritrarsi della lava , la sua storia ci piace un po ' meno . Vorremmo dire che gli ebrei , non è che si inarchino sotto le sciagure degli anni delle vacche magre , per aspettare che rivenga il settennio delle vacche grasse . Sono uomini , certo , e amano anche loro la sicurezza , il benessere , magari la felicità . Le vacche magre non piacciono neanche a loro . Ma non è vero , non deve essere vero che poi , in compenso , pretendano le vacche troppo grasse . Se non altro , per dignità , per un equo senso della vita , per un loro umano amor fati , amore del rischio e del destino . Né troppo magre , né troppo grasse . Una cosa giusta . Settembre , 1944 .
FEDERALISMO ( VITTORELLI PAOLO , 1941 )
StampaQuotidiana ,
Un telegramma da Londra annuncia la creazione di commissioni miste polono - cecoslovacche , allo scopo di gettale le basi di una confederazione futura fra i due Stati dell ’ Europa Orientale . Questa notizia , del progetto di fusione federale tra i due Stati nati a Versailles e in continua lite fra loro durante gli ultimi venti anni scorsi , getta una luce nuova sul problema dell ' Europa di domani . Ostacoli insormontabili , inimicizie tradizionali , costituzione politica e sociale diversa , tutto sparisce oggi dinanzi alla necessità di unione di tutti i popoli d ’ Europa dopo questa guerra . Questa guerra . infatti , sembra l ' ultimo episodio di quel processo di formazione delle nazionalità e di fusione in una unità superiore , iniziatosi il secolo scorso . Si è potuto constatare che il semplice riconoscimento ad ogni nazione del diritto di costituirsi ad unità statale non è stato sufficiente per fare scomparite le cause di conflitto fra le nazioni europee . Si è visto , infatti , che il riconoscere ad una nazione il diritto di possedere un determinato territorio e di formare insieme con questo uno Stato , ha forse soddisfatto gli uni ma ne ha scontentati tanti altri . La formazione e la disgregazione delle nazioni europee , negli ultimi dieci secoli , cioè dopo che è avvenuta la fusione tra l ' elemento indigeno europeo e l ' elemento germanico o slavo invadente , hanno mescolato a tal punto nazionalità , razze , religioni e culture che non si può più oggi ricorrere all ' esclusivo concetto di nazione per gettare le fondamenta di un normale e pacifico ordine internazionale europeo . I1 numero delle nazioni d ’ Europa è infatti grandissimo e non è sempre facile , anzi , - lo hanno potuto constatare i tecnici che si sono riuniti a Versailles nel 1919 - il concedere ad una nazione il territorio nazionale a cui essa legittimamente può aspirare . Salvo per quelle nazioni che hanno conquistato la propria indipendenza e si sono erette a unità statali da almeno cinque secoli , tutte le altre nazioni si sono disperse attraverso il territorio europeo e non è oggi possibile dare a ciascuna di loro una parte di questo territorio . Il concetto di nazionalità essendo insufficiente , sarà così necessario ricorrere a concetti più vasti e profondi , che permettono , su una base più umana , su una base più politica e sociale di fondare la più concreta unità europea . Se , tuttavia , non è oggi possibile dividere l ' Europa in tanti territori nazionali che soddisfino ciascuno Stato nazionale , non bisogna tuttavia disconoscere diversità profonde , che talvolta oppongono e dividono le nazioni europee : non bisogna . cioè , mischiare in una astratta unità destinata a sgretolarsi , popoli così diversi come quelli dell ' Europa centrale e orientale e dell ' Europa atlantica . Gli accordi fra la Polonia e la Cecoslovacchia si situano appunto su questo piano di unificazione concreta dell ' Europa : come non è possibile dividere la storia in periodi cronologici fissi , così è ancora meno possibile dividere l ' Europa in territori internamente chiusi alla penetrazione degli altri popoli . La progettata fusione polono - cecoslovacca tende appunto , per due popoli così simili per lingua , cultura , tradizioni di lotta per l ' indipendenza , come quello polacco e quello ceco , a cementare quell ' inizio di unità federale europea , in quella parte dell ' Europa orientale . Il principio federalistico presenta appunto questo vantaggio : di unire popoli diversi , senza distruggere la loro originalità . L ' unità tra questi popoli . come tra tutti gli altri popoli europei non può venire attuata , infatti , con la creazione di organismi tendenti astrattamente a riunirli tutti . Essa viene invece ottimamente preparata grazie alla creazione di unità internazionali limitate , tra popoli più vicini , tra loro , e aventi interessi più urgenti da regolare insieme . Una unità federale tra la Polonia e la Cecoslovacchia può costituire un nucleo attorno al quale vengano ad aggregarsi anche gli Stati del sud : un nucleo , cioè , che impedisca , in avvenire , quelle lotte fratricide , che hanno già visto ergersi , nella scorsa guerra , l ' uno contro l ' altro , due popoli fratelli come quello bulgaro e quello serbo . Importante sul piano locale , questa fusione è anche importante sul piano europeo : è , infatti , una presa di posizione di principio , che può essere di esempio ad altri popoli europei , che oggi sono avversari . Perfino gli Stati Uniti , che poi costituiscono oggi , in realtà , se non in apparenza , una unità statale perfettamente omogenea , hanno dovuto combattere la sanguinosissima guerra di Secessione , prima di unirsi definitivamente . Anche l ' Europa combatte oggi la sua Guerra di Secessione . Anche l ' Europa conosce due campi avversi come gli Stati Uniti nel 1864 : coloro i quali vogliono sopprimere la schiavitù e quelli che invece la vogliono creare . Non bisogna credere che i Governi i quali oggi pretendono di fondare un nuovo ordine europeo , su una base gerarchica di tipo feudale , siano appoggiati dalle masse popolari . Nessuno ignora , infatti , che una gerarchia di popoli avrebbe come conseguenza , sul piano interno , perfino dei popoli dominatori , una gerarchia di classi e di individui . Questa è la realtà profonda e concreta del problema politico europeo . Questo problema non è semplicemente un problema di ordine internazionale ; abbiamo veduto che le nazioni oggi tendono a fondersi sempre di più in una unità superiore ; abbiamo veduto che diventa indispensabile all ' Europa , per conoscere un periodo di lavoro e di pace , superare quelle barriere che dividono le sue moltiplici nazionalità . L ' unità , perciò avrà come conseguenza di porre il problema politico sulla sua vera base , di politica interna e sociale . Oggi , tutte le oppressioni interne di popolo si giustificano con i vari nazionalismi ; quelli che hanno interesse a mantenere queste barriere nazionali sona i reazionari di tutti i paesi . Non possiamo non rallegrarci profondamente , dunque , della formazione di unità che facciano scomparire definitivamente le barriere meschine e grette tra popolo e popolo , che derivavano da misere aspirazioni territoriali . La scomparsa di queste frontiere e la formazione di unità federali superiori pungono il problema politico sotto una luce nuda e cruda : la luce , non di vaghe e sentimentali aspirazioni imperialistiche , ma della dominazione - che si chiami gerarchica o in altro modo - di tutto il popolo da parte di una classe ristrettissima di dirigenti . Questo è il problema europeo come è problema nostro . Perciò , se vogliamo anche noi risolvere tutti i problemi interni che ci assillano . dobbiamo porci su un piano più umano , e cioè , su un piano europeo . Dobbiamo , in questo modo , dimenticare inimicizie create , giorno per giorno , dai nostri dirigenti , allo scopo di giustificare le loro misure oppressive e ingiuste di politica interna , per capire che queste inimicizie riposano su fondamenta inesistenti ; per capire che noi non abbiamo né ragione né interesse a collaborare a una guerra , in cui l ' unico , reale , scopo bellico , è quello di sgretolare l ' Europa in una infinitesimale molteplicità di piccole o piccolissime unità nazionali . Sottrarci a quest ' opera , voluta e impostaci dai nostri dirigenti attuali , costituisce , per noi , un dovere di uomini , di Europei e di Italiani .
TACERE! ( VITTORELLI PAOLO , 1941 )
StampaQuotidiana ,
Una nota del Segretario del Partito sottolinea aspramente " la necessità di osservare un rigoroso riserbo sugli argomenti che interessano direttamente o indirettamente la difesa del paese , anche nei suoi aspetti produttivi ed economici " , la quale , dice la nota , " diviene in un tempo di guerra un dovere assoluto che si riassume in una categorica consegna : TACERE " . Questa nota si rivolge soprattutto contro " i discorsi in apparenza futili " , " le affermazioni insignificanti " , " le notizie banali ” ; essa condanna quelli che la nota qualifica " i chiacchieroni incorreggibili " , " i fantastici raccoglitori e amplificatori di voci ” , e finalmente " la non mai abbastanza deprecata categoria dei ben informati " . Contro questi atti , conto queste persone , il Segretario del Partito lancia ora alla riscossa gli squadristi affinché essi intervengano dappertutto ed impartiscano , conclude la nota , " salutari lezioni " . La campagna fascista contro le unanimi proteste del popolo continua così a svolgersi con ritmo accelerato ; sembrava che dopo diciotto anni di rigidissima disciplina del silenzio , non fosse più necessario di ripetere la consegna salutare per qualsiasi cittadino che non vuole avete noie con la Questura di osservare il più perfetto silenzio intorno agli avvenimenti politici del giorno . Questo salutare atteggiamento di prudenza , che per troppo tempo da noi si è osservato , sembra essere oggi superato dagli avvenimenti . I quali diventano così gravi per il nostro paese , che nessuno può più tacere , anche se ciò gli deve costare una lezione da parte degli squadristi , anche se ciò significherà per lui il ritiro della tessera e quindi l ' impossibilità di lavorare o addirittura il confino o il Tribunale speciale . La serie degli spauracchi con cui il Governo ci ha fatto sempre tacere diventa ora insufficiente di fronte all ' incalzare della situazione interna e militare dell ' Italia . Questi spauracchi , i quali hanno avuto sfortunatamente una reale e tristissima esistenza , non spaventano più nessuno . Essi potevano forse servire in tempo di pace quando gli interessi lesi dalla popolazione si limitavano a volta a volta a singoli individui o a singole classi sociali o politiche . Essi sono diventati nettamente insufficienti di fronte agli interessi solidali di tutti i cittadini e di tulle le classi della nazione , colpiti in pieno dalla guerra attuale . Quelli che si lagnano oggi della politica del nostro Governo non sono singoli borbottatori cospargitori di voci ; non sono chiacchieroni incorreggibili o persone bene informate . Sono tutti quanti . Sono quelli che nei caffè , quando ascoltavano il bollettino delle forze armate , nei primi giorni dei nostri rovesci in Albania , borbottavano commentando sarcasticamente o in modo critico l ' annuncio delle prime ritirate delle nostre truppe . E i frequentatori dei caffè non si limitano a pochi individui . Essi sono i borghesi che vanno a prendere l ' aperitivo all ' ora del comunicato prima di tornare a casa ; sono gli operai , che nell ' ora del riposo vanno a fare quella chiacchierata che nelle officine è proibita , insieme con gli amici ; sono i contadini che la sera , tornando a casa si soffermano nei caffè del villaggio prima di andare a raggiungere la loro famigliola . Chiacchierare , raccontare barzellette , commentare pacificamente gli ultimi avvenimenti del giorno , accettare di buona fede lutto quello che dice il Governo - perché il nostro popolo è di natura docile e crede a quello che i dirigenti gli vogliono far credere - ; lupe queste sono necessità imprescindibili per tutte le categorie degli italiani . " Tutte queste sono necessità dettate dal bisogno che risente ciascuno di noi in Italia , non potendo partecipare più direttamente alla vita pubblica , di sfogarsi almeno con gli amici nelle ore di riposo . Questo legittimo sfogo , che oggi supera i limiti della semplice chiacchiera per raggiungere quelli della coscienza di una nuova necessità di azione più diretta , più immediata , magari rivoluzionaria , diventa un reale pericolo per la pacifica e incontestata continuazione del regime . Quando il Segretario del Partito vuole costringere gli Italiani a tacere , quando l ' osservare il più perfetto silenzio diventa una consegna politica che si vuole fare rispettare con l ' intervento delle squadre di azione , ciò significa che il popolo italiano ha qualcosa da dire . E quello che deve dire non è gradito ai nostri dirigenti . Se infatti i nostri dirigenti fossero al coperto , se essi non avessero da temere nessuna reazione delle masse popolari , se non giungessero perfino a temere per la salvezza della propria pelle , non si troverebbero oggi nella vile e abbietta necessità di mandare gli squadristi per le piazze pubbliche a fare lacere gli Italiani . I nostri dirigenti protetti dalle loro squadre d ' azione sono diventati una razza separata in seno alla nazione italiana . Essi non sono più italiani , non hanno più nessun interesse comune con noi . Liberarsi dalla loro ridicola e oppressiva dominazione , diventa un compito di cui ogni italiano è sempre più chiaramente cosciente . Non è più risentito come un doloroso dovere ma come un compito gradito a ciascun italiano , perché egli è cosciente che , non appena adempiuto questo compito , potrà di nuovo parlare liberamente e rendere a se stesso e alla nazione intera quella vita libera , quel diritto di parlare e quella originalità politica e sociale senza i quali la fibra nazionale morrebbe ineluttabilmente .
LA GUERRA D'ETIOPIA ( VITTORELLI PAOLO , 1941 )
StampaQuotidiana ,
Dopo lunghe settimane di strenua resistenza , Cheren è caduta in mano al nemico . Le nostre truppe , ha detto il corrispondente militare di Reuter , hanno combattuto a Cheren come non avevano mai combattuto finora nella nostra storia nazionale . Questo omaggio reso alle truppe italiane da una autorevole voce inglese mostra chiaramente il significato di questa lotta . Lotta che può , finché rimane sul piano umano , presentare episodi gloriosi , ma che , trasportata sul piano politico , diventa un inutile spargimento di sangue . * * * In questo punto della nostra seconda guerra d ’ Etiopia , conviene domandarsi : era dunque savio cominciare la prima , valeva dunque la pena attirarsi l ' inimicizia di 52 nazioni che votarono contro di noi le sanzioni economiche per dovere poi , poco più di un lustro dopo , per necessità non inerenti a una politica propriamente nazionale , perdere quello che si era così faticosamente guadagnato ? Prescindendo da considerazioni intrinseche alla prima guerra d ' Etiopia , conviene attualmente porre il seguente quesito : pur supponendo che la prima guerra d ' Etiopia fosse giustificata , non era logico avere una politica estera capace di farci conservare questa conquista e ricavarne i frutti ? Invece di avere una politica estera pacifica alle frontiere del nostro impero coloniale . senza nessuna necessità propriamente . nazionale , per rispettare , cioè , un ' alleanza odiosa a tutto il popolo italiano , siamo entrati in guerra . proprio contro quell ' impero . che stringeva il nostro in una morsa . Dal punto di vista strategico africano , avremmo potuto dichiarare la guerra al Perù , alla Cina o a qualsiasi altro Stato senza nessun pregiudizio : ma vi era un solo dato che , prescindendo da ragioni sentimentali e di amicizia tradizionale , avevamo non solo il dovere ma anche il preciso interesse di non attaccare : questo Stato è l ' Impero britannico . Eccone , ora , il risultato : come diceva il commentatore fascista di Radio Roaa , alcuni mesi fa , il nostro impero africano viene ora sbocconcellato a poco a poco dall ' Inghilterra . * * * Questo fatto richiama alla nostra attenzione un problema che si è troppo voluto considerare da noi come un fatto compiuto : la prima guerra d ' Etiopia . La facilità con cui , nonostante la formale opposizione della Società delle Nazioni , abbiamo conquistato l ' Impero d ' Etiopia , ci ha fatto spesso dimenticare il giudizio degli altri intorno a questa conquista . Il Governo fascista ha sempre affermato che questa conquista veniva impresa per permetterci di avere finalmente un posto al sole : poi , quando questo posto al sole l ' abbiamo avuto , quando , cioè le condizioni per inviare una massa di centinaia di migliaia di coloni sono state attuate , allora il Governo si è ricordato che sotto il sole cocente d ' Etiopia faceva troppo caldo . E invece di quel mezzo milione di coloni all ' anno , che avremmo potuto mandare in Etiopia , allo scopo di colmare , in questo modo , l ' incremento naturale della nostra popolazione , sono partite quelle poche centinaia di rurali disoccupati a cui si è mostrato che non vi era scelta che quella di andare a lavorare in Etiopia o di morire sui campi di battaglia di Spagna . Oggi , la conquista compiuta , appare chiaramente che i vantaggi promessici con la conquista dell ' impero erano illusori . Oggi , quella conquista , che la politica estera del nostro Governo non ci ha permesso di difendere contro la Nemesi storica del ritorno del Negus in Etiopia , con le sue truppe e i suoi ras , ci fa capire che l ' Etiopia è stato un peso effettivo nella politica italiana . Ci accorgiamo , cioè , che , dal momento in cui si è iniziata la guerra d ' Etiopia , siamo stati costretti ad intervenire tutte le guerre che si facevano nel mondo : ci accorgiamo ancora che abbiamo dovuto sempre per quell ' atto fatale e per l ' inimicizia da esso suscitata contro di noi fra tutti i popoli del mondo , allearci con i Governi più retrogradi e più oppressivi del mondo . Ci accorgiamo , infine , che da quando è cominciata la guerra d ' Etiopia , da quando , cioè . abbiamo tolto l ' indipendenza al popolo abissino , il popolo italiano ha sofferto di una crisi economica e sociale sempre più acuta . Dalla guerra d ' Etiopia in poi , nessuna classe sociale è stata più risparmiata . Contro tutte le classi della nazione italiana si è elevata , in questi anni dolorosi della nostra storia , una famelica plutogerarchia le cui ambizioni e la cui sete di potere politico cd economico non è stata frenata da nessun sacrificio da imporsi al resto della Nazione . Dal punto di vista interno , perciò . che è quello che massimamente ci preoccupa , dalla guerra d ' Etiopia in poi , tutto è andato a catafascio . * * * Ecco quello che ci ricorda la caduta di Cheren . Questa caduta ha , dunque , un valore non solo militare ma soprattutto politico e sentimentale . Cheren ci ricorda l ' inutilità della prima guerra d ' Etiopia . Cheren ci ricorda i sacrifici causati da questa gialla e le penose e tragiche conseguenze da essa arrecate alla nostra situazione politica , interna ed internazionale . Cheren ci ricorda che la conquista dell ' Etiopia era un sacrificio troppo grande da imporsi al popolo italiano , che non giustificava la soppressione dell ' indipendenza , neanche di un paese barbaro africano . Quando venne proclamato l ' Impero , Carlo Rosselli scrisse che quello era il momento per gli Italiani di proclamarsi : contro l ' Impero per la Nazione . Quella voce , in quel momento . rimase senza eco . Oggi , nel momento in cui l ' Impero va in rovina , non ci lasciamo abbattere da questo tragico fato . Ricordiamoci che la Nazione sempre esiste e che nulla è perduto per l ' Italia finché abbiamo fole nelle virtù del nostro popolo .
LA SITUAZIONE BALCANICA ( VITTORELLI PAOLO , 1941 )
StampaQuotidiana ,
Il colpo di stato militare operatosi in Iugoslavia ha sostanzialmente modificato la posizione del problema politico e militare nel settore balcanico . * * * Politicamente , anzitutto , la reazione del popolo iugoslavo all ' adesione del suo Governo al patto tripartito è stata immediata e diretta ; il popolo iugoslavo , senza sottoporsi a considerazioni di opportunità politica , senza riflettere a possibili effetti militari della sua reazione , ha manifestato subito , intuitivamente , la sua opinione e ha fatto tutto quello che era stato in suo potere per attuarla negli istituti politici . L ’ atto del popolo iugoslavo è quindi estremamente significativo dal punto di vista politico perché mostra che quei sentimenti , affermati , ormai , da lunghissimi anni , da questo medesimo popolo , non erano semplici illusioni , nella mente degli uomini di Stato democratici , ma realtà concrete , che oggi si affermano nella pratica . La Iugoslavia è uno Stato di sedici milioni di cittadini . È , cioè , uno Stato , la cui massa popolare , unita alle nasse della Turchia e della ( h - cela , forma un compatto blocco di quaranta milioni di uomini . L ’ altra importante . conseguenza politica del colpo di stato iugoslavo è quel ritorno a concezioni di solidarietà balcanica da cui sembrava , con l ' adesione al patto tripartito , che la Iugoslavia si fosse definitivamente allontanata . Per quanto meno visibile , per quanto producente effetti meno immediati , questa seconda conseguenza può divenire di gran lunga più importante di tutte le altre : può , cioè , permettere ai Balcani di ritrovare la coscienza unitaria , da cui le mene naziste di questi ultimi anni li avevano allontanati . La Iugoslavia , insieme con la Turchia , è infatti una delle principali potenze balcanico - danubiane . Il fiero rifiuto del popolo iugoslavo di sottoporsi al dominio hitleriano può essere uno sprone ad altri popoli che , certamente , come quello iugoslavo . sono ostili alla sottomissione allo straniero . Militarmente , poi , per quanto non sia possibile fondare eccessive speranze su una resistenza militare ad oltranza contro la penetrazione germanica , dell ' esercito iugoslavo , conviene tuttavia , tenere sempre presente la fiera reazione che il popolo iugoslavo ha saputo opporre ad Hitler . Durante la guerra di Spagna , i repubblicani spagnuoli , privi di armi ; privi di vettovagliamento , privi di qualsiasi aiuto concreto dall ' estero , hanno combattuto da leoni durante tre anni contro le potenze totalitarie , solo perché , in quella lotta , tutto il popolo spagnuolo era schierato da una parte per lottare contro l ' oppressione straniera e l ' ingiustizia interna . Le reazioni popolari sono capaci di generare i più grandi eserciti del mondo . Quando una causa è giusta gli uomini combattono da leoni . Così , per quanto scarseggino attualmente gli elementi di giudizio intorno ad una resistenza militare dell ' esercito iugoslavo contro un ' eventuale invasione nazista , rimane pertanto un elemento concreto eli valutazione da cui non si può prescindere : questo elemento è costituito dall ' indomito coraggio del popolo iugoslavo . * * * Comunque venga giudicata la situazione nei suoi aspetti positivi non va dimenticato , nel giudicare gli effetti del colpo di Stato iugoslavo , che sull ' adesione della Iugoslavia al patto tripartito la Germania hitleriana fondava le più grandi speranze . Quali erano le mire di Hitler quando la sua diplomazia tanto si affannò per ottenere l ' adesione iugoslava ? Queste mire potevano essere di due categorie : anzitutto , permettere alle truppe tedesche di attraversare il territorio iugoslavo allo scopo di attaccare la Grecia alla spalle , per l ' unica sua frontiera non montuosa ; oppure , e ciò è più probabile , proteggere semplicemente il passaggio delle truppe tedesche attraverso l ' Ungheria e la Bulgaria contro un attacco laterale proveniente da una Iugoslavia ostile . Sembra improbabile che Hitler abbia deciso di attaccare la Grecia alle spalle e di ottenere perciò la complicità iugoslava . Infatti , finora , la Germania non ha nemmeno rotto le relazioni diplomatiche con la Grecia , e poi , Hitler non ha veramente nessun interesse a conquistare la Grecia , se non quello di potere , attraverso la strada di Salonicco , giungere più facilmente ai Dardanelli . La Grecia , in sé per sé , non presenta per Hitler nessun interesse , poiché non conduce a nessuna via terrestre eli comunicazione con il Vicino Oriente . È dunque una semplice illusione mantenuta dalla propaganda fascista , quella che consiste nel credere che Hitler ci voglia aiutare a conquistare la Grecia . Egli non sprecherà nemmeno un nomo per far vincere , ad altri , guerre che non presentino per lui un interesse politico o militare immediato . È molto più probabile . invece , che Hitler , il quale ha aspettato fino ad oggi per chiedere alla Iugoslavia la sua adesione al patto tripartito , abbia voluto con questa adesione ottenere una garanzia di non essere attaccato alle spalle da truppe . provenienti dal territorio iugoslavo . Infatti l ' unica preoccupazione di Hitler nella sua guerra balcanica , oltre quella di rifornirsi in derrate agricole , è quella di giungere ai Dardanelli . Tutta la sua diplomazia ha teso finora a quello . Il suo migliore agente diplomatico , von Papen , che aveva reso così utili servizi alla Germania guglielmina durante la guerra scorsa , come capo del servizio di sabotaggio negli Stati Uniti , è oggi Ambasciatore di Germania ad Ankara . Quale sarebbe il valore di una conquista hitleriana dei Dardanelli ? Esso sarebbe duplice . Sullo scacchiere militare , i Dardanelli aprono la via a tutto il Vicino Oriente . Sul piano politico , invece , i Dardanelli rimangono oggi l ’ unica porta che la Russia sovietica abbia per passare da Oriente ad Occidente . La Russia , infatti , incontra oggi , su tutte le sue frontiere occidentali , l ’ ombra hitleriana : basta guardare una carta d ' Europa in cui vengano segnati i territori dominati o controllati da Hitler , per vedere che , dall ' estremo nord norvegese . , Hitler taglia la strada dell ' Occidente alla Russia fino ai Dardanelli l ' unico paese , l ' unico territorio per cui la Russia possa ancora passare per rimanere in contatto con l ' Occidente è la Turchia . Il giorno in cui Hitler avesse occupato i Dardanelli , la Russia sovietica non avrebbe più nessuna via d ' accesso all ' Occidente europeo . Essa sarebbe costretta , per ragioni geografiche imprescindibili , a diventare realmente e materialmente una potenza asiatica . Il colpo di stato iugoslavo allontana forse per sempre tutte queste possibilità . Per capirne l ' importanza era dunque necessario esaminare i calcoli che Hitler aveva probabilmente fondato su una adesione della Iugoslavia al patto tripartito . Oggi che la Iugoslavia non permette più ad Hitler di fare quello che vuole sul proprio territorio , tutti questi piani sono svaniti . Inoltre , l ' avversario è ormai in guardia tanto sul terreno politico quanto su quello militare .
NAZIONALISMO FRANCESE ( VITTORELLI, PAOLO , 1941 )
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La mattina del 30 marzo , unità della Marina Britannica da guerra sono state attaccate da un cacciatorpediniere francese , dalle batterie costiere dell ' Africa del Nord e da due bombardieri francesi . Tale attacco è avvenuto quando , sull ' ingiunzione delle unità britanniche , ad un convoglio mercantile francese , di fermarsi per subire la visita regolamentare , il caccia francese che scortava queste navi mercantili , invece di obbedire a questo ordine , aprì il fuoco . Questo incidente , e soprattutto l ' intervento nella zuffa di alcuni bombardieri francesi , fa rinascere tristi ricordi e ci costringe ad amare considerazioni . Durante la battaglia di Francia non apparve mai nessun comunicato dell ' Aeronautica francese intorno ad una partecipazione importante di velivoli francesi da combattimento nella lotta Regolarmente , invece . la R.A.F. diramava bollettini intorno alle operazioni a cui avevano partecipato velivoli britannici . Oggi , l ' aviazione francese , a guerra ultimata , ha ritrovato abbastanza fiato per bombardare unità della flotta della Nazione ex alleata . Questo conflitto non è semplicemente di natura militare , non deriva soltanto dall ' imposizione all ' attuale governo francese di imperative norme di condotta da parte del Governo del Reich . Questo atteggiamento risale a cause molto remote , cause che hanno turbato e viziato tutta la vita politica francese . * * * Gli uomini che governano oggi la Plancia , quelli che hanno preferito un armistizio umiliante ad una lotta ad oltranza , sono vecchie figure del parlamentarismo francese tradizionale . Sono quelli che , negli ultimi anni del secolo scorso , giustificavano per passione nazionale - perlomeno pretendevano che tale fosse - il falso giudiziario commesso dagli uffici del Ministero della Guerra nell ' affare Dreyfus . Sono gli stessi che , nel 1919 , a Versailles , imposero ai rappresentanti degli altri Stati alleati , le condizioni umilianti di pace per la Germania di Weimar . Sono gli stessi che , durante vent ' anni , ispiratisi ad un falso orgoglio nazionale e ad interessi di classe , hanno diretto la politica estera francese in un senso antieuropeo . Sono gli stessi che hanno sempre ostacolato l ' opera della Società delle Nazioni , che hanno ostacolato l ' amicizia con gli altri popoli europei , sono gli stessi che hanno sempre criticato la politica pacifista di Briand e le alleanze con i vari popoli dell ' Furopa centrale ed orientale . Sono gli stessi , infine , che hanno sempre appoggiato tutti i tentativi di disgregazione dell ' Europa effettuati dal nazismo a scapito di tutte le nazioni europee , ivi compresa anche la Francia . Sono questi stessi dirigenti che hanno oggi sottoscritto volontariamente alle condizioni di armistizio e al regime di controllo politico che Hitler ha dettato loro allo scopo di disgregare il loro paese . L ' accettazione della divisione della Francia in due zone , l ' accettazione di discutere il problema della consegna dei rifugiati politici che avevano chiesto e ottenuto dalla Francia ospitale che precedette questa , il diritto d ' asilo , sono atti degradanti per gli attuali dirigenti della Francia . Questi dirigenti - conviene ripeterlo incessantemente - i quali oggi vendono il loro paese allo straniero , che oggi violano le norme più sacrosante dell ' umanità , che oggi non temono di voltare contro quelli che avevano avuto fiducia in loro e li avevano aiutati a difendere il loro territorio i propri cannoni diventati improvvisamente feroci , non sono altro che i rappresentanti più puri della destra nazionalista . Una volta per sempre , l ' atteggiamento degli attuali dirigenti francesi , che può andare avvicinato a quello di tanti altri , serva d ' esempio a tutti quanti . Anche da noi , venti anni fa , si è prodotta una reazione nazionalista . Anche da noi si è voluto far credere che l ' atteggiamento della maggioranza del popolo italiano , dopo la guerra scorsa , era un atteggiamento antinazionale . Eppure , i nazionalisti da noi , oggi uniti al partito fascista , i quali avevano sempre segnalato il pericolo germanico come la piovra che avvinceva l ' Italia , non hanno esitato oggi a consegnare gli uomini , le risorse e i punti strategici del territorio nazionale . al nemico ereditario . Questa , del nazionalismo italiano , non è una contraddizione politica ; è la dimostrazione più evidente che il nazionalismo nostro , come quello staniero , è semplicemente una maschera di interessi di casta , incorporati oggi con quelli della nostra plutogerarchia , opposti a quelli di tutto il popolo italiano . Smascherando il nostro nazionalismo , come tutti i nazionalismi stranieri , noi contribuiamo a smascherare i nemici delle masse popolari italiane e quelli delle masse popolari di tutta l ' Europa .