StampaQuotidiana ,
Alcuni
processi
contro
note
personalità
della
scienza
e
della
politica
hanno
interessato
l
'
opinione
pubblica
,
per
le
figure
degli
imputati
,
per
i
problemi
che
sollevavano
.
Nell
'
arringa
al
processo
dei
dirigenti
l
'
Istituto
di
Sanità
,
il
Pubblico
Ministero
mi
fece
l
'
onore
di
citarmi
,
polemizzando
con
quanto
avevo
sostenuto
in
un
convegno
svoltosi
su
quei
problemi
.
Premetto
che
ritengo
questi
processi
siano
stati
nell
'
insieme
benefici
.
Come
tutte
le
cose
umane
,
hanno
anche
avuto
effetti
non
buoni
:
incoraggiamento
alla
inerzia
della
burocrazia
,
alla
paura
delle
responsabilità
;
qualche
istituto
ha
in
pratica
arrestato
la
sua
attività
;
ricatti
d
'
impiegati
di
enti
pubblici
che
minacciano
se
non
siano
promossi
di
mandare
memoriali
«
all
'
autorità
competente
»
.
Ma
scuotere
le
acque
,
incutere
un
salutare
timore
,
avvertire
che
non
si
deve
spendere
il
danaro
pubblico
a
cuor
leggero
,
è
in
sé
un
bene
.
Dove
si
può
dissentire
con
certe
tesi
dell
'
accusa
e
di
alcuni
giudici
?
Dove
si
scorge
una
ragione
di
preoccupazione
?
Non
certo
quando
si
proclama
che
nessun
merito
scientifico
rende
perdonabile
il
mal
fare
;
le
benemerenze
passate
potranno
giustificare
provvedimenti
di
clemenza
,
ma
non
debbono
arrestare
il
magistrato
.
Più
in
alto
si
è
nella
scala
sociale
,
più
si
deve
avere
sensibilità
in
tema
di
lecito
e
d
'
illecito
.
E
nessuno
,
fosse
anche
la
più
alta
personalità
mondiale
della
cultura
,
deve
aver
compensi
per
un
'
opera
che
non
abbia
svolta
.
Chi
si
è
appropriato
del
pubblico
danaro
,
o
ne
ha
fatto
godere
parenti
ed
amici
senza
ch
'
essi
nulla
dessero
in
compenso
allo
Stato
od
alla
res
publica
,
è
sicuramente
colpevole
.
Si
insegnava
un
tempo
che
la
sanzione
penale
colpisce
i
più
gravi
tra
gl
'
illeciti
morali
.
Oggi
la
dottrina
dà
definizioni
meno
semplici
del
dolo
penale
;
peraltro
resta
sempre
nella
coscienza
comune
questa
idea
,
che
il
carcere
possa
punire
soltanto
un
grave
mal
fare
;
piuttosto
vittima
che
reo
chi
sul
terreno
morale
appare
impeccabile
.
Anche
il
reato
colposo
implica
una
imprudenza
,
e
giustamente
oggi
i
sacerdoti
accentuano
il
peccato
di
porre
a
repentaglio
la
vita
dei
nostri
simili
.
Reato
colposo
,
ma
non
infamante
,
secondo
la
vecchia
nozione
,
quello
commesso
per
omissione
.
Ed
omissione
può
essere
anche
il
non
sorvegliare
i
propri
dipendenti
.
Qui
però
si
avverte
il
difetto
di
un
sistema
,
che
non
scevera
compiti
degli
uomini
di
scienza
e
compiti
amministrativi
,
che
dà
responsabilità
di
maneggio
di
miliardi
a
direttori
d
'
istituti
scientifici
,
rettori
di
università
,
e
sia
pure
di
minori
somme
a
direttori
di
scavi
o
di
pinacoteche
,
i
quali
,
illustri
uomini
di
studio
,
possono
ben
essere
ignari
di
contabilità
,
Quanto
desiderabile
che
per
tutto
quel
ch
'
è
amministrazione
,
erogazione
di
fondi
ci
sia
il
funzionario
,
solo
responsabile
,
responsabile
anche
di
ammonire
l
'
uomo
di
studio
del
valore
delle
attestazioni
e
dichiarazioni
,
in
base
a
cui
chiede
sia
effettuata
una
certa
spesa
.
Ma
il
dissenso
con
l
'
opinione
della
pubblica
accusa
si
dà
quando
questa
vuole
elevare
a
dolo
penale
l
'
avere
ampliato
i
compiti
di
un
istituto
-
ad
esempio
,
averne
fatto
da
istituto
di
applicazioni
scientifiche
istituto
di
ricerca
pura
-
o
ritenere
estranee
a
quei
compiti
certe
spese
(
sempre
che
sia
certo
che
furono
effettuate
,
e
che
l
'
asserito
responsabile
non
profittò
)
.
Per
questo
ho
espresso
quella
voce
contraria
dopo
la
sentenza
Ippolito
.
Dissenso
perché
tutto
continuamente
muta
ed
evolve
e
non
c
'
è
scrittore
di
diritto
che
non
conosca
come
in
tutti
i
tempi
gl
'
istituti
sono
mutati
,
nei
fini
e
nelle
strutture
,
assai
prima
che
mutassero
le
leggi
.
(
Non
farei
quindi
neppure
appello
alla
paralisi
legislativa
attuale
;
trattasi
di
un
fenomeno
costante
,
in
ogni
regime
)
.
Dissenso
non
perché
non
sia
vero
che
molto
pubblico
danaro
è
speso
male
(
dalla
costruzione
di
strade
inutili
,
alle
biblioteche
d
'
istituti
universitari
che
acquistano
libri
che
nessuno
legge
o
doppioni
,
a
certi
uffici
di
dirigenti
ammobiliati
con
lusso
soverchio
,
alle
pubblicazioni
infinite
che
vanno
al
macero
intonse
:
anni
fa
mi
capitò
sott
'
occhio
persino
l
'
edizione
in
arabo
d
'
un
opuscolo
che
un
ente
di
riforma
aveva
fatto
diramare
ad
illustrare
la
propria
opera
)
.
Ma
perché
nella
struttura
dello
Stato
è
pericoloso
introdurre
il
principio
fisiologico
delle
funzioni
vicarie
(
quando
un
organo
non
agisce
,
subentra
provvidenzialmente
un
altro
organo
a
supplirlo
)
,
e
per
ciò
che
gli
istituti
di
controllo
sono
inefficienti
,
fare
scendere
sullo
sperperatore
la
più
grave
sanzione
penale
.
Dissenso
perché
se
ci
si
pone
su
questa
via
si
colpisce
a
caso
,
uno
su
mille
.
Non
c
'
è
ente
,
non
ufficio
,
che
non
potrebbe
essere
perseguito
.
Non
credo
esista
un
Comune
che
non
faccia
qualche
spesa
che
è
fuori
del
quadro
della
legge
comunale
;
non
mi
consta
siaci
nella
legge
di
reclutamento
alcuna
disposizione
,
la
quale
stabilisca
che
gli
avvisi
di
ammissione
a
corsi
per
la
nomina
a
carabiniere
o
sergente
od
ufficiale
non
siano
più
quali
furono
per
oltre
sessant
'
anni
dalla
unificazione
,
i
comuni
manifesti
delle
pubbliche
autorità
,
ma
opere
d
'
arte
,
affidate
ad
artisti
di
fama
;
e
si
potrebbe
incriminare
ogni
preside
che
stampi
un
opuscolino
od
un
ricordo
a
celebrare
il
cinquantenario
della
sua
scuola
,
perché
nessuna
norma
di
legge
prevede
una
tale
spesa
.
Non
si
può
neppure
tentare
di
scoprire
tutti
coloro
che
fanno
spese
non
previste
dalla
legge
organica
;
sì
colpirà
dove
ci
sia
la
denuncia
.
Ora
in
tutti
i
governi
con
pluralità
di
partiti
è
stato
compito
delle
prefetture
invalidare
come
estranei
ai
fini
d
'
istituto
certi
provvedimenti
delle
amministrazioni
avverse
al
governo
,
chiamando
responsabile
chi
li
aveva
adottati
,
mentre
si
approvavano
quelli
delle
amministrazioni
amiche
.
Ma
la
fama
di
imparzialità
delle
prefetture
non
se
n
'
è
accresciuta
.
Non
vorrei
vedere
i
tribunali
prendere
il
loro
posto
.
Evoluzione
d
'
istituti
nel
silenzio
della
legge
;
i
magistrati
che
la
negano
la
stanno
attuando
.
Ho
sott
'
occhio
la
requisitoria
del
Pubblico
Ministero
al
processo
della
Sanità
:
che
termina
con
un
quadro
di
quelle
che
dovrebbero
essere
le
riforme
da
introdurre
nei
vertici
dell
'
amministrazione
,
nei
maggiori
organi
dello
Stato
.
Ottimo
argomento
per
una
di
quelle
che
avrei
auspicato
fossero
discussioni
del
Parlamento
(
gli
ultimi
mesi
hanno
dato
argomenti
,
come
gli
scioperi
dei
pubblici
impiegati
,
il
prepotere
dell
'
alta
burocrazia
,
quasi
casta
sacerdotale
dell
'
antico
Egitto
,
i
rapporti
tra
Corte
Costituzionale
e
Cassazione
,
questi
giudizi
di
responsabilità
,
che
in
altri
tempi
avrebbero
formato
oggetto
di
discussioni
memorande
,
quelle
che
si
ricordano
ancora
dopo
un
secolo
,
e
si
raccolgono
in
volumi
come
l
'
antologia
Il
Parlamento
nella
storia
d
'
Italia
di
Giampiero
Carocci
)
.
Ma
di
fronte
ad
un
Parlamento
che
non
ama
affrontare
questi
temi
,
né
cura
la
ripercussione
sulla
opinione
pubblica
della
proposta
,
concorde
,
di
aumento
delle
indennità
,
avviene
che
entri
in
gioco
una
«
funzione
vicaria
»
e
la
magistratura
si
sostituisca
.
E
tuttavia
...
l
'
arringa
del
Pubblico
Ministero
in
quel
processo
ricorda
che
non
fu
concessa
autorizzazione
a
procedere
contro
i
deputati
implicati
nello
scandalo
dell
'
Ingic
,
ritenendosi
non
punibile
chi
attinga
danaro
da
un
ente
pubblico
per
i
partiti
o
spese
elettorali
;
e
dice
tale
tesi
assurdità
giuridica
.
Se
in
un
articolo
avessi
dovuto
scrivere
di
quel
disgustoso
episodio
avrei
usato
espressione
più
drastica
,
a
rischio
di
commettere
reato
di
vilipendio
;
ma
mi
ha
impressionato
sentire
in
un
'
arringa
di
P
.
M
.
quel
giudizio
su
un
voto
del
Parlamento
.
Stiamo
assistendo
ad
una
evoluzione
d
'
istituti
costituzionali
imprevista
e
di
cui
non
vediamo
l
'
esito
.
Con
tutto
il
rispetto
per
i
magistrati
come
uomini
,
mi
preoccupa
quest
'
assunzione
di
poteri
da
parte
di
un
«
ordine
autonomo
»
,
non
soggetto
né
direttamente
né
indirettamente
a
quella
ch
'
è
la
volontà
,
l
'
opinione
popolare
.
StampaPeriodica ,
È
in
distribuzione
,
in
questi
giorni
,
il
numero
speciale
,
natalizio
,
di
Colloqui
.
E
il
numero
8
:
sin
dallo
scorso
aprile
la
rivista
è
giunta
nelle
case
milanesi
gratuitamente
,
una
bella
rivista
,
con
molte
fotografie
e
scritti
interessanti
.
Piacciono
soprattutto
,
al
pubblico
,
gli
articoli
dedicati
alla
vita
cittadina
,
alla
Milano
di
un
tempo
,
agli
spettacoli
lirici
e
di
prosa
.
Spesso
il
pubblico
si
chiede
anche
chi
invia
gratuitamente
il
fascicolo
ogni
mese
,
ma
non
ha
mai
trovato
una
risposta
definitiva
;
non
riesce
nemmeno
a
spiegarsi
chi
possa
avere
dato
nomi
e
indirizzi
alla
direzione
.
Il
valore
di
mercato
dell
'
omaggio
(
trentaquattro
pagine
a
colori
)
non
dovrebbe
essere
di
molto
inferiore
alle
cinquanta
lire
:
il
suo
pubblico
comprende
almeno
duecento
o
forse
trecentomila
persone
,
praticamente
tutte
le
famiglie
che
usufruiscono
dei
servizi
di
luce
e
gas
della
Edison
.
Gli
indirizzi
,
evidentemente
,
son
quelli
delle
bollette
mensili
,
ed
il
presunto
omaggio
ha
in
realtà
un
costo
invisibile
,
ma
nascosto
proprio
dentro
le
sibilline
colonne
della
bolletta
.
In
realtà
anche
il
lettore
attento
stenta
a
comprendere
la
provenienza
di
Colloqui
.
Il
nome
della
Edison
,
con
l
'
avvertenza
che
la
rivista
non
è
in
vendita
,
compare
solo
,
in
minuti
caratteri
,
in
fondo
al
sommario
,
in
seconda
di
copertina
.
Al
massimo
può
accadere
di
imbattersi
(
e
nel
numero
2
)
in
una
lettera
del
direttore
ad
Antonietta
,
figlia
di
alluvionati
calabresi
,
una
lettera
che
ricorda
le
scoperte
che
la
bambina
ha
fatto
«
allora
»
:
«
la
minestra
di
riso
,
le
magliette
di
lana
azzurra
,
le
docce
(
che
emozione
la
prima
volta
!
)
,
i
libri
delle
favole
,
il
cinematografo
»
.
Dove
,
quando
,
perché
queste
scoperte
?
Una
minuta
didascalia
,
in
fondo
alla
pagina
,
avverte
:
«
La
società
Edison
ha
ospitato
,
nella
sua
colonia
di
Suna
,
200
bambini
provenienti
dalle
zone
alluvionate
della
Calabria
»
.
Una
caratteristica
importante
della
rivista
,
dunque
,
è
l
'
abilità
con
cui
i
finanziatori
evitano
di
mostrarsi
allo
scoperto
,
quasi
per
invitare
il
lettore
a
far
da
sé
la
sua
scoperta
,
a
poco
a
poco
.
Anche
le
connessioni
dirette
con
la
precedente
attività
della
Edison
,
son
molto
larghe
ed
approssimative
.
Un
articolo
sull
'
ufficio
reti
della
Edison
(
è
nel
numero
6
)
,
oltre
a
non
citare
mai
la
società
,
è
condotto
col
tono
della
cronaca
di
varietà
,
vivace
,
con
qualche
civetteria
letteraria
.
Ogni
numero
contiene
del
resto
uno
scritto
sull
'
elettricità
o
sul
gas
,
e
la
pagina
dell
'
arredamento
insiste
spesso
sui
criteri
e
sui
mezzi
migliori
di
illuminare
la
casa
:
luci
indirette
,
paralumi
a
parabola
e
tubi
catodici
.
Ma
tutto
a
piccole
dosi
e
non
più
di
quanto
all
'
argomento
dedichino
i
normali
settimanali
illustrati
,
dei
quali
Colloqui
segue
quasi
costantemente
la
falsariga
.
E
la
ragione
è
chiara
:
il
direttore
,
Enzo
Biagi
,
è
anche
caporedattore
di
Epoca
e
della
maggior
rivista
segue
costantemente
schemi
e
criteri
.
La
caratterizzazione
specifica
è
data
,
semmai
,
da
un
più
accentuato
tono
cittadino
,
non
manca
mai
(
anzi
,
è
quasi
sempre
quello
d
'
apertura
)
l
'
articolo
sulla
vita
di
Milano
,
sulla
storia
della
città
,
sugli
spettacoli
alla
Scala
o
negli
altri
teatri
.
Ogni
numero
contiene
una
novella
,
di
solito
ben
illustrata
.
I
nomi
che
ricorrono
son
piuttosto
grossi
,
sicuri
:
Corrado
Alvaro
,
Achille
Campanile
,
Alba
De
Cespedes
,
e
,
fra
i
giovani
,
Michele
Prisco
,
Vittorio
Pozzo
e
Bruno
Roghi
hanno
lo
sport
,
Domenico
Meccoli
il
cinema
,
Eligio
Possenti
il
teatro
.
Gli
articoli
di
cronaca
portano
firme
come
quelle
di
Titta
Rosa
,
Orio
Vergani
,
Giovanni
Comisso
,
Filippo
Sacchi
,
Giorgio
Vecchietti
,
Enrico
Emanuelli
e
,
naturalmente
,
Indro
Montanelli
.
Nell
'
ultima
pagina
c
'
è
una
rubrica
fissa
,
infortunistica
.
Si
intitola
Le
avventure
di
Elettrino
,
un
pupazzetto
costantemente
alle
prese
con
cavi
e
apparecchi
elettrici
.
Per
mezzo
di
sei
o
sette
vignette
con
didascalia
ritmata
si
spiega
all
'
utente
,
poniamo
,
che
è
pericoloso
cacciar
le
dita
in
una
presa
di
corrente
,
o
addormentarsi
con
il
gas
aperto
.
In
questi
ultimi
tempi
i
giornali
della
sera
son
stati
pieni
di
notizie
su
gente
intossicata
dal
gas
,
e
la
causa
,
che
tutti
ammettevano
,
era
una
sola
:
il
cattivo
stato
delle
tubazioni
,
ormai
vecchie
di
decenni
.
Vero
è
che
quei
giornali
evitavano
di
nominare
la
società
che
distribuisce
il
gas
;
ma
l
'
opinione
pubblica
è
,
a
dir
poco
,
risentita
contro
la
Edison
,
la
quale
deve
in
qualche
modo
far
fronte
alle
pretese
sempre
più
decise
del
pubblico
.
Ma
ci
son
forse
altre
ragioni
,
meno
contingenti
,
non
dissimili
da
quelle
che
hanno
indotto
molti
industriali
del
nord
a
farsi
mecenati
di
cultura
,
a
comperare
giornali
in
pura
perdita
,
a
elargire
premi
agli
artisti
.
È
insieme
un
abbozzo
di
politica
culturale
,
di
tipo
chiaramente
riformistico
,
e
un
«
magnificent
hobby
»
:
i
nuovi
principi
che
non
possono
più
comprarsi
un
blasone
,
comprano
una
squadra
di
calcio
,
o
un
mazzetto
di
intellettuali
,
per
farsene
una
corte
.
Da
qui
il
tono
generale
della
rivista
.
Il
lettore
non
è
mai
infastidito
da
problemi
veri
:
anche
quando
si
parla
di
scienza
,
il
piano
è
quello
della
divulgazione
piacevole
e
brillante
;
i
consigli
sulla
casa
e
sull
'
allevamento
dei
bambini
hanno
un
sottinteso
fondo
ottimistico
;
i
cenni
a
esperimenti
,
scoperte
,
innovazioni
straniere
,
son
sempre
scelti
dall
'
industria
e
dalla
scienza
americana
.
L
'
America
,
anche
qui
,
è
il
paese
di
Dio
.
Quanto
all
'
altra
parte
del
mondo
,
non
se
ne
parla
mai
.
La
rivistina
avrà
senza
dubbio
uno
sviluppo
,
uscirà
dalla
genericità
di
oggi
,
prenderà
posizione
,
abbiamo
sempre
visto
questo
cammino
,
nei
vari
«
digest
»
(
la
formula
fondamentale
è
quella
)
;
ma
non
è
facile
dire
,
per
ora
,
quale
sarà
il
suo
effetto
sugli
utenti
.
StampaPeriodica ,
Carissimi
,
dovevo
proprio
raccontarvi
una
volta
o
l
'
altra
,
quel
che
ho
visto
e
quel
che
ho
capito
,
in
questi
primi
sei
mesi
milanesi
,
soprattutto
sentivo
e
sento
il
bisogno
di
esporvi
,
di
questo
bilancio
,
la
parte
negativa
,
la
più
grossa
,
di
dirvi
insomma
quel
che
non
ho
capito
,
o
addirittura
non
visto
.
Voi
sapete
bene
che
cosa
ero
e
che
cosa
facevo
,
prima
di
venire
quassù
.
Sono
nato
e
sono
vissuto
in
provincia
,
per
trent
'
anni
,
e
proprio
nel
momento
in
cui
un
uomo
sui
trent
'
anni
si
trova
di
fronte
alla
solita
inevitabile
crisi
(
di
crescenza
,
speriamo
)
ho
fatto
il
salto
,
sono
venuto
a
lavorare
quassù
.
Posso
dire
di
conoscere
e
di
aver
capito
la
mia
provincia
,
la
Maremma
.
Si
è
già
detto
che
la
provincia
,
come
campo
d
'
indagine
,
offre
notevoli
vantaggi
rispetto
alla
città
:
è
un
campo
d
'
osservazione
assai
più
semplice
e
ristretto
.
Le
sue
linee
strutturali
sono
in
genere
nette
e
schematiche
,
mentre
nella
città
esse
sono
,
innanzi
tutto
,
più
numerose
,
e
poi
intrecciate
,
accavallate
,
coincidenti
a
volte
.
Anche
per
un
uomo
sostanzialmente
comune
,
quale
io
sono
,
non
è
stato
difficile
,
nella
provincia
in
cui
sono
nato
e
cresciuto
,
capire
abbastanza
chiaramente
,
pur
senza
la
scelta
d
'
un
partito
politico
,
come
stanno
le
cose
,
in
Italia
,
chi
ha
ragione
e
chi
ha
torto
.
Nel
caso
mio
hanno
ragione
i
badilanti
,
e
hanno
ragione
i
minatori
,
hanno
torto
i
latifondisti
,
e
ha
torto
la
Montecatini
.
Basta
muoversi
appena
un
poco
,
vedere
come
questa
gente
vive
(
e
muore
)
e
la
scelta
viene
da
sé
.
Sui
libri
si
troverà
,
semmai
,
la
conferma
di
quel
che
si
è
visto
e
di
quel
che
si
è
deciso
,
e
si
stabilirà
,
da
allora
in
avanti
,
di
servirsi
dei
libri
per
aiutare
chi
ha
ragione
ad
averla
nei
fatti
,
oltre
che
nei
diritti
.
Non
c
'
è
dubbio
.
Perciò
,
quando
mi
proposero
di
venire
quassù
,
io
mi
chiesi
se
era
giusto
lasciare
i
badilanti
e
i
minatori
,
della
cui
vicinanza
sentivo
molto
il
bisogno
e
il
significato
.
Non
solo
,
pensai
anche
che
la
lotta
,
quassù
,
si
poteva
condurre
con
mezzi
migliori
,
più
affinati
,
e
a
contatto
diretto
con
il
nemico
.
Mi
pareva
anzi
che
quassù
il
nemico
dovesse
presentarsi
più
scoperto
e
visibile
.
A
Niccioleta
la
Montecatini
non
ha
altra
faccia
se
non
quella
delle
guardie
giurate
,
povera
gente
che
cerca
di
campare
,
o
quella
del
direttore
,
un
ragazzo
della
mia
età
,
che
potrebbe
aver
fatto
con
me
il
liceo
,
o
giocato
a
pallone
.
A
Milano
invece
la
Montecatini
è
una
realtà
tangibile
,
ovvia
,
cioè
si
incontra
per
strada
,
la
Montecatini
è
quei
due
palazzoni
di
marmo
,
vetro
e
alluminio
,
dieci
,
dodici
piani
,
all
'
angolo
fra
via
Turati
e
via
della
Moscova
.
A
Milano
la
Montecatini
ha
il
cervello
,
quindi
dobbiamo
anche
noi
spostare
il
nostro
cervello
quassù
,
e
cercare
di
migliorarlo
,
di
farlo
funzionare
nella
maniera
e
nella
direzione
giusta
.
Così
ragionavo
,
e
per
questo
mi
decisi
.
Mi
avevano
detto
che
avrei
trovato
una
città
dura
,
chiusa
,
serrata
.
Milano
è
forse
l
'
unica
città
d
'
Italia
in
cui
i
portoni
sulle
strade
si
chiudono
contemporaneamente
e
inderogabilmente
alle
dieci
di
sera
.
E
si
chiudono
sul
serio
,
di
dentro
e
di
fuori
,
sì
che
senza
chiave
non
solo
non
si
entra
,
ma
nemmeno
si
esce
di
casa
.
Milano
è
la
città
d
'
Italia
in
cui
forse
è
più
difficile
che
sorgano
rapporti
umani
costanti
e
profondi
:
provate
a
viverci
qualche
tempo
(
diciamo
come
me
,
sei
mesi
)
e
vedrete
quante
poche
volte
una
famiglia
di
conoscenti
vi
inviterà
a
cena
,
o
a
prendere
il
caffè
.
Anche
visivamente
:
Milano
è
una
sorta
di
labirinto
di
griglie
scure
,
fra
le
quali
scorrono
lunghe
,
eguali
,
monotone
le
strade
.
Le
strade
che
quassù
,
a
differenza
di
tutte
quelle
d
'
Italia
,
non
sono
luoghi
,
ma
strumenti
,
rotaie
su
cui
si
viaggia
a
velocità
notevole
,
è
vero
,
ma
uniforme
.
Ed
è
questa
la
ragione
per
cui
il
traffico
,
molto
più
denso
rispetto
a
quello
romano
,
finisce
col
non
avvertirsi
,
e
col
dare
la
sensazione
della
solitudine
e
del
silenzio
.
Ma
questo
è
colore
.
Altre
cose
,
e
più
importanti
,
si
vedono
assai
presto
.
L
'
assenza
,
palese
,
degli
operai
.
Gli
operai
non
ci
sono
,
almeno
in
quella
Milano
che
è
compresa
nel
raggio
del
movimento
mio
e
dei
miei
colleghi
,
non
entrano
mai
nel
nostro
rapporto
di
lavoro
.
Gli
ultimi
operai
che
ho
visto
,
nel
giugno
scorso
,
erano
quelli
di
Sesto
.
E
inatti
sono
a
Sesto
,
a
Monza
,
alla
Bovisa
,
a
Niguarda
,
non
qui
.
Qui
ci
sono
i
ragionieri
.
Guardate
bene
,
non
è
il
solito
termine
folcloristico
di
comodo
.
Voglio
dire
proprio
i
ragionieri
,
quelli
col
diploma
:
come
si
spiegherebbe
,
altrimenti
,
proprio
a
Milano
,
una
istituzione
come
l
'
Università
Bocconi
?
Provatevi
a
pensarla
a
Roma
:
a
Roma
,
semmai
,
sarebbe
pensabile
un
'
ipotetica
università
per
soli
funzionari
ministeriali
.
E
sono
questi
,
i
ragionieri
,
che
fanno
il
tono
umano
della
città
,
quelli
che
incontrate
in
tram
,
per
strada
,
la
mattina
alle
nove
,
che
camminano
allineati
e
coperti
,
con
la
loro
divisa
,
il
completo
grigio
,
la
camicia
bianca
,
la
cravatta
azzurra
.
Sono
quelli
che
,
borsa
di
pelle
sotto
il
braccio
,
la
mattina
,
accanto
a
voi
nel
bar
,
si
«
tirano
su
»
col
bicchierino
di
grappa
,
la
faccia
scavata
sotto
le
occhiaie
da
un
solco
diritto
che
raggiunge
gli
angoli
della
bocca
(
è
la
«
faccia
milanese
»
,
dicono
)
.
Ma
nessuno
di
loro
,
fra
l
'
altro
,
è
milanese
.
Anche
nel
parlare
voi
lo
avvertite
,
in
quell
'
anonimo
birignao
assai
diverso
dall
'
asciutto
e
saporito
dialetto
che
raramente
,
e
con
gioia
,
accade
di
sentire
.
Non
sono
milanesi
.
Direi
che
almeno
due
terzi
di
questo
milione
e
mezzo
di
milanesi
non
sono
nati
qua
,
sono
venuti
dalla
provincia
,
vicina
e
lontana
(
i
«
napoletani
a
Milano
»
sono
ormai
un
luogo
comune
)
e
sono
venuti
perché
a
Milano
«
gh
'
è
el
pan
,
gh
'
è
la
grana
»
,
i
soldi
,
l
'
industria
.
Loro
l
'
industria
non
la
vedranno
mai
,
faranno
parte
della
Milano
interna
(
ripeto
,
l
'
unica
che
io
e
i
miei
amici
possiamo
toccare
con
mano
,
ogni
giorno
)
,
della
Milano
che
non
produce
nulla
,
ma
vende
e
baratta
.
Questi
milanesi
di
accatto
,
che
sono
la
maggioranza
,
sono
venuti
a
costituire
la
burocrazia
del
commercio
,
una
burocrazia
assai
poco
nota
e
visibile
,
ma
molto
peggiore
di
quella
ministeriale
,
romana
,
perché
più
di
questa
superciliosa
e
arrogante
:
non
solo
,
ma
anche
superba
del
suo
mito
.
Quando
a
Roma
la
gente
,
di
tipi
simili
,
dice
«
fanatico
»
,
inavvertitamente
mette
in
chiaro
il
fondo
mentale
monologico
,
religioso
,
che
sostiene
il
loro
costume
.
Come
non
ho
visto
gli
operai
(
e
i
preti
.
Questo
anche
,
già
detto
fra
parentesi
,
vorrei
che
gli
amici
milanesi
mi
chiarissero
:
perché
a
Milano
non
si
vede
mai
un
prete
in
giro
?
Che
il
rito
ambrosiano
sia
qualcosa
di
più
di
una
particolare
liturgia
?
)
,
come
,
dicevo
,
non
ho
visto
gli
operai
,
così
non
ho
ancora
visto
gli
intellettuali
.
Li
ho
visti
,
s
'
intende
,
e
li
vedo
ogni
mattina
,
come
singoli
,
ma
mai
come
gruppo
.
Non
riescono
a
formarlo
,
e
ad
influire
come
tale
sulla
vita
cittadina
.
L
'
unico
gruppo
in
qualche
modo
compatto
è
quello
che
forma
la
desolata
«
scapigliatura
»
di
via
Brera
.
Gli
altri
fanno
i
funzionari
d
'
industria
,
chiaramente
.
Basta
vedere
come
funziona
una
casa
editrice
:
c
'
è
una
redazione
di
funzionari
,
che
organizza
:
alla
produzione
lavorano
gli
altri
,
quelli
di
via
Brera
,
che
leggono
,
recensiscono
,
traducono
,
reclutati
volta
a
volta
,
come
braccianti
per
le
«
faccende
»
stagionali
.
Vi
ho
detto
che
persino
quel
che
mi
pareva
chiaro
,
la
posizione
del
nemico
nei
palazzoni
di
dieci
piani
,
fra
via
Turati
e
via
della
Moscova
,
a
Milano
non
mi
è
parso
più
tanto
chiaro
.
Perché
qui
le
acque
si
mischiano
e
si
confondono
.
L
'
intellettuale
diventa
un
pezzo
dell
'
apparato
burocratico
commerciale
,
diventa
un
ragioniere
.
Fate
il
conto
di
quanti
scrittori
,
giornalisti
,
pittori
,
fotografi
,
lavorano
per
la
pubblicità
di
qualcosa
.
Quella
pubblicità
,
guardate
bene
,
che
insegna
che
si
ha
successo
nella
vita
,
e
negli
affari
,
usando
quel
lucido
da
scarpe
e
quel
rasoio
elettrico
,
comparendo
bene
,
presentandosi
bene
.
Appunto
perché
questa
non
è
la
Milano
che
produce
,
ma
quella
che
vende
e
baratta
,
e
in
questa
società
si
vende
e
si
baratta
proprio
presentandosi
col
volto
ben
rasato
,
le
scarpe
lucide
ecc.
Per
questo
una
delle
preoccupazioni
maggiori
degli
intellettuali
,
di
questi
intellettuali
,
è
proprio
quella
di
ben
comparire
,
di
non
fare
brutte
figure
.
Per
questo
non
si
sbilanciano
,
non
danno
giudizi
definitivi
,
non
si
aprono
,
non
dicono
sciocchezze
(
come
tutti
amiamo
fare
,
perché
è
la
maniera
,
o
almeno
una
maniera
,
per
dire
anche
qualche
cosa
seria
)
.
Per
questo
,
qui
fra
noi
,
è
così
frequente
la
figura
dell
'
autorevole
.
E
ci
sono
anche
altre
cose
,
peggiori
e
più
tristi
,
di
cui
ora
non
voglio
parlare
,
e
di
queste
cose
tristi
c
'
è
persino
la
teorizzazione
.
La
lotta
per
la
vita
,
dicono
,
il
rapporto
delle
forze
,
resistenza
come
una
grande
scacchiera
su
cui
tutti
ci
muoviamo
,
e
su
cui
è
necessario
«
mangiare
il
pezzo
»
che
sta
sulla
casella
che
piace
a
noi
.
Non
li
credo
in
malafede
,
tutt
'
altro
.
E
nemmeno
li
credo
fatui
e
privi
di
problemi
.
Anzi
!
In
questi
sei
mesi
la
parola
problema
è
quella
che
più
di
tutte
ho
sentita
dire
.
Mi
è
capitato
,
dopo
ore
di
discussione
collettiva
,
di
sentire
un
collega
intervenire
osservando
:
«
lo
penso
che
il
problema
sia
un
altro
»
.
Esiste
insomma
persino
il
problema
del
problema
.
Cioè
esiste
,
soprattutto
,
una
notevole
confusione
.
E
questo
è
male
,
perché
,
al
l
'
opposto
,
chi
dirige
la
burocrazia
commerciale
milanese
,
chi
dirige
ragionieri
e
funzionari
(
anche
gli
intellettuali
,
perciò
)
sa
invece
assai
bene
quello
che
vuole
;
non
solo
,
ma
va
a
nozze
quando
vede
la
confusione
che
c
'
è
dall
'
altra
parte
.
...
E
questo
è
male
.
È
male
perché
,
se
le
cose
continuano
così
,
là
dalle
mie
parti
i
badilanti
continueranno
a
vivere
di
pane
e
cipolla
,
i
minatori
a
morire
di
silicosi
odi
grisou
.
Ora
,
mi
pare
chiaro
che
non
può
continuare
a
essere
questa
la
nostra
funzione
.
In
termini
politici
(
e
scusate
se
li
adopero
male
,
ma
questo
non
è
il
mio
linguaggio
)
si
direbbe
:
il
capitale
milanese
agisce
in
senso
riformistico
e
provoca
il
distacco
,
non
di
rado
l
'
ostilità
aperta
fra
la
piccola
borghesia
e
la
classe
operaia
.
Compito
degli
intellettuali
moderni
,
e
veri
,
dovrebbe
essere
quello
di
tentare
la
composizione
di
queste
forze
ingiustamente
divise
.
Insomma
i
ragionieri
non
dovrebbero
più
pensare
che
i
tranvieri
o
gli
operai
di
Sesto
hanno
torto
,
quando
scioperano
.
Non
dovrebbero
più
rispondere
«
mica
male
»
quando
chiedete
loro
come
va
la
vita
.
E
toccherebbe
a
noi
far
capire
a
questa
gente
che
ha
torto
,
e
che
han
ragione
gli
altri
e
che
la
vita
va
proprio
male
.
Ma
se
noi
continuiamo
a
vivere
nel
centro
,
se
continuiamo
a
vivere
accanto
ai
ragionieri
,
come
i
ragionieri
,
mentre
gli
operai
sono
alla
Bovisa
,
o
a
Niguarda
,
come
potremo
fare
il
nostro
lavoro
?
lo
vorrei
proprio
che
voi
,
amici
romani
,
mi
spiegaste
,
più
semplicemente
che
potete
,
come
si
deve
fare
.
Vorrei
che
me
lo
spiegassero
gli
amici
milanesi
,
soprattutto
.
E
che
non
mi
rispondessero
,
per
carità
,
cominciando
a
dire
che
«
il
problema
è
un
altro
»
.
No
,
il
problema
è
proprio
questo
.
Ogni
volta
che
torno
a
Niccioleta
mi
convinco
che
è
proprio
così
.
ProsaGiuridica ,
Vittorio
Emanuele
III
per
Grazia
di
Dio
e
per
la
Volontà
della
Nazione
Re
d
'
Italia
e
di
Albania
Imperatore
d
'
Etiopia
Il
Senato
e
la
Camera
dei
fasci
e
delle
Corporazioni
,
a
mezzo
delle
loro
Commissioni
legislative
,
hanno
approvato
;
Noi
abbiamo
sanzionato
e
promulghiamo
quanto
segue
:
Art
.
1
.
Il
contributo
annuo
di
L
.
11.500
spettante
agli
asili
infantili
israelitici
a
norma
dell
'
art
.
11
della
legge
30
luglio
1896
,
n
.
343
,
cessa
con
effetto
dal
1°
luglio
1938-XVI
.
Art
.
2
.
La
presente
legge
entra
in
vigore
il
giorno
della
sua
pubblicazione
nella
Gazzetta
Ufficiale
del
Regno
.
Ordiniamo
che
la
presente
,
munita
del
sigillo
dello
Stato
,
sia
inserta
nella
Raccolta
ufficiale
delle
leggi
e
dei
decreti
del
Regno
d
'
Italia
,
mandando
a
chiunque
spetti
di
osservarla
e
di
farla
osservare
come
legge
dello
Stato
.
Dato
a
San
Rossore
,
addì
28
settembre
1940
-
XVIII
Vittorio
Emanuele
Mussolini
,
Di
Revel
Visto
il
Guardasigilli
:
Grandi
StampaPeriodica ,
Il
panettone
cominciò
a
diffondersi
fuori
di
Milano
dopo
il
1930
,
e
un
'
accorta
campagna
pubblicitaria
lo
lanciò
appunto
in
quegli
anni
,
che
erano
anni
di
autarchia
,
come
«
il
dolce
degli
italiani
»
,
uno
slogan
nazionalistico
a
cui
si
affiancava
l
'
altro
,
misticheggiante
,
del
bianco
natale
,
col
presepe
e
le
pecorelle
.
Motta
riuscì
a
far
questo
.
Riuscì
a
far
credere
agli
italiani
che
il
panettone
fosse
il
loro
dolce
(
tanto
vero
che
potevano
concederselo
solo
una
volta
l
'
anno
,
a
quel
prezzo
)
e
riuscì
anche
a
convincerli
che
esso
faceva
parte
di
una
tradizione
,
che
di
fatto
non
esisteva
.
E
il
panettone
,
un
dolce
inventato
nel
1919
e
lanciato
negli
anni
trenta
,
invase
il
mercato
bruciando
letteralmente
altri
dolci
,
che
avevano
davvero
una
loro
tradizione
:
si
pensi
al
panforte
senese
o
alla
cassata
siciliana
.
Quanto
a
Milano
,
Motta
si
trovava
veramente
di
fronte
a
un
dolce
tradizionale
:
si
parla
,
quanto
alle
origini
del
panettone
,
di
tempi
distanti
almeno
cinque
secoli
.
Solo
che
il
panettone
di
un
tempo
aveva
forma
,
aspetto
e
struttura
assai
umili
e
popolari
:
rotondo
,
ma
basso
e
poco
sfocato
,
pareva
né
più
né
meno
,
una
pagnotta
casalinga
.
Angelo
Motta
era
venuto
a
Milano
negli
anni
precedenti
la
Prima
guerra
mondiale
,
come
garzone
di
fornaio
;
nel
dopoguerra
si
era
già
fatto
un
forno
proprio
;
tutti
i
forni
di
allora
,
sotto
le
feste
di
Natale
,
facevano
il
panettone
,
e
di
solito
lo
regalavano
ai
clienti
più
affezionati
.
Motta
fiutò
le
possibilità
commerciali
di
questo
dolce
,
e
lo
rifece
di
sana
pianta
.
Ne
cambiò
la
forma
:
fece
cuocere
la
pasta
tenendola
stretta
in
una
specie
di
canestro
di
carta
spessa
,
in
modo
che
,
lievitando
si
sviluppasse
in
altezza
e
prendesse
quell
'
aspetto
lussuoso
e
troneggiante
,
che
ha
ancora
oggi
.
Lo
arricchì
di
uvetta
e
di
frammenti
di
candito
:
la
trovata
ebbe
successo
e
Motta
cominciò
ad
aprire
un
negozio
più
grande
,
poi
ad
acquistarne
un
altro
,
poi
un
altro
ancora
.
La
guerra
,
anzi
,
il
dopoguerra
,
gli
aveva
portato
fortuna
,
grazie
anche
alla
sua
innegabile
abilità
di
orientarsi
nella
confusione
del
mercato
nero
.
Intorno
al
'30
era
in
grado
di
affrontare
il
mercato
nazionale
.
Aveva
industrializzato
il
panettone
,
fino
ad
allora
prodotto
solo
artigianalmente
.
Molto
più
recente
è
la
scoperta
,
da
parte
di
Motta
,
di
un
'
altra
«
tradizione
»
italiana
:
quella
della
colomba
pasquale
,
un
prodotto
assai
simile
al
panettone
(
si
tratta
in
entrambi
i
casi
di
pasta
lievitata
)
.
Recentissimi
,
postbellici
,
sono
invece
i
gelati
da
passeggio
e
le
«
caramelle
col
buco
»
,
di
cui
Motta
ha
l
'
esclusiva
per
tutta
l
'
Europa
;
non
è
stato
possibile
inserire
gli
uni
e
le
altre
in
una
qualche
«
tradizione
italiana
»
e
oltretutto
non
sarebbe
nemmeno
stato
troppo
utile
;
in
tempo
di
inondante
americanismo
,
conveniva
meglio
di
parlare
di
ice
cream
e
di
life
savers
.
Motta
,
come
si
è
detto
,
ha
in
mano
il
complesso
più
grande
,
ma
non
ancora
il
monopolio
:
solo
a
Milano
esistono
95
imprese
a
carattere
industriale
,
con
oltre
6000
dipendenti
,
e
alcune
di
esse
hanno
un
peso
non
trascurabile
:
si
pensi
a
Besana
,
a
Frontini
,
a
Zaini
,
alla
Ligure
Lombarda
,
alla
Dulciora
e
soprattutto
ad
Alemagna
.
Alemagna
,
da
buon
secondo
,
ha
sempre
adottato
la
strategia
di
seguire
pedissequamente
Motta
in
ogni
innovazione
:
dopo
Motta
,
e
sul
suo
esempio
,
ha
lanciato
successivamente
il
panettone
,
la
colomba
,
il
gelato
da
passeggio
,
e
la
caramella
,
questa
volta
senza
buco
,
ma
pur
sempre
di
importazione
americana
:
si
chiama
charms
.
Alemagna
ha
in
Milano
cinque
negozi
,
ma
cerca
di
rifarsi
nella
qualità
e
nella
mole
.
Attualmente
,
per
ampliare
il
suo
negozio
in
Galleria
,
ha
comprato
il
Vittorio
Emanuele
,
il
vecchio
bar
degli
sportivi
milanesi
,
pagando
,
a
quanto
si
dice
,
250
milioni
solo
per
la
licenza
di
esercizio
.
Gli
arredamenti
di
Alemagna
passano
,
per
il
pubblico
medio
milanese
,
per
i
più
fastosi
ed
eleganti
,
non
senza
qualche
pretesa
culturale
.
Per
fare
un
esempio
:
ora
che
a
Milano
è
aperta
una
mostra
dell
'
arte
etrusca
,
Alemagna
ha
esposto
,
nelle
sue
vetrine
di
via
Manzoni
,
certe
torte
glassate
con
la
riproduzione
dell
'
Apollo
di
Vejo
e
di
dipinti
tarquinesi
.
Fece
un
certo
rumore
a
Milano
,
l
'
accesa
polemica
,
con
conseguenze
giuridiche
tuttora
in
corso
,
fra
Motta
e
Alemagna
a
proposito
del
premio
Oren
.
Fu
sotto
Natale
:
la
Oren
,
che
è
una
fantomatica
associazione
parigina
o
americana
,
scrisse
prima
a
Motta
e
poi
ad
Alemagna
offrendo
un
premio
mondiale
per
la
migliore
industria
dolciaria
.
Il
premio
consisteva
nell
'
attestato
di
questa
superiorità
assoluta
:
Motta
,
a
quanto
pare
,
fiutò
il
«
bidone
»
e
non
abboccò
;
Alemagna
invece
accettò
il
titolo
mondiale
e
ne
fece
ampio
uso
per
il
lancio
natalizio
.
Motta
allora
denunciò
sulla
stampa
il
fatto
e
citò
la
ditta
rivale
per
concorrenza
sleale
.
Ma
a
ben
guardare
,
se
c
'
è
una
lotta
dei
due
grandi
contro
la
produzione
minore
,
e
specialmente
contro
quella
artigianale
,
che
lentamente
è
costretta
a
vedere
ed
a
partire
,
tranne
che
su
questo
piano
minore
e
con
un
certo
piglio
sportivo
,
sul
piano
del
negozio
più
bello
e
del
titolo
mondiale
(
che
servono
soprattutto
alla
propaganda
)
,
Motta
e
Alemagna
finiscono
in
realtà
per
agire
,
se
non
in
perfetto
accordo
,
almeno
su
linee
parallele
:
non
esistono
per
il
momento
possibilità
di
creare
il
monopolio
assoluto
,
quindi
è
meglio
coesistere
e
tirare
a
campare
.
Basta
guardare
i
prezzi
dei
prodotti
.
È
difficile
calcolare
quali
siano
i
profitti
del
maggiore
complesso
di
produzione
dolciaria
milanese
.
Le
denunce
di
Motta
sono
cresciute
in
questa
misura
,
negli
ultimi
anni
:
22,23
milioni
nel
1949;
30,13
nel
'51;
52,62
nel
'52;
63
nel
'53
.
L
'
ultima
denuncia
recava
per
Motta
112
milioni
di
lire
.
Ma
tutti
sanno
che
cos
'
è
in
italiano
la
denuncia
dei
redditi
:
nel
1952
Motta
destinava
al
fondo
ammortamenti
d
'
azienda
704
milioni
.
Una
cifra
palesemente
sproporzionata
e
contestata
dal
fisco
.
Ma
anche
allora
Motta
se
la
cavò
,
girando
65,4
milioni
sotto
la
voce
«
fondo
di
riserva
straordinaria
»
.
L
'
anno
successivo
,
con
63
milioni
di
utili
denunciati
e
distribuiti
,
Motta
destinava
al
fondo
ammortamenti
407,2
milioni
,
girandone
poi
alla
riserva
straordinaria
65,7
.
Sempre
nel
'53
,
ha
investito
640
milioni
nell
'
impianto
di
nuovi
macchinari
,
seguendo
in
questo
caso
la
redditizia
tecnica
degli
auto
-
finanziamenti
.
Non
molto
diverso
è
il
comportamento
delle
altre
grandi
aziende
.
È
chiaro
che
la
politica
commerciale
dei
dolciari
milanesi
mira
a
realizzare
i
maggiori
utili
col
minore
sforzo
.
Non
impressionino
gli
80mila
quintali
di
paste
lievitate
prodotte
da
Motta
nel
1953
.
Nei
grossi
capannoni
di
viale
Corsica
21
Motta
ha
gli
impianti
più
moderni
e
più
potenti
d
'
Europa
.
Può
produrre
nelle
24
ore
1.200
quintali
di
panettone
,
il
che
significa
che
la
produzione
annua
potrebbe
essere
più
che
quadruplicata
rispetto
alla
media
attuale
,
se
si
utilizzassero
in
pieno
tutti
gli
impianti
.
In
realtà
,
la
produzione
piena
si
ha
soltanto
per
due
mesi
all
'
anno
,
a
Natale
e
a
Pasqua
,
quando
Motta
assume
dai
1.800
ai
2.000
lavoratori
stagionali
.
Il
panettone
potrebbe
entrare
sul
mercato
a
prezzo
fortemente
inferiore
se
con
la
utilizzazione
integrale
degli
impianti
si
arrivasse
a
una
produzione
di
massa
,
e
se
si
riducessero
insieme
le
notevoli
spese
della
confezione
.
In
questo
modo
cesserebbe
la
triste
condizione
degli
«
stagionali
»
e
il
panettone
,
non
più
dolce
«
tradizionalmente
natalizio
»
potrebbe
comparire
sulle
nostre
mense
almeno
una
volta
al
mese
.
Si
pensi
per
esempio
,
che
il
consumo
annuo
di
dolciumi
(
genere
voluttuario
e
perciò
soggetto
a
tasse
assai
gravose
)
è
in
Italia
,
di
chilogrammi
2,7
a
persona
,
quantità
irrisoria
rispetto
ai
28
chilogrammi
degli
inglesi
e
ai
35
degli
statunitensi
.
Come
si
è
detto
,
esistono
a
Milano
95
imprese
dolciarie
a
carattere
industriale
,
con
più
di
6000
operai
impiegati
,
oltre
ad
aziende
minori
,
a
carattere
artigianale
e
familiare
;
un
quinto
,
insomma
,
dell
'
intera
attrezzatura
nazionale
.
I
complessi
maggiori
sono
,
evidentemente
,
quelli
di
Motta
e
di
Alemagna
.
Il
primo
impiega
mille
operai
fissi
,
con
regolare
contratto
,
350-400
assunti
con
contratto
a
termine
,
rinnovabile
di
tre
mesi
in
tre
mesi
,
e
circa
2.000
stagionali
,
assunti
per
quaranta
giorni
a
Natale
o
a
Pasqua
:
in
maggioranza
si
tratta
di
donne
,
che
provengono
da
tutte
le
categorie
,
ma
soprattutto
casalinghe
.
Alemagna
impiega
500
operai
fissi
,
300
con
contratto
a
termine
e
1500
stagionali
.
Le
altre
imprese
hanno
maestranze
molto
inferiori
:
sui
450
alla
Dulciora
,
sui
200
alla
Zaini
e
alla
Ligure
Lombarda
,
poco
più
di
cento
alla
Befana
e
alla
Frontini
.
Sulla
divisione
fra
gli
operai
fissi
,
quelli
a
termine
e
gli
stagionali
,
fa
leva
soprattutto
il
padronato
:
i
lavoratori
che
hanno
un
vero
e
proprio
contratto
di
lavoro
formano
appena
un
quarto
dell
'
intera
maestranza
,
e
sono
perciò
un
gruppo
relativamente
privilegiato
,
rispetto
agli
altri
.
Quelli
con
contratto
a
termine
lavorano
sotto
la
continua
e
pressante
minaccia
di
non
vederselo
rinnovare
,
e
nella
vana
speranza
di
essere
assunti
come
stabili
;
gli
altri
,
gli
«
stagionali
»
sono
una
sottocategoria
raccogliticcia
,
una
specie
di
bracciantato
industriale
reclutato
per
le
«
faccende
»
natalizie
e
pasquali
.
La
vita
sindacale
è
sporadica
e
incerta
:
lo
stabilimento
di
Motta
solo
da
un
anno
ha
una
Commissione
Interna
,
composta
di
due
operai
aderenti
alla
CGIL
,
tre
alla
CISL
e
due
eletti
su
una
lista
«
indipendente
»
,
cioè
padronale
.
Solo
dal
1954
c
'
è
qualche
segno
di
ripresa
dopo
il
famoso
sciopero
di
75
giorni
nell
'
estate
del
'48
.
Gli
operai
erano
entrati
in
agitazione
per
protestare
contro
la
minaccia
di
duecento
licenziamenti
:
ebbero
la
peggio
e
Motta
,
per
rappresaglia
,
finì
con
licenziarne
ben
850
.
Fu
un
fatto
enorme
,
che
impressionò
anche
il
padronato
del
settore
:
dopo
di
allora
per
sei
mesi
non
ci
fu
più
un
licenziamento
nella
categoria
degli
alimentaristi
.
Del
resto
Motta
(
o
forse
per
lui
il
consigliere
delegato
,
dr.
Ferrante
)
si
è
sempre
distinto
per
la
particolare
durezza
della
sua
politica
aziendale
,
mentre
Alemagna
preferisce
ricorrere
ai
metodi
paternalistici
.
Sotto
le
feste
del
Natale
scorso
,
mentre
la
categoria
era
impegnata
nel
rinnovo
del
contratto
nazionale
di
lavoro
,
gli
operai
entrarono
in
agitazione
per
ottenere
un
miglioramento
salariale
.
Alemagna
ha
acconsentito
,
concedendo
spontaneamente
aumenti
orari
dalle
5
alle
25
lire
,
sia
ai
lavoratori
fissi
,
che
a
gran
parte
di
quelli
a
termine
;
ma
intanto
faceva
diffondere
la
voce
che
non
avrebbe
gradito
una
interruzione
del
lavoro
proprio
in
quel
periodo
di
punta
.
Motta
,
dal
canto
suo
,
fece
soltanto
promesse
.
I
suoi
metodi
sono
improntati
alla
più
rigorosa
sorveglianza
,
alla
persecuzione
e
alla
rappresaglia
,
specialmente
a
danno
degli
aderenti
alla
CGIL
,
i
quali
vengono
spesso
esclusi
da
eventuali
aumenti
e
migliorie
e
isolati
dagli
altri
operai
,
mentre
rapide
carriere
sono
aperte
ai
membri
della
Commissione
Interna
eletti
nelle
liste
della
cast
,
o
in
quelle
padronali
.
Un
notevole
numero
di
lavoratori
sono
impiegati
nel
settore
vendite
di
Motta
e
Alemagna
,
il
primo
ne
ha
alle
sue
dipendenze
circa
un
migliaio
inquadrati
in
un
complicato
sistema
di
qualifiche
:
barista
,
gelatiere
,
banconiere
,
cantiniere
,
caffettiere
,
spillatore
,
ecc.
un
complesso
di
quaranta
voci
che
corrispondono
ad
altrettante
gradazioni
di
stipendio
:
dalle
17.498
lire
mensili
dell
'
apprendista
inferiore
ai
sedici
anni
,
alle
66.631
del
direttore
di
categoria
A
.
Nel
settore
vendite
la
pressione
del
padronato
è
ancora
più
accentuata
.
Essa
si
fa
forte
proprio
di
questo
sminuzzamento
della
categoria
in
gruppi
minimi
che
è
facile
dividere
e
contrapporre
.
Il
direttore
di
un
bar
ha
alle
proprie
dipendenze
non
più
di
20
o
30
persone
,
delle
quali
sa
tutto
e
sulle
quali
può
esercitare
una
vigilanza
continua
e
diretta
.
Il
personale
di
una
bar
è
composto
quasi
completamente
da
ragazze
che
provengono
in
generale
dalla
piccola
borghesia
o
da
famiglie
operaie
esposte
quindi
,
in
una
città
come
Milano
,
alle
facili
sollecitazioni
dei
miti
dell
'
esistenza
in
una
società
«
moderna
»
.
Gelosie
,
rivalità
,
piccoli
ricatti
,
soprusi
;
difficile
che
in
un
ambiente
simile
nasca
la
solidarietà
,
e
di
conseguenza
il
personale
è
nettamente
scoperto
,
sprovveduto
,
esposto
alle
pressioni
padronali
.
Assai
scarsa
la
partecipazione
alla
vita
sindacale
:
qualche
iscritto
alla
CGIL
,
le
altre
organizzazioni
sono
del
tutto
assenti
.
Tanto
Motta
che
Alemagna
sono
stati
denunciati
dal
Sindacato
di
categoria
per
non
aver
applicato
la
legge
n
.
90
del
30/4/1954
,
la
quale
estende
ai
dipendenti
dei
pubblici
esercizi
il
godimento
delle
festività
infrasettimanali
.
La
denuncia
ha
avuto
i
suoi
effetti
e
le
due
grandi
ditte
stanno
pagando
sia
le
spettanze
arretrate
,
che
la
multa
per
inadempienza
.
Le
punizioni
al
personale
variano
dalla
multa
alla
sospensione
,
fino
al
licenziamento
in
tronco
.
Per
fare
un
esempio
:
una
commessa
colpevole
di
aver
mangiato
«
due
tartine
gelatinate
»
ha
avuto
tre
giorni
di
sospensione
.
Un
fattorino
che
si
è
mangiato
due
marrons
glacées
è
stato
licenziato
in
tronco
.
Sostengono
alcuni
che
il
Duomo
di
Milano
fu
costruito
con
la
prospettiva
che
dovesse
servire
,
un
giorno
,
a
far
da
sfondo
al
panettone
,
sui
cartelloni
pubblicitari
,
c
in
qualche
misura
questo
è
vero
.
La
produzione
dolciaria
milanese
,
che
non
impegna
più
di
seimila
lavoratori
,
può
forse
sembrare
poca
cosa
,
confrontata
coi
massicci
complessi
industriali
lombardi
.
Pure
essa
è
un
simbolo
compendioso
della
situazione
milanese
:
è
un
monopolio
giovane
in
formazione
.
StampaQuotidiana ,
Hiroshima
,
dicembre
.
-
Sono
a
Hiroshima
.
Respiro
l
'
aria
di
Hiroshima
.
Vedo
le
strade
di
Hiroshima
,
l
'
anello
di
monti
che
circonda
Hiroshima
.
Questi
bambini
che
passano
a
gruppi
,
silenziosi
,
sono
nati
a
Hiroshima
.
Questo
vecchio
che
siede
su
una
pietra
all
'
ombra
d
'
una
baracca
è
un
vecchio
di
Hiroshima
.
Ed
ecco
alcune
ragazze
sui
vent
'
anni
:
sono
ragazze
di
Hiroshima
.
Tranvai
di
colore
bleu
sudicio
vanno
barcollando
su
rotaie
sgangherate
:
sono
i
tranvai
di
Hiroshima
.
Al
mio
arrivo
,
quando
il
treno
si
è
fermato
sotto
la
pensilina
,
e
io
ho
letto
il
cartello
in
caratteri
giapponesi
e
in
caratteri
latini
«
Hiroshima
»
,
ho
registrato
in
me
una
vaga
sensazione
di
sogno
.
S
'
udiva
la
voce
stridula
e
lunga
d
'
un
ferroviere
cantare
alla
maniera
giapponese
,
con
una
certa
melodiosa
precipitazione
:
«
Hiroshima
!
...
Hiroshima
!
...
Hiroshima
!...»
.
Uscito
dalla
stazione
-
la
stazione
ricostruita
,
beninteso
,
poiché
quella
vecchia
fu
spazzata
via
a
suo
tempo
dallo
scoppio
-
,
ho
guardato
il
cielo
:
era
il
cielo
di
Hiroshima
,
quello
stesso
al
centro
del
quale
tre
anni
fa
brillò
l
'
apocalittica
luce
sprigionata
dalla
disintegrazione
dell
'
atomo
,
quello
stesso
nel
quale
si
svolse
il
primo
capitolo
della
nuova
Era
dell
'
umanità
,
l
'
Era
atomica
.
Sono
a
Hiroshima
,
nella
città
più
popolare
del
mondo
,
davanti
a
miserabili
rovine
più
popolari
delle
rovine
egizie
,
delle
rovine
greche
,
delle
rovine
romane
.
Lascio
viaggiare
l
'
occhio
attorno
con
una
certa
avidità
,
così
come
fanno
i
turisti
quando
si
trovano
finalmente
davanti
alle
Piramidi
,
davanti
al
Santo
Sepolcro
,
davanti
al
Partenone
,
eccetera
.
Attendo
da
uomini
e
cose
di
Hiroshima
un
segno
,
un
messaggio
che
mi
diano
la
misura
del
luogo
eccezionale
al
quale
mi
ha
condotto
il
mestiere
.
Mi
ronzano
all
'
orecchio
domande
pressanti
,
quasi
irritate
,
nelle
quali
riconosco
le
voci
di
mia
madre
,
di
mio
padre
,
dei
miei
amici
,
dei
lettori
del
mio
giornale
:
«
Davvero
sei
a
Hiroshima
?
...
Che
cosa
si
vede
a
Hiroshima
?
...
Com
'
è
fatta
Hiroshima
?
...
Ci
sono
ancora
uomini
vivi
a
Hiroshima
?
»
.
Passa
un
venditore
ambulante
,
passa
un
vecchio
tassì
a
gassogeno
,
passa
una
donna
con
un
fardello
sotto
il
braccio
.
Sono
cose
di
Hiroshima
,
gente
di
Hiroshima
,
aspetti
della
vita
come
se
ne
incontrano
in
tutte
le
città
del
mondo
.
Vorrei
fermare
quella
gente
,
domandare
:
«
Eravate
a
Hiroshima
il
giorno
dell
'
avvenimento
?
Come
vi
siete
salvati
dall
'
avvenimento
?
Che
colore
aveva
il
lampo
dell
'
esplosione
?
E
la
vostra
casa
?
E
i
vostri
parenti
?
»
.
Il
venditore
ambulante
va
,
il
vecchio
tassì
a
gassogeno
scompare
a
una
curva
,
la
donna
impicciolisce
nella
prospettiva
della
strada
col
suo
fardello
.
È
sbalorditivo
che
a
Hiroshima
avvengano
di
questi
fatti
banali
,
normali
.
Mi
fa
una
certa
tal
quale
impressione
essere
a
Hiroshima
,
una
impressione
che
mi
impedisce
di
scrivere
subito
freddamente
,
obbiettivamente
,
i
miei
articoli
informativi
:
«
La
bomba
scoppiò
alla
tale
ora
eccetera
eccetera
»
.
È
necessario
che
prenda
tempo
,
che
dia
libero
corso
all
'
emozione
prima
di
passare
all
'
informazione
.
È
necessario
che
prima
mi
dica
:
Ecco
,
fra
qualche
secolo
Hiroshima
sarà
per
i
nostri
posteri
quel
che
oggi
è
per
noi
Cartagine
,
o
forse
Troia
;
sarà
una
leggenda
remota
e
grandiosa
.
L
'
energia
atomica
trasferirà
gli
uomini
da
stella
a
stella
,
la
materia
sarà
il
polveroso
ricordo
d
'
un
passato
che
farà
sorridere
perfino
i
ragazzi
,
ma
si
dirà
:
"
Durante
una
certa
guerra
dei
tempi
antichi
,
nel
secolo
Ventesimo
,
la
prima
applicazione
dell
'
energia
atomica
avvenne
a
Hiroshima
...
"
.
Gli
scolari
interrogati
agli
esami
a
proposito
dei
gloriosi
inizi
dell
'
energia
atomica
,
risponderanno
ai
maestri
una
sola
parola
:
Hiroshima
.
Ed
io
sono
a
Hiroshima
,
tre
anni
dopo
l
'
avvenimento
davanti
alle
rovine
dell
'
avvenimento
,
in
mezzo
ai
sopravvissuti
dell
'
avvenimento
;
sono
dentro
questo
nucleo
pregnante
di
storia
e
di
favola
.
E
mi
dico
:
"
Hiroshima
è
l
'
angoscia
del
mondo
attuale
;
da
Mosca
a
Washington
,
dal
più
sperduto
paese
d
'
Arabia
alle
foreste
del
Brasile
,
una
parola
fa
tremare
il
mondo
:
Hiroshima
"
.
(
Io
sono
un
vecchio
viaggiatore
,
uno
di
quei
viaggiatori
che
di
paesi
e
contrade
ne
han
visti
fin
troppi
,
un
osservatore
smaliziato
,
sazio
,
pel
quale
l
'
atlante
geografico
ha
ormai
magra
attrattiva
.
Ma
come
potrei
gelidamente
parlare
di
Hiroshima
senza
avere
prima
confessato
che
l
'
essere
a
Hiroshima
mi
dà
un
poco
di
vertigine
?
)
Ed
ecco
cammino
per
Hiroshima
.
La
città
,
quel
che
noi
si
dice
città
,
non
mi
riesce
di
vederla
.
Vedo
strade
polverose
,
dai
selciati
sconnessi
,
o
addirittura
sterrate
,
vedo
baracche
di
legno
,
casupole
di
legno
,
botteghe
di
legno
;
e
qua
e
là
travi
di
legno
,
come
in
un
cantiere
,
e
come
in
un
cantiere
odo
per
l
'
aria
un
palpito
di
martelli
al
lavoro
.
E
mi
dico
:
"
Lavorano
,
rifabbricano
,
dopo
tre
anni
"
.
Scopro
tratto
tratto
dall
'
apertura
d
'
una
strada
una
brughiera
a
perdita
d
'
occhio
,
cosparsa
di
un
melanconico
tritume
di
macerie
,
non
le
macerie
concrete
e
pesanti
delle
nostre
città
bombardate
,
bensì
macerie
in
briciole
,
miserande
,
una
semina
squallida
di
detriti
fra
i
quali
verdeggia
talvolta
la
foglia
dell
'
insalata
e
del
cavolo
:
è
Hiroshima
.
Registro
un
'
atmosfera
piuttosto
di
catastrofe
celeste
che
non
di
guasto
di
guerra
,
qualcosa
come
dopo
un
fortunale
,
dopo
un
tifone
,
quando
ci
si
avvede
che
i
danni
non
sono
isolati
,
non
si
possono
numerare
uno
a
uno
,
non
si
possono
catalogare
poiché
sono
dovunque
,
uniformi
,
poiché
ogni
cosa
ha
avuto
il
suo
,
l
'
albero
,
la
casa
,
la
strada
,
la
fabbrica
,
la
terra
.
Guardo
Hiroshima
e
ricordo
certe
zone
della
periferia
delle
grandi
metropoli
,
dove
la
nota
dominante
è
appunto
costituita
dai
detriti
,
dalle
scorie
della
città
,
barattoli
di
latta
,
pezzi
di
casse
di
legno
,
ferraglia
minima
,
mattoni
frantumati
,
mazzi
di
fiori
marci
e
altro
.
Una
rovina
spicciola
e
petulante
,
non
proporzionale
alla
maestà
della
folgorante
deflagrazione
.
Non
un
cratere
,
non
una
buca
,
non
una
voragine
,
non
una
frana
.
Al
contrario
,
un
corrompimento
,
un
senso
di
andato
a
male
.
"
Amburgo
"
penso
"
può
essere
paragonata
a
un
uomo
che
abbia
subìto
grandiose
mutilazioni
,
braccia
,
gambe
,
occhi
;
Hiroshima
può
essere
paragonata
a
un
uomo
coperto
da
una
risipola
;
o
da
un
eczema
"
.
Cammino
,
cammino
per
Hiroshima
,
scavalco
ponti
dietro
ponti
.
"
Quanti
fiumi
a
Hiroshima
!
"
mi
dico
.
"
Non
ho
mai
visto
una
città
così
piena
di
fiumi
"
.
Sette
fiumi
bagnano
Hiroshima
,
fiumi
larghi
,
tranquilli
,
dall
'
acqua
verde
brillante
,
un
'
acqua
marina
piuttosto
che
un
'
acqua
fluviale
,
sono
i
sette
bracci
del
delta
del
fiume
Ota
,
e
dividono
la
città
in
sei
isole
.
"
Ecco
"
mi
dico
,
"
i
ponti
non
sono
saltati
all
'
aria
come
nelle
nostre
città
,
si
sono
solo
tremendamente
ingobbiti
,
distorti
,
ammaccati
.
"
La
solita
rovina
di
bassa
estrazione
,
deformante
,
come
per
una
terribile
artrite
,
che
li
ha
resi
inutilizzabili
sia
ai
veicoli
che
agli
uomini
.
Vedo
la
miseria
dei
ponti
ricostruiti
,
sui
quali
transitano
con
tetra
cautela
i
tranvai
:
non
ci
sono
se
non
le
rotaie
appoggiate
sullo
scheletro
delle
traverse
,
quasi
come
scale
a
pioli
messe
orizzontalmente
da
una
sponda
all
'
altra
,
la
pancia
delle
vetture
si
rispecchia
nella
corrente
.
Penso
:
"
Non
hanno
soldi
,
non
possono
ricostruire
,
rabberciano
"
.
I
selciati
,
i
marciapiedi
,
le
rare
mura
a
fondamenta
delle
pareti
delle
case
meno
piccine
,
sono
rabberciati
,
tutto
appare
rabberciato
,
a
Hiroshima
,
rammendato
,
riappiccicato
con
lo
sputo
.
"
Quando
sarà
completamente
ricostruita
"
penso
,
"
Hiroshima
apparirà
ancora
più
rovinata
.
"
Mi
avvedo
che
dove
è
passata
l
'
energia
atomica
rimane
qualcosa
di
profondamente
disgraziato
;
come
negli
uomini
guariti
dal
vaiolo
,
í
quali
restano
poi
butterati
al
pari
della
superficie
dei
ditali
.
Sono
a
Hiroshima
,
assaporo
le
prime
impressioni
,
esse
hanno
un
sapore
amaro
il
quale
mi
umilia
e
non
riesce
a
svegliarmi
nel
petto
neanche
il
senso
della
pietà
,
così
come
avviene
talora
davanti
a
certi
malati
sgradevoli
,
o
infetti
.
Mi
fermo
,
contemplo
senza
amore
la
città
che
ha
la
forma
di
un
piatto
rotondo
,
o
meglio
del
fondo
di
un
catino
i
cui
bordi
rialzati
sono
costituiti
dalla
catena
di
monti
che
la
coronano
torno
torno
.
Le
casette
di
legno
a
un
piano
non
prendono
rilievo
,
non
costituiscono
paesaggio
edilizio
;
la
città
appare
,
nonostante
quella
marea
di
casette
,
piallata
,
quasi
scopata
da
una
formidabile
raffica
di
vento
o
d
'
acqua
,
spianata
con
un
ferro
da
stiro
rovente
,
come
una
giacca
che
poi
sia
rimasta
bruciacchiata
.
Sulla
mortificata
planimetria
,
simili
a
massicce
carcasse
di
navi
a
galla
di
una
piatta
distesa
d
'
acque
,
vedo
improvvisamente
campeggiare
edifici
tarchiati
,
sgraziati
,
uno
qua
uno
là
,
solitari
,
inutili
,
e
dominare
la
paccottiglia
delle
casupole
e
dei
rottami
.
Sono
i
buildings
,
gli
edifici
di
cemento
armato
di
Hiroshima
,
gli
edifici
i
cui
muri
hanno
resistito
alla
bomba
atomica
,
smozzicati
,
sventrati
dalle
fiamme
e
dal
calore
,
ma
tuttavia
ben
piantati
al
suolo
.
Penso
:
"
Non
abbatte
gli
edifici
di
cemento
,
la
bomba
atomica
;
li
spella
,
li
corrode
,
li
biscotta
,
ma
non
riesce
a
buttarli
giù
come
la
bomba
dirompente
"
.
Quegli
edifici
spettrali
ritti
sul
tavoliere
di
triti
rottami
aumentano
la
sensazione
d
'
una
catastrofe
simile
a
una
peste
.
StampaQuotidiana ,
Il
Torino
non
c
'
è
più
.
Scomparso
,
bruciato
,
polverizzato
.
Una
squadra
che
muore
,
tutta
assieme
,
al
completo
,
con
tutti
i
titolari
,
colle
sue
riserve
,
col
suo
massaggiatore
,
coi
suoi
tecnici
,
coi
suoi
dirigenti
,
coi
suoi
commentatori
.
Come
uno
di
quei
plotoni
di
arditi
che
,
nella
guerra
,
uscivano
dalla
trincea
,
coi
loro
ufficiali
,
al
completo
,
e
non
ritornava
nessuno
,
al
completo
.
È
morto
in
azione
.
Tornava
da
una
delle
sue
solite
spedizioni
all
'
estero
,
dove
si
era
recato
in
rappresentanza
del
nome
dello
sport
italiano
.
Aveva
presa
la
via
del
cielo
per
tornare
più
presto
,
per
far
fronte
agli
impegni
di
campionato
.
Un
urto
terribile
,
uno
schianto
-
ai
piedi
di
una
chiesa
,
di
una
basilica
addirittura
-
una
gran
fiammata
.
E
poi
più
nulla
.
Il
silenzio
della
morte
.
Era
la
squadra
Campione
d
'
Italia
.
Era
,
quasi
al
completo
,
la
squadra
che
rappresentava
i
colori
del
nostro
Paese
nelle
competizioni
internazionali
.
Bacigalupo
,
Ballarin
,
Maroso
,
Grezar
,
Rigamonti
,
Castigliano
,
Menti
,
Loik
,
Gabetto
,
Mazzola
-
appello
in
ordine
di
squadra
di
dieci
azzurri
-
,
Bongiorni
,
italiano
d
'
origine
,
nazionale
di
Franchi
;
Schubert
,
nazionale
della
Cecoslovacchia
;
Martelli
,
Osso
la
,
Operto
,
Fadini
,
Ballarin
II
,
Grava
,
nazionali
di
riserva
o
dell
'
avvenire
.
Erano
con
loro
:
Cortina
,
il
massaggiatore
di
quest
'
anno
della
Nazionale
;
Erbstein
,
l
'
ungherese
;
l
'
allenatore
Lievesley
,
uno
dei
migliori
tecnici
che
avessimo
in
Italia
al
momento
attuale
;
Civalleri
ed
Agnisetta
,
dirigenti
della
vecchia
guardia
,
e
Cavallero
,
Tosatti
e
Casalbore
,
tre
giornalisti
,
tre
compagni
di
lavoro
.
Se
non
fosse
che
li
abbiamo
visti
noi
,
morti
,
aiutando
nelle
operazioni
ufficiali
di
identificazione
dei
cadaveri
,
ci
rifiuteremmo
di
credere
a
quanto
avvenuto
.
Giuocatori
che
erano
l
'
orgoglio
della
nostra
città
e
dell
'
Italia
sportiva
tutta
,
ragazzi
sani
,
pieni
di
salute
,
sprizzanti
energia
da
ogni
poro
,
uomini
che
erano
le
speranze
nostre
per
le
lotte
cogli
stranieri
,
ridotti
in
quelle
condizioni
!
A
farsi
forza
per
allontanare
il
pensiero
da
quella
spaventosa
visione
,
si
viene
presi
,
afferrati
da
un
senso
di
vuoto
.
Amici
,
famiglie
,
squadra
granata
,
squadra
nazionale
:
più
nulla
.
Per
Torino
che
amava
la
squadra
che
porta
il
suo
nome
come
sua
,
per
il
mondo
calcistico
tutto
,
è
una
tragedia
dalle
proporzioni
terribili
!
Menti
,
che
venivi
a
confidarti
con
me
ogni
tanto
,
Ballarin
che
tanta
paura
avevi
di
perdere
il
posto
in
Nazionale
dopo
la
partita
di
Zurigo
,
Rigamonti
che
t
'
ho
fatto
piangere
l
'
anno
scorso
a
Parigi
prima
della
partita
colla
Francia
,
Grezar
che
mi
corresti
dietro
la
settimana
scorsa
per
offrirmi
una
birra
e
per
chiedermi
se
in
realtà
anch
'
io
ti
ritenessi
diventato
«
vecio
»
.
Maroso
,
tu
il
vero
puro
sangue
dell
'
ultima
generazione
,
Valentino
Mazzola
che
facevi
i
capricci
,
mi
davi
dei
grattacapi
e
poi
mi
scrivevi
per
chiedermi
scusa
,
Loik
che
a
gare
finite
amavi
il
bicchiere
di
vino
buono
,
Voi
tutti
che
mi
foste
compagni
nelle
lotte
per
il
buon
nome
,
e
che
mi
rimproveraste
quando
Vi
lasciai
,
pochi
mesi
fa
,
ora
siete
Voi
a
lasciare
me
,
il
che
può
anche
essere
poco
,
a
lasciare
l
'
ambiente
e
la
vita
,
ed
è
tutto
.
Permettetemi
che
non
scriva
più
,
che
Vi
saluti
,
in
nome
di
tutto
il
grande
esercito
degli
sportivi
,
ritti
sull
'
attenti
,
in
silenzio
.
Dicevo
sovente
con
Voi
,
scherzando
,
che
io
ero
un
po
'
come
il
portinaio
di
San
Pietro
,
per
cui
cose
nuove
,
belle
o
brutte
,
in
senso
assoluto
più
non
esistono
.
Me
l
'
avete
procurata
Voi
,
colla
Vostra
scomparsa
collettiva
e
fulminea
,
la
sensazione
nuova
:
sotto
forma
di
uno
strazio
che
non
ha
nome
.
StampaQuotidiana ,
Londra
,
1
.
giugno
-
Annotta
sulla
moltitudine
in
Trafalgar
Square
,
in
Hyde
Park
,
in
Park
Lane
,
la
moltitudine
che
dall
'
aurora
si
accampa
presso
le
transenne
delle
vie
,
coraggiosa
e
cocciuta
,
in
attesa
.
Sarà
una
notte
crudele
,
come
è
stato
crudele
il
giorno
.
Brevi
schiarite
nel
cielo
,
qualche
attimo
di
sole
,
poi
nuvole
,
un
vento
pazzo
,
un
turbinio
di
foglie
,
folate
di
polvere
,
e
gelo
,
e
pioggia
:
l
'
«
escursione
»
,
come
la
chiamano
i
meteorologi
,
il
saliscendi
della
temperatura
ha
oscillato
tra
i
5
e
i
23
gradi
sopra
zero
.
Le
previsioni
per
domani
,
nei
limiti
in
cui
è
possibile
prevedere
il
tempo
in
Inghilterra
,
sono
assolutamente
fosche
.
Credete
che
tutto
questo
abbia
ragione
della
perseveranza
britannica
?
Mistress
Zoe
Neame
,
di
73
anni
,
la
prima
a
mettersi
in
fila
col
suo
sgabello
pieghevole
sotto
la
statua
di
re
Carlo
in
eccellente
posizione
strategica
,
ha
dichiarato
:
«
Per
mesi
ho
avuto
cura
di
sottopormi
agli
acquazzoni
in
giardino
a
capo
scoperto
;
ho
assistito
a
diverse
partite
di
calcio
per
abituarmi
al
clamore
improvviso
.
Sono
sicura
che
passerò
una
notte
ideale
»
.
Da
un
certo
punto
di
vista
,
lo
spettacolo
della
folla
all
'
addiaccio
vale
molto
di
più
della
rutilante
kermesse
di
domani
.
Non
è
facile
immaginare
il
colpo
d
'
occhio
:
si
pensi
alle
grandi
arterie
del
West
End
,
ai
parchi
sterminati
che
le
fronteggiano
;
da
un
lato
,
lungo
la
linea
degli
edifici
solenni
,
le
tribune
color
d
'
oro
e
azzurro
,
folte
di
vessilli
,
sono
ancora
deserte
(
si
sono
prenotati
posti
fino
a
50
ghinee
,
quasi
centomila
lire
l
'
uno
:
l
'
afflusso
comincerà
domattina
)
;
dal
lato
opposto
,
dove
stanno
le
transenne
contro
il
verde
dei
boschi
,
il
camping
è
formicolante
come
in
una
città
devastata
dal
terremoto
.
Gli
uffici
statistici
assicurano
che
alle
dieci
di
stasera
un
milione
di
persone
«
giace
sotto
le
stelle
»
;
ho
visto
fra
loro
paralitici
appisolati
nei
carrozzini
con
un
plaid
sulle
ginocchia
,
e
un
crocchio
di
ragazze
vestite
tutte
allo
stesso
modo
con
tailleurs
tagliati
nella
stoffa
della
bandiera
.
L
'
Union
Jack
è
dovunque
,
a
segnalare
i
gruppi
all
'
addiaccio
.
Vi
sono
nella
folla
donne
sole
,
generalmente
in
calzoni
lunghi
(
qualcuna
in
short
)
,
sedute
o
sdraiate
su
coperte
,
serissime
in
viso
,
occupate
a
ingannare
il
tempo
ascoltando
le
radio
portatili
o
leggendo
romanzi
polizieschi
.
Vi
sono
anche
studenti
,
a
nuclei
di
due
o
tre
,
eccitati
dall
'
avventura
e
tuttavia
provvisti
dei
libri
di
latino
:
fra
tre
giorni
li
attende
l
'
esame
.
Ho
visto
malinconiche
pattuglie
di
negri
nella
ressa
,
rassegnati
a
dormire
su
un
giaciglio
di
carta
di
giornale
sotto
la
pioggia
,
e
vengono
dalla
languida
,
soffocante
Tobago
,
questa
torrida
perla
della
Corona
.
Il
nerbo
della
moltitudine
è
formato
da
gruppi
di
familiari
,
il
che
dà
suono
e
colore
alla
scena
di
insieme
.
Certe
famiglie
appaiono
petulanti
e
cospicue
:
sono
dominate
dai
nonni
,
includono
i
bambini
al
disotto
dei
cinque
anni
e
sono
riuscite
a
conquistare
posizioni
di
favore
,
colla
possibilità
di
montare
piccole
tende
addossate
ai
tronchi
d
'
albero
,
e
cucinette
da
campo
.
Altre
famiglie
(
ecco
qualcosa
che
verrebbe
definito
incredibile
in
qualsiasi
luogo
diverso
dall
'
Inghilterra
)
sono
teneramente
timide
:
le
costituiscono
marito
e
moglie
:
è
la
loro
luna
di
miele
.
La
sposa
calza
soprascarpe
di
gomma
contro
la
pioggia
,
lo
sposo
protegge
sotto
la
falda
dell
'
impermeabile
il
pacchetto
dei
sandwiches
confezionati
secondo
le
raccomandazioni
dei
giornali
,
«
leggeri
e
nutrienti
»
.
Per
la
prima
volta
nella
storia
inglese
sono
apparse
sulla
stampa
rubriche
culinarie
;
il
«
News
Chronicle
»
si
è
spinto
a
elencare
dieci
ricette
di
tramezzini
all
'
acciuga
.
«
Evitate
di
portarvi
dietro
l
'
ombrello
»
ha
consigliato
il
Coronation
Accomodation
Bureau
;
ed
effettivamente
non
ci
sono
ombrelli
.
La
folla
è
qui
,
sotto
l
'
intemperie
del
cielo
;
fuochi
brillano
nella
notte
;
i
più
giovani
cantano
in
coro
gli
antichi
motivi
sacri
o
,
volubilmente
,
Lilì
Marlene
;
i
bambini
dormono
in
grembo
alle
madri
;
robuste
voci
cuckney
si
levano
a
imprecare
;
i
venditori
di
programmi
hanno
esaurito
i
loro
fascicoli
,
né
ci
sono
più
coccarde
;
si
brinda
con
birra
nera
alla
«
nostra
piccola
regina
»
;
8500
tra
infermieri
,
barellieri
e
medici
stanno
sulla
soglia
delle
tende
di
soccorso
nel
fitto
dei
parchi
;
tutto
è
pronto
per
domani
;
la
folla
in
attesa
è
gaia
,
spartana
,
mal
vestita
e
selvaggia
,
«
civilissimamente
selvaggia
»
come
ha
detto
Bevan
.
Per
un
attimo
,
domani
,
nell
'
ininterrotto
clamore
,
ciascuno
della
folla
vedrà
il
sorriso
di
Elisabetta
dal
cocchio
di
favola
,
il
profilo
acuto
del
Principe
Consorte
:
questa
parrà
l
'
acme
della
cerimonia
,
sembrerà
raggiunto
lo
scopo
d
'
una
così
lunga
pazienza
:
e
la
«
realtà
»
dell
'
evento
sarà
stata
invece
l
'
attesa
stessa
,
la
folla
stessa
:
la
folla
padrona
di
sé
,
ilare
,
ostinata
,
libera
,
quella
medesima
folla
che
non
piegò
sotto
l
'
insidia
,
che
non
cedette
mai
,
che
si
nutrì
di
sangue
e
di
lagrime
per
pagarsi
«
il
lusso
di
un
mito
»
.
Il
giornale
comunista
«
Daily
Worker
»
ha
molta
fiducia
nella
credulità
dei
suoi
diecimila
lettori
quando
scrive
che
«
tutta
la
nostra
storia
prova
come
l
'
anima
del
popolo
inglese
sia
profondamente
repubblicana
»
;
la
verità
è
che
un
millennio
di
concordia
,
di
indipendenza
e
di
fede
,
solo
questa
esperienza
difficile
,
giustifica
tanto
amore
per
una
dinastia
incontaminata
.
Così
Londra
mareggiante
di
popolo
,
Londra
corale
va
verso
l
'
incoronazione
della
sua
Regina
.
La
cronaca
di
oggi
non
può
essere
,
appunto
,
se
non
corale
.
Ciò
che
stamane
«
faceva
»
ancora
notizia
,
l
'
arrivo
di
Merle
Oberon
o
di
Linda
Darnell
,
il
party
offerto
dal
magnate
hollywoodiano
Skouras
,
le
dodici
broches
di
zaffiri
sull
'
abito
di
damasco
di
Lady
Jane
Vane
-
Tempest
,
tutto
ciò
stasera
è
remoto
.
Stasera
due
milioni
e
mezzo
di
persone
hanno
invaso
Londra
dalla
provincia
,
su
6500
treni
speciali
.
Per
le
strade
non
si
circola
più
.
A
Piccadilly
Circus
,
gremito
come
un
alveare
,
folle
di
soldati
della
Guardia
Irlandese
,
anzacs
dai
visi
di
cuoio
baciano
sulla
bocca
le
ragazze
di
Londra
,
vestite
di
seta
leggera
;
i
torreggianti
cypays
della
Brigata
dell
'
Assam
,
dal
capo
avvolto
nei
turbanti
viola
,
guardano
con
i
neri
occhi
i
fuochi
d
'
artificio
nel
cielo
.
L
'
Impero
sembra
vivo
come
nei
giorni
della
Regina
Vittoria
;
«
le
prospettive
della
grande
sbornia
di
domani
notte
sono
esaltanti
»
scrive
un
foglio
conservatore
;
«
i
mercanti
di
birra
sono
persuasi
che
il
Governo
trarrà
dalla
tassa
sugli
alcoolici
,
in
un
giorno
solo
,
tre
milioni
di
sterline
:
aleggia
su
Londra
l
'
anima
di
Kipling
»
.
Povero
Kipling
.
Il
poeta
inglese
che
nella
circostanza
dell
'
incoronazione
riceve
dalla
Regina
l
'
Ordine
del
Merito
,
il
prezioso
e
patetico
Walter
de
la
Mare
,
è
particolarmente
apprezzato
dalla
critica
per
una
ode
che
comincia
:
«
Amo
la
solitudine
,
odio
l
'
abbominevole
folla
»
.
StampaQuotidiana ,
Roma
,
9
giugno
-
L
'
eccitazione
è
cominciata
ieri
sera
,
verso
le
otto
;
dieci
minuti
prima
,
circa
.
Sulla
terrazza
di
Palazzo
Wedekind
alcuni
uomini
furono
visti
indaffarati
ad
allestire
cartelli
di
segnalazione
,
di
quelli
usati
per
informare
i
passanti
dell
'
ordine
d
'
arrivo
in
una
tappa
del
Giro
d
'
Italia
.
Per
questo
,
almeno
,
la
redazione
del
giornale
che
ha
i
suoi
uffici
in
Palazzo
Wedekind
,
piazza
Colonna
,
li
aveva
adoperati
fino
a
pochi
giorni
or
sono
,
perché
la
balconata
della
terrazza
,
sovrastante
il
portico
di
Veio
,
è
perfettamente
visibile
da
tutta
la
piazza
,
da
sotto
la
galleria
,
da
largo
Chigi
,
e
da
un
tratto
del
Corso
.
Ma
ieri
sera
non
si
trattava
del
Giro
d
'
Italia
;
si
esponevano
i
primi
risultati
delle
elezioni
per
qualche
collegio
senatoriale
,
e
quelle
prime
,
sparute
cifre
,
ottennero
l
'
effetto
di
bloccare
tutto
il
traffico
.
Veniva
segnalata
,
come
prima
,
una
buona
affermazione
dei
fascisti
;
un
'
altra
relativamente
favorevole
ai
monarchici
,
mentre
pareva
che
i
comunisti
fossero
in
qualche
difficoltà
,
che
i
democratici
cristiani
non
avessero
ottenuto
il
risultato
che
si
poteva
attendere
;
per
i
«
minori
»
,
poi
,
quelle
cifre
sembravano
,
non
tanto
dico
sfavorevoli
,
ma
addirittura
inique
,
così
da
far
provare
uno
stringimento
di
cuore
.
Ed
era
peggio
,
ancora
,
il
fatto
che
quella
tabella
sventurata
accese
di
entusiasmo
la
folla
dei
passanti
.
A
sentire
gli
applausi
che
salivano
dalla
piazza
al
balcone
c
'
era
da
credere
che
Roma
fosse
tornata
ad
essere
la
Roma
dei
fascisti
che
si
piacevano
nelle
adunate
.
E
sembrava
di
essere
caduti
di
nuovo
indietro
,
nel
passato
,
fra
tanti
che
acclamavano
,
gridavano
,
spingendosi
,
pressandosi
sotto
il
balcone
.
Che
brutta
Roma
,
si
pensava
.
Ed
era
brutta
anche
perché
poco
lontano
,
dove
si
stampa
un
altro
giornale
,
a
Palazzo
Sciano
.
,
nello
stesso
momento
si
ripetevano
le
stesse
scene
;
e
uguali
ancora
in
via
IV
Novembre
,
presso
piazza
Venezia
,
sotto
i
balconi
di
altre
redazioni
.
In
breve
,
insomma
,
il
traffico
di
tutto
il
centro
della
città
restò
paralizzato
.
Mai
si
era
visto
ancora
,
neppure
nei
giorni
della
propaganda
elettorale
,
in
nessuna
piazza
,
un
così
largo
assembramento
,
che
si
poteva
anzi
prevedere
non
dovesse
disperdersi
,
perché
la
gente
rimaneva
ferma
,
gli
occhi
in
aria
,
immaginandosi
che
i
numeri
delle
tabelle
avessero
a
seguirsi
,
ad
integrarsi
rapidamente
,
avviarsi
verso
la
conclusione
di
un
definitivo
comunicato
sui
risultati
delle
elezioni
.
Telefonò
il
prefetto
ai
direttori
dei
giornali
,
che
per
piacere
ritirassero
i
cartelloni
esposti
:
«
Sapete
che
da
oggi
alle
14
sono
vietate
,
fino
a
nuovo
ordine
,
le
manifestazioni
politiche
di
ogni
genere
.
Faccio
osservare
che
le
vostre
tabelle
le
stanno
provocando
»
.
Le
tabelle
scomparvero
,
e
la
folla
,
trascorsa
una
mezz
'
ora
,
incominciò
ad
andarsene
delusa
.
«
Vedi
che
razza
di
libertà
!
»
protestava
una
donna
con
al
petto
il
distintivo
dei
neofascisti
.
E
se
anche
l
'
ingombro
per
le
strade
,
e
le
grida
,
e
gli
applausi
,
e
poi
quelle
proteste
,
erano
state
cose
di
brevissima
durata
,
pure
restavano
come
episodi
di
uno
sgradevole
significato
,
e
acquistavano
il
senso
-
per
chi
fosse
di
animo
apprensivo
-
di
un
triste
auspicio
.
Così
una
certa
ombrosa
melanconia
,
fatta
di
preoccupazioni
,
di
recriminazioni
,
e
in
qualche
modo
di
dispetto
,
si
diffondeva
per
le
strade
,
nei
ristoranti
,
nei
caffè
.
Forse
soltanto
i
giorni
dell
'
attesa
dei
risultati
del
referendum
erano
stati
tanto
ansiosi
.
Ai
giornalisti
di
servizio
in
sala
stampa
telefonavano
gli
amici
:
«
Ebbene
,
insomma
,
ma
è
possibile
che
non
sappiate
ancora
niente
?
Che
cosa
fanno
quelli
del
Viminale
?
Ma
,
perbacco
,
informatevi
!
»
.
Pareva
proprio
che
la
colpa
fosse
nostra
,
se
alle
dieci
,
alle
undici
,
non
si
era
in
grado
di
sapere
nulla
.
La
«
sala
stampa
»
occupa
quasi
tutto
un
piano
di
un
grande
palazzo
fra
il
corso
Umberto
e
piazza
San
Silvestro
.
Più
che
una
sala
è
una
serie
di
stanze
,
tutte
vaste
e
tutte
piene
di
tavoli
,
comunicanti
per
corridoi
che
sono
tutti
fiancheggiati
da
cabine
telefoniche
,
urbane
e
interurbane
.
Mai
come
ieri
quelle
cabine
sono
state
occupate
in
permanenza
,
mai
come
ieri
tanta
gente
faceva
ressa
tra
quei
tavoli
.
Perché
non
erano
soltanto
i
giornalisti
,
ma
anche
gli
amici
,
i
conoscenti
,
ed
un
buon
numero
di
sconosciuti
rappresentanti
della
gran
massa
degli
ansiosi
di
Roma
.
Venivano
dai
cinema
e
dai
teatri
;
ne
salirono
alcuni
da
un
caffè
sottostante
la
«
sala
stampa
»
che
è
frequentato
dai
fascisti
;
altri
arrivarono
da
più
lontano
,
dai
caffè
di
via
Veneto
che
sono
i
luoghi
di
convegno
dei
liberali
.
Era
l
'
una
di
notte
,
e
le
notizie
erano
cattive
.
Poi
dispiaceva
,
dava
un
fastidio
veramente
fisico
,
vedere
quelle
facce
di
fascisti
insuperbite
dal
successo
nelle
elezioni
a
Roma
;
vederle
da
vicino
,
e
quasi
attorno
ai
nostri
tavoli
,
o
sentire
le
voci
ridiventate
altezzose
come
un
tempo
che
rimbombavano
nei
corridoi
riuscendo
a
penetrare
fin
dentro
le
cabine
:
erano
cose
,
queste
,
che
quasi
trasformavano
in
tanti
fatti
personali
i
più
ampi
motivi
di
preoccupazione
politica
.
Si
sperava
nel
Nord
,
in
ogni
modo
:
nel
solido
Piemonte
,
nella
saggia
Lombardia
,
nella
prudenza
dei
veneti
,
nella
tenacia
democratica
dei
liguri
.
Resisteranno
?
Lo
sbandamento
degli
elettori
romani
sembrava
favorito
,
e
le
sue
conseguenze
aggravate
,
dalla
ventata
reazionaria
che
saliva
dal
Sud
,
afosa
come
lo
scirocco
,
minacciosa
di
pioggia
come
quella
che
cadeva
e
cadde
ancora
tutta
la
notte
sulla
città
.
Quella
pioggia
angosciosa
:
non
la
potremo
dimenticare
,
non
dissociarla
dal
ricordo
delle
corse
notturne
che
facemmo
tra
San
Silvestro
e
il
Viminale
,
sull
'
asfalto
nero
che
luccicava
-
un
po
'
sinistramente
nelle
nostre
impressioni
-
corse
inutili
,
vane
,
alla
ricerca
di
una
notizia
da
portare
in
ufficio
,
nella
speranza
di
un
indizio
sicuro
,
di
un
orientamento
cui
affidarsi
.
Scelba
era
andato
a
casa
,
i
funzionari
si
stringevano
nelle
spalle
,
nessuno
aveva
una
notizia
più
di
quelle
poche
che
tutti
avevano
,
che
arrivavano
a
tutti
su
striscette
di
carta
con
sigle
e
cifre
esasperanti
di
risultati
parziali
.
In
«
sala
stampa
»
per
due
ore
si
fecero
addizioni
.
Numeri
,
numeri
,
numeri
,
da
incolonnare
e
da
sommare
,
da
confrontare
e
valutare
:
si
perdeva
la
testa
,
si
chiedeva
il
soccorso
dei
visitatori
amici
:
«
Chi
è
ragioniere
tra
di
voi
?
C
'
è
un
matematico
in
aiuto
?
»
.
Il
cielo
,
fuori
,
si
schiariva
sotto
le
nubi
per
l
'
alba
che
sorgeva
.
I
giornali
del
mattino
ormai
«
chiudevano
»
le
ultime
edizioni
nelle
tipografie
di
tutta
Italia
;
noi
avevamo
fattolo
spoglio
dei
primi
cinque
milioni
di
voti
e
i
risultati
davano
un
vantaggio
,
piuttosto
stretto
,
ai
partiti
di
centro
nei
confronti
delle
opposizioni
sommate
insieme
.
Andavamo
a
dormire
,
e
per
le
strade
trovavamo
a
darci
il
cambio
,
come
primi
nel
risveglio
della
città
,
gli
spazzini
municipali
.
Sotto
le
loro
spatole
,
raschiati
dai
loro
arnesi
,
cadevano
dalle
facciate
delle
case
i
simboli
di
lista
e
le
effigi
dei
candidati
,
gli
inviti
al
voto
e
le
caricature
degli
avversari
,
gli
scudi
,
le
fiamme
,
le
falci
,
le
bandiere
,
le
foglie
,
le
corone
.
La
giornata
che
stava
cominciando
ci
avrebbe
forse
dato
la
notizia
.
La
«
notizia
»
per
antonomasia
,
quella
vera
,
la
sola
ormai
che
ci
premeva
dopo
tanto
affluire
,
tanto
incalzare
di
particelle
di
notizie
che
ci
avevano
ossessionati
nella
nottata
,
e
che
anche
il
mattino
,
continuando
inesorabili
,
ci
svegliarono
innanzi
tempo
,
telefonate
da
zelanti
e
premurosi
e
curiosissimi
amici
che
in
cambio
domandavano
pareri
:
«
Che
te
ne
sembra
?
Che
cosa
sai
dal
Nord
?
»
.
Verso
le
due
del
pomeriggio
sembrò
che
andasse
bene
.
Lo
aveva
detto
Scelba
uscendo
per
andare
a
colazione
,
e
promettendo
un
comunicato
,
esauriente
e
ufficiale
,
per
le
cinque
.
Ma
alle
cinque
non
c
'
era
,
al
Viminale
.
C
'
erano
invece
voci
allarmanti
:
la
forza
pubblica
-
la
polizia
e
i
reparti
dello
stesso
esercito
-
era
in
allarme
in
tutta
Italia
-
si
prevedeva
di
dover
presidiare
le
sezioni
dei
partiti
di
sinistra
,
le
sedi
dei
monarchici
e
del
MSI
.
«
E
che
si
dice
per
il
resto
?
»
«
I
dirigenti
democristiani
siedono
in
permanenza
a
Palazzo
del
Gesù
.
De
Gasperi
è
a
colloquio
col
generale
Ridgway
,
Scelba
ha
chiamato
a
rapporto
il
questore
Polito
.
»
Con
Polito
,
infatti
,
Scelba
entrò
nella
sala
dei
giornalisti
un
'
ora
e
un
quarto
dopo
l
'
appuntamento
che
ci
aveva
fissato
.
Fu
circondato
subito
,
e
davanti
alla
bocca
gli
furono
messi
ricevitori
di
telefono
ed
il
microfono
della
RAI
.
Agli
altri
capi
dei
fili
c
'
erano
l
'
apparecchio
di
registrazione
e
stenografi
in
ascolto
per
conto
di
giornali
e
di
agenzie
.
Scelba
disse
le
poche
parole
che
sappiamo
,
con
quella
voce
fredda
,
leggermente
nasale
,
che
egli
mantiene
inalterata
quali
che
siano
le
circostanze
.
Di
nuovo
ci
fu
solo
che
alcuni
giornalisti
lo
trovarono
più
pallido
del
solito
.
Comunque
,
il
senso
delle
sue
parole
era
un
rinvio
della
«
notizia
»
che
aspettavamo
.
Venne
la
sera
,
ed
eravamo
ancora
nell
'
attesa
.
Accendemmo
le
luci
.
Incombeva
la
notte
,
e
oramai
sapevamo
che
sarebbe
stata
un
'
altra
notte
ancora
come
quella
di
ieri
:
senza
speranza
della
notizia
,
e
col
timore
che
domani
non
sia
come
ci
eravamo
augurato
.
StampaQuotidiana ,
Siracusa
,
2
ottobre
-
Più
nessuno
chiama
la
piazza
Euripide
,
che
si
trova
nella
popolare
borgata
di
Santa
Lucia
,
con
il
vero
nome
.
Oggi
tutti
la
conoscono
come
piazza
dei
miracoli
.
È
una
piazza
a
forma
di
triangolo
isoscele
con
la
base
verso
un
terrapieno
della
ferrovia
e
da
molto
tempo
era
lasciata
in
abbandono
.
Soltanto
il
mese
scorso
il
comune
decise
di
sistemarla
ed
i
siracusani
affermano
:
«
Proprio
come
se
l
'
avesse
ordinato
la
Madonna
»
.
Dicono
così
perché
adesso
,
sopra
una
stele
,
verso
il
vertice
della
piazza
e
contro
la
facciata
di
una
casa
dipinta
di
rosa
,
hanno
esposto
quella
immagine
che
già
tutti
conoscono
come
la
«
Madonna
delle
Lacrime
»
.
Da
tre
settimane
,
giorno
e
notte
,
sulla
piazza
Euripide
c
'
è
gente
che
viene
a
supplicare
una
grazia
o
,
semplicemente
,
a
vedere
di
che
si
tratta
.
Ogni
giorno
la
media
dei
visitatori
è
di
circa
cinquemila
persone
e
va
sempre
crescendo
;
di
domenica
si
toccano
punte
di
ventimila
.
All
'
angolo
con
la
via
Timoleonte
funziona
un
posto
di
pronto
soccorso
.
Gli
agenti
della
polizia
regolano
l
'
afflusso
,
le
crocerossine
aiutano
gli
ammalati
e
gli
infermieri
trasportano
gli
invalidi
con
le
barelle
.
Da
tre
settimane
,
su
questa
piazza
,
passano
migliaia
di
fedeli
,
di
curiosi
e
vi
si
radunano
storpi
,
rachitici
,
deformi
,
paralitici
,
deficienti
e
ciechi
e
muti
e
sordi
.
Sotto
il
sole
ancora
forte
o
nelle
notti
ancora
tiepide
alcuni
urlano
le
loro
invocazioni
,
altri
le
mormorano
con
gli
occhi
pieni
di
pianto
.
Parecchi
stanno
ore
ed
ore
fermi
,
lo
sguardo
fisso
sulla
Madonna
,
in
attesa
paziente
.
Ogni
tanto
la
folla
si
agita
e
si
commuove
perché
all
'
improvviso
corre
l
'
annuncio
di
una
guarigione
miracolosa
e
tutti
vorrebbero
vedere
e
toccare
e
sentire
.
I
bambini
ammalati
,
per
lo
più
deformi
per
paralisi
o
scossi
da
singulti
nervosi
od
ignari
e
sprofondati
nella
smemoratezza
di
chi
sa
quale
malattia
,
vengono
aiutati
da
preti
e
da
inservienti
perché
possano
sfiorare
con
la
propria
mano
l
'
icona
della
Madonna
.
Ieri
notte
mi
è
capitato
di
vedere
un
gruppo
di
muti
.
Nella
luce
dei
riflettori
la
scena
era
drammatica
.
Gli
sventurati
alzando
le
braccia
verso
la
piccola
immagine
sacra
cercavano
di
mugolare
una
loro
invocazione
,
ma
era
soltanto
un
urlo
cupo
,
pareva
un
abbaiamento
confuso
e
straziante
.
Da
tutta
la
Sicilia
,
dall
'
Italia
meridionale
e
da
più
lontano
ancora
i
pellegrini
accorrono
.
Già
si
pensa
di
costruire
una
tendopoli
con
quattrocento
letti
;
già
l
'
Ente
del
Turismo
provvede
ad
aumentare
le
possibilità
di
alloggio
per
quei
visitatori
che
provenendo
sempre
da
più
lontano
dovranno
per
forza
restare
una
notte
in
città
.
Si
sono
organizzate
corse
speciali
di
treni
e
di
autobus
.
Centinaia
di
venditori
ambulanti
combinano
ottimi
affari
smerciando
cartoline
,
catenine
,
immagini
della
Madonna
di
Siracusa
.
I
negozi
,
i
terreni
intorno
alla
casa
dove
è
avvenuto
il
fatto
eccezionale
o
miracoloso
,
nel
giro
di
pochi
giorni
,
hanno
aumentato
di
dieci
volte
il
loro
valore
.
Alla
segreteria
del
Comitato
cittadino
,
che
si
è
pur
dovuto
costruire
per
imbrigliare
tante
attività
diverse
,
ogni
giorno
arrivano
centinaia
di
lettere
(
471
ieri
)
e
decine
di
telegrammi
.
Sono
lettere
e
telegrammi
che
invocano
una
grazia
o
che
ringraziano
per
averla
ricevuta
e
c
'
è
chi
manda
danaro
e
chi
manda
oggetti
d
'
oro
.
Ognuno
mette
l
'
indirizzo
che
suggerisce
la
fantasia
,
c
'
è
chi
scrive
«
Alla
famiglia
che
tiene
la
Madonna
che
piange
»
,
o
«
Alla
Signora
di
via
degli
Orti
»
(
la
strada
dove
avvenne
il
fatto
miracoloso
e
che
è
a
duecento
metri
dalla
piazza
)
ed
un
biglietto
,
giunto
dall
'
Olanda
,
era
inviato
«
Alla
Signorina
Mater
Dei
»
,
mescolando
così
il
latino
all
'
imperfetta
conoscenza
dell
'
italiano
.
A
tutti
si
risponde
con
una
circolare
che
dice
:
«
Egregio
signore
,
è
pervenuta
la
sua
lettera
.
Essa
è
stata
deposta
ai
piedi
della
Madonna
delle
Lacrime
ed
i
fedeli
astanti
sono
stati
invitati
a
pregare
per
le
sue
intenzioni
.
La
bambagia
che
ha
toccato
le
lacrime
è
purtroppo
esaurita
.
Le
inviamo
un
batuffolo
che
ha
toccato
il
quadretto
della
Madonna
.
Continui
a
pregare
con
fede
»
.
Tutta
questa
vicenda
,
che
oramai
ha
preso
proporzioni
difficilmente
immaginabili
,
ha
avuto
inizio
il
29
di
agosto
e
ne
rifarò
la
storia
come
se
si
trattasse
di
redigere
un
rapporto
burocratico
.
In
modo
certo
i
fatti
sono
soprannaturali
e
più
tardi
la
Congregazione
del
Sant
'
Uffizio
stabilirà
se
devono
essere
considerati
anche
miracolosi
.
Oggi
non
c
'
è
altro
da
fare
che
una
minuziosa
ricostruzione
ricorrendo
alle
testimonianze
dei
diversi
protagonisti
.
Comincerò
da
Antonina
Giusto
,
che
fu
la
prima
a
vedere
sgorgare
dagli
occhi
della
Madonna
«
il
liquido
che
ha
perfette
analogie
con
le
lacrime
umane
»
,
come
è
stabilito
in
una
dichiarazione
redatta
da
vari
dottori
chimici
.
Dopo
molte
trattative
,
protetto
dalla
polizia
e
sotto
lo
sguardo
di
centinaia
di
persone
che
avrebbero
voluto
fare
quel
che
io
stavo
facendo
,
sono
entrato
nella
piccola
casa
al
numero
11
di
via
degli
Orti
di
San
Giorgio
,
dove
è
avvenuto
il
fatto
eccezionale
:
una
immagine
della
Madonna
,
di
gesso
colorato
,
di
gusto
molto
popolare
,
fabbricata
in
serie
da
una
ditta
toscana
,
ha
pianto
per
quattro
giorni
.
E
dirò
subito
di
una
strana
coincidenza
.
Il
primo
di
settembre
una
commissione
di
medici
venne
a
prelevare
il
liquido
che
sgorgava
da
quegli
occhi
di
gesso
e
da
allora
la
«
lacrimazione
»
è
terminata
.
Dicono
i
fedeli
:
«
Ecco
,
la
prova
era
offerta
anche
agli
increduli
,
per
questo
la
Madonna
non
pianse
più
»
.
La
casa
nella
quale
entro
fa
parte
d
'
una
costruzione
molto
semplice
,
del
tutto
di
tipo
meridionale
.
È
ad
un
solo
piano
,
lunga
e
bassa
,
ogni
uscio
un
numero
perché
sono
disposti
in
fila
,
uno
dopo
l
'
altro
.
E
oggi
i
muri
sono
ricoperti
da
firme
,
non
c
'
è
più
un
centimetro
di
spazio
libero
.
Mi
trovo
nella
prima
stanza
,
allo
stesso
livello
della
strada
,
che
fa
da
cucina
e
da
salotto
per
ricevere
;
un
breve
corridoio
conduce
ad
un
'
altra
stanza
.
Tutto
l
'
appartamento
dei
coniugi
Jannuso
è
qui
e
la
seconda
camera
è
quella
da
letto
,
dove
avvenne
il
«
pianto
»
.
Lui
si
chiama
Antonio
e
fa
l
'
ortolano
.
Lo
dicono
iscritto
al
Partito
comunista
,
ma
nessuno
è
mai
riuscito
a
strappargli
una
risposta
precisa
.
Lei
si
chiama
Antonina
Giusto
e
la
incontro
seduta
vicino
al
letto
.
Siamo
in
un
locale
piccolo
e
buio
nel
quale
a
mala
pena
ci
si
può
muovere
.
La
signora
Antonina
mormora
:
«
Sono
ancora
tutta
confusa
»
e
poi
aggiunge
:
«
Quante
cose
sono
capitate
in
così
poco
tempo
»
.
Ha
appena
compiuto
venti
anni
,
si
è
sposata
nel
mese
di
marzo
ed
in
dicembre
sarà
madre
.
Sta
seduta
immobile
sulla
seggiola
,
i
capelli
nerissimi
fanno
cornice
al
volto
pallido
,
un
poco
trasognato
.
Con
una
sfumatura
di
rassegnazione
dice
:
«
Avrei
bisogno
di
passeggiare
,
ma
adesso
non
è
più
possibile
.
Tutti
vogliono
vedermi
,
risentire
la
storia
di
quanto
è
accaduto
»
.
Torniamo
al
marzo
di
quest
'
anno
.
Come
regalo
di
nozze
Antonina
riceve
dal
suo
futuro
cognato
una
Madonna
.
Si
tratta
di
una
lastra
di
vetrolite
nera
,
larga
25
ed
alta
35
centimetri
sulla
quale
è
applicata
una
immagine
della
Madonna
,
quel
che
si
potrebbe
dire
un
mezzobusto
.
Esso
è
alto
poco
più
di
una
spanna
,
l
'
originale
fu
eseguito
dallo
scultore
Amilcare
Santini
di
Cecina
e
la
riproduzione
in
serie
è
fatta
da
una
ditta
di
Bagni
di
Lucca
.
Il
volto
è
di
gesso
,
che
viene
dalle
cave
di
Brisighella
,
messo
prima
nello
stampo
di
gomma
e
poi
,
quando
è
asciutto
,
dipinto
con
colori
alla
nitrocellulosa
,
così
da
risultare
levigato
e
lucido
.
Antonina
appese
la
Madonna
al
capezzale
.
A
poco
a
poco
divenne
un
oggetto
come
molti
altri
,
così
abituale
da
non
farci
nemmeno
troppo
caso
.
Un
mese
più
tardi
,
alla
fine
di
aprile
,
ella
s
'
accorse
d
'
essere
in
attesa
d
'
un
figlio
e
cominciò
un
periodo
infelice
.
Specie
al
mutar
delle
lune
cadeva
in
brevi
svenimenti
,
soffriva
dolori
acuti
e
perdeva
per
parecchie
ore
la
vista
.
Venne
il
medico
e
disse
che
si
trattava
di
tossicosi
gravidica
.
Il
male
s
'
aggravò
,
i
dolori
aumentarono
e
,
nei
momenti
di
crisi
,
Antonina
si
sdraiava
sul
letto
,
ma
al
rovescio
,
mettendo
cioè
la
testa
in
fondo
,
al
posto
dei
piedi
.
Come
ho
detto
la
camera
è
piccola
.
Tra
il
cassettone
,
i
due
comodini
e
la
toilette
ingombrante
,
risultava
scomodo
a
sua
sorella
l
'
assisterla
.
Per
questo
lei
prendeva
quell
'
insolita
posizione
e
così
aveva
proprio
di
fronte
la
Madonna
appesa
al
capezzale
.
Confessa
che
una
volta
soltanto
si
rivolse
alla
immagine
sacra
invocando
aiuto
.
Il
29
di
agosto
sopravvenne
una
crisi
di
dolore
e
non
meravigliò
nessuno
.
Nelle
prime
ore
del
pomeriggio
Antonina
fu
assalita
dal
male
,
si
coricò
spasimando
,
la
sorella
l
'
assistette
.
Svenne
e
rimase
così
per
un
quarto
d
'
ora
.
Quando
tornò
in
sé
ricorda
che
la
sorella
le
chiese
concitata
:
«
Come
ti
senti
?
E
dimmi
,
mi
vedi
?
»
.
Antonina
aprì
gli
occhi
e
,
senza
volerlo
,
lo
sguardo
le
cadde
sulla
Madonna
che
aveva
di
fronte
.
Non
soltanto
vedeva
chiaramente
,
ma
anche
vedeva
qualche
cosa
che
la
sbigottì
.
Forse
doveva
sognare
od
essere
vittima
di
una
allucinazione
.
Vedeva
le
gote
della
Madonna
bagnate
,
proprio
come
se
piangesse
.
Abbracciando
la
sorella
,
le
disse
:
«
Guarda
la
Madonna
,
dimmi
che
cosa
vedi
»
.
Le
due
ragazze
(
la
sorella
può
avere
diciassette
anni
)
rimasero
interdette
.
Incredule
vollero
toccare
l
'
immagine
,
che
era
bagnata
e
l
'
asciugarono
.
Dopo
qualche
istante
il
liquido
ricomparve
,
cominciò
anzi
a
gocciolare
sul
cuscino
.
Impaurite
fuggirono
a
chiamare
alcune
vicine
di
casa
.
La
prima
ad
accorrere
fu
la
signora
Buracca
,
moglie
d
'
un
vigile
,
ed
ebbe
una
scossa
nervosa
così
forte
che
la
dovettero
ricoverare
all
'
ospedale
.
Accorsero
altre
donne
,
Tina
Catauro
,
Concettina
Nicotera
,
Milena
Agati
,
Serafina
Maisano
,
Adele
Prato
,
Grazia
Nocilla
.
Ognuna
tornò
via
gridando
al
miracolo
,
la
notizia
si
sparse
nella
borgata
,
raggiunse
la
città
.
La
notte
nessuno
dormì
.
Da
quella
immagine
di
gesso
sempre
cadevano
adagio
le
lacrime
e
non
valeva
asciugarle
.
Si
rinnovavano
.
Il
giorno
dopo
nella
piccola
strada
non
si
poteva
più
circolare
.
I
fedeli
,
i
curiosi
,
i
diffidenti
si
mescolavano
per
vedere
quanto
accadeva
nella
camera
di
Antonina
.
Lentamente
le
lacrime
continuavano
a
sgorgare
dagli
occhi
della
Madonna
e
tutti
volevano
asciugarle
,
chi
con
il
fazzoletto
,
altri
con
batuffoli
di
bambagia
.
La
folla
era
tale
da
compromettere
l
'
ordine
pubblico
ed
il
signor
Samperisi
,
commissario
di
polizia
della
borgata
,
dovette
intervenire
.
Per
conto
suo
avvertì
il
questore
di
quanto
stava
succedendo
;
ed
il
parroco
,
d
'
altra
parte
,
dovette
correre
dall
'
Arcivescovo
a
raccontare
anche
lui
quanto
stava
capitando
.
Passarono
due
giorni
.
Il
prodigio
inspiegabile
continuava
a
ripetersi
,
e
già
migliaia
di
persone
potevano
dire
d
'
essere
state
testimoni
oculari
.
Venne
il
primo
di
settembre
e
la
Curia
decise
di
intervenire
in
modo
palese
e
diretto
.
Si
rivolse
a
una
commissione
di
medici
,
formò
un
gruppo
di
osservatori
non
sospetti
ed
invitò
ad
esaminare
quanto
accadeva
.
Il
mattino
del
primo
settembre
,
alle
ore
dieci
e
mezzo
,
sette
persone
si
presentarono
nella
casa
di
via
degli
Orti
,
fecero
sgombrare
la
camera
,
cacciando
i
fedeli
ed
i
curiosi
.
Il
dottore
Michele
Cassola
,
che
capitanava
la
spedizione
,
disse
:
«
Siamo
venuti
a
vedere
di
che
si
tratta
»
.
Rimasero
chiusi
nella
stanza
due
ore
:
quel
che
fecero
,
quel
che
videro
e
quanto
annotarono
lo
dirò
in
un
altro
mio
scritto
.