StampaPeriodica ,
Tutti
i
giornali
hanno
minutamente
diffuso
con
foto
o
descrizioni
il
gesto
del
Duce
che
,
fermo
a
un
passaggio
a
livello
,
guarda
con
mite
compiacenza
la
famiglia
del
cantoniere
,
ricca
di
ben
nove
figliuoletti
e
la
regala
d
'
un
segno
tangibile
della
sua
generosità
.
Il
gesto
inquadra
la
sagoma
d
'
un
grande
Condottiero
,
d
'
un
grandissimo
Uomo
di
Stato
.
Il
Duce
che
si
dispone
,
come
nel
sullodato
episodio
,
a
ispezionare
un
imponente
ammassamento
di
armati
,
non
ritiene
stridere
la
ferrea
visione
con
il
sorriso
dell
'
infanzia
.
Fondamentale
ragione
di
questa
guerra
è
lo
spazio
vitale
.
Da
questa
ragione
deve
scaturire
anche
la
misura
della
ricchezza
.
Altri
discutano
sulla
base
-
oro
o
sulla
base
-
lavoro
:
siccome
per
il
lavoro
occorrono
braccia
,
è
evidente
che
la
vera
misura
della
ricchezza
sia
il
numero
dei
figli
:
figli
robusti
,
figli
sani
,
figli
praticamente
religiosi
.
La
terra
si
conceda
sulla
base
degli
elementi
che
se
ne
devono
servire
,
l
'
officina
sulla
base
dei
figli
e
delle
donne
feconde
che
ne
devono
ritrarre
i
mezzi
di
vita
.
Le
Nazioni
che
non
vogliono
essere
feconde
non
hanno
diritto
a
ricchezze
,
perché
non
possono
nemmeno
misurare
le
ricchezze
.
Chi
ha
ricondotto
l
'
umanità
a
tali
semplicissime
concezioni
è
il
Duce
con
il
movimento
fascista
,
è
il
Fiihrer
con
la
sua
lotta
contro
i
crocifissori
di
Cristo
,
è
Franco
che
libera
la
sua
Patria
insanguinata
da
un
'
orda
di
farisei
.
Su
queste
tre
Nazioni
,
con
la
loro
particolare
fisionomia
religioso
-
politico
-
amministrativa
,
si
impernia
il
divenire
dell
'
Europa
e
del
mondo
.
A
loro
spetta
travolgere
nel
fango
il
dio
-
oro
realizzando
il
governo
più
perfetto
che
la
storia
registri
.
StampaPeriodica ,
Per
il
Fascismo
la
guerra
sarà
,
nel
mondo
,
finché
vivrà
il
male
,
e
questo
è
parte
essenziale
della
natura
umana
,
tanto
rilevante
,
dato
che
esiste
,
quanto
il
bene
,
ed
altrettanto
indispensabile
come
momento
dialettico
dello
spirito
.
Soltanto
chi
crede
nella
instaurazione
sulla
terra
della
Città
di
Dio
,
può
postulare
teleologicamente
la
pace
perpetua
come
sistemazione
definitiva
del
genere
umano
.
La
guerra
è
dunque
lo
strumento
formativo
e
riformativo
delle
gerarchie
storiche
.
Tale
formulazione
è
però
accettabile
solo
se
si
postula
la
validità
di
una
gerarchia
tra
i
popoli
.
È
in
questo
punto
preciso
che
,
nell
'
ambito
della
dottrina
fascista
,
il
fattore
guerra
si
incontra
con
un
altro
fattore
ugualmente
importante
:
il
razzismo
.
Secondo
la
nuova
concezione
del
mondo
che
il
razzismo
porta
con
sé
,
concezione
che
per
la
sua
necessaria
esplorazione
nel
tempo
si
addentra
anche
nella
storia
antica
e
nella
preistoria
,
l
'
umanità
,
il
genere
umano
concepito
come
"
genus
,
"
con
caratteri
di
omogeneità
,
è
una
astratta
finzione
.
Contro
il
mito
egualitaristico
e
livellatore
portato
dalla
cultura
enciclopedica
il
razzismo
afferma
,
quale
dato
originario
,
la
diseguaglianza
,
la
differenziazione
che
trova
l
'
espressione
sua
più
tangibile
nella
varietà
delle
razze
e
dei
popoli
.
...
La
disuguaglianza
dei
sangui
e
dei
popoli
presuppone
la
necessità
di
una
gerarchia
,
e
l
'
inevitabile
sviluppo
ascensionale
o
volto
alla
decadenza
di
ogni
singolo
popolo
presuppone
per
la
gerarchia
la
necessità
di
rinnovarsi
.
StampaPeriodica ,
In
diciassette
anni
,
il
regime
fascista
ha
spazzato
molti
rimasugli
di
vita
borghese
,
presuntuosi
capitelli
di
debolezza
e
di
elasticità
.
Va
sparendo
il
"
lei
,
"
sgradita
espressione
di
epoche
servili
ed
il
vocabolario
della
Rivoluzione
non
perderà
nulla
mandando
in
pensione
una
etichetta
che
sa
troppo
di
terza
persona
,
ultimo
relitto
di
tempi
che
furono
:
"
Sua
Eccellenza
.
"
Gli
uomini
chiamati
dal
Duce
ai
più
alti
posti
di
comando
sono
l
'
aristocrazia
di
una
vigilia
eroica
temprata
da
tre
guerre
vittoriose
che
non
sente
il
bisogno
di
tale
appellativo
.
Può
benissimo
stare
unito
ai
luminari
democratici
,
figure
panciute
o
chilometriche
col
tubo
di
stufa
,
ma
non
è
indispensabile
agli
energici
esecutori
degli
ordini
mussoliniani
.
E
come
,
senza
rimpianto
,
se
n
'
è
andato
"
l
'
onorevole
,
"
può
benissimo
eliminarsi
"
l
'
eccellenza
"
di
giustiana
memoria
.
Dire
:
Tal
dei
Tali
,
Ministro
del
tale
dicastero
,
Prefetto
della
tal
'
altra
provincia
è
sufficiente
ai
gerarchi
del
Fascismo
che
sanno
andare
verso
il
popolo
anche
senza
il
"
S
.
E
.
"
StampaPeriodica ,
Senza
dubbio
uno
sbarco
in
territorio
nemico
è
sempre
un
'
operazione
difficile
;
e
può
darsi
che
sia
difficilissima
in
Inghilterra
;
ma
non
è
impossibile
.
Che
cosa
lo
rese
impossibile
dal
giorno
in
cui
fu
disfatta
l
'
Invincibile
Arrnada
fino
alla
guerra
mondiale
?
Il
fatto
che
l
'
Inghilterra
tenne
sempre
il
dominio
del
mare
.
Per
invadere
l
'
Inghilterra
bisognava
battere
la
flotta
inglese
;
e
la
flotta
inglese
fu
per
tre
secoli
e
mezzo
invincibile
.
Che
cosa
lo
rende
possibile
oggi
?
Il
fatto
che
la
flotta
inglese
non
riesce
più
a
tenere
il
mare
in
prossimità
di
coste
nemiche
.
La
minaccia
terribile
dell
'
arma
aerea
ha
reso
per
essa
inabitabile
proprio
quel
mare
che
fu
per
secoli
il
suo
immediato
dominio
,
proprio
quel
mare
in
cui
si
deve
decidere
la
sorte
dell
'
Inghilterra
.
Se
si
vuole
,
si
può
ancora
dire
che
essa
domina
i
mari
,
nel
senso
che
non
esiste
,
oggi
,
altra
flotta
che
possa
tenere
testa
ad
essa
.
Ma
è
una
strana
dominatrice
,
codesta
flotta
,
che
è
condannata
a
starsene
rintanata
nei
suoi
rifugi
,
sotto
pena
di
subire
perdite
spaventose
appena
tenti
di
uscirne
.
Subito
dopo
l
'
avvento
al
potere
del
nazionalsocialismo
,
la
Germania
cominciò
a
ricostruire
la
sua
aviazione
.
Due
anni
fa
,
all
'
epoca
di
Monaco
,
si
seppe
che
aveva
raggiunto
una
schiacciante
superiorità
aerea
sulle
due
Potenze
occidentali
messe
insieme
.
Ciò
non
ostante
,
mai
il
pubblico
inglese
.
Oggi
le
demo
-
plutocrazie
biascicano
prosternate
ai
piedi
dell
'
altare
della
"
forza
"
le
più
untuose
preghiere
,
ripugnanti
ed
inutili
.
Gli
Stati
totalitari
invece
battono
col
martello
della
"
violenza
"
sulla
incudine
della
gloria
.
Là
una
eterea
speranza
di
difendere
con
accanimento
ciò
che
si
vuoi
conservare
e
non
si
vuoi
perdere
:
qui
un
'
incrollabile
fede
di
combattere
con
ardore
e
baldanza
contro
chi
è
indegno
di
additare
la
strada
ai
popoli
.
Là
l
'
estrema
illusione
che
la
civiltà
sia
"
una
"
ed
infinitamente
progressiva
;
qui
l
'
inconcussa
fiducia
che
il
mondo
è
lo
sfacelo
di
una
civiltà
sotto
i
colpi
messianici
di
una
nuova
.
Là
,
in
conclusione
,
l
'
impeto
dominato
dalla
intelligenza
che
diviene
spesso
brutalità
senza
intelligenza
:
qui
l
'
impeto
violento
che
è
intelligenza
.
L
'
esito
della
guerra
che
infiamma
ora
il
mondo
non
è
per
noi
dubbio
.
Giunti
a
quello
che
i
fisici
chiama
-
no
il
punto
morto
,
non
si
poteva
troppo
a
lungo
procrastinare
la
soluzione
che
s
'
imponeva
in
termini
perentori
,
soluzione
raggiungibile
con
"
lo
spintone
della
violenza
"
e
che
ha
questo
nome
:
vittoria
degli
Stati
totalitari
...
StampaPeriodica ,
Il
proclama
di
Hitler
e
la
dichiarazione
di
guerra
dell
'
Asse
alla
Russia
fanno
cessare
un
'
incognita
e
precisano
una
volta
di
più
il
carattere
della
nostra
guerra
...
Cadrà
,
così
,
il
velo
dietro
cui
il
bolscevismo
ha
vivacchiato
sinora
,
e
come
regime
e
come
complesso
dirigente
,
e
l
'
Europa
saprà
tutte
le
verità
sul
preteso
comunismo
moscovita
,
sulle
sue
discordie
intestine
,
sui
suoi
rapporti
col
giudaismo
e
con
le
plutocrazie
,
sui
suoi
misfatti
e
sulle
sue
vergogne
,
interne
e
internazionali
.
Inoltre
,
questa
guerra
alla
Russia
,
che
dovrebbe
veramente
e
più
propriamente
chiamarsi
guerra
al
bolscevismo
,
perché
il
popolo
russo
ci
entra
fino
a
un
certo
punto
,
precisa
e
chiarisce
una
volta
di
più
il
carattere
e
le
ragioni
ideali
della
grande
battaglia
dell
'
Asse
.
Il
Fascismo
e
il
Nazionalsocialismo
sono
due
Rivoluzioni
del
secolo
ventesimo
,
che
rappresentano
il
superamento
delle
vecchie
concezioni
politiche
e
sociali
create
dalla
rivoluzione
del
1789
:
a
queste
concezioni
il
bolscevismo
si
era
invece
fermato
,
limitandosi
ad
esasperarle
,
portando
la
lotta
di
classe
al
valor
bianco
dell
'
odio
e
dello
sterminio
,
mentre
nel
campo
dei
rapporti
con
gli
altri
popoli
,
era
rimasto
fisso
al
vecchio
programma
marxista
dell
'
internazionale
,
con
qualche
leggera
variante
provocata
dai
piccoli
scismi
interni
,
più
per
gelosia
di
uomini
che
per
contrasto
effettivo
di
idee
.
Era
e
costituiva
,
cioè
,
né
più
né
meno
che
il
rovescio
della
medaglia
sul
cui
diritto
stanno
impresse
le
formule
del
capitalismo
borghese
:
non
una
rivoluzione
nuova
ma
una
degenerazione
dell
'
antica
.
Oggi
la
guerra
dell
'
Asse
acquista
nuovo
e
più
profondo
carattere
di
guerra
rivoluzionaria
per
l
'
ordine
nuovo
,
fra
i
popoli
e
nei
popoli
:
non
è
più
e
soltanto
guerra
antiplutocratica
,
è
anche
guerra
antibolscevica
:
guerra
,
cioè
contro
entrambi
i
poli
della
falsa
civiltà
delle
democrazie
,
guerra
totalitaria
per
la
fondazione
di
una
civiltà
nuova
che
del
passato
riconsacri
i
valori
reali
e
accanto
ad
essi
affermi
i
nuovi
principi
.
La
lotta
è
senza
quartiere
.
L
'
idra
democratica
,
con
la
plutocrazia
e
il
bolscevismo
,
ne
riporterà
schiacciate
entrambe
le
teste
.
StampaPeriodica ,
Al
carattere
umano
e
all
'
aspetto
morale
dell
'
istintiva
ed
antica
repulsione
italiana
e
fascista
di
fronte
al
livellamento
assurdo
e
inumano
del
comunismo
si
aggiungono
e
si
sommano
l
'
aspetto
sociale
ed
il
movente
rivoluzionario
del
nostro
antibolscevismo
.
Anche
questi
caratteri
erano
insiti
dalle
origini
nel
movimento
fascista
e
lo
facevano
tale
da
non
potere
essere
confuso
con
altri
movimenti
antibolscevici
;
tuttavia
essi
dovevano
farsi
sempre
più
manifesti
e
divenire
senz
'
altro
prevalenti
solo
in
questi
ultimi
anni
,
quando
più
acuto
e
vivo
si
rivela
in
Europa
e
nel
mondo
il
conflitto
tra
le
rivoluzioni
di
ispirazione
fascista
la
nostra
e
la
germanica
sopra
tutte
e
la
reazione
plutocratica
coperta
dall
'
etichetta
democratica
.
Il
Fascismo
e
per
esso
il
suo
Duce
avvertiva
e
denunciava
in
modo
esplicito
non
soltanto
l
'
intima
solidarietà
tra
bolscevismo
e
plutocrazia
,
ma
anche
la
sostanziale
identità
tra
due
aspetti
d
'
una
medesima
crisi
,
la
crisi
della
società
capitalistica
.
La
lotta
intrapresa
sul
fronte
dell
'
Est
contro
il
regime
inumano
dei
Sovieti
discende
dallo
stesso
presupposto
rivoluzionario
,
dalla
stessa
direttiva
che
ha
portato
alla
lotta
tra
le
forze
della
plutocrazia
internazionale
e
le
forze
,
associate
,
del
Fascismo
e
del
Nazismo
.
Tanto
l
'
individuo
astratto
ed
il
supercapitalismo
privato
della
formula
liberale
-
democratica
quanto
la
rivoluzione
mondiale
e
lo
Stato
capitalista
della
formula
socialcomunista
hanno
condotto
e
conducono
ad
un
eguale
asservimento
dell
'
uomo
,
ad
un
'
eguale
supremazia
opaca
e
grigia
dell
'
economia
e
della
ricchezza
sopra
la
dignità
morale
e
sociale
dell
'
uomo
.
Contro
questa
servitù
,
contro
questa
supremazia
il
Fascismo
ha
condotto
e
conduce
dalle
origini
la
sua
lotta
.
StampaPeriodica ,
Le
demoplutocrazie
sono
il
regno
di
Israele
cioè
il
regno
della
massoneria
che
ne
rappresenta
l
'
incarnazione
.
Ottenuto
il
permesso
di
libera
circolazione
dalla
Rivoluzione
ottantanovesca
(
che
è
un
fenomeno
massonico
,
quindi
ebraico
)
,
il
giudío
si
presenta
nella
storia
moderna
con
due
ricette
alla
mano
:
una
per
puntellare
le
casseforti
dei
ricchi
(
teorica
capitalistica
dell
'
ebreo
Ricardo
)
,
ed
un
'
altra
per
ingannare
le
ansie
dei
poveri
(
teorica
livellatrice
dell
'
ebreo
Marx
)
.
Della
prima
usa
per
sé
,
della
seconda
per
gli
altri
.
Il
fine
:
l
'
umanità
spaccata
in
mezzo
;
da
una
parte
l
internazionale
dell
'
oro
,
dall
'
altra
l
'
internazionale
della
miseria
.
Per
facilitare
il
processo
dissociativo
aggiunge
un
afrodisiaco
:
la
teoria
anarchica
dell
'
ebreo
Stirner
.
Il
successo
di
questo
piano
parve
quasi
assicurato
alla
fine
della
guerra
mondiale
quando
la
massoneria
insediò
sulle
placide
sponde
del
Lemano
quel
Sinedrio
ginevrino
che
doveva
stroncare
ogni
velleità
di
risorgimento
nazionale
.
Dal
momento
in
cui
l
'
Italia
disobbedì
a
questo
Superstato
giudeo
-
massonico
e
rifiutò
l
'
ordo
judaicus
affidato
ai
quattordici
punti
che
il
fratello
massone
Wilson
aveva
imposto
all
'
Europa
,
sotto
dettatura
dell
'
ebreo
massone
Lippman
,
durante
quella
Versaglia
che
era
stata
diabolicamente
ispirata
dall
'
ebreo
massone
Wise
;
da
quando
il
Fascismo
denunciò
l
'
infame
trucco
col
quale
le
potenze
occulte
somministrando
il
sonnifero
della
democrazia
e
l
'
illusione
della
libertà
,
facevano
più
pingue
il
sacco
e
più
sicuro
il
dominio
della
plutocrazia
ebraica
internazionale
,
la
guerra
,
questa
guerra
ci
attendeva
.
Contro
la
nostra
marcia
,
da
18
anni
,
la
giudeo
-
massoneria
puntava
la
minaccia
delle
pistole
.
Essa
era
inevitabile
...
Quando
ci
metteremo
a
fiutare
insieme
l
'
ebreo
,
a
scovarlo
,
a
smascherarlo
,
di
sotto
la
politica
mondiale
come
nelle
minute
relazioni
giornaliere
,
nella
politica
come
nell
'
arte
,
nella
filosofia
come
nel
diritto
,
nella
morale
come
nell
'
economia
in
cui
egli
,
vigile
sulla
nostra
distrazione
,
spietato
sulla
nostra
generosità
,
con
le
armi
sue
sottilissime
attenta
alla
Vittoria
che
con
la
nostra
fede
e
le
nostre
armi
,
contro
lui
di
casa
e
di
fuori
,
vogliamo
finalmente
conseguire
?
StampaQuotidiana ,
Charles
Baudelaire
nei
suoi
Fiori
include
anche
Weber
,
appaiandolo
,
un
po
'
all
'
ingrosso
,
col
Delacroix
:
sotto
un
ciclo
nel
quale
passano
fanfare
«
comme
un
soupir
étouffé
de
Weber
»
.
Strane
son
queste
fanfare
che
sospirano
,
e
ben
poco
weberiane
;
ma
forse
qui
Weber
c
'
è
entrato
perché
il
poeta
aveva
bisogno
di
rimare
col
vert
del
cielo
.
Il
Franco
cacciatore
è
del
'21
,
i
Fiori
del
male
escono
nel
'57
.
Poco
più
di
un
trentennio
era
dunque
bastato
a
divulgare
la
gloria
del
barone
Karl
Maria
von
Weber
,
e
,
insieme
,
l
'
equivoco
che
gravò
sempre
su
di
lui
in
Francia
,
dove
il
Freischütz
subì
esecuzioni
-
massacro
benché
si
debba
al
Berlioz
la
musica
dei
recitativi
,
che
nell
'
intenzione
del
Weber
dovevano
essere
parlati
secondo
il
carattere
del
Singspiel
tedesco
.
A
questa
forma
,
che
è
rituale
in
Germania
,
è
ieri
tornato
il
maestro
Carlo
Maria
Giulini
che
per
l
'
occasione
ha
fatto
ritradurre
tutti
i
recitativi
:
e
poiché
stavolta
i
cantanti
dovevano
recitare
in
una
lingua
a
essi
familiare
i
risultati
sono
stati
ben
più
soddisfacenti
che
nella
Carniera
.
Si
è
detto
che
il
Franco
cacciatore
è
un
'
opera
tipicamente
germanica
e
che
solo
un
tedesco
può
amarla
;
e
il
primo
a
esprimere
questo
giudizio
fu
Richard
Wagner
che
al
Weber
dell
'
Euryanthe
deve
,
per
il
suo
Lohengrin
,
più
di
qualcosa
.
Ma
questa
opinione
,
giustificata
nel
suo
tempo
,
è
ora
difficilmente
sostenibile
.
Un
'
opera
che
avesse
caratteri
puramente
nazionali
sarebbe
un
'
opera
da
museo
,
non
un
'
opera
viva
:
e
in
verità
,
anche
senza
voler
fare
un
ingeneroso
confronto
tra
Weber
e
Wagner
,
il
Franco
cacciatore
ha
,
nei
suoi
limiti
,
una
purezza
di
stile
che
invano
si
cercherebbe
nelle
opere
romantiche
del
primo
Wagner
.
È
un
frutto
singolare
,
maturato
al
momento
giusto
:
e
poiché
in
arte
non
crediamo
ai
coups
de
dés
,
ai
terni
al
lotto
,
dobbiamo
ammettere
che
il
musicista
giunto
al
momento
opportuno
(
si
chiami
esso
Weber
o
Bizet
)
sia
sempre
e
in
ogni
caso
meritevole
della
propria
fortuna
.
Karl
Maria
von
Weber
era
un
uomo
nato
nel
Settecento
,
un
tedesco
di
buona
cultura
non
soltanto
musicale
,
un
uomo
che
a
diciassette
anni
era
già
direttore
del
Teatro
di
Breslavía
e
che
a
vent
'
anni
poteva
conversare
con
uomini
come
Goethe
e
Wieland
.
Se
la
sua
educazione
e
la
sua
cultura
lo
portavano
naturalmente
a
vagheggiare
un
tipo
d
'
opera
in
musica
che
fosse
intensamente
nazionale
(
e
in
ciò
la
sua
poetica
concordava
con
quella
dei
romantici
tedeschi
)
quel
molto
di
settecentesco
che
viveva
in
lui
lo
portava
a
mantener
viva
l
'
unità
del
dramma
musicale
secondo
gli
schemi
che
nel
Settecento
(
il
grande
secolo
dei
musicisti
viaggiatori
e
cosmopoliti
)
avevano
fruttato
indiscutibili
capolavori
.
Il
problema
generale
era
(
ed
è
tuttora
)
quello
di
riempire
gli
schemi
,
non
di
distruggerli
;
e
il
problema
specifico
di
Weber
era
di
trovare
un
testo
,
un
libretto
che
gli
permettesse
di
fondere
insieme
il
senso
del
gotico
e
quello
dell
'
intimità
familiare
(
il
gemütlich
)
,
il
dramma
feerico
e
la
pastorale
,
la
vivacità
della
kermesse
e
la
bruma
della
leggenda
.
Trovò
l
'
argomento
che
gli
occorreva
nel
canovaccio
che
un
certo
avvocato
Friedrich
Kind
tolse
dal
Gespensterbuch
di
Apel
e
di
Laun
;
e
su
quello
,
servendosi
di
non
molti
temi
espressivi
e
senza
rinunciare
affatto
ai
pezzi
chiusi
,
alle
arie
,
ai
duetti
e
ai
concertati
,
gettò
la
musica
dei
suoi
corni
e
dei
suoi
clarinetti
,
l
'
incanto
di
uno
stile
robusto
e
ingenuo
,
fiabesco
e
insieme
fortemente
naturale
,
che
apparenta
Weber
(
e
non
so
se
il
raffronto
sia
stato
fatto
mai
)
con
l
'
arte
di
quel
francese
innamorato
della
Germania
,
Gérard
de
Nerval
,
di
cui
proprio
due
giorni
fa
ricorreva
il
centenario
della
morte
.
Ne
è
nata
un
'
opera
che
è
anche
un
fatto
di
cultura
,
l
'
uovo
di
Colombo
del
primo
romanticismo
.
Il
Freischütz
non
è
opera
che
possa
essere
amata
e
compresa
solo
dai
tedeschi
;
ma
è
opera
che
richiede
da
parte
dello
spettatore
non
tedesco
una
certa
iniziazione
culturale
:
in
difetto
di
questa
(
e
senza
pretendere
che
il
pubblico
di
ieri
mancasse
del
viatico
necessario
)
è
certo
ch
'
essa
doveva
essere
presentata
agli
odierni
spettatori
in
un
quadro
particolarmente
appropriato
.
Compito
non
facile
,
eppure
ieri
risolto
assai
bene
da
un
'
esecuzione
che
è
complessivamente
la
più
proporzionata
ed
equilibrata
che
si
sia
avuta
alla
Scala
nella
presente
stagione
.
Non
si
giunge
ai
risultati
ottenuti
ieri
da
Carlo
Maria
Giulini
senza
molto
studio
e
senza
una
squisita
intelligenza
e
sensibilità
.
L
'
esecuzione
della
stregonesca
scena
della
Bocca
del
Lupo
,
dov
'
è
raccolto
in
nuce
mezzo
secolo
di
musica
romantica
ancora
non
nata
,
l
'
introduzione
,
le
danze
,
le
arie
e
i
concertati
e
l
'
apoteosi
finale
hanno
trovato
nel
Giulini
quella
fermezza
,
quell
'
energia
e
insieme
quella
misura
che
solo
un
concertatore
di
prim
'
ordine
e
ormai
perfettamente
maturo
per
le
maggiori
prove
poteva
dare
.
Sul
palcoscenico
-
ed
è
fatto
poco
frequente
alla
Scala
-
non
un
artista
che
appaia
una
forza
sprecata
,
un
pesce
fuor
d
'
acqua
.
Agata
è
Victoria
de
Los
Angeles
di
cui
sarebbe
inutile
fare
l
'
elogio
dopo
il
ricordo
che
ha
lasciato
fra
noi
:
ha
mezzi
di
grande
concertista
,
senso
stilistico
perfetto
,
«
attacchi
»
e
modulazione
eccezionali
.
Come
attrice
non
si
spreca
ma
il
suo
portamento
è
sempre
nobile
.
Una
sorpresa
piovuta
dal
cielo
è
Eugenia
Ratti
che
in
un
mese
è
alla
sua
terza
opera
alla
Scala
:
già
franca
e
disinvolta
,
domina
una
voce
estesa
,
ferma
e
brillante
che
autorizza
le
migliori
speranze
.
Il
tenore
Picchi
nella
difficile
parte
dell
'
ingenuo
Max
canta
con
molta
quadratura
e
sicurezza
brani
che
darebbero
il
mal
di
mare
se
eseguiti
da
artisti
più
celebri
di
lui
.
E
il
Rossi
Lemeni
raffigura
con
forte
dizione
e
perfetta
arte
scenica
la
parte
del
diabolico
Kaspar
,
che
gli
permette
,
nella
scena
della
foresta
,
di
ottenere
un
vero
successo
personale
.
Tutti
gli
altri
:
l
'
Adani
,
il
Montarsolo
,
il
Sordello
,
lo
Zaccaria
e
lo
Zampieri
sono
pienamente
all
'
altezza
della
situazione
.
La
regia
di
Josef
Gielen
è
di
molto
effetto
ma
non
ci
sarebbe
spiaciuto
che
il
nero
diavolo
Samiel
si
facesse
vedere
di
più
:
non
abbiamo
sentito
odor
di
bruciaticcio
nel
primo
e
nell
'
ultimo
quadro
.
Vivacemente
colorati
,
troppo
a
nostro
gusto
,
i
bozzetti
e
i
figurini
di
Nicola
Benois
.
La
musica
di
Weber
ha
un
colore
d
'
anima
,
non
un
colore
visivo
.
E
forse
non
era
necessario
costruire
un
autentico
otto
volante
nella
Valle
dei
Lupi
.
I
cori
,
istruiti
da
Norberto
Mola
,
hanno
cantato
assai
bene
,
senza
esagerare
nelle
rustiche
intonazioni
che
sono
necessarie
in
questa
partitura
.
Luci
c
pirotecnica
nell
'
infernale
scena
della
fusione
del
piombo
maledetto
sono
state
amministrate
con
grande
effetto
.
Il
pubblico
ha
applaudito
con
calore
alla
fine
di
ogni
quadro
e
il
maestro
Giulini
,
il
regista
Gielen
,
il
Benois
e
il
maestro
Mola
sono
stati
chiamati
più
volte
alla
ribalta
coi
principali
interpreti
.
Applausi
a
scena
aperta
alla
Los
Angeles
e
alla
Ratti
,
e
alla
fine
un
'
ovazione
per
tutti
.
StampaPeriodica ,
È
ora
di
sfatare
la
leggenda
che
taluni
fascisti
,
non
portando
il
distintivo
del
Partito
all
'
occhiello
,
compiano
un
atto
di
indisciplina
o
di
semplice
menefreghismo
.
Compiono
invece
un
atto
di
vera
e
mera
viltà
,
inquantoché
nel
contempo
non
rinunciano
,
e
non
rinuncerebbero
per
la
pelle
,
al
possesso
della
tessera
che
loro
serve
egregiamente
per
il
posto
,
per
la
tranquillità
e
per
ogni
opportunissima
evenienza
.
Sono
come
quei
fedeli
che
trovano
prudente
stare
in
pace
con
Dio
e
vanno
a
confessarsi
prima
di
giorno
,
alla
chetichella
,
passando
dalla
sagrestia
.
Anche
alla
storiella
del
distintivo
lasciato
sull
'
altra
giacca
non
credono
più
neppure
...
le
giacche
:
fate
bene
attenzione
e
vi
accorgerete
e
convincerete
che
chi
soffre
di
tali
dimenticanze
è
sempre
un
fascista
"
all
'
acqua
di
rose
.
"
Nel
cervello
di
uno
squadrista
,
di
un
vero
fascista
certe
lacune
mnemoniche
non
si
riscontrano
mai
.
Strano
,
del
resto
,
come
quelli
che
dimenticano
il
distintivo
,
siano
gli
stessi
che
si
scordano
di
indossare
la
camicia
nera
nelle
solennità
fasciste
e
di
intervenire
puntualmente
alle
adunate
.
Un
altro
fascista
,
redarguito
per
la
stessa
ragione
,
dichiarava
con
tono
cattedratico
che
la
fede
non
è
nel
distintivo
,
ma
nel
cuore
.
Chi
può
contraddirlo
?
Sa
bene
l
'
amico
che
non
è
stata
ancora
inventata
la
radioscopia
per
le
ulcere
dello
spirito
...
Quanta
brava
gente
perde
involontariamente
il
suo
distintivo
!
Bisognerà
che
i
sarti
si
decidano
a
ridurre
le
misure
delle
asole
nei
risvolti
delle
giacche
.
Con
queste
asole
di
grosso
calibro
i
distratti
vanno
incontro
ad
un
'
infinità
di
seccature
...
StampaQuotidiana ,
Fino
a
una
trentina
d
'
anni
fa
l
'
Italia
aveva
assimilato
Wagner
a
modo
suo
:
riducendolo
,
con
molti
tagli
,
a
proporzioni
ragionevoli
e
rendendolo
così
eseguibile
da
ugole
italiane
,
in
genere
migliori
di
quelle
tedesche
ma
molto
meno
resistenti
alla
fatica
.
Si
era
così
formata
una
classe
di
buoni
cantanti
wagneriani
in
lingua
italiana
,
oggi
dispersa
o
dimenticata
.
È
un
peccato
,
perché
qualche
onesta
Brunilde
nostrana
avrebbe
potuto
,
con
un
po
'
di
riposo
,
trasformarsi
in
una
decente
Norma
e
magari
in
una
accettabile
Minnie
pucciniana
(
se
è
vero
che
alla
Scala
hanno
rinunziato
quest
'
anno
alla
Fanciulla
del
West
non
avendo
a
disposizione
un
'
interprete
adeguata
)
.
E
i
tenori
italiani
capaci
di
esser
Sigfrido
o
Walter
,
oggi
che
il
repertorio
moderno
impone
un
estremo
eclettismo
,
avrebbero
potuto
trovare
impiego
in
altre
parti
.
In
ogni
modo
le
cose
sono
andate
come
tutti
sanno
;
e
oggi
anche
in
città
di
provincia
italiane
è
facile
che
Wagner
si
dia
in
tedesco
,
con
artisti
tedeschi
e
in
edizioni
più
o
meno
integrali
,
ma
sempre
di
lunga
durata
.
Venuto
meno
il
compromesso
che
si
era
formato
(
stile
press
'
a
poco
tedesco
ma
voci
italiane
e
un
po
'
di
respiro
al
pubblico
)
,
alquanto
diradato
lo
stuolo
dei
«
bidelli
del
Walhalla
»
,
dei
wagneriani
intransigenti
che
si
recavano
a
teatro
con
la
loro
brava
guida
tematica
e
che
trovavano
«
troppo
corto
»
l
'
interminabile
duetto
fra
Ortruda
e
Telramondo
,
nel
Lohengrin
;
sparito
o
quasi
il
manipolo
dei
maniaci
che
giudicavano
il
poema
dei
Nibelunghi
come
la
summa
di
tutta
una
tradizione
orfico
-
teosofica
dopo
la
quale
a
poeti
e
musicisti
non
sarebbe
restato
che
il
compito
d
'
incrociar
le
braccia
e
tacere
per
sempre
;
resta
ancora
ai
drammi
wagneriani
della
Tetralogia
la
possibilità
di
trovare
in
Italia
un
pubblico
nuovo
.
È
un
pubblico
composto
,
in
parte
,
da
nemici
del
melodramma
di
tipo
nostrano
,
da
gente
che
detesta
le
stupide
parole
dei
nostri
libretti
e
le
inverosimili
,
indecifrabili
trame
che
Donizetti
e
Verdi
rivestirono
di
note
.
A
coloro
per
i
quali
la
sola
musica
è
quella
di
Bach
,
a
chi
crede
che
il
nostro
melodramma
sia
«
una
barba
»
,
Wagner
offre
uno
strano
rimedio
che
consiste
nell
'
intensificazione
degli
assurdi
lamentati
:
una
serie
di
canovacci
talmente
incomprensibili
che
non
comprendere
diventa
una
condizione
favorevole
all
'
immersione
nell
'
opera
d
'
arte
.
L
'
ascoltatore
attuale
(
italiano
)
di
Wagner
non
intende
né
le
parole
né
i
fatti
e
il
suo
godimento
è
in
proporzione
diretta
dell
'
assurdità
della
situazione
in
cui
si
vede
immerso
.
Wagner
offre
situazioni
,
musica
e
canto
allo
stato
puro
,
incandescente
:
è
antologico
perché
potreste
prenderlo
a
spizzico
e
ogni
sua
pagina
ha
sempre
valore
di
morceau
choisi
,
ma
è
anche
unitario
perché
il
suo
segno
è
uguale
dovunque
.
Per
diversi
motivi
di
fronte
a
Wagner
devono
arrendersi
tanto
i
sostenitori
dell
'
arte
come
totalità
(
che
spesso
vuol
dir
noia
)
quanto
i
fedeli
del
«
pezzo
»
,
della
scintilla
,
dell
'
ispirazione
.
Furore
e
pedantesca
lentezza
,
raptus
e
istrionica
ricerca
degli
effetti
sono
le
componenti
del
genio
wagneriano
,
un
genio
riassuntivo
che
liquida
molte
possibilità
e
chiude
per
sempre
molte
porte
.
Dopo
di
lui
i
migliori
musicisti
furono
coloro
che
lottarono
tutta
la
vita
per
«
non
fare
del
Wagner
»
,
magari
utilizzando
e
componendo
in
nuova
sintesi
qualche
suo
spicciolo
,
qualche
suo
aspetto
secondario
.
Da
Wagner
,
soprattutto
da
quello
del
Tristano
,
viene
gran
parte
del
cromatismo
della
musica
contemporanea
,
in
particolare
quello
della
musica
seriale
,
dei
dodici
suoni
in
libertà
(
o
in
nuova
servitù
)
.
Ma
Wagner
era
anche
un
inventore
di
formidabili
temi
,
un
mistico
che
tirava
al
sodo
e
applicava
a
colpo
sicuro
un
suo
particolare
montaggio
,
con
l
'
intelligenza
un
po
'
fredda
e
applicata
del
grande
uomo
di
teatro
e
del
grande
letterato
.
I
suoi
successori
più
o
meno
diretti
(
escluso
lo
Strauss
operista
,
che
un
giorno
sarà
certo
rivalutato
)
mancano
di
quel
côté
bête
in
difetto
del
quale
è
inutile
affrontare
opere
di
lunga
lena
.
Ieri
sera
abbiamo
risentito
dunque
Wagner
cantato
in
tedesco
e
nella
sua
integrità
,
diretto
da
un
maestro
come
Otto
Ackermann
che
non
è
un
astro
di
prima
grandezza
ma
possiede
l
'
autorità
necessaria
e
che
in
opere
simili
(
e
anche
nel
genere
della
musica
leggera
)
ha
sempre
dimostrato
di
sapere
il
fatto
suo
;
e
abbiamo
ascoltato
cantanti
di
valore
molto
ineguale
,
ma
tutti
in
possesso
di
un
ottimo
stile
wagneriano
.
Che
effetto
ci
farebbero
oggi
le
vecchie
esecuzioni
di
Mascheroni
e
di
Rodolfo
Ferrari
,
del
tenore
Borgatti
e
di
Teresina
Burchi
?
È
quasi
impossibile
dirlo
.
I
cantanti
italiani
sono
obbligati
,
dalla
nostra
lingua
,
ai
suoni
rotondi
,
impostati
,
all
'
intonazione
precisa
:
qualità
che
in
Wagner
,
escluso
s
'
intende
il
Lohengrin
,
sono
richieste
in
misura
secondaria
.
Wagner
stanca
terribilmente
le
ugole
italiane
;
ho
memoria
di
un
Parsifal
in
cui
tre
Gurnemanz
dovettero
cedere
le
armi
dopo
una
sola
rappresentazione
.
Wotan
e
Brunilde
parlano
e
cantano
insieme
,
nelle
nostre
opere
canto
e
recitativo
sono
regolati
da
leggi
assai
diverse
.
Martha
Moedl
(
Brunilde
)
è
come
un
motore
che
abbia
incredibili
qualità
di
ripresa
:
quando
sembra
stanca
e
si
direbbe
che
l
'
«
appoggio
»
sia
caduto
,
la
sua
impennata
si
dispiega
ancora
e
la
voce
torna
a
espandersi
quasi
in
modo
immateriale
.
È
una
grande
cantante
e
una
buona
Brunilde
,
anche
se
non
possiamo
chiederle
la
tempestosa
,
ciclonica
vocalità
di
una
Flagstad
.
Senza
troppe
finezze
ma
sonora
come
una
tromba
è
la
voce
di
Leonie
Rysanek
(
Siglinde
)
;
e
in
questa
esecuzione
Siglinde
potrebbe
essere
Brunilde
o
viceversa
.
Manca
forse
il
distacco
necessario
.
Bellissima
voce
,
fin
troppo
dolce
ha
Grace
Hoffmann
,
soddisfacente
Fricka
.
Hans
Hotter
è
un
Wotan
potente
ed
espressivo
,
di
una
resistenza
eccezionale
;
Ludwig
Weber
,
vecchia
conoscenza
,
dà
molto
carattere
alla
parte
del
bieco
Hunding
.
Meno
persuasivo
è
il
Siegmund
di
Wolfgang
Windgassen
,
che
pure
sopporta
bene
una
parte
massacrante
.
Non
tutte
egualmente
disciplinate
le
otto
Walkirie
,
signore
Mariella
Angioletti
,
Luisa
Villa
,
Elfriede
Wild
,
Veronica
Wolfram
,
Nelde
Clavel
,
Martha
Thompson
,
Hanna
Ludwig
e
,
ancora
,
Grace
Hoffmann
.
L
'
allestimento
scenico
,
i
bozzetti
e
i
figurini
sono
quelli
,
già
noti
,
di
Nicola
Benois
;
la
regia
è
di
Mario
Frigerio
,
come
sempre
misuratissimo
e
pieno
di
buon
senso
.
In
complesso
un
'
esecuzione
non
tutta
di
prim
'
ordine
,
ma
di
sicura
impronta
artistica
.
Il
pubblico
-
un
pubblico
,
naturalmente
,
da
«
tutto
esaurito
»
-
l
'
ha
applaudita
a
lungo
,
evocando
molte
volte
alla
ribalta
i
principali
interpreti
e
il
maestro
Ackermann
,
la
cui
ancor
bruna
zazzera
,
quando
si
vedeva
emergere
dal
golfo
mistico
,
non
ha
avuto
un
attimo
di
riposo
.