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> anno_i:[1940 TO 1970}
ROMANTICISMO ED ANTIROMANTICISMO ( PACI ENZO , 1941 )
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Ormai la polemica , nata dall ' intelligente articolo di Angioletti , ha dato più d ' un frutto , e non sembra acquetarsi . Il suo significato non è più soltanto letterario , ma culturale , sociale e , finalmente , filosofico , grazie , specialmente , alla decisa posizione antiromantica di Galvano della Volpe ( vedi « Antiromanticismo » in Primato del 15 maggio e « Da un programma antiromantico » in Studi filosofici n . 4 ) . Tutti noi sentiamo con Angioletti , che , « come un vento tiepido e leggero » qualcosa di nuovo nasce intorno a noi , ma di questo qualcosa di nuovo non sappiamo , e forse è un bene , dare una definizione . In ogni modo non a caso è stata pronunciata la parola « Romanticismo » . Essa indica , io credo , uno stato di malessere e di scontentezza , un senso di sfiducia e di sazietà verso atteggiamenti troppo controllati e troppo « distaccati » della nostra cultura . Un amore freddo e contenuto per la precisione di ciò che è intellettualmente perfetto ci trattiene da ogni abbandono , ed ora sentiamo il valore dell ' abbandono , la fecondità di certe ingenuità e di certi errori , ma un timore ci trattiene , ed è quello che non venga abbandonato troppo facilmente ciò che abbiamo conquistato , la disciplina su ogni forma di lirica intemperanza , quella precisione del senso della parola che è certo una delle conquiste più alte della letteratura e della poesia italiana contemporanea . La finitezza della parola è divenuta quasi il segno della moralità del letterato e dell ' uomo di cultura e , forse , qualcosa di più , il segno della moralità dell ' uomo , come una volontà di non falsare il valore della realtà e della vita , sempre concretamente finita e puntuale , sempre determinata , sempre richiedente una responsabilità ed una scelta , senza evasioni e senza fughe , appunto , romantiche . Ma , tale finitezza , ci appare ora come l ' estrema conquista , una conquista che presuppone tutto un passato e , in noi , tutto un lungo cammino o travaglio inespresso , di cui la parola è come la conclusione , il traguardo raggiunto . E scopriamo il valore di ciò che in noi è stato disciplinato , come se , senza quel profondo e scontento agitarsi di tutto il nostro destino , la parola perdesse ogni sua tensione , ogni sua moralità : è questa scoperta che ci fa parlare , oggi , di romanticismo . Romanticismo sì , ma romanticismo del finito , accettazione senza riserve del limite inerente alla vita ed alla cultura : la morte non è più un tema poetico , ma la condizione della nostra esistenza : non vogliamo falsare il senso del nostro esistere e trasportarlo nel mito di un egualitarismo liberale o di un illuministico storicismo in cui tutti i contendenti assolvono la loro eguale funzione storica : no , nella vita e nella storia ci sono vincitori e vinti , ogni epoca vive nel suo orizzonte e nega l ' altra : la civiltà europea non ci sembra più ottimisticamente svilupparsi nella linea di un mitico progresso . La nostra epoca rinuncia a soluzioni troppo facili ed ereditarie , ha la sua dura realtà da imporre e sa che la sua vita è legata alle sue possibilità di vittoria . Essa sa che la cultura aperta ed infinita è la fine di un ' Europa e sa che l ' Europa non esiterebbe più se non avesse il coraggio di rinunciare a ciò che finora si è chiamato europeo : essa vuol dimenticare l ' indulgenza dei vecchi , per cui ogni affermazione ha il suo diritto , e sa che bisogna saper non vedere , non giustificare , non accettare , vivere e morire per qualcosa di determinato e di finito , ingiusto forse , ma solo in nome di una astratta giustizia e di un ' astratta moralità . Non saprei non dar ragione , in tal senso , alla profonda rivalutazione del finito e del determinato , su cui tanto insiste , come filosofo e come uomo di cultura , Galvano della Volpe . No , la nostra epoca non deve e non può essere umanitaristica . Ed ha ragione Mario Alicata : è troppo equivoco il termine « simpatia umana » : « ridurre l ' amore ed il desiderio degli altri a ... caute possibilità di perdono , di soccorso ... non significa rischiare di nuovo la propria libertà spirituale in un accomodamento utilitario dei nostri rapporti umani , al servizio di un plebeo e farisaico demagogismo che cerchi di salvare , nella ottenuta e rimunerata comprensione degli altri verso noi , dei molti verso i pochi , la pigrizia morale e la fervida coscienza degli egoisti ? » ( Primato 15 giugno ) . Eppure , con tutto questo , l ' esigenza di Angioletti e di Lupinacci , conteneva forse più di quanto si è in essa voluto vedere e di quanto ha saputo dire . Gli uomini non si incontrano nella conclusione della loro esperienza . La disciplina della parola ci rimanda alle nostre inespresse vicende , tanto espresse invece dai romantici : la virile accettazione del finito , così nostra , ci rimanda ad una condizione comune di finitezza , ad una comprensione più profonda dove ognuno di noi comprende l ' altro proprio perché sa che il finito esclude ogni possibilità di assolutizzare , secondo il vecchio egocentrismo romantico , perché sa che ogni orizzonte è limitato , che ogni dogmatismo è una falsificazione di noi stessi e degli altri . L ' accettazione del finito come finito , il rifiuto di ogni evasione e di ogni fuga , non allontana gli uomini , ma , proprio , li riavvicina , nell ' unico riavvicinamento che è davvero possibile : il riconoscimento del limite del proprio destino e dell ' altrui , diverso , opposto al nostro . Il vecchio romanticismo credeva di poter raggiungere la possibilità di una comunicazione attraverso la fuga dalle precise condizioni della nostra esistenza o attraverso la mitica assolutizzazione ed universalizzazione di un ' esperienza fatalmente particolare e limitata : noi , nella nostra nuova esigenza romantica , sappiamo che possiamo davvero comprendere gli altri se sappiamo accettare la nostra condizione e non mitologizzare noi stessi . « Andare incontro agli altri » dice anche Mario Alicata . Ma gli altri li sapremo trovare solo sperimentando ed accettando il limite della nostra esperienza : così sapremo andare verso gli altri , anche se , per avventura , le condizioni finite della nostra vita ci porranno contro di loro : saremo allora , per ripetere ancora la parola di Karl Jaspers in comunicazione con loro . Il tramontante liberalismo aveva condotto l ' Europa all ' assolutizzazione del finito , il vecchio umanitarismo alla più ipocrita mancanza di umanità : proprie le nuove esperienze politiche ed ideologiche sapranno ritrovare l ' uomo , senza promettergli nessun mito , ma dandogli la vera libertà della sua condizione di uomo , inevitabilmente finita : da tale accettazione della finitezza e del destino , che tutti limita e circoscrive , nasce la nuova e concreta forma di solidarietà umana . Che è civiltà della tecnica e del lavoro proprio in quanto tecnica e lavoro abbandonano ogni liberale mitologia fordistica e tayloristica e diventano i termini essenziali di realizzazione , nel finito , dell ' esistenza dell ' uomo , con tutta la sua umanità . Nasce allora una nuova passione , la passione per il finito , per ciò che ci fa restare noi stessi . È antiromantica perché esclude ogni fuga , ma è profondamente romantica perché ci riavvicina alla fonte inesauribile di ciò che in noi è primordiale . Sentiamo per il finito e per la fatalità delle condizioni insostituibili dell ' esistenza lo stesso entusiasmo che i romantici provarono per l ' infinito e per la fuga dal mondo . E la nostra cultura vuol rimanere fedele all ' impossibilità di universalizzare i nostri orizzonti , una fedeltà che è fedeltà alla concretezza del nostro esistere , una fedeltà alla morte , se si vuol richiamare il termine di Heidegger , una fede , profonda come quella romantica , che solo il finito può testimoniare dell ' infinito , che la trascendenza si può a noi rivelare solo nell ' accettazione assoluta e totale delle condizioni della nostra immanenza , se si vuole , richiamandosi ancora all ' esistenzialismo , ricordare la posizione di Jaspers . Finitezza , destino , amor fati . L ' amico Della Volpe non si allarmi della nuova passione romantica , che come una bufera rinnovatrice , l ' esistenzialismo ha scatenato su tutta l ' Europa . Non s ' allarmi perché questa nuova passione è proprio per quel finito , per quel sensibile , per quel sentimento di cui la sua filosofia rivaluta , con tanta acutezza ed intelligenza , i diritti troppo sprezzati . E l ' amico G . M . Bertin , a cui sono riconoscente dell ' attenzione che ha prestato al mio pensiero ( Cfr . « Esistenzialismo romantico » , in Studi filosofici , n . 4 ) non si allarmi per il nuovo irrazionalismo che gli sembra minacciare la tradizione critica di Kant e di Hegel : proprio il nuovo romanticismo combatte ogni pretesa , questa davvero romantica nel vecchio senso della parola , di assolutizzare , infinitizzare , divinizzare l ' universo . E se riconosce i diritti dell ' irrazionale non è per degradare il pensiero a mito , o per abbassare ad empirico arbitrio la vita spirituale , ma invece per usare criticamente della ragione filosofica e per avvertire che ogni vita spirituale , che non presupponga le condizioni finite del nostro esistere e del nostro destino , è retorica . Ma so che Bertin mi comprende e sa che il mio romanticismo non è quello a cui tutti noi ci ribelliamo . La nuova atmosfera romantica è dunque la scoperta del valore del finito e dell ' esistenza . Dietro la nostra fredda disciplina per le parole ritornano la parola passione e la parola destino : e la nostra disciplina non sarà conquistata una volta per sempre , ma ci richiamerà ancora a noi stessi , alla continua tensione che ci conduce a riconquistarla senza posa , perché non si inaridisca in vuota forma ed in pretenziosa sufficienza di sé .
PESSIMISMO DI DUVIVIER ( ARISTARCO GUIDO , 1941 )
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Julien Duvivier è uno tra i pochissimi registi che riescono a dare all ' opera cinematografica un ' impronta di stile personale ed inconfondibile che difficilmente si dimentica . Più rigoroso di Chenal , più incisivo di Carné , più realistico di Feyder , più profondo di Renoir i capisaldi dell ' ultima regia francese è oggi indubbiamente il miglior regista di cui la Francia possa vantare . Non solo , ma appartiene anche a quell ' esiguo numero di mirabili narratori per immagini che va dai Vidor ai Flaherty , dai Capra ai Mamoulian , dai Borzage ai Ford . È uno dei pochissimi , insomma , che abbia compreso nella sua integrità il mezzo espressivo « cinema » compendiando in esso tutti quegli elementi che ne formano lo spettacolo d ' arte . Per questa sana comprensione che ogni regista degno di tal nome dovrebbe avere non farà mai , punto essenziale e fermo nel cinema , del teatro , se pur teatro finissimo , filmato . E il susseguirsi dei fotogrammi che parla in ogni sua pellicola : l ' immagine resta sempre alla base dell ' espressione di eventi e stati d ' animo : le sequenze sempre si susseguono alle sequenze , le angolazioni alle angolazioni , le inquadrature alle inquadrature : tutte accompagnate da un ritmo serrato e conciso , da un ' atmosfera viva , fusa , pittoresca . Gli attori parlano qualche volta con retorica ed enfasi , ma il dialogo non grava mai sull ' immagine , e l ' immagine per effetto delle lunghe chiacchierate , sull ' azione . E la narrazione procede ampia , magnifica , e nello stesso tempo semplice , sentita , genuina lontana da convenzionalismi e da luoghi comuni : mirante all ' essenziale e al particolare insieme . Non solo , poi , il Nostro ha una personalissima ed inconfondibile maniera d ' inquadrare , di muovere la macchina ( carrellate alla Duvivier ) , di narrare conformemente ai canoni fondamentali del cinema vero , ma ha pure un proprio punto di vista rispetto al contenuto e all ' intonazione del film . È quasi sempre la vita degli umili e dei reietti , dei perduti nel vizio e nell ' imbroglio , dell ' uomo della strada e del trivio , dell ' angiporto e del quartiere malfamato , che lo attrae e lo appassiona . Sono gli infiniti e multiformi drammi di questi : i loro casi singoli osservati dai fatti crudi , scarni , scheletrici di cronaca quotidiana che ritrae in ogni più piccolo particolare e in ogni minuta osservazione e sfumatura . Di fronte a questo materiale umano come quasi tutti i registi francesi d ' oggi Duvivier è un osservatore scettico e pessimista ; di uno scetticismo e di un pessimismo spesso malato e morboso , che giunge più volte anche a negare la vita come gioia di vivere , come libera espressione dell ' anima , come affermazione dell ' individuo . I personaggi che ama e predilige hanno tutti una propria fisionomia , un proprio sguardo , un ' impronta particolare : sono esseri senza sorte e senza speranza e , incapaci di dominarsi , trasportati dalla corrente verso un progressivo fallimento di loro stessi : dalla più torbida desolazione , fino al delitto e al suicidio . Per convincersi basta osservare le sue realizzazioni , dove insieme ad una stretta analogia di indagine umana e profonda , non manca mai uno scetticismo impressionante . E questo eccezione fatta per le opere a carattere religioso « Golgota » e « Credo » in ogni suo film . Sia che realizzi una vicenda eroica , « La Bandiera » ; o un intreccio musicale , « L ' uomo del giorno » ; o la storia drammatica di un bimbo incompreso « Pel di Carota » ; o la tumultuosa ed ardente vita di un fuori legge « Pepé le Moko » ; o la descrizione degli ultimi giorni di vecchi attori « I prigionieri del sogno » . Ma dove il pessimismo di Julien Duvivier raggiunge vertici di traboccante grigiore e malinconia è ne « La bella brigata » e in « Carnet de bal » . Entrambi questi film sembrano addirittura ispirati da un Schopenhauer e sceneggiati da un Leopardi nel loro momenti di più cupo abbandono . Nel primo , i sogni , le aspirazioni , tutte le cose belle di cinque operai svanite insieme alla stessa amicizia e solidarietà , ci fa vedere la vita atrocemente buia . Nel secondo : il crudo dramma di una donna non più giovane , che si illude di rincorrere il passato , per ritrovare gli amici di gioventù e riafferrare con essi le gioie non apprezzate , dipinge la vita con toni di morboso scetticismo . ( Morboso scetticismo che si tramuta alla fine nel surrealista « Carro fantasma » in fede , redenzione , luce irradiante ) . Affermare dopo tutto questo che Duvivier è uno scettico , sarebbe troppo poco . Per essere più precisi occorre dire che è un entusiasta del pessimismo . E l ' unico rimprovero che gli si può fare , tra i tanti elogi , è proprio questo : che la sua tecnica e la sua arte siano volutamente messe al servizio di soggetti mai sani ed irradianti luce ; ben sapendo purtuttavia che a nessuno , e neppure a noi , è permesso di voler far sostituire concetti ed intenzioni proprie a quelle dell ' artista . Comunque non si può condannare in Duvivier come alcuni hanno fatto l ' artista . Non è possibile stroncare un ' opera d ' arte in genere solamente perché è costruita su materia non sana . Occorre in questi casi saper distinguere il mondo etico da quello estetico . Se così non fosse , di arte ce ne sarebbe ben poca . Ecco la ragione per la quale non possiamo dissentire Duvivier quanto ad apprezzamenti puramente cinematografici ed artistici .
« UMORI » DI BARTOLINI ( PASOLINI PIER PAOLO , 1942 )
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Non voglio qui parlare della poesia in versi di L . Bartolini , o delle sue acqueforti , ma limitare il discorso alla sua prosa , o , meglio , alle sue prose migliori . Chi pensi « Bartolini » non può pensare subito che ad un avvenimento eccezionale , direi quasi privato , che di giorno in giorno accade nella nostra odierna letteratura : ed è proprio in questo suo diuturno accadere che si è venuta costituendo , anzi , stratificando una prosa bartoliniana , staccata da qualsiasi intenzione o premeditazione ; e quindi serenamente scioltasi dal timore di una possibile decadenza , espresso dal De Robertis , quando , in uno scritto del '30 su Passeggiata con la ragazza , si era chiesto : « s ' accosterà un giorno ( Bartolini ) a temi più calmi , senza più quel tono improvviso , avventuroso , lirico a oltranza ? E troverà i mezzi adatti , quel tanto di riposo mentale necessario a opere mature ? » . Tutto questo è stato dal Nostro raggiunto , al di fuori di qualsiasi programma : e così , come il De Robertis rivendicò in quelle vecchie pagine del Bartolini un ' « aria di gioventù » , un « essere e parere giovani » , non come « uno dell ' ultima generazione » , ed in questo indicò la sua presenza prepotente nell ' « orto ben pettinato delle lettere » odierne , così noi ora ritroviamo il Nostro , intatto , fedele a se stesso , anche se al posto della sua sanguigna , scontrosa , ribelle gioventù , c ' è ora una maturità più attenta e sofferta , se non meno scontrosa e ribelle . E se « tra le tante sue facce » si fa « sempre più in luce quella del moralista » , non ce ne dispiace affatto , anzi , per questo , forse , lo abbiamo più caro . Bartolini non ha mai resistito alla tentazione di « scendere tra gli uomini » ; e se dopo , mettiamo , aver contemplato le vecchie al mercato ( « ... portano non meno di tre sottane : la esterna e la seconda che è di roba turchina con righette orizzontali per orlo , orlo listato da un palmo di velluto nero sino ... Alzano le vecchie donne la prima e la seconda sottana e , se uno sta ad osservare bene , si vedono , se per isbaglio la vecchia s ' alza un lembo della terza sottana , gambacce con le vene varicose e col « giudizio » , ossia il sudiciume al ginocchio ... » ) , dopo averle così contemplate , dunque , vuol trarne una sua morale ( « E così fanno perché sono al limitare dell ' esistenza : mettono da parte e tengono da conto per paura di perdere e non riavere ; giacché sanno , da natura , che più nulla avranno . Sono come le piante che hanno più radice che fiore » ) , tanto meglio , per il piacere che abbiamo tratto da questa morale , che non è un concetto , ma una descrizione : e commoventissima . Del resto il giudizio o morale bartoliniano non è che una specie di « finale » o di « presto » , strettamente unito , o sortito direttamente da quello che , più innanzi , chiamerò il suo « umore » . Così la prosa del Nostro , tutta affidata al proprio umore , alla luna buona o cattiva , all ' ilare o malo risveglio mattutino , si è venuta imponendo alla nostra attenzione , che si è , un po ' alla volta , tramutata in vero e proprio affetto . E nient ' altro che affetto , in noi , poteva corrispondere alla maschia confessione bartoliniana , uscita pudicamente , scontrosamente , dalla sua penna , quasi a denti stretti , talvolta ; altra volta , come nei suoi primi libri ( Passeggiata con la ragazza ) , gridata a voce alta e piena , sino a rivelarne il sangue o la carne , ma sempre con un sordo pudore , che , intervenuto nel discorso come un improvviso interrompimento , lo tramutava , lo accigliava , quasi accorandolo . In realtà , sempre , in fondo alla voce forte e burbera di Bartolini , trema un nodo di pianto : pianto umano , quasi fanciullesco . Si guardi « Morte di Umano » nel suo ultimo libro . E in questo fondo di pianto , niente affatto spleenetico o letterario e non nel senso generico di malinconia o tristezza , giace la parte più remota e forse meno nota di Bartolini : è da essa che risale alla superficie la gamma versicolore dell ' umor suo , tetro e bizzarro , come una sorta di alterna vittoria e sconfitta , astio e benignità , avvenuta nel suo intimo più segreto , ed emersa poi nella pagina scritta . Per questo , io credo , della sua prosa finora non è stata data una definizione critica , che , circoscrivendola , la ponga con sua vera luce nell ' ambito della nostra letteratura odierna . È tale definizione monca anche perché , dato il proprio modo di essere , il Nostro non ha in letteratura che nemici o amici : e sia gli uni che gli altri , per eccesso di vigore , non saranno in grado di studiarlo serenemente . Non basterà chiamare la scrittura bartoliniana semplicemente « prosa » , come si suole , in quanto non narrativo , ché questo sarebbe un porre la questione e non risolverla ; « capitolo » anche è fuori luogo per la pagina del Nostro , nata , è vero , nel pieno fiorimento di quello , e indubbiamente influenzatane , ché la prosa di Bartolini è tanto lontana dal capitolo cecchiano , quanto da uno è lontano altro stile . E se del vecchio racconto o abbozzo realistico , è inutile anche fare il solo nome , come invece avviene nella fascetta pubblicitaria del Cane scontento , d ' altra parte se l ' ispirazione bartoliniana è essenzialmente lirica , lo è al di fuori da ogni liricità in quanto purezza o essenziale perfezione : Bartolini ha bisogno del molteplice e del prosaico , seppur come un padrone ha bisogno del proprio schiavo . Così , se da una parte la sua poesia in versi sembra un inasprimento , una estrema conclusione della sua prosa , la sua prosa è sempre sostenuta e tesa da un frasario vigorosamente poetico : e in un periodo , in una pagina basta trovare « sinistra mano » invece di « mano sinistra » , perché tutto il senso ne sia stravolto e poetizzato . E allora vorrei riportarmi a quanto dicevo inizialmente , a quella foga di umori che , rinverginata di volta in volta dalla sua stessa condizione di umore , resta tutta chiusa , serrata e perfetta nella pagina che da essa nasce . Allora , infine , prendendo lo spunto da una vecchia frase del De Robertis ( « Quell ' umore che è , direi , il lievito all ' arte di Bartolini ... diventa una forza viva e operante , e i paesi , perfino una pianta , un fiore , un filo d ' erba ne son pieni , parlan per sé » ) , vorrei distinguere la pagina , il capitolo bartoliniano sotto il nome di « umore » , mutando , quasi in una sosta di solidificamento , il senso di questa parola . « Umore » che , in mezzo alla verità delle pagine , trova la sua unità di tono in quel fondo di pianto che dicevo ora domato ora vincitore , e , nell ' arco di queste vittorie e sconfitte la sua ammirevole quantità di forme , che , dalla collera amorosa alla tetra bizzarria , dalla benigna serenità alla strafottenza , cerca la sua estrema liberazione in un acerbo moraleggiare . L ' orso , ed altri amorosi capitoli è il migliore indice di questi umori : la lucidità della propria visione poetica vi è matura , e sicura la propria condizione etica ; nessun dubbio , nessun compromesso ; c ' è la certezza di sé , la potenza di sé con cui si costruiscono i capolavori . Ora , avrei voluto soffermarmi , esaminare qua e là questo bellissimo libro , ma , avendolo aperto , sopraffatto dal piacere dei ricordi e dal soverchiare delle postille , ho dovuto cedere e rimandare ad altra data un particolare discorso sopra di esso : vorrei solo dire , qui , che non soltanto nell ' arco ideale domina Passeggiata con la ragazza al Cane scontento ( che , pur contenendo cose bellissime , mi par opera di passaggio da una certezza e potenza di sé , ad un ' altra , più distesa , serena , paterna ) , esso , L ' orso , tiene un posto preminente e degno di lungo futuro .
VIRGILIO GUIDI ( GATTO ALFONSO , 1942 )
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Viene dalla pittura di Virgilio Guidi la forza di un ' insofferenza plastica esposta nel suo limite visibile alla pura dissoluzione della luce . L ' interna costruttività del disegno dalla sua vibrata eloquenza iniziale si spoglia d ' ogni peso e s ' acuisce a smagrire le forze in un colore reagente e inedito che è il segno critico dell ' artista . A ben giudicare la pittura di Guidi concorre la vigile e ardente ironia di cui ogni suo quadro tende insostenibilmente a accendersi dalla materia opaca e pregnante , ad alleggerirsi con fissità nella luce . Storicamente Guidi ha operato al di là dell ' irrigidimento formale del novecentismo per dare un tempo pittorico , una durevolezza consistente nel colore alla dissipazione luministica di Spadini , e riportarla criticamente nel segno . D ' un mondo ampliato ed espanso egli ha stretto in una smania nuova il movimento e la fisica architettura , lasciando sfuggire con finitezza nei piani luminosi l ' incisività acuta del proprio disegno sino a raggiungere nei casi più felici l ' assoluto stupore figurativo da cui altri , e particolarmente i novecentisti , partivano come da uno schema neoclassico . Di questo pittore , che tra i contemporanei ha l ' esperienza forse più dinamica e attiva , sempre affidata al lavoro in modo tale da non poter essere astratta in una legge o in un metodo , esiste una forza segreta e esemplare che in ogni opera trasale e rende le figure nuove in una proprietà umana antica , senza altra retorica . È questa una forza d ' arte che non si pesa e non si può nemmeno far consistere in un elemento solo del quadro : è la luce dell ' opera da esterna ridiventata intima e calda della propria sostanza . È lo specchio dell ' autentica solitudine con cui Guidi senz ' altro onore contemporaneo , merita la sua dignità di maestro .
Nixon non mi è piaciuto ( Fallaci Oriana , 1968 )
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NEW YORK , ottobre - Caro direttore , devo assolutamente parlarti di Nixon perché sono stata alcuni giorni con lui e … Mi auguro che la sorpresa non ti turbi troppo . Tu sai bene che l ' uomo non è mai stato il mio principe azzurro . Però mi avevano detto che il Nixon 1968 era un nuovo Nixon e come potevo resistere alla tentazione di seguirlo , ascoltarlo ? Poteva anche darsi che gli sentissi dire « non voglio più bene al generalissimo Franco » , oppure « basta con le differenze razziali » , oppure « io sono con i giovani dai capelli lunghi » . Ti pare ? La psicanalisi fa miracoli , a volte . E , mi avevano detto , il miracolo del nuovo Nixon si deve alla psicanalisi . Ricorderai infatti che dopo la sconfitta subita nel 1960 a opera di John Kennedy , al povero Nixon non gliene andò più una bene . Si presentò candidato a governatore della California e perse clamorosamente . Cercò la nomina del Partito Repubblicano per battere Johnson , e gli preferirono Goldwater . Sicché alla fine decise di recarsi da uno psicanalista e sapere che cosa vi fosse di sbagliato in lui ( il che richiese moltissimo tempo ) e Richard Nixon uscì dalle sue mani completamente cambiato . Ciò gli permise : 1 ) di tornare alla professione legale e fare un mucchio di soldi in Wall Street ; 2 ) essere scelto come candidato alle elezioni del prossimo autunno . Episodio , quest ' ultimo , che La Stampa di Torino ha giustamente definito la resurrezione più grossa dopo quella di « Lazzaro » . Be ' , i Lazzari hanno sempre sedotto . Così saltai su un aereo e mi recai a Santa Barbara , in California , dove Nixon stava tenendo la campagna elettorale e dove ebbi la mia prima sorpresa . Sai , perché ? Perché era sabato e il sabato , come la domenica , il signor Nixon non si fa vedere : riposa . Il suo dottore esige così . Affinché non si stanchi . Per la stessa ragione però il suo dottore esige che egli riposi altri due giorni dopo avere lavorato il lunedì il martedì il mercoledì , il signor Nixon riposa il giovedì e il venerdì : insomma se ne sta senza far nulla quattro giorni su sette e ora che è candidato , che diavolo farà quando sarà presidente e si stancherà davvero ? Riposerà sette giorni su sette ? Accidenti dirai tu , mica grullo : magari lo potessi far io . D ' accordo . Ma tu , scusa , non vuoi mica avere in mano il destino dell ' America e in certo senso del mondo . E se il signor Nixon riposa quattro giorni su sette ora che è candidato , che diavolo farà quando sarà presidente e si stancherà davvero ? Riposerà sette giorni su sette ? Mi sembra un po ' strano e , comunque sia , egli continuò a riposarsi non fino a domenica sera ma fino alle sei di lunedì pomeriggio , ora in cui giunse alla base militare aerea di El Toro per darmi una seconda sorpresa : la sua paura di essere ucciso . D ' accordo anche su questo : mi rendo bene conto che quanto a fucilate , revolverate , eccetera , i leader americani sono più sicuri in Vietnam che negli Stati Uniti . Però tutti quelli che hanno ammazzato negli ultimi anni e negli ultimi mesi , John Kennedy , Bob Kennedy , Malcom X , Martin Luther King , appartenevano all ' altra parte della barricata . Onestamente non vedo i motivi di tanta paura . E poi si torna al discorso di prima : se fa ' così ora , che diavolo farà da presidente ? Farà assaggiare il cibo a un cane tutte le volte che mangia ? Terrà una guardia del corpo nel letto ? Io quando mi trovai sotto gli occhi quelle decine e decine di agenti del servizio segreto , rimasi di sasso . Li riconoscevi bene dal bottone giallo , verde e nero che portavano alla giacchetta , particolare che li rendeva nient ' affatto segreti , e con quei bottoni stavano dappertutto : perfino nel gabinetto delle signore ( lo so perché ci andai e ne trovai uno che volle vedere i miei documenti ) , perfino sui due elicotteri che volavano bassi sulla base di El Toro cercando ( suppongo ) artiglieria pesante nascosta dai vietcong . Poi l ' aereo di Nixon atterrò , Nixon ne scese , essi formarono come quella nuvola intorno a lui , e attraverso quella nuvola vidi , per la prima volta nella mia vita , il quasi - certo futuro presidente degli Stati Uniti . Fammi subito dire che le fotografie e la televisione lo aiutano molto : visto da vicino non dice nulla di buono . Tanto per cominciare , ha quella faccia tutta spostata a destra come se gli avessero sbattuto sopra un ' usciata : e ciò ti dà un certo malessere . Poi assomiglia a un commissario sovietico : e ciò ti mette addosso l ' agitazione . Sul serio : c ' è qualcosa in comune tra lui e i capi russi cui è sempre piaciuto , del resto . La sua ineleganza , ecco , la sua camminata pesante , la sua gelida consapevolezza di poter fare di te ciò che vuole : democrazia o no . Ti sorride ad esempio e nello stesso momento in cui ti sorride capisci che non gli importa un bel nulla di sapere cosa vuoi e cosa pensi perché in cuor suo ha già deciso cosa devi volere e pensare , cosa ti darà in conseguenza . Guarda mi venne addosso un nervoso che mi girai subito verso sua moglie , a proposito della quale non saprei cosa dire . Fuorché questo anche a lei le fotografie giovano molto . In quelle sembra chissà che , in persona non sa proprio di nulla e l ' unica cosa che ti colpisce in lei è l ' orchidea che porta sulla spalla sinistra : un ' orchidea grossa come un cavolfiore . Qualcuno deve averle detto che l ' orchidea fa la signora e lei non vi rinuncia : del resto in America piace così . Le donne dicevano : « Isn ' t she an elegant lady ? Non è una dama elegante ? » . C ' erano molte donne ad attenderli , per lo più mogli degli ufficiali di El Toro . S ' eran portate dietro i bambini e , come si usava da noi trenta o quarant ' anni fa , non farmi dire per chi , li porgevano a Nixon : perché li baciasse . Ne baciò tanti . Poi , quando n ' ebbe baciati abbastanza , salì su un ' auto blindata e partì : per recarsi a scambiare le idee col suo amico Bebe Rebozo . Ma cosa c ' è nel nuovo Nixon ? Bebe , che gli americani pronunciano Bibi , è un banchiere cubano i cui interessi nell ' America Latina sono forti quanto la sua influenza in Wall Street . Forse per questo non molla mai Nixon e Nixon non molla mai lui : dove vedi l ' uno c ' è l ' altro . L ' opinione di tutti è che se Nixon andrà alla Casa Bianca , Bebe detto Bibi diverrà per lui ciò che Ted Sorensen e Arthur Schlesinger erano per John Kennedy . L ' ho conosciuto , sai , e me l ' hanno presentato . Ha due occhi spietati . I giornalisti che lo conoscono bene sostengono che infatti è crudele . Se un giornalista scrive male di Nixon , Bebe detto Bibi corre a dargli la mano e gliela stringe così : con la sinistra gli cerca i nervi del polso e glieli schiaccia , con la destra gli afferra le dita e gliele piega all ' indietro : finché il disgraziato urla di dolore . Io non ci credo , intendiamoci : ma sembra che una volta lo abbia fatto anche a Nixon , per punirlo di uno sbaglio che Nixon aveva commesso . Ora ti racconto lo sbaglio che qui è arcinoto . Come sai , Nixon ha due figlie : Julie e Tricia , entrambe in età da marito.Julie è già a posto , graziaddio , perchè fidanzata sin dalla più tenera infanzia con un nipote di Eisenhower che presto sposerà . Tricia invece non è fidanzata con nessuno , il che è una preoccupazione . Un giorno Nixon le chiede : « Ma non ce l ' hai un ragazzo Tricia ? » . E Tricia sospira , risponde che ce l ' aveva ma l ' ha lasciata . « Per chi ? » . Per nessuna , risponde Tricia , per andarsene volontario in Vietnam . Passa un po ' di tempo e Nixon le chiede : « Tricia , che ne è di quel ragazzo in Vietnam ? » Tricia sospira e risponde ma pensa papà , sembra che vi sia morto . Esclamazioni di sorpresa , di dolore , e poi proprio in quei giorni la rivista Mc Calls chiede a Nixon un articolo su « I nostri ragazzi in Vietnam » . Nixon accetta e cosa ti mette insieme ? Proprio la storia del ragazzo di Tricia . La scrive anche benino , con la retorica giusta . Questo ragazzo che parte per il Vietnam , mentre Tricia piange . Questo ragazzo che alla fine muore , mentre Tricia piange . Piangono anche alcune decine di milioni di americani leggendola : avresti pianto anche tu , direttore , perché era commovente davvero . E tale resta fino al giorno in cui , chi l ' avrebbe detto , Mc Calls riceve una letterina di questo ragazzo : con l ' ingiunzione che sia pubblicata . Il signor Nixon , dice il ragazzo , deve aver preso un abbaglio . O deve essere stato male informato da Tricia . Perché non solo lui è vivo : in Vietnam non ci è mai andato o non ci andrebbe nemmeno se ce lo mandassero a calci . Tricia smise di vederla , è ben vero : ma perché gli piaceva di più un ' altra che ora ha sposato e con la quale è felice . Il signor Nixon farebbe meglio a controllare le cose prima di fare certe figure e , se continua a far certe figure , cosa c ' è di nuovo nel nuovo Nixon ? Dopo il colloquio con Bebe - Bibi Rebozo , ritrovai Nixon a Yorba Linda : il sobborgo di Los Angeles dove Nixon nacque cinquantasei anni fa e dove Nixon giunse con un corteo di poliziotti che sarebbe bastato a Johnson . Un mucchio di gente era lì ad attenderlo , in massima parte massaie coi bigodini in testa e i pargoli in braccio . C ' erano anche alcuni ragazzi come il ragazzo di Tricia , però alzavan cartelli con la fotografia di Eugene Mc Carthy . Uno agitava un foglio sul quale era scritto : « Nixon ? Humphrey ? Wallace ? Sono contento di non avere ventun anni » . Con ciò alludendo al fatto che non poteva votare perché in America non si vota fino a ventun anni . Perbacco , vorrei proprio sapere se Nixon lo vide quel foglio . Ma forse non lo vide : era troppo occupato a parlare dei giorni in cui abitava a Yorba Linda e sognava orizzonti più vasti , o dei giorni in cui sua moglie era maestra di scuola a Yorba Linda e vinse un maiale in premio . O forse vinse un premio per un maiale . Che aveva allevato . Non capii , non ricordo , le ultime parole si persero tra gli urli della folla che i poliziotti e gli agenti del servizio segreto spingevano per preparare un passaggio a Nixon , che doveva visitare la casa in cui nacque . La casa era di legno , modesta . Dinanzi c ' era una lapide su cui avevan scolpito : « Casa Natale Di Richard Nixon Che Grazie Alla Devozione Per Il Suo Paese Salì Alla Vicepresidenza Degli Stati Uniti . 1952-1960» . Sai quelle lapidi che noi dedichiamo ai padri della patria e agli eroi : però dopo che sono morti da tempo . Io la guardavo , perplessa , e la domanda del ragazzo di Tricia mi pungeva il cervello : ostinata . Ma cosa c ' è nel nuovo Nixon ? Nemmeno i palloncini gli fecero festa La risposta venne ore dopo , al comizio che Nixon tenne all ' auditorium di Disneyland per diecimila persone : tutte bianche . Infatti non ho mai visto un negro in questa campagna repubblicana e in particolare con Nixon . Sembra che i negri non lo amino affatto e che il sentimento sia ricambiato da Nixon il quale non li assume neanche come autisti o sguatteri . Tale particolare ad ogni modo esula da ciò che voglio dirti , e ciò che voglio dirti è che un comizio di Nixon merita d ' essere visto . Non solo perché le ideologie non vi sono mai discusse : gli americani come Nixon sono tipi pratici e non si perdono mai nei meandri della dialettica e della filosofia che del resto ignorano . Ma soprattutto perché lo spettacolo assomiglia a un carnevale . Le bandiere americane erano rette da strane bambine con strani vestiti e strani cappelli , le Nixonette , e sui cappelli era scritto « Io voglio bene a Nixon » . L ' esecuzione delle musiche era affidata a strani giovanotti vestiti con strane uniformi che ricordavano molto i costumi dell ' operetta La vedova allegra : sai quelli con gli alamari d ' oro e le piume . Del resto anche i motivi che suonavano erano più o meno i motivi di La vedova allegra . Ovunque pendevan cartelli di questo tenore : « Dai , Dick dai ! » . « Forza , Dick corri ! » . « Io amo Dick . Snoopy ama Dick » ( Snoopy è un personaggio di Charlie Brown ) . « Pat come prima signora » . L ' intera faccenda era abbastanza buffa , eppure ti metteva addosso una tale tristezza . Forse perché almeno tre quarti della folla era composta da persone anziane . Non ho mai visto tante persone anziane come a quel comizio di Nixon . Avresti detto a osservarlo che la popolazione tra i vent ' anni e i quaranta era scomparsa da Disneyland . Giacché avevo ragione io , direttore , quando dicevo che ascoltare Nixon è come tornare indietro di almeno quindici anni , cioè ai tempi di Eisenhower , della Guerra Fredda , della Grande Paura . Avevo ragione io a dire che accettarlo significa non rendersi conto di quel che è successo in questi quindici anni . Perbacco ! In ogni parte del mondo nascono fermenti nuovi , i vecchi valori vengono riesaminati , perfino il modo di discutere è cambiato , si inneggia ai cecoslovacchi , i Beatles vengono onorati dalle regine . Ma in quel comizio non te ne ricordavi : congelato dentro un passato decrepito , sentivi gli occhi riempirsi di lacrime . Meno male che i palloncini provocarono qualche risata . I palloncini sai , fanno parte del cerimoniale nixoniano . Secondo quel cerimoniale erano stati chiusi dentro grandi reti sospese al soffitto e le reti dovevano aprirsi all ' arrivo di Nixon affinché i palloncini cadessero giù in una pioggia colorata e leggera : a simboleggiare la gioia . Ma quando Nixon arrivò la reti non si aprirono per niente . Tecnici e volontari tiravano le funi , scuotevano le reti , lanciavano ordini colmi di imbarazzo , di rabbia . Nixon puntava il dito al soffitto per darsi un contegno , la signora Nixon si torceva le mani per superare l ' angoscia : ma tutto ciò che accadeva era la liberazione di un palloncino che ogni tanto scendeva giù come un orfano . E la faccenda durò fino al momento in cui Nixon mormorò : « To hell with them » , all ' inferno , poi pronunciò quel discorso che è sempre lo stesso discorso ovunque vada e a chiunque parli . Ma riguarda anche noi . Molto da vicino . « La guerra nel Vietnam la risolvo a modo mio » Disse anzitutto ordine e legge : due parole bellissime quando non suonino come una sacra minaccia . Perché , accidenti , la legge è sacra e l ' ordine è una necessità : ma che razza di legge è una legge che ti nega il diritto di cambiare la legge , che razza di ordine è un ordine che ti nega la libertà di protestare ? La voce dell ' America , questa America che ormai invade le nostre vite , ci piaccia o no , non è forse nata da quel diritto e da quella libertà ? E poi disse basta con le critiche agli Stati Uniti , bisogna restaurare nel mondo il rispetto per gli Stati Uniti , la guida degli Stati Uniti . E poi disse basta , con queste chiacchiere sul Vietnam , se le trattative di Parigi sono a un punto morto , quando lui viene letto lui dice ad Hanoi mi avete stufato , la guerra la risolvo da me a modo mio cioè con la forza . A questo punto sentii un brivido nella schiena . Stavo per abbandonarmi ad atroci pensieri , quando il signor Nixon si mise a parlare di noi . E disse che gli americani erano stufi , sì stufi , di morire per gli europei , spendere i soldi per gli europei , lavorare per gli europei , fare l ' elemosina agli europei . E i diecimila si alzarono in piedi , applaudendo , inneggiando , bravo Dick , giusto Dick , e allora neanche quello che mi era sembrato buffo , come le nixonette , i suonatori , i palloncini , mi parve più buffo . Mi parve anzi tragico , mi parve senza speranza , e abbandonai quel comizio , e lasciai la campagna elettorale di Nixon . Lo rividi a uno di quei pranzi che il Partito repubblicano organizza per raccogliere fondi destinati a far eleggere Nixon . Il pranzo si svolgeva a New York , all ' hotel Americana . Il prezzo per ogni coperto era di mille dollari : oltre seicentoventimila lire italiane . Mi recai a dare uno sguardo e devo ammettere che a condurmi lì fu principalmente la curiosità di sapere cosa si mangia con seicentoventimila lire a testa . Uova d ' oro ? Insalata di rubini e smeraldi ? L ' aria profumava di soldi , di sogni grinzosi , e il salone era pieno dei soliti vecchi . Mi avvicinai a un tavolo , agguantai un menu , e diceva : antipasto di granchio , filetto con broccoli , mousse di albicocca . Nient ' altro e ti giuro , sentii fame per loro : poveri nixoniani . E sentii fame per molte altre cose , ad esempio per l ' America che abbiamo amato tanto e vorremmo ancora amare . E ora , direttore , ti saluto . Sono stata superficiale ? Forse , senz ' altro . Ma il soggetto non meritava di più . Le inchieste Gallup danno la vittoria di Nixon per certa , e la signora Nixon annuncia che alla Casa Bianca le piacerebbe mettere ovunque i tappeti da parete a parete « perché lei nella vita è sempre stata per i tappeti da parete a parete » . Gliene mandiamo uno in regalo ? Giusto per dimostrarle che non siamo i miserabili che a suo marito dice . Affezionatamente tua .
Con gli uomini che vanno sulla Luna ( Fallaci Oriana , 1968 )
StampaPeriodica ,
CAPE KENNEDY , dicembre - Per andare sulla Luna si parte da qui : un punto del nostro pianeta che un tempo chiamavano Cape Canaveral ed ora chiamano Cape Kennedy , dal nome dell ' uomo che pagò con la vita anche il sogno di navigare gli spazi . La regione dove esso si trova è indicata sulle mappe terrestri come Florida , è baciata da un ' estate perpetua , ed è considerata il grosso laboratorio scientifico dell ' emisfero occidentale . Dico occidentale perché per andare sulla Luna si parte , chiunque lo sa , anche da un altro punto del nostro pianeta : quello nella regione indicata sulle mappe terrestri come Kazahstan . Lì però bisogna parlare benissimo il russo , essere iscritti al partito locale , e impegnarsi a non fare la spia a quelli della Florida . Tutto il contrario di ciò che accade in Florida dove bisogna parlare benissimo inglese , non essere iscritti al partito suddetto , e impegnarsi a non fare la spia a quelli del Kazahstan . Tra le due regioni v ' è infatti una concorrenza spietata , paragonabile a quella delle compagnie aeree che fanno lo stesso tragitto , con l ' aggravante che il biglietto non è utilizzabile su entrambe le compagnie , come s ' usa nei viaggi terrestri : o si parte di qui o si parte di là . Secondo me è meglio di qui : il razzoporto è eccellente , circondato da dodicimila chilometri di mare profondo dove le astronavi possono precipitare senza colpir l ' abitato , e la preparazione psicologica addirittura perfetta . Coperto da un sudario di sabbia , di asfalto , di sale marino , il luogo è così brutto che quando ci sei non ti resta che andare sulla Luna dove , se non è meglio , peggio non è . Non a caso scienziati prolissi lo portano a esempio della prossima stazione spaziale . Estinti i sugheri , le palme , i lillà , le trecentoventotto specie di alberi che lo ossigenavano , vi trionfano le piante di plastica ; i prati sintetici si comprano al supermarket come la stoffa . Estinti i coccodrilli , i topi , le zanzare , vi sopravvivono solo i pescicani impiegati dalla NASA per divorare i curiosi che bagnan nel mare anziché nelle piscine , e ciò che qui chiamano uccelli non sono gli uccelli ma i razzi o i missili : sicché chi va a caccia e dice " ho preso un uccello " finisce immediatamente in galera . I motel , che sono alberghi per l ' uomo e l ' automobile , hanno nomi come Satellite , Vanguard , Polaris e non dispongono di camerieri ma di esperti robot : robot per lucidare le scarpe , robot per far i caffè , robot per massaggiare chi è stanco . I giocattoli sono quelli che i figli dei cosmopionieri useranno nelle colonie lunari destinate a sorgere sulla Vallata della Eterna Luce : tutine spaziali , bombolette di ossigeno , astronavicelle che prendono il volo per mezzo di batterie solari . Le cartoline da spedire agli amici non riproducono paesaggi ma razzi , missili , depositi di kerosene , astronauti chiusi nelle capsule Mercury ; la Terra che noi conoscemmo è dimenticata da tempo e nella desolata pianura si scorgono solo le torri di lancio : cattedrali di un ' era che ha sostituto la liturgia con la tecnica . IL CONTO ALLA ROVESCIA Ma cosa succede quando l ' uomo da un porto allo spazio spicca il volo verso l ' immensità ? Sui brividi del conto alla rovescia e sulla partenza per la Luna parla David Morris , medico della NASA . " HANNO tutti paura quando sono lassù . Nessuno resiste all ' angoscia della voce che conta a rovescio prima che esploda l ' enorme fiammata . Più i numeri scendono … meno sette … meno sei … meno cinque meno quattro meno tre … più i battiti del cuore salgono . Shepard , che era salito scherzando , mantenne ottanta pulsazioni al minuto durante la conta finale : ma quando arrivò il meno sette le pulsazioni gli salirono a novanta , al meno quattro erano a novantacinque , allo zero erano a cento . Poi si accesero i fuochi e le pulsazioni salirono a centonove . Poi il razzo partì e le pulsazioni salirono a centoquindici , centoventi , centoventicinque , centotrenta , centotrentacinque , centotrentotto . Per un lungo minuto , il minuto durante il quale si ignora se il razzo continuerà a salire o scoppierà , le sue pulsazioni rimasero a centotrentotto . Sono uomini come gli altri , mi creda . Per me c ' è solo un giorno in cui son diversi dagli altri , superuomini forse . Ed è la vigilia della partenza : quando vanno a dormire , tranquilli , si addormentano immediatamente , tranquilli , poi all ' alba che potrebb ' essere la loro ultima alba si svegliano riposati e contenti come se andassero a caccia di folaghe " . E quando partirono per la Luna , dottore ? Anche allora si svegliarono contenti come se andassero a caccia di folaghe ? " Sicuro . Il sistema è lo stesso e non dimentichi che sono soldati : andare sulla Luna per loro è come andare alla guerra , ma con meno probabilità di morire . Si rendono conto , evidente , che rischiamo di andare a morire : tuttavia sanno bene che non li faremmo andar su se le probabilità di salvezza non fossero al 99,99 per cento . Una cosmonave è meno pericolosa degli aerei supersonici che erano abituati a collaudare , e da terra li seguiamo secondo per secondo , possiamo portar loro soccorso . Perché dovrebbero essere meno tranquilli ? " . Perché vanno sulla Luna , dottore . " Sciocchezze . Anche sulla Luna li seguiamo , le ho detto : mentre atterrano , scendono , si spostano … " . Dottore scherziamo ? Un uomo ha aperto una capsula e scende su un mondo dove nessuno è mai stato : ed egli lo sa . Appoggia i piedi dove nessuno li ha mai appoggiati , gira gli occhi dove nessuno li ha mai girati : ed egli lo sa . Lentamente , cautamente , fa il primo passo ; l ' umanità intera , coloro che sono morti , fa quel passo con lui : ed egli lo sa . Non v ' è scoperta di isola , né di oceano , né di continente in questo pianeta che possa paragonarsi a quel primo lentissimo , cautissimo passo : ed egli lo sa . L ' oggetto dal quale è disceso potrebbe non ripartire mai più , condannarlo a morire su questo deserto e lontano centinaia di migliaia di miglia da casa : ed egli lo sa . Dottore , lei crede davvero che le sue pulsazioni non supereranno le centotrentotto al minuto ? Ma cos ' è , quest ' uomo , un robot ? " Gli astronauti " , dice il dottore , " non sono robot . Non volevamo robot " .
L'uomo è sulla Luna ( Fallaci Oriana , 1969 )
StampaPeriodica ,
Alle 4.57 del 21 luglio 1969 l ' uomo ha messo piede sulla Luna . È cominciata così una nuova era nella storia umana : la conquista degli altri mondi , la scalata ai corpi celesti , l ' assalto allo spazio . Non più prigioniero del proprio pianeta , l ' uomo si è proiettato verso approdi ignoti . Finita la preistoria spaziale , si entrava nell ' era cosmica . Di questa grandiosa avventura che ha portato l ' uomo a violare il pianeta proibito , L ' Europeo forniva una cronaca destinata a diventare storia . Saranno queste parole , udite nel corso della lunga " notte della Luna " , a raccontare nei secoli l ' avventura più grande dell ' uomo del nostro tempo . È una cronaca vissuta minuto per minuto sul luogo stesso dal quale veniva comandata la missione lunare , al fianco degli uomini che a 400mila chilometri di distanza governavano l ' astronave da Terra ; e racconta , attraverso le parole testuali dei protagonisti , ciò che è avvenuto in quelle ore che hanno cambiato il destino dell ' umanità . Ora che lo spettacolo paradossale è finito , il dramma concluso , e i confini della nostra intelligenza e della nostra storia si sono allargati fino al Mare della Tranquillità , ci sentiamo come assuefatti all ' idea di possedere la Luna e quasi sorridiamo delle nostre ansie e dei nostri timori : non era poi così difficile , dicono alcuni , si accende un fiammifero e via . Ci si abitua a tutto , anche al miracolo d ' essere usciti dalla nostra prigione di azzurro per approdare a quell ' isola brutta : presto ce ne scorderemo , come abbiamo scordato il miracolo del primo pesce che uscì dalle acque per approdare alla terra e diventare un uomo . Ripetere la sfida non ci sembra più un rischio blasfemo , e della meravigliosa avventura non resterà presto che una carnevalata intorno a due piloti cui abbiamo già regalato la patente di eroi , l ' immagine sui francobolli , il nome nei libri di scuola , un posto nella storia . Forse il successo ci ha fatto perdere il senso delle proporzioni , forse ciò che è avvenuto è troppo grande per esser giudicato da noi : così come quel pesce non si rese conto di uscire dall ' acqua per diventare uomo , noi non ci rendiamo conto di avere toccato un altro pianeta per diventare qualcosa che non sappiamo nemmeno immaginare . Il giudizio spetterà ai figli dei figli dei nostri figli . A noi contemporanei , a noi spettatori , resta solo da narrare ciò che abbiamo visto e udito ora con orgoglio ora con vergogna . Giacché siamo composti dell ' uno e dell ' altra , e anche nel viaggio verso la Luna gli uomini hanno dimostrato la loro bellezza e la loro bruttezza , che è come dire la loro umanità . Ecco dunque la cronaca di quei due incredibili giorni e di quell ' incredibile notte come li ho visti a Houston , Texas , dal momento in cui la prima astronave terrestre si posò sulla Luna , il 20 luglio 1969 , fino al momento in cui ne ripartì , il 21 luglio 1969 . The Eagle has landed , l ' Aquila è atterrata C ' era stata quest ' ultima notte durante la quale neanche Neil Armstrong e Buzz Aldrin e Michael Collins erano riusciti a dormire bene e avevano sonnecchiato per poco più di quattr ' ore : secondo i dati forniti dai cervelli elettronici che da bordo raccontano tutto al Centro controllo . La notte fra il sabato 19 luglio e domenica 20 luglio . I tre astronauti si erano svegliati alle cinque del mattino , ora di Houston , dopo avere orbitato l ' altra faccia della Luna , ed era subito cominciato un dialogo tecnico , parametri e traiettorie e costanti , condotto dal Capsule Communicator che per il momento era l ' astronauta Ron Evans , e dopo quel dialogo era seguita la lettura delle notizie terrestri , accolta con un distacco quasi sgarbato . « Buzz , tuo figlio Andy ha fatto il giro della Nasa ieri pomeriggio e suo zio Bob l ' ha accompagnato a visitare anche il laborato … » . « Grazie » , lo aveva interrotto seccamente Aldrin . Nessuna notizia sembrava interessarli , divertirli , commuoverli , nemmeno quella che in tutte le chiese del mondo si pregasse per loro o che Richard Nixon avesse ordinato una funzione speciale alla Casa Bianca , o che la loro squadra preferita di baseball , la National League , si apprestasse a giocare a Washington con l ' American League , o che il titolo di miss Universo fosse stato vinto da una filippina di 18 anni battendo miss Finlandia e miss Australia . S ' erano decongelati un pochino solo quando Ron Evans aveva raccontato la leggenda di Chan Go : « Attenti , la ragazza è cinese e si chiama Chan Go . Vive sulla Luna da 4mila anni , rubò a suo marito la pillola dell ' immortalità . È facile trovarla perché se ne sta con un grande coniglio all ' ombra di un albero di cannella » . Con la sua voce di pietra , Aldrin aveva risposto : « Okay , Ron . Cercheremo di trovare la ragazza con il coniglio » . Era arrivata questa domenica , ma non una domenica come le altre , cioè spensierata , rilassata , festosa . Alle 8 , anziché i soliti programmi a quiz , la televisione aveva cominciato a trasmettere servizi speciali che davano l ' immagine della nostra galassia , della Via Lattea , del nostro sistema solare , mentre una voce leggeva la Genesi : " E in principio Dio creò il Cielo e la Terra , e la Terra era vuota e senza forme , e l ' oscurità era sospesa sul cielo e la terra … " . Del resto molti , quella mattina , citavano la Genesi : preti cattolici e pastori presbiteriani , metodisti , episcopali . A Houston le chiese erano piene , impiegati della Nasa scienziati astronauti : v ' è un momento in cui la tecnologia non basta più a dare agli uomini fiducia in se stessi e la loro sapienza si scioglie in debolezza . Li vedevi entrare e uscire dalle chiese , quegli uomini , tutti compunti , tutti tesi nell ' ansia . L ' angoscia era aggravata da un cielo livido che annunciava la pioggia e verso mezzogiorno c ' era stato uno scroscio rabbioso , scalognatore . Nessuno si sentiva ottimista , tranquillo . Nell ' edificio dove la Nasa ospitava la sala stampa i giornalisti passeggiavano impazienti . Uno ripeteva : « Non la so scrivere questa cosa , non la so scrivere . Non è una storia da giornalisti , ci vorrebbe Omero » . In città , le sole persone che dimostrassero serenità erano le mogli di Armstrong , Aldrin e Collins . Addestrate dai loro mariti , « la Luna è una normale conquista della tecnologia » , erano giunte a quel giorno con la principale preoccupazione di apparire graziose in tv e una , la moglie di Aldrin , aveva fatto a tale scopo una cura dimagrante . Grazie a essa aveva potuto esibirsi in costume da bagno sui bordi della sua piscina , offrendosi alla folla e alle macchine da presa della Cbs dinanzi alle quali aveva scherzato , sorriso , spiegato che i tre sarebbero allunali e tornati . Cosa di cui neanche Wernher Von Braun sembrava sicuro . Nell ' ultima conferenza stampa gli era sfuggita una frase : « Siamo abbastanza maturi da sopportare lo shock se la missione non sarà completata » . Alla caffetteria della Nasa , dove era sceso per mangiare un panino mischiato alla folla , Von Braun era apparso cupo e aveva rifiutato di firmare una fotografia del Saturno . E così siamo giunti al pomeriggio fatale , quello in cui due uomini del nostro pianeta avrebbero tentato di sbarcare sulla Luna . Erano due uomini che nessuno aveva scelto perché migliori degli altri e il loro unico merito consisteva nell ' essere bravi piloti , ma non migliori di altri . Umanamente non valevano granché . Privi di fantasia e di umiltà , prima della partenza si erano mostrati arroganti , durante il volo non si erano resi simpatici : mai una frase dettata dal cuore , un motto scherzoso , un ' osservazione geniale . Avevano visto la Terra che si allontanava centinaia di migliaia di miglia e tal privilegio s ' era risolto in un ' arida lezione di geografia : « Vedo a destra la penisola dello Yucatán , a sinistra la Florida … » . Qualcuno li aveva definiti " unmanned crew " , equipaggio senz ' uomo , il termine che si usa per le astronavi che non hanno persone a bordo . Amareggiato e deluso dal loro silenzio , li perdonavi solo sapendo che avevano paura , ma neanche ciò bastava ad amarli mentre l ' ora si avvicinava . L ' ora era fra le 3 e le 3 e mezzo . Quelle due macchine straordinarie chiamate Lem e capsula Apollo si erano ormai staccate : l ' Apollo orbitava la Luna con Mike Collins , il Lem si abbassava sul Mare della Tranquillità con Armstrong e Aldrin . Ma non si chiamavano più Apollo e Lem : il primo lo avevano ribattezzato Columbia , dal nome del razzo di Jules Verne , il secondo Eagle , cioè aquila : simbolo amato dai militari . Nel distintivo fatto disegnare dai tre si vedeva un ' aquila che scende con le ali spiegate e gli artigli spalancati fra i crateri della Luna . Osservandolo , alcuni avevano ricordato che l ' impegno di sbarcare sulla Luna entro il 1970 era stato assunto da John Fitzgerald Kennedy dopo la crisi di Cuba , anzi dopo la Baia dei Porci , per scopi strettamente politici . C ' era bisogno di una grossa impresa che restituisse prestigio e rispetto agli Stati Uniti e la Luna era apparsa la soluzione più facile e più clamorosa . Lo stesso Lyndon Johnson aveva confermato ciò in una trasmissione televisiva . Poi , d ' un tratto , scoppiarono le 3 del pomeriggio . D ' un tratto , come questo viaggio che avevamo atteso per anni e a cui , tuttavia , non eravamo ancora preparati . Sai , come quando nasce un bambino e per nove mesi lo si vede crescere nel ventre , si sa che dal ventre dovrà uscire , ma arriva il momento e ti coglie una specie di sorpresa , di panico , nasce il bambino , è appena nato il bambino e ci accorgiamo che non siamo pronti a riceverlo . Non successe nulla di straordinario che ci desse l ' allarme , non suonò un campanello , non gracchiò un altoparlante per dirci che erano le tre , forse non guardammo nemmeno l ' orologio . Ma all ' improvviso ci accorgemmo che l ' ora era giunta e tutto cambia . Non ci importò più che la Luna rappresentasse un volgare scopo politico , non ci importò più che i due uomini scelti dal caso fossero antipatici . La Luna divenne qualcosa di religioso e i due uomini divennero qualcosa di santo : un simbolo di tutti noi , vivi o morti , buoni e cattivi , stupidi e intelligenti , noi pesci che cerchiamo sempre altre spiagge senza sapere perché . E ovunque passò come un brivido , lo stesso che in quel momento scuoteva chiunque ascoltasse una radio , nel mondo , o sedesse dinanzi a un televisore , o sapesse quel che stava accadendo . Le macchine da presa della tv erano puntate sul Centro controllo dove si dirigono le operazioni di volo . Il Centro controllo si affollò e dietro un vetro apparve Von Braun , con il capo chino e le braccia conserte come se pregasse . Ai tavoli coi monitor e i cervelli elettronici gli ingegneri e gli astronauti e i tecnici si accomodarono meglio le cuffie . Ron Evans si alzò e lasciò il posto a Charlie Duke ( astronauta che fungeva da " capcom " , capsule communicator , cioè colui che aveva il compito di comunicare direttamente con l ' equipaggio . Fu pilota del modulo lunare di Apollo 16 e decimo uomo a mettere piede sulla Luna nel 1972 , ndr ) . Accanto a lui c ' era soltanto Pete Conrad , il comandante del prossimo equipaggio destinato alla Luna in novembre . Immobili , tutti e due , tirati . Nella sala stampa invece si raddoppiò il trambusto , spostare di sedie , squillare di telefoni , battere di telescriventi , urla isteriche . Chi chiamava Tokyo , chi Berlino , chi Roma , chi Praga , chi Rio de Janeiro ! « Press emergency , press emergency call ! Chiamata stampa di emergenza ! Emergenza ! » , oppure : « Il cavo ! Il cavo ! » , altri defluirono verso l ' auditorium . C ' era questo auditorium , che è immenso , e c ' era questo schermo che è enorme : quattro metri per sei . Si fece buio , si accese lo schermo , e non vi apparve nulla per chi non sapesse , ma vi apparve qualcosa di tremendo per chi sapesse : i numeri della conta a rovescio . Le ore , i minuti , i secondi . Le ore erano ormai a zero , i minuti erano dieci , i secondi spaccavano senza darli il tempo di leggerli : macchie luminose tremanti come le nostre mani , i nostri ginocchi . E l ' audio martellò , nel silenzio , poi diffuse una voce che era la voce di Charlie Duke , un ' altra voce che era la voce di Armstrong . Giungeva disturbata da sibili , fischi , 400mila chilometri laggiù nel cosmo , ma si capiva tutto ciò che diceva , e quel dialogo , Dio quel dialogo , noi che lo udimmo non lo scorderemo mai . Ci saremmo molto turbati , più tardi , a vederlo uscire dal Lem e camminare sulla Luna . Però mai quanto nei dieci minuti o dieci secondi che precedettero l ' allunaggio . Se chiedi a chi c ' era : « Tu hai pianto di più al momento in cui Armstrong ha allungato il piede o al momento in cui il Lem si è posato ? » , la risposta è identica : « Al momento in cui il Lem si è posato » . Le tre e 17 minuti e dieci secondi del 20 luglio 1969 , ora di Houston . Vogliamo riascoltare gli ultimi 14 secondi prima che quel bambino nascesse ? Charlie Duke : « Aquila , qui Houston . Tutto pronto per l ' atterraggio . Chiudo » . Neil Armstrong : « Roger . Capito . Pronto per l ' atterraggio » . Charlie Duke : « Roger » . Armstrong : « Allarme 12 . 12.01» . Charlie Duke : «12.01» . Armstrong : « Siamo pronti . Stai lì , pronti . 2mila piedi . 2mila piedi nell ' Ags . 47°» . Charlie Duke : « Roger . Calato » . Armstrong : «47°» . Charlie Duke : « Aquila , siete perfetti . Siete sul go . Go ! » Armstrong : «35°… 750 , si scende giù a 23; 700 piedi , 21 e giù . 36° , 600 piedi , giù a 19; 510 piedi , giù a 30… giù a 30… giù a 15; 400 piedi , giù a 9… 8 , avanti . 350 , giù a 4; 330 , giù a 3 e mezzo . L ' ago è tutto teso sulla velocità orizzontale … 300 piedi , giù a 3 e mezzo … giù 1 al minuto . 1 , 1 e mezzo giù … vedo la nostra ombra laggiù … 50 , giù a 2 , 2 e mezzo . 19 , avanti . Altitudine velocità 3 e mezzo , giù , 220 piedi . 13 , avanti … 11 , avanti … scende proprio bene , bene . 200 piedi , 4 e mezzo e giù . 5 e mezzo e giù . 170 . 6 e mezzo e giù . 5 e mezzo e giù . 9 . avanti . 5 per cento , quantità luce 705 piedi , tutto va bene . Giù a metà , 6…» . Charlie Duke : «60 secondi , Neil » Armstrong : « Accese luci . Giù a 2 , 2 e mezzo . Avanti avanti ! Bene ! 40 piedi , giù a due e mezzo … stiamo sollevando polvere … 30 piedi … 2 e mezzo giù … c ' è un ' ombra debole debole . 4 avanti … 4 avanti , stiamo piegandoci un poco a destra … 6 giù » . Charlie Duke : «30 secondi , Neil » . Armstrong : « Avanti … ci stiamo spostando a destra … contatto luce . Okay . Chiudo i motori . Chiudo il controllo automatico . Chiudo il motore di discesa . Motori chiusi . Siamo sul 413» . Charlie Duke : « Ti leggiamo , Neil » . Armstrong : « Houston , qui base della Tranquillità . L ' Aquila ha atterrato » . Charlie Duke : « Roger . Tranquillità , ti leggiamo da Terra . C ' è un bel mucchio di tipi qui che stanno per diventare blu . Ma respiriamo di nuovo . Grazie infinite » . Nell ' auditorium , e anche nel Centro controllo , le parole di Charlie Duke non le udì nessuno . Perché dopo il messaggio di Armstrong , « qui base della Tranquillità , l ' Aquila ha atterrato » , la tensione si ruppe e salì al cielo un applauso che era l ' applauso più fragoroso e più lungo che avessi mai udito , e insieme all ' applauso un concerto di singhiozzi , di urli , di esclamazioni dove il sollievo si univa alla gioia , la gioia allo stupore , lo stupore all ' orgoglio , e ciò non soltanto nell ' auditorium , ma nei corridoi , nelle cabine radio , nelle stanze delle telescriventi , negli uffici , nello stesso Centro controllo dove mi dicono che Von Braun piangesse come un bambino . E piangeva Wally Schirra , e molti degli astronauti , e i direttori di volo . Il volto di Pete Conrad aveva il colore del gesso , quello di Alan Bean che scenderà con lui era terreo . Si alzò Charlie Duke , lasciò il posto a Ron Evans , spalancò la porta del Centro controllo , entrò nel recinto dei Vip e aggrappandosi a tutti balbettava : « We did it , we dit it ! Ce l ' abbiamo fatta , ce l ' abbiamo fatta ! » . Poi Duke uscì dal recinto dei Vip , si mise a correre per le stanze , per gli edifici , ripeteva « we did it , we did it , o God God God ! Dio Dio Dio ! » . Questi uomini forti , sempre freddi e sempre distaccati , questi uomini sempre convinti che una ruota debba girare per il semplice fatto che è una ruota . Ci volle un bel po ' perché si ricomponessero , ci ricomponessimo , e ripensassimo alla voce con cui Armstrong aveva detto « l ' Aquila è atterrata » . Una voce soffice , tranquilla , priva di qualsiasi emozione . Più tardi il medico di volo informò che al momento dell ' atterraggio il polso di Armstrong era salito a 156 . Lui che non va mai oltre i 70 , i 90 . Ma dalla voce non sembrava davvero , e con quel tono soffice , tranquillo , privo di qualsiasi emozione , continuò a dare le informazioni , spiegò il punto in cui era atterrato , un triangolo compreso fra una collina chiamata Zampa di gatto , una montagna chiamata Ultima freccia e un cratere detto Zeta . Finalmente lasciò che Aldrin descrivesse ciò che vedeva dal finestrino del Lai . Era tornato Charlie Duke ; il dialogo è con Charlie Duke . Aldrin : « Houston , deve esservi apparsa una fase finale molto lunga . Lo è stata . Il sistema automatico ci stava portando dritti in un campo di football , voglio dire un cratere che aveva l ' ampiezza di un campo di football , con un gran numero di massi enormi , circa il diametro di uno dei crateri minori , sicché abbiamo dovuto controllare la discesa a mano e cercare una zona ragionevolmente buona in quel campo di rocce » . Charlie Duke : « Roger . Ricevuto . Era bello da qui , Tranquillità . Chiudo » . Aldrin : « Ora entriamo nei dettagli di ciò che vedo intorno a me . Be ' , sembra una collezione di ogni specie di rocce per ciò che riguarda la forma , l ' angolosità , la granulosità . Sono estremamente varie . I colori cambiano parecchio a seconda di come li guardi nella luce . In genere non sembra esserci molto colore , direi niente affatto colore . Però sembra che alcune delle rocce e dei massi , e anche di questi ve ne sono parecchi vicini a noi , sembra che alcuni abbiano colori interessanti . Chiudo » . Charlie Duke : « Roger , ricevuto . Ci sembra che tutto vada bene , Tranquillità . Ora vi lasciamo lavorare sulla conta a rovescio simulata e poi ci riparliamo . Chiudo » . Aldrin : « Okay . Questo 16G è proprio come un aeroplano » . Charlie Duke : « Roger , roger . Tranquillità , dovete sapere che in questa stanza c ' è un mucchio di facce sorridenti , e anche in tutto il mondo » . Aldrin : « Due sono anche qui dentro » . Charlie Duke : « È stato un gran bel lavoro , ragazzi » . Fu a questo punto che intervenne la voce fra divertita e mortificata di Collins : « Non dimenticatevi di qualcuno che è dentro questa capsula » . Quel Collins sempre messo da parte e destinato a essere messo da parte , quel Collins che se ne andava solo intorno alla Luna . Nessuno gli rispose . Il dialogo fra il Centro controllo e il Lem continuò . Charlie Duke : « Tranquillità , qui Houston . Avete atterrato con un ' inclinazione di 4 gradi e mezzo . Chiudo » . Aldrin : « Sì , è confermato dai nostri strumenti . Chiudo » . « Houston , qui Columbia , Houston ! Non potreste mettermi in contatto con loro ? » , disse Collins , commovente come la sua solitudine . « Okay , Columbia . Ora ti ci mettiamo » , disse Charlie Duke . « Di ' qualcosa che possano udire , Mike . Chiudo » . « Qui Columbia . Cosa devo dire ? » . « Qualcosa che possano udire , qualcosa . Chiudo » . « Roger . Base della Tranquillità , qui Columbia . Ragazzi , visto di quassù è stato proprio straordinario . Avete fatto un lavoro straordinario , ragazzi » . « Grazie , Mike » , rispose Aldrin . « Ora tieni stretta quella base in orbita , tienila pronta per noi » . « Lo farò , Buzz , lo farò » . Poi intervenne di nuovo Armstrong . « Houston , qui base della Tranquillità . I ragazzi a Terra avevano detto di non essere certi che ce l ' avremmo fatta e invece … eravamo un po ' preoccupati dal sistema di allarme , questo sì . Proprio durante la discesa , e a parte il momento in cui dovevamo scegliere un buon posto per atterrare , voglio dire a parte una buona occhiata ai crateri nella fase finale , non m ' è riuscito di identificare bene quel che c ' era all ' orizzonte » . Charlie Duke : « Non te la prendere , Neil . A quello ci pensiamo ora . Chiudo » . « Può interessarti sapere che non ho notato e non noto difficoltà alcuna nell ' adattarmi a un sesto di gravità . Direi anzi che mi riesce naturale , spontaneo , muovermi in un sesto di gravità » . « Roger , ricevuto . Bene . Chiudo » . « Houston , ora ti do le informazioni . La mia sinistra è praticamente poco sopra il livello di un grande numero di crateri il cui diametro va dai cinque ai 50 piedi . Vedo anche molte vette montagnose alte dai 20 ai 30 piedi . E migliaia , letteralmente migliaia di minuscoli crateri larghi un piede o due . Di fronte a me , a qualche centinaio di piedi , vi sono alcuni blocchi di roccia irta e angolosa , dai bordi appuntiti , alti circa due piedi . E c ' è una collina sul nostro orizzonte , proprio in linea diretta con i due finestrini . Giudicarne la distanza è impossibile , ma direi un miglio o mezzo miglio » . Mike Collins : « Sembra molto meglio di ieri , Neil , quando si guardava in quell ' angolatura bassa del Sole . Ieri il terreno appariva accidentato come una pannocchia di granoturco » . « Era davvero accidentato , Mike . Nella zona di atterraggio era estremamente punteggiato di crateri e di pietre . Alcune pietre … più grandi di cinque o 10 piedi » . « Nel dubbio , atterra lungo » . ( È una espressione dei piloti : « When in doubt , land long » . Gran parte delle loro frasi erano nel linguaggio dei piloti : per esempio non dicevano « non preoccuparti » , dicevano « niente sudore , no sweat » . E non dicevano « chiudo » , dicevano « break , break , rompi , rompi » ) . « È quel che abbiamo fatto , Mike » . Charlie Duke : « Tranquillità , qui Houston . Vorremmo che tu mettessi in funzione il memory E . Chiudo . Columbia , qui Houston . Per te abbiamo un P22 , se sei pronto a ricevere » . Mike Collins : « Sissignore , ai tuoi ordini » . Armstrong : « Dunque , dicevo , direi che il colore della superficie intorno a noi è paragonabile a quello che abbiamo osservato in orbita : a 10° di angolatura del Sole . È un colore sostanzialmente senza colore , grigio bianco , molto bianco , e il grigio è gessoso quando guardi alla fase zero . Però quando guardi a un ' inclinazione di 90° è un grigio molto più scuro , è un grigio cinereo , color della cenere . Alcune delle rocce che sono state investite o rotte dal razzo sono all ' esterno di un color grigio chiaro e all ' interno di un grigio scuro , scurissimo , quelle rotte , mi spiego . Sembrano basalto » . Interruzione di Charlie Duke : « Tranquillità , qui Houston . Per favore depressurizzate di nuovo il carburante e l ' ossigeno . Stanno salendo troppo » . Armstrong : « Okay carburante e ossigeno in partenza » . Charlie Duke : « Tranquillità , ho detto che potete aprire sia il carburante che l ' ossigeno . Chiudo » . Armstrong : « Okay , okay » . Charlie Duke : « Tranquillità , ripeto : depressurizzate il carburante . Depressurizzate , depressurizzate ! Sta aumentando rapidamente di pressione . Chiudo » . Armstrong : « Ma noi segniamo 30 Psi del carburante e 30 di ossigeno » . ( Psi significa Pound square inch , cioè libbre ogni pollice quadrato ) . Charlie Duke : « Noi leggiamo qualcosa di diverso sui nostri strumenti . Per favore , depressurizzate il carburante e l ' ossigeno ho detto » . Armstrong : « Okay depressurizziamo . Teniamo aperto . Ora l ' ago segna 21 Psi . E ora 20 . E ora 15 . E ora 0» . Charlie Duke : « Bene , chiudi , grazie » . Armstrong : « Chiuso . Dai finestrini non abbiamo potuto vedere le stelle , avevamo la visiera dell ' elmetto calata . Ora Buzz tenta di vederle con le lenti ottiche , io sto guardando la Terra . È grande e lucente e bella » . Charlie Duke : « Tranquillità dev ' essere proprio un gran bello spettacolo . Chiudo . Columbia , qui Houston . Mancano due minuti al vostro Los . ( Loss of signal , cioè perdita di contatto con la Terra , quando l ' astronave passa dall ' altra parte della Luna . Mike Collins stava infatti dirigendosi verso l ' altra faccia della Luna ) . « Mike , sei proprio bello mentre te ne vai sopra la collina . Chiudo » . Collins : « Okay grazie . Sono contento di sapere che anch ' io funziono bene . Avete nulla da suggerire ? La posizione che tengo mi sembra giusta » . Charlie Duke : « Perfetta . Mike » . Collins : « Sarebbe anche ora di mangiare , no ? » . Charlie Duke : « Ripeti » . Collins : « Be ' , non importa » . Charlie Duke : « Mike , tieni quella posizione . È buona » . Collins : « Grazie » . E sparì dall ' altra parte della Luna , a volare solo in quel nulla fatto di silenzio . Per un ' ora non avrebbe potuto comunicare con nessuno , sapere ciò che accadeva ad Armstrong e a Aldrin , dire quel che accadeva a lui , per esempio , se avesse potuto dire l ' invidia , la malinconia che provava a pensare di non poter scendere sopra la Luna , lui : essere arrivato fin quasi a toccarla e non toccarla , girarci intorno come Caino e perdersi tutta la gloria , rendendosi conto che quando parlavano a lui era quasi per gentilezza , di lui non si curavano affatto o ben poco , tutta l ' attenzione era per Armstrong e Aldrin , e a lui era toccato proprio il lavoro peggiore : povero Mike . Poi , erano ormai le 4 e mezzo del pomeriggio , il medico di volo annunciò che Armstrong e Aldrin si sarebbero messi a mangiare , subito dopo a dormire . Uscimmo , dall ' auditorium . La pioggia era cessata , colava a picco un sole bollente , accecante ; e la Nasa brulicava di folla . In segno di festa avevano improvvisamente aperto i cancelli , e sotto una copia del Lem , in mezzo al prato dell ' edificio numero uno , erano accampati una dozzina di neri , giunti apposta da Washington per dimostrare contro il viaggio sulla Luna e sfruttare la presenza dei giornalisti . Si riparavano dal sole con ombrelli neri e battendo le nocche sull ' asta dell ' ombrello cantavano : « Hanno la Luna in mano , hanno Neil Armstrong in mano , hanno Buzz Aldrin in mano , hanno il Vietnam in mano , hanno i bambini che muoiono di fame in mano , hanno la potenza in mano , hanno l ' ingiustizia in mano » . La maggior parte erano donne ben vestite o grasse , e c ' era anche una ragazza bianca con i capelli biondi e i blue - jeans . Arrivò la polizia ; dolcemente , per non dare scandali , li invitò ad andarsene . Alle cinque e mezzo si seppe che Armstrong e Aldrin non sarebbero andati a dormire dopo mangiato : per la prima volta avevano infranto il programma e dimostrato qualcosa di umano , l ' impazienza . E con impazienza avevano chiesto il permesso di prepararsi a uscire subito sulla Luna e il permesso gli era stato accordato . L ' avvenimento era atteso per le otto e mezzo di sera e quel giornalista ripeteva : « Io non ci riesco , io non ci riesco . Ci vuole Omero » . I am at the foot of the ladder , sono ai piedi della scaletta A Houston , quella sera , non si vedeva la Luna . Era coperta da nubi fitte , nuovamente gonfie di pioggia . E in quel cielo senza Luna , nuovamente gonfio di pioggia , arrivarono le otto e mezzo che divennero presto le nove : alle otto e mezzo Armstrong e Aldrin non erano ancora pronti a uscire . Le nove divennero presto le nove e mezzo : neanche alle nove erano ancora pronti a uscire . Alle nove e mezzo il Centro controllo annunciò che erano pronti e mancava circa un quarto d ' ora all ' apertura dello sportello . Allora nell ' auditorium ci mettemmo a fissare l ' enorme schermo dove si avvicendavano , allineate , le informazioni dei cervelli elettronici . L ' informazione che ci interessava era al penultimo rigo , dove stava scritto Plss . Significa : Post landing survival system , ed è in sostanza il contenitore di ossigeno che gli astronauti si attaccano dietro le spalle e poi mettono in funzione al momento in cui la cabina del Lem viene depressurizzata e lo sportello si apre . Accanto alla parola Plss leggevi , fino alle 9.45 , 00 : 00,00 . Ma alle 9.45 l ' ultimo zero divenne un uno e poi un due e poi un tre e i secondi divennero con velocità pazza minuti e sapemmo che la cabina era stata depressurizzata , lo sportello aperto . In principio ci furono solo le voci . Infatti la macchina da presa della televisione era chiusa in un settore del Lem che poteva essere azionato solo dall ' esterno e , per azionarlo , Armstrong doveva uscire , poi scendere fino a metà scaletta . Le voci giungevano a noi molto nitide e non eran le solite voci di pietra , erano voci molto preoccupate , molto incerte . Soprattutto quella di Armstrong che finalmente tremava come deve tremare la voce di un uomo che la prima volta mette piede sulla Luna . Tremavamo anche noi , però . Dio , come tremavamo . Voce di Armstrong : « Bene … » . Voce di Aldrin : « Quasi pronti per andare giù a prendere … » . Voce di Armstrong : « È giù il mio indicatore ? Okay , ora siamo pronti ad agganciare Lec » ( Launch escape control , cioè la corda per calare le scatole di alluminio e gli strumenti ) . Voce di Aldrin : « Ora che vai giù , Neil , metti il sacchetto così , È meglio . Neil , te lo sei legato ? » . Voce di Armstrong : « Sì , ora bisogna agganciare questo » . Voce di Aldrin : « Questo lascialo qui » . Voce di Armstrong : « Sì » . Voce di Aldrin : « Okay , la visiera , Neil . Abbassala . Neil , stai voltando le spalle alla passerella della scaletta . Avanti . Su . Bene . L ' hai trovata … un po ' più verso di me . Neil … ora dritto . Giù … riposati un poco » . Lo guidava nel modo in cui si guida un cieco che impara a camminare nel buio . Affettuosamente , prolissamente . Lo guidava nel modo in cui i pesci guidarono il pesce che uscì in cerca della riva asciutta , allargando le branchie per respirare l ' ossigeno . E la riva era questa distesa di sabbia sconosciuta grigia e ostile . Voce di Aldrin : « Neil , te la stai cavando proprio bene , Neil . Torna verso di me ancora un poco . Okay , giù . Muoviti … Tira giù a sinistra … okay . Ora va meglio . Sei sulla piattaforma . Metti il piede sinistro un po ' a destra . Così . Bene . Girati un poco a sinistra » . Voce di Armstrong : « Okay , ora controllo questi sacchetti » . Voce di Aldrin : « Non subito , aspetta . I sacchetti dopo . Girati un po ' a destra . Ecco , ora va meglio » . Voce di Armstrong : « Va bene così ? » . Cercava l ' approvazione dell ' altro come un bambino e all ' improvviso persino la sua voce sembrava quella di un bambino . Così mite , esitante , gentile . « Va bene così ? » . Voce di Aldrin : « Benissimo , Neil . Hai molto posto alla tua sinistra » . Voce di Armstrong : « Come me la cavo , Buzz ? » . Voce di Aldrin : « Bene , ti ho detto . Bene . Ora li vuoi quei sacchetti ? » . Voce di Armstrong : « Sì . Dammeli . Okay , Houston . Sono sulla passerella . I am on the porch » . Voce di Aldrin : « Resta un minuto dove sei , Neil » . Voce di Armstrong : « Okay » . Voce di Aldrin : « Ho bisogno di allentare un poco la corda , Neil » . Voce di Armstrong : « Hai bisogno di allentarla , Buzz ? » . Voce di Aldrin : « Aspetta un minuto » . Voce di Armstrong : « Okay » . Voce di Aldrin : « Okay , tutto è bello e pieno di sole qui » . Voce di Armstrong : « Vuoi tirare un poco più su lo sportello aperto ? » . Voce di Aldrin : « Ora lo tiro » . Voce di Armstrong : « Houston , la Mesa è venuta giù bene » . ( La Mesa è il Modularized equipment stowage assembly , cioè il pacco che contiene le batterie per l ' erogazione dell ' ossigeno e per la camera da presa della tv , gli utensili per raccattare le rocce , e i sacchetti per i campioni lunari eccetera ) . Bruce McCandless , dal Centro controllo : « Qui Houston . Neil , prendiamo nota e aspettiamo la televisione » . Voce di Armstrong : « Houston , qui Neil . Prova il contatto radio » . Bruce McCandless : « Neil , qui Houston . La radio funziona , ti udiamo bene e chiaro . Chiudo . Buzz , qui Houston . Prova anche tu la radio e verifica il circuito tivù » . Voce di Aldrin : « Roger . Circuito tivù aperto » . Armstrong dovette aprirlo , allungando la mano sinistra , proprio mentre parlava con Houston perché in quel preciso momento gli schermi si illuminarono e vedemmo ciò che vedeste voi , ciò che vide tutto il mondo , vedemmo la zampa del Lem , e la parte inferiore del Lem , e l ' orizzonte della Luna . E poi vedemmo quel piede , quel grande piede che scendeva a cercare il piolo della scaletta , era un piede sinistro e scendeva così lento , così cauto , ma allo stesso tempo così deciso . E dal Centro controllo Bruce McCandless gridò : « Man ! Riceviamo un ' immagine sulla tivù ! Oh , man ! » . E Aldrin , tutto contento , rispose : « Bella immagine , eh ? » , e Bruce McCandless aggiunse : « Neil , Neil ! Ti vediamo scendere per la scala a pioli ! » . Erano le 9.56 , ora di Houston . E nell ' auditorium tutti ripetevano con Bruce McCandless : « Man ! Oh , man ! » . Che vuol dire uomo . Uomo , non Dio . E mentre invocavano l ' uomo invece di Dio , Armstrong risalì di due o tre scalini , a provare se ciò gli costava fatica , ma non gli costava nessuna fatica e riprese a scendere cauto , deciso . E presto lo vedemmo tutto intero , prima la tuta bianca e poi il casco : fu all ' ultimo piolo dove ebbe un momento di esitazione perché l ' ultimo piolo è assai alto , per scendere sopra il piattello della zampa del Lem bisogna fare quasi un saltino , e sembrò quasi che gli mancasse il coraggio di fare il saltino , il coraggio di uscire dall ' acqua , lasciare l ' ultima onda e gettarsi sopra la riva . Ma poi il coraggio gli venne , e si buttò giù e fu dentro il piattello . E le sue prime parole sulla Luna furono queste : « Sono ai piedi della scaletta , I am at the foot of the ladder … i piedi del Lem sono affondati nella superficie per circa uno , due pollici … la superficie tuttavia appare molto , molto granulosa quando ti avvicini . È come polvere . Fine , molto fine . Ora esco dal piattello del Lem » . È questo che disse . La frase su cui fecero i titoli la disse dopo . La frase che tutti avevano tentato di indovinare , cosa dirà Neil al momento di fare il primo passo sopra la Luna , dirà fantastico , dirà perbacco ragazzi , e lo avevano tormentato tanto , povero Armstrong , lo avevano esasperato al punto che per non deludere l ' attesa lui ci aveva pensato , alla frase , e l ' aveva trovata , e l ' aveva confidata a una sola persona : sua madre . L ' ha raccontato lei stessa : « Venne a domandarmi cosa ne pensavo , sembrava così preoccupato , e io gli dissi che mi sembrava un bel discorso . Allora mi fece giurare che non l ' avrei detto a nessuno » . Non era un gran bel discorso , ammettiamolo . Era una frase retorica , e suonava un pochino falsa , un pochino buffa , dentro il suo gergo tecnico da pilota . Oh , quasi ne fosse cosciente , Armstrong la pronunciò molto in fretta , in un sussurro carico di imbarazzo : « That ' s one small step for man , one giant leap for mankind . Questo è un piccolo passo per l ' uomo , è un salto gigantesco per l ' umanità » . Però si riprese immediatamente , tornò immediatamente se stesso , e ciò accadde quando staccò le mani dal Lem e andò avanti , e incominciò a spiegare quel che vedeva : « La superficie è fine e polverosa , posso sollevarla con la punta delle mie scarpe : aderisce alla suola e ai lati delle mie scarpe in strati simili a polvere di carbone . Affondo solo in una piccola frazione di pollice , forse l ' ottava parte di un pollice . Ma posso vedere le impronte delle mie scarpe e i miei passi sopra la sabbia » . E poi accadde qualcosa di molto imprevisto , di molto fantastico : si mise a correre , proprio a correre . Si allontanava come spinto dal vento e come spinto dal vento tornava : improvviso , leggero . E Bruce McCandless esclamò : « Neil ! Neil ! » . Non se l ' aspettava nessuno . Sulla Terra è così difficile muoversi con quella tuta addosso : pesa 80 chili ed è più rigida di uno scafandro . Naturalmente alla Nasa avevano calcolato che sulla Luna essa avrebbe pesato neanche 13 chili e mezzo , cioè un sesto , però anche il corpo avrebbe pesato un sesto , e così avevan concluso , il rapporto sarebbe rimasto identico . E in tal conclusione ci avevan descritto i movimenti di Armstrong sulla Luna come visti al rallentatore : ecco invece che Armstrong correva . Balzi e lanci che avevano qualcosa di assurdo , ricordavano Charlot nelle sue farse mute , per qualche secondo su al Centro controllo temettero quasi che fosse impazzito e quando capirono d ' essersi sbagliati , d ' aver mal calcolalo l ' effetto di un sesto di gravità , cominciarono a ridere divertiti , liberati , tanto più che la voci di Armstrong era davvero tranquilla mentre diceva : « Al contrario di ciò che ci aspettavamo sembra non esserci difficoltà alcuna a muoverci qui . Forse è perfino più semplice di quanto lo fosse nei simulatori , non dà proprio nessuna noia camminare in un sesto di gravità » . E poi : « Il moto di discesa non ha lasciato nessun cratere . Di nessuna forma , di nessuna ampiezza . Il suolo sotto il motore è solo un poco più chiaro per lo spazio di un piede . Siamo in un posto molto piano , posso vedere alcune tracce di raggi che emanano dal motore di discesa , ma assolutamente insignificanti . Okay , Buzz , siamo pronti per portare giù la macchina fotografica » . « Pronti » , rispose Aldrin . « Sembra che tutto risulti facile e uniforme , Neil » . « Abbastanza , Buzz . Ma è molto buio qui quando si è nell ' ombra , e mi è difficile vedere se cammino bene . Mi farò strada verso la luce del Sole stando attento a non guardare direttamente nel Sole » . Aldrin gli calò la macchina fotografica , attraverso la corda . Lui la prese e continuò a descrivere con la precisione di un cronista radiofonico . « Ora guardo il Lem stando direttamente nell ' ombra e vedo Buzz nello sportello . Evitando il Sole vedo tutto molto bene . La luce è sufficientemente chiara , si riflette nel Lem , e ogni immagine è nitida … Ora mi muovo e prendo le prime fotografie . Okay , ora mi accingo a prendere un campione del suolo » . Volò verso il pacco degli utensili , ne estrasse il bussolottino per raccogliere il suolo destinato ai geologi . Allungò il manico e chinandosi un poco si accinse a tuffarlo nella superficie sabbiosa . « Interessante ! Molto interessante ! È superficie così morbida eppure , qua e là , usando l ' utensile per raccogliere il campione del suolo , trovo una superficie durissima . Sembra materiale identico a quello sabbioso , eppure è molto coesivo . Ora provo a raccattare anche un sasso . Ecco un paio di sassi » . « A giudicare di qui , sembrano belli anche i sassi . Neil » , disse Aldrin . « Questo posto ha una sua bellezza , Buzz . Assomiglia molto al deserto degli Stati Uniti . È deserto , sì , ma è molto bello . Houston , dovete sapere che molte rocce , qui , le rocce dure , sembrano vescicolari . ( Piccole rocce rotonde , di origine vulcanica . Chiamate così perché presentano cavità provocate dall ' esplosione interna dei gas ) . Di origine vulcanica , penso . E ce n ' è una che sembra una specie di monocristallo » . Nel giro di 20 minuti aveva acquistato una straordinaria confidenza in se stesso , si era completamente assuefatto alla Luna . E noi con lui . Niente più tremiti ormai , niente più paura : a vederlo così tranquillo , quasi dimenticavi che lo spettacolo paradossale si svolgeva lassù , ti sembrava d ' essere al cinematografo a guardare un film di fantascienza , e a poco a poco anche il film non ti stupiva più , anzi diventava credibile , normale , ovvio . Qualcuno , accanto a me , sbadigliò . Qualche altro disse che gli era venuta voglia di andare a bere un caffè : tanto , cosa si perdeva ? Be ' , scende Aldrin , gli venne risposto . E lui alzò le spalle , se ne andò a bere il caffè . Aldrin , lo capivi dal fatto che non si muovesse dalla passerella , fremeva di impazienza . Dopo tutto avrebbe dovuto essere lui il primo uomo a camminare sulla Luna , mica Neil Armstrong . Secondo i piani della Nasa infatti il privilegio spettava al pilota del Lem , non al comandante della missione , ed era stato Armstrong a puntare i piedi , a pretendere di mutare le precedenze , sicché Aldrin aveva dovuto chinare il capo , accettare . Per alcuni mesi ciò aveva causato tra i due astronauti un ' ostilità sorda e sebbene negli ultimi tempi essa si fosse un poco allentata , neanche alla vigilia della partenza era scomparsa del tutto . E chi li conosce comprese che in quel momento , sulla Luna , essa rifioriva . « Neil , sei pronto a farmi uscire ? » . « Sì , ma aspetta un secondo . Prima lascio scorrere la corda . Okay ? » . « Okay . L ' hai scorsa , Neil . Ora sei pronto a farmi scendere ? » . « Sì , un attimo … » . Ce li faranno vedere molto amici quando , insieme , li porteranno in giro per questa Terra . Ce li racconteranno fratelli , possono non esser fratelli due uomini che sono stati insieme sulla Luna ? Certo . Loro due ad esempio non lo sono per niente . Toccava a Aldrin , che era ai comandi del Lem , e non a Armstrong , dire : « Qui , base della Tranquillità ; l ' Aquila è atterrata » , e sulla Luna toccavano a Aldrin tante altre piccole o meno piccole cose che invece Neil Armstrong volle fare da sé . Vedi , nemmeno a contatto con l ' infinito un uomo diventa grande se in lui non v ' è grandezza . Andar sulla Luna non ci rende certo migliori . « Neil , sei pronto a farmi uscire ? » . Armstrong : « Tenterò di sorvegliare il tuo Plss . Ma hai visto che razza di difficoltà ho avuto prima ? » . Aldrin : « Roger . La macchina da presa è nella posizione giusta ? » . Armstrong : « Roger . Mi pare che il tuo Plss vada bene . Prosegui . Le scarpe ora sono proprie al limite della soglia . Okay ; ora lascia scivolare giù il Plss . Ecco , bravo , bene . Perfetto » . Avresti detto che Armstrong contribuisse a sdrammatizzare , qualsiasi fosse la ragione . Ma non era stato lui il primo , il primo , il primo ? E per quanto fosse difficile trovare la passerella e la scala non era stato lui ad affrontare per primo la passerella e la scala ? Non era tutto più semplice , ora , per Buzz ? « Okay , Buzz . Sei proprio al limite della passerella » . Aldrin : « Okay . Però rientro … con un piccolo movimento del piede … all ' inizio della passerella . Piego un poco le spalle … spero di andare bene … perché voglio chiudere un po ' lo sportello . Stando attento a non bloccarci fuori , però » . Armstrong : « Questa mi sembra una gran bella idea . Attento a non chiuderci fuori » . Lo disse con ironia , o forse con umorismo , ma Aldrin non è molto sensibile né all ' una né all ' altro . E non raccolse . « Questa è la nostra casa per le prossime ore , Neil . Voglio averne cura » . Chiuse un po ' lo sportello , tornò . « Okay , Neil . Sono sul primo scalino e posso vedere i piattelli delle zampe del Lem . Ora sono sul secondo scalino , ora sul terzo . È molto semplice scendere » . Armstrong : « Sì l ' ho trovato molto comodo e anche camminare , anche camminare è molto comodo . Hai ancora tre passi da scendere e poi quello lungo » . Aldrin : « Okay … lascio il piede dov ' è … abbasso l ' altro … metto le mani su un piolo … ora faccio lo stesso con … » . Armstrong : « Ecco … bene . Giù … Abbassa ancora il piede … giù … ce l ' hai fatta . È un bel saltino , eh ? Circa tre piedi » . E Aldrin fu a terra ; pieno di esclamazioni gioiose . « Bello ! Bello ! » . Armstrong : « Non è straordinaria questa vista ? Proprio una vista magnifica » . Aldrin : « Magnifica è la definizione giusta , Neil » . E anche lui fece i primi passi , e provò a correre e gli piacque , e continuò . Anche lui notò che la superficie era sabbiosa , porosa , anche lui si mise presto a raccogliere gli esemplari di suolo e di sassi , e tale era la disinvoltura con cui si muovevano entrambi che sembrava andassero in cerca di funghi , in una campagna priva di alberi , immersa in un silenzio rotto solo dal frinire dei grilli . « Tu le hai trovate le rocce rosse ? » . « Sì . Sono piccole e scintillano … si direbbe biotite » . Riempirono la prima scatola , fissarono alla gamba del Lem la famosa placca che dice : « Due uomini giunti dal pianeta Terra misero piede per la prima volta sopra la Luna , nel luglio del 1969 dopo Cristo » . E spostarono la macchina da presa della tv e la misero abbastanza lontana perché si vedesse il Lem per intero , loro insieme al Lem , e di tanto in tanto Armstrong ci regalava una lezioncina di geologia , spiegando le rocce che vedevano , le colline , i crateri , mentre Aldrin tentava di dire la sua senza troppo successo giacché il comandante gli portava sempre via la parola . Ma poi accadde il colpo di scena che avrebbe causato il dramma . Accadde 45 minuti dall ' uscita di Armstrong , quando Collins riapparve all ' orizzonte , sorgendo come una stella . « Houston , Houston ! Qui Columbia , Columbia ! Che succede laggiù ? » . « Procede tutto bene , splendidamente . Credo che fra poco pianteranno la bandiera » , rispose Bruce McCandless . « Straordinario , straordinario ! » . « Mike , tu sei l ' unica persona al mondo che non possa vederli in tivù » . « Non importa , non importa . Sono contento lo stesso . Funziona bene la tivù ? » . « È bellissima , Mike . Davvero bellissima » . « Oh , come sono contento ! Hanno abbastanza luce ? » . « Sì , sì Mike . E ora hanno tirato fuori la bandiera . Puoi vedere le stelle e le strisce della nostra bandiera sulla superficie lunare » . « Che bellezza , Bruce , che bellezza ! » . Armstrong e Aldrin avevano tirato fuori la bandiera americana , una normale bandiera di stoffa ma sostenuta da una intelaiatura di fili d ' alluminio . E con non pochi sforzi , a furia di martellate , l ' avevan piantata proprio dinanzi al Lem . Lì ora stava , rigida come una bandiera di latta , a nutrire la nostra sorpresa giacché c ' eran state tante discussioni sull ' opportunità di portarla o no sulla Luna e sembrava che avessero vinto quelli secondo i quali la cosa non sarebbe apparsa di eccessivo buon gusto . La sorpresa più grossa però non fu nemmeno la bandiera , che , buon gusto o no , gli americani avevano tutto il diritto di tirare fuori . O il colpo di scena che resterà alla storia come la telefonata lunare di Nixon . Voci eran corse , negli ultimi giorni , sulla possibilità che essa avvenisse : ma neanche i pochi che ci avevano creduto si aspettavano un intervento così discutibile . Sicché ecco Buzz Aldrin e Neil Armstrong sugli attenti , ecco Neil Armstrong che risponde con il suo discorsino imparato a memoria perché lui prima della partenza sapeva , ecco Buzz Aldrin che risponde col saluto militare portando la mano destra al casco , e la macchina da presa che inquadra loro due , il Lem , la bandiera . Nell ' auditorium si udì un lamento soffocato : « Oh , no ! » , e qualcuno osservò , finalmente , quanto è umiliante pensare che quei due uomini scelti a rappresentare tutti gli uomini erano stati volontari in Corea , dove avevano gettato quintali di bombe , di napalm , su villaggi indifesi . Qualcuno osservò , umilmente , che in quel momento , proprio in quel momento , centinaia di creature stavano morendo in Vietnam ; uccise dagli uomini che son tanto bravi , tanto intelligenti , tanto coraggiosi , sanno andare sulla Luna e sbarcarci e camminarci , poi sulla Terra si ammazzano come le bestie . Solo qualcuno , si intende , infatti la gran maggioranza degli americani seduti dinanzi alla televisione apprezzarono molto la trovata di Nixon , e anche nell ' auditorium balzarono in piedi applaudendo , un applauso più lungo di quello scoppiato otto ore prima per l ' allunaggio . Labbra tremanti , occhi lucidi , lacrime , e il primo a commuoversi fu proprio Armstrong : come dimostrò la sua voce rotta da un principio di pianto , e il suo cuore prese a battere quasi impazzito sicché le pulsazioni salirono da 90 a 125 e poi a 150 . Come quelle di Aldrin , oltre tutto causando un consumo maggiore di ossigeno : mentre la cerimonia rubava minuti preziosi e preparava il dramma che nessuno avrebbe notato ma che per un pelo rischiò di lasciarli lì sulla Luna . Quattro minuti son tanti quando vai sulla Luna con molte cose da fare e una scorta limitata di ossigeno . L ' intrusione di Nixon era appena cessata che i due astronauti si accorsero di aver perso tempo eccessivo . Allora , colti da una fretta che gli ignari scambiarono per euforia , si precipitarono a fare le cose , dare le informazioni che non avevano ancora dato : con un ' intesa che ormai metteva da parte ogni rivalità , od ostilità . Aldrin : « Vorrei dimostrare i vari modi che una persona ha di camminare sulla superficie della Luna . Okay , questo è il passo del canguro : saltare a piedi uniti in avanti . Così si evita di ruotare il corpo muovendo un piede per volta . Bisogna stare attenti a tenere la rotta che segue il centro di massa : a volte ci vuole la distanza di due o tre passi per ricadere sui piedi . Non mi sembra una soluzione buona come si credeva » . Armstrong : « Il salto del canguro funziona , ma non mi sembra buono come il modo convenzionale spostando un piede dopo l ' altro . È difficile dire cosa è meglio , ma a mio parere il meglio è il passo normale che uso ora . Ci si stanca un po ' dopo qualche decina di metri , ma forse dipende da questa tuta , non dal passo » . Aldrin : « Il colore blu delle mie scarpe è completamente scomparso sotto questo colore del suolo che gli si è appiccicato . E che non saprei come descrivere . Diciamo un marrone cenere . Copre gran parte delle mie scarpe di piccolissime particelle » . Armstrong : « Queste rocce sembrano di basalto e probabilmente contengono il due per cento di minerali bianchi : questi cristalli bianchi . Credo che i crateri piccoli siano il risultato di piccoli meteoriti , che hanno colpito la superficie » . Ma erano indietro di tante cose da fare . La raccolta dei sassi con cui riempire la seconda scatola . L ' impianto degli strumenti scientifici per misurare il vento solare , per trasmettere le scosse sismiche alla Terra , per raccattare le possibili spore sospese nel vuoto . Altre fotografie . E dopo ci sarebbe stato da sistemare a bordo le scatole , e Neil Armstrong era lì da un ' ora e 40 , Buzz Aldrin da un ' ora e 20 , ben presto sarebbe scaduto il periodo di tempo consentito dal Plss . In tale consapevolezza si affaccendavano come laboriose formiche , ma neanche questo bastava , dovettero chiedere , un supplemento di 15 minuti che il Centro controllo accordò . A condizione che fossero 15 minuti per Armstrong , dieci per Aldrin , e non di più . Di qui il dramma . Armstrong : « Houston , qui Neil , di quanto siamo in ritardo , ora ? » . Bruce McCandless : « Presto non avrete che dieci minuti per completare tutte le operazioni sulla superficie , Neil » . Armstrong : « Capisco » . Bruce McCandless : « Vi interesserà sapere , Neil , che il sismografo appena piazzato ci ha trasmesso qualche segnale da cui risultano brevi oscillazioni » . Armstrong : « Bene . Ma siamo indietro . Buzz sta piantando il tubo per estrarre dal sottosuolo il campione di Luna » . Aldrin : « Houston , spero che vediate la fatica , è duro a piantare questo tubo nel suolo , farlo scendere di cinque pollici non è facile » . Bruce McCandless : « Roger … » . Aldrin : « Fatto , Bruce . Ora lo tiro fuori . Strano ! Sembra quasi bagnato » . Bruce McCandless : « Neil e Buzz , qui Houston … » . Aldrin : « Un minuto , un minuto Bruce ! » . Armstrong : « Houston , aspettate un minuto » . Bruce McCandless : « Vorremmo che prendeste un altro campione del sottosuolo e sistemaste lo strumento per il vento solare . Chiudo » . Aldrin : « Fatto . Intanto tu potresti occuparti delle rocce , Neil » . Armstrong : « Speriamo di averne il tempo » . Bruce McCandless : « Buzz , qui Houston . Vi restano all ' incirca tre minuti , Buzz . Dovete terminare tutto entro tre minuti . Chiudo » . Aldrin : « Roger . Capisco » . Facevano pena , si soffriva per loro . Vederli affannati così per riprendere il tempo perduto nelle cerimonie presidenziali , negli alzabandiera . E quell ' ossigeno che diminuiva diminuiva . Per la fatica e la preoccupazione le pulsazioni di entrambi erano salite a ben 165 . Bruce McCandless : « Buzz , Buzz , manca un minuto ! » . Aldrin : « Roger » . Bruce McCandless : « Neil , è tempo di chiudere la vostra Eva ».(Extra vehicular activity , cioè l ' attività all ' esterno del Lem ) . Bruce McCandless : « Vorrei ricordarvi anche di togliere i film dalle macchine fotografiche e dalle macchine da presa prima di tornare sul Lem » . Aldrin : « Okay . Ne hai qualcuno con te , Neil ? » . Armstrong : « No , le macchine sono sotto la Mesa , devo prendere i film quando ripongo le scatole . Ora raccolgo diversi frammenti di roccia vescicolare » . Bruce McCandless : « Devi fare in fretta , Neil . In fretta » . Aldrin : « Quelle rocce , non le hai mica documentate , Neil ? » . ( Nel programma era richiesto che almeno una parte delle rocce raccolte fossero catalogate con la descrizione del punto in cui erano state raccolte e l ' enumerazione delle pietre nelle immediate vicinanze ) . Armstrong : « Ancora no » . Aldrin : « Temo che non ce ne sia più il tempo , Neil » . Bruce McCandless : « Neil e Buzz , guardiamo di fare presto con quei film da togliere alle macchine e con la chiusura delle scatole che contengono le rocce . Siamo davvero in ritardo , Neil e Buzz . Vogliamo lasciare un po ' di margine a quell ' ossigeno che vi portate addosso » . Armstrong : « Roger … » . Aldrin : « Aiutami , Neil . Infilami questo in tasca mentre io mi avvio verso la scaletta , io lo reggo , tu aprimi la tasca » . Armstrong : « Lascia andare la tasca » . Aldrin : « Fatto » . Armstrong : « Okay » . Aldrin : « Adios , amigo » . Armstrong : « Okay » . Aldrin : « Bruce , vuoi nulla prima che salga ? » . Bruce McCandless : « No » . Aldrin : « Su vieni , Neil » . Armstrong : « Okay » . Aldrin : « Neil , hai preso … » . Armstrong : « Sì sì . È lì , è lì » . Aldrin : « Hai tolto i film ? » Armstrong : « Sì sì » . Aldrin : « Okay , vado avanti » . Armstrong : « Okay » . Aldrin salì su per la scaletta facendo un salto che lo portò quasi al terzo scalino . Su , in volo come un angelo . Armstrong invece restò giù a fissare alla terra il cavo di alluminio . Poi Aldrin fu sulla passerella e cominciò a far scorrere la corda per tirar su le scatole . Tutte le macchine da presa , le macchine fotografiche , gli utensili , erano stati abbandonati dentro un ' altra scatola che sarebbe rimasta per sempre ai piedi del Lem . Il peso doveva essere equilibrato fino all ' ultimo grammo e le rocce pesavano abbastanza da compensar tutto ciò che veniva buttato via . Aldrin : « Lascia andare ora , Neil , non penare più . Lascia andare , ci penso io a questo . Tu affrettati » . Armstrong : « Allora mentre ti occupi di quello io tolgo i fili della Hasselblad » . Bruce McCandless : « Neil , qui Houston . Vogliamo un controllo dell ' Emu . Chiudo . ( Extravehicular mobility unity , cioè il contenitore dell ' ossigeno che si portano alle spalle ) . Armstrong : « Roger . Tre virgola otto . Ho 54 sul due e nessuna bandiera » ( La bandiera è un segno di allarme che si accende quando qualcosa non va . Ad esempio l ' ossigeno ) . Aldrin : « Anch ' io » . Bruce Me Candless : « Ve la cavate ancora bene con il Plss . Ma svelti ! » . Aldrin : « Come va . Neil ? » . Armstrong : « Okay . Ho agganciato anche la seconda scatola e puoi tirarla su » . Aldrin : « Okay . Porgimela e io la tiro . Bene , così , piano » . Armstrong : « Un momento , un momento . Buzz … » . Aldrin : « Okay . Presa . Ti senti meglio ora , Neil ? » . Armstrong : « Andiamo , andiamo , Buzz ! » . Armstrong salì sulla scaletta senza quel volo di angelo . Si arrampicò velocemente piolo per piolo , e fu sulla passerella . Ora le loro scorte di ossigeno stavano davvero per estinguersi . Le avevano pompate per ben due ore e 40 minuti , il tempo limite . Un po ' di più e sarebbero soffocati . Li vedemmo sparire dentro il Lem e di nuovo essi diventarono due voci e basta . Voce di Aldrin : « Okay , inarca la schiena , Neil . Bene . C ' è posto , c ' è posto . Metti la testa giù , così . Muovi il piede dallo sportello » . Voce di Armstrong : « Okay » . Voce di Aldrin : « Lo sportello è chiuso a scatto e sprangato . Siamo dentro , al sicuro » . Era mezzanotte passata , vedemmo chiudere quello sportello e poi udimmo Bruce McCandless che ne informava Mike Collins : « Columbia , Columbia , qui Houston , l ' equipaggio della base della Tranquillità è rientrato nel Lem e ha ripressurizzato la cabina . Tutto è andato splendidamente . Chiudo » . E Mike Collins rispose : « Alleluia » . Anche l ' antenna televisiva e la camera da presa erano state abbandonate sulla superficie lunare . Così , dopo che lo sportello fu chiuso , la televisione continuò a trasmettere l ' immagine ferma di quella bandiera e del Lem . Li guardavi , soli in mezzo a quelle rocce , e ti sembrava di aver vissuto un sogno di cui restava solo una fotografia . Poi anche il contatto con la televisione fu tolto e sullo schermo non ci fu più nulla e ci dissero che Armstrong e Aldrin s ' erano messi a dormire . We did it , ce l ' abbiamo fatta L ' alba si levò con l ' angoscia , quel lunedì 21 luglio . A mezzogiorno e 55 il Lem avrebbe acceso i motori e il destino dei primi due uomini giunti alla Luna si sarebbe deciso , insieme alla loro leggenda . Vie di mezzo non ne esistevano : o il Lem si alzava o non si alzava . Se non si alzava , o si alzava male , non c ' era nulla da fare fuorché sperare che morissero bene e senza troppe sofferenze . A Houston si riempirono di nuovo le chiese , due astronauti cattolici furono visti entrare , quasi di nascosto , nella chiesa di Nassau Bay , andare dritti all ' altare dove il prete celebrava la messa e comunicarsi . Uno era Richard Gordon cioè colui che nell ' Apollo 12 prenderà il posto di Mike Collins . Aveva sempre detto di nutrire nel Lem la più totale fiducia , ma come gli altri sapeva che se teoricamente non c ' era ragione per cui il Lem non si alzasse , praticamente ciò era possibile : il Lem non era mai stato collaudato sulla Luna , cioè in condizioni totalmente diverse come la mancanza di atmosfera e la diversa gravità . Dalla chiesa , Gordon andò direttamente al Centro controllo , dove presto arrivò anche Pete Conrad , il comandante dell ' Apollo 12 , e senza una parola , pallido , egli sedette accanto al Capsule Communicator che di nuovo era l ' astronauta Ron Evans . Il Centro controllo era pieno come il pomeriggio dell ' allunaggio , Ron Evans stava comunicando con Mike Collins che aveva appena concluso la sua ventitreesima orbita intorno alla Luna : l ' uomo più solo dell ' intero universo . Alla ventunesima orbita , Collins aveva esclamato a Ron Evans : « Mi sto affezionando al registratore come a una persona , perché quando sono dall ' altra parte è l ' unico che mi ascolti . Ron , solo Adamo fu così solo prima di me . Ma lui stava nel paradiso terrestre » . Armstrong e Aldrin furono svegliati alle otto , ora di Houston . Dai computer si sapeva che avevano fatto un buon sonno e che non c ' era stato bisogno di pillole tranquillanti : la fatica degli ultimi 30 minuti sopra la Luna li aveva stroncati , insieme all ' emozione . Alle prime battute con Evans apparvero riposati , tranquilli . Le pulsazioni erano normali : tra i 70 e gli 80 . « Come si dorme lassù ? » , chiese Evans . « Oh , non c ' è male » , rispose Aldrin , « se si è molto stanchi si dorme benissimo . Neil si è fatto una specie di amaca tra lo sportello e il coperchio del motore , io mi sono raggomitolato sul pavimento . Ho le ossa malconce ma mi sento benissimo » . Vi fu un ' ora di dialogo strettamente tecnico , e poi Aldrin passò la parola a Neil Armstrong che fece una specie di riassunto della sera avanti . Molti ebbero l ' impressione che egli volesse spiegare tutto prima del decollo e nel caso che il decollo non fosse avvenuto . Parlava preciso , cattedratico . Di nuovo descrisse i tipi di roccia osservati e raccolti , in gran parte basalto , in buona parte monocristalli , di nuovo sottolineò la straordinaria varietà delle forme e dei tipi , di nuovo elencò i crateri e quello vicino al quale si era posato . « Bella descrizione , Neil » , interruppe Ron Evans , « ma ce le dirai a Terra queste … » . « Lasciami continuare » , rispose Neil Armstrong . Egli pensava che la tragedia potesse anche avvenire . Ma con una freddezza che all ' allunaggio non aveva mostrato . Con altrettanta freddezza si congratulò con il Centro controllo che era finalmente riuscito a individuare il punto esatto in cui avevano stabilito la base , pochi metri a ovest del cratere Juliette , e spiegò che con gli strumenti di bordo lui non c ' era riuscito , poi rifiutò le notizie del giorno . E l ' ora difficile , la più difficile , giunse . L ' ora in cui due tonnellate e mezzo di carburanti avrebbero incominciato a bruciare nel motore d ' attesa del Lem e a spingerlo verticalmente a una velocità di 6,068 piedi al secondo , fino a portarlo a 60mila piedi dalla superficie lunare , metterlo in orbita , farlo agganciare all ' astronave di Collins , iniziare il lungo viaggio di ritorno alla Terra . Ora tutti potevano udire , i misteri erano finiti . E le voci erano limpide mentre i numeri della conta a rovescio si vedevano veloci sul monitor . Ron Evans : « Tranquillità , vi mancano dieci minuti e tutto va bene . Potete inserire il modulo automatico » . Buzz Aldrin : « Roger . Inserito modulo automatico » . Neil Armstrong : « Ambedue le batterie Ed sono sul " go " . Chiudo » . Ron Evans : « Neil , ti leggo sul Vhf e hai l ' aria di sentirti a posto » . Neil Armstrong : « Sissignore , non potrebbe andar meglio » . Ron Evans : « Tranquillità , qui Houston . Meno due minuti e tutto va bene » . Aldrin : « Controllate la direzione di guida sull ' Ags . Chiudo » . Armstrong : « Tutti i segnali di navigazione sono sul " go " . Chiudo » . Ron Evans : « Qui Houston . Tranquillità : meno 50 secondi . Pronti per l ' accensione . Chiudo » . Armstrong : « Pronti per l ' accensione » . Aldrin : « Avanti . Otto . Sette . Sei . Cinque . Quattro . Motore di ascesa inserito . Tre . Due . Uno . Accendo . Su ! Eccolo là il nostro cratere » . Armstrong : « Mille piedi . Duemila , Duemiladuecento . Tremila . Ce l ' abbiamo fatta ! » . Ron Evans : « Dio ti ringrazio . Il mondo intero , ragazzi , vi stava tirando su . Dio , ti ringrazio » . Più tardi il medico di volo ci informò che le pulsazioni di Aldrin erano un poco salite , ma quelle di Armstrong erano rimaste rigorosamente ferme a 80 . Più tardi ci dissero che Ron Evans era sudato , in preda a un tremito convulso . E con lui Pete Conrad , il suo equipaggio e anche Von Braun e Chris Kraft ( uno dei top manager del Centro , ndr ) e molti altri . Più tardi ci dissero che è più pericoloso decollare con un aereo di linea dagli aeroporti di Roma o New York che con il Lem dalla Luna e alle 4 e 35 del pomeriggio ci dissero che neppure il docking con l ' Apollo aveva presentato problemi : stavano tornando a casa . E fu tutto . Semplicemente . Così . Sarà altrettanto semplice , d ' ora innanzi , il nostro destino ?
StampaPeriodica ,
Chi è stato a tradirlo ? Dove è stato ucciso ? Come ? E quando ? La grande maggioranza dei siciliani non crede alla descrizione ufficiale del conflitto nel quale ha trovato la morte Salvatore Giuliano . E anche noi dobbiamo confessare di avere inutilmente tentato di mettere d ' accordo parecchi particolari di quella relazione con i luoghi ; le circostanze , il racconto di chi quella notte vegliava a pochi passi di distanza dal tragico cortile in cui si è svolto l ' epilogo del dramma o è stato svegliato dal fracasso delle fucilate . Tutto ciò si chiamerà forse cercare il pelo nell ' uovo , ma l ' esame delle incongruenze , dei punti oscuri dei dubbi che inevitabilmente nascono nella mente di chi abbia tentato sul posto di ricostruire la scena non cesserà per questo di essere interessante . A Castelvetrano , alle 15,15 del 5 luglio , il capitano Perenze , il brigadiere Catalano , i carabinieri Renzi e Giuffrida ( dice la relazione ufficiale ) hanno riconosciuto da lontano il capobanda mentre assieme a uno dei suoi uomini percorreva la via Gagini . Vistisi sorpresi , i due si sono dati alla fuga in direzioni diverse e il gregario è riuscito facilmente a dileguarsi . Giuliano invece è stato inseguito attraverso le vie della città . Contro di lui è stato fatto fuoco , ripetutamente , un proiettile lo ha raggiunto alla spalla , il fuggitivo ha risposto a sua volta con la pistola e col mitra . Giunto in via Mannone , il brigante ha sperato di trovare scampo entrando in un cortile , e là , mentre tentava di dare la scalata al muro di cinta , oltre il quale c ' è un piccolo orto e poi la campagna , è stato freddato con una raffica di mitra dal capitano . Dunque nessuno poteva immaginare in anticipo che Salvatore Giuliano sarebbe entrato in quel cortile . Eppure parecchi civili delle case confinanti affermano d ' aver inteso fin dalla mezzanotte un rumore di tegole smosse e un bisbigliare come se vi fosse gente sui tetti . Stettero un poco in ascolto , ma quello strano trambusto dopo un quarto d ' ora si chetò . Nessuno diede peso alla cosa e di lì a poco in via Mannone tutti ripresero a dormire , eccetto tre uomini che per le esigenze del loro mestiere dovevano già essere a bottega : il proprietario e i due garzoni del forno Lo Bello , che è sullo stesso lato della strada a 20 metri dall ' ingresso del cortile . Era una notte afosa , e nell ' interno del panificio il caldo era insopportabile . I due garzoni che avevano finito di impastare il pane e aspettavano che lievitasse erano usciti sulla via e stavano chiacchierando accovacciati sul marciapiedi , con le schiene nude appoggiate agli stipiti . Ma la prima sigaretta che essi avevano acceso non era ancora finita quando due carabinieri , spuntando dall ' ombra , si avvicinarono e intimarono di ritirarsi e di sprangare la porta . L ' ingiunzione era stata fatta con il tono di chi non ammette repliche . È molto probabile tuttavia che il mattino seguente le clienti del fornaio Lo Bello abbiano trovato da ridire sulla confezione del pane . La curiosità di sapere quello che stava per accadere sulla strada non poteva certo permettere ai panettieri di attendere con diligenza al consueto lavoro . Avevano lasciato i battenti un pochino socchiusi e di tanto in tanto andavano ad origliare . Così non sarà esagerato dire che l ' aria lacerata dal primo sparo vibrava ancora quando gli occhi dei fornai erano già incollati alla fessura . Sembrò loro che la via fosse deserta ... Non videro dunque entrare nessuno nel cortile . Scorsero invece un uomo che ne usciva , che passò correndo sotto un lampione . Lo videro di spalle per un attimo e tutto quello che seppero dire di lui è che si trattava di un uomo forse giovane , tarchiato , che camminava a piedi nudi . Ma vedremo dopo quale parte attribuisca la fantasia popolare a questo personaggio . Nessuno ha sentito La via Mannone parte dalla piazza del mercato , taglia in linea retta il rione orientale del paese e finisce nella campagna . Nel tratto che va dal mercato al cortile non ci sono trasversali . Da che parte ci arrivò Giuliano fuggendo da via Gagini ? Dal mercato dopo aver attraversato la piazza della torre , dove sono ininterrottamente di fazione due agenti , dal corso dove a qualunque ora c ' è sempre gente scamiciata che passeggia , dal verziere dove c ' è un grande negozio di fruttivendolo che resta aperto tutta la notte con le luci accese e dove attorno ai banchi e ai cumuli di ceste che non vengono mai rimossi passeggiano continuamente i guardiani ? Evidentemente no , perché nessuno ha visto né lui né gli inseguitori . Allora è venuto dalla via Gioberti , che è dalla parte opposta e , giunto al crocicchio di dove poteva scorgere davanti a sé le prime siepi e i primi alberi della campagna , ha piegato invece in via Mannone verso il centro del paese . L ' illogicità di questa decisione stupisce molti . Il lettore tuttavia non ci faccia troppo caso perché sono tante le ragioni che possono avere spinto il fuggitivo ad abbandonare la via più facile per quella più rischiosa . È stato detto piuttosto che la sparatoria era cominciata in via Gagini ed era continuata da una parte e dall ' altra lungo tutto il percorso . Ma per quanto si siano interrogati molti abitanti di quella zona non si è trovato nessuno che ricordasse di aver udito un solo sparo . Eppure le finestre erano spalancate per il caldo opprimente . La notte in quel rione è silenziosa . Una pistolettata o una scarica di mitra avrebbero dovuto destare anche chi ha il sonno più duro . Gli abitanti di via Mannone invece hanno sentito . La loro testimonianza però è in contrasto con la versione ufficiale . Non aveva l ' orologio Questa dice che il brigante esplose 52 colpi col moschetto mitragliatore , che al 53 ° si inceppò . Giuliano buttò a terra il mitra quando era già nel cortile e impugnò la pistola , ma il capitano dei carabinieri lo prevenne scaricandogli addosso per primo un intero caricatore del suo Thompson . Gli spari insomma avrebbero dovuto susseguirsi in quest ' ordine : raffiche di mitra più o meno lontane ( Giuliano che spara sulla strada ) , altra raffica dopo una pausa di silenzio ( Perenze che fa fuoco all ' ingresso del cortile ) ; subito dopo forse qualche colpo di pistola ( Giuliano che , prima di stramazzare a terra , tenta l ' ultima difesa ) , forse il Thompson che risponde ancora ( Perenze che ha innestato il caricatore nuovo ) . Invece gli abitanti di via Mannone ( trascureremo i nomi della gente minuta facile ad accettare ed a ripetere come esperienza propria il racconto altrui e citeremo soltanto il pretore di Castelvetrano , avvocato Giovanni De Simone e il colonnello a riposo Santorre Vizzinisi ) sono unanimi nel ripetere che si sentirono prima cinque o sei colpi di pistola sparati sotto l ' arco di ingresso o nel cortile , poi due raffiche di mitra distanziate da un breve intervallo . Subito dopo si udì la voce del capitano che gridava a qualcuno di portare un po ' d ' acqua per il ferito e il furioso martellare del calcio del moschetto alla porta dell ' unica abitazione che si apre sul cortile . Parleremo in seguito dell ' interpretazione che la fantasia dei diffidenti siciliani dà a questo particolare . Sarà bene tuttavia citare sin d ' ora l ' obiezione più comune : che i feriti siano tormentati dalla sete è una di quelle nozioni elementari che anche il più rozzo dei pastori possiede . È tra l ' altro un vecchio motivo della retorica popolare . Ma questa arsura viene immediatamente appena uno è colpito , oppure è conseguenza del dissanguamento , della febbre provocata dalle ferite e sopraggiunge dopo un certo periodo di tempo ? E perché Giuliano non aveva un soldo addosso ? Perché portava una semplice canottiera , lui così ambizioso e a suo modo elegante ? Perché non aveva l ' orologio al polso , quel grosso cronometro d ' oro per il quale aveva una bambinesca affezione e , lo hanno testimoniato molti , era l ' ultima cosa che si togliesse coricandosi , la prima che cercasse al risveglio ? C ' erano poi altri particolari che alimentavano il dubbio e , apparentemente , con maggiore evidenza : alcune ferite , specie quella sotto l ' ascella destra , sembravano tumefatte come se risalissero a qualche tempo prima ; altre erano a contorni nitidi e apparivano più fresche . Due o tre pallottole lo avevano raggiunto al fianco e avevan prodotto quei fori grandi a contorni irregolari tipici dei colpi sparati a bruciapelo : altre erano entrate nella carne lasciando un forellino minuscolo perfettamente rotondo . Il tessuto della canottiera appariva intriso di sangue dal fianco alla metà della schiena , e sotto quella grossa macchia ( aveva oltre due palmi di diametro ) non c ' erano ferite . Era logico pensare che il corpo del bandito anziché bocconi fosse rimasto per qualche tempo in posizione supina , perché tutto quel sangue doveva essere sgorgato dalle ferite sotto l ' ascella e certamente era sceso , non poteva essere andato in su . Le avventure di Paperino Da Trapani a Sciacca , a Santa Ninfa , a Partanna non c ' è uno che non sorrida quando gli si parla del famoso furgone sul quale gli uomini del colonnello Luca , travestiti da cinematografari , percorrevano le campagne e sostavano nei paesi fingendo di girare un documentario , perché Salvatore Giuliano , tradito dall ' ambizione e dalla smania di pubblicità , lasciasse le sue montagne e cadesse nella trappola . Per quanto avesse incollato su una fiancata due grosse strisce con le scritte : « Gazzetta dello Sport » , « Il Paese » , e su una terza striscia di carta dipinta a mano che attraversava di sbieco il lato opposto si leggesse « Le avventure di Paperino » , tutti , anche i ragazzini , sapevano che si trattava di una radio trasmittente mobile della polizia capace di collegare Trapani a Palermo . Cosa che tra l ' altro era dimostrata con evidenza dall ' antenna molto alta che non si poteva certo né sopprimere né camuffare . Proprio Giuliano avrebbe dovuto farsi ingannare da un trucco così grossolano ? E allora ? È forse possibile rispondere alle domande che sono state poste al principio del discorso ? Si può tentare . Per un buon tratto di strada cammineremo su un terreno sicuro e , quando usciremo dalla realtà della cronaca per riferire le congetture che molti fanno , avvertiremo onestamente il lettore . È certo che non si manca affatto di rispetto al colonnello Luca né a chi sulla scala gerarchica sta più in alto o più in basso di lui dicendo che la relazione ufficiale sulla morte di Salvatore Giuliano è camuffata , reticente su certi punti , su altri imprecisa . Poco o molto , tutti i rapporti che la polizia rende noti al pubblico devono essere necessariamente così . Vi sono circostanze che non possono essere rivelate , promesse che è giusto mantenere , uomini che bisogna salvare dalla vendetta . Perfino davanti al giudice e nei casi più gravi la legge concede al funzionario di polizia il diritto di tacere la verità : quando gli si chiede il nome del confidente , di chi lo ha messo sulle tracce , lo ha aiutato a formulare l ' accusa , ad arrestare il colpevole . Il furgone con l ' etichetta « Le avventure di Paperino » non ha alcuna parte nel dramma . Il più grande aiuto allo sterminio della banda di Montelepre e del suo capo è venuto dalla mafia , ed è chiaro che ciò non significa affatto che la polizia abbia sollecitato o anche incoraggiato quell ' aiuto . L ' alleanza tra Giuliano e i mafiosi era nata naturalmente al principio della carriera del brigante . Turiddu aveva bisogno dell ' appoggio dell ' « onorata società » e a quegli altri era comodo speculare sulla paura che il nome del brigante incuteva . Ma poi i capimafia , che erano stati i primi esattori della banda , esagerarono . Imposero riscatti che erano cinque volte superiori a quelli che il bandito intendeva richiedere e intascarono la differenza . Cominciarono a molestare , sempre trincerandosi dietro quel terribile nome , alcuni che avevano reso grossi servigi a Giuliano e che ne avevano avuto promesse di protezione . Il contrasto si aggravò al punto che Turiddu , assieme a pochi dei suoi uomini , tra i più fedeli , scese sulla piazza di Partinico e in pieno giorno vi uccise a pistolettate i più alti capi dell ' associazione criminosa e segreta . Le vittime non avevano però un grosso prestigio oltre l ' ambito del loro paese , perché oggi non esiste più una mafia unica che abbia giurisdizione su tutta l ' isola , ma tante mafie locali autonome e spesso nemiche . Forse il brigante sperava di giocare su queste rivalità territoriali e in parte ci riuscì : infatti fu condannato a morte dalla sola mafia di Partinico mentre le altre sembrò che continuassero ad essergli amiche ; e invece era soltanto una maniera di temporeggiare aspettando il momento opportuno per liberarsi di lui . Per cinque anni i rapporti tra le due forze della delinquenza siciliana seguirono così alterne vicende : Giuliano , per tenersi buoni quei pericolosi vicini si buttò talvolta in imprese rischiose dalle quali non avrebbe potuto trarre un utile diretto ( tra le altre si dice l ' eccidio di Portella della Ginestra ) : la mafia gli guardò le spalle , lo garantì dalle delazioni . Ma è difficile che due galli nello stesso pollaio possano vivere uno accanto all ' altro senza cavarsi gli occhi . L ' equilibrio era mantenuto soltanto dalla straordinaria potenza di Giuliano . Il giorno che questa decadde , la sentenza di Partinico fu omologata e sottoscritta da tutte le mafie . Si ricordi tra l ' altro che proprio in questi giorni si sta svolgendo a Viterbo il processo per l ' eccidio di Portella della Ginestra . Si voleva prendere Giuliano , ma era sempre rischioso mandargli un sicario secondo il classico sistema . Per farlo cadere cominciarono a togliere la protezione ai suoi rompendo la legge dell ' omertà . Imposero che quelli della banda , dovunque fossero , dovessero essere segnalati alla polizia . Così uno a uno furono arrestati molti dei fuorilegge , i più sicuri scherani della banda di Montelepre . Quasi sempre chi si lasciava scappare una preziosa confidenza non era un affiliato alla mafia , ma era stato costretto dalla mafia a ingoiare la paura e farsi delatore . Il 27 giugno scorso , poco prima di mezzogiorno , un carrettiere mafioso che percorreva la provinciale per Trapani con un carico di pomodori , giunto in località Lo Zucco , a pochi chilometri da Partinico , vide sbucare da un cespuglio due uomini che gli mossero incontro e gli intimarono di fermarsi . Erano Frank Mannino e Nunzio Badalamenti , l ' amministratore e il più spietato sicario della banda Giuliano , che ormai poteva disporre di non più di sette od otto gregari . I tre si conoscevano da molto tempo , perché il carrettiere aveva avuto modo in passato di rendere qualche buon servigio ai briganti . Mannino e Badalamenti erano usciti dal nascondiglio avendo appunto ravvisato in lui un amico . Domandarono : « Va verso Castelvetrano vossìa ? » . L ' uomo rispose di sì . I briganti gli chiesero allora di nasconderli sul carro e di portarli fino alle porte del paese . Così furono vuotate due ceste ( quelle che si usano in Sicilia per il trasporto dei pomodori sono molto grandi , a tronco dicono , alte un metro e cinquanta , e larghe alla sommità quasi altrettanto ) . I banditi vi si accovacciarono dentro e furono coperti coi pomodori . Là sotto è chiaro che riuscivano a respirare ma non potevano certo vedere . E di lì a poco , quando sentirono il cavallo fermarsi ; accettarono per vere le rassicuranti spiegazioni del carrettiere . Il veicolo invece sì trovava in quel momento davanti alla caserma dei carabinieri di Alcamo e non è necessario dire come finisse la storia . La polizia tenne segreto l ' accaduto , Giuliano non seppe che altri due dei suoi uomini erano caduti in trappola . Ora bisognerà passare sul terreno delle congetture . Mannino e Badalamenti andavano a Castelvetrano . A fare che cosa ? Conoscendo l ' epilogo di questa storia è facile arguire che ci andassero convocati dal loro capo e quindi che sapessero dove questi si teneva nascosto . In carcere possono essere stati indotti a cantare . Uno dei due ( Mannino ? ) può essersi lasciato convincere a tradire il suo capo , a consegnarlo vivo o morto . Ecco chi era il compagno di Giuliano la notte del 5 luglio , e che si sia parlato di quella sua misteriosa scomparsa subito dopo l ' avvistamento della pattuglia è cosa ovvia . Può darsi invece che la verità sia un ' altra . Il traditore non si sarebbe affatto allontanato dal suo capo , ma gli sarebbe stato al fianco facendogli da guida . Lo ha portato in trappola nel luogo prestabilito , dove i carabinieri lo attendevano in agguato . Giunti i due sulla soglia del cortile la situazione si faceva oltremodo difficile e pericolosa : se la guida continuava a stare vicina al capo , c ' era modo di finire sotto le pallottole degli agenti ; se proprio in quel momento tentava di sganciarsi da lui , c ' era caso che , intuendo il tradimento , Giuliano facesse fuoco su di lui . Il modo migliore di cavarsela per un ' anima perversa era di sparare a bruciapelo sulla pistola del capo . Ecco così spiegata la sequenza dei colpi , le ferite più grosse , slabbrate , al fianco , l ' ombra che esce di corsa dal cortile e si avvia verso la campagna , dove l ' attende un ' auto della polizia , è comprensibile la sua fretta di tornare in carcere . Ma la grossa macchia di sangue sulla schiena , la tumefazione di alcune ferite e la freschezza di altre , l ' essere Giuliano in maglietta senza denaro e senza orologio sono circostanze che non si spiegano affatto con questa storia . Allora facciamo un passo più in là e ascoltiamo le congetture di qualcuno a cui non piace di mettere il morso alla propria fantasia . Mannino o Badalamenti , o chiunque sia stato il traditore , entrò nella camera dov ' era nascosto Salvatore Giuliano , ma gli mancò il coraggio di svegliarlo e di condurlo fuori . Preferì sparargli a bruciapelo nel sonno . Poi , si sa : a nessuno poteva far piacere che si venisse a conoscere un così brutto episodio . Forse anche colui che ospitava il brigante era a parte del primitivo progetto , aveva aderito a facilitare la cattura e non si poteva ripagarlo lasciandogli in casa il cadavere ( quel cadavere ) fino al momento in cui sarebbero venuti il giudice , i fotografi , i becchini . Allora lo portarono nel cortile di via Mannone . Spararono . Il capitano andò a bussare alla porta e gridò che gli portassero dell ' acqua per un ferito perché tutti sentissero che Giuliano non era morto ancora . Queste storie si sentono raccontare ad ogni ora del giorno e della notte per le strade della Sicilia . È difficile accertarle . Però uno che sia stato sul luogo , che si sia chinato a guardare il corpo di Salvatore Giuliano steso bocconi in mezzo al cortile , che abbia chiacchierato un poco con la gente di via Mannone , è costretto , di tanto in tanto , a pensarci .
CALMA! ( FREZZAN FEDERICO , 1941 )
StampaPeriodica ,
Calma , signori d ' oltre Atlantico . Le vostre operazioni , in Africa Settentrionale francese , non sono state per noi quella sorpresa che vi aspettavate . La nostra logica e la nostra abitudine a considerare gli avvenimenti di guerra con la massima obiettività , già , da mesi , avevano previsto questa vostra intenzione di allora . Ma tralasciando queste considerazioni torniamo pure all ' esame delle operazioni in Africa Settentrionale . Il loro piano ha obbligato gli anglo - americani ad una dispersione delle forze , inducendoli a sbarcare in numerosi porti , dal Marocco ad Algeri . Vedremo per chi giuocherà il proverbio " chi la dura la vince . " Se gli inglesi hanno sempre basato il predominio sul mondo sulla possibilità di durare , noi non ne siamo nuovi , perché , da due millenni , abbiamo ereditato lo spirito di non disperare mai della fortuna della Patria . Per tornare all ' Africa Settentrionale diremo : - che il nemico ha proceduto alle operazioni in corso prevedendo la nostra insufficiente capacità a reagire ; - che il nemico non aveva le forze sufficienti per sviluppare tutto il suo piano , altrimenti si sarebbe diretto su Biserta e Tunisi ; - che le operazioni sarebbero state iniziate nella primavera ventura , se la Russia non avesse insistito nella creazione del secondo fronte . Il viaggio del Premier inglese alla capitale russa ha voluto significare un rabbonimento della Tigre rossa , e concretare quel simultaneo piano operativo , che avrebbe dovuto far passare nelle loro mani la iniziativa . Ma un piano come quello attualmente in esecuzione , avrebbe dovuto dare già i suoi frutti , quelli che avrebbe dovuto inequivocabilmente segnare il punto di partenza . Per noi invece rappresenta : - in Africa Settentrionale : operazioni di schieramento da parte nemica ; - sul fronte est : operazioni di resistenza al piano russo . Immaginiamo che la guerra sia incominciata ora , e vedremo che la nostra occupazione di Biserta e Tunisi rappresenta un vantaggio operativo , sul quale si svilupperà il nostro piano .
StampaPeriodica ,
DAK TO ( Vietnam ) , gennaio « QUANDO morirò andrò in Paradiso perché su questa terra ho vissuto all ' Inferno . Vietnam , 1967» . « Ho dormito sotto Joe . Era morto e faceva caldo . Dammi una sigaretta . Hai mai dormito sotto un morto che faceva caldo ? » . « Signora , lei crede che ce la farò ? A volte ho paura di no . E prego , sa , non faccio che pregare . Prego anche quando non ho tempo , per esempio quando vado all ' assalto . Dico alla svelta : Dio , non farmi morire » . « Dio , che cosa schifosa è la guerra . Dev ' esserci qualcosa di sbagliato nel cervello di quelli che si divertono a fare la guerra , che la trovano gloriosa o eccitante . Non c ' è nulla di glorioso , nulla di eccitante , è una sporca tragedia » . « Io non voglio essere ricco , non voglio essere eroe . Io voglio vivere e basta . La vita è bella , sai , bella . Ora lo so che la vita è bella , prima non lo sapevo . Credi che morirò ? » . « Non voglio tornare in battaglia . Sono così giovane e ho tanto tempo da vivere , e non si viene al mondo per morire a venti anni alla guerra . Si viene al mondo per morire in un letto , quando si è vecchi » . « E poi ammazzai un uomo . Era un piccolo viet . Correva , correva , e gli sparavano tutti . Sembrava d ' essere al tirassegno di un luna park . Gli ho sparato io ed è caduto . Ma è stato come sparare ad un albero . Non ho sentito nulla , sai , nulla » . « Signora , è vero che è così brutto lassù ? » . « Ma no , soldato , ma no . Oggi è quieto , vedrai » . « Lasciatemi in pace . Non m ' importa di nulla , non m ' importa nemmeno di morire » . Poi è arrivato un razzo . E di lui è rimasta soltanto una scarpa . - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - Lunedì mattina . La tragedia incomincia con la paura . E la paura incomincia appena Sali sul cargo militare che ti conduce alla zona del fuoco insieme ai soldati che tacciono in un rassegnato silenzio . Ieri un cargo come questo è precipitato , sembra per un sabotaggio , e nessuno ha fatto in tempo a usare i paracadute con cui dovremo buttarci se saremo colpiti . Del resto , il paracadute a che serve ? Mentre cali a terra ti sparano , voliamo su una regione che pullula di vietcong . Fa caldo , sudi . Anche perché il soldato accanto ti fissa da almeno mezz ' ora scuotendo la testa e poi , cercando di superare il rombo dei motori , ti grida : « Sei giornalista ? » . « Sì » . « E il lungo con te è un fotografo ? » . « Sì » . « Andate a Dak To ? » . « Sì » . « Idioti , chi ve lo fa fare ? » . Te lo chiedi anche tu , all ' improvviso . Hai superato tanti ostacoli per arrivare fin qui , visti permessi burocrazie , e all ' improvviso vorresti essere mille miglia lontano dove la guerra è solo una parola , una fotografia sul giornale , una immagine alla televisione . Provi a scherzare , la voce ti suona falsa : « Moroldo , ci pensi alla faccia dell ' ambasciatore quando gli consegnano i nostri cadaveri ? » . Per raggiungere Dak To abbiamo firmato un foglio con cui sdebitiamo le Forze armate e il governo degli Stati Uniti della nostra possibile morte , e in fondo al foglio c ' era questa domanda : « A chi dovrà essere consegnato il nostro cadavere ? » . Presi alla sprovvista abbiamo scritto : « Ambasciata italiana a Saigon » . Moroldo brontola che lo disturba solo un particolare : l ' intera faccenda è avvenuta di venerdì 17 . Anche le uniformi le abbiamo prese di venerdì 17 , ma bando alle spiritosaggini : in poco più di due anni sono morti dieci giornalisti in Vietnam . Ricordiamoli , non lo fa mai nessuno . Maggio 1965 , Pieter Ronald Van Thiel : ucciso dai vietcong a sud di Saigon . Giugno 1966 , Jerry Rose : precipitato con l ' aereo colpito da una cannonata a Quang Ngai . Ottobre 1966 , Bernard Kolenberg : precipitato con un caccia sulla zona demilitarizzata . Ottobre 1966 , Huynh Than My : ucciso in battaglia a Can Tho . Novembre 1966 , Dickie Chapelle : saltata su una mina a sud di Danang . Novembre 1966 , Charlie Chellapah : disintegrato da un mortaio a Cu Chi . Dicembre 1966 , Sam Castan : ucciso in combattimento nelle pianure centrali . Febbraio 1967 , Bernard Fall : sventrato da una mina nella foresta di Hue . Marzo 1967 , Ronald Gallagher : ucciso per errore dall ' artiglieria americana nei pressi di Saigon . Maggio 1967 , Felipa Schuler : mitragliata sull ' elicottero che la portava a Danang . Di feriti , quest ' anno , ce ne sono stati una trentina . Ieri a Saigon ho conosciuto Cathrine Leroy , fotografa francese . Ha ventitré anni , il braccio destro , la gamba destra , la parte destra del volto coperti di cicatrici , e cammina zoppa . Lo scorso maggio , durante un combattimento al 17° parallelo , le scoppiò accanto un colpo di mortaio . È stata tre mesi in ospedale , dal corpo le hanno tolto diciotto schegge , ma al piede la ferita continua a riaprirsi , riaprirsi , e i medici non sanno più cosa fare . Le ho chiesto : « Perché non torni a casa , Catherine ? » . Ha sorriso senza rispondermi . Che strani tipi questi miei colleghi in Vietnam . Alcuni sono fior di giornalisti e potrebbero stare a Londra o a Parigi : invece bestemmiano e rimangono qui . Altri reporter improvvisati , nessuno li voleva mandare : ma hanno supplicato o sono venuti da sé , a loro spese . Cosa cercano , dimmi . Uno scopo che non avevano prima ? Un brivido che li scuota dalla noia ? Una pallottola che risolva un loro dolore ? Un ' imitazione di Hemingway ? Ho tentato un ' indagine , uno ha risposto : « Voglio dimostrare a mio padre di non essere il cretino che dice » . Un altro ha risposto : « Mia moglie ha divorziato » . Un altro ha risposto : « È eccitante e , se fai la foto giusta , sei a posto per sempre » . Quasi nessuno m ' ha data la sola ragione che a me sembra valida : « Sono qui per capire » . Io sono qui per capire , per sapere cosa pensa un uomo che ammazza un altro uomo che a sua volta lo ammazza : senza conoscerlo . Sono qui per provare qualcosa a cui credo : che la guerra è inutile e sciocca , la più bestiale prova di idiozia della razza terrestre . Sono qui per spiegare quanto è ipocrita il mondo quando si esalta su un siero che curerà il cancro , o sull ' operazione chirurgica che sostituisce un cuore con un altro cuore : mentre migliaia di creature giovani e sane , senza cancro , col cuore a posto , vanno a morire come animali , vacche al macello . C ' è la guerra da tre anni in Vietnam e la gente che piange su Washkansky dice : « Uh , che noia » . Ci si massacra da venti giorni a Dak To è un villaggio situato a dieci miglia dal confine col Laos e la Cambogia , proprio dove sbocca la Pista O Ci - min : vale a dire la strada da cui arrivano i rifornimenti di Hanoi alle formazioni vietcong e alle truppe nordvietnamite infiltrate nel Sud . Verso la fine di ottobre a Dak To c ' era un solo battaglione di americani con una base aerea , minuscola . Poi un disertore nordvietnamita rivelò che i suoi compagni erano riusciti ad ammassare sulle colline intorno a Dak To ben settemila soldati e con questi si accingevano a sferrare l ' attacco . Il generale Westmoreland reagì concentrando diecimila fra paracadutisti e soldati , il 1° novembre ebbe inizio la più sanguinosa battaglia combattuta fin oggi in Vietnam . A Saigon si dice : « O gli americani vincono entro sette giorni o Dak To diviene la loro Diem Bien Phu » . Non è facile obbedire al consiglio che un amico della France Presse , François Pelou , mi ha lascito in albergo con un bigliettino : « N ' aie pas peur » . I viet sono come gli Apaches e i Cheyennes Lunedì pomeriggio . Invece è facile . La paura ti passa , di colpo , con la paura degli altri . L ' elicottero su cui siamo saliti alla base di Pleiku , ultima tappa prima di Dak To , ha posto per quattro persone oltre i due piloti e i due mitraglieri . Uno dei quattro è un telecronista appena giunto da New York . Il suo viso ha il colore del gesso , il suo corpo è scosso da un tremito convulso , e tutte le sue dieci dita sono ficcate dentro la bocca dove tutti i suoi trentadue denti le mordono furiosamente . Dopo pochi minuti si alza , batte alle spalle di un pilota , lo scongiura invano di tornare indietro , e provi tanta vergogna per lui che di colpo sei un ' altra persona . Tranquilla , lucida , con ogni tuo nervo pronto a scattare per salvarti la pelle . Puoi perfino osservare con curiosità le colline a sinistra da cui si alzano fumate nere , il napalm che gli americani sganciano sui nordvietnamiti lanciano sugli americani : ben consapevole che ci stai passando nel mezzo , come sotto un arcobaleno , sorvolando la giungla dove sono nascosti i vietcong i quali mirano dritto alle pale dell ' elicottero . Puoi perfino capire perché questa guerra è una guerra diversa da ogni altra guerra che hai studiato a scuola , e perché dicono che non ha un fronte preciso , che il fronte è ovunque . Il mitragliere dietro di te s ' è abbassato sulla mitraglia e spara raffiche contro una macchia da cui è partito un colpo appena avvertito . Sembra il personaggio di un western dove i bianchi sparano dal vagone agli indiani . Anche allora i bianchi tenevano in pugno un paese di cui possedevano solo qualche fortino , e per andare da fortino a fortino bisognava ammazzare o venire ammazzati . Sostituisci alla parola fortino la parola base aerea , alla parola indiani la parola vietcong , alla parole vagone la parola elicottero : ed ecco il Vietnam . Ecco il nostro viaggio a Dak To , con quel poverino che geme . Siamo a Dak To . Un campo militare con una pista nel mezzo , bucata dai mortai di stanotte . Decine di elicotteri e aerei che decollano o atterrano in una tempesta di polvere rossa , un fragore che spacca gli orecchi . Centinaia di camion e di jeep che trasportan soldati dalla barba lunga e lo sguardo stanco . Postazioni di artiglieria che vomitano cannonate ogni trenta secondi facendo tremare la terra e il tuo stomaco . Eppure come doveva essere bello il Vietnam quando non c ' era la guerra . I monti dove ora si muore son blocchi di giada e smeraldo , il cielo dove ora schizzan bombe è una cappa color fiordaliso , e il fiume che ora serve a spegnere gli incendi ha un ' acqua così limpida , fresca . Come doveva essere facile sentirsi felici quaggiù , andando a pescare sulle rive , a passeggiare nei boschi . Poi un tenente ci viene incontro e ci offre una rivoltella ciascuno . « Badate , ve la consiglio , quasi tutti i corrispondenti ce l ' hanno , chiunque porti l ' uniforme è un bersaglio : i nordvietnamiti non fanno prigionieri . Se dovete crepare , tanto vale che vendiate cara la vostra pelle » . E sembra molto sorpreso , anzi offeso , quando gli rispondiamo « no , grazie » . Povero tenente . Ha due baffi cretini su un muso di topo , e un elmetto che sembra nato con lui . Infatti non lo vedremo mai senza e un giorno gli chiederò se ci dorme . È addetto alla stampa , nella tasca dei pantaloni tiene una scatola di fotocolor che mostra ad ogni nuovo arrivato : la sua fidanzata in camicia da notte e senza camicia da notte . La mostra anche a me , è una bionda cicciuta con due grossi seni , mi spiega che la fotografò durante una licenza a Honolulu . Parlando ci conduce alla tenda dei giornalisti ma prima di entrarci faccio in tempo a vedere due MP che trascinano un soldatino giallo in uniforme kaki . Cammina perché lo sostengono , ha i piedi scalzi , la bocca aperta e le palpebre chiuse . Ha sì o no diciott ' anni , lo hanno prese stamani sulla collina 1383 , era svenuto di fame e di sete . « Dove lo portano » , chiedo , « all ' infermeria ? » . « No , no » , spiega il tenente , « lo portano all ' interrogatorio e poi ad incidere un disco da trasmettere con l ' altoparlante sulle colline . » « E cosa inciderà su quel disco ? » . « Inviterà i suoi compagni ad arrendersi » . « E se lui non vuol farlo ? » . « Oh , lo farà , lo farà » . Il prigioniero inciampa , gli MP lo sollevano , e per un attimo i suoi piedini nudi pendono giù grotteschi . Forse fu lui a ordinare la giacca ricamata che vidi da un sarto a Saigon . Il ricamo diceva : « Quando morirò andrò in Paradiso perché su questa terra sono vissuto all ' Inferno . Vietnam 1967» . Però era una giacca americana . E le parole ricamate , in inglese . Dieci piloti partono ne ritornano due Lunedì notte . La sensazione che hai in questo campo è d ' essere chiuso in un pozzo , cioè in trappola . Le colline dei nordvietnamiti ti circondano proprio a raggiera e solo tre sono in mano degli americani : la 1383 , la 1124 e la 1089 . Notte e giorno sei esposto al fuoco dei mortai , dei razzi , questo buco a trenta centimetri dalla vostra tenda lo ha fatto stamani un mortaio . Veniva dalla collina 875 , quella che non riescono a prendere : la notte scorsa 173° Airborn aveva l ' ordine di arrivarci in cima a ogni costo ma l ' attacco è fallito . Ho parlato col pilota di un elicottero , quasi piangeva . M ' ha raccontato che gli uomini sono ammassati in un perimetro angusto da cui non possono andare né avanti né indietro : i nordvietnamiti li circondano da tutte le parti , sono dietro a ogni albero . In quel mucchio di carne umana vi sono almeno cento morti e altrettanti feriti , nel buio gridano supplicando acqua e morfina . Il sole decompone i cadaveri , molti feriti muoiono dissanguati ; evacuarli è impossibile . Dieci elicotteri ci hanno provato , otto sono stati abbattuti , questo pilota è uno dei due che sono riusciti a tornare . « Capisce , non ci si muove che con gli elicotteri in questa giungla maledetta . Il terreno è troppo ripido , pieno di bambù e di liane , per far cento metri ci si mette due ore , e i nordvietnamiti vi si muovono invece come gatti » . « E i sudvietnamiti dove sono ? » . « Non ci sono . Chi li ha mai visti ? Siamo tutti americani a Dak To » . I soldati al campo hanno un ' aria cupa , arrabbiata . Mi sono affacciata a una tenda e un portoricano gridava : « Questo lo zio Sam non ce lo aveva detto . Devi combattere il comunismo non lo so , e non me ne frega un corno dei dannatissimi vietnamiti . Se lo combattano da sé il comunismo , non c ' è neanche un sudista qui fra noi . Sì , aveva ragione mio padre quando si arrabbiò perché andai volontario . Mio padre è un operaio e sai che ti dico ? Sono sempre i figli degli operai che vanno a morire alla guerra » . Gli è saltato addosso il caporale e ha urlato : « Hector , chiudi il becco ! » . Ma Hector ha continuato a sfogarsi e io sono uscita . Ero alla mensa quando è suonato l ' allarme . È suonato quando i primi colpi di mortaio erano già caduti sul ponte e sulla pista . Sono scappati tutti rovesciando i vassoi , i bicchieri di tè , e sono scappata anch ' io , con Moroldo , ma era molto buio e il bunker non si vedeva . Si vedevano solo sagome nere che correvano dandosi spintoni e ripetendo : « I mortai , i mortai » . A ciascuno chiedevo : « Il bunker , dov ' è il bunker » , ma nessuno mi rispondeva . Si diventa egoisti alla guerra . L ' artiglieria intanto s ' era scatenata con lancio di razzi , il cielo bruciava fiamme rosse in fuga verso le colline , non distinguevi più tra i colpi in arrivo e i colpi in partenza , d ' un tratto una mano ha afferrato il mio polso e una voce ha detto : « Viens avec moi » . Era François Mazure , un collega francese , con lui e Moroldo mi son tuffata in un bunker pieno di soldati cadendoci a capofitto . Siamo rimasti un ' oretta nel bunker , i soldati ogni tanto accendevano un fiammifero sotto la mia faccia per vedere se fossi davvero una donna . I loro discorsi erano interessanti : parlavano esclusivamente di quelli che sono riusciti a evitare il Vietnam . Quando l ' allarme è cessato ci hanno detto che il ponte era quasi distrutto e che si temeva un contrattacco sulla collina 1383 . Domattina ci andremo , intanto cerchiamo di dormire . Di giorno fa caldo , di notte fa freddo , ma il peggio è che le brande sono tutte occupate e bisogna dormire per terra . Qualcuno mi ha dato il suo sacco a pelo ma per terra i colpi di cannone ritornano come legnate sul ventre . Nel sonno sento Moroldo che brontola : « E spara e spara e spara . Ma quanto costa ogni colpo ? Mezzo milione ? Un milione ? Come sono ricchi gli americani . Io , la guerra agli americani , non gliela farò mai » . Una bomba da 300 chili ha fatto un massacro Martedì mattina . Si chiama Pip , ha ventitré anni , un volto buono e arguto , un fucile , una Leica e un blocco di carta col lapis . È addetto al servizio informazioni della Quarta divisione fanteria e sarà lui a portarci sulla collina 1383 . Gli andiamo incontro ridendo , ci siamo svegliati contenti , com ' è bello essere vivi . Se imparassimo a esser contenti per il semplice fatto d ' essere vivi . Capiremmo perfino il piacere di lavarsi la faccia con un bicchiere d ' acqua , l ' altro bicchiere è pei denti , e pazienza se nell ' uniforme ci hai dormito e sudato , se il sacco a pelo puzzava , se trovare un gabinetto è un regalo . Il generale Peers m ' ha offerto l ' uso del suo gabinetto che è una scatola di legno su cui è scritto " Privato " , ma tutte le volte che provi ad andarci c ' è lui . Al terzo tentativo l ' ho sorpreso sotto la doccia che si insaponava . « Oh ! » , ha esclamato arrossendo e non si capiva a guardarlo perché tutti ne abbiano tanta paura . Così nudo e indifeso non sembrava davvero il demonio che nell ' ultima guerra mondiale terrorizzava i giapponesi della Birmania , ancor meno sembrava il grande stratega che da venti giorni manda i ragazzi a morire e ogni sera ripete : « Stanotte la collina 875 sarà nelle nostre mani » . Uscendo senza scarpe scansava i sassolini come fossero spilli . L ' ho raccontato a Pip che continuava a ripetere : « Devi dirlo al capitano Scher ! » . Il capitano Scher è colui che ha conquistato le tre colline e Pip sostiene che se la 875 fosse toccata a lui non sarebbe successo quello che è successo . Sulla 875 la situazione sta facendosi ancora più tragica . Stamani i Phantom bombardavano i bunker dei nordvietnamiti , uno ha sganciato troppo presto una bomba e anziché sui nordvietnamiti le bomba è caduta sul perimetro degli americani . Era una bomba da trecento chili , ha fatto un massacro . Be ' , per dirmi questo Pip ha indugiato un po ' troppo e l ' elicottero su cui dovevamo salire è partito . Dobbiamo attenderne un altro e , quando arriverà , ci diranno : « Chi di voi tre porta bene ? L ' elicottero che avete perduto è partecipato per una raffica di mitra a palla » . « Sono andato volontario , poi me ne pentii subito » Martedì mezzogiorno . Ci si abitua a tutto , anche a non stupirsi perché la morte t ' è passata accanto senza vederti . Ci si abitua a saltare sull ' elicottero che non ha nemmeno una cintura alla quale legarti sicché quando vira devi stringere forte un appiglio sennò scivoli giù . Ci si abitua a volare rasente i boschi da cui i vietcong sparano . Ci si abitua ad affacciarsi mentre il mitragliere risponde al fuoco . Ci si abitua a non battere ciglio dinanzi alla desolazione , l ' orrore . Non sono rimasti che mozziconi anneriti di alberi su questa collina . Si levano contro il cielo in mille schegge che sembrano dita tese a chieder pietà e introno a essi vedi solo buche , voragini , trincee , bunker coperti da sacchi di sabbia , uomini dall ' espressione sbalordita , il passo incerto . Ci siamo calati nel punto dov ' è appostata l ' artiglieria . Nel recinto dei mortai stanno tre ragazzini vestiti da soldato . Quello che infila gli obici ha due occhi tristi che spaccano il cuore . « Larry , ti ho portato un pacco » , gli dice Pip . « Vengo subito » , risponde Larry . Infila un ' altra granata nella bocca del mortaio , si inginocchia appoggiando la testa bionda alla canna e : «3048 , uno - due , fuoco ! » . « Larry ! » , insiste Pip . « Un momento » , dice Larry , «3049 , uno - due , fuoco ! » . Poi cede il posto a un altro e prende il pacco che viene dalla zia Dolores di Kansas City e contiene pop - corn , burro di noccioline , torroni ma soprattutto caramelle perché a Larry piacciono le caramelle . Le mangiamo insieme , seduti sul tronco di un castagno . « Larry , ma è vero che sei volontario ? » . « Cosa vuole , eran tre anni che il Vietnam incombeva su me , alla fine mi dissi : meglio andar volontario , o la va o la spacca , se va e se ritorno becco un congedo di centocinquanta dollari al mese . Mi pentii subito di aver fatto quel che avevo fatto . Ma ormai lo avevo fatto . I miei genitori si arrabbiarono molto , la mamma piangeva . Mi sembra un secolo , e fu solo tre mesi fa . Tre . Ho ancora nove mesi da passare qui . Lei crede che ce la farò ? A volte o paura di no . E prego , sa , non faccio che pregare . Prego anche quando non ho tempo , per esempio quando vado all ' assalto , dico alla svelta : Dio non farmi morire » . Poi dal recinto arriva una voce : « Dico , Larry , vuoi riprenderti questo fetentissimo aggeggio ? » . E Larry se na va , masticando caramelle di zia Dolores , a sparar colpi che ammazzeranno un ragazzo come lui . Quello che l ' ha chiamato si avvicina e sorride : « Lei è italiana , vero ? Anch ' io » . Si chiama George Mazzarella , figlio unico di Giacinto e Irene Mazzarella che nel 1926 lasciarono Napoli per emigrare a New York . Ha ventiquattr ' anni , è meccanico , era sposato da un mese quando lo mandarono qui . E il giorno prima dell ' attacco ricevette una lettera dove la moglie diceva d ' essere incinta . « Così andai all ' attacco come in stato di ubriachezza . Era la prima volta che andavo all ' attacco e lei m ' aveva scritto d ' essere incinta . Avevo paura , mi tenevo vicino a Bob . Bob era il mio amico . Eravamo partiti insieme perché lui era un tipo zitto e io sono un tipo che chiacchiera : si legava come due innamorati . Poi il razzo arrivò . Lo vidi arrivare e mi seccò la gola , non riuscii a dirlo a Bob . Mi buttai a terra e nel momento in cui mi buttai a terra rividi tutta la mia vita , come un film , rividi mia madre e mio padre e i giorni di scuola e mia moglie nel letto , tutto insieme . E mentre vedevo questo vidi Bob scoppiare . Letteralmente scoppiare . In due , lo giuro , tagliato nel mezzo . Lo vidi morire ed era la prima volta che vedevo un uomo morire e quell ' uomo era Bob . Gridai : Bob ! E poi , che Dio mi perdoni , non l ' ho ancora detto a nessuno , lo dico a lei perché devo dirlo a qualcuno , se non lo dico divento pazzo , e poi … ecco … poi fui così felice che il razzo avesse preso lui anziché me . Dio , mi vergogno . Quanto mi vergogno . Ma è così . E se in questo momento arriva un altro razzo , lo sa che le dico ? Spero che prenda lei anziché me . Brutto , vero ? » . « Non lo so , George . È guerra » . « E poi ammazzai un uomo . Era un piccolo viet . Correva , correva , e gli sparavano tutti . Sembrava d ' essere al tirassegno di un luna park . Gli ho sparato io ed è caduto . Ma è stato come sparare a un albero , non ho sentito nulla , sai , nulla . Brutto , vero ? » . Non lo so , George , è la guerra . Il ragazzo giallo giaceva contorto nella trincea Martedì pomeriggio . Da una tenda è sbucato il capitano Scher ed è venuto a sedersi con noi . Anziché alzarsi in piedi i soldati hanno detto : « Ciao , Don » . Donald Scher ha trentasei anni , è bello come Tyrone Power quando Tyrone Power era davvero bello , ha la disinvoltura di chi ha girato il mondo e vive a New York . Conosce Londra , Parigi , Roma dove abitava quand ' era alla NATO e suo sketch preferito è sugli italiani che guidano . Sostiene di preferire un bombardamento di mortai al traffico di Roma : una volta al Tritone ebbe una crisi di panico e non riusciva più a muoversi , i romani gli gridavan cornuto . Dopo lo sketch sugli italiani abbiamo mangiato una razione C , pollo disossato , dolce alla panna , caffè , e dopo mangiato lui ci ha condotto sulla cima della collina : con l ' elicottero perché a piedi avremmo trovato mine e vietcong . Quando l ' elicottero s ' è abbassato , m ' ha detto : « Non salti lì » . Ho calcolato male le distanze e sono saltata proprio lì , affondando su qualcosa di molle . Ho udito la sua voce irritata : « Glielo avevo detto di non saltare lì ! » , e poi mi sono accorta di tenere i piedi sul cadavere di un vietnamita appena coperto di terra . I cadaveri qui sono ovunque , dopo tre giorni e mezzo non li hanno ancora sepolti tutti . Sebbene il metodo sia sbrigativo : li butti in una trincea e poi copri la trincea con la terra . « Capitano , quante vite è costata questa collina ? » . « Io ho perso solo sette uomini ma di vietnamiti ne ho contati sessanta . Di sicuro eran molti , molti di più : quelli che noi troviamo son quelli uccisi da ultimo . Gli altri li portano via prima di ritirarsi , legandoli ai piedi con le funi . Prepararono le funi prima della battaglia , sono coraggiosi . O dovrei dire suicidi , fanatici ? Li ho visti sotto un bombardamento al napalm : uscivano dai bunker e tentavano di sparare coi fucili agli aerei . Come i giapponesi della seconda guerra mondiale . Diresti che non gli importa di morire , anzi che voglion morire . Io non so cosa li muova » . Allora ho guardato il ragazzo giallo che giaceva contorto e coperto di sangue dentro una trincea . Non c ' era nulla di fanatico , di suicida , sul suo viso tondo e imberbe . Sembrava , anzi , che sorridesse . Dio , ma a cosa ? L ' ultima cosa che aveva visto era un George o un Larry che avanzavano col loro terrore e gli sparavano addosso , per non morire essi stessi . Dal giorno in cui era nato , forse diciassette , forse diciotto anni fa , non avevo mai visto che guerra . Prima la guerra con i francesi , poi la guerra agli americani , in questa sua terra dove c ' era sempre qualcuno che non doveva esserci , perché all ' inferno il comunismo , il non comunismo , lui era morto per la sua terra , e quella collina gli apparteneva , come le altre colline , le pianure e i fiumi , e ciò lo rendeva ricco , vittorioso e ricco . Anche se aveva sempre ignorato cosa significa vivere in pace . Quella misteriosa parola che tutti gli dicevano , pace . Una lucertola gli è andata su un occhio . « Non guardi » , ho detto il capitano , « venga via , Dio che cosa schifosa è la guerra . Dev ' esserci qualcosa di sbagliato nel cervello di quelli che di divertono a fare la guerra , che la trovano gloriosa o eccitante . Non c ' è nulla di glorioso , nulla di eccitante , è solo una sporca tragedia e se hai poco di cuore piangi sempre quando la battaglia è finita . Piangi su quello cui negasti una sigaretta ed è morto , su quello che rimproverasti ed è morto , piangi perfino su lui che ha ammazzato i tuoi amici . Tre uomini m ' ha ammazzato questo ragazzo . Con una granata sola . E magari se lo incontravo a un bar di New York lo trovavo simpatico , e mi mettevo a discuter con lui sul comunismo e sul capitalismo , e poi lo invitavo a mangiare . Dio , che cosa schifosa è la guerra » . « E allora perché la fa , capitano ? » . « È il mio mestiere . Lo scelsi perché mi piaceva lavorare con gli uomini , mi sembrava di fare il maestro , io ero un maestro . Quando diventi un militare non ci pensi mica che in fondo il tuo mestiere è uccidere . Poi viene il momento di uccidere e ti assale come uno stupore , senti come uno strappo , ma è ormai troppo tardi : se non uccidi sei ucciso . Nel momento estremo non ti guida il dovere , non ti guida il coraggio , ti guida la paura . Certo che avevo pura , anche tre giorni fa . Prima della battaglia io ho sempre paura , ogni volta è la prima volta . E ogni volta penso che non voglio morire , voglio tornare a casa dove ho quattro figli . Eppure vado avanti . Che cosa schifosa è la guerra » . Siamo andati in giro per le trincee , trattenendo il fiato a causa del fetore . Erano trincee molto piccole perché i vietnamiti sono sempre molto piccoli e hanno bisogno di pochissimo spazio . Però erano trincee fatte bene , con intelligenza e gran senso strategico . Erano sei , giravano in tondo alla collina in cerchi concentrici ed erano unite fra loro con sottopassaggi . Le più vecchie avevan sei mesi . Da sei mesi i bambini gialli scavavano , zitti zitti , come i topi , sotto gli occhi degli americani , e gli americani non s ' erano accorti di nulla . Se il disertore non avesse tradito , sarebbe successa una carneficina . « E malgrado lui , che battaglia dura . Partimmo alle nove del mattino e non fummo in cima che alle sei del pomeriggio . Procedevamo albero per albero , macchia per macchia , bambù per bambù . Per andare da qui a quella liana , quanti metri saranno , quindici al massimo , ci mettevamo un ' ora . Due ore . Vede che terreno ripido . Loro stavano sopra e potevano guardarci in gola fino alle tonsille . Giunto a questi bambù chiesi gli aerei : col rischio di essere bombardati anche noi Erano armati ben ma poche armi russe . Di russo ho trovato solo due fucili del 1946 . Tutte armi cinesi , nuovissime , di prima qualità . Fucili , mitraglie , granate a mano , mortai da 60 mm . , razzi B40 che nella giungla son oro : perché spaccano gli alberi e i rami schizzando diventan coltelli . Vero , tenente ? » . Una morte è già di troppo , in una famiglia Il tenente ha ventun anni ma ne dimostra quindici . Si chiama Joseph Knowlton e viene dal Massachusetts dove ha un fratello di diciott ' anni e uno di quattordici . Vive nell ' incubo che anche a loro tocchi il Vietnam . Siede su un sasso e coprendo coi piedi qualcosa che non vedo , ci ha fatto sopra un mucchietto di terra , mi dice : « Ho scritto a quello più grande di arruolarsi in marina così sfugge al Vietnam . Non voglio che provi ciò che provo io . Io la guerra l ' avevo vista al cinematografo , ma non credevo che fosse così . Ti passano le pallottole sopra la testa , colpiscono l ' albero e vuoi tanto bene all ' albero che lo abbracceresti per non lasciarlo più , invece vai avanti proteggendo la testa come se la testa fosse l ' unica cosa di cui preoccuparti , come se salvata quella tu avessi salvato tutto . Forse perché il primo che hai visto morire ha perso la testa . Gli è volata via come un pallone per giocare al calcio . Non voglio che mio fratello veda queste cose . Se l ' America pretende che io sia qui , pazienza : cerco di fare meglio che mi riesce . Però mio fratello no . Una morte è già un prezzo troppo alto . E malgrado l ' obbedienza che porto , malgrado sia abbastanza d ' accordo sulla nostra presenza in Vietnam , chi vuole essere qui ? Chi ne è fiero ? » . E con rabbia tira una pedata al mucchietto di terra che aveva ammassato . Sotto c ' è una manina gialla . Ce ne siamo andati sotto il fuoco . Sparavano da una cima accanto , forse il contrattacco temuto . Siamo saltati sull ' elicottero con la velocità di due lepri , mi calcavo in testa l ' elmetto fino a schiacciarmi . « La testa , la testa , proteggi la testa come se la testa fosse l ' unica cosa di cui preoccuparti , come se salvata quella tu avessi salvato tutto » . E intanto Joseph Tinnery , vent ' anni , da Filadelfia , strappato alle scuole medie , stava lì a testa nuda e urlava : « Senti m ' ero dimenticato , tu che sei giornalista , me lo fai un favore ? Mi fai mandare una fotografia con l ' autografo da Julie Christie ? Ricordati , Joseph Tinnery , Terzo battaglione , Dodicesimo Fanteria , sì , Julie Christieee ! » . La conferenza - stampa del generale ottimista Martedì sera . Sono giunti i feriti della collina 875 . Stamani una colonna del 173° Airborne è riuscita a stabilire un contatto col perimetro del massacro e ora esiste una zona di atterraggio per gli elicotteri . Ero sulla pista a vederli arrivare . Calavano come un branco di calabroni , accecandoci in quel vento di terra rossa , gli infermieri correvano con le barelle , ma solo i moribondi venivano adagiati sulle barelle . Gli altri si buttavano in terra da sé , e laceri insanguinati , zoppicando , ridendo , piangendo , venivano verso di noi neanche fossimo stati la mamma , il miracolo . Uno che rideva mi si è buttato addosso gridando : « Prendete la collina , era l ' ordine , prendete la dannata collina ! Eravamo in trappola , capisci , in trappola ! » . Poi , di colpo , ha smesso di ridere . S ' è staccato da me , m ' ha guardato serio e m ' ha detto : « Ma tu chi sei ? Cosa vuoi ? » . Un altro , seminudo , era in preda a una crisi selvaggia . Batteva i piedi , si picchiava la fronte , singhiozzava : « Li odiooo ! Vi odioso ! Maledetti ! Sudicioniii ! » . Cercavano di calmarlo , di condurlo in infermeria , ma non ce la facevano mica . Un altro , negro , s ' era seduto con una ciotola di minestra e piangeva quieto mentre le lacrime gli cadevano nella minestra . « Quella bomba . Un mucchio di ragazzi son morti per quella bomba . Non sapevi più dove andare . Dovevo nascondermi sotto i cadaveri . Ho dormito sotto Joe . Era morto ma faceva caldo . Dammi una sigaretta . Hai mai dormito sotto un morto che faceva caldo ? » . Poi è arrivato il colonnello che ha cacciato i giornalisti strillando incoscienti , datemi i rotolini delle fotografie , incoscienti , e siamo dovuti scappare perché non ce li rubasse . C ' è uno strano modo , qui , di giudicar l ' incoscienza . Alla conferenza - stampa il generale , con l ' uniforme stirata , ripeteva : « Detesto apparire ottimista ma ritengo di potervi annunciare , stavolta con certezza , che entro la notte la collina 875 sarà nelle nostre mani » . Una bella giornata : abbiamo due nuovi amici Mercoledì mattina . La collina 875 non è affatto nel mani del generale . Non solo , raggiungerla è più che mai impossibile : gli elicotteri ci portano solo i soldati che vanno a morire . All ' alba sono andata sulla pista ma non c ' era più nulla da fare , tutti i posti erano pei soldati di una compagnia che partiva . Erano appena giunti dagli Stati Uniti , sembravano cani bastonati . Un ragazzo dai capelli rossi m ' ha chiesto con voce strozzata : « Signora , è vero che è così brutto lassù ? » . Gli ho risposto : « Ma no , soldato , ma no , oggi è quieto , vedrai » . Forse ci ha creduto . Siamo fermi qui al campo , qualche colpo di mortaio piomba a intervalli , ma nessuno ci fa caso ormai , ammenoché non si tratti di un vero bombardamento non suona neppure l ' allarme . A chi tocca , tocca : se non ragioni così stai sempre rannicchiato in un buco . È una bella giornata , io e Moroldo abbiamo fatto due amici : il sergente Norman Jeans e il caporale Bobby Janes . Norman è un negro di Beaumont , Texas ; Bobby è un irlandese di Milford , Connecticut . Hanno entrambi ventitrè anni e il primo è nero come il carbone , il secondo è biondo come il grano . Dove va uno va l ' altro , non si staccano mai . Il fatto è che Norman ha salvato in un combattimento la vita di Bobby e Bobby ha salvato in un combattimento la vita di Norman . Dal maggio scorso sono stati insieme in ben sette combattimenti . « Guarda , io non voglio essere un eroe » Alle dieci , quando Norman e Bobby sono andati a prendere l ' acqua nel fiume , li abbiamo seguiti . Poi , mentre Bobby caricava le latte sul camion , mi sono messa a chiacchierare con Norman che è in Vietnam da undici mesi ma dice undici mesi come se dicesse undici anni . Era appena sposato quando partì . « No voleva vedermi partire , sai . E piangeva , piangeva . Così me ne andai all ' alba , mentre dormiva . Scesi piano dal letto , mi vestii trattenendo il respiro , e uscii di casa scalzo : perché non si svegliasse . Com ' era bella così addormentata . Non potei nemmeno baciarla , dirle good - bye , e se non la rivedessi mai più ? » . Parla in soffio , con gli occhi chiusi . « Sì che la rivedrai Norman . Tra un mese » . « In un mese … Stamani è tornato il capitano a cercar volontari per la collina . Gli ho risposto no , ma se vogliono possono mandarmi lo stesso . E non voglio , capisci non voglio . La guerra , ecco , quando mi richiamarono non sapevo immaginarmi la guerra ma ora la conosco e tutto quello che chiedo è di uscirne al più presto , di tornare da lei . Bobby , dice : " Sei sempre triste , sorridi " . Non ero triste , ero allegro , ero buffo . Ero giovane . Ora son vecchio . Sai che mi sono trovato un capello bianco ? Guardalo , è qui a sinistra , è proprio bianco » . « Io non lo vedo » . « Tu non lo vedi ma c ' è . Dev ' esser venduto quando mio fratello Charlie m ' ha scritto che hanno richiamato anche lui e ora mandano anche lui in Vietnam . Gli ho risposto Charlie , tenta di farti mettere nel servizio trasporti , non in fanteria . Se dovesse accadergli qualcosa … Charlie è così buono , non ha mai ammazzato nessuno , io sì invece , e se qualcuno deve morire in famiglia allora meglio che tocchi a me , ti pare ? » . « Non toccherà neanche a te » . « Sono cose che si dicono , io vivo nella paura . Invece di andarsene , cresce . Per esempio , la seconda volta che fui in combattimento . Avevo più paura della prima . Sparando pensavo : Norman , la prima volta non t ' hanno beccato ma questa ti beccheranno . E la terza volta avevo più paura della seconda , la quarta più della terza . Son rimasto ferito sei volte e la prossima sarà quella buona » . « Ma piantala , Norman ! » . « E poi non mi piace ammazzare , non capisco perché si debba ammazzare . Io vorrei che tutti fossero vivi , felici . Invece ne ho ammazzati tanti . Tanti ! Lì per lì non ci pensi , mi spiego , un uomo è un bersaglio . E poi sei arrabbiato perché i tuoi amici son morti , odi il mondo e quell ' uomo è il mondo per te . Dopo però ti dispiace , dici Buon Dio , perdonami , Buon Dio . Se tu non credessi che stai combattendo per qualcosa di buono , che la tua causa è giusta , che quando tornerai a casa ti tratteranno bene anche se sei negro , guarda , diventeresti pazzo . Ma quando finirà questa guerra ? Io non voglio essere ricco , non voglio essere eroe , voglio vivere e basta . La vita è bella , sai , bella . Ora lo so che la vita è bella , prima non lo sapevo . Prima ero cattivo a volte , non farò più certe cose che facevo prima . Sono diventato più buono a scoprire che la vita è bella » . Poi Norman ha dato il cambio a Bobby che s ' è seduto dov ' era seduto Norman , e s ' è messo a spiegarmi perché gli vuol bene . « Perché ad esempio stamani gli è arrivata una radio transistor e , sapendo che mi piaceva , l ' ha data a me . Ma non è neanche questo , è il modo in cui mi accolse quando arrivai . Non come un sergente , come un fratello . Qui , sai , il colore della pelle non conta . Partimmo in pattuglia e si mise a spiegarmi come si fa a riconoscer le mine , sul sentiero volle andare avanti per primo . E mi ordinò di restare a distanza . Nel primo combattimento che facemmo insieme , Norman rimase ferito . Cercai di capire da che bunker sparassero , lo capii e mi avvicinati che lanciarvi una granata . Norma diceva non lo fare , scappa , ma io la gettai e rimasi a mia volta ferito . Quando aprii gli occhi Norman era sopra di me che mi tirava via . S ' era trascinato fin lì con la gamba piena di schegge , il braccio pieno di schegge , e mi tirava via . L ' amicizia è bella , forse più bella d ' amore , e l ' unica cosa buona alla guerra è che a volte ci trovi un amico . Il resto è spazzatura . Io , vedi , venni volontario ma ora odio tanto questa guerra che non so come esprimerlo . Forse così : vorrei non esser venuto » . « Quanto tempo ti resta , Bobby ? » . « Tre mesi . Novanta giorni , ci pensi ? In novanta giorni faccio in tempo a morire novanta volte . Fino a oggi m ' hanno tenuto lontano dal fuoco perché le ferite guarissero ma ora sono guarite e ogni giorno è l ' attesa di quando mi rispediranno in battaglia . Non voglio morire , maledizione . Non voglio tornare . Sono così giovane , e ho tanto tempo da vivere , e non si viene al mondo per morire a vent ' anni alla guerra . Si viene al mondo per morire in un letto , quando si è vecchi . Non me ne importa più un corno di questa guerra , incomincio a pensarla come mio fratello che era nel 173° Airborn ed è rimasto ferito e dice : è una stupida inutile guerra . Molti di noi non sanno neppure perché sono qui , non capiscono un corno di queste faccende politiche , vengono direttamente dai banchi di scuola e si chiedono : perché ? Gli rispondono : sei qui a combattere per il tuo paese . Replicano : ma il mio paese è laggiù , non è qui . Sono bambini , dovrebbero essere a scuola , e li odiano tutti perché sono qui . Ci odiano anche se moriamo , ecco la verità » . « Bobby , credi che gli americani vinceranno questa guerra ? » . « Non lo so . Vincere una guerra vuol dire vincere il cuore della gente non lo vinceremo mai . Sono buoni soldati , i vietnamiti . Hanno già cacciato i francesi e conoscono il loro terreno come noi non lo conosceremo mai e a loro non importa di morire . Gli butti addosso quintali di bombe , di napalm , li bruci col lanciafiamme : e sembran risorgere dalle loro ceneri . Per ogni nostro morto ne nuore venti dei loro , eppure quando vai all ' assalto di una collina ne trovi di nuovi , di nuovi , di nuovi , e sono tanti . Voglio tornare a casa . Che i governanti sistemino i loro litigi con un altro sistema , non col sangue degli uomini . Non col mio sangue . Perché , tanto , a chi importa se muoio ? » . È proprio una bella giornata , con questi alberi verdi e questo fiume pulito . Un gruppo di bambini vietnamiti viene verso di noi , cantando sotto i cappelli a pagoda . Ma gli occhi azzurri di Bobby son colmi di lacrime e non vedono gli alberi verdi né il fiume pulito né i bambini che cantano sotto il cappello a pagoda . Lentamente mi alzo , mi avvio verso il camion , e quando salgo sul camion lo sguardo mi cade sullo specchio retrovisivo . Sono tre giorni che non mi vedo allo specchio : per timore che si rompesse e mi portasse male , non l ' ho preso con me . E al campo non ce ne sono , non c ' è nemmeno un vetro . Quasi con timidezza mi avvicino a quel coso che brilla , mi osservo , e rimango allibita a fissare un volto che non conosco . Possibile che in soli tre giorni si possa cambiare così ? Ha ragione Bobby . Non ci sono né alberi verdi , né fiumi puliti , né bambini che cantano , qui . « La collina 875 è stata abbandonata » Mercoledì sera . Al tramonto s ' è udito un grido : « I morti ! I morti ! » . Siamo corsi alla pista , gli elicotteri li avevano già scaricati . Erano centodieci , e venivano dalla collina 875 . Erano chiusi in sacchi di plastica argentea , con un lampo nel mezzo , e alcuni avevano ancora la sagoma di una figura umana , altri erano pacchi informi di roba . Erano allineati in file prolisse , neanche dovessero sfilar sull ' attenti per il generale . Erano in stato di decomposizione e puzzavano come la coscienza degli uomini che li avevano mandati a morire . Sono corsa da Bobby e da Norman . Li ho trovati fuori della tenda , con gli occhi sulla pista , le braccia conserte . In silenzio . Poi Bobby ha detto con voce roca : « C ' è anche Charlie Waters , il cappellano . Hanno trovato soltanto la testa » . E Norman ha balbettato : « No ! Nooo ! » . Corre voce che domani ci sarà un altro attacco alla 875 . Giovedì sera . La collina 875 è stata conquistata dagli americani . Scrivo queste note sull ' aereo che da Pleiku ci riporta a Saigon . Le scrivo malvolentieri perché non ho voglia di ricordare , credo che nessuno abbia voglia di ricordare . È successo tutto molto in fretta . Verso le nove il tenente coi baffi è uscito dalla tenda e battendo le mani come un cretino ha annunciato : « Elicotteri a disposizione , zona del fuoco , zona del fuoco ! » . Sembrava che offrisse i biglietti gratis per andare a teatro . Mentre gli elicotteri partivano , dalla collina si alzavano fumate nere : era in corso l ' ultima pioggia di napalm per ridurre al minimo la resistenza dei nordvietnamiti . Nel perimetro del massacro , come ormai lo chiamano , erano riuniti i soldati e i paracadutisti del 173° Airborn : pronti per l ' assalto . Nessuno parlava , tutti avevano lo sguardo vuoto di chi non ha scelta . Due ore avanti il cappellano Roy Peters che ha sostituito il cappellano Water , aveva detto la Messa . Molti s ' erano comunicati . Il perimetro era ancora pieno di bende insanguinate , scatole vuote di medicinali , bossoli anneriti , pallottole intatte , elmetti con un buco dentro . Jack Russell , della NBC , era l ' unico che ancora avesse il coraggio di andare in giro a fare interviste , e poneva a tutti la stessa domanda : « Credi che ne valga la pena ? » . I più rispondevano : « sì perché abbiamo perso troppi ragazzi , bisogna prenderla questa collina » . Uno ha detto « No » , e non ha voluto aggiungere altro . Un negro ha risposto senza alzare il viso : « Lasciatemi in pace , non m ' importa di nulla , non m ' importa nemmen di morire » . Poi s ' è udito un berciare : « Ora voglio che arriviate lassù e becchiate quei figli di cani » . Sono scattati tutti , hanno incominciato a salire . Sono andati avanti per cinque minuti senza che accadesse nulla , come una scalata in montagna . Poi s ' è udito un fischio , un altro fischio , ed è esploso l ' inferno . Razzi , colpi di mortaio , granate , una valanga di fuoco che rotola giù e rotolando si gonfia , si ingrossa , si spezza in mille altre valanghe di fuoco , tra gli urli . Urlavano tutti . Chi urlava : « Avanti , avanti ! » . Chi urlava : « Barelle , barelle ! » . Chi urlava bestemmie atroci . Un razzo ha centrato il negro che aveva detto : « Lasciatemi in pace , non m ' importa di nulla , non m ' importa nemmen di morire » . Di lui è rimasta soltanto una scarpa . Un altro razzo ha centrato un soldato coi capelli rossi e di lui non è rimasta nemmeno una scarpa , sono rimaste soltanto queste macchie color ruggine che ora lordano la camicia di un fotografo . Era il soldato che mi aveva chiesto : « Signora , è vero che è così brutto lassù » . L ' assalto è durato sessanta minuti e quando gli americani sono giunti alla cima non hanno trovato che sassi , tronchi bruciati , frammenti di corpi . La valanga di fuoco non era partita di lì , era partita da un ' altra collina . La 875 i nordvietnamiti l ' avevan lasciata nella notte , trascinandosi dietro anche l ' ultimo morto . « Signore » , ha detto il radiotelefonista al comandante , « dal campo ci chiedono la conta dei cadaveri nordvietnamiti » . « Rispondi che posso dargli quella dei nostri » , ha replicato il comandante . « Sono centocinquantotto » . Dieci giorni dopo . Questo è il comunicato che ho appena letto sulla telescrivente della Agence France Presse a Saigon . «11900/3/Dic/AFP/La collina 875 è stata abbandonata stop I paracadutisti americani che controllavano la cima a sette chilometri dalla Cambogia sono discesi verso Dak To dopo aver fatto saltare l ' esplosivo e le fortificazioni nordvietnamite stop . Nessuna spiegazione è stata fornita dai militari americani sui motivi di questo abbandono stop Il solo motivo plausibile sembra quello che gli americani non fossero in grado di tenere la 875 indefinitamente stop Anche le altre colline sono state abbandonate ad eccezione della collina 1383 che domina direttamente il campo di Dak To stop A Dak to regna la calma stop » . E questa è la guerra che ho visto in Vietnam .