StampaPeriodica ,
Ormai
la
polemica
,
nata
dall
'
intelligente
articolo
di
Angioletti
,
ha
dato
più
d
'
un
frutto
,
e
non
sembra
acquetarsi
.
Il
suo
significato
non
è
più
soltanto
letterario
,
ma
culturale
,
sociale
e
,
finalmente
,
filosofico
,
grazie
,
specialmente
,
alla
decisa
posizione
antiromantica
di
Galvano
della
Volpe
(
vedi
«
Antiromanticismo
»
in
Primato
del
15
maggio
e
«
Da
un
programma
antiromantico
»
in
Studi
filosofici
n
.
4
)
.
Tutti
noi
sentiamo
con
Angioletti
,
che
,
«
come
un
vento
tiepido
e
leggero
»
qualcosa
di
nuovo
nasce
intorno
a
noi
,
ma
di
questo
qualcosa
di
nuovo
non
sappiamo
,
e
forse
è
un
bene
,
dare
una
definizione
.
In
ogni
modo
non
a
caso
è
stata
pronunciata
la
parola
«
Romanticismo
»
.
Essa
indica
,
io
credo
,
uno
stato
di
malessere
e
di
scontentezza
,
un
senso
di
sfiducia
e
di
sazietà
verso
atteggiamenti
troppo
controllati
e
troppo
«
distaccati
»
della
nostra
cultura
.
Un
amore
freddo
e
contenuto
per
la
precisione
di
ciò
che
è
intellettualmente
perfetto
ci
trattiene
da
ogni
abbandono
,
ed
ora
sentiamo
il
valore
dell
'
abbandono
,
la
fecondità
di
certe
ingenuità
e
di
certi
errori
,
ma
un
timore
ci
trattiene
,
ed
è
quello
che
non
venga
abbandonato
troppo
facilmente
ciò
che
abbiamo
conquistato
,
la
disciplina
su
ogni
forma
di
lirica
intemperanza
,
quella
precisione
del
senso
della
parola
che
è
certo
una
delle
conquiste
più
alte
della
letteratura
e
della
poesia
italiana
contemporanea
.
La
finitezza
della
parola
è
divenuta
quasi
il
segno
della
moralità
del
letterato
e
dell
'
uomo
di
cultura
e
,
forse
,
qualcosa
di
più
,
il
segno
della
moralità
dell
'
uomo
,
come
una
volontà
di
non
falsare
il
valore
della
realtà
e
della
vita
,
sempre
concretamente
finita
e
puntuale
,
sempre
determinata
,
sempre
richiedente
una
responsabilità
ed
una
scelta
,
senza
evasioni
e
senza
fughe
,
appunto
,
romantiche
.
Ma
,
tale
finitezza
,
ci
appare
ora
come
l
'
estrema
conquista
,
una
conquista
che
presuppone
tutto
un
passato
e
,
in
noi
,
tutto
un
lungo
cammino
o
travaglio
inespresso
,
di
cui
la
parola
è
come
la
conclusione
,
il
traguardo
raggiunto
.
E
scopriamo
il
valore
di
ciò
che
in
noi
è
stato
disciplinato
,
come
se
,
senza
quel
profondo
e
scontento
agitarsi
di
tutto
il
nostro
destino
,
la
parola
perdesse
ogni
sua
tensione
,
ogni
sua
moralità
:
è
questa
scoperta
che
ci
fa
parlare
,
oggi
,
di
romanticismo
.
Romanticismo
sì
,
ma
romanticismo
del
finito
,
accettazione
senza
riserve
del
limite
inerente
alla
vita
ed
alla
cultura
:
la
morte
non
è
più
un
tema
poetico
,
ma
la
condizione
della
nostra
esistenza
:
non
vogliamo
falsare
il
senso
del
nostro
esistere
e
trasportarlo
nel
mito
di
un
egualitarismo
liberale
o
di
un
illuministico
storicismo
in
cui
tutti
i
contendenti
assolvono
la
loro
eguale
funzione
storica
:
no
,
nella
vita
e
nella
storia
ci
sono
vincitori
e
vinti
,
ogni
epoca
vive
nel
suo
orizzonte
e
nega
l
'
altra
:
la
civiltà
europea
non
ci
sembra
più
ottimisticamente
svilupparsi
nella
linea
di
un
mitico
progresso
.
La
nostra
epoca
rinuncia
a
soluzioni
troppo
facili
ed
ereditarie
,
ha
la
sua
dura
realtà
da
imporre
e
sa
che
la
sua
vita
è
legata
alle
sue
possibilità
di
vittoria
.
Essa
sa
che
la
cultura
aperta
ed
infinita
è
la
fine
di
un
'
Europa
e
sa
che
l
'
Europa
non
esiterebbe
più
se
non
avesse
il
coraggio
di
rinunciare
a
ciò
che
finora
si
è
chiamato
europeo
:
essa
vuol
dimenticare
l
'
indulgenza
dei
vecchi
,
per
cui
ogni
affermazione
ha
il
suo
diritto
,
e
sa
che
bisogna
saper
non
vedere
,
non
giustificare
,
non
accettare
,
vivere
e
morire
per
qualcosa
di
determinato
e
di
finito
,
ingiusto
forse
,
ma
solo
in
nome
di
una
astratta
giustizia
e
di
un
'
astratta
moralità
.
Non
saprei
non
dar
ragione
,
in
tal
senso
,
alla
profonda
rivalutazione
del
finito
e
del
determinato
,
su
cui
tanto
insiste
,
come
filosofo
e
come
uomo
di
cultura
,
Galvano
della
Volpe
.
No
,
la
nostra
epoca
non
deve
e
non
può
essere
umanitaristica
.
Ed
ha
ragione
Mario
Alicata
:
è
troppo
equivoco
il
termine
«
simpatia
umana
»
:
«
ridurre
l
'
amore
ed
il
desiderio
degli
altri
a
...
caute
possibilità
di
perdono
,
di
soccorso
...
non
significa
rischiare
di
nuovo
la
propria
libertà
spirituale
in
un
accomodamento
utilitario
dei
nostri
rapporti
umani
,
al
servizio
di
un
plebeo
e
farisaico
demagogismo
che
cerchi
di
salvare
,
nella
ottenuta
e
rimunerata
comprensione
degli
altri
verso
noi
,
dei
molti
verso
i
pochi
,
la
pigrizia
morale
e
la
fervida
coscienza
degli
egoisti
?
»
(
Primato
15
giugno
)
.
Eppure
,
con
tutto
questo
,
l
'
esigenza
di
Angioletti
e
di
Lupinacci
,
conteneva
forse
più
di
quanto
si
è
in
essa
voluto
vedere
e
di
quanto
ha
saputo
dire
.
Gli
uomini
non
si
incontrano
nella
conclusione
della
loro
esperienza
.
La
disciplina
della
parola
ci
rimanda
alle
nostre
inespresse
vicende
,
tanto
espresse
invece
dai
romantici
:
la
virile
accettazione
del
finito
,
così
nostra
,
ci
rimanda
ad
una
condizione
comune
di
finitezza
,
ad
una
comprensione
più
profonda
dove
ognuno
di
noi
comprende
l
'
altro
proprio
perché
sa
che
il
finito
esclude
ogni
possibilità
di
assolutizzare
,
secondo
il
vecchio
egocentrismo
romantico
,
perché
sa
che
ogni
orizzonte
è
limitato
,
che
ogni
dogmatismo
è
una
falsificazione
di
noi
stessi
e
degli
altri
.
L
'
accettazione
del
finito
come
finito
,
il
rifiuto
di
ogni
evasione
e
di
ogni
fuga
,
non
allontana
gli
uomini
,
ma
,
proprio
,
li
riavvicina
,
nell
'
unico
riavvicinamento
che
è
davvero
possibile
:
il
riconoscimento
del
limite
del
proprio
destino
e
dell
'
altrui
,
diverso
,
opposto
al
nostro
.
Il
vecchio
romanticismo
credeva
di
poter
raggiungere
la
possibilità
di
una
comunicazione
attraverso
la
fuga
dalle
precise
condizioni
della
nostra
esistenza
o
attraverso
la
mitica
assolutizzazione
ed
universalizzazione
di
un
'
esperienza
fatalmente
particolare
e
limitata
:
noi
,
nella
nostra
nuova
esigenza
romantica
,
sappiamo
che
possiamo
davvero
comprendere
gli
altri
se
sappiamo
accettare
la
nostra
condizione
e
non
mitologizzare
noi
stessi
.
«
Andare
incontro
agli
altri
»
dice
anche
Mario
Alicata
.
Ma
gli
altri
li
sapremo
trovare
solo
sperimentando
ed
accettando
il
limite
della
nostra
esperienza
:
così
sapremo
andare
verso
gli
altri
,
anche
se
,
per
avventura
,
le
condizioni
finite
della
nostra
vita
ci
porranno
contro
di
loro
:
saremo
allora
,
per
ripetere
ancora
la
parola
di
Karl
Jaspers
in
comunicazione
con
loro
.
Il
tramontante
liberalismo
aveva
condotto
l
'
Europa
all
'
assolutizzazione
del
finito
,
il
vecchio
umanitarismo
alla
più
ipocrita
mancanza
di
umanità
:
proprie
le
nuove
esperienze
politiche
ed
ideologiche
sapranno
ritrovare
l
'
uomo
,
senza
promettergli
nessun
mito
,
ma
dandogli
la
vera
libertà
della
sua
condizione
di
uomo
,
inevitabilmente
finita
:
da
tale
accettazione
della
finitezza
e
del
destino
,
che
tutti
limita
e
circoscrive
,
nasce
la
nuova
e
concreta
forma
di
solidarietà
umana
.
Che
è
civiltà
della
tecnica
e
del
lavoro
proprio
in
quanto
tecnica
e
lavoro
abbandonano
ogni
liberale
mitologia
fordistica
e
tayloristica
e
diventano
i
termini
essenziali
di
realizzazione
,
nel
finito
,
dell
'
esistenza
dell
'
uomo
,
con
tutta
la
sua
umanità
.
Nasce
allora
una
nuova
passione
,
la
passione
per
il
finito
,
per
ciò
che
ci
fa
restare
noi
stessi
.
È
antiromantica
perché
esclude
ogni
fuga
,
ma
è
profondamente
romantica
perché
ci
riavvicina
alla
fonte
inesauribile
di
ciò
che
in
noi
è
primordiale
.
Sentiamo
per
il
finito
e
per
la
fatalità
delle
condizioni
insostituibili
dell
'
esistenza
lo
stesso
entusiasmo
che
i
romantici
provarono
per
l
'
infinito
e
per
la
fuga
dal
mondo
.
E
la
nostra
cultura
vuol
rimanere
fedele
all
'
impossibilità
di
universalizzare
i
nostri
orizzonti
,
una
fedeltà
che
è
fedeltà
alla
concretezza
del
nostro
esistere
,
una
fedeltà
alla
morte
,
se
si
vuol
richiamare
il
termine
di
Heidegger
,
una
fede
,
profonda
come
quella
romantica
,
che
solo
il
finito
può
testimoniare
dell
'
infinito
,
che
la
trascendenza
si
può
a
noi
rivelare
solo
nell
'
accettazione
assoluta
e
totale
delle
condizioni
della
nostra
immanenza
,
se
si
vuole
,
richiamandosi
ancora
all
'
esistenzialismo
,
ricordare
la
posizione
di
Jaspers
.
Finitezza
,
destino
,
amor
fati
.
L
'
amico
Della
Volpe
non
si
allarmi
della
nuova
passione
romantica
,
che
come
una
bufera
rinnovatrice
,
l
'
esistenzialismo
ha
scatenato
su
tutta
l
'
Europa
.
Non
s
'
allarmi
perché
questa
nuova
passione
è
proprio
per
quel
finito
,
per
quel
sensibile
,
per
quel
sentimento
di
cui
la
sua
filosofia
rivaluta
,
con
tanta
acutezza
ed
intelligenza
,
i
diritti
troppo
sprezzati
.
E
l
'
amico
G
.
M
.
Bertin
,
a
cui
sono
riconoscente
dell
'
attenzione
che
ha
prestato
al
mio
pensiero
(
Cfr
.
«
Esistenzialismo
romantico
»
,
in
Studi
filosofici
,
n
.
4
)
non
si
allarmi
per
il
nuovo
irrazionalismo
che
gli
sembra
minacciare
la
tradizione
critica
di
Kant
e
di
Hegel
:
proprio
il
nuovo
romanticismo
combatte
ogni
pretesa
,
questa
davvero
romantica
nel
vecchio
senso
della
parola
,
di
assolutizzare
,
infinitizzare
,
divinizzare
l
'
universo
.
E
se
riconosce
i
diritti
dell
'
irrazionale
non
è
per
degradare
il
pensiero
a
mito
,
o
per
abbassare
ad
empirico
arbitrio
la
vita
spirituale
,
ma
invece
per
usare
criticamente
della
ragione
filosofica
e
per
avvertire
che
ogni
vita
spirituale
,
che
non
presupponga
le
condizioni
finite
del
nostro
esistere
e
del
nostro
destino
,
è
retorica
.
Ma
so
che
Bertin
mi
comprende
e
sa
che
il
mio
romanticismo
non
è
quello
a
cui
tutti
noi
ci
ribelliamo
.
La
nuova
atmosfera
romantica
è
dunque
la
scoperta
del
valore
del
finito
e
dell
'
esistenza
.
Dietro
la
nostra
fredda
disciplina
per
le
parole
ritornano
la
parola
passione
e
la
parola
destino
:
e
la
nostra
disciplina
non
sarà
conquistata
una
volta
per
sempre
,
ma
ci
richiamerà
ancora
a
noi
stessi
,
alla
continua
tensione
che
ci
conduce
a
riconquistarla
senza
posa
,
perché
non
si
inaridisca
in
vuota
forma
ed
in
pretenziosa
sufficienza
di
sé
.
StampaPeriodica ,
Julien
Duvivier
è
uno
tra
i
pochissimi
registi
che
riescono
a
dare
all
'
opera
cinematografica
un
'
impronta
di
stile
personale
ed
inconfondibile
che
difficilmente
si
dimentica
.
Più
rigoroso
di
Chenal
,
più
incisivo
di
Carné
,
più
realistico
di
Feyder
,
più
profondo
di
Renoir
i
capisaldi
dell
'
ultima
regia
francese
è
oggi
indubbiamente
il
miglior
regista
di
cui
la
Francia
possa
vantare
.
Non
solo
,
ma
appartiene
anche
a
quell
'
esiguo
numero
di
mirabili
narratori
per
immagini
che
va
dai
Vidor
ai
Flaherty
,
dai
Capra
ai
Mamoulian
,
dai
Borzage
ai
Ford
.
È
uno
dei
pochissimi
,
insomma
,
che
abbia
compreso
nella
sua
integrità
il
mezzo
espressivo
«
cinema
»
compendiando
in
esso
tutti
quegli
elementi
che
ne
formano
lo
spettacolo
d
'
arte
.
Per
questa
sana
comprensione
che
ogni
regista
degno
di
tal
nome
dovrebbe
avere
non
farà
mai
,
punto
essenziale
e
fermo
nel
cinema
,
del
teatro
,
se
pur
teatro
finissimo
,
filmato
.
E
il
susseguirsi
dei
fotogrammi
che
parla
in
ogni
sua
pellicola
:
l
'
immagine
resta
sempre
alla
base
dell
'
espressione
di
eventi
e
stati
d
'
animo
:
le
sequenze
sempre
si
susseguono
alle
sequenze
,
le
angolazioni
alle
angolazioni
,
le
inquadrature
alle
inquadrature
:
tutte
accompagnate
da
un
ritmo
serrato
e
conciso
,
da
un
'
atmosfera
viva
,
fusa
,
pittoresca
.
Gli
attori
parlano
qualche
volta
con
retorica
ed
enfasi
,
ma
il
dialogo
non
grava
mai
sull
'
immagine
,
e
l
'
immagine
per
effetto
delle
lunghe
chiacchierate
,
sull
'
azione
.
E
la
narrazione
procede
ampia
,
magnifica
,
e
nello
stesso
tempo
semplice
,
sentita
,
genuina
lontana
da
convenzionalismi
e
da
luoghi
comuni
:
mirante
all
'
essenziale
e
al
particolare
insieme
.
Non
solo
,
poi
,
il
Nostro
ha
una
personalissima
ed
inconfondibile
maniera
d
'
inquadrare
,
di
muovere
la
macchina
(
carrellate
alla
Duvivier
)
,
di
narrare
conformemente
ai
canoni
fondamentali
del
cinema
vero
,
ma
ha
pure
un
proprio
punto
di
vista
rispetto
al
contenuto
e
all
'
intonazione
del
film
.
È
quasi
sempre
la
vita
degli
umili
e
dei
reietti
,
dei
perduti
nel
vizio
e
nell
'
imbroglio
,
dell
'
uomo
della
strada
e
del
trivio
,
dell
'
angiporto
e
del
quartiere
malfamato
,
che
lo
attrae
e
lo
appassiona
.
Sono
gli
infiniti
e
multiformi
drammi
di
questi
:
i
loro
casi
singoli
osservati
dai
fatti
crudi
,
scarni
,
scheletrici
di
cronaca
quotidiana
che
ritrae
in
ogni
più
piccolo
particolare
e
in
ogni
minuta
osservazione
e
sfumatura
.
Di
fronte
a
questo
materiale
umano
come
quasi
tutti
i
registi
francesi
d
'
oggi
Duvivier
è
un
osservatore
scettico
e
pessimista
;
di
uno
scetticismo
e
di
un
pessimismo
spesso
malato
e
morboso
,
che
giunge
più
volte
anche
a
negare
la
vita
come
gioia
di
vivere
,
come
libera
espressione
dell
'
anima
,
come
affermazione
dell
'
individuo
.
I
personaggi
che
ama
e
predilige
hanno
tutti
una
propria
fisionomia
,
un
proprio
sguardo
,
un
'
impronta
particolare
:
sono
esseri
senza
sorte
e
senza
speranza
e
,
incapaci
di
dominarsi
,
trasportati
dalla
corrente
verso
un
progressivo
fallimento
di
loro
stessi
:
dalla
più
torbida
desolazione
,
fino
al
delitto
e
al
suicidio
.
Per
convincersi
basta
osservare
le
sue
realizzazioni
,
dove
insieme
ad
una
stretta
analogia
di
indagine
umana
e
profonda
,
non
manca
mai
uno
scetticismo
impressionante
.
E
questo
eccezione
fatta
per
le
opere
a
carattere
religioso
«
Golgota
»
e
«
Credo
»
in
ogni
suo
film
.
Sia
che
realizzi
una
vicenda
eroica
,
«
La
Bandiera
»
;
o
un
intreccio
musicale
,
«
L
'
uomo
del
giorno
»
;
o
la
storia
drammatica
di
un
bimbo
incompreso
«
Pel
di
Carota
»
;
o
la
tumultuosa
ed
ardente
vita
di
un
fuori
legge
«
Pepé
le
Moko
»
;
o
la
descrizione
degli
ultimi
giorni
di
vecchi
attori
«
I
prigionieri
del
sogno
»
.
Ma
dove
il
pessimismo
di
Julien
Duvivier
raggiunge
vertici
di
traboccante
grigiore
e
malinconia
è
ne
«
La
bella
brigata
»
e
in
«
Carnet
de
bal
»
.
Entrambi
questi
film
sembrano
addirittura
ispirati
da
un
Schopenhauer
e
sceneggiati
da
un
Leopardi
nel
loro
momenti
di
più
cupo
abbandono
.
Nel
primo
,
i
sogni
,
le
aspirazioni
,
tutte
le
cose
belle
di
cinque
operai
svanite
insieme
alla
stessa
amicizia
e
solidarietà
,
ci
fa
vedere
la
vita
atrocemente
buia
.
Nel
secondo
:
il
crudo
dramma
di
una
donna
non
più
giovane
,
che
si
illude
di
rincorrere
il
passato
,
per
ritrovare
gli
amici
di
gioventù
e
riafferrare
con
essi
le
gioie
non
apprezzate
,
dipinge
la
vita
con
toni
di
morboso
scetticismo
.
(
Morboso
scetticismo
che
si
tramuta
alla
fine
nel
surrealista
«
Carro
fantasma
»
in
fede
,
redenzione
,
luce
irradiante
)
.
Affermare
dopo
tutto
questo
che
Duvivier
è
uno
scettico
,
sarebbe
troppo
poco
.
Per
essere
più
precisi
occorre
dire
che
è
un
entusiasta
del
pessimismo
.
E
l
'
unico
rimprovero
che
gli
si
può
fare
,
tra
i
tanti
elogi
,
è
proprio
questo
:
che
la
sua
tecnica
e
la
sua
arte
siano
volutamente
messe
al
servizio
di
soggetti
mai
sani
ed
irradianti
luce
;
ben
sapendo
purtuttavia
che
a
nessuno
,
e
neppure
a
noi
,
è
permesso
di
voler
far
sostituire
concetti
ed
intenzioni
proprie
a
quelle
dell
'
artista
.
Comunque
non
si
può
condannare
in
Duvivier
come
alcuni
hanno
fatto
l
'
artista
.
Non
è
possibile
stroncare
un
'
opera
d
'
arte
in
genere
solamente
perché
è
costruita
su
materia
non
sana
.
Occorre
in
questi
casi
saper
distinguere
il
mondo
etico
da
quello
estetico
.
Se
così
non
fosse
,
di
arte
ce
ne
sarebbe
ben
poca
.
Ecco
la
ragione
per
la
quale
non
possiamo
dissentire
Duvivier
quanto
ad
apprezzamenti
puramente
cinematografici
ed
artistici
.
StampaPeriodica ,
Non
voglio
qui
parlare
della
poesia
in
versi
di
L
.
Bartolini
,
o
delle
sue
acqueforti
,
ma
limitare
il
discorso
alla
sua
prosa
,
o
,
meglio
,
alle
sue
prose
migliori
.
Chi
pensi
«
Bartolini
»
non
può
pensare
subito
che
ad
un
avvenimento
eccezionale
,
direi
quasi
privato
,
che
di
giorno
in
giorno
accade
nella
nostra
odierna
letteratura
:
ed
è
proprio
in
questo
suo
diuturno
accadere
che
si
è
venuta
costituendo
,
anzi
,
stratificando
una
prosa
bartoliniana
,
staccata
da
qualsiasi
intenzione
o
premeditazione
;
e
quindi
serenamente
scioltasi
dal
timore
di
una
possibile
decadenza
,
espresso
dal
De
Robertis
,
quando
,
in
uno
scritto
del
'30
su
Passeggiata
con
la
ragazza
,
si
era
chiesto
:
«
s
'
accosterà
un
giorno
(
Bartolini
)
a
temi
più
calmi
,
senza
più
quel
tono
improvviso
,
avventuroso
,
lirico
a
oltranza
?
E
troverà
i
mezzi
adatti
,
quel
tanto
di
riposo
mentale
necessario
a
opere
mature
?
»
.
Tutto
questo
è
stato
dal
Nostro
raggiunto
,
al
di
fuori
di
qualsiasi
programma
:
e
così
,
come
il
De
Robertis
rivendicò
in
quelle
vecchie
pagine
del
Bartolini
un
'
«
aria
di
gioventù
»
,
un
«
essere
e
parere
giovani
»
,
non
come
«
uno
dell
'
ultima
generazione
»
,
ed
in
questo
indicò
la
sua
presenza
prepotente
nell
'
«
orto
ben
pettinato
delle
lettere
»
odierne
,
così
noi
ora
ritroviamo
il
Nostro
,
intatto
,
fedele
a
se
stesso
,
anche
se
al
posto
della
sua
sanguigna
,
scontrosa
,
ribelle
gioventù
,
c
'
è
ora
una
maturità
più
attenta
e
sofferta
,
se
non
meno
scontrosa
e
ribelle
.
E
se
«
tra
le
tante
sue
facce
»
si
fa
«
sempre
più
in
luce
quella
del
moralista
»
,
non
ce
ne
dispiace
affatto
,
anzi
,
per
questo
,
forse
,
lo
abbiamo
più
caro
.
Bartolini
non
ha
mai
resistito
alla
tentazione
di
«
scendere
tra
gli
uomini
»
;
e
se
dopo
,
mettiamo
,
aver
contemplato
le
vecchie
al
mercato
(
«
...
portano
non
meno
di
tre
sottane
:
la
esterna
e
la
seconda
che
è
di
roba
turchina
con
righette
orizzontali
per
orlo
,
orlo
listato
da
un
palmo
di
velluto
nero
sino
...
Alzano
le
vecchie
donne
la
prima
e
la
seconda
sottana
e
,
se
uno
sta
ad
osservare
bene
,
si
vedono
,
se
per
isbaglio
la
vecchia
s
'
alza
un
lembo
della
terza
sottana
,
gambacce
con
le
vene
varicose
e
col
«
giudizio
»
,
ossia
il
sudiciume
al
ginocchio
...
»
)
,
dopo
averle
così
contemplate
,
dunque
,
vuol
trarne
una
sua
morale
(
«
E
così
fanno
perché
sono
al
limitare
dell
'
esistenza
:
mettono
da
parte
e
tengono
da
conto
per
paura
di
perdere
e
non
riavere
;
giacché
sanno
,
da
natura
,
che
più
nulla
avranno
.
Sono
come
le
piante
che
hanno
più
radice
che
fiore
»
)
,
tanto
meglio
,
per
il
piacere
che
abbiamo
tratto
da
questa
morale
,
che
non
è
un
concetto
,
ma
una
descrizione
:
e
commoventissima
.
Del
resto
il
giudizio
o
morale
bartoliniano
non
è
che
una
specie
di
«
finale
»
o
di
«
presto
»
,
strettamente
unito
,
o
sortito
direttamente
da
quello
che
,
più
innanzi
,
chiamerò
il
suo
«
umore
»
.
Così
la
prosa
del
Nostro
,
tutta
affidata
al
proprio
umore
,
alla
luna
buona
o
cattiva
,
all
'
ilare
o
malo
risveglio
mattutino
,
si
è
venuta
imponendo
alla
nostra
attenzione
,
che
si
è
,
un
po
'
alla
volta
,
tramutata
in
vero
e
proprio
affetto
.
E
nient
'
altro
che
affetto
,
in
noi
,
poteva
corrispondere
alla
maschia
confessione
bartoliniana
,
uscita
pudicamente
,
scontrosamente
,
dalla
sua
penna
,
quasi
a
denti
stretti
,
talvolta
;
altra
volta
,
come
nei
suoi
primi
libri
(
Passeggiata
con
la
ragazza
)
,
gridata
a
voce
alta
e
piena
,
sino
a
rivelarne
il
sangue
o
la
carne
,
ma
sempre
con
un
sordo
pudore
,
che
,
intervenuto
nel
discorso
come
un
improvviso
interrompimento
,
lo
tramutava
,
lo
accigliava
,
quasi
accorandolo
.
In
realtà
,
sempre
,
in
fondo
alla
voce
forte
e
burbera
di
Bartolini
,
trema
un
nodo
di
pianto
:
pianto
umano
,
quasi
fanciullesco
.
Si
guardi
«
Morte
di
Umano
»
nel
suo
ultimo
libro
.
E
in
questo
fondo
di
pianto
,
niente
affatto
spleenetico
o
letterario
e
non
nel
senso
generico
di
malinconia
o
tristezza
,
giace
la
parte
più
remota
e
forse
meno
nota
di
Bartolini
:
è
da
essa
che
risale
alla
superficie
la
gamma
versicolore
dell
'
umor
suo
,
tetro
e
bizzarro
,
come
una
sorta
di
alterna
vittoria
e
sconfitta
,
astio
e
benignità
,
avvenuta
nel
suo
intimo
più
segreto
,
ed
emersa
poi
nella
pagina
scritta
.
Per
questo
,
io
credo
,
della
sua
prosa
finora
non
è
stata
data
una
definizione
critica
,
che
,
circoscrivendola
,
la
ponga
con
sua
vera
luce
nell
'
ambito
della
nostra
letteratura
odierna
.
È
tale
definizione
monca
anche
perché
,
dato
il
proprio
modo
di
essere
,
il
Nostro
non
ha
in
letteratura
che
nemici
o
amici
:
e
sia
gli
uni
che
gli
altri
,
per
eccesso
di
vigore
,
non
saranno
in
grado
di
studiarlo
serenemente
.
Non
basterà
chiamare
la
scrittura
bartoliniana
semplicemente
«
prosa
»
,
come
si
suole
,
in
quanto
non
narrativo
,
ché
questo
sarebbe
un
porre
la
questione
e
non
risolverla
;
«
capitolo
»
anche
è
fuori
luogo
per
la
pagina
del
Nostro
,
nata
,
è
vero
,
nel
pieno
fiorimento
di
quello
,
e
indubbiamente
influenzatane
,
ché
la
prosa
di
Bartolini
è
tanto
lontana
dal
capitolo
cecchiano
,
quanto
da
uno
è
lontano
altro
stile
.
E
se
del
vecchio
racconto
o
abbozzo
realistico
,
è
inutile
anche
fare
il
solo
nome
,
come
invece
avviene
nella
fascetta
pubblicitaria
del
Cane
scontento
,
d
'
altra
parte
se
l
'
ispirazione
bartoliniana
è
essenzialmente
lirica
,
lo
è
al
di
fuori
da
ogni
liricità
in
quanto
purezza
o
essenziale
perfezione
:
Bartolini
ha
bisogno
del
molteplice
e
del
prosaico
,
seppur
come
un
padrone
ha
bisogno
del
proprio
schiavo
.
Così
,
se
da
una
parte
la
sua
poesia
in
versi
sembra
un
inasprimento
,
una
estrema
conclusione
della
sua
prosa
,
la
sua
prosa
è
sempre
sostenuta
e
tesa
da
un
frasario
vigorosamente
poetico
:
e
in
un
periodo
,
in
una
pagina
basta
trovare
«
sinistra
mano
»
invece
di
«
mano
sinistra
»
,
perché
tutto
il
senso
ne
sia
stravolto
e
poetizzato
.
E
allora
vorrei
riportarmi
a
quanto
dicevo
inizialmente
,
a
quella
foga
di
umori
che
,
rinverginata
di
volta
in
volta
dalla
sua
stessa
condizione
di
umore
,
resta
tutta
chiusa
,
serrata
e
perfetta
nella
pagina
che
da
essa
nasce
.
Allora
,
infine
,
prendendo
lo
spunto
da
una
vecchia
frase
del
De
Robertis
(
«
Quell
'
umore
che
è
,
direi
,
il
lievito
all
'
arte
di
Bartolini
...
diventa
una
forza
viva
e
operante
,
e
i
paesi
,
perfino
una
pianta
,
un
fiore
,
un
filo
d
'
erba
ne
son
pieni
,
parlan
per
sé
»
)
,
vorrei
distinguere
la
pagina
,
il
capitolo
bartoliniano
sotto
il
nome
di
«
umore
»
,
mutando
,
quasi
in
una
sosta
di
solidificamento
,
il
senso
di
questa
parola
.
«
Umore
»
che
,
in
mezzo
alla
verità
delle
pagine
,
trova
la
sua
unità
di
tono
in
quel
fondo
di
pianto
che
dicevo
ora
domato
ora
vincitore
,
e
,
nell
'
arco
di
queste
vittorie
e
sconfitte
la
sua
ammirevole
quantità
di
forme
,
che
,
dalla
collera
amorosa
alla
tetra
bizzarria
,
dalla
benigna
serenità
alla
strafottenza
,
cerca
la
sua
estrema
liberazione
in
un
acerbo
moraleggiare
.
L
'
orso
,
ed
altri
amorosi
capitoli
è
il
migliore
indice
di
questi
umori
:
la
lucidità
della
propria
visione
poetica
vi
è
matura
,
e
sicura
la
propria
condizione
etica
;
nessun
dubbio
,
nessun
compromesso
;
c
'
è
la
certezza
di
sé
,
la
potenza
di
sé
con
cui
si
costruiscono
i
capolavori
.
Ora
,
avrei
voluto
soffermarmi
,
esaminare
qua
e
là
questo
bellissimo
libro
,
ma
,
avendolo
aperto
,
sopraffatto
dal
piacere
dei
ricordi
e
dal
soverchiare
delle
postille
,
ho
dovuto
cedere
e
rimandare
ad
altra
data
un
particolare
discorso
sopra
di
esso
:
vorrei
solo
dire
,
qui
,
che
non
soltanto
nell
'
arco
ideale
domina
Passeggiata
con
la
ragazza
al
Cane
scontento
(
che
,
pur
contenendo
cose
bellissime
,
mi
par
opera
di
passaggio
da
una
certezza
e
potenza
di
sé
,
ad
un
'
altra
,
più
distesa
,
serena
,
paterna
)
,
esso
,
L
'
orso
,
tiene
un
posto
preminente
e
degno
di
lungo
futuro
.
StampaPeriodica ,
Viene
dalla
pittura
di
Virgilio
Guidi
la
forza
di
un
'
insofferenza
plastica
esposta
nel
suo
limite
visibile
alla
pura
dissoluzione
della
luce
.
L
'
interna
costruttività
del
disegno
dalla
sua
vibrata
eloquenza
iniziale
si
spoglia
d
'
ogni
peso
e
s
'
acuisce
a
smagrire
le
forze
in
un
colore
reagente
e
inedito
che
è
il
segno
critico
dell
'
artista
.
A
ben
giudicare
la
pittura
di
Guidi
concorre
la
vigile
e
ardente
ironia
di
cui
ogni
suo
quadro
tende
insostenibilmente
a
accendersi
dalla
materia
opaca
e
pregnante
,
ad
alleggerirsi
con
fissità
nella
luce
.
Storicamente
Guidi
ha
operato
al
di
là
dell
'
irrigidimento
formale
del
novecentismo
per
dare
un
tempo
pittorico
,
una
durevolezza
consistente
nel
colore
alla
dissipazione
luministica
di
Spadini
,
e
riportarla
criticamente
nel
segno
.
D
'
un
mondo
ampliato
ed
espanso
egli
ha
stretto
in
una
smania
nuova
il
movimento
e
la
fisica
architettura
,
lasciando
sfuggire
con
finitezza
nei
piani
luminosi
l
'
incisività
acuta
del
proprio
disegno
sino
a
raggiungere
nei
casi
più
felici
l
'
assoluto
stupore
figurativo
da
cui
altri
,
e
particolarmente
i
novecentisti
,
partivano
come
da
uno
schema
neoclassico
.
Di
questo
pittore
,
che
tra
i
contemporanei
ha
l
'
esperienza
forse
più
dinamica
e
attiva
,
sempre
affidata
al
lavoro
in
modo
tale
da
non
poter
essere
astratta
in
una
legge
o
in
un
metodo
,
esiste
una
forza
segreta
e
esemplare
che
in
ogni
opera
trasale
e
rende
le
figure
nuove
in
una
proprietà
umana
antica
,
senza
altra
retorica
.
È
questa
una
forza
d
'
arte
che
non
si
pesa
e
non
si
può
nemmeno
far
consistere
in
un
elemento
solo
del
quadro
:
è
la
luce
dell
'
opera
da
esterna
ridiventata
intima
e
calda
della
propria
sostanza
.
È
lo
specchio
dell
'
autentica
solitudine
con
cui
Guidi
senz
'
altro
onore
contemporaneo
,
merita
la
sua
dignità
di
maestro
.
StampaPeriodica ,
NEW
YORK
,
ottobre
-
Caro
direttore
,
devo
assolutamente
parlarti
di
Nixon
perché
sono
stata
alcuni
giorni
con
lui
e
Mi
auguro
che
la
sorpresa
non
ti
turbi
troppo
.
Tu
sai
bene
che
l
'
uomo
non
è
mai
stato
il
mio
principe
azzurro
.
Però
mi
avevano
detto
che
il
Nixon
1968
era
un
nuovo
Nixon
e
come
potevo
resistere
alla
tentazione
di
seguirlo
,
ascoltarlo
?
Poteva
anche
darsi
che
gli
sentissi
dire
«
non
voglio
più
bene
al
generalissimo
Franco
»
,
oppure
«
basta
con
le
differenze
razziali
»
,
oppure
«
io
sono
con
i
giovani
dai
capelli
lunghi
»
.
Ti
pare
?
La
psicanalisi
fa
miracoli
,
a
volte
.
E
,
mi
avevano
detto
,
il
miracolo
del
nuovo
Nixon
si
deve
alla
psicanalisi
.
Ricorderai
infatti
che
dopo
la
sconfitta
subita
nel
1960
a
opera
di
John
Kennedy
,
al
povero
Nixon
non
gliene
andò
più
una
bene
.
Si
presentò
candidato
a
governatore
della
California
e
perse
clamorosamente
.
Cercò
la
nomina
del
Partito
Repubblicano
per
battere
Johnson
,
e
gli
preferirono
Goldwater
.
Sicché
alla
fine
decise
di
recarsi
da
uno
psicanalista
e
sapere
che
cosa
vi
fosse
di
sbagliato
in
lui
(
il
che
richiese
moltissimo
tempo
)
e
Richard
Nixon
uscì
dalle
sue
mani
completamente
cambiato
.
Ciò
gli
permise
:
1
)
di
tornare
alla
professione
legale
e
fare
un
mucchio
di
soldi
in
Wall
Street
;
2
)
essere
scelto
come
candidato
alle
elezioni
del
prossimo
autunno
.
Episodio
,
quest
'
ultimo
,
che
La
Stampa
di
Torino
ha
giustamente
definito
la
resurrezione
più
grossa
dopo
quella
di
«
Lazzaro
»
.
Be
'
,
i
Lazzari
hanno
sempre
sedotto
.
Così
saltai
su
un
aereo
e
mi
recai
a
Santa
Barbara
,
in
California
,
dove
Nixon
stava
tenendo
la
campagna
elettorale
e
dove
ebbi
la
mia
prima
sorpresa
.
Sai
,
perché
?
Perché
era
sabato
e
il
sabato
,
come
la
domenica
,
il
signor
Nixon
non
si
fa
vedere
:
riposa
.
Il
suo
dottore
esige
così
.
Affinché
non
si
stanchi
.
Per
la
stessa
ragione
però
il
suo
dottore
esige
che
egli
riposi
altri
due
giorni
dopo
avere
lavorato
il
lunedì
il
martedì
il
mercoledì
,
il
signor
Nixon
riposa
il
giovedì
e
il
venerdì
:
insomma
se
ne
sta
senza
far
nulla
quattro
giorni
su
sette
e
ora
che
è
candidato
,
che
diavolo
farà
quando
sarà
presidente
e
si
stancherà
davvero
?
Riposerà
sette
giorni
su
sette
?
Accidenti
dirai
tu
,
mica
grullo
:
magari
lo
potessi
far
io
.
D
'
accordo
.
Ma
tu
,
scusa
,
non
vuoi
mica
avere
in
mano
il
destino
dell
'
America
e
in
certo
senso
del
mondo
.
E
se
il
signor
Nixon
riposa
quattro
giorni
su
sette
ora
che
è
candidato
,
che
diavolo
farà
quando
sarà
presidente
e
si
stancherà
davvero
?
Riposerà
sette
giorni
su
sette
?
Mi
sembra
un
po
'
strano
e
,
comunque
sia
,
egli
continuò
a
riposarsi
non
fino
a
domenica
sera
ma
fino
alle
sei
di
lunedì
pomeriggio
,
ora
in
cui
giunse
alla
base
militare
aerea
di
El
Toro
per
darmi
una
seconda
sorpresa
:
la
sua
paura
di
essere
ucciso
.
D
'
accordo
anche
su
questo
:
mi
rendo
bene
conto
che
quanto
a
fucilate
,
revolverate
,
eccetera
,
i
leader
americani
sono
più
sicuri
in
Vietnam
che
negli
Stati
Uniti
.
Però
tutti
quelli
che
hanno
ammazzato
negli
ultimi
anni
e
negli
ultimi
mesi
,
John
Kennedy
,
Bob
Kennedy
,
Malcom
X
,
Martin
Luther
King
,
appartenevano
all
'
altra
parte
della
barricata
.
Onestamente
non
vedo
i
motivi
di
tanta
paura
.
E
poi
si
torna
al
discorso
di
prima
:
se
fa
'
così
ora
,
che
diavolo
farà
da
presidente
?
Farà
assaggiare
il
cibo
a
un
cane
tutte
le
volte
che
mangia
?
Terrà
una
guardia
del
corpo
nel
letto
?
Io
quando
mi
trovai
sotto
gli
occhi
quelle
decine
e
decine
di
agenti
del
servizio
segreto
,
rimasi
di
sasso
.
Li
riconoscevi
bene
dal
bottone
giallo
,
verde
e
nero
che
portavano
alla
giacchetta
,
particolare
che
li
rendeva
nient
'
affatto
segreti
,
e
con
quei
bottoni
stavano
dappertutto
:
perfino
nel
gabinetto
delle
signore
(
lo
so
perché
ci
andai
e
ne
trovai
uno
che
volle
vedere
i
miei
documenti
)
,
perfino
sui
due
elicotteri
che
volavano
bassi
sulla
base
di
El
Toro
cercando
(
suppongo
)
artiglieria
pesante
nascosta
dai
vietcong
.
Poi
l
'
aereo
di
Nixon
atterrò
,
Nixon
ne
scese
,
essi
formarono
come
quella
nuvola
intorno
a
lui
,
e
attraverso
quella
nuvola
vidi
,
per
la
prima
volta
nella
mia
vita
,
il
quasi
-
certo
futuro
presidente
degli
Stati
Uniti
.
Fammi
subito
dire
che
le
fotografie
e
la
televisione
lo
aiutano
molto
:
visto
da
vicino
non
dice
nulla
di
buono
.
Tanto
per
cominciare
,
ha
quella
faccia
tutta
spostata
a
destra
come
se
gli
avessero
sbattuto
sopra
un
'
usciata
:
e
ciò
ti
dà
un
certo
malessere
.
Poi
assomiglia
a
un
commissario
sovietico
:
e
ciò
ti
mette
addosso
l
'
agitazione
.
Sul
serio
:
c
'
è
qualcosa
in
comune
tra
lui
e
i
capi
russi
cui
è
sempre
piaciuto
,
del
resto
.
La
sua
ineleganza
,
ecco
,
la
sua
camminata
pesante
,
la
sua
gelida
consapevolezza
di
poter
fare
di
te
ciò
che
vuole
:
democrazia
o
no
.
Ti
sorride
ad
esempio
e
nello
stesso
momento
in
cui
ti
sorride
capisci
che
non
gli
importa
un
bel
nulla
di
sapere
cosa
vuoi
e
cosa
pensi
perché
in
cuor
suo
ha
già
deciso
cosa
devi
volere
e
pensare
,
cosa
ti
darà
in
conseguenza
.
Guarda
mi
venne
addosso
un
nervoso
che
mi
girai
subito
verso
sua
moglie
,
a
proposito
della
quale
non
saprei
cosa
dire
.
Fuorché
questo
anche
a
lei
le
fotografie
giovano
molto
.
In
quelle
sembra
chissà
che
,
in
persona
non
sa
proprio
di
nulla
e
l
'
unica
cosa
che
ti
colpisce
in
lei
è
l
'
orchidea
che
porta
sulla
spalla
sinistra
:
un
'
orchidea
grossa
come
un
cavolfiore
.
Qualcuno
deve
averle
detto
che
l
'
orchidea
fa
la
signora
e
lei
non
vi
rinuncia
:
del
resto
in
America
piace
così
.
Le
donne
dicevano
:
«
Isn
'
t
she
an
elegant
lady
?
Non
è
una
dama
elegante
?
»
.
C
'
erano
molte
donne
ad
attenderli
,
per
lo
più
mogli
degli
ufficiali
di
El
Toro
.
S
'
eran
portate
dietro
i
bambini
e
,
come
si
usava
da
noi
trenta
o
quarant
'
anni
fa
,
non
farmi
dire
per
chi
,
li
porgevano
a
Nixon
:
perché
li
baciasse
.
Ne
baciò
tanti
.
Poi
,
quando
n
'
ebbe
baciati
abbastanza
,
salì
su
un
'
auto
blindata
e
partì
:
per
recarsi
a
scambiare
le
idee
col
suo
amico
Bebe
Rebozo
.
Ma
cosa
c
'
è
nel
nuovo
Nixon
?
Bebe
,
che
gli
americani
pronunciano
Bibi
,
è
un
banchiere
cubano
i
cui
interessi
nell
'
America
Latina
sono
forti
quanto
la
sua
influenza
in
Wall
Street
.
Forse
per
questo
non
molla
mai
Nixon
e
Nixon
non
molla
mai
lui
:
dove
vedi
l
'
uno
c
'
è
l
'
altro
.
L
'
opinione
di
tutti
è
che
se
Nixon
andrà
alla
Casa
Bianca
,
Bebe
detto
Bibi
diverrà
per
lui
ciò
che
Ted
Sorensen
e
Arthur
Schlesinger
erano
per
John
Kennedy
.
L
'
ho
conosciuto
,
sai
,
e
me
l
'
hanno
presentato
.
Ha
due
occhi
spietati
.
I
giornalisti
che
lo
conoscono
bene
sostengono
che
infatti
è
crudele
.
Se
un
giornalista
scrive
male
di
Nixon
,
Bebe
detto
Bibi
corre
a
dargli
la
mano
e
gliela
stringe
così
:
con
la
sinistra
gli
cerca
i
nervi
del
polso
e
glieli
schiaccia
,
con
la
destra
gli
afferra
le
dita
e
gliele
piega
all
'
indietro
:
finché
il
disgraziato
urla
di
dolore
.
Io
non
ci
credo
,
intendiamoci
:
ma
sembra
che
una
volta
lo
abbia
fatto
anche
a
Nixon
,
per
punirlo
di
uno
sbaglio
che
Nixon
aveva
commesso
.
Ora
ti
racconto
lo
sbaglio
che
qui
è
arcinoto
.
Come
sai
,
Nixon
ha
due
figlie
:
Julie
e
Tricia
,
entrambe
in
età
da
marito.Julie
è
già
a
posto
,
graziaddio
,
perchè
fidanzata
sin
dalla
più
tenera
infanzia
con
un
nipote
di
Eisenhower
che
presto
sposerà
.
Tricia
invece
non
è
fidanzata
con
nessuno
,
il
che
è
una
preoccupazione
.
Un
giorno
Nixon
le
chiede
:
«
Ma
non
ce
l
'
hai
un
ragazzo
Tricia
?
»
.
E
Tricia
sospira
,
risponde
che
ce
l
'
aveva
ma
l
'
ha
lasciata
.
«
Per
chi
?
»
.
Per
nessuna
,
risponde
Tricia
,
per
andarsene
volontario
in
Vietnam
.
Passa
un
po
'
di
tempo
e
Nixon
le
chiede
:
«
Tricia
,
che
ne
è
di
quel
ragazzo
in
Vietnam
?
»
Tricia
sospira
e
risponde
ma
pensa
papà
,
sembra
che
vi
sia
morto
.
Esclamazioni
di
sorpresa
,
di
dolore
,
e
poi
proprio
in
quei
giorni
la
rivista
Mc
Calls
chiede
a
Nixon
un
articolo
su
«
I
nostri
ragazzi
in
Vietnam
»
.
Nixon
accetta
e
cosa
ti
mette
insieme
?
Proprio
la
storia
del
ragazzo
di
Tricia
.
La
scrive
anche
benino
,
con
la
retorica
giusta
.
Questo
ragazzo
che
parte
per
il
Vietnam
,
mentre
Tricia
piange
.
Questo
ragazzo
che
alla
fine
muore
,
mentre
Tricia
piange
.
Piangono
anche
alcune
decine
di
milioni
di
americani
leggendola
:
avresti
pianto
anche
tu
,
direttore
,
perché
era
commovente
davvero
.
E
tale
resta
fino
al
giorno
in
cui
,
chi
l
'
avrebbe
detto
,
Mc
Calls
riceve
una
letterina
di
questo
ragazzo
:
con
l
'
ingiunzione
che
sia
pubblicata
.
Il
signor
Nixon
,
dice
il
ragazzo
,
deve
aver
preso
un
abbaglio
.
O
deve
essere
stato
male
informato
da
Tricia
.
Perché
non
solo
lui
è
vivo
:
in
Vietnam
non
ci
è
mai
andato
o
non
ci
andrebbe
nemmeno
se
ce
lo
mandassero
a
calci
.
Tricia
smise
di
vederla
,
è
ben
vero
:
ma
perché
gli
piaceva
di
più
un
'
altra
che
ora
ha
sposato
e
con
la
quale
è
felice
.
Il
signor
Nixon
farebbe
meglio
a
controllare
le
cose
prima
di
fare
certe
figure
e
,
se
continua
a
far
certe
figure
,
cosa
c
'
è
di
nuovo
nel
nuovo
Nixon
?
Dopo
il
colloquio
con
Bebe
-
Bibi
Rebozo
,
ritrovai
Nixon
a
Yorba
Linda
:
il
sobborgo
di
Los
Angeles
dove
Nixon
nacque
cinquantasei
anni
fa
e
dove
Nixon
giunse
con
un
corteo
di
poliziotti
che
sarebbe
bastato
a
Johnson
.
Un
mucchio
di
gente
era
lì
ad
attenderlo
,
in
massima
parte
massaie
coi
bigodini
in
testa
e
i
pargoli
in
braccio
.
C
'
erano
anche
alcuni
ragazzi
come
il
ragazzo
di
Tricia
,
però
alzavan
cartelli
con
la
fotografia
di
Eugene
Mc
Carthy
.
Uno
agitava
un
foglio
sul
quale
era
scritto
:
«
Nixon
?
Humphrey
?
Wallace
?
Sono
contento
di
non
avere
ventun
anni
»
.
Con
ciò
alludendo
al
fatto
che
non
poteva
votare
perché
in
America
non
si
vota
fino
a
ventun
anni
.
Perbacco
,
vorrei
proprio
sapere
se
Nixon
lo
vide
quel
foglio
.
Ma
forse
non
lo
vide
:
era
troppo
occupato
a
parlare
dei
giorni
in
cui
abitava
a
Yorba
Linda
e
sognava
orizzonti
più
vasti
,
o
dei
giorni
in
cui
sua
moglie
era
maestra
di
scuola
a
Yorba
Linda
e
vinse
un
maiale
in
premio
.
O
forse
vinse
un
premio
per
un
maiale
.
Che
aveva
allevato
.
Non
capii
,
non
ricordo
,
le
ultime
parole
si
persero
tra
gli
urli
della
folla
che
i
poliziotti
e
gli
agenti
del
servizio
segreto
spingevano
per
preparare
un
passaggio
a
Nixon
,
che
doveva
visitare
la
casa
in
cui
nacque
.
La
casa
era
di
legno
,
modesta
.
Dinanzi
c
'
era
una
lapide
su
cui
avevan
scolpito
:
«
Casa
Natale
Di
Richard
Nixon
Che
Grazie
Alla
Devozione
Per
Il
Suo
Paese
Salì
Alla
Vicepresidenza
Degli
Stati
Uniti
.
1952-1960»
.
Sai
quelle
lapidi
che
noi
dedichiamo
ai
padri
della
patria
e
agli
eroi
:
però
dopo
che
sono
morti
da
tempo
.
Io
la
guardavo
,
perplessa
,
e
la
domanda
del
ragazzo
di
Tricia
mi
pungeva
il
cervello
:
ostinata
.
Ma
cosa
c
'
è
nel
nuovo
Nixon
?
Nemmeno
i
palloncini
gli
fecero
festa
La
risposta
venne
ore
dopo
,
al
comizio
che
Nixon
tenne
all
'
auditorium
di
Disneyland
per
diecimila
persone
:
tutte
bianche
.
Infatti
non
ho
mai
visto
un
negro
in
questa
campagna
repubblicana
e
in
particolare
con
Nixon
.
Sembra
che
i
negri
non
lo
amino
affatto
e
che
il
sentimento
sia
ricambiato
da
Nixon
il
quale
non
li
assume
neanche
come
autisti
o
sguatteri
.
Tale
particolare
ad
ogni
modo
esula
da
ciò
che
voglio
dirti
,
e
ciò
che
voglio
dirti
è
che
un
comizio
di
Nixon
merita
d
'
essere
visto
.
Non
solo
perché
le
ideologie
non
vi
sono
mai
discusse
:
gli
americani
come
Nixon
sono
tipi
pratici
e
non
si
perdono
mai
nei
meandri
della
dialettica
e
della
filosofia
che
del
resto
ignorano
.
Ma
soprattutto
perché
lo
spettacolo
assomiglia
a
un
carnevale
.
Le
bandiere
americane
erano
rette
da
strane
bambine
con
strani
vestiti
e
strani
cappelli
,
le
Nixonette
,
e
sui
cappelli
era
scritto
«
Io
voglio
bene
a
Nixon
»
.
L
'
esecuzione
delle
musiche
era
affidata
a
strani
giovanotti
vestiti
con
strane
uniformi
che
ricordavano
molto
i
costumi
dell
'
operetta
La
vedova
allegra
:
sai
quelli
con
gli
alamari
d
'
oro
e
le
piume
.
Del
resto
anche
i
motivi
che
suonavano
erano
più
o
meno
i
motivi
di
La
vedova
allegra
.
Ovunque
pendevan
cartelli
di
questo
tenore
:
«
Dai
,
Dick
dai
!
»
.
«
Forza
,
Dick
corri
!
»
.
«
Io
amo
Dick
.
Snoopy
ama
Dick
»
(
Snoopy
è
un
personaggio
di
Charlie
Brown
)
.
«
Pat
come
prima
signora
»
.
L
'
intera
faccenda
era
abbastanza
buffa
,
eppure
ti
metteva
addosso
una
tale
tristezza
.
Forse
perché
almeno
tre
quarti
della
folla
era
composta
da
persone
anziane
.
Non
ho
mai
visto
tante
persone
anziane
come
a
quel
comizio
di
Nixon
.
Avresti
detto
a
osservarlo
che
la
popolazione
tra
i
vent
'
anni
e
i
quaranta
era
scomparsa
da
Disneyland
.
Giacché
avevo
ragione
io
,
direttore
,
quando
dicevo
che
ascoltare
Nixon
è
come
tornare
indietro
di
almeno
quindici
anni
,
cioè
ai
tempi
di
Eisenhower
,
della
Guerra
Fredda
,
della
Grande
Paura
.
Avevo
ragione
io
a
dire
che
accettarlo
significa
non
rendersi
conto
di
quel
che
è
successo
in
questi
quindici
anni
.
Perbacco
!
In
ogni
parte
del
mondo
nascono
fermenti
nuovi
,
i
vecchi
valori
vengono
riesaminati
,
perfino
il
modo
di
discutere
è
cambiato
,
si
inneggia
ai
cecoslovacchi
,
i
Beatles
vengono
onorati
dalle
regine
.
Ma
in
quel
comizio
non
te
ne
ricordavi
:
congelato
dentro
un
passato
decrepito
,
sentivi
gli
occhi
riempirsi
di
lacrime
.
Meno
male
che
i
palloncini
provocarono
qualche
risata
.
I
palloncini
sai
,
fanno
parte
del
cerimoniale
nixoniano
.
Secondo
quel
cerimoniale
erano
stati
chiusi
dentro
grandi
reti
sospese
al
soffitto
e
le
reti
dovevano
aprirsi
all
'
arrivo
di
Nixon
affinché
i
palloncini
cadessero
giù
in
una
pioggia
colorata
e
leggera
:
a
simboleggiare
la
gioia
.
Ma
quando
Nixon
arrivò
la
reti
non
si
aprirono
per
niente
.
Tecnici
e
volontari
tiravano
le
funi
,
scuotevano
le
reti
,
lanciavano
ordini
colmi
di
imbarazzo
,
di
rabbia
.
Nixon
puntava
il
dito
al
soffitto
per
darsi
un
contegno
,
la
signora
Nixon
si
torceva
le
mani
per
superare
l
'
angoscia
:
ma
tutto
ciò
che
accadeva
era
la
liberazione
di
un
palloncino
che
ogni
tanto
scendeva
giù
come
un
orfano
.
E
la
faccenda
durò
fino
al
momento
in
cui
Nixon
mormorò
:
«
To
hell
with
them
»
,
all
'
inferno
,
poi
pronunciò
quel
discorso
che
è
sempre
lo
stesso
discorso
ovunque
vada
e
a
chiunque
parli
.
Ma
riguarda
anche
noi
.
Molto
da
vicino
.
«
La
guerra
nel
Vietnam
la
risolvo
a
modo
mio
»
Disse
anzitutto
ordine
e
legge
:
due
parole
bellissime
quando
non
suonino
come
una
sacra
minaccia
.
Perché
,
accidenti
,
la
legge
è
sacra
e
l
'
ordine
è
una
necessità
:
ma
che
razza
di
legge
è
una
legge
che
ti
nega
il
diritto
di
cambiare
la
legge
,
che
razza
di
ordine
è
un
ordine
che
ti
nega
la
libertà
di
protestare
?
La
voce
dell
'
America
,
questa
America
che
ormai
invade
le
nostre
vite
,
ci
piaccia
o
no
,
non
è
forse
nata
da
quel
diritto
e
da
quella
libertà
?
E
poi
disse
basta
con
le
critiche
agli
Stati
Uniti
,
bisogna
restaurare
nel
mondo
il
rispetto
per
gli
Stati
Uniti
,
la
guida
degli
Stati
Uniti
.
E
poi
disse
basta
,
con
queste
chiacchiere
sul
Vietnam
,
se
le
trattative
di
Parigi
sono
a
un
punto
morto
,
quando
lui
viene
letto
lui
dice
ad
Hanoi
mi
avete
stufato
,
la
guerra
la
risolvo
da
me
a
modo
mio
cioè
con
la
forza
.
A
questo
punto
sentii
un
brivido
nella
schiena
.
Stavo
per
abbandonarmi
ad
atroci
pensieri
,
quando
il
signor
Nixon
si
mise
a
parlare
di
noi
.
E
disse
che
gli
americani
erano
stufi
,
sì
stufi
,
di
morire
per
gli
europei
,
spendere
i
soldi
per
gli
europei
,
lavorare
per
gli
europei
,
fare
l
'
elemosina
agli
europei
.
E
i
diecimila
si
alzarono
in
piedi
,
applaudendo
,
inneggiando
,
bravo
Dick
,
giusto
Dick
,
e
allora
neanche
quello
che
mi
era
sembrato
buffo
,
come
le
nixonette
,
i
suonatori
,
i
palloncini
,
mi
parve
più
buffo
.
Mi
parve
anzi
tragico
,
mi
parve
senza
speranza
,
e
abbandonai
quel
comizio
,
e
lasciai
la
campagna
elettorale
di
Nixon
.
Lo
rividi
a
uno
di
quei
pranzi
che
il
Partito
repubblicano
organizza
per
raccogliere
fondi
destinati
a
far
eleggere
Nixon
.
Il
pranzo
si
svolgeva
a
New
York
,
all
'
hotel
Americana
.
Il
prezzo
per
ogni
coperto
era
di
mille
dollari
:
oltre
seicentoventimila
lire
italiane
.
Mi
recai
a
dare
uno
sguardo
e
devo
ammettere
che
a
condurmi
lì
fu
principalmente
la
curiosità
di
sapere
cosa
si
mangia
con
seicentoventimila
lire
a
testa
.
Uova
d
'
oro
?
Insalata
di
rubini
e
smeraldi
?
L
'
aria
profumava
di
soldi
,
di
sogni
grinzosi
,
e
il
salone
era
pieno
dei
soliti
vecchi
.
Mi
avvicinai
a
un
tavolo
,
agguantai
un
menu
,
e
diceva
:
antipasto
di
granchio
,
filetto
con
broccoli
,
mousse
di
albicocca
.
Nient
'
altro
e
ti
giuro
,
sentii
fame
per
loro
:
poveri
nixoniani
.
E
sentii
fame
per
molte
altre
cose
,
ad
esempio
per
l
'
America
che
abbiamo
amato
tanto
e
vorremmo
ancora
amare
.
E
ora
,
direttore
,
ti
saluto
.
Sono
stata
superficiale
?
Forse
,
senz
'
altro
.
Ma
il
soggetto
non
meritava
di
più
.
Le
inchieste
Gallup
danno
la
vittoria
di
Nixon
per
certa
,
e
la
signora
Nixon
annuncia
che
alla
Casa
Bianca
le
piacerebbe
mettere
ovunque
i
tappeti
da
parete
a
parete
«
perché
lei
nella
vita
è
sempre
stata
per
i
tappeti
da
parete
a
parete
»
.
Gliene
mandiamo
uno
in
regalo
?
Giusto
per
dimostrarle
che
non
siamo
i
miserabili
che
a
suo
marito
dice
.
Affezionatamente
tua
.
StampaPeriodica ,
CAPE
KENNEDY
,
dicembre
-
Per
andare
sulla
Luna
si
parte
da
qui
:
un
punto
del
nostro
pianeta
che
un
tempo
chiamavano
Cape
Canaveral
ed
ora
chiamano
Cape
Kennedy
,
dal
nome
dell
'
uomo
che
pagò
con
la
vita
anche
il
sogno
di
navigare
gli
spazi
.
La
regione
dove
esso
si
trova
è
indicata
sulle
mappe
terrestri
come
Florida
,
è
baciata
da
un
'
estate
perpetua
,
ed
è
considerata
il
grosso
laboratorio
scientifico
dell
'
emisfero
occidentale
.
Dico
occidentale
perché
per
andare
sulla
Luna
si
parte
,
chiunque
lo
sa
,
anche
da
un
altro
punto
del
nostro
pianeta
:
quello
nella
regione
indicata
sulle
mappe
terrestri
come
Kazahstan
.
Lì
però
bisogna
parlare
benissimo
il
russo
,
essere
iscritti
al
partito
locale
,
e
impegnarsi
a
non
fare
la
spia
a
quelli
della
Florida
.
Tutto
il
contrario
di
ciò
che
accade
in
Florida
dove
bisogna
parlare
benissimo
inglese
,
non
essere
iscritti
al
partito
suddetto
,
e
impegnarsi
a
non
fare
la
spia
a
quelli
del
Kazahstan
.
Tra
le
due
regioni
v
'
è
infatti
una
concorrenza
spietata
,
paragonabile
a
quella
delle
compagnie
aeree
che
fanno
lo
stesso
tragitto
,
con
l
'
aggravante
che
il
biglietto
non
è
utilizzabile
su
entrambe
le
compagnie
,
come
s
'
usa
nei
viaggi
terrestri
:
o
si
parte
di
qui
o
si
parte
di
là
.
Secondo
me
è
meglio
di
qui
:
il
razzoporto
è
eccellente
,
circondato
da
dodicimila
chilometri
di
mare
profondo
dove
le
astronavi
possono
precipitare
senza
colpir
l
'
abitato
,
e
la
preparazione
psicologica
addirittura
perfetta
.
Coperto
da
un
sudario
di
sabbia
,
di
asfalto
,
di
sale
marino
,
il
luogo
è
così
brutto
che
quando
ci
sei
non
ti
resta
che
andare
sulla
Luna
dove
,
se
non
è
meglio
,
peggio
non
è
.
Non
a
caso
scienziati
prolissi
lo
portano
a
esempio
della
prossima
stazione
spaziale
.
Estinti
i
sugheri
,
le
palme
,
i
lillà
,
le
trecentoventotto
specie
di
alberi
che
lo
ossigenavano
,
vi
trionfano
le
piante
di
plastica
;
i
prati
sintetici
si
comprano
al
supermarket
come
la
stoffa
.
Estinti
i
coccodrilli
,
i
topi
,
le
zanzare
,
vi
sopravvivono
solo
i
pescicani
impiegati
dalla
NASA
per
divorare
i
curiosi
che
bagnan
nel
mare
anziché
nelle
piscine
,
e
ciò
che
qui
chiamano
uccelli
non
sono
gli
uccelli
ma
i
razzi
o
i
missili
:
sicché
chi
va
a
caccia
e
dice
"
ho
preso
un
uccello
"
finisce
immediatamente
in
galera
.
I
motel
,
che
sono
alberghi
per
l
'
uomo
e
l
'
automobile
,
hanno
nomi
come
Satellite
,
Vanguard
,
Polaris
e
non
dispongono
di
camerieri
ma
di
esperti
robot
:
robot
per
lucidare
le
scarpe
,
robot
per
far
i
caffè
,
robot
per
massaggiare
chi
è
stanco
.
I
giocattoli
sono
quelli
che
i
figli
dei
cosmopionieri
useranno
nelle
colonie
lunari
destinate
a
sorgere
sulla
Vallata
della
Eterna
Luce
:
tutine
spaziali
,
bombolette
di
ossigeno
,
astronavicelle
che
prendono
il
volo
per
mezzo
di
batterie
solari
.
Le
cartoline
da
spedire
agli
amici
non
riproducono
paesaggi
ma
razzi
,
missili
,
depositi
di
kerosene
,
astronauti
chiusi
nelle
capsule
Mercury
;
la
Terra
che
noi
conoscemmo
è
dimenticata
da
tempo
e
nella
desolata
pianura
si
scorgono
solo
le
torri
di
lancio
:
cattedrali
di
un
'
era
che
ha
sostituto
la
liturgia
con
la
tecnica
.
IL
CONTO
ALLA
ROVESCIA
Ma
cosa
succede
quando
l
'
uomo
da
un
porto
allo
spazio
spicca
il
volo
verso
l
'
immensità
?
Sui
brividi
del
conto
alla
rovescia
e
sulla
partenza
per
la
Luna
parla
David
Morris
,
medico
della
NASA
.
"
HANNO
tutti
paura
quando
sono
lassù
.
Nessuno
resiste
all
'
angoscia
della
voce
che
conta
a
rovescio
prima
che
esploda
l
'
enorme
fiammata
.
Più
i
numeri
scendono
meno
sette
meno
sei
meno
cinque
meno
quattro
meno
tre
più
i
battiti
del
cuore
salgono
.
Shepard
,
che
era
salito
scherzando
,
mantenne
ottanta
pulsazioni
al
minuto
durante
la
conta
finale
:
ma
quando
arrivò
il
meno
sette
le
pulsazioni
gli
salirono
a
novanta
,
al
meno
quattro
erano
a
novantacinque
,
allo
zero
erano
a
cento
.
Poi
si
accesero
i
fuochi
e
le
pulsazioni
salirono
a
centonove
.
Poi
il
razzo
partì
e
le
pulsazioni
salirono
a
centoquindici
,
centoventi
,
centoventicinque
,
centotrenta
,
centotrentacinque
,
centotrentotto
.
Per
un
lungo
minuto
,
il
minuto
durante
il
quale
si
ignora
se
il
razzo
continuerà
a
salire
o
scoppierà
,
le
sue
pulsazioni
rimasero
a
centotrentotto
.
Sono
uomini
come
gli
altri
,
mi
creda
.
Per
me
c
'
è
solo
un
giorno
in
cui
son
diversi
dagli
altri
,
superuomini
forse
.
Ed
è
la
vigilia
della
partenza
:
quando
vanno
a
dormire
,
tranquilli
,
si
addormentano
immediatamente
,
tranquilli
,
poi
all
'
alba
che
potrebb
'
essere
la
loro
ultima
alba
si
svegliano
riposati
e
contenti
come
se
andassero
a
caccia
di
folaghe
"
.
E
quando
partirono
per
la
Luna
,
dottore
?
Anche
allora
si
svegliarono
contenti
come
se
andassero
a
caccia
di
folaghe
?
"
Sicuro
.
Il
sistema
è
lo
stesso
e
non
dimentichi
che
sono
soldati
:
andare
sulla
Luna
per
loro
è
come
andare
alla
guerra
,
ma
con
meno
probabilità
di
morire
.
Si
rendono
conto
,
evidente
,
che
rischiamo
di
andare
a
morire
:
tuttavia
sanno
bene
che
non
li
faremmo
andar
su
se
le
probabilità
di
salvezza
non
fossero
al
99,99
per
cento
.
Una
cosmonave
è
meno
pericolosa
degli
aerei
supersonici
che
erano
abituati
a
collaudare
,
e
da
terra
li
seguiamo
secondo
per
secondo
,
possiamo
portar
loro
soccorso
.
Perché
dovrebbero
essere
meno
tranquilli
?
"
.
Perché
vanno
sulla
Luna
,
dottore
.
"
Sciocchezze
.
Anche
sulla
Luna
li
seguiamo
,
le
ho
detto
:
mentre
atterrano
,
scendono
,
si
spostano
"
.
Dottore
scherziamo
?
Un
uomo
ha
aperto
una
capsula
e
scende
su
un
mondo
dove
nessuno
è
mai
stato
:
ed
egli
lo
sa
.
Appoggia
i
piedi
dove
nessuno
li
ha
mai
appoggiati
,
gira
gli
occhi
dove
nessuno
li
ha
mai
girati
:
ed
egli
lo
sa
.
Lentamente
,
cautamente
,
fa
il
primo
passo
;
l
'
umanità
intera
,
coloro
che
sono
morti
,
fa
quel
passo
con
lui
:
ed
egli
lo
sa
.
Non
v
'
è
scoperta
di
isola
,
né
di
oceano
,
né
di
continente
in
questo
pianeta
che
possa
paragonarsi
a
quel
primo
lentissimo
,
cautissimo
passo
:
ed
egli
lo
sa
.
L
'
oggetto
dal
quale
è
disceso
potrebbe
non
ripartire
mai
più
,
condannarlo
a
morire
su
questo
deserto
e
lontano
centinaia
di
migliaia
di
miglia
da
casa
:
ed
egli
lo
sa
.
Dottore
,
lei
crede
davvero
che
le
sue
pulsazioni
non
supereranno
le
centotrentotto
al
minuto
?
Ma
cos
'
è
,
quest
'
uomo
,
un
robot
?
"
Gli
astronauti
"
,
dice
il
dottore
,
"
non
sono
robot
.
Non
volevamo
robot
"
.
StampaPeriodica ,
Alle
4.57
del
21
luglio
1969
l
'
uomo
ha
messo
piede
sulla
Luna
.
È
cominciata
così
una
nuova
era
nella
storia
umana
:
la
conquista
degli
altri
mondi
,
la
scalata
ai
corpi
celesti
,
l
'
assalto
allo
spazio
.
Non
più
prigioniero
del
proprio
pianeta
,
l
'
uomo
si
è
proiettato
verso
approdi
ignoti
.
Finita
la
preistoria
spaziale
,
si
entrava
nell
'
era
cosmica
.
Di
questa
grandiosa
avventura
che
ha
portato
l
'
uomo
a
violare
il
pianeta
proibito
,
L
'
Europeo
forniva
una
cronaca
destinata
a
diventare
storia
.
Saranno
queste
parole
,
udite
nel
corso
della
lunga
"
notte
della
Luna
"
,
a
raccontare
nei
secoli
l
'
avventura
più
grande
dell
'
uomo
del
nostro
tempo
.
È
una
cronaca
vissuta
minuto
per
minuto
sul
luogo
stesso
dal
quale
veniva
comandata
la
missione
lunare
,
al
fianco
degli
uomini
che
a
400mila
chilometri
di
distanza
governavano
l
'
astronave
da
Terra
;
e
racconta
,
attraverso
le
parole
testuali
dei
protagonisti
,
ciò
che
è
avvenuto
in
quelle
ore
che
hanno
cambiato
il
destino
dell
'
umanità
.
Ora
che
lo
spettacolo
paradossale
è
finito
,
il
dramma
concluso
,
e
i
confini
della
nostra
intelligenza
e
della
nostra
storia
si
sono
allargati
fino
al
Mare
della
Tranquillità
,
ci
sentiamo
come
assuefatti
all
'
idea
di
possedere
la
Luna
e
quasi
sorridiamo
delle
nostre
ansie
e
dei
nostri
timori
:
non
era
poi
così
difficile
,
dicono
alcuni
,
si
accende
un
fiammifero
e
via
.
Ci
si
abitua
a
tutto
,
anche
al
miracolo
d
'
essere
usciti
dalla
nostra
prigione
di
azzurro
per
approdare
a
quell
'
isola
brutta
:
presto
ce
ne
scorderemo
,
come
abbiamo
scordato
il
miracolo
del
primo
pesce
che
uscì
dalle
acque
per
approdare
alla
terra
e
diventare
un
uomo
.
Ripetere
la
sfida
non
ci
sembra
più
un
rischio
blasfemo
,
e
della
meravigliosa
avventura
non
resterà
presto
che
una
carnevalata
intorno
a
due
piloti
cui
abbiamo
già
regalato
la
patente
di
eroi
,
l
'
immagine
sui
francobolli
,
il
nome
nei
libri
di
scuola
,
un
posto
nella
storia
.
Forse
il
successo
ci
ha
fatto
perdere
il
senso
delle
proporzioni
,
forse
ciò
che
è
avvenuto
è
troppo
grande
per
esser
giudicato
da
noi
:
così
come
quel
pesce
non
si
rese
conto
di
uscire
dall
'
acqua
per
diventare
uomo
,
noi
non
ci
rendiamo
conto
di
avere
toccato
un
altro
pianeta
per
diventare
qualcosa
che
non
sappiamo
nemmeno
immaginare
.
Il
giudizio
spetterà
ai
figli
dei
figli
dei
nostri
figli
.
A
noi
contemporanei
,
a
noi
spettatori
,
resta
solo
da
narrare
ciò
che
abbiamo
visto
e
udito
ora
con
orgoglio
ora
con
vergogna
.
Giacché
siamo
composti
dell
'
uno
e
dell
'
altra
,
e
anche
nel
viaggio
verso
la
Luna
gli
uomini
hanno
dimostrato
la
loro
bellezza
e
la
loro
bruttezza
,
che
è
come
dire
la
loro
umanità
.
Ecco
dunque
la
cronaca
di
quei
due
incredibili
giorni
e
di
quell
'
incredibile
notte
come
li
ho
visti
a
Houston
,
Texas
,
dal
momento
in
cui
la
prima
astronave
terrestre
si
posò
sulla
Luna
,
il
20
luglio
1969
,
fino
al
momento
in
cui
ne
ripartì
,
il
21
luglio
1969
.
The
Eagle
has
landed
,
l
'
Aquila
è
atterrata
C
'
era
stata
quest
'
ultima
notte
durante
la
quale
neanche
Neil
Armstrong
e
Buzz
Aldrin
e
Michael
Collins
erano
riusciti
a
dormire
bene
e
avevano
sonnecchiato
per
poco
più
di
quattr
'
ore
:
secondo
i
dati
forniti
dai
cervelli
elettronici
che
da
bordo
raccontano
tutto
al
Centro
controllo
.
La
notte
fra
il
sabato
19
luglio
e
domenica
20
luglio
.
I
tre
astronauti
si
erano
svegliati
alle
cinque
del
mattino
,
ora
di
Houston
,
dopo
avere
orbitato
l
'
altra
faccia
della
Luna
,
ed
era
subito
cominciato
un
dialogo
tecnico
,
parametri
e
traiettorie
e
costanti
,
condotto
dal
Capsule
Communicator
che
per
il
momento
era
l
'
astronauta
Ron
Evans
,
e
dopo
quel
dialogo
era
seguita
la
lettura
delle
notizie
terrestri
,
accolta
con
un
distacco
quasi
sgarbato
.
«
Buzz
,
tuo
figlio
Andy
ha
fatto
il
giro
della
Nasa
ieri
pomeriggio
e
suo
zio
Bob
l
'
ha
accompagnato
a
visitare
anche
il
laborato
»
.
«
Grazie
»
,
lo
aveva
interrotto
seccamente
Aldrin
.
Nessuna
notizia
sembrava
interessarli
,
divertirli
,
commuoverli
,
nemmeno
quella
che
in
tutte
le
chiese
del
mondo
si
pregasse
per
loro
o
che
Richard
Nixon
avesse
ordinato
una
funzione
speciale
alla
Casa
Bianca
,
o
che
la
loro
squadra
preferita
di
baseball
,
la
National
League
,
si
apprestasse
a
giocare
a
Washington
con
l
'
American
League
,
o
che
il
titolo
di
miss
Universo
fosse
stato
vinto
da
una
filippina
di
18
anni
battendo
miss
Finlandia
e
miss
Australia
.
S
'
erano
decongelati
un
pochino
solo
quando
Ron
Evans
aveva
raccontato
la
leggenda
di
Chan
Go
:
«
Attenti
,
la
ragazza
è
cinese
e
si
chiama
Chan
Go
.
Vive
sulla
Luna
da
4mila
anni
,
rubò
a
suo
marito
la
pillola
dell
'
immortalità
.
È
facile
trovarla
perché
se
ne
sta
con
un
grande
coniglio
all
'
ombra
di
un
albero
di
cannella
»
.
Con
la
sua
voce
di
pietra
,
Aldrin
aveva
risposto
:
«
Okay
,
Ron
.
Cercheremo
di
trovare
la
ragazza
con
il
coniglio
»
.
Era
arrivata
questa
domenica
,
ma
non
una
domenica
come
le
altre
,
cioè
spensierata
,
rilassata
,
festosa
.
Alle
8
,
anziché
i
soliti
programmi
a
quiz
,
la
televisione
aveva
cominciato
a
trasmettere
servizi
speciali
che
davano
l
'
immagine
della
nostra
galassia
,
della
Via
Lattea
,
del
nostro
sistema
solare
,
mentre
una
voce
leggeva
la
Genesi
:
"
E
in
principio
Dio
creò
il
Cielo
e
la
Terra
,
e
la
Terra
era
vuota
e
senza
forme
,
e
l
'
oscurità
era
sospesa
sul
cielo
e
la
terra
"
.
Del
resto
molti
,
quella
mattina
,
citavano
la
Genesi
:
preti
cattolici
e
pastori
presbiteriani
,
metodisti
,
episcopali
.
A
Houston
le
chiese
erano
piene
,
impiegati
della
Nasa
scienziati
astronauti
:
v
'
è
un
momento
in
cui
la
tecnologia
non
basta
più
a
dare
agli
uomini
fiducia
in
se
stessi
e
la
loro
sapienza
si
scioglie
in
debolezza
.
Li
vedevi
entrare
e
uscire
dalle
chiese
,
quegli
uomini
,
tutti
compunti
,
tutti
tesi
nell
'
ansia
.
L
'
angoscia
era
aggravata
da
un
cielo
livido
che
annunciava
la
pioggia
e
verso
mezzogiorno
c
'
era
stato
uno
scroscio
rabbioso
,
scalognatore
.
Nessuno
si
sentiva
ottimista
,
tranquillo
.
Nell
'
edificio
dove
la
Nasa
ospitava
la
sala
stampa
i
giornalisti
passeggiavano
impazienti
.
Uno
ripeteva
:
«
Non
la
so
scrivere
questa
cosa
,
non
la
so
scrivere
.
Non
è
una
storia
da
giornalisti
,
ci
vorrebbe
Omero
»
.
In
città
,
le
sole
persone
che
dimostrassero
serenità
erano
le
mogli
di
Armstrong
,
Aldrin
e
Collins
.
Addestrate
dai
loro
mariti
,
«
la
Luna
è
una
normale
conquista
della
tecnologia
»
,
erano
giunte
a
quel
giorno
con
la
principale
preoccupazione
di
apparire
graziose
in
tv
e
una
,
la
moglie
di
Aldrin
,
aveva
fatto
a
tale
scopo
una
cura
dimagrante
.
Grazie
a
essa
aveva
potuto
esibirsi
in
costume
da
bagno
sui
bordi
della
sua
piscina
,
offrendosi
alla
folla
e
alle
macchine
da
presa
della
Cbs
dinanzi
alle
quali
aveva
scherzato
,
sorriso
,
spiegato
che
i
tre
sarebbero
allunali
e
tornati
.
Cosa
di
cui
neanche
Wernher
Von
Braun
sembrava
sicuro
.
Nell
'
ultima
conferenza
stampa
gli
era
sfuggita
una
frase
:
«
Siamo
abbastanza
maturi
da
sopportare
lo
shock
se
la
missione
non
sarà
completata
»
.
Alla
caffetteria
della
Nasa
,
dove
era
sceso
per
mangiare
un
panino
mischiato
alla
folla
,
Von
Braun
era
apparso
cupo
e
aveva
rifiutato
di
firmare
una
fotografia
del
Saturno
.
E
così
siamo
giunti
al
pomeriggio
fatale
,
quello
in
cui
due
uomini
del
nostro
pianeta
avrebbero
tentato
di
sbarcare
sulla
Luna
.
Erano
due
uomini
che
nessuno
aveva
scelto
perché
migliori
degli
altri
e
il
loro
unico
merito
consisteva
nell
'
essere
bravi
piloti
,
ma
non
migliori
di
altri
.
Umanamente
non
valevano
granché
.
Privi
di
fantasia
e
di
umiltà
,
prima
della
partenza
si
erano
mostrati
arroganti
,
durante
il
volo
non
si
erano
resi
simpatici
:
mai
una
frase
dettata
dal
cuore
,
un
motto
scherzoso
,
un
'
osservazione
geniale
.
Avevano
visto
la
Terra
che
si
allontanava
centinaia
di
migliaia
di
miglia
e
tal
privilegio
s
'
era
risolto
in
un
'
arida
lezione
di
geografia
:
«
Vedo
a
destra
la
penisola
dello
Yucatán
,
a
sinistra
la
Florida
»
.
Qualcuno
li
aveva
definiti
"
unmanned
crew
"
,
equipaggio
senz
'
uomo
,
il
termine
che
si
usa
per
le
astronavi
che
non
hanno
persone
a
bordo
.
Amareggiato
e
deluso
dal
loro
silenzio
,
li
perdonavi
solo
sapendo
che
avevano
paura
,
ma
neanche
ciò
bastava
ad
amarli
mentre
l
'
ora
si
avvicinava
.
L
'
ora
era
fra
le
3
e
le
3
e
mezzo
.
Quelle
due
macchine
straordinarie
chiamate
Lem
e
capsula
Apollo
si
erano
ormai
staccate
:
l
'
Apollo
orbitava
la
Luna
con
Mike
Collins
,
il
Lem
si
abbassava
sul
Mare
della
Tranquillità
con
Armstrong
e
Aldrin
.
Ma
non
si
chiamavano
più
Apollo
e
Lem
:
il
primo
lo
avevano
ribattezzato
Columbia
,
dal
nome
del
razzo
di
Jules
Verne
,
il
secondo
Eagle
,
cioè
aquila
:
simbolo
amato
dai
militari
.
Nel
distintivo
fatto
disegnare
dai
tre
si
vedeva
un
'
aquila
che
scende
con
le
ali
spiegate
e
gli
artigli
spalancati
fra
i
crateri
della
Luna
.
Osservandolo
,
alcuni
avevano
ricordato
che
l
'
impegno
di
sbarcare
sulla
Luna
entro
il
1970
era
stato
assunto
da
John
Fitzgerald
Kennedy
dopo
la
crisi
di
Cuba
,
anzi
dopo
la
Baia
dei
Porci
,
per
scopi
strettamente
politici
.
C
'
era
bisogno
di
una
grossa
impresa
che
restituisse
prestigio
e
rispetto
agli
Stati
Uniti
e
la
Luna
era
apparsa
la
soluzione
più
facile
e
più
clamorosa
.
Lo
stesso
Lyndon
Johnson
aveva
confermato
ciò
in
una
trasmissione
televisiva
.
Poi
,
d
'
un
tratto
,
scoppiarono
le
3
del
pomeriggio
.
D
'
un
tratto
,
come
questo
viaggio
che
avevamo
atteso
per
anni
e
a
cui
,
tuttavia
,
non
eravamo
ancora
preparati
.
Sai
,
come
quando
nasce
un
bambino
e
per
nove
mesi
lo
si
vede
crescere
nel
ventre
,
si
sa
che
dal
ventre
dovrà
uscire
,
ma
arriva
il
momento
e
ti
coglie
una
specie
di
sorpresa
,
di
panico
,
nasce
il
bambino
,
è
appena
nato
il
bambino
e
ci
accorgiamo
che
non
siamo
pronti
a
riceverlo
.
Non
successe
nulla
di
straordinario
che
ci
desse
l
'
allarme
,
non
suonò
un
campanello
,
non
gracchiò
un
altoparlante
per
dirci
che
erano
le
tre
,
forse
non
guardammo
nemmeno
l
'
orologio
.
Ma
all
'
improvviso
ci
accorgemmo
che
l
'
ora
era
giunta
e
tutto
cambia
.
Non
ci
importò
più
che
la
Luna
rappresentasse
un
volgare
scopo
politico
,
non
ci
importò
più
che
i
due
uomini
scelti
dal
caso
fossero
antipatici
.
La
Luna
divenne
qualcosa
di
religioso
e
i
due
uomini
divennero
qualcosa
di
santo
:
un
simbolo
di
tutti
noi
,
vivi
o
morti
,
buoni
e
cattivi
,
stupidi
e
intelligenti
,
noi
pesci
che
cerchiamo
sempre
altre
spiagge
senza
sapere
perché
.
E
ovunque
passò
come
un
brivido
,
lo
stesso
che
in
quel
momento
scuoteva
chiunque
ascoltasse
una
radio
,
nel
mondo
,
o
sedesse
dinanzi
a
un
televisore
,
o
sapesse
quel
che
stava
accadendo
.
Le
macchine
da
presa
della
tv
erano
puntate
sul
Centro
controllo
dove
si
dirigono
le
operazioni
di
volo
.
Il
Centro
controllo
si
affollò
e
dietro
un
vetro
apparve
Von
Braun
,
con
il
capo
chino
e
le
braccia
conserte
come
se
pregasse
.
Ai
tavoli
coi
monitor
e
i
cervelli
elettronici
gli
ingegneri
e
gli
astronauti
e
i
tecnici
si
accomodarono
meglio
le
cuffie
.
Ron
Evans
si
alzò
e
lasciò
il
posto
a
Charlie
Duke
(
astronauta
che
fungeva
da
"
capcom
"
,
capsule
communicator
,
cioè
colui
che
aveva
il
compito
di
comunicare
direttamente
con
l
'
equipaggio
.
Fu
pilota
del
modulo
lunare
di
Apollo
16
e
decimo
uomo
a
mettere
piede
sulla
Luna
nel
1972
,
ndr
)
.
Accanto
a
lui
c
'
era
soltanto
Pete
Conrad
,
il
comandante
del
prossimo
equipaggio
destinato
alla
Luna
in
novembre
.
Immobili
,
tutti
e
due
,
tirati
.
Nella
sala
stampa
invece
si
raddoppiò
il
trambusto
,
spostare
di
sedie
,
squillare
di
telefoni
,
battere
di
telescriventi
,
urla
isteriche
.
Chi
chiamava
Tokyo
,
chi
Berlino
,
chi
Roma
,
chi
Praga
,
chi
Rio
de
Janeiro
!
«
Press
emergency
,
press
emergency
call
!
Chiamata
stampa
di
emergenza
!
Emergenza
!
»
,
oppure
:
«
Il
cavo
!
Il
cavo
!
»
,
altri
defluirono
verso
l
'
auditorium
.
C
'
era
questo
auditorium
,
che
è
immenso
,
e
c
'
era
questo
schermo
che
è
enorme
:
quattro
metri
per
sei
.
Si
fece
buio
,
si
accese
lo
schermo
,
e
non
vi
apparve
nulla
per
chi
non
sapesse
,
ma
vi
apparve
qualcosa
di
tremendo
per
chi
sapesse
:
i
numeri
della
conta
a
rovescio
.
Le
ore
,
i
minuti
,
i
secondi
.
Le
ore
erano
ormai
a
zero
,
i
minuti
erano
dieci
,
i
secondi
spaccavano
senza
darli
il
tempo
di
leggerli
:
macchie
luminose
tremanti
come
le
nostre
mani
,
i
nostri
ginocchi
.
E
l
'
audio
martellò
,
nel
silenzio
,
poi
diffuse
una
voce
che
era
la
voce
di
Charlie
Duke
,
un
'
altra
voce
che
era
la
voce
di
Armstrong
.
Giungeva
disturbata
da
sibili
,
fischi
,
400mila
chilometri
laggiù
nel
cosmo
,
ma
si
capiva
tutto
ciò
che
diceva
,
e
quel
dialogo
,
Dio
quel
dialogo
,
noi
che
lo
udimmo
non
lo
scorderemo
mai
.
Ci
saremmo
molto
turbati
,
più
tardi
,
a
vederlo
uscire
dal
Lem
e
camminare
sulla
Luna
.
Però
mai
quanto
nei
dieci
minuti
o
dieci
secondi
che
precedettero
l
'
allunaggio
.
Se
chiedi
a
chi
c
'
era
:
«
Tu
hai
pianto
di
più
al
momento
in
cui
Armstrong
ha
allungato
il
piede
o
al
momento
in
cui
il
Lem
si
è
posato
?
»
,
la
risposta
è
identica
:
«
Al
momento
in
cui
il
Lem
si
è
posato
»
.
Le
tre
e
17
minuti
e
dieci
secondi
del
20
luglio
1969
,
ora
di
Houston
.
Vogliamo
riascoltare
gli
ultimi
14
secondi
prima
che
quel
bambino
nascesse
?
Charlie
Duke
:
«
Aquila
,
qui
Houston
.
Tutto
pronto
per
l
'
atterraggio
.
Chiudo
»
.
Neil
Armstrong
:
«
Roger
.
Capito
.
Pronto
per
l
'
atterraggio
»
.
Charlie
Duke
:
«
Roger
»
.
Armstrong
:
«
Allarme
12
.
12.01»
.
Charlie
Duke
:
«12.01»
.
Armstrong
:
«
Siamo
pronti
.
Stai
lì
,
pronti
.
2mila
piedi
.
2mila
piedi
nell
'
Ags
.
47°»
.
Charlie
Duke
:
«
Roger
.
Calato
»
.
Armstrong
:
«47°»
.
Charlie
Duke
:
«
Aquila
,
siete
perfetti
.
Siete
sul
go
.
Go
!
»
Armstrong
:
«35°
750
,
si
scende
giù
a
23;
700
piedi
,
21
e
giù
.
36°
,
600
piedi
,
giù
a
19;
510
piedi
,
giù
a
30
giù
a
30
giù
a
15;
400
piedi
,
giù
a
9
8
,
avanti
.
350
,
giù
a
4;
330
,
giù
a
3
e
mezzo
.
L
'
ago
è
tutto
teso
sulla
velocità
orizzontale
300
piedi
,
giù
a
3
e
mezzo
giù
1
al
minuto
.
1
,
1
e
mezzo
giù
vedo
la
nostra
ombra
laggiù
50
,
giù
a
2
,
2
e
mezzo
.
19
,
avanti
.
Altitudine
velocità
3
e
mezzo
,
giù
,
220
piedi
.
13
,
avanti
11
,
avanti
scende
proprio
bene
,
bene
.
200
piedi
,
4
e
mezzo
e
giù
.
5
e
mezzo
e
giù
.
170
.
6
e
mezzo
e
giù
.
5
e
mezzo
e
giù
.
9
.
avanti
.
5
per
cento
,
quantità
luce
705
piedi
,
tutto
va
bene
.
Giù
a
metà
,
6
»
.
Charlie
Duke
:
«60
secondi
,
Neil
»
Armstrong
:
«
Accese
luci
.
Giù
a
2
,
2
e
mezzo
.
Avanti
avanti
!
Bene
!
40
piedi
,
giù
a
due
e
mezzo
stiamo
sollevando
polvere
30
piedi
2
e
mezzo
giù
c
'
è
un
'
ombra
debole
debole
.
4
avanti
4
avanti
,
stiamo
piegandoci
un
poco
a
destra
6
giù
»
.
Charlie
Duke
:
«30
secondi
,
Neil
»
.
Armstrong
:
«
Avanti
ci
stiamo
spostando
a
destra
contatto
luce
.
Okay
.
Chiudo
i
motori
.
Chiudo
il
controllo
automatico
.
Chiudo
il
motore
di
discesa
.
Motori
chiusi
.
Siamo
sul
413»
.
Charlie
Duke
:
«
Ti
leggiamo
,
Neil
»
.
Armstrong
:
«
Houston
,
qui
base
della
Tranquillità
.
L
'
Aquila
ha
atterrato
»
.
Charlie
Duke
:
«
Roger
.
Tranquillità
,
ti
leggiamo
da
Terra
.
C
'
è
un
bel
mucchio
di
tipi
qui
che
stanno
per
diventare
blu
.
Ma
respiriamo
di
nuovo
.
Grazie
infinite
»
.
Nell
'
auditorium
,
e
anche
nel
Centro
controllo
,
le
parole
di
Charlie
Duke
non
le
udì
nessuno
.
Perché
dopo
il
messaggio
di
Armstrong
,
«
qui
base
della
Tranquillità
,
l
'
Aquila
ha
atterrato
»
,
la
tensione
si
ruppe
e
salì
al
cielo
un
applauso
che
era
l
'
applauso
più
fragoroso
e
più
lungo
che
avessi
mai
udito
,
e
insieme
all
'
applauso
un
concerto
di
singhiozzi
,
di
urli
,
di
esclamazioni
dove
il
sollievo
si
univa
alla
gioia
,
la
gioia
allo
stupore
,
lo
stupore
all
'
orgoglio
,
e
ciò
non
soltanto
nell
'
auditorium
,
ma
nei
corridoi
,
nelle
cabine
radio
,
nelle
stanze
delle
telescriventi
,
negli
uffici
,
nello
stesso
Centro
controllo
dove
mi
dicono
che
Von
Braun
piangesse
come
un
bambino
.
E
piangeva
Wally
Schirra
,
e
molti
degli
astronauti
,
e
i
direttori
di
volo
.
Il
volto
di
Pete
Conrad
aveva
il
colore
del
gesso
,
quello
di
Alan
Bean
che
scenderà
con
lui
era
terreo
.
Si
alzò
Charlie
Duke
,
lasciò
il
posto
a
Ron
Evans
,
spalancò
la
porta
del
Centro
controllo
,
entrò
nel
recinto
dei
Vip
e
aggrappandosi
a
tutti
balbettava
:
«
We
did
it
,
we
dit
it
!
Ce
l
'
abbiamo
fatta
,
ce
l
'
abbiamo
fatta
!
»
.
Poi
Duke
uscì
dal
recinto
dei
Vip
,
si
mise
a
correre
per
le
stanze
,
per
gli
edifici
,
ripeteva
«
we
did
it
,
we
did
it
,
o
God
God
God
!
Dio
Dio
Dio
!
»
.
Questi
uomini
forti
,
sempre
freddi
e
sempre
distaccati
,
questi
uomini
sempre
convinti
che
una
ruota
debba
girare
per
il
semplice
fatto
che
è
una
ruota
.
Ci
volle
un
bel
po
'
perché
si
ricomponessero
,
ci
ricomponessimo
,
e
ripensassimo
alla
voce
con
cui
Armstrong
aveva
detto
«
l
'
Aquila
è
atterrata
»
.
Una
voce
soffice
,
tranquilla
,
priva
di
qualsiasi
emozione
.
Più
tardi
il
medico
di
volo
informò
che
al
momento
dell
'
atterraggio
il
polso
di
Armstrong
era
salito
a
156
.
Lui
che
non
va
mai
oltre
i
70
,
i
90
.
Ma
dalla
voce
non
sembrava
davvero
,
e
con
quel
tono
soffice
,
tranquillo
,
privo
di
qualsiasi
emozione
,
continuò
a
dare
le
informazioni
,
spiegò
il
punto
in
cui
era
atterrato
,
un
triangolo
compreso
fra
una
collina
chiamata
Zampa
di
gatto
,
una
montagna
chiamata
Ultima
freccia
e
un
cratere
detto
Zeta
.
Finalmente
lasciò
che
Aldrin
descrivesse
ciò
che
vedeva
dal
finestrino
del
Lai
.
Era
tornato
Charlie
Duke
;
il
dialogo
è
con
Charlie
Duke
.
Aldrin
:
«
Houston
,
deve
esservi
apparsa
una
fase
finale
molto
lunga
.
Lo
è
stata
.
Il
sistema
automatico
ci
stava
portando
dritti
in
un
campo
di
football
,
voglio
dire
un
cratere
che
aveva
l
'
ampiezza
di
un
campo
di
football
,
con
un
gran
numero
di
massi
enormi
,
circa
il
diametro
di
uno
dei
crateri
minori
,
sicché
abbiamo
dovuto
controllare
la
discesa
a
mano
e
cercare
una
zona
ragionevolmente
buona
in
quel
campo
di
rocce
»
.
Charlie
Duke
:
«
Roger
.
Ricevuto
.
Era
bello
da
qui
,
Tranquillità
.
Chiudo
»
.
Aldrin
:
«
Ora
entriamo
nei
dettagli
di
ciò
che
vedo
intorno
a
me
.
Be
'
,
sembra
una
collezione
di
ogni
specie
di
rocce
per
ciò
che
riguarda
la
forma
,
l
'
angolosità
,
la
granulosità
.
Sono
estremamente
varie
.
I
colori
cambiano
parecchio
a
seconda
di
come
li
guardi
nella
luce
.
In
genere
non
sembra
esserci
molto
colore
,
direi
niente
affatto
colore
.
Però
sembra
che
alcune
delle
rocce
e
dei
massi
,
e
anche
di
questi
ve
ne
sono
parecchi
vicini
a
noi
,
sembra
che
alcuni
abbiano
colori
interessanti
.
Chiudo
»
.
Charlie
Duke
:
«
Roger
,
ricevuto
.
Ci
sembra
che
tutto
vada
bene
,
Tranquillità
.
Ora
vi
lasciamo
lavorare
sulla
conta
a
rovescio
simulata
e
poi
ci
riparliamo
.
Chiudo
»
.
Aldrin
:
«
Okay
.
Questo
16G
è
proprio
come
un
aeroplano
»
.
Charlie
Duke
:
«
Roger
,
roger
.
Tranquillità
,
dovete
sapere
che
in
questa
stanza
c
'
è
un
mucchio
di
facce
sorridenti
,
e
anche
in
tutto
il
mondo
»
.
Aldrin
:
«
Due
sono
anche
qui
dentro
»
.
Charlie
Duke
:
«
È
stato
un
gran
bel
lavoro
,
ragazzi
»
.
Fu
a
questo
punto
che
intervenne
la
voce
fra
divertita
e
mortificata
di
Collins
:
«
Non
dimenticatevi
di
qualcuno
che
è
dentro
questa
capsula
»
.
Quel
Collins
sempre
messo
da
parte
e
destinato
a
essere
messo
da
parte
,
quel
Collins
che
se
ne
andava
solo
intorno
alla
Luna
.
Nessuno
gli
rispose
.
Il
dialogo
fra
il
Centro
controllo
e
il
Lem
continuò
.
Charlie
Duke
:
«
Tranquillità
,
qui
Houston
.
Avete
atterrato
con
un
'
inclinazione
di
4
gradi
e
mezzo
.
Chiudo
»
.
Aldrin
:
«
Sì
,
è
confermato
dai
nostri
strumenti
.
Chiudo
»
.
«
Houston
,
qui
Columbia
,
Houston
!
Non
potreste
mettermi
in
contatto
con
loro
?
»
,
disse
Collins
,
commovente
come
la
sua
solitudine
.
«
Okay
,
Columbia
.
Ora
ti
ci
mettiamo
»
,
disse
Charlie
Duke
.
«
Di
'
qualcosa
che
possano
udire
,
Mike
.
Chiudo
»
.
«
Qui
Columbia
.
Cosa
devo
dire
?
»
.
«
Qualcosa
che
possano
udire
,
qualcosa
.
Chiudo
»
.
«
Roger
.
Base
della
Tranquillità
,
qui
Columbia
.
Ragazzi
,
visto
di
quassù
è
stato
proprio
straordinario
.
Avete
fatto
un
lavoro
straordinario
,
ragazzi
»
.
«
Grazie
,
Mike
»
,
rispose
Aldrin
.
«
Ora
tieni
stretta
quella
base
in
orbita
,
tienila
pronta
per
noi
»
.
«
Lo
farò
,
Buzz
,
lo
farò
»
.
Poi
intervenne
di
nuovo
Armstrong
.
«
Houston
,
qui
base
della
Tranquillità
.
I
ragazzi
a
Terra
avevano
detto
di
non
essere
certi
che
ce
l
'
avremmo
fatta
e
invece
eravamo
un
po
'
preoccupati
dal
sistema
di
allarme
,
questo
sì
.
Proprio
durante
la
discesa
,
e
a
parte
il
momento
in
cui
dovevamo
scegliere
un
buon
posto
per
atterrare
,
voglio
dire
a
parte
una
buona
occhiata
ai
crateri
nella
fase
finale
,
non
m
'
è
riuscito
di
identificare
bene
quel
che
c
'
era
all
'
orizzonte
»
.
Charlie
Duke
:
«
Non
te
la
prendere
,
Neil
.
A
quello
ci
pensiamo
ora
.
Chiudo
»
.
«
Può
interessarti
sapere
che
non
ho
notato
e
non
noto
difficoltà
alcuna
nell
'
adattarmi
a
un
sesto
di
gravità
.
Direi
anzi
che
mi
riesce
naturale
,
spontaneo
,
muovermi
in
un
sesto
di
gravità
»
.
«
Roger
,
ricevuto
.
Bene
.
Chiudo
»
.
«
Houston
,
ora
ti
do
le
informazioni
.
La
mia
sinistra
è
praticamente
poco
sopra
il
livello
di
un
grande
numero
di
crateri
il
cui
diametro
va
dai
cinque
ai
50
piedi
.
Vedo
anche
molte
vette
montagnose
alte
dai
20
ai
30
piedi
.
E
migliaia
,
letteralmente
migliaia
di
minuscoli
crateri
larghi
un
piede
o
due
.
Di
fronte
a
me
,
a
qualche
centinaio
di
piedi
,
vi
sono
alcuni
blocchi
di
roccia
irta
e
angolosa
,
dai
bordi
appuntiti
,
alti
circa
due
piedi
.
E
c
'
è
una
collina
sul
nostro
orizzonte
,
proprio
in
linea
diretta
con
i
due
finestrini
.
Giudicarne
la
distanza
è
impossibile
,
ma
direi
un
miglio
o
mezzo
miglio
»
.
Mike
Collins
:
«
Sembra
molto
meglio
di
ieri
,
Neil
,
quando
si
guardava
in
quell
'
angolatura
bassa
del
Sole
.
Ieri
il
terreno
appariva
accidentato
come
una
pannocchia
di
granoturco
»
.
«
Era
davvero
accidentato
,
Mike
.
Nella
zona
di
atterraggio
era
estremamente
punteggiato
di
crateri
e
di
pietre
.
Alcune
pietre
più
grandi
di
cinque
o
10
piedi
»
.
«
Nel
dubbio
,
atterra
lungo
»
.
(
È
una
espressione
dei
piloti
:
«
When
in
doubt
,
land
long
»
.
Gran
parte
delle
loro
frasi
erano
nel
linguaggio
dei
piloti
:
per
esempio
non
dicevano
«
non
preoccuparti
»
,
dicevano
«
niente
sudore
,
no
sweat
»
.
E
non
dicevano
«
chiudo
»
,
dicevano
«
break
,
break
,
rompi
,
rompi
»
)
.
«
È
quel
che
abbiamo
fatto
,
Mike
»
.
Charlie
Duke
:
«
Tranquillità
,
qui
Houston
.
Vorremmo
che
tu
mettessi
in
funzione
il
memory
E
.
Chiudo
.
Columbia
,
qui
Houston
.
Per
te
abbiamo
un
P22
,
se
sei
pronto
a
ricevere
»
.
Mike
Collins
:
«
Sissignore
,
ai
tuoi
ordini
»
.
Armstrong
:
«
Dunque
,
dicevo
,
direi
che
il
colore
della
superficie
intorno
a
noi
è
paragonabile
a
quello
che
abbiamo
osservato
in
orbita
:
a
10°
di
angolatura
del
Sole
.
È
un
colore
sostanzialmente
senza
colore
,
grigio
bianco
,
molto
bianco
,
e
il
grigio
è
gessoso
quando
guardi
alla
fase
zero
.
Però
quando
guardi
a
un
'
inclinazione
di
90°
è
un
grigio
molto
più
scuro
,
è
un
grigio
cinereo
,
color
della
cenere
.
Alcune
delle
rocce
che
sono
state
investite
o
rotte
dal
razzo
sono
all
'
esterno
di
un
color
grigio
chiaro
e
all
'
interno
di
un
grigio
scuro
,
scurissimo
,
quelle
rotte
,
mi
spiego
.
Sembrano
basalto
»
.
Interruzione
di
Charlie
Duke
:
«
Tranquillità
,
qui
Houston
.
Per
favore
depressurizzate
di
nuovo
il
carburante
e
l
'
ossigeno
.
Stanno
salendo
troppo
»
.
Armstrong
:
«
Okay
carburante
e
ossigeno
in
partenza
»
.
Charlie
Duke
:
«
Tranquillità
,
ho
detto
che
potete
aprire
sia
il
carburante
che
l
'
ossigeno
.
Chiudo
»
.
Armstrong
:
«
Okay
,
okay
»
.
Charlie
Duke
:
«
Tranquillità
,
ripeto
:
depressurizzate
il
carburante
.
Depressurizzate
,
depressurizzate
!
Sta
aumentando
rapidamente
di
pressione
.
Chiudo
»
.
Armstrong
:
«
Ma
noi
segniamo
30
Psi
del
carburante
e
30
di
ossigeno
»
.
(
Psi
significa
Pound
square
inch
,
cioè
libbre
ogni
pollice
quadrato
)
.
Charlie
Duke
:
«
Noi
leggiamo
qualcosa
di
diverso
sui
nostri
strumenti
.
Per
favore
,
depressurizzate
il
carburante
e
l
'
ossigeno
ho
detto
»
.
Armstrong
:
«
Okay
depressurizziamo
.
Teniamo
aperto
.
Ora
l
'
ago
segna
21
Psi
.
E
ora
20
.
E
ora
15
.
E
ora
0»
.
Charlie
Duke
:
«
Bene
,
chiudi
,
grazie
»
.
Armstrong
:
«
Chiuso
.
Dai
finestrini
non
abbiamo
potuto
vedere
le
stelle
,
avevamo
la
visiera
dell
'
elmetto
calata
.
Ora
Buzz
tenta
di
vederle
con
le
lenti
ottiche
,
io
sto
guardando
la
Terra
.
È
grande
e
lucente
e
bella
»
.
Charlie
Duke
:
«
Tranquillità
dev
'
essere
proprio
un
gran
bello
spettacolo
.
Chiudo
.
Columbia
,
qui
Houston
.
Mancano
due
minuti
al
vostro
Los
.
(
Loss
of
signal
,
cioè
perdita
di
contatto
con
la
Terra
,
quando
l
'
astronave
passa
dall
'
altra
parte
della
Luna
.
Mike
Collins
stava
infatti
dirigendosi
verso
l
'
altra
faccia
della
Luna
)
.
«
Mike
,
sei
proprio
bello
mentre
te
ne
vai
sopra
la
collina
.
Chiudo
»
.
Collins
:
«
Okay
grazie
.
Sono
contento
di
sapere
che
anch
'
io
funziono
bene
.
Avete
nulla
da
suggerire
?
La
posizione
che
tengo
mi
sembra
giusta
»
.
Charlie
Duke
:
«
Perfetta
.
Mike
»
.
Collins
:
«
Sarebbe
anche
ora
di
mangiare
,
no
?
»
.
Charlie
Duke
:
«
Ripeti
»
.
Collins
:
«
Be
'
,
non
importa
»
.
Charlie
Duke
:
«
Mike
,
tieni
quella
posizione
.
È
buona
»
.
Collins
:
«
Grazie
»
.
E
sparì
dall
'
altra
parte
della
Luna
,
a
volare
solo
in
quel
nulla
fatto
di
silenzio
.
Per
un
'
ora
non
avrebbe
potuto
comunicare
con
nessuno
,
sapere
ciò
che
accadeva
ad
Armstrong
e
a
Aldrin
,
dire
quel
che
accadeva
a
lui
,
per
esempio
,
se
avesse
potuto
dire
l
'
invidia
,
la
malinconia
che
provava
a
pensare
di
non
poter
scendere
sopra
la
Luna
,
lui
:
essere
arrivato
fin
quasi
a
toccarla
e
non
toccarla
,
girarci
intorno
come
Caino
e
perdersi
tutta
la
gloria
,
rendendosi
conto
che
quando
parlavano
a
lui
era
quasi
per
gentilezza
,
di
lui
non
si
curavano
affatto
o
ben
poco
,
tutta
l
'
attenzione
era
per
Armstrong
e
Aldrin
,
e
a
lui
era
toccato
proprio
il
lavoro
peggiore
:
povero
Mike
.
Poi
,
erano
ormai
le
4
e
mezzo
del
pomeriggio
,
il
medico
di
volo
annunciò
che
Armstrong
e
Aldrin
si
sarebbero
messi
a
mangiare
,
subito
dopo
a
dormire
.
Uscimmo
,
dall
'
auditorium
.
La
pioggia
era
cessata
,
colava
a
picco
un
sole
bollente
,
accecante
;
e
la
Nasa
brulicava
di
folla
.
In
segno
di
festa
avevano
improvvisamente
aperto
i
cancelli
,
e
sotto
una
copia
del
Lem
,
in
mezzo
al
prato
dell
'
edificio
numero
uno
,
erano
accampati
una
dozzina
di
neri
,
giunti
apposta
da
Washington
per
dimostrare
contro
il
viaggio
sulla
Luna
e
sfruttare
la
presenza
dei
giornalisti
.
Si
riparavano
dal
sole
con
ombrelli
neri
e
battendo
le
nocche
sull
'
asta
dell
'
ombrello
cantavano
:
«
Hanno
la
Luna
in
mano
,
hanno
Neil
Armstrong
in
mano
,
hanno
Buzz
Aldrin
in
mano
,
hanno
il
Vietnam
in
mano
,
hanno
i
bambini
che
muoiono
di
fame
in
mano
,
hanno
la
potenza
in
mano
,
hanno
l
'
ingiustizia
in
mano
»
.
La
maggior
parte
erano
donne
ben
vestite
o
grasse
,
e
c
'
era
anche
una
ragazza
bianca
con
i
capelli
biondi
e
i
blue
-
jeans
.
Arrivò
la
polizia
;
dolcemente
,
per
non
dare
scandali
,
li
invitò
ad
andarsene
.
Alle
cinque
e
mezzo
si
seppe
che
Armstrong
e
Aldrin
non
sarebbero
andati
a
dormire
dopo
mangiato
:
per
la
prima
volta
avevano
infranto
il
programma
e
dimostrato
qualcosa
di
umano
,
l
'
impazienza
.
E
con
impazienza
avevano
chiesto
il
permesso
di
prepararsi
a
uscire
subito
sulla
Luna
e
il
permesso
gli
era
stato
accordato
.
L
'
avvenimento
era
atteso
per
le
otto
e
mezzo
di
sera
e
quel
giornalista
ripeteva
:
«
Io
non
ci
riesco
,
io
non
ci
riesco
.
Ci
vuole
Omero
»
.
I
am
at
the
foot
of
the
ladder
,
sono
ai
piedi
della
scaletta
A
Houston
,
quella
sera
,
non
si
vedeva
la
Luna
.
Era
coperta
da
nubi
fitte
,
nuovamente
gonfie
di
pioggia
.
E
in
quel
cielo
senza
Luna
,
nuovamente
gonfio
di
pioggia
,
arrivarono
le
otto
e
mezzo
che
divennero
presto
le
nove
:
alle
otto
e
mezzo
Armstrong
e
Aldrin
non
erano
ancora
pronti
a
uscire
.
Le
nove
divennero
presto
le
nove
e
mezzo
:
neanche
alle
nove
erano
ancora
pronti
a
uscire
.
Alle
nove
e
mezzo
il
Centro
controllo
annunciò
che
erano
pronti
e
mancava
circa
un
quarto
d
'
ora
all
'
apertura
dello
sportello
.
Allora
nell
'
auditorium
ci
mettemmo
a
fissare
l
'
enorme
schermo
dove
si
avvicendavano
,
allineate
,
le
informazioni
dei
cervelli
elettronici
.
L
'
informazione
che
ci
interessava
era
al
penultimo
rigo
,
dove
stava
scritto
Plss
.
Significa
:
Post
landing
survival
system
,
ed
è
in
sostanza
il
contenitore
di
ossigeno
che
gli
astronauti
si
attaccano
dietro
le
spalle
e
poi
mettono
in
funzione
al
momento
in
cui
la
cabina
del
Lem
viene
depressurizzata
e
lo
sportello
si
apre
.
Accanto
alla
parola
Plss
leggevi
,
fino
alle
9.45
,
00
:
00,00
.
Ma
alle
9.45
l
'
ultimo
zero
divenne
un
uno
e
poi
un
due
e
poi
un
tre
e
i
secondi
divennero
con
velocità
pazza
minuti
e
sapemmo
che
la
cabina
era
stata
depressurizzata
,
lo
sportello
aperto
.
In
principio
ci
furono
solo
le
voci
.
Infatti
la
macchina
da
presa
della
televisione
era
chiusa
in
un
settore
del
Lem
che
poteva
essere
azionato
solo
dall
'
esterno
e
,
per
azionarlo
,
Armstrong
doveva
uscire
,
poi
scendere
fino
a
metà
scaletta
.
Le
voci
giungevano
a
noi
molto
nitide
e
non
eran
le
solite
voci
di
pietra
,
erano
voci
molto
preoccupate
,
molto
incerte
.
Soprattutto
quella
di
Armstrong
che
finalmente
tremava
come
deve
tremare
la
voce
di
un
uomo
che
la
prima
volta
mette
piede
sulla
Luna
.
Tremavamo
anche
noi
,
però
.
Dio
,
come
tremavamo
.
Voce
di
Armstrong
:
«
Bene
»
.
Voce
di
Aldrin
:
«
Quasi
pronti
per
andare
giù
a
prendere
»
.
Voce
di
Armstrong
:
«
È
giù
il
mio
indicatore
?
Okay
,
ora
siamo
pronti
ad
agganciare
Lec
»
(
Launch
escape
control
,
cioè
la
corda
per
calare
le
scatole
di
alluminio
e
gli
strumenti
)
.
Voce
di
Aldrin
:
«
Ora
che
vai
giù
,
Neil
,
metti
il
sacchetto
così
,
È
meglio
.
Neil
,
te
lo
sei
legato
?
»
.
Voce
di
Armstrong
:
«
Sì
,
ora
bisogna
agganciare
questo
»
.
Voce
di
Aldrin
:
«
Questo
lascialo
qui
»
.
Voce
di
Armstrong
:
«
Sì
»
.
Voce
di
Aldrin
:
«
Okay
,
la
visiera
,
Neil
.
Abbassala
.
Neil
,
stai
voltando
le
spalle
alla
passerella
della
scaletta
.
Avanti
.
Su
.
Bene
.
L
'
hai
trovata
un
po
'
più
verso
di
me
.
Neil
ora
dritto
.
Giù
riposati
un
poco
»
.
Lo
guidava
nel
modo
in
cui
si
guida
un
cieco
che
impara
a
camminare
nel
buio
.
Affettuosamente
,
prolissamente
.
Lo
guidava
nel
modo
in
cui
i
pesci
guidarono
il
pesce
che
uscì
in
cerca
della
riva
asciutta
,
allargando
le
branchie
per
respirare
l
'
ossigeno
.
E
la
riva
era
questa
distesa
di
sabbia
sconosciuta
grigia
e
ostile
.
Voce
di
Aldrin
:
«
Neil
,
te
la
stai
cavando
proprio
bene
,
Neil
.
Torna
verso
di
me
ancora
un
poco
.
Okay
,
giù
.
Muoviti
Tira
giù
a
sinistra
okay
.
Ora
va
meglio
.
Sei
sulla
piattaforma
.
Metti
il
piede
sinistro
un
po
'
a
destra
.
Così
.
Bene
.
Girati
un
poco
a
sinistra
»
.
Voce
di
Armstrong
:
«
Okay
,
ora
controllo
questi
sacchetti
»
.
Voce
di
Aldrin
:
«
Non
subito
,
aspetta
.
I
sacchetti
dopo
.
Girati
un
po
'
a
destra
.
Ecco
,
ora
va
meglio
»
.
Voce
di
Armstrong
:
«
Va
bene
così
?
»
.
Cercava
l
'
approvazione
dell
'
altro
come
un
bambino
e
all
'
improvviso
persino
la
sua
voce
sembrava
quella
di
un
bambino
.
Così
mite
,
esitante
,
gentile
.
«
Va
bene
così
?
»
.
Voce
di
Aldrin
:
«
Benissimo
,
Neil
.
Hai
molto
posto
alla
tua
sinistra
»
.
Voce
di
Armstrong
:
«
Come
me
la
cavo
,
Buzz
?
»
.
Voce
di
Aldrin
:
«
Bene
,
ti
ho
detto
.
Bene
.
Ora
li
vuoi
quei
sacchetti
?
»
.
Voce
di
Armstrong
:
«
Sì
.
Dammeli
.
Okay
,
Houston
.
Sono
sulla
passerella
.
I
am
on
the
porch
»
.
Voce
di
Aldrin
:
«
Resta
un
minuto
dove
sei
,
Neil
»
.
Voce
di
Armstrong
:
«
Okay
»
.
Voce
di
Aldrin
:
«
Ho
bisogno
di
allentare
un
poco
la
corda
,
Neil
»
.
Voce
di
Armstrong
:
«
Hai
bisogno
di
allentarla
,
Buzz
?
»
.
Voce
di
Aldrin
:
«
Aspetta
un
minuto
»
.
Voce
di
Armstrong
:
«
Okay
»
.
Voce
di
Aldrin
:
«
Okay
,
tutto
è
bello
e
pieno
di
sole
qui
»
.
Voce
di
Armstrong
:
«
Vuoi
tirare
un
poco
più
su
lo
sportello
aperto
?
»
.
Voce
di
Aldrin
:
«
Ora
lo
tiro
»
.
Voce
di
Armstrong
:
«
Houston
,
la
Mesa
è
venuta
giù
bene
»
.
(
La
Mesa
è
il
Modularized
equipment
stowage
assembly
,
cioè
il
pacco
che
contiene
le
batterie
per
l
'
erogazione
dell
'
ossigeno
e
per
la
camera
da
presa
della
tv
,
gli
utensili
per
raccattare
le
rocce
,
e
i
sacchetti
per
i
campioni
lunari
eccetera
)
.
Bruce
McCandless
,
dal
Centro
controllo
:
«
Qui
Houston
.
Neil
,
prendiamo
nota
e
aspettiamo
la
televisione
»
.
Voce
di
Armstrong
:
«
Houston
,
qui
Neil
.
Prova
il
contatto
radio
»
.
Bruce
McCandless
:
«
Neil
,
qui
Houston
.
La
radio
funziona
,
ti
udiamo
bene
e
chiaro
.
Chiudo
.
Buzz
,
qui
Houston
.
Prova
anche
tu
la
radio
e
verifica
il
circuito
tivù
»
.
Voce
di
Aldrin
:
«
Roger
.
Circuito
tivù
aperto
»
.
Armstrong
dovette
aprirlo
,
allungando
la
mano
sinistra
,
proprio
mentre
parlava
con
Houston
perché
in
quel
preciso
momento
gli
schermi
si
illuminarono
e
vedemmo
ciò
che
vedeste
voi
,
ciò
che
vide
tutto
il
mondo
,
vedemmo
la
zampa
del
Lem
,
e
la
parte
inferiore
del
Lem
,
e
l
'
orizzonte
della
Luna
.
E
poi
vedemmo
quel
piede
,
quel
grande
piede
che
scendeva
a
cercare
il
piolo
della
scaletta
,
era
un
piede
sinistro
e
scendeva
così
lento
,
così
cauto
,
ma
allo
stesso
tempo
così
deciso
.
E
dal
Centro
controllo
Bruce
McCandless
gridò
:
«
Man
!
Riceviamo
un
'
immagine
sulla
tivù
!
Oh
,
man
!
»
.
E
Aldrin
,
tutto
contento
,
rispose
:
«
Bella
immagine
,
eh
?
»
,
e
Bruce
McCandless
aggiunse
:
«
Neil
,
Neil
!
Ti
vediamo
scendere
per
la
scala
a
pioli
!
»
.
Erano
le
9.56
,
ora
di
Houston
.
E
nell
'
auditorium
tutti
ripetevano
con
Bruce
McCandless
:
«
Man
!
Oh
,
man
!
»
.
Che
vuol
dire
uomo
.
Uomo
,
non
Dio
.
E
mentre
invocavano
l
'
uomo
invece
di
Dio
,
Armstrong
risalì
di
due
o
tre
scalini
,
a
provare
se
ciò
gli
costava
fatica
,
ma
non
gli
costava
nessuna
fatica
e
riprese
a
scendere
cauto
,
deciso
.
E
presto
lo
vedemmo
tutto
intero
,
prima
la
tuta
bianca
e
poi
il
casco
:
fu
all
'
ultimo
piolo
dove
ebbe
un
momento
di
esitazione
perché
l
'
ultimo
piolo
è
assai
alto
,
per
scendere
sopra
il
piattello
della
zampa
del
Lem
bisogna
fare
quasi
un
saltino
,
e
sembrò
quasi
che
gli
mancasse
il
coraggio
di
fare
il
saltino
,
il
coraggio
di
uscire
dall
'
acqua
,
lasciare
l
'
ultima
onda
e
gettarsi
sopra
la
riva
.
Ma
poi
il
coraggio
gli
venne
,
e
si
buttò
giù
e
fu
dentro
il
piattello
.
E
le
sue
prime
parole
sulla
Luna
furono
queste
:
«
Sono
ai
piedi
della
scaletta
,
I
am
at
the
foot
of
the
ladder
i
piedi
del
Lem
sono
affondati
nella
superficie
per
circa
uno
,
due
pollici
la
superficie
tuttavia
appare
molto
,
molto
granulosa
quando
ti
avvicini
.
È
come
polvere
.
Fine
,
molto
fine
.
Ora
esco
dal
piattello
del
Lem
»
.
È
questo
che
disse
.
La
frase
su
cui
fecero
i
titoli
la
disse
dopo
.
La
frase
che
tutti
avevano
tentato
di
indovinare
,
cosa
dirà
Neil
al
momento
di
fare
il
primo
passo
sopra
la
Luna
,
dirà
fantastico
,
dirà
perbacco
ragazzi
,
e
lo
avevano
tormentato
tanto
,
povero
Armstrong
,
lo
avevano
esasperato
al
punto
che
per
non
deludere
l
'
attesa
lui
ci
aveva
pensato
,
alla
frase
,
e
l
'
aveva
trovata
,
e
l
'
aveva
confidata
a
una
sola
persona
:
sua
madre
.
L
'
ha
raccontato
lei
stessa
:
«
Venne
a
domandarmi
cosa
ne
pensavo
,
sembrava
così
preoccupato
,
e
io
gli
dissi
che
mi
sembrava
un
bel
discorso
.
Allora
mi
fece
giurare
che
non
l
'
avrei
detto
a
nessuno
»
.
Non
era
un
gran
bel
discorso
,
ammettiamolo
.
Era
una
frase
retorica
,
e
suonava
un
pochino
falsa
,
un
pochino
buffa
,
dentro
il
suo
gergo
tecnico
da
pilota
.
Oh
,
quasi
ne
fosse
cosciente
,
Armstrong
la
pronunciò
molto
in
fretta
,
in
un
sussurro
carico
di
imbarazzo
:
«
That
'
s
one
small
step
for
man
,
one
giant
leap
for
mankind
.
Questo
è
un
piccolo
passo
per
l
'
uomo
,
è
un
salto
gigantesco
per
l
'
umanità
»
.
Però
si
riprese
immediatamente
,
tornò
immediatamente
se
stesso
,
e
ciò
accadde
quando
staccò
le
mani
dal
Lem
e
andò
avanti
,
e
incominciò
a
spiegare
quel
che
vedeva
:
«
La
superficie
è
fine
e
polverosa
,
posso
sollevarla
con
la
punta
delle
mie
scarpe
:
aderisce
alla
suola
e
ai
lati
delle
mie
scarpe
in
strati
simili
a
polvere
di
carbone
.
Affondo
solo
in
una
piccola
frazione
di
pollice
,
forse
l
'
ottava
parte
di
un
pollice
.
Ma
posso
vedere
le
impronte
delle
mie
scarpe
e
i
miei
passi
sopra
la
sabbia
»
.
E
poi
accadde
qualcosa
di
molto
imprevisto
,
di
molto
fantastico
:
si
mise
a
correre
,
proprio
a
correre
.
Si
allontanava
come
spinto
dal
vento
e
come
spinto
dal
vento
tornava
:
improvviso
,
leggero
.
E
Bruce
McCandless
esclamò
:
«
Neil
!
Neil
!
»
.
Non
se
l
'
aspettava
nessuno
.
Sulla
Terra
è
così
difficile
muoversi
con
quella
tuta
addosso
:
pesa
80
chili
ed
è
più
rigida
di
uno
scafandro
.
Naturalmente
alla
Nasa
avevano
calcolato
che
sulla
Luna
essa
avrebbe
pesato
neanche
13
chili
e
mezzo
,
cioè
un
sesto
,
però
anche
il
corpo
avrebbe
pesato
un
sesto
,
e
così
avevan
concluso
,
il
rapporto
sarebbe
rimasto
identico
.
E
in
tal
conclusione
ci
avevan
descritto
i
movimenti
di
Armstrong
sulla
Luna
come
visti
al
rallentatore
:
ecco
invece
che
Armstrong
correva
.
Balzi
e
lanci
che
avevano
qualcosa
di
assurdo
,
ricordavano
Charlot
nelle
sue
farse
mute
,
per
qualche
secondo
su
al
Centro
controllo
temettero
quasi
che
fosse
impazzito
e
quando
capirono
d
'
essersi
sbagliati
,
d
'
aver
mal
calcolalo
l
'
effetto
di
un
sesto
di
gravità
,
cominciarono
a
ridere
divertiti
,
liberati
,
tanto
più
che
la
voci
di
Armstrong
era
davvero
tranquilla
mentre
diceva
:
«
Al
contrario
di
ciò
che
ci
aspettavamo
sembra
non
esserci
difficoltà
alcuna
a
muoverci
qui
.
Forse
è
perfino
più
semplice
di
quanto
lo
fosse
nei
simulatori
,
non
dà
proprio
nessuna
noia
camminare
in
un
sesto
di
gravità
»
.
E
poi
:
«
Il
moto
di
discesa
non
ha
lasciato
nessun
cratere
.
Di
nessuna
forma
,
di
nessuna
ampiezza
.
Il
suolo
sotto
il
motore
è
solo
un
poco
più
chiaro
per
lo
spazio
di
un
piede
.
Siamo
in
un
posto
molto
piano
,
posso
vedere
alcune
tracce
di
raggi
che
emanano
dal
motore
di
discesa
,
ma
assolutamente
insignificanti
.
Okay
,
Buzz
,
siamo
pronti
per
portare
giù
la
macchina
fotografica
»
.
«
Pronti
»
,
rispose
Aldrin
.
«
Sembra
che
tutto
risulti
facile
e
uniforme
,
Neil
»
.
«
Abbastanza
,
Buzz
.
Ma
è
molto
buio
qui
quando
si
è
nell
'
ombra
,
e
mi
è
difficile
vedere
se
cammino
bene
.
Mi
farò
strada
verso
la
luce
del
Sole
stando
attento
a
non
guardare
direttamente
nel
Sole
»
.
Aldrin
gli
calò
la
macchina
fotografica
,
attraverso
la
corda
.
Lui
la
prese
e
continuò
a
descrivere
con
la
precisione
di
un
cronista
radiofonico
.
«
Ora
guardo
il
Lem
stando
direttamente
nell
'
ombra
e
vedo
Buzz
nello
sportello
.
Evitando
il
Sole
vedo
tutto
molto
bene
.
La
luce
è
sufficientemente
chiara
,
si
riflette
nel
Lem
,
e
ogni
immagine
è
nitida
Ora
mi
muovo
e
prendo
le
prime
fotografie
.
Okay
,
ora
mi
accingo
a
prendere
un
campione
del
suolo
»
.
Volò
verso
il
pacco
degli
utensili
,
ne
estrasse
il
bussolottino
per
raccogliere
il
suolo
destinato
ai
geologi
.
Allungò
il
manico
e
chinandosi
un
poco
si
accinse
a
tuffarlo
nella
superficie
sabbiosa
.
«
Interessante
!
Molto
interessante
!
È
superficie
così
morbida
eppure
,
qua
e
là
,
usando
l
'
utensile
per
raccogliere
il
campione
del
suolo
,
trovo
una
superficie
durissima
.
Sembra
materiale
identico
a
quello
sabbioso
,
eppure
è
molto
coesivo
.
Ora
provo
a
raccattare
anche
un
sasso
.
Ecco
un
paio
di
sassi
»
.
«
A
giudicare
di
qui
,
sembrano
belli
anche
i
sassi
.
Neil
»
,
disse
Aldrin
.
«
Questo
posto
ha
una
sua
bellezza
,
Buzz
.
Assomiglia
molto
al
deserto
degli
Stati
Uniti
.
È
deserto
,
sì
,
ma
è
molto
bello
.
Houston
,
dovete
sapere
che
molte
rocce
,
qui
,
le
rocce
dure
,
sembrano
vescicolari
.
(
Piccole
rocce
rotonde
,
di
origine
vulcanica
.
Chiamate
così
perché
presentano
cavità
provocate
dall
'
esplosione
interna
dei
gas
)
.
Di
origine
vulcanica
,
penso
.
E
ce
n
'
è
una
che
sembra
una
specie
di
monocristallo
»
.
Nel
giro
di
20
minuti
aveva
acquistato
una
straordinaria
confidenza
in
se
stesso
,
si
era
completamente
assuefatto
alla
Luna
.
E
noi
con
lui
.
Niente
più
tremiti
ormai
,
niente
più
paura
:
a
vederlo
così
tranquillo
,
quasi
dimenticavi
che
lo
spettacolo
paradossale
si
svolgeva
lassù
,
ti
sembrava
d
'
essere
al
cinematografo
a
guardare
un
film
di
fantascienza
,
e
a
poco
a
poco
anche
il
film
non
ti
stupiva
più
,
anzi
diventava
credibile
,
normale
,
ovvio
.
Qualcuno
,
accanto
a
me
,
sbadigliò
.
Qualche
altro
disse
che
gli
era
venuta
voglia
di
andare
a
bere
un
caffè
:
tanto
,
cosa
si
perdeva
?
Be
'
,
scende
Aldrin
,
gli
venne
risposto
.
E
lui
alzò
le
spalle
,
se
ne
andò
a
bere
il
caffè
.
Aldrin
,
lo
capivi
dal
fatto
che
non
si
muovesse
dalla
passerella
,
fremeva
di
impazienza
.
Dopo
tutto
avrebbe
dovuto
essere
lui
il
primo
uomo
a
camminare
sulla
Luna
,
mica
Neil
Armstrong
.
Secondo
i
piani
della
Nasa
infatti
il
privilegio
spettava
al
pilota
del
Lem
,
non
al
comandante
della
missione
,
ed
era
stato
Armstrong
a
puntare
i
piedi
,
a
pretendere
di
mutare
le
precedenze
,
sicché
Aldrin
aveva
dovuto
chinare
il
capo
,
accettare
.
Per
alcuni
mesi
ciò
aveva
causato
tra
i
due
astronauti
un
'
ostilità
sorda
e
sebbene
negli
ultimi
tempi
essa
si
fosse
un
poco
allentata
,
neanche
alla
vigilia
della
partenza
era
scomparsa
del
tutto
.
E
chi
li
conosce
comprese
che
in
quel
momento
,
sulla
Luna
,
essa
rifioriva
.
«
Neil
,
sei
pronto
a
farmi
uscire
?
»
.
«
Sì
,
ma
aspetta
un
secondo
.
Prima
lascio
scorrere
la
corda
.
Okay
?
»
.
«
Okay
.
L
'
hai
scorsa
,
Neil
.
Ora
sei
pronto
a
farmi
scendere
?
»
.
«
Sì
,
un
attimo
»
.
Ce
li
faranno
vedere
molto
amici
quando
,
insieme
,
li
porteranno
in
giro
per
questa
Terra
.
Ce
li
racconteranno
fratelli
,
possono
non
esser
fratelli
due
uomini
che
sono
stati
insieme
sulla
Luna
?
Certo
.
Loro
due
ad
esempio
non
lo
sono
per
niente
.
Toccava
a
Aldrin
,
che
era
ai
comandi
del
Lem
,
e
non
a
Armstrong
,
dire
:
«
Qui
,
base
della
Tranquillità
;
l
'
Aquila
è
atterrata
»
,
e
sulla
Luna
toccavano
a
Aldrin
tante
altre
piccole
o
meno
piccole
cose
che
invece
Neil
Armstrong
volle
fare
da
sé
.
Vedi
,
nemmeno
a
contatto
con
l
'
infinito
un
uomo
diventa
grande
se
in
lui
non
v
'
è
grandezza
.
Andar
sulla
Luna
non
ci
rende
certo
migliori
.
«
Neil
,
sei
pronto
a
farmi
uscire
?
»
.
Armstrong
:
«
Tenterò
di
sorvegliare
il
tuo
Plss
.
Ma
hai
visto
che
razza
di
difficoltà
ho
avuto
prima
?
»
.
Aldrin
:
«
Roger
.
La
macchina
da
presa
è
nella
posizione
giusta
?
»
.
Armstrong
:
«
Roger
.
Mi
pare
che
il
tuo
Plss
vada
bene
.
Prosegui
.
Le
scarpe
ora
sono
proprie
al
limite
della
soglia
.
Okay
;
ora
lascia
scivolare
giù
il
Plss
.
Ecco
,
bravo
,
bene
.
Perfetto
»
.
Avresti
detto
che
Armstrong
contribuisse
a
sdrammatizzare
,
qualsiasi
fosse
la
ragione
.
Ma
non
era
stato
lui
il
primo
,
il
primo
,
il
primo
?
E
per
quanto
fosse
difficile
trovare
la
passerella
e
la
scala
non
era
stato
lui
ad
affrontare
per
primo
la
passerella
e
la
scala
?
Non
era
tutto
più
semplice
,
ora
,
per
Buzz
?
«
Okay
,
Buzz
.
Sei
proprio
al
limite
della
passerella
»
.
Aldrin
:
«
Okay
.
Però
rientro
con
un
piccolo
movimento
del
piede
all
'
inizio
della
passerella
.
Piego
un
poco
le
spalle
spero
di
andare
bene
perché
voglio
chiudere
un
po
'
lo
sportello
.
Stando
attento
a
non
bloccarci
fuori
,
però
»
.
Armstrong
:
«
Questa
mi
sembra
una
gran
bella
idea
.
Attento
a
non
chiuderci
fuori
»
.
Lo
disse
con
ironia
,
o
forse
con
umorismo
,
ma
Aldrin
non
è
molto
sensibile
né
all
'
una
né
all
'
altro
.
E
non
raccolse
.
«
Questa
è
la
nostra
casa
per
le
prossime
ore
,
Neil
.
Voglio
averne
cura
»
.
Chiuse
un
po
'
lo
sportello
,
tornò
.
«
Okay
,
Neil
.
Sono
sul
primo
scalino
e
posso
vedere
i
piattelli
delle
zampe
del
Lem
.
Ora
sono
sul
secondo
scalino
,
ora
sul
terzo
.
È
molto
semplice
scendere
»
.
Armstrong
:
«
Sì
l
'
ho
trovato
molto
comodo
e
anche
camminare
,
anche
camminare
è
molto
comodo
.
Hai
ancora
tre
passi
da
scendere
e
poi
quello
lungo
»
.
Aldrin
:
«
Okay
lascio
il
piede
dov
'
è
abbasso
l
'
altro
metto
le
mani
su
un
piolo
ora
faccio
lo
stesso
con
»
.
Armstrong
:
«
Ecco
bene
.
Giù
Abbassa
ancora
il
piede
giù
ce
l
'
hai
fatta
.
È
un
bel
saltino
,
eh
?
Circa
tre
piedi
»
.
E
Aldrin
fu
a
terra
;
pieno
di
esclamazioni
gioiose
.
«
Bello
!
Bello
!
»
.
Armstrong
:
«
Non
è
straordinaria
questa
vista
?
Proprio
una
vista
magnifica
»
.
Aldrin
:
«
Magnifica
è
la
definizione
giusta
,
Neil
»
.
E
anche
lui
fece
i
primi
passi
,
e
provò
a
correre
e
gli
piacque
,
e
continuò
.
Anche
lui
notò
che
la
superficie
era
sabbiosa
,
porosa
,
anche
lui
si
mise
presto
a
raccogliere
gli
esemplari
di
suolo
e
di
sassi
,
e
tale
era
la
disinvoltura
con
cui
si
muovevano
entrambi
che
sembrava
andassero
in
cerca
di
funghi
,
in
una
campagna
priva
di
alberi
,
immersa
in
un
silenzio
rotto
solo
dal
frinire
dei
grilli
.
«
Tu
le
hai
trovate
le
rocce
rosse
?
»
.
«
Sì
.
Sono
piccole
e
scintillano
si
direbbe
biotite
»
.
Riempirono
la
prima
scatola
,
fissarono
alla
gamba
del
Lem
la
famosa
placca
che
dice
:
«
Due
uomini
giunti
dal
pianeta
Terra
misero
piede
per
la
prima
volta
sopra
la
Luna
,
nel
luglio
del
1969
dopo
Cristo
»
.
E
spostarono
la
macchina
da
presa
della
tv
e
la
misero
abbastanza
lontana
perché
si
vedesse
il
Lem
per
intero
,
loro
insieme
al
Lem
,
e
di
tanto
in
tanto
Armstrong
ci
regalava
una
lezioncina
di
geologia
,
spiegando
le
rocce
che
vedevano
,
le
colline
,
i
crateri
,
mentre
Aldrin
tentava
di
dire
la
sua
senza
troppo
successo
giacché
il
comandante
gli
portava
sempre
via
la
parola
.
Ma
poi
accadde
il
colpo
di
scena
che
avrebbe
causato
il
dramma
.
Accadde
45
minuti
dall
'
uscita
di
Armstrong
,
quando
Collins
riapparve
all
'
orizzonte
,
sorgendo
come
una
stella
.
«
Houston
,
Houston
!
Qui
Columbia
,
Columbia
!
Che
succede
laggiù
?
»
.
«
Procede
tutto
bene
,
splendidamente
.
Credo
che
fra
poco
pianteranno
la
bandiera
»
,
rispose
Bruce
McCandless
.
«
Straordinario
,
straordinario
!
»
.
«
Mike
,
tu
sei
l
'
unica
persona
al
mondo
che
non
possa
vederli
in
tivù
»
.
«
Non
importa
,
non
importa
.
Sono
contento
lo
stesso
.
Funziona
bene
la
tivù
?
»
.
«
È
bellissima
,
Mike
.
Davvero
bellissima
»
.
«
Oh
,
come
sono
contento
!
Hanno
abbastanza
luce
?
»
.
«
Sì
,
sì
Mike
.
E
ora
hanno
tirato
fuori
la
bandiera
.
Puoi
vedere
le
stelle
e
le
strisce
della
nostra
bandiera
sulla
superficie
lunare
»
.
«
Che
bellezza
,
Bruce
,
che
bellezza
!
»
.
Armstrong
e
Aldrin
avevano
tirato
fuori
la
bandiera
americana
,
una
normale
bandiera
di
stoffa
ma
sostenuta
da
una
intelaiatura
di
fili
d
'
alluminio
.
E
con
non
pochi
sforzi
,
a
furia
di
martellate
,
l
'
avevan
piantata
proprio
dinanzi
al
Lem
.
Lì
ora
stava
,
rigida
come
una
bandiera
di
latta
,
a
nutrire
la
nostra
sorpresa
giacché
c
'
eran
state
tante
discussioni
sull
'
opportunità
di
portarla
o
no
sulla
Luna
e
sembrava
che
avessero
vinto
quelli
secondo
i
quali
la
cosa
non
sarebbe
apparsa
di
eccessivo
buon
gusto
.
La
sorpresa
più
grossa
però
non
fu
nemmeno
la
bandiera
,
che
,
buon
gusto
o
no
,
gli
americani
avevano
tutto
il
diritto
di
tirare
fuori
.
O
il
colpo
di
scena
che
resterà
alla
storia
come
la
telefonata
lunare
di
Nixon
.
Voci
eran
corse
,
negli
ultimi
giorni
,
sulla
possibilità
che
essa
avvenisse
:
ma
neanche
i
pochi
che
ci
avevano
creduto
si
aspettavano
un
intervento
così
discutibile
.
Sicché
ecco
Buzz
Aldrin
e
Neil
Armstrong
sugli
attenti
,
ecco
Neil
Armstrong
che
risponde
con
il
suo
discorsino
imparato
a
memoria
perché
lui
prima
della
partenza
sapeva
,
ecco
Buzz
Aldrin
che
risponde
col
saluto
militare
portando
la
mano
destra
al
casco
,
e
la
macchina
da
presa
che
inquadra
loro
due
,
il
Lem
,
la
bandiera
.
Nell
'
auditorium
si
udì
un
lamento
soffocato
:
«
Oh
,
no
!
»
,
e
qualcuno
osservò
,
finalmente
,
quanto
è
umiliante
pensare
che
quei
due
uomini
scelti
a
rappresentare
tutti
gli
uomini
erano
stati
volontari
in
Corea
,
dove
avevano
gettato
quintali
di
bombe
,
di
napalm
,
su
villaggi
indifesi
.
Qualcuno
osservò
,
umilmente
,
che
in
quel
momento
,
proprio
in
quel
momento
,
centinaia
di
creature
stavano
morendo
in
Vietnam
;
uccise
dagli
uomini
che
son
tanto
bravi
,
tanto
intelligenti
,
tanto
coraggiosi
,
sanno
andare
sulla
Luna
e
sbarcarci
e
camminarci
,
poi
sulla
Terra
si
ammazzano
come
le
bestie
.
Solo
qualcuno
,
si
intende
,
infatti
la
gran
maggioranza
degli
americani
seduti
dinanzi
alla
televisione
apprezzarono
molto
la
trovata
di
Nixon
,
e
anche
nell
'
auditorium
balzarono
in
piedi
applaudendo
,
un
applauso
più
lungo
di
quello
scoppiato
otto
ore
prima
per
l
'
allunaggio
.
Labbra
tremanti
,
occhi
lucidi
,
lacrime
,
e
il
primo
a
commuoversi
fu
proprio
Armstrong
:
come
dimostrò
la
sua
voce
rotta
da
un
principio
di
pianto
,
e
il
suo
cuore
prese
a
battere
quasi
impazzito
sicché
le
pulsazioni
salirono
da
90
a
125
e
poi
a
150
.
Come
quelle
di
Aldrin
,
oltre
tutto
causando
un
consumo
maggiore
di
ossigeno
:
mentre
la
cerimonia
rubava
minuti
preziosi
e
preparava
il
dramma
che
nessuno
avrebbe
notato
ma
che
per
un
pelo
rischiò
di
lasciarli
lì
sulla
Luna
.
Quattro
minuti
son
tanti
quando
vai
sulla
Luna
con
molte
cose
da
fare
e
una
scorta
limitata
di
ossigeno
.
L
'
intrusione
di
Nixon
era
appena
cessata
che
i
due
astronauti
si
accorsero
di
aver
perso
tempo
eccessivo
.
Allora
,
colti
da
una
fretta
che
gli
ignari
scambiarono
per
euforia
,
si
precipitarono
a
fare
le
cose
,
dare
le
informazioni
che
non
avevano
ancora
dato
:
con
un
'
intesa
che
ormai
metteva
da
parte
ogni
rivalità
,
od
ostilità
.
Aldrin
:
«
Vorrei
dimostrare
i
vari
modi
che
una
persona
ha
di
camminare
sulla
superficie
della
Luna
.
Okay
,
questo
è
il
passo
del
canguro
:
saltare
a
piedi
uniti
in
avanti
.
Così
si
evita
di
ruotare
il
corpo
muovendo
un
piede
per
volta
.
Bisogna
stare
attenti
a
tenere
la
rotta
che
segue
il
centro
di
massa
:
a
volte
ci
vuole
la
distanza
di
due
o
tre
passi
per
ricadere
sui
piedi
.
Non
mi
sembra
una
soluzione
buona
come
si
credeva
»
.
Armstrong
:
«
Il
salto
del
canguro
funziona
,
ma
non
mi
sembra
buono
come
il
modo
convenzionale
spostando
un
piede
dopo
l
'
altro
.
È
difficile
dire
cosa
è
meglio
,
ma
a
mio
parere
il
meglio
è
il
passo
normale
che
uso
ora
.
Ci
si
stanca
un
po
'
dopo
qualche
decina
di
metri
,
ma
forse
dipende
da
questa
tuta
,
non
dal
passo
»
.
Aldrin
:
«
Il
colore
blu
delle
mie
scarpe
è
completamente
scomparso
sotto
questo
colore
del
suolo
che
gli
si
è
appiccicato
.
E
che
non
saprei
come
descrivere
.
Diciamo
un
marrone
cenere
.
Copre
gran
parte
delle
mie
scarpe
di
piccolissime
particelle
»
.
Armstrong
:
«
Queste
rocce
sembrano
di
basalto
e
probabilmente
contengono
il
due
per
cento
di
minerali
bianchi
:
questi
cristalli
bianchi
.
Credo
che
i
crateri
piccoli
siano
il
risultato
di
piccoli
meteoriti
,
che
hanno
colpito
la
superficie
»
.
Ma
erano
indietro
di
tante
cose
da
fare
.
La
raccolta
dei
sassi
con
cui
riempire
la
seconda
scatola
.
L
'
impianto
degli
strumenti
scientifici
per
misurare
il
vento
solare
,
per
trasmettere
le
scosse
sismiche
alla
Terra
,
per
raccattare
le
possibili
spore
sospese
nel
vuoto
.
Altre
fotografie
.
E
dopo
ci
sarebbe
stato
da
sistemare
a
bordo
le
scatole
,
e
Neil
Armstrong
era
lì
da
un
'
ora
e
40
,
Buzz
Aldrin
da
un
'
ora
e
20
,
ben
presto
sarebbe
scaduto
il
periodo
di
tempo
consentito
dal
Plss
.
In
tale
consapevolezza
si
affaccendavano
come
laboriose
formiche
,
ma
neanche
questo
bastava
,
dovettero
chiedere
,
un
supplemento
di
15
minuti
che
il
Centro
controllo
accordò
.
A
condizione
che
fossero
15
minuti
per
Armstrong
,
dieci
per
Aldrin
,
e
non
di
più
.
Di
qui
il
dramma
.
Armstrong
:
«
Houston
,
qui
Neil
,
di
quanto
siamo
in
ritardo
,
ora
?
»
.
Bruce
McCandless
:
«
Presto
non
avrete
che
dieci
minuti
per
completare
tutte
le
operazioni
sulla
superficie
,
Neil
»
.
Armstrong
:
«
Capisco
»
.
Bruce
McCandless
:
«
Vi
interesserà
sapere
,
Neil
,
che
il
sismografo
appena
piazzato
ci
ha
trasmesso
qualche
segnale
da
cui
risultano
brevi
oscillazioni
»
.
Armstrong
:
«
Bene
.
Ma
siamo
indietro
.
Buzz
sta
piantando
il
tubo
per
estrarre
dal
sottosuolo
il
campione
di
Luna
»
.
Aldrin
:
«
Houston
,
spero
che
vediate
la
fatica
,
è
duro
a
piantare
questo
tubo
nel
suolo
,
farlo
scendere
di
cinque
pollici
non
è
facile
»
.
Bruce
McCandless
:
«
Roger
»
.
Aldrin
:
«
Fatto
,
Bruce
.
Ora
lo
tiro
fuori
.
Strano
!
Sembra
quasi
bagnato
»
.
Bruce
McCandless
:
«
Neil
e
Buzz
,
qui
Houston
»
.
Aldrin
:
«
Un
minuto
,
un
minuto
Bruce
!
»
.
Armstrong
:
«
Houston
,
aspettate
un
minuto
»
.
Bruce
McCandless
:
«
Vorremmo
che
prendeste
un
altro
campione
del
sottosuolo
e
sistemaste
lo
strumento
per
il
vento
solare
.
Chiudo
»
.
Aldrin
:
«
Fatto
.
Intanto
tu
potresti
occuparti
delle
rocce
,
Neil
»
.
Armstrong
:
«
Speriamo
di
averne
il
tempo
»
.
Bruce
McCandless
:
«
Buzz
,
qui
Houston
.
Vi
restano
all
'
incirca
tre
minuti
,
Buzz
.
Dovete
terminare
tutto
entro
tre
minuti
.
Chiudo
»
.
Aldrin
:
«
Roger
.
Capisco
»
.
Facevano
pena
,
si
soffriva
per
loro
.
Vederli
affannati
così
per
riprendere
il
tempo
perduto
nelle
cerimonie
presidenziali
,
negli
alzabandiera
.
E
quell
'
ossigeno
che
diminuiva
diminuiva
.
Per
la
fatica
e
la
preoccupazione
le
pulsazioni
di
entrambi
erano
salite
a
ben
165
.
Bruce
McCandless
:
«
Buzz
,
Buzz
,
manca
un
minuto
!
»
.
Aldrin
:
«
Roger
»
.
Bruce
McCandless
:
«
Neil
,
è
tempo
di
chiudere
la
vostra
Eva
».(Extra
vehicular
activity
,
cioè
l
'
attività
all
'
esterno
del
Lem
)
.
Bruce
McCandless
:
«
Vorrei
ricordarvi
anche
di
togliere
i
film
dalle
macchine
fotografiche
e
dalle
macchine
da
presa
prima
di
tornare
sul
Lem
»
.
Aldrin
:
«
Okay
.
Ne
hai
qualcuno
con
te
,
Neil
?
»
.
Armstrong
:
«
No
,
le
macchine
sono
sotto
la
Mesa
,
devo
prendere
i
film
quando
ripongo
le
scatole
.
Ora
raccolgo
diversi
frammenti
di
roccia
vescicolare
»
.
Bruce
McCandless
:
«
Devi
fare
in
fretta
,
Neil
.
In
fretta
»
.
Aldrin
:
«
Quelle
rocce
,
non
le
hai
mica
documentate
,
Neil
?
»
.
(
Nel
programma
era
richiesto
che
almeno
una
parte
delle
rocce
raccolte
fossero
catalogate
con
la
descrizione
del
punto
in
cui
erano
state
raccolte
e
l
'
enumerazione
delle
pietre
nelle
immediate
vicinanze
)
.
Armstrong
:
«
Ancora
no
»
.
Aldrin
:
«
Temo
che
non
ce
ne
sia
più
il
tempo
,
Neil
»
.
Bruce
McCandless
:
«
Neil
e
Buzz
,
guardiamo
di
fare
presto
con
quei
film
da
togliere
alle
macchine
e
con
la
chiusura
delle
scatole
che
contengono
le
rocce
.
Siamo
davvero
in
ritardo
,
Neil
e
Buzz
.
Vogliamo
lasciare
un
po
'
di
margine
a
quell
'
ossigeno
che
vi
portate
addosso
»
.
Armstrong
:
«
Roger
»
.
Aldrin
:
«
Aiutami
,
Neil
.
Infilami
questo
in
tasca
mentre
io
mi
avvio
verso
la
scaletta
,
io
lo
reggo
,
tu
aprimi
la
tasca
»
.
Armstrong
:
«
Lascia
andare
la
tasca
»
.
Aldrin
:
«
Fatto
»
.
Armstrong
:
«
Okay
»
.
Aldrin
:
«
Adios
,
amigo
»
.
Armstrong
:
«
Okay
»
.
Aldrin
:
«
Bruce
,
vuoi
nulla
prima
che
salga
?
»
.
Bruce
McCandless
:
«
No
»
.
Aldrin
:
«
Su
vieni
,
Neil
»
.
Armstrong
:
«
Okay
»
.
Aldrin
:
«
Neil
,
hai
preso
»
.
Armstrong
:
«
Sì
sì
.
È
lì
,
è
lì
»
.
Aldrin
:
«
Hai
tolto
i
film
?
»
Armstrong
:
«
Sì
sì
»
.
Aldrin
:
«
Okay
,
vado
avanti
»
.
Armstrong
:
«
Okay
»
.
Aldrin
salì
su
per
la
scaletta
facendo
un
salto
che
lo
portò
quasi
al
terzo
scalino
.
Su
,
in
volo
come
un
angelo
.
Armstrong
invece
restò
giù
a
fissare
alla
terra
il
cavo
di
alluminio
.
Poi
Aldrin
fu
sulla
passerella
e
cominciò
a
far
scorrere
la
corda
per
tirar
su
le
scatole
.
Tutte
le
macchine
da
presa
,
le
macchine
fotografiche
,
gli
utensili
,
erano
stati
abbandonati
dentro
un
'
altra
scatola
che
sarebbe
rimasta
per
sempre
ai
piedi
del
Lem
.
Il
peso
doveva
essere
equilibrato
fino
all
'
ultimo
grammo
e
le
rocce
pesavano
abbastanza
da
compensar
tutto
ciò
che
veniva
buttato
via
.
Aldrin
:
«
Lascia
andare
ora
,
Neil
,
non
penare
più
.
Lascia
andare
,
ci
penso
io
a
questo
.
Tu
affrettati
»
.
Armstrong
:
«
Allora
mentre
ti
occupi
di
quello
io
tolgo
i
fili
della
Hasselblad
»
.
Bruce
McCandless
:
«
Neil
,
qui
Houston
.
Vogliamo
un
controllo
dell
'
Emu
.
Chiudo
.
(
Extravehicular
mobility
unity
,
cioè
il
contenitore
dell
'
ossigeno
che
si
portano
alle
spalle
)
.
Armstrong
:
«
Roger
.
Tre
virgola
otto
.
Ho
54
sul
due
e
nessuna
bandiera
»
(
La
bandiera
è
un
segno
di
allarme
che
si
accende
quando
qualcosa
non
va
.
Ad
esempio
l
'
ossigeno
)
.
Aldrin
:
«
Anch
'
io
»
.
Bruce
Me
Candless
:
«
Ve
la
cavate
ancora
bene
con
il
Plss
.
Ma
svelti
!
»
.
Aldrin
:
«
Come
va
.
Neil
?
»
.
Armstrong
:
«
Okay
.
Ho
agganciato
anche
la
seconda
scatola
e
puoi
tirarla
su
»
.
Aldrin
:
«
Okay
.
Porgimela
e
io
la
tiro
.
Bene
,
così
,
piano
»
.
Armstrong
:
«
Un
momento
,
un
momento
.
Buzz
»
.
Aldrin
:
«
Okay
.
Presa
.
Ti
senti
meglio
ora
,
Neil
?
»
.
Armstrong
:
«
Andiamo
,
andiamo
,
Buzz
!
»
.
Armstrong
salì
sulla
scaletta
senza
quel
volo
di
angelo
.
Si
arrampicò
velocemente
piolo
per
piolo
,
e
fu
sulla
passerella
.
Ora
le
loro
scorte
di
ossigeno
stavano
davvero
per
estinguersi
.
Le
avevano
pompate
per
ben
due
ore
e
40
minuti
,
il
tempo
limite
.
Un
po
'
di
più
e
sarebbero
soffocati
.
Li
vedemmo
sparire
dentro
il
Lem
e
di
nuovo
essi
diventarono
due
voci
e
basta
.
Voce
di
Aldrin
:
«
Okay
,
inarca
la
schiena
,
Neil
.
Bene
.
C
'
è
posto
,
c
'
è
posto
.
Metti
la
testa
giù
,
così
.
Muovi
il
piede
dallo
sportello
»
.
Voce
di
Armstrong
:
«
Okay
»
.
Voce
di
Aldrin
:
«
Lo
sportello
è
chiuso
a
scatto
e
sprangato
.
Siamo
dentro
,
al
sicuro
»
.
Era
mezzanotte
passata
,
vedemmo
chiudere
quello
sportello
e
poi
udimmo
Bruce
McCandless
che
ne
informava
Mike
Collins
:
«
Columbia
,
Columbia
,
qui
Houston
,
l
'
equipaggio
della
base
della
Tranquillità
è
rientrato
nel
Lem
e
ha
ripressurizzato
la
cabina
.
Tutto
è
andato
splendidamente
.
Chiudo
»
.
E
Mike
Collins
rispose
:
«
Alleluia
»
.
Anche
l
'
antenna
televisiva
e
la
camera
da
presa
erano
state
abbandonate
sulla
superficie
lunare
.
Così
,
dopo
che
lo
sportello
fu
chiuso
,
la
televisione
continuò
a
trasmettere
l
'
immagine
ferma
di
quella
bandiera
e
del
Lem
.
Li
guardavi
,
soli
in
mezzo
a
quelle
rocce
,
e
ti
sembrava
di
aver
vissuto
un
sogno
di
cui
restava
solo
una
fotografia
.
Poi
anche
il
contatto
con
la
televisione
fu
tolto
e
sullo
schermo
non
ci
fu
più
nulla
e
ci
dissero
che
Armstrong
e
Aldrin
s
'
erano
messi
a
dormire
.
We
did
it
,
ce
l
'
abbiamo
fatta
L
'
alba
si
levò
con
l
'
angoscia
,
quel
lunedì
21
luglio
.
A
mezzogiorno
e
55
il
Lem
avrebbe
acceso
i
motori
e
il
destino
dei
primi
due
uomini
giunti
alla
Luna
si
sarebbe
deciso
,
insieme
alla
loro
leggenda
.
Vie
di
mezzo
non
ne
esistevano
:
o
il
Lem
si
alzava
o
non
si
alzava
.
Se
non
si
alzava
,
o
si
alzava
male
,
non
c
'
era
nulla
da
fare
fuorché
sperare
che
morissero
bene
e
senza
troppe
sofferenze
.
A
Houston
si
riempirono
di
nuovo
le
chiese
,
due
astronauti
cattolici
furono
visti
entrare
,
quasi
di
nascosto
,
nella
chiesa
di
Nassau
Bay
,
andare
dritti
all
'
altare
dove
il
prete
celebrava
la
messa
e
comunicarsi
.
Uno
era
Richard
Gordon
cioè
colui
che
nell
'
Apollo
12
prenderà
il
posto
di
Mike
Collins
.
Aveva
sempre
detto
di
nutrire
nel
Lem
la
più
totale
fiducia
,
ma
come
gli
altri
sapeva
che
se
teoricamente
non
c
'
era
ragione
per
cui
il
Lem
non
si
alzasse
,
praticamente
ciò
era
possibile
:
il
Lem
non
era
mai
stato
collaudato
sulla
Luna
,
cioè
in
condizioni
totalmente
diverse
come
la
mancanza
di
atmosfera
e
la
diversa
gravità
.
Dalla
chiesa
,
Gordon
andò
direttamente
al
Centro
controllo
,
dove
presto
arrivò
anche
Pete
Conrad
,
il
comandante
dell
'
Apollo
12
,
e
senza
una
parola
,
pallido
,
egli
sedette
accanto
al
Capsule
Communicator
che
di
nuovo
era
l
'
astronauta
Ron
Evans
.
Il
Centro
controllo
era
pieno
come
il
pomeriggio
dell
'
allunaggio
,
Ron
Evans
stava
comunicando
con
Mike
Collins
che
aveva
appena
concluso
la
sua
ventitreesima
orbita
intorno
alla
Luna
:
l
'
uomo
più
solo
dell
'
intero
universo
.
Alla
ventunesima
orbita
,
Collins
aveva
esclamato
a
Ron
Evans
:
«
Mi
sto
affezionando
al
registratore
come
a
una
persona
,
perché
quando
sono
dall
'
altra
parte
è
l
'
unico
che
mi
ascolti
.
Ron
,
solo
Adamo
fu
così
solo
prima
di
me
.
Ma
lui
stava
nel
paradiso
terrestre
»
.
Armstrong
e
Aldrin
furono
svegliati
alle
otto
,
ora
di
Houston
.
Dai
computer
si
sapeva
che
avevano
fatto
un
buon
sonno
e
che
non
c
'
era
stato
bisogno
di
pillole
tranquillanti
:
la
fatica
degli
ultimi
30
minuti
sopra
la
Luna
li
aveva
stroncati
,
insieme
all
'
emozione
.
Alle
prime
battute
con
Evans
apparvero
riposati
,
tranquilli
.
Le
pulsazioni
erano
normali
:
tra
i
70
e
gli
80
.
«
Come
si
dorme
lassù
?
»
,
chiese
Evans
.
«
Oh
,
non
c
'
è
male
»
,
rispose
Aldrin
,
«
se
si
è
molto
stanchi
si
dorme
benissimo
.
Neil
si
è
fatto
una
specie
di
amaca
tra
lo
sportello
e
il
coperchio
del
motore
,
io
mi
sono
raggomitolato
sul
pavimento
.
Ho
le
ossa
malconce
ma
mi
sento
benissimo
»
.
Vi
fu
un
'
ora
di
dialogo
strettamente
tecnico
,
e
poi
Aldrin
passò
la
parola
a
Neil
Armstrong
che
fece
una
specie
di
riassunto
della
sera
avanti
.
Molti
ebbero
l
'
impressione
che
egli
volesse
spiegare
tutto
prima
del
decollo
e
nel
caso
che
il
decollo
non
fosse
avvenuto
.
Parlava
preciso
,
cattedratico
.
Di
nuovo
descrisse
i
tipi
di
roccia
osservati
e
raccolti
,
in
gran
parte
basalto
,
in
buona
parte
monocristalli
,
di
nuovo
sottolineò
la
straordinaria
varietà
delle
forme
e
dei
tipi
,
di
nuovo
elencò
i
crateri
e
quello
vicino
al
quale
si
era
posato
.
«
Bella
descrizione
,
Neil
»
,
interruppe
Ron
Evans
,
«
ma
ce
le
dirai
a
Terra
queste
»
.
«
Lasciami
continuare
»
,
rispose
Neil
Armstrong
.
Egli
pensava
che
la
tragedia
potesse
anche
avvenire
.
Ma
con
una
freddezza
che
all
'
allunaggio
non
aveva
mostrato
.
Con
altrettanta
freddezza
si
congratulò
con
il
Centro
controllo
che
era
finalmente
riuscito
a
individuare
il
punto
esatto
in
cui
avevano
stabilito
la
base
,
pochi
metri
a
ovest
del
cratere
Juliette
,
e
spiegò
che
con
gli
strumenti
di
bordo
lui
non
c
'
era
riuscito
,
poi
rifiutò
le
notizie
del
giorno
.
E
l
'
ora
difficile
,
la
più
difficile
,
giunse
.
L
'
ora
in
cui
due
tonnellate
e
mezzo
di
carburanti
avrebbero
incominciato
a
bruciare
nel
motore
d
'
attesa
del
Lem
e
a
spingerlo
verticalmente
a
una
velocità
di
6,068
piedi
al
secondo
,
fino
a
portarlo
a
60mila
piedi
dalla
superficie
lunare
,
metterlo
in
orbita
,
farlo
agganciare
all
'
astronave
di
Collins
,
iniziare
il
lungo
viaggio
di
ritorno
alla
Terra
.
Ora
tutti
potevano
udire
,
i
misteri
erano
finiti
.
E
le
voci
erano
limpide
mentre
i
numeri
della
conta
a
rovescio
si
vedevano
veloci
sul
monitor
.
Ron
Evans
:
«
Tranquillità
,
vi
mancano
dieci
minuti
e
tutto
va
bene
.
Potete
inserire
il
modulo
automatico
»
.
Buzz
Aldrin
:
«
Roger
.
Inserito
modulo
automatico
»
.
Neil
Armstrong
:
«
Ambedue
le
batterie
Ed
sono
sul
"
go
"
.
Chiudo
»
.
Ron
Evans
:
«
Neil
,
ti
leggo
sul
Vhf
e
hai
l
'
aria
di
sentirti
a
posto
»
.
Neil
Armstrong
:
«
Sissignore
,
non
potrebbe
andar
meglio
»
.
Ron
Evans
:
«
Tranquillità
,
qui
Houston
.
Meno
due
minuti
e
tutto
va
bene
»
.
Aldrin
:
«
Controllate
la
direzione
di
guida
sull
'
Ags
.
Chiudo
»
.
Armstrong
:
«
Tutti
i
segnali
di
navigazione
sono
sul
"
go
"
.
Chiudo
»
.
Ron
Evans
:
«
Qui
Houston
.
Tranquillità
:
meno
50
secondi
.
Pronti
per
l
'
accensione
.
Chiudo
»
.
Armstrong
:
«
Pronti
per
l
'
accensione
»
.
Aldrin
:
«
Avanti
.
Otto
.
Sette
.
Sei
.
Cinque
.
Quattro
.
Motore
di
ascesa
inserito
.
Tre
.
Due
.
Uno
.
Accendo
.
Su
!
Eccolo
là
il
nostro
cratere
»
.
Armstrong
:
«
Mille
piedi
.
Duemila
,
Duemiladuecento
.
Tremila
.
Ce
l
'
abbiamo
fatta
!
»
.
Ron
Evans
:
«
Dio
ti
ringrazio
.
Il
mondo
intero
,
ragazzi
,
vi
stava
tirando
su
.
Dio
,
ti
ringrazio
»
.
Più
tardi
il
medico
di
volo
ci
informò
che
le
pulsazioni
di
Aldrin
erano
un
poco
salite
,
ma
quelle
di
Armstrong
erano
rimaste
rigorosamente
ferme
a
80
.
Più
tardi
ci
dissero
che
Ron
Evans
era
sudato
,
in
preda
a
un
tremito
convulso
.
E
con
lui
Pete
Conrad
,
il
suo
equipaggio
e
anche
Von
Braun
e
Chris
Kraft
(
uno
dei
top
manager
del
Centro
,
ndr
)
e
molti
altri
.
Più
tardi
ci
dissero
che
è
più
pericoloso
decollare
con
un
aereo
di
linea
dagli
aeroporti
di
Roma
o
New
York
che
con
il
Lem
dalla
Luna
e
alle
4
e
35
del
pomeriggio
ci
dissero
che
neppure
il
docking
con
l
'
Apollo
aveva
presentato
problemi
:
stavano
tornando
a
casa
.
E
fu
tutto
.
Semplicemente
.
Così
.
Sarà
altrettanto
semplice
,
d
'
ora
innanzi
,
il
nostro
destino
?
StampaPeriodica ,
Chi
è
stato
a
tradirlo
?
Dove
è
stato
ucciso
?
Come
?
E
quando
?
La
grande
maggioranza
dei
siciliani
non
crede
alla
descrizione
ufficiale
del
conflitto
nel
quale
ha
trovato
la
morte
Salvatore
Giuliano
.
E
anche
noi
dobbiamo
confessare
di
avere
inutilmente
tentato
di
mettere
d
'
accordo
parecchi
particolari
di
quella
relazione
con
i
luoghi
;
le
circostanze
,
il
racconto
di
chi
quella
notte
vegliava
a
pochi
passi
di
distanza
dal
tragico
cortile
in
cui
si
è
svolto
l
'
epilogo
del
dramma
o
è
stato
svegliato
dal
fracasso
delle
fucilate
.
Tutto
ciò
si
chiamerà
forse
cercare
il
pelo
nell
'
uovo
,
ma
l
'
esame
delle
incongruenze
,
dei
punti
oscuri
dei
dubbi
che
inevitabilmente
nascono
nella
mente
di
chi
abbia
tentato
sul
posto
di
ricostruire
la
scena
non
cesserà
per
questo
di
essere
interessante
.
A
Castelvetrano
,
alle
15,15
del
5
luglio
,
il
capitano
Perenze
,
il
brigadiere
Catalano
,
i
carabinieri
Renzi
e
Giuffrida
(
dice
la
relazione
ufficiale
)
hanno
riconosciuto
da
lontano
il
capobanda
mentre
assieme
a
uno
dei
suoi
uomini
percorreva
la
via
Gagini
.
Vistisi
sorpresi
,
i
due
si
sono
dati
alla
fuga
in
direzioni
diverse
e
il
gregario
è
riuscito
facilmente
a
dileguarsi
.
Giuliano
invece
è
stato
inseguito
attraverso
le
vie
della
città
.
Contro
di
lui
è
stato
fatto
fuoco
,
ripetutamente
,
un
proiettile
lo
ha
raggiunto
alla
spalla
,
il
fuggitivo
ha
risposto
a
sua
volta
con
la
pistola
e
col
mitra
.
Giunto
in
via
Mannone
,
il
brigante
ha
sperato
di
trovare
scampo
entrando
in
un
cortile
,
e
là
,
mentre
tentava
di
dare
la
scalata
al
muro
di
cinta
,
oltre
il
quale
c
'
è
un
piccolo
orto
e
poi
la
campagna
,
è
stato
freddato
con
una
raffica
di
mitra
dal
capitano
.
Dunque
nessuno
poteva
immaginare
in
anticipo
che
Salvatore
Giuliano
sarebbe
entrato
in
quel
cortile
.
Eppure
parecchi
civili
delle
case
confinanti
affermano
d
'
aver
inteso
fin
dalla
mezzanotte
un
rumore
di
tegole
smosse
e
un
bisbigliare
come
se
vi
fosse
gente
sui
tetti
.
Stettero
un
poco
in
ascolto
,
ma
quello
strano
trambusto
dopo
un
quarto
d
'
ora
si
chetò
.
Nessuno
diede
peso
alla
cosa
e
di
lì
a
poco
in
via
Mannone
tutti
ripresero
a
dormire
,
eccetto
tre
uomini
che
per
le
esigenze
del
loro
mestiere
dovevano
già
essere
a
bottega
:
il
proprietario
e
i
due
garzoni
del
forno
Lo
Bello
,
che
è
sullo
stesso
lato
della
strada
a
20
metri
dall
'
ingresso
del
cortile
.
Era
una
notte
afosa
,
e
nell
'
interno
del
panificio
il
caldo
era
insopportabile
.
I
due
garzoni
che
avevano
finito
di
impastare
il
pane
e
aspettavano
che
lievitasse
erano
usciti
sulla
via
e
stavano
chiacchierando
accovacciati
sul
marciapiedi
,
con
le
schiene
nude
appoggiate
agli
stipiti
.
Ma
la
prima
sigaretta
che
essi
avevano
acceso
non
era
ancora
finita
quando
due
carabinieri
,
spuntando
dall
'
ombra
,
si
avvicinarono
e
intimarono
di
ritirarsi
e
di
sprangare
la
porta
.
L
'
ingiunzione
era
stata
fatta
con
il
tono
di
chi
non
ammette
repliche
.
È
molto
probabile
tuttavia
che
il
mattino
seguente
le
clienti
del
fornaio
Lo
Bello
abbiano
trovato
da
ridire
sulla
confezione
del
pane
.
La
curiosità
di
sapere
quello
che
stava
per
accadere
sulla
strada
non
poteva
certo
permettere
ai
panettieri
di
attendere
con
diligenza
al
consueto
lavoro
.
Avevano
lasciato
i
battenti
un
pochino
socchiusi
e
di
tanto
in
tanto
andavano
ad
origliare
.
Così
non
sarà
esagerato
dire
che
l
'
aria
lacerata
dal
primo
sparo
vibrava
ancora
quando
gli
occhi
dei
fornai
erano
già
incollati
alla
fessura
.
Sembrò
loro
che
la
via
fosse
deserta
...
Non
videro
dunque
entrare
nessuno
nel
cortile
.
Scorsero
invece
un
uomo
che
ne
usciva
,
che
passò
correndo
sotto
un
lampione
.
Lo
videro
di
spalle
per
un
attimo
e
tutto
quello
che
seppero
dire
di
lui
è
che
si
trattava
di
un
uomo
forse
giovane
,
tarchiato
,
che
camminava
a
piedi
nudi
.
Ma
vedremo
dopo
quale
parte
attribuisca
la
fantasia
popolare
a
questo
personaggio
.
Nessuno
ha
sentito
La
via
Mannone
parte
dalla
piazza
del
mercato
,
taglia
in
linea
retta
il
rione
orientale
del
paese
e
finisce
nella
campagna
.
Nel
tratto
che
va
dal
mercato
al
cortile
non
ci
sono
trasversali
.
Da
che
parte
ci
arrivò
Giuliano
fuggendo
da
via
Gagini
?
Dal
mercato
dopo
aver
attraversato
la
piazza
della
torre
,
dove
sono
ininterrottamente
di
fazione
due
agenti
,
dal
corso
dove
a
qualunque
ora
c
'
è
sempre
gente
scamiciata
che
passeggia
,
dal
verziere
dove
c
'
è
un
grande
negozio
di
fruttivendolo
che
resta
aperto
tutta
la
notte
con
le
luci
accese
e
dove
attorno
ai
banchi
e
ai
cumuli
di
ceste
che
non
vengono
mai
rimossi
passeggiano
continuamente
i
guardiani
?
Evidentemente
no
,
perché
nessuno
ha
visto
né
lui
né
gli
inseguitori
.
Allora
è
venuto
dalla
via
Gioberti
,
che
è
dalla
parte
opposta
e
,
giunto
al
crocicchio
di
dove
poteva
scorgere
davanti
a
sé
le
prime
siepi
e
i
primi
alberi
della
campagna
,
ha
piegato
invece
in
via
Mannone
verso
il
centro
del
paese
.
L
'
illogicità
di
questa
decisione
stupisce
molti
.
Il
lettore
tuttavia
non
ci
faccia
troppo
caso
perché
sono
tante
le
ragioni
che
possono
avere
spinto
il
fuggitivo
ad
abbandonare
la
via
più
facile
per
quella
più
rischiosa
.
È
stato
detto
piuttosto
che
la
sparatoria
era
cominciata
in
via
Gagini
ed
era
continuata
da
una
parte
e
dall
'
altra
lungo
tutto
il
percorso
.
Ma
per
quanto
si
siano
interrogati
molti
abitanti
di
quella
zona
non
si
è
trovato
nessuno
che
ricordasse
di
aver
udito
un
solo
sparo
.
Eppure
le
finestre
erano
spalancate
per
il
caldo
opprimente
.
La
notte
in
quel
rione
è
silenziosa
.
Una
pistolettata
o
una
scarica
di
mitra
avrebbero
dovuto
destare
anche
chi
ha
il
sonno
più
duro
.
Gli
abitanti
di
via
Mannone
invece
hanno
sentito
.
La
loro
testimonianza
però
è
in
contrasto
con
la
versione
ufficiale
.
Non
aveva
l
'
orologio
Questa
dice
che
il
brigante
esplose
52
colpi
col
moschetto
mitragliatore
,
che
al
53
°
si
inceppò
.
Giuliano
buttò
a
terra
il
mitra
quando
era
già
nel
cortile
e
impugnò
la
pistola
,
ma
il
capitano
dei
carabinieri
lo
prevenne
scaricandogli
addosso
per
primo
un
intero
caricatore
del
suo
Thompson
.
Gli
spari
insomma
avrebbero
dovuto
susseguirsi
in
quest
'
ordine
:
raffiche
di
mitra
più
o
meno
lontane
(
Giuliano
che
spara
sulla
strada
)
,
altra
raffica
dopo
una
pausa
di
silenzio
(
Perenze
che
fa
fuoco
all
'
ingresso
del
cortile
)
;
subito
dopo
forse
qualche
colpo
di
pistola
(
Giuliano
che
,
prima
di
stramazzare
a
terra
,
tenta
l
'
ultima
difesa
)
,
forse
il
Thompson
che
risponde
ancora
(
Perenze
che
ha
innestato
il
caricatore
nuovo
)
.
Invece
gli
abitanti
di
via
Mannone
(
trascureremo
i
nomi
della
gente
minuta
facile
ad
accettare
ed
a
ripetere
come
esperienza
propria
il
racconto
altrui
e
citeremo
soltanto
il
pretore
di
Castelvetrano
,
avvocato
Giovanni
De
Simone
e
il
colonnello
a
riposo
Santorre
Vizzinisi
)
sono
unanimi
nel
ripetere
che
si
sentirono
prima
cinque
o
sei
colpi
di
pistola
sparati
sotto
l
'
arco
di
ingresso
o
nel
cortile
,
poi
due
raffiche
di
mitra
distanziate
da
un
breve
intervallo
.
Subito
dopo
si
udì
la
voce
del
capitano
che
gridava
a
qualcuno
di
portare
un
po
'
d
'
acqua
per
il
ferito
e
il
furioso
martellare
del
calcio
del
moschetto
alla
porta
dell
'
unica
abitazione
che
si
apre
sul
cortile
.
Parleremo
in
seguito
dell
'
interpretazione
che
la
fantasia
dei
diffidenti
siciliani
dà
a
questo
particolare
.
Sarà
bene
tuttavia
citare
sin
d
'
ora
l
'
obiezione
più
comune
:
che
i
feriti
siano
tormentati
dalla
sete
è
una
di
quelle
nozioni
elementari
che
anche
il
più
rozzo
dei
pastori
possiede
.
È
tra
l
'
altro
un
vecchio
motivo
della
retorica
popolare
.
Ma
questa
arsura
viene
immediatamente
appena
uno
è
colpito
,
oppure
è
conseguenza
del
dissanguamento
,
della
febbre
provocata
dalle
ferite
e
sopraggiunge
dopo
un
certo
periodo
di
tempo
?
E
perché
Giuliano
non
aveva
un
soldo
addosso
?
Perché
portava
una
semplice
canottiera
,
lui
così
ambizioso
e
a
suo
modo
elegante
?
Perché
non
aveva
l
'
orologio
al
polso
,
quel
grosso
cronometro
d
'
oro
per
il
quale
aveva
una
bambinesca
affezione
e
,
lo
hanno
testimoniato
molti
,
era
l
'
ultima
cosa
che
si
togliesse
coricandosi
,
la
prima
che
cercasse
al
risveglio
?
C
'
erano
poi
altri
particolari
che
alimentavano
il
dubbio
e
,
apparentemente
,
con
maggiore
evidenza
:
alcune
ferite
,
specie
quella
sotto
l
'
ascella
destra
,
sembravano
tumefatte
come
se
risalissero
a
qualche
tempo
prima
;
altre
erano
a
contorni
nitidi
e
apparivano
più
fresche
.
Due
o
tre
pallottole
lo
avevano
raggiunto
al
fianco
e
avevan
prodotto
quei
fori
grandi
a
contorni
irregolari
tipici
dei
colpi
sparati
a
bruciapelo
:
altre
erano
entrate
nella
carne
lasciando
un
forellino
minuscolo
perfettamente
rotondo
.
Il
tessuto
della
canottiera
appariva
intriso
di
sangue
dal
fianco
alla
metà
della
schiena
,
e
sotto
quella
grossa
macchia
(
aveva
oltre
due
palmi
di
diametro
)
non
c
'
erano
ferite
.
Era
logico
pensare
che
il
corpo
del
bandito
anziché
bocconi
fosse
rimasto
per
qualche
tempo
in
posizione
supina
,
perché
tutto
quel
sangue
doveva
essere
sgorgato
dalle
ferite
sotto
l
'
ascella
e
certamente
era
sceso
,
non
poteva
essere
andato
in
su
.
Le
avventure
di
Paperino
Da
Trapani
a
Sciacca
,
a
Santa
Ninfa
,
a
Partanna
non
c
'
è
uno
che
non
sorrida
quando
gli
si
parla
del
famoso
furgone
sul
quale
gli
uomini
del
colonnello
Luca
,
travestiti
da
cinematografari
,
percorrevano
le
campagne
e
sostavano
nei
paesi
fingendo
di
girare
un
documentario
,
perché
Salvatore
Giuliano
,
tradito
dall
'
ambizione
e
dalla
smania
di
pubblicità
,
lasciasse
le
sue
montagne
e
cadesse
nella
trappola
.
Per
quanto
avesse
incollato
su
una
fiancata
due
grosse
strisce
con
le
scritte
:
«
Gazzetta
dello
Sport
»
,
«
Il
Paese
»
,
e
su
una
terza
striscia
di
carta
dipinta
a
mano
che
attraversava
di
sbieco
il
lato
opposto
si
leggesse
«
Le
avventure
di
Paperino
»
,
tutti
,
anche
i
ragazzini
,
sapevano
che
si
trattava
di
una
radio
trasmittente
mobile
della
polizia
capace
di
collegare
Trapani
a
Palermo
.
Cosa
che
tra
l
'
altro
era
dimostrata
con
evidenza
dall
'
antenna
molto
alta
che
non
si
poteva
certo
né
sopprimere
né
camuffare
.
Proprio
Giuliano
avrebbe
dovuto
farsi
ingannare
da
un
trucco
così
grossolano
?
E
allora
?
È
forse
possibile
rispondere
alle
domande
che
sono
state
poste
al
principio
del
discorso
?
Si
può
tentare
.
Per
un
buon
tratto
di
strada
cammineremo
su
un
terreno
sicuro
e
,
quando
usciremo
dalla
realtà
della
cronaca
per
riferire
le
congetture
che
molti
fanno
,
avvertiremo
onestamente
il
lettore
.
È
certo
che
non
si
manca
affatto
di
rispetto
al
colonnello
Luca
né
a
chi
sulla
scala
gerarchica
sta
più
in
alto
o
più
in
basso
di
lui
dicendo
che
la
relazione
ufficiale
sulla
morte
di
Salvatore
Giuliano
è
camuffata
,
reticente
su
certi
punti
,
su
altri
imprecisa
.
Poco
o
molto
,
tutti
i
rapporti
che
la
polizia
rende
noti
al
pubblico
devono
essere
necessariamente
così
.
Vi
sono
circostanze
che
non
possono
essere
rivelate
,
promesse
che
è
giusto
mantenere
,
uomini
che
bisogna
salvare
dalla
vendetta
.
Perfino
davanti
al
giudice
e
nei
casi
più
gravi
la
legge
concede
al
funzionario
di
polizia
il
diritto
di
tacere
la
verità
:
quando
gli
si
chiede
il
nome
del
confidente
,
di
chi
lo
ha
messo
sulle
tracce
,
lo
ha
aiutato
a
formulare
l
'
accusa
,
ad
arrestare
il
colpevole
.
Il
furgone
con
l
'
etichetta
«
Le
avventure
di
Paperino
»
non
ha
alcuna
parte
nel
dramma
.
Il
più
grande
aiuto
allo
sterminio
della
banda
di
Montelepre
e
del
suo
capo
è
venuto
dalla
mafia
,
ed
è
chiaro
che
ciò
non
significa
affatto
che
la
polizia
abbia
sollecitato
o
anche
incoraggiato
quell
'
aiuto
.
L
'
alleanza
tra
Giuliano
e
i
mafiosi
era
nata
naturalmente
al
principio
della
carriera
del
brigante
.
Turiddu
aveva
bisogno
dell
'
appoggio
dell
'
«
onorata
società
»
e
a
quegli
altri
era
comodo
speculare
sulla
paura
che
il
nome
del
brigante
incuteva
.
Ma
poi
i
capimafia
,
che
erano
stati
i
primi
esattori
della
banda
,
esagerarono
.
Imposero
riscatti
che
erano
cinque
volte
superiori
a
quelli
che
il
bandito
intendeva
richiedere
e
intascarono
la
differenza
.
Cominciarono
a
molestare
,
sempre
trincerandosi
dietro
quel
terribile
nome
,
alcuni
che
avevano
reso
grossi
servigi
a
Giuliano
e
che
ne
avevano
avuto
promesse
di
protezione
.
Il
contrasto
si
aggravò
al
punto
che
Turiddu
,
assieme
a
pochi
dei
suoi
uomini
,
tra
i
più
fedeli
,
scese
sulla
piazza
di
Partinico
e
in
pieno
giorno
vi
uccise
a
pistolettate
i
più
alti
capi
dell
'
associazione
criminosa
e
segreta
.
Le
vittime
non
avevano
però
un
grosso
prestigio
oltre
l
'
ambito
del
loro
paese
,
perché
oggi
non
esiste
più
una
mafia
unica
che
abbia
giurisdizione
su
tutta
l
'
isola
,
ma
tante
mafie
locali
autonome
e
spesso
nemiche
.
Forse
il
brigante
sperava
di
giocare
su
queste
rivalità
territoriali
e
in
parte
ci
riuscì
:
infatti
fu
condannato
a
morte
dalla
sola
mafia
di
Partinico
mentre
le
altre
sembrò
che
continuassero
ad
essergli
amiche
;
e
invece
era
soltanto
una
maniera
di
temporeggiare
aspettando
il
momento
opportuno
per
liberarsi
di
lui
.
Per
cinque
anni
i
rapporti
tra
le
due
forze
della
delinquenza
siciliana
seguirono
così
alterne
vicende
:
Giuliano
,
per
tenersi
buoni
quei
pericolosi
vicini
si
buttò
talvolta
in
imprese
rischiose
dalle
quali
non
avrebbe
potuto
trarre
un
utile
diretto
(
tra
le
altre
si
dice
l
'
eccidio
di
Portella
della
Ginestra
)
:
la
mafia
gli
guardò
le
spalle
,
lo
garantì
dalle
delazioni
.
Ma
è
difficile
che
due
galli
nello
stesso
pollaio
possano
vivere
uno
accanto
all
'
altro
senza
cavarsi
gli
occhi
.
L
'
equilibrio
era
mantenuto
soltanto
dalla
straordinaria
potenza
di
Giuliano
.
Il
giorno
che
questa
decadde
,
la
sentenza
di
Partinico
fu
omologata
e
sottoscritta
da
tutte
le
mafie
.
Si
ricordi
tra
l
'
altro
che
proprio
in
questi
giorni
si
sta
svolgendo
a
Viterbo
il
processo
per
l
'
eccidio
di
Portella
della
Ginestra
.
Si
voleva
prendere
Giuliano
,
ma
era
sempre
rischioso
mandargli
un
sicario
secondo
il
classico
sistema
.
Per
farlo
cadere
cominciarono
a
togliere
la
protezione
ai
suoi
rompendo
la
legge
dell
'
omertà
.
Imposero
che
quelli
della
banda
,
dovunque
fossero
,
dovessero
essere
segnalati
alla
polizia
.
Così
uno
a
uno
furono
arrestati
molti
dei
fuorilegge
,
i
più
sicuri
scherani
della
banda
di
Montelepre
.
Quasi
sempre
chi
si
lasciava
scappare
una
preziosa
confidenza
non
era
un
affiliato
alla
mafia
,
ma
era
stato
costretto
dalla
mafia
a
ingoiare
la
paura
e
farsi
delatore
.
Il
27
giugno
scorso
,
poco
prima
di
mezzogiorno
,
un
carrettiere
mafioso
che
percorreva
la
provinciale
per
Trapani
con
un
carico
di
pomodori
,
giunto
in
località
Lo
Zucco
,
a
pochi
chilometri
da
Partinico
,
vide
sbucare
da
un
cespuglio
due
uomini
che
gli
mossero
incontro
e
gli
intimarono
di
fermarsi
.
Erano
Frank
Mannino
e
Nunzio
Badalamenti
,
l
'
amministratore
e
il
più
spietato
sicario
della
banda
Giuliano
,
che
ormai
poteva
disporre
di
non
più
di
sette
od
otto
gregari
.
I
tre
si
conoscevano
da
molto
tempo
,
perché
il
carrettiere
aveva
avuto
modo
in
passato
di
rendere
qualche
buon
servigio
ai
briganti
.
Mannino
e
Badalamenti
erano
usciti
dal
nascondiglio
avendo
appunto
ravvisato
in
lui
un
amico
.
Domandarono
:
«
Va
verso
Castelvetrano
vossìa
?
»
.
L
'
uomo
rispose
di
sì
.
I
briganti
gli
chiesero
allora
di
nasconderli
sul
carro
e
di
portarli
fino
alle
porte
del
paese
.
Così
furono
vuotate
due
ceste
(
quelle
che
si
usano
in
Sicilia
per
il
trasporto
dei
pomodori
sono
molto
grandi
,
a
tronco
dicono
,
alte
un
metro
e
cinquanta
,
e
larghe
alla
sommità
quasi
altrettanto
)
.
I
banditi
vi
si
accovacciarono
dentro
e
furono
coperti
coi
pomodori
.
Là
sotto
è
chiaro
che
riuscivano
a
respirare
ma
non
potevano
certo
vedere
.
E
di
lì
a
poco
,
quando
sentirono
il
cavallo
fermarsi
;
accettarono
per
vere
le
rassicuranti
spiegazioni
del
carrettiere
.
Il
veicolo
invece
sì
trovava
in
quel
momento
davanti
alla
caserma
dei
carabinieri
di
Alcamo
e
non
è
necessario
dire
come
finisse
la
storia
.
La
polizia
tenne
segreto
l
'
accaduto
,
Giuliano
non
seppe
che
altri
due
dei
suoi
uomini
erano
caduti
in
trappola
.
Ora
bisognerà
passare
sul
terreno
delle
congetture
.
Mannino
e
Badalamenti
andavano
a
Castelvetrano
.
A
fare
che
cosa
?
Conoscendo
l
'
epilogo
di
questa
storia
è
facile
arguire
che
ci
andassero
convocati
dal
loro
capo
e
quindi
che
sapessero
dove
questi
si
teneva
nascosto
.
In
carcere
possono
essere
stati
indotti
a
cantare
.
Uno
dei
due
(
Mannino
?
)
può
essersi
lasciato
convincere
a
tradire
il
suo
capo
,
a
consegnarlo
vivo
o
morto
.
Ecco
chi
era
il
compagno
di
Giuliano
la
notte
del
5
luglio
,
e
che
si
sia
parlato
di
quella
sua
misteriosa
scomparsa
subito
dopo
l
'
avvistamento
della
pattuglia
è
cosa
ovvia
.
Può
darsi
invece
che
la
verità
sia
un
'
altra
.
Il
traditore
non
si
sarebbe
affatto
allontanato
dal
suo
capo
,
ma
gli
sarebbe
stato
al
fianco
facendogli
da
guida
.
Lo
ha
portato
in
trappola
nel
luogo
prestabilito
,
dove
i
carabinieri
lo
attendevano
in
agguato
.
Giunti
i
due
sulla
soglia
del
cortile
la
situazione
si
faceva
oltremodo
difficile
e
pericolosa
:
se
la
guida
continuava
a
stare
vicina
al
capo
,
c
'
era
modo
di
finire
sotto
le
pallottole
degli
agenti
;
se
proprio
in
quel
momento
tentava
di
sganciarsi
da
lui
,
c
'
era
caso
che
,
intuendo
il
tradimento
,
Giuliano
facesse
fuoco
su
di
lui
.
Il
modo
migliore
di
cavarsela
per
un
'
anima
perversa
era
di
sparare
a
bruciapelo
sulla
pistola
del
capo
.
Ecco
così
spiegata
la
sequenza
dei
colpi
,
le
ferite
più
grosse
,
slabbrate
,
al
fianco
,
l
'
ombra
che
esce
di
corsa
dal
cortile
e
si
avvia
verso
la
campagna
,
dove
l
'
attende
un
'
auto
della
polizia
,
è
comprensibile
la
sua
fretta
di
tornare
in
carcere
.
Ma
la
grossa
macchia
di
sangue
sulla
schiena
,
la
tumefazione
di
alcune
ferite
e
la
freschezza
di
altre
,
l
'
essere
Giuliano
in
maglietta
senza
denaro
e
senza
orologio
sono
circostanze
che
non
si
spiegano
affatto
con
questa
storia
.
Allora
facciamo
un
passo
più
in
là
e
ascoltiamo
le
congetture
di
qualcuno
a
cui
non
piace
di
mettere
il
morso
alla
propria
fantasia
.
Mannino
o
Badalamenti
,
o
chiunque
sia
stato
il
traditore
,
entrò
nella
camera
dov
'
era
nascosto
Salvatore
Giuliano
,
ma
gli
mancò
il
coraggio
di
svegliarlo
e
di
condurlo
fuori
.
Preferì
sparargli
a
bruciapelo
nel
sonno
.
Poi
,
si
sa
:
a
nessuno
poteva
far
piacere
che
si
venisse
a
conoscere
un
così
brutto
episodio
.
Forse
anche
colui
che
ospitava
il
brigante
era
a
parte
del
primitivo
progetto
,
aveva
aderito
a
facilitare
la
cattura
e
non
si
poteva
ripagarlo
lasciandogli
in
casa
il
cadavere
(
quel
cadavere
)
fino
al
momento
in
cui
sarebbero
venuti
il
giudice
,
i
fotografi
,
i
becchini
.
Allora
lo
portarono
nel
cortile
di
via
Mannone
.
Spararono
.
Il
capitano
andò
a
bussare
alla
porta
e
gridò
che
gli
portassero
dell
'
acqua
per
un
ferito
perché
tutti
sentissero
che
Giuliano
non
era
morto
ancora
.
Queste
storie
si
sentono
raccontare
ad
ogni
ora
del
giorno
e
della
notte
per
le
strade
della
Sicilia
.
È
difficile
accertarle
.
Però
uno
che
sia
stato
sul
luogo
,
che
si
sia
chinato
a
guardare
il
corpo
di
Salvatore
Giuliano
steso
bocconi
in
mezzo
al
cortile
,
che
abbia
chiacchierato
un
poco
con
la
gente
di
via
Mannone
,
è
costretto
,
di
tanto
in
tanto
,
a
pensarci
.
CALMA! ( FREZZAN FEDERICO , 1941 )
StampaPeriodica ,
Calma
,
signori
d
'
oltre
Atlantico
.
Le
vostre
operazioni
,
in
Africa
Settentrionale
francese
,
non
sono
state
per
noi
quella
sorpresa
che
vi
aspettavate
.
La
nostra
logica
e
la
nostra
abitudine
a
considerare
gli
avvenimenti
di
guerra
con
la
massima
obiettività
,
già
,
da
mesi
,
avevano
previsto
questa
vostra
intenzione
di
allora
.
Ma
tralasciando
queste
considerazioni
torniamo
pure
all
'
esame
delle
operazioni
in
Africa
Settentrionale
.
Il
loro
piano
ha
obbligato
gli
anglo
-
americani
ad
una
dispersione
delle
forze
,
inducendoli
a
sbarcare
in
numerosi
porti
,
dal
Marocco
ad
Algeri
.
Vedremo
per
chi
giuocherà
il
proverbio
"
chi
la
dura
la
vince
.
"
Se
gli
inglesi
hanno
sempre
basato
il
predominio
sul
mondo
sulla
possibilità
di
durare
,
noi
non
ne
siamo
nuovi
,
perché
,
da
due
millenni
,
abbiamo
ereditato
lo
spirito
di
non
disperare
mai
della
fortuna
della
Patria
.
Per
tornare
all
'
Africa
Settentrionale
diremo
:
-
che
il
nemico
ha
proceduto
alle
operazioni
in
corso
prevedendo
la
nostra
insufficiente
capacità
a
reagire
;
-
che
il
nemico
non
aveva
le
forze
sufficienti
per
sviluppare
tutto
il
suo
piano
,
altrimenti
si
sarebbe
diretto
su
Biserta
e
Tunisi
;
-
che
le
operazioni
sarebbero
state
iniziate
nella
primavera
ventura
,
se
la
Russia
non
avesse
insistito
nella
creazione
del
secondo
fronte
.
Il
viaggio
del
Premier
inglese
alla
capitale
russa
ha
voluto
significare
un
rabbonimento
della
Tigre
rossa
,
e
concretare
quel
simultaneo
piano
operativo
,
che
avrebbe
dovuto
far
passare
nelle
loro
mani
la
iniziativa
.
Ma
un
piano
come
quello
attualmente
in
esecuzione
,
avrebbe
dovuto
dare
già
i
suoi
frutti
,
quelli
che
avrebbe
dovuto
inequivocabilmente
segnare
il
punto
di
partenza
.
Per
noi
invece
rappresenta
:
-
in
Africa
Settentrionale
:
operazioni
di
schieramento
da
parte
nemica
;
-
sul
fronte
est
:
operazioni
di
resistenza
al
piano
russo
.
Immaginiamo
che
la
guerra
sia
incominciata
ora
,
e
vedremo
che
la
nostra
occupazione
di
Biserta
e
Tunisi
rappresenta
un
vantaggio
operativo
,
sul
quale
si
svilupperà
il
nostro
piano
.
StampaPeriodica ,
DAK
TO
(
Vietnam
)
,
gennaio
«
QUANDO
morirò
andrò
in
Paradiso
perché
su
questa
terra
ho
vissuto
all
'
Inferno
.
Vietnam
,
1967»
.
«
Ho
dormito
sotto
Joe
.
Era
morto
e
faceva
caldo
.
Dammi
una
sigaretta
.
Hai
mai
dormito
sotto
un
morto
che
faceva
caldo
?
»
.
«
Signora
,
lei
crede
che
ce
la
farò
?
A
volte
ho
paura
di
no
.
E
prego
,
sa
,
non
faccio
che
pregare
.
Prego
anche
quando
non
ho
tempo
,
per
esempio
quando
vado
all
'
assalto
.
Dico
alla
svelta
:
Dio
,
non
farmi
morire
»
.
«
Dio
,
che
cosa
schifosa
è
la
guerra
.
Dev
'
esserci
qualcosa
di
sbagliato
nel
cervello
di
quelli
che
si
divertono
a
fare
la
guerra
,
che
la
trovano
gloriosa
o
eccitante
.
Non
c
'
è
nulla
di
glorioso
,
nulla
di
eccitante
,
è
una
sporca
tragedia
»
.
«
Io
non
voglio
essere
ricco
,
non
voglio
essere
eroe
.
Io
voglio
vivere
e
basta
.
La
vita
è
bella
,
sai
,
bella
.
Ora
lo
so
che
la
vita
è
bella
,
prima
non
lo
sapevo
.
Credi
che
morirò
?
»
.
«
Non
voglio
tornare
in
battaglia
.
Sono
così
giovane
e
ho
tanto
tempo
da
vivere
,
e
non
si
viene
al
mondo
per
morire
a
venti
anni
alla
guerra
.
Si
viene
al
mondo
per
morire
in
un
letto
,
quando
si
è
vecchi
»
.
«
E
poi
ammazzai
un
uomo
.
Era
un
piccolo
viet
.
Correva
,
correva
,
e
gli
sparavano
tutti
.
Sembrava
d
'
essere
al
tirassegno
di
un
luna
park
.
Gli
ho
sparato
io
ed
è
caduto
.
Ma
è
stato
come
sparare
ad
un
albero
.
Non
ho
sentito
nulla
,
sai
,
nulla
»
.
«
Signora
,
è
vero
che
è
così
brutto
lassù
?
»
.
«
Ma
no
,
soldato
,
ma
no
.
Oggi
è
quieto
,
vedrai
»
.
«
Lasciatemi
in
pace
.
Non
m
'
importa
di
nulla
,
non
m
'
importa
nemmeno
di
morire
»
.
Poi
è
arrivato
un
razzo
.
E
di
lui
è
rimasta
soltanto
una
scarpa
.
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
Lunedì
mattina
.
La
tragedia
incomincia
con
la
paura
.
E
la
paura
incomincia
appena
Sali
sul
cargo
militare
che
ti
conduce
alla
zona
del
fuoco
insieme
ai
soldati
che
tacciono
in
un
rassegnato
silenzio
.
Ieri
un
cargo
come
questo
è
precipitato
,
sembra
per
un
sabotaggio
,
e
nessuno
ha
fatto
in
tempo
a
usare
i
paracadute
con
cui
dovremo
buttarci
se
saremo
colpiti
.
Del
resto
,
il
paracadute
a
che
serve
?
Mentre
cali
a
terra
ti
sparano
,
voliamo
su
una
regione
che
pullula
di
vietcong
.
Fa
caldo
,
sudi
.
Anche
perché
il
soldato
accanto
ti
fissa
da
almeno
mezz
'
ora
scuotendo
la
testa
e
poi
,
cercando
di
superare
il
rombo
dei
motori
,
ti
grida
:
«
Sei
giornalista
?
»
.
«
Sì
»
.
«
E
il
lungo
con
te
è
un
fotografo
?
»
.
«
Sì
»
.
«
Andate
a
Dak
To
?
»
.
«
Sì
»
.
«
Idioti
,
chi
ve
lo
fa
fare
?
»
.
Te
lo
chiedi
anche
tu
,
all
'
improvviso
.
Hai
superato
tanti
ostacoli
per
arrivare
fin
qui
,
visti
permessi
burocrazie
,
e
all
'
improvviso
vorresti
essere
mille
miglia
lontano
dove
la
guerra
è
solo
una
parola
,
una
fotografia
sul
giornale
,
una
immagine
alla
televisione
.
Provi
a
scherzare
,
la
voce
ti
suona
falsa
:
«
Moroldo
,
ci
pensi
alla
faccia
dell
'
ambasciatore
quando
gli
consegnano
i
nostri
cadaveri
?
»
.
Per
raggiungere
Dak
To
abbiamo
firmato
un
foglio
con
cui
sdebitiamo
le
Forze
armate
e
il
governo
degli
Stati
Uniti
della
nostra
possibile
morte
,
e
in
fondo
al
foglio
c
'
era
questa
domanda
:
«
A
chi
dovrà
essere
consegnato
il
nostro
cadavere
?
»
.
Presi
alla
sprovvista
abbiamo
scritto
:
«
Ambasciata
italiana
a
Saigon
»
.
Moroldo
brontola
che
lo
disturba
solo
un
particolare
:
l
'
intera
faccenda
è
avvenuta
di
venerdì
17
.
Anche
le
uniformi
le
abbiamo
prese
di
venerdì
17
,
ma
bando
alle
spiritosaggini
:
in
poco
più
di
due
anni
sono
morti
dieci
giornalisti
in
Vietnam
.
Ricordiamoli
,
non
lo
fa
mai
nessuno
.
Maggio
1965
,
Pieter
Ronald
Van
Thiel
:
ucciso
dai
vietcong
a
sud
di
Saigon
.
Giugno
1966
,
Jerry
Rose
:
precipitato
con
l
'
aereo
colpito
da
una
cannonata
a
Quang
Ngai
.
Ottobre
1966
,
Bernard
Kolenberg
:
precipitato
con
un
caccia
sulla
zona
demilitarizzata
.
Ottobre
1966
,
Huynh
Than
My
:
ucciso
in
battaglia
a
Can
Tho
.
Novembre
1966
,
Dickie
Chapelle
:
saltata
su
una
mina
a
sud
di
Danang
.
Novembre
1966
,
Charlie
Chellapah
:
disintegrato
da
un
mortaio
a
Cu
Chi
.
Dicembre
1966
,
Sam
Castan
:
ucciso
in
combattimento
nelle
pianure
centrali
.
Febbraio
1967
,
Bernard
Fall
:
sventrato
da
una
mina
nella
foresta
di
Hue
.
Marzo
1967
,
Ronald
Gallagher
:
ucciso
per
errore
dall
'
artiglieria
americana
nei
pressi
di
Saigon
.
Maggio
1967
,
Felipa
Schuler
:
mitragliata
sull
'
elicottero
che
la
portava
a
Danang
.
Di
feriti
,
quest
'
anno
,
ce
ne
sono
stati
una
trentina
.
Ieri
a
Saigon
ho
conosciuto
Cathrine
Leroy
,
fotografa
francese
.
Ha
ventitré
anni
,
il
braccio
destro
,
la
gamba
destra
,
la
parte
destra
del
volto
coperti
di
cicatrici
,
e
cammina
zoppa
.
Lo
scorso
maggio
,
durante
un
combattimento
al
17°
parallelo
,
le
scoppiò
accanto
un
colpo
di
mortaio
.
È
stata
tre
mesi
in
ospedale
,
dal
corpo
le
hanno
tolto
diciotto
schegge
,
ma
al
piede
la
ferita
continua
a
riaprirsi
,
riaprirsi
,
e
i
medici
non
sanno
più
cosa
fare
.
Le
ho
chiesto
:
«
Perché
non
torni
a
casa
,
Catherine
?
»
.
Ha
sorriso
senza
rispondermi
.
Che
strani
tipi
questi
miei
colleghi
in
Vietnam
.
Alcuni
sono
fior
di
giornalisti
e
potrebbero
stare
a
Londra
o
a
Parigi
:
invece
bestemmiano
e
rimangono
qui
.
Altri
reporter
improvvisati
,
nessuno
li
voleva
mandare
:
ma
hanno
supplicato
o
sono
venuti
da
sé
,
a
loro
spese
.
Cosa
cercano
,
dimmi
.
Uno
scopo
che
non
avevano
prima
?
Un
brivido
che
li
scuota
dalla
noia
?
Una
pallottola
che
risolva
un
loro
dolore
?
Un
'
imitazione
di
Hemingway
?
Ho
tentato
un
'
indagine
,
uno
ha
risposto
:
«
Voglio
dimostrare
a
mio
padre
di
non
essere
il
cretino
che
dice
»
.
Un
altro
ha
risposto
:
«
Mia
moglie
ha
divorziato
»
.
Un
altro
ha
risposto
:
«
È
eccitante
e
,
se
fai
la
foto
giusta
,
sei
a
posto
per
sempre
»
.
Quasi
nessuno
m
'
ha
data
la
sola
ragione
che
a
me
sembra
valida
:
«
Sono
qui
per
capire
»
.
Io
sono
qui
per
capire
,
per
sapere
cosa
pensa
un
uomo
che
ammazza
un
altro
uomo
che
a
sua
volta
lo
ammazza
:
senza
conoscerlo
.
Sono
qui
per
provare
qualcosa
a
cui
credo
:
che
la
guerra
è
inutile
e
sciocca
,
la
più
bestiale
prova
di
idiozia
della
razza
terrestre
.
Sono
qui
per
spiegare
quanto
è
ipocrita
il
mondo
quando
si
esalta
su
un
siero
che
curerà
il
cancro
,
o
sull
'
operazione
chirurgica
che
sostituisce
un
cuore
con
un
altro
cuore
:
mentre
migliaia
di
creature
giovani
e
sane
,
senza
cancro
,
col
cuore
a
posto
,
vanno
a
morire
come
animali
,
vacche
al
macello
.
C
'
è
la
guerra
da
tre
anni
in
Vietnam
e
la
gente
che
piange
su
Washkansky
dice
:
«
Uh
,
che
noia
»
.
Ci
si
massacra
da
venti
giorni
a
Dak
To
è
un
villaggio
situato
a
dieci
miglia
dal
confine
col
Laos
e
la
Cambogia
,
proprio
dove
sbocca
la
Pista
O
Ci
-
min
:
vale
a
dire
la
strada
da
cui
arrivano
i
rifornimenti
di
Hanoi
alle
formazioni
vietcong
e
alle
truppe
nordvietnamite
infiltrate
nel
Sud
.
Verso
la
fine
di
ottobre
a
Dak
To
c
'
era
un
solo
battaglione
di
americani
con
una
base
aerea
,
minuscola
.
Poi
un
disertore
nordvietnamita
rivelò
che
i
suoi
compagni
erano
riusciti
ad
ammassare
sulle
colline
intorno
a
Dak
To
ben
settemila
soldati
e
con
questi
si
accingevano
a
sferrare
l
'
attacco
.
Il
generale
Westmoreland
reagì
concentrando
diecimila
fra
paracadutisti
e
soldati
,
il
1°
novembre
ebbe
inizio
la
più
sanguinosa
battaglia
combattuta
fin
oggi
in
Vietnam
.
A
Saigon
si
dice
:
«
O
gli
americani
vincono
entro
sette
giorni
o
Dak
To
diviene
la
loro
Diem
Bien
Phu
»
.
Non
è
facile
obbedire
al
consiglio
che
un
amico
della
France
Presse
,
François
Pelou
,
mi
ha
lascito
in
albergo
con
un
bigliettino
:
«
N
'
aie
pas
peur
»
.
I
viet
sono
come
gli
Apaches
e
i
Cheyennes
Lunedì
pomeriggio
.
Invece
è
facile
.
La
paura
ti
passa
,
di
colpo
,
con
la
paura
degli
altri
.
L
'
elicottero
su
cui
siamo
saliti
alla
base
di
Pleiku
,
ultima
tappa
prima
di
Dak
To
,
ha
posto
per
quattro
persone
oltre
i
due
piloti
e
i
due
mitraglieri
.
Uno
dei
quattro
è
un
telecronista
appena
giunto
da
New
York
.
Il
suo
viso
ha
il
colore
del
gesso
,
il
suo
corpo
è
scosso
da
un
tremito
convulso
,
e
tutte
le
sue
dieci
dita
sono
ficcate
dentro
la
bocca
dove
tutti
i
suoi
trentadue
denti
le
mordono
furiosamente
.
Dopo
pochi
minuti
si
alza
,
batte
alle
spalle
di
un
pilota
,
lo
scongiura
invano
di
tornare
indietro
,
e
provi
tanta
vergogna
per
lui
che
di
colpo
sei
un
'
altra
persona
.
Tranquilla
,
lucida
,
con
ogni
tuo
nervo
pronto
a
scattare
per
salvarti
la
pelle
.
Puoi
perfino
osservare
con
curiosità
le
colline
a
sinistra
da
cui
si
alzano
fumate
nere
,
il
napalm
che
gli
americani
sganciano
sui
nordvietnamiti
lanciano
sugli
americani
:
ben
consapevole
che
ci
stai
passando
nel
mezzo
,
come
sotto
un
arcobaleno
,
sorvolando
la
giungla
dove
sono
nascosti
i
vietcong
i
quali
mirano
dritto
alle
pale
dell
'
elicottero
.
Puoi
perfino
capire
perché
questa
guerra
è
una
guerra
diversa
da
ogni
altra
guerra
che
hai
studiato
a
scuola
,
e
perché
dicono
che
non
ha
un
fronte
preciso
,
che
il
fronte
è
ovunque
.
Il
mitragliere
dietro
di
te
s
'
è
abbassato
sulla
mitraglia
e
spara
raffiche
contro
una
macchia
da
cui
è
partito
un
colpo
appena
avvertito
.
Sembra
il
personaggio
di
un
western
dove
i
bianchi
sparano
dal
vagone
agli
indiani
.
Anche
allora
i
bianchi
tenevano
in
pugno
un
paese
di
cui
possedevano
solo
qualche
fortino
,
e
per
andare
da
fortino
a
fortino
bisognava
ammazzare
o
venire
ammazzati
.
Sostituisci
alla
parola
fortino
la
parola
base
aerea
,
alla
parola
indiani
la
parola
vietcong
,
alla
parole
vagone
la
parola
elicottero
:
ed
ecco
il
Vietnam
.
Ecco
il
nostro
viaggio
a
Dak
To
,
con
quel
poverino
che
geme
.
Siamo
a
Dak
To
.
Un
campo
militare
con
una
pista
nel
mezzo
,
bucata
dai
mortai
di
stanotte
.
Decine
di
elicotteri
e
aerei
che
decollano
o
atterrano
in
una
tempesta
di
polvere
rossa
,
un
fragore
che
spacca
gli
orecchi
.
Centinaia
di
camion
e
di
jeep
che
trasportan
soldati
dalla
barba
lunga
e
lo
sguardo
stanco
.
Postazioni
di
artiglieria
che
vomitano
cannonate
ogni
trenta
secondi
facendo
tremare
la
terra
e
il
tuo
stomaco
.
Eppure
come
doveva
essere
bello
il
Vietnam
quando
non
c
'
era
la
guerra
.
I
monti
dove
ora
si
muore
son
blocchi
di
giada
e
smeraldo
,
il
cielo
dove
ora
schizzan
bombe
è
una
cappa
color
fiordaliso
,
e
il
fiume
che
ora
serve
a
spegnere
gli
incendi
ha
un
'
acqua
così
limpida
,
fresca
.
Come
doveva
essere
facile
sentirsi
felici
quaggiù
,
andando
a
pescare
sulle
rive
,
a
passeggiare
nei
boschi
.
Poi
un
tenente
ci
viene
incontro
e
ci
offre
una
rivoltella
ciascuno
.
«
Badate
,
ve
la
consiglio
,
quasi
tutti
i
corrispondenti
ce
l
'
hanno
,
chiunque
porti
l
'
uniforme
è
un
bersaglio
:
i
nordvietnamiti
non
fanno
prigionieri
.
Se
dovete
crepare
,
tanto
vale
che
vendiate
cara
la
vostra
pelle
»
.
E
sembra
molto
sorpreso
,
anzi
offeso
,
quando
gli
rispondiamo
«
no
,
grazie
»
.
Povero
tenente
.
Ha
due
baffi
cretini
su
un
muso
di
topo
,
e
un
elmetto
che
sembra
nato
con
lui
.
Infatti
non
lo
vedremo
mai
senza
e
un
giorno
gli
chiederò
se
ci
dorme
.
È
addetto
alla
stampa
,
nella
tasca
dei
pantaloni
tiene
una
scatola
di
fotocolor
che
mostra
ad
ogni
nuovo
arrivato
:
la
sua
fidanzata
in
camicia
da
notte
e
senza
camicia
da
notte
.
La
mostra
anche
a
me
,
è
una
bionda
cicciuta
con
due
grossi
seni
,
mi
spiega
che
la
fotografò
durante
una
licenza
a
Honolulu
.
Parlando
ci
conduce
alla
tenda
dei
giornalisti
ma
prima
di
entrarci
faccio
in
tempo
a
vedere
due
MP
che
trascinano
un
soldatino
giallo
in
uniforme
kaki
.
Cammina
perché
lo
sostengono
,
ha
i
piedi
scalzi
,
la
bocca
aperta
e
le
palpebre
chiuse
.
Ha
sì
o
no
diciott
'
anni
,
lo
hanno
prese
stamani
sulla
collina
1383
,
era
svenuto
di
fame
e
di
sete
.
«
Dove
lo
portano
»
,
chiedo
,
«
all
'
infermeria
?
»
.
«
No
,
no
»
,
spiega
il
tenente
,
«
lo
portano
all
'
interrogatorio
e
poi
ad
incidere
un
disco
da
trasmettere
con
l
'
altoparlante
sulle
colline
.
»
«
E
cosa
inciderà
su
quel
disco
?
»
.
«
Inviterà
i
suoi
compagni
ad
arrendersi
»
.
«
E
se
lui
non
vuol
farlo
?
»
.
«
Oh
,
lo
farà
,
lo
farà
»
.
Il
prigioniero
inciampa
,
gli
MP
lo
sollevano
,
e
per
un
attimo
i
suoi
piedini
nudi
pendono
giù
grotteschi
.
Forse
fu
lui
a
ordinare
la
giacca
ricamata
che
vidi
da
un
sarto
a
Saigon
.
Il
ricamo
diceva
:
«
Quando
morirò
andrò
in
Paradiso
perché
su
questa
terra
sono
vissuto
all
'
Inferno
.
Vietnam
1967»
.
Però
era
una
giacca
americana
.
E
le
parole
ricamate
,
in
inglese
.
Dieci
piloti
partono
ne
ritornano
due
Lunedì
notte
.
La
sensazione
che
hai
in
questo
campo
è
d
'
essere
chiuso
in
un
pozzo
,
cioè
in
trappola
.
Le
colline
dei
nordvietnamiti
ti
circondano
proprio
a
raggiera
e
solo
tre
sono
in
mano
degli
americani
:
la
1383
,
la
1124
e
la
1089
.
Notte
e
giorno
sei
esposto
al
fuoco
dei
mortai
,
dei
razzi
,
questo
buco
a
trenta
centimetri
dalla
vostra
tenda
lo
ha
fatto
stamani
un
mortaio
.
Veniva
dalla
collina
875
,
quella
che
non
riescono
a
prendere
:
la
notte
scorsa
173°
Airborn
aveva
l
'
ordine
di
arrivarci
in
cima
a
ogni
costo
ma
l
'
attacco
è
fallito
.
Ho
parlato
col
pilota
di
un
elicottero
,
quasi
piangeva
.
M
'
ha
raccontato
che
gli
uomini
sono
ammassati
in
un
perimetro
angusto
da
cui
non
possono
andare
né
avanti
né
indietro
:
i
nordvietnamiti
li
circondano
da
tutte
le
parti
,
sono
dietro
a
ogni
albero
.
In
quel
mucchio
di
carne
umana
vi
sono
almeno
cento
morti
e
altrettanti
feriti
,
nel
buio
gridano
supplicando
acqua
e
morfina
.
Il
sole
decompone
i
cadaveri
,
molti
feriti
muoiono
dissanguati
;
evacuarli
è
impossibile
.
Dieci
elicotteri
ci
hanno
provato
,
otto
sono
stati
abbattuti
,
questo
pilota
è
uno
dei
due
che
sono
riusciti
a
tornare
.
«
Capisce
,
non
ci
si
muove
che
con
gli
elicotteri
in
questa
giungla
maledetta
.
Il
terreno
è
troppo
ripido
,
pieno
di
bambù
e
di
liane
,
per
far
cento
metri
ci
si
mette
due
ore
,
e
i
nordvietnamiti
vi
si
muovono
invece
come
gatti
»
.
«
E
i
sudvietnamiti
dove
sono
?
»
.
«
Non
ci
sono
.
Chi
li
ha
mai
visti
?
Siamo
tutti
americani
a
Dak
To
»
.
I
soldati
al
campo
hanno
un
'
aria
cupa
,
arrabbiata
.
Mi
sono
affacciata
a
una
tenda
e
un
portoricano
gridava
:
«
Questo
lo
zio
Sam
non
ce
lo
aveva
detto
.
Devi
combattere
il
comunismo
non
lo
so
,
e
non
me
ne
frega
un
corno
dei
dannatissimi
vietnamiti
.
Se
lo
combattano
da
sé
il
comunismo
,
non
c
'
è
neanche
un
sudista
qui
fra
noi
.
Sì
,
aveva
ragione
mio
padre
quando
si
arrabbiò
perché
andai
volontario
.
Mio
padre
è
un
operaio
e
sai
che
ti
dico
?
Sono
sempre
i
figli
degli
operai
che
vanno
a
morire
alla
guerra
»
.
Gli
è
saltato
addosso
il
caporale
e
ha
urlato
:
«
Hector
,
chiudi
il
becco
!
»
.
Ma
Hector
ha
continuato
a
sfogarsi
e
io
sono
uscita
.
Ero
alla
mensa
quando
è
suonato
l
'
allarme
.
È
suonato
quando
i
primi
colpi
di
mortaio
erano
già
caduti
sul
ponte
e
sulla
pista
.
Sono
scappati
tutti
rovesciando
i
vassoi
,
i
bicchieri
di
tè
,
e
sono
scappata
anch
'
io
,
con
Moroldo
,
ma
era
molto
buio
e
il
bunker
non
si
vedeva
.
Si
vedevano
solo
sagome
nere
che
correvano
dandosi
spintoni
e
ripetendo
:
«
I
mortai
,
i
mortai
»
.
A
ciascuno
chiedevo
:
«
Il
bunker
,
dov
'
è
il
bunker
»
,
ma
nessuno
mi
rispondeva
.
Si
diventa
egoisti
alla
guerra
.
L
'
artiglieria
intanto
s
'
era
scatenata
con
lancio
di
razzi
,
il
cielo
bruciava
fiamme
rosse
in
fuga
verso
le
colline
,
non
distinguevi
più
tra
i
colpi
in
arrivo
e
i
colpi
in
partenza
,
d
'
un
tratto
una
mano
ha
afferrato
il
mio
polso
e
una
voce
ha
detto
:
«
Viens
avec
moi
»
.
Era
François
Mazure
,
un
collega
francese
,
con
lui
e
Moroldo
mi
son
tuffata
in
un
bunker
pieno
di
soldati
cadendoci
a
capofitto
.
Siamo
rimasti
un
'
oretta
nel
bunker
,
i
soldati
ogni
tanto
accendevano
un
fiammifero
sotto
la
mia
faccia
per
vedere
se
fossi
davvero
una
donna
.
I
loro
discorsi
erano
interessanti
:
parlavano
esclusivamente
di
quelli
che
sono
riusciti
a
evitare
il
Vietnam
.
Quando
l
'
allarme
è
cessato
ci
hanno
detto
che
il
ponte
era
quasi
distrutto
e
che
si
temeva
un
contrattacco
sulla
collina
1383
.
Domattina
ci
andremo
,
intanto
cerchiamo
di
dormire
.
Di
giorno
fa
caldo
,
di
notte
fa
freddo
,
ma
il
peggio
è
che
le
brande
sono
tutte
occupate
e
bisogna
dormire
per
terra
.
Qualcuno
mi
ha
dato
il
suo
sacco
a
pelo
ma
per
terra
i
colpi
di
cannone
ritornano
come
legnate
sul
ventre
.
Nel
sonno
sento
Moroldo
che
brontola
:
«
E
spara
e
spara
e
spara
.
Ma
quanto
costa
ogni
colpo
?
Mezzo
milione
?
Un
milione
?
Come
sono
ricchi
gli
americani
.
Io
,
la
guerra
agli
americani
,
non
gliela
farò
mai
»
.
Una
bomba
da
300
chili
ha
fatto
un
massacro
Martedì
mattina
.
Si
chiama
Pip
,
ha
ventitré
anni
,
un
volto
buono
e
arguto
,
un
fucile
,
una
Leica
e
un
blocco
di
carta
col
lapis
.
È
addetto
al
servizio
informazioni
della
Quarta
divisione
fanteria
e
sarà
lui
a
portarci
sulla
collina
1383
.
Gli
andiamo
incontro
ridendo
,
ci
siamo
svegliati
contenti
,
com
'
è
bello
essere
vivi
.
Se
imparassimo
a
esser
contenti
per
il
semplice
fatto
d
'
essere
vivi
.
Capiremmo
perfino
il
piacere
di
lavarsi
la
faccia
con
un
bicchiere
d
'
acqua
,
l
'
altro
bicchiere
è
pei
denti
,
e
pazienza
se
nell
'
uniforme
ci
hai
dormito
e
sudato
,
se
il
sacco
a
pelo
puzzava
,
se
trovare
un
gabinetto
è
un
regalo
.
Il
generale
Peers
m
'
ha
offerto
l
'
uso
del
suo
gabinetto
che
è
una
scatola
di
legno
su
cui
è
scritto
"
Privato
"
,
ma
tutte
le
volte
che
provi
ad
andarci
c
'
è
lui
.
Al
terzo
tentativo
l
'
ho
sorpreso
sotto
la
doccia
che
si
insaponava
.
«
Oh
!
»
,
ha
esclamato
arrossendo
e
non
si
capiva
a
guardarlo
perché
tutti
ne
abbiano
tanta
paura
.
Così
nudo
e
indifeso
non
sembrava
davvero
il
demonio
che
nell
'
ultima
guerra
mondiale
terrorizzava
i
giapponesi
della
Birmania
,
ancor
meno
sembrava
il
grande
stratega
che
da
venti
giorni
manda
i
ragazzi
a
morire
e
ogni
sera
ripete
:
«
Stanotte
la
collina
875
sarà
nelle
nostre
mani
»
.
Uscendo
senza
scarpe
scansava
i
sassolini
come
fossero
spilli
.
L
'
ho
raccontato
a
Pip
che
continuava
a
ripetere
:
«
Devi
dirlo
al
capitano
Scher
!
»
.
Il
capitano
Scher
è
colui
che
ha
conquistato
le
tre
colline
e
Pip
sostiene
che
se
la
875
fosse
toccata
a
lui
non
sarebbe
successo
quello
che
è
successo
.
Sulla
875
la
situazione
sta
facendosi
ancora
più
tragica
.
Stamani
i
Phantom
bombardavano
i
bunker
dei
nordvietnamiti
,
uno
ha
sganciato
troppo
presto
una
bomba
e
anziché
sui
nordvietnamiti
le
bomba
è
caduta
sul
perimetro
degli
americani
.
Era
una
bomba
da
trecento
chili
,
ha
fatto
un
massacro
.
Be
'
,
per
dirmi
questo
Pip
ha
indugiato
un
po
'
troppo
e
l
'
elicottero
su
cui
dovevamo
salire
è
partito
.
Dobbiamo
attenderne
un
altro
e
,
quando
arriverà
,
ci
diranno
:
«
Chi
di
voi
tre
porta
bene
?
L
'
elicottero
che
avete
perduto
è
partecipato
per
una
raffica
di
mitra
a
palla
»
.
«
Sono
andato
volontario
,
poi
me
ne
pentii
subito
»
Martedì
mezzogiorno
.
Ci
si
abitua
a
tutto
,
anche
a
non
stupirsi
perché
la
morte
t
'
è
passata
accanto
senza
vederti
.
Ci
si
abitua
a
saltare
sull
'
elicottero
che
non
ha
nemmeno
una
cintura
alla
quale
legarti
sicché
quando
vira
devi
stringere
forte
un
appiglio
sennò
scivoli
giù
.
Ci
si
abitua
a
volare
rasente
i
boschi
da
cui
i
vietcong
sparano
.
Ci
si
abitua
ad
affacciarsi
mentre
il
mitragliere
risponde
al
fuoco
.
Ci
si
abitua
a
non
battere
ciglio
dinanzi
alla
desolazione
,
l
'
orrore
.
Non
sono
rimasti
che
mozziconi
anneriti
di
alberi
su
questa
collina
.
Si
levano
contro
il
cielo
in
mille
schegge
che
sembrano
dita
tese
a
chieder
pietà
e
introno
a
essi
vedi
solo
buche
,
voragini
,
trincee
,
bunker
coperti
da
sacchi
di
sabbia
,
uomini
dall
'
espressione
sbalordita
,
il
passo
incerto
.
Ci
siamo
calati
nel
punto
dov
'
è
appostata
l
'
artiglieria
.
Nel
recinto
dei
mortai
stanno
tre
ragazzini
vestiti
da
soldato
.
Quello
che
infila
gli
obici
ha
due
occhi
tristi
che
spaccano
il
cuore
.
«
Larry
,
ti
ho
portato
un
pacco
»
,
gli
dice
Pip
.
«
Vengo
subito
»
,
risponde
Larry
.
Infila
un
'
altra
granata
nella
bocca
del
mortaio
,
si
inginocchia
appoggiando
la
testa
bionda
alla
canna
e
:
«3048
,
uno
-
due
,
fuoco
!
»
.
«
Larry
!
»
,
insiste
Pip
.
«
Un
momento
»
,
dice
Larry
,
«3049
,
uno
-
due
,
fuoco
!
»
.
Poi
cede
il
posto
a
un
altro
e
prende
il
pacco
che
viene
dalla
zia
Dolores
di
Kansas
City
e
contiene
pop
-
corn
,
burro
di
noccioline
,
torroni
ma
soprattutto
caramelle
perché
a
Larry
piacciono
le
caramelle
.
Le
mangiamo
insieme
,
seduti
sul
tronco
di
un
castagno
.
«
Larry
,
ma
è
vero
che
sei
volontario
?
»
.
«
Cosa
vuole
,
eran
tre
anni
che
il
Vietnam
incombeva
su
me
,
alla
fine
mi
dissi
:
meglio
andar
volontario
,
o
la
va
o
la
spacca
,
se
va
e
se
ritorno
becco
un
congedo
di
centocinquanta
dollari
al
mese
.
Mi
pentii
subito
di
aver
fatto
quel
che
avevo
fatto
.
Ma
ormai
lo
avevo
fatto
.
I
miei
genitori
si
arrabbiarono
molto
,
la
mamma
piangeva
.
Mi
sembra
un
secolo
,
e
fu
solo
tre
mesi
fa
.
Tre
.
Ho
ancora
nove
mesi
da
passare
qui
.
Lei
crede
che
ce
la
farò
?
A
volte
o
paura
di
no
.
E
prego
,
sa
,
non
faccio
che
pregare
.
Prego
anche
quando
non
ho
tempo
,
per
esempio
quando
vado
all
'
assalto
,
dico
alla
svelta
:
Dio
non
farmi
morire
»
.
Poi
dal
recinto
arriva
una
voce
:
«
Dico
,
Larry
,
vuoi
riprenderti
questo
fetentissimo
aggeggio
?
»
.
E
Larry
se
na
va
,
masticando
caramelle
di
zia
Dolores
,
a
sparar
colpi
che
ammazzeranno
un
ragazzo
come
lui
.
Quello
che
l
'
ha
chiamato
si
avvicina
e
sorride
:
«
Lei
è
italiana
,
vero
?
Anch
'
io
»
.
Si
chiama
George
Mazzarella
,
figlio
unico
di
Giacinto
e
Irene
Mazzarella
che
nel
1926
lasciarono
Napoli
per
emigrare
a
New
York
.
Ha
ventiquattr
'
anni
,
è
meccanico
,
era
sposato
da
un
mese
quando
lo
mandarono
qui
.
E
il
giorno
prima
dell
'
attacco
ricevette
una
lettera
dove
la
moglie
diceva
d
'
essere
incinta
.
«
Così
andai
all
'
attacco
come
in
stato
di
ubriachezza
.
Era
la
prima
volta
che
andavo
all
'
attacco
e
lei
m
'
aveva
scritto
d
'
essere
incinta
.
Avevo
paura
,
mi
tenevo
vicino
a
Bob
.
Bob
era
il
mio
amico
.
Eravamo
partiti
insieme
perché
lui
era
un
tipo
zitto
e
io
sono
un
tipo
che
chiacchiera
:
si
legava
come
due
innamorati
.
Poi
il
razzo
arrivò
.
Lo
vidi
arrivare
e
mi
seccò
la
gola
,
non
riuscii
a
dirlo
a
Bob
.
Mi
buttai
a
terra
e
nel
momento
in
cui
mi
buttai
a
terra
rividi
tutta
la
mia
vita
,
come
un
film
,
rividi
mia
madre
e
mio
padre
e
i
giorni
di
scuola
e
mia
moglie
nel
letto
,
tutto
insieme
.
E
mentre
vedevo
questo
vidi
Bob
scoppiare
.
Letteralmente
scoppiare
.
In
due
,
lo
giuro
,
tagliato
nel
mezzo
.
Lo
vidi
morire
ed
era
la
prima
volta
che
vedevo
un
uomo
morire
e
quell
'
uomo
era
Bob
.
Gridai
:
Bob
!
E
poi
,
che
Dio
mi
perdoni
,
non
l
'
ho
ancora
detto
a
nessuno
,
lo
dico
a
lei
perché
devo
dirlo
a
qualcuno
,
se
non
lo
dico
divento
pazzo
,
e
poi
ecco
poi
fui
così
felice
che
il
razzo
avesse
preso
lui
anziché
me
.
Dio
,
mi
vergogno
.
Quanto
mi
vergogno
.
Ma
è
così
.
E
se
in
questo
momento
arriva
un
altro
razzo
,
lo
sa
che
le
dico
?
Spero
che
prenda
lei
anziché
me
.
Brutto
,
vero
?
»
.
«
Non
lo
so
,
George
.
È
guerra
»
.
«
E
poi
ammazzai
un
uomo
.
Era
un
piccolo
viet
.
Correva
,
correva
,
e
gli
sparavano
tutti
.
Sembrava
d
'
essere
al
tirassegno
di
un
luna
park
.
Gli
ho
sparato
io
ed
è
caduto
.
Ma
è
stato
come
sparare
a
un
albero
,
non
ho
sentito
nulla
,
sai
,
nulla
.
Brutto
,
vero
?
»
.
Non
lo
so
,
George
,
è
la
guerra
.
Il
ragazzo
giallo
giaceva
contorto
nella
trincea
Martedì
pomeriggio
.
Da
una
tenda
è
sbucato
il
capitano
Scher
ed
è
venuto
a
sedersi
con
noi
.
Anziché
alzarsi
in
piedi
i
soldati
hanno
detto
:
«
Ciao
,
Don
»
.
Donald
Scher
ha
trentasei
anni
,
è
bello
come
Tyrone
Power
quando
Tyrone
Power
era
davvero
bello
,
ha
la
disinvoltura
di
chi
ha
girato
il
mondo
e
vive
a
New
York
.
Conosce
Londra
,
Parigi
,
Roma
dove
abitava
quand
'
era
alla
NATO
e
suo
sketch
preferito
è
sugli
italiani
che
guidano
.
Sostiene
di
preferire
un
bombardamento
di
mortai
al
traffico
di
Roma
:
una
volta
al
Tritone
ebbe
una
crisi
di
panico
e
non
riusciva
più
a
muoversi
,
i
romani
gli
gridavan
cornuto
.
Dopo
lo
sketch
sugli
italiani
abbiamo
mangiato
una
razione
C
,
pollo
disossato
,
dolce
alla
panna
,
caffè
,
e
dopo
mangiato
lui
ci
ha
condotto
sulla
cima
della
collina
:
con
l
'
elicottero
perché
a
piedi
avremmo
trovato
mine
e
vietcong
.
Quando
l
'
elicottero
s
'
è
abbassato
,
m
'
ha
detto
:
«
Non
salti
lì
»
.
Ho
calcolato
male
le
distanze
e
sono
saltata
proprio
lì
,
affondando
su
qualcosa
di
molle
.
Ho
udito
la
sua
voce
irritata
:
«
Glielo
avevo
detto
di
non
saltare
lì
!
»
,
e
poi
mi
sono
accorta
di
tenere
i
piedi
sul
cadavere
di
un
vietnamita
appena
coperto
di
terra
.
I
cadaveri
qui
sono
ovunque
,
dopo
tre
giorni
e
mezzo
non
li
hanno
ancora
sepolti
tutti
.
Sebbene
il
metodo
sia
sbrigativo
:
li
butti
in
una
trincea
e
poi
copri
la
trincea
con
la
terra
.
«
Capitano
,
quante
vite
è
costata
questa
collina
?
»
.
«
Io
ho
perso
solo
sette
uomini
ma
di
vietnamiti
ne
ho
contati
sessanta
.
Di
sicuro
eran
molti
,
molti
di
più
:
quelli
che
noi
troviamo
son
quelli
uccisi
da
ultimo
.
Gli
altri
li
portano
via
prima
di
ritirarsi
,
legandoli
ai
piedi
con
le
funi
.
Prepararono
le
funi
prima
della
battaglia
,
sono
coraggiosi
.
O
dovrei
dire
suicidi
,
fanatici
?
Li
ho
visti
sotto
un
bombardamento
al
napalm
:
uscivano
dai
bunker
e
tentavano
di
sparare
coi
fucili
agli
aerei
.
Come
i
giapponesi
della
seconda
guerra
mondiale
.
Diresti
che
non
gli
importa
di
morire
,
anzi
che
voglion
morire
.
Io
non
so
cosa
li
muova
»
.
Allora
ho
guardato
il
ragazzo
giallo
che
giaceva
contorto
e
coperto
di
sangue
dentro
una
trincea
.
Non
c
'
era
nulla
di
fanatico
,
di
suicida
,
sul
suo
viso
tondo
e
imberbe
.
Sembrava
,
anzi
,
che
sorridesse
.
Dio
,
ma
a
cosa
?
L
'
ultima
cosa
che
aveva
visto
era
un
George
o
un
Larry
che
avanzavano
col
loro
terrore
e
gli
sparavano
addosso
,
per
non
morire
essi
stessi
.
Dal
giorno
in
cui
era
nato
,
forse
diciassette
,
forse
diciotto
anni
fa
,
non
avevo
mai
visto
che
guerra
.
Prima
la
guerra
con
i
francesi
,
poi
la
guerra
agli
americani
,
in
questa
sua
terra
dove
c
'
era
sempre
qualcuno
che
non
doveva
esserci
,
perché
all
'
inferno
il
comunismo
,
il
non
comunismo
,
lui
era
morto
per
la
sua
terra
,
e
quella
collina
gli
apparteneva
,
come
le
altre
colline
,
le
pianure
e
i
fiumi
,
e
ciò
lo
rendeva
ricco
,
vittorioso
e
ricco
.
Anche
se
aveva
sempre
ignorato
cosa
significa
vivere
in
pace
.
Quella
misteriosa
parola
che
tutti
gli
dicevano
,
pace
.
Una
lucertola
gli
è
andata
su
un
occhio
.
«
Non
guardi
»
,
ho
detto
il
capitano
,
«
venga
via
,
Dio
che
cosa
schifosa
è
la
guerra
.
Dev
'
esserci
qualcosa
di
sbagliato
nel
cervello
di
quelli
che
di
divertono
a
fare
la
guerra
,
che
la
trovano
gloriosa
o
eccitante
.
Non
c
'
è
nulla
di
glorioso
,
nulla
di
eccitante
,
è
solo
una
sporca
tragedia
e
se
hai
poco
di
cuore
piangi
sempre
quando
la
battaglia
è
finita
.
Piangi
su
quello
cui
negasti
una
sigaretta
ed
è
morto
,
su
quello
che
rimproverasti
ed
è
morto
,
piangi
perfino
su
lui
che
ha
ammazzato
i
tuoi
amici
.
Tre
uomini
m
'
ha
ammazzato
questo
ragazzo
.
Con
una
granata
sola
.
E
magari
se
lo
incontravo
a
un
bar
di
New
York
lo
trovavo
simpatico
,
e
mi
mettevo
a
discuter
con
lui
sul
comunismo
e
sul
capitalismo
,
e
poi
lo
invitavo
a
mangiare
.
Dio
,
che
cosa
schifosa
è
la
guerra
»
.
«
E
allora
perché
la
fa
,
capitano
?
»
.
«
È
il
mio
mestiere
.
Lo
scelsi
perché
mi
piaceva
lavorare
con
gli
uomini
,
mi
sembrava
di
fare
il
maestro
,
io
ero
un
maestro
.
Quando
diventi
un
militare
non
ci
pensi
mica
che
in
fondo
il
tuo
mestiere
è
uccidere
.
Poi
viene
il
momento
di
uccidere
e
ti
assale
come
uno
stupore
,
senti
come
uno
strappo
,
ma
è
ormai
troppo
tardi
:
se
non
uccidi
sei
ucciso
.
Nel
momento
estremo
non
ti
guida
il
dovere
,
non
ti
guida
il
coraggio
,
ti
guida
la
paura
.
Certo
che
avevo
pura
,
anche
tre
giorni
fa
.
Prima
della
battaglia
io
ho
sempre
paura
,
ogni
volta
è
la
prima
volta
.
E
ogni
volta
penso
che
non
voglio
morire
,
voglio
tornare
a
casa
dove
ho
quattro
figli
.
Eppure
vado
avanti
.
Che
cosa
schifosa
è
la
guerra
»
.
Siamo
andati
in
giro
per
le
trincee
,
trattenendo
il
fiato
a
causa
del
fetore
.
Erano
trincee
molto
piccole
perché
i
vietnamiti
sono
sempre
molto
piccoli
e
hanno
bisogno
di
pochissimo
spazio
.
Però
erano
trincee
fatte
bene
,
con
intelligenza
e
gran
senso
strategico
.
Erano
sei
,
giravano
in
tondo
alla
collina
in
cerchi
concentrici
ed
erano
unite
fra
loro
con
sottopassaggi
.
Le
più
vecchie
avevan
sei
mesi
.
Da
sei
mesi
i
bambini
gialli
scavavano
,
zitti
zitti
,
come
i
topi
,
sotto
gli
occhi
degli
americani
,
e
gli
americani
non
s
'
erano
accorti
di
nulla
.
Se
il
disertore
non
avesse
tradito
,
sarebbe
successa
una
carneficina
.
«
E
malgrado
lui
,
che
battaglia
dura
.
Partimmo
alle
nove
del
mattino
e
non
fummo
in
cima
che
alle
sei
del
pomeriggio
.
Procedevamo
albero
per
albero
,
macchia
per
macchia
,
bambù
per
bambù
.
Per
andare
da
qui
a
quella
liana
,
quanti
metri
saranno
,
quindici
al
massimo
,
ci
mettevamo
un
'
ora
.
Due
ore
.
Vede
che
terreno
ripido
.
Loro
stavano
sopra
e
potevano
guardarci
in
gola
fino
alle
tonsille
.
Giunto
a
questi
bambù
chiesi
gli
aerei
:
col
rischio
di
essere
bombardati
anche
noi
Erano
armati
ben
ma
poche
armi
russe
.
Di
russo
ho
trovato
solo
due
fucili
del
1946
.
Tutte
armi
cinesi
,
nuovissime
,
di
prima
qualità
.
Fucili
,
mitraglie
,
granate
a
mano
,
mortai
da
60
mm
.
,
razzi
B40
che
nella
giungla
son
oro
:
perché
spaccano
gli
alberi
e
i
rami
schizzando
diventan
coltelli
.
Vero
,
tenente
?
»
.
Una
morte
è
già
di
troppo
,
in
una
famiglia
Il
tenente
ha
ventun
anni
ma
ne
dimostra
quindici
.
Si
chiama
Joseph
Knowlton
e
viene
dal
Massachusetts
dove
ha
un
fratello
di
diciott
'
anni
e
uno
di
quattordici
.
Vive
nell
'
incubo
che
anche
a
loro
tocchi
il
Vietnam
.
Siede
su
un
sasso
e
coprendo
coi
piedi
qualcosa
che
non
vedo
,
ci
ha
fatto
sopra
un
mucchietto
di
terra
,
mi
dice
:
«
Ho
scritto
a
quello
più
grande
di
arruolarsi
in
marina
così
sfugge
al
Vietnam
.
Non
voglio
che
provi
ciò
che
provo
io
.
Io
la
guerra
l
'
avevo
vista
al
cinematografo
,
ma
non
credevo
che
fosse
così
.
Ti
passano
le
pallottole
sopra
la
testa
,
colpiscono
l
'
albero
e
vuoi
tanto
bene
all
'
albero
che
lo
abbracceresti
per
non
lasciarlo
più
,
invece
vai
avanti
proteggendo
la
testa
come
se
la
testa
fosse
l
'
unica
cosa
di
cui
preoccuparti
,
come
se
salvata
quella
tu
avessi
salvato
tutto
.
Forse
perché
il
primo
che
hai
visto
morire
ha
perso
la
testa
.
Gli
è
volata
via
come
un
pallone
per
giocare
al
calcio
.
Non
voglio
che
mio
fratello
veda
queste
cose
.
Se
l
'
America
pretende
che
io
sia
qui
,
pazienza
:
cerco
di
fare
meglio
che
mi
riesce
.
Però
mio
fratello
no
.
Una
morte
è
già
un
prezzo
troppo
alto
.
E
malgrado
l
'
obbedienza
che
porto
,
malgrado
sia
abbastanza
d
'
accordo
sulla
nostra
presenza
in
Vietnam
,
chi
vuole
essere
qui
?
Chi
ne
è
fiero
?
»
.
E
con
rabbia
tira
una
pedata
al
mucchietto
di
terra
che
aveva
ammassato
.
Sotto
c
'
è
una
manina
gialla
.
Ce
ne
siamo
andati
sotto
il
fuoco
.
Sparavano
da
una
cima
accanto
,
forse
il
contrattacco
temuto
.
Siamo
saltati
sull
'
elicottero
con
la
velocità
di
due
lepri
,
mi
calcavo
in
testa
l
'
elmetto
fino
a
schiacciarmi
.
«
La
testa
,
la
testa
,
proteggi
la
testa
come
se
la
testa
fosse
l
'
unica
cosa
di
cui
preoccuparti
,
come
se
salvata
quella
tu
avessi
salvato
tutto
»
.
E
intanto
Joseph
Tinnery
,
vent
'
anni
,
da
Filadelfia
,
strappato
alle
scuole
medie
,
stava
lì
a
testa
nuda
e
urlava
:
«
Senti
m
'
ero
dimenticato
,
tu
che
sei
giornalista
,
me
lo
fai
un
favore
?
Mi
fai
mandare
una
fotografia
con
l
'
autografo
da
Julie
Christie
?
Ricordati
,
Joseph
Tinnery
,
Terzo
battaglione
,
Dodicesimo
Fanteria
,
sì
,
Julie
Christieee
!
»
.
La
conferenza
-
stampa
del
generale
ottimista
Martedì
sera
.
Sono
giunti
i
feriti
della
collina
875
.
Stamani
una
colonna
del
173°
Airborne
è
riuscita
a
stabilire
un
contatto
col
perimetro
del
massacro
e
ora
esiste
una
zona
di
atterraggio
per
gli
elicotteri
.
Ero
sulla
pista
a
vederli
arrivare
.
Calavano
come
un
branco
di
calabroni
,
accecandoci
in
quel
vento
di
terra
rossa
,
gli
infermieri
correvano
con
le
barelle
,
ma
solo
i
moribondi
venivano
adagiati
sulle
barelle
.
Gli
altri
si
buttavano
in
terra
da
sé
,
e
laceri
insanguinati
,
zoppicando
,
ridendo
,
piangendo
,
venivano
verso
di
noi
neanche
fossimo
stati
la
mamma
,
il
miracolo
.
Uno
che
rideva
mi
si
è
buttato
addosso
gridando
:
«
Prendete
la
collina
,
era
l
'
ordine
,
prendete
la
dannata
collina
!
Eravamo
in
trappola
,
capisci
,
in
trappola
!
»
.
Poi
,
di
colpo
,
ha
smesso
di
ridere
.
S
'
è
staccato
da
me
,
m
'
ha
guardato
serio
e
m
'
ha
detto
:
«
Ma
tu
chi
sei
?
Cosa
vuoi
?
»
.
Un
altro
,
seminudo
,
era
in
preda
a
una
crisi
selvaggia
.
Batteva
i
piedi
,
si
picchiava
la
fronte
,
singhiozzava
:
«
Li
odiooo
!
Vi
odioso
!
Maledetti
!
Sudicioniii
!
»
.
Cercavano
di
calmarlo
,
di
condurlo
in
infermeria
,
ma
non
ce
la
facevano
mica
.
Un
altro
,
negro
,
s
'
era
seduto
con
una
ciotola
di
minestra
e
piangeva
quieto
mentre
le
lacrime
gli
cadevano
nella
minestra
.
«
Quella
bomba
.
Un
mucchio
di
ragazzi
son
morti
per
quella
bomba
.
Non
sapevi
più
dove
andare
.
Dovevo
nascondermi
sotto
i
cadaveri
.
Ho
dormito
sotto
Joe
.
Era
morto
ma
faceva
caldo
.
Dammi
una
sigaretta
.
Hai
mai
dormito
sotto
un
morto
che
faceva
caldo
?
»
.
Poi
è
arrivato
il
colonnello
che
ha
cacciato
i
giornalisti
strillando
incoscienti
,
datemi
i
rotolini
delle
fotografie
,
incoscienti
,
e
siamo
dovuti
scappare
perché
non
ce
li
rubasse
.
C
'
è
uno
strano
modo
,
qui
,
di
giudicar
l
'
incoscienza
.
Alla
conferenza
-
stampa
il
generale
,
con
l
'
uniforme
stirata
,
ripeteva
:
«
Detesto
apparire
ottimista
ma
ritengo
di
potervi
annunciare
,
stavolta
con
certezza
,
che
entro
la
notte
la
collina
875
sarà
nelle
nostre
mani
»
.
Una
bella
giornata
:
abbiamo
due
nuovi
amici
Mercoledì
mattina
.
La
collina
875
non
è
affatto
nel
mani
del
generale
.
Non
solo
,
raggiungerla
è
più
che
mai
impossibile
:
gli
elicotteri
ci
portano
solo
i
soldati
che
vanno
a
morire
.
All
'
alba
sono
andata
sulla
pista
ma
non
c
'
era
più
nulla
da
fare
,
tutti
i
posti
erano
pei
soldati
di
una
compagnia
che
partiva
.
Erano
appena
giunti
dagli
Stati
Uniti
,
sembravano
cani
bastonati
.
Un
ragazzo
dai
capelli
rossi
m
'
ha
chiesto
con
voce
strozzata
:
«
Signora
,
è
vero
che
è
così
brutto
lassù
?
»
.
Gli
ho
risposto
:
«
Ma
no
,
soldato
,
ma
no
,
oggi
è
quieto
,
vedrai
»
.
Forse
ci
ha
creduto
.
Siamo
fermi
qui
al
campo
,
qualche
colpo
di
mortaio
piomba
a
intervalli
,
ma
nessuno
ci
fa
caso
ormai
,
ammenoché
non
si
tratti
di
un
vero
bombardamento
non
suona
neppure
l
'
allarme
.
A
chi
tocca
,
tocca
:
se
non
ragioni
così
stai
sempre
rannicchiato
in
un
buco
.
È
una
bella
giornata
,
io
e
Moroldo
abbiamo
fatto
due
amici
:
il
sergente
Norman
Jeans
e
il
caporale
Bobby
Janes
.
Norman
è
un
negro
di
Beaumont
,
Texas
;
Bobby
è
un
irlandese
di
Milford
,
Connecticut
.
Hanno
entrambi
ventitrè
anni
e
il
primo
è
nero
come
il
carbone
,
il
secondo
è
biondo
come
il
grano
.
Dove
va
uno
va
l
'
altro
,
non
si
staccano
mai
.
Il
fatto
è
che
Norman
ha
salvato
in
un
combattimento
la
vita
di
Bobby
e
Bobby
ha
salvato
in
un
combattimento
la
vita
di
Norman
.
Dal
maggio
scorso
sono
stati
insieme
in
ben
sette
combattimenti
.
«
Guarda
,
io
non
voglio
essere
un
eroe
»
Alle
dieci
,
quando
Norman
e
Bobby
sono
andati
a
prendere
l
'
acqua
nel
fiume
,
li
abbiamo
seguiti
.
Poi
,
mentre
Bobby
caricava
le
latte
sul
camion
,
mi
sono
messa
a
chiacchierare
con
Norman
che
è
in
Vietnam
da
undici
mesi
ma
dice
undici
mesi
come
se
dicesse
undici
anni
.
Era
appena
sposato
quando
partì
.
«
No
voleva
vedermi
partire
,
sai
.
E
piangeva
,
piangeva
.
Così
me
ne
andai
all
'
alba
,
mentre
dormiva
.
Scesi
piano
dal
letto
,
mi
vestii
trattenendo
il
respiro
,
e
uscii
di
casa
scalzo
:
perché
non
si
svegliasse
.
Com
'
era
bella
così
addormentata
.
Non
potei
nemmeno
baciarla
,
dirle
good
-
bye
,
e
se
non
la
rivedessi
mai
più
?
»
.
Parla
in
soffio
,
con
gli
occhi
chiusi
.
«
Sì
che
la
rivedrai
Norman
.
Tra
un
mese
»
.
«
In
un
mese
Stamani
è
tornato
il
capitano
a
cercar
volontari
per
la
collina
.
Gli
ho
risposto
no
,
ma
se
vogliono
possono
mandarmi
lo
stesso
.
E
non
voglio
,
capisci
non
voglio
.
La
guerra
,
ecco
,
quando
mi
richiamarono
non
sapevo
immaginarmi
la
guerra
ma
ora
la
conosco
e
tutto
quello
che
chiedo
è
di
uscirne
al
più
presto
,
di
tornare
da
lei
.
Bobby
,
dice
:
"
Sei
sempre
triste
,
sorridi
"
.
Non
ero
triste
,
ero
allegro
,
ero
buffo
.
Ero
giovane
.
Ora
son
vecchio
.
Sai
che
mi
sono
trovato
un
capello
bianco
?
Guardalo
,
è
qui
a
sinistra
,
è
proprio
bianco
»
.
«
Io
non
lo
vedo
»
.
«
Tu
non
lo
vedi
ma
c
'
è
.
Dev
'
esser
venduto
quando
mio
fratello
Charlie
m
'
ha
scritto
che
hanno
richiamato
anche
lui
e
ora
mandano
anche
lui
in
Vietnam
.
Gli
ho
risposto
Charlie
,
tenta
di
farti
mettere
nel
servizio
trasporti
,
non
in
fanteria
.
Se
dovesse
accadergli
qualcosa
Charlie
è
così
buono
,
non
ha
mai
ammazzato
nessuno
,
io
sì
invece
,
e
se
qualcuno
deve
morire
in
famiglia
allora
meglio
che
tocchi
a
me
,
ti
pare
?
»
.
«
Non
toccherà
neanche
a
te
»
.
«
Sono
cose
che
si
dicono
,
io
vivo
nella
paura
.
Invece
di
andarsene
,
cresce
.
Per
esempio
,
la
seconda
volta
che
fui
in
combattimento
.
Avevo
più
paura
della
prima
.
Sparando
pensavo
:
Norman
,
la
prima
volta
non
t
'
hanno
beccato
ma
questa
ti
beccheranno
.
E
la
terza
volta
avevo
più
paura
della
seconda
,
la
quarta
più
della
terza
.
Son
rimasto
ferito
sei
volte
e
la
prossima
sarà
quella
buona
»
.
«
Ma
piantala
,
Norman
!
»
.
«
E
poi
non
mi
piace
ammazzare
,
non
capisco
perché
si
debba
ammazzare
.
Io
vorrei
che
tutti
fossero
vivi
,
felici
.
Invece
ne
ho
ammazzati
tanti
.
Tanti
!
Lì
per
lì
non
ci
pensi
,
mi
spiego
,
un
uomo
è
un
bersaglio
.
E
poi
sei
arrabbiato
perché
i
tuoi
amici
son
morti
,
odi
il
mondo
e
quell
'
uomo
è
il
mondo
per
te
.
Dopo
però
ti
dispiace
,
dici
Buon
Dio
,
perdonami
,
Buon
Dio
.
Se
tu
non
credessi
che
stai
combattendo
per
qualcosa
di
buono
,
che
la
tua
causa
è
giusta
,
che
quando
tornerai
a
casa
ti
tratteranno
bene
anche
se
sei
negro
,
guarda
,
diventeresti
pazzo
.
Ma
quando
finirà
questa
guerra
?
Io
non
voglio
essere
ricco
,
non
voglio
essere
eroe
,
voglio
vivere
e
basta
.
La
vita
è
bella
,
sai
,
bella
.
Ora
lo
so
che
la
vita
è
bella
,
prima
non
lo
sapevo
.
Prima
ero
cattivo
a
volte
,
non
farò
più
certe
cose
che
facevo
prima
.
Sono
diventato
più
buono
a
scoprire
che
la
vita
è
bella
»
.
Poi
Norman
ha
dato
il
cambio
a
Bobby
che
s
'
è
seduto
dov
'
era
seduto
Norman
,
e
s
'
è
messo
a
spiegarmi
perché
gli
vuol
bene
.
«
Perché
ad
esempio
stamani
gli
è
arrivata
una
radio
transistor
e
,
sapendo
che
mi
piaceva
,
l
'
ha
data
a
me
.
Ma
non
è
neanche
questo
,
è
il
modo
in
cui
mi
accolse
quando
arrivai
.
Non
come
un
sergente
,
come
un
fratello
.
Qui
,
sai
,
il
colore
della
pelle
non
conta
.
Partimmo
in
pattuglia
e
si
mise
a
spiegarmi
come
si
fa
a
riconoscer
le
mine
,
sul
sentiero
volle
andare
avanti
per
primo
.
E
mi
ordinò
di
restare
a
distanza
.
Nel
primo
combattimento
che
facemmo
insieme
,
Norman
rimase
ferito
.
Cercai
di
capire
da
che
bunker
sparassero
,
lo
capii
e
mi
avvicinati
che
lanciarvi
una
granata
.
Norma
diceva
non
lo
fare
,
scappa
,
ma
io
la
gettai
e
rimasi
a
mia
volta
ferito
.
Quando
aprii
gli
occhi
Norman
era
sopra
di
me
che
mi
tirava
via
.
S
'
era
trascinato
fin
lì
con
la
gamba
piena
di
schegge
,
il
braccio
pieno
di
schegge
,
e
mi
tirava
via
.
L
'
amicizia
è
bella
,
forse
più
bella
d
'
amore
,
e
l
'
unica
cosa
buona
alla
guerra
è
che
a
volte
ci
trovi
un
amico
.
Il
resto
è
spazzatura
.
Io
,
vedi
,
venni
volontario
ma
ora
odio
tanto
questa
guerra
che
non
so
come
esprimerlo
.
Forse
così
:
vorrei
non
esser
venuto
»
.
«
Quanto
tempo
ti
resta
,
Bobby
?
»
.
«
Tre
mesi
.
Novanta
giorni
,
ci
pensi
?
In
novanta
giorni
faccio
in
tempo
a
morire
novanta
volte
.
Fino
a
oggi
m
'
hanno
tenuto
lontano
dal
fuoco
perché
le
ferite
guarissero
ma
ora
sono
guarite
e
ogni
giorno
è
l
'
attesa
di
quando
mi
rispediranno
in
battaglia
.
Non
voglio
morire
,
maledizione
.
Non
voglio
tornare
.
Sono
così
giovane
,
e
ho
tanto
tempo
da
vivere
,
e
non
si
viene
al
mondo
per
morire
a
vent
'
anni
alla
guerra
.
Si
viene
al
mondo
per
morire
in
un
letto
,
quando
si
è
vecchi
.
Non
me
ne
importa
più
un
corno
di
questa
guerra
,
incomincio
a
pensarla
come
mio
fratello
che
era
nel
173°
Airborn
ed
è
rimasto
ferito
e
dice
:
è
una
stupida
inutile
guerra
.
Molti
di
noi
non
sanno
neppure
perché
sono
qui
,
non
capiscono
un
corno
di
queste
faccende
politiche
,
vengono
direttamente
dai
banchi
di
scuola
e
si
chiedono
:
perché
?
Gli
rispondono
:
sei
qui
a
combattere
per
il
tuo
paese
.
Replicano
:
ma
il
mio
paese
è
laggiù
,
non
è
qui
.
Sono
bambini
,
dovrebbero
essere
a
scuola
,
e
li
odiano
tutti
perché
sono
qui
.
Ci
odiano
anche
se
moriamo
,
ecco
la
verità
»
.
«
Bobby
,
credi
che
gli
americani
vinceranno
questa
guerra
?
»
.
«
Non
lo
so
.
Vincere
una
guerra
vuol
dire
vincere
il
cuore
della
gente
non
lo
vinceremo
mai
.
Sono
buoni
soldati
,
i
vietnamiti
.
Hanno
già
cacciato
i
francesi
e
conoscono
il
loro
terreno
come
noi
non
lo
conosceremo
mai
e
a
loro
non
importa
di
morire
.
Gli
butti
addosso
quintali
di
bombe
,
di
napalm
,
li
bruci
col
lanciafiamme
:
e
sembran
risorgere
dalle
loro
ceneri
.
Per
ogni
nostro
morto
ne
nuore
venti
dei
loro
,
eppure
quando
vai
all
'
assalto
di
una
collina
ne
trovi
di
nuovi
,
di
nuovi
,
di
nuovi
,
e
sono
tanti
.
Voglio
tornare
a
casa
.
Che
i
governanti
sistemino
i
loro
litigi
con
un
altro
sistema
,
non
col
sangue
degli
uomini
.
Non
col
mio
sangue
.
Perché
,
tanto
,
a
chi
importa
se
muoio
?
»
.
È
proprio
una
bella
giornata
,
con
questi
alberi
verdi
e
questo
fiume
pulito
.
Un
gruppo
di
bambini
vietnamiti
viene
verso
di
noi
,
cantando
sotto
i
cappelli
a
pagoda
.
Ma
gli
occhi
azzurri
di
Bobby
son
colmi
di
lacrime
e
non
vedono
gli
alberi
verdi
né
il
fiume
pulito
né
i
bambini
che
cantano
sotto
il
cappello
a
pagoda
.
Lentamente
mi
alzo
,
mi
avvio
verso
il
camion
,
e
quando
salgo
sul
camion
lo
sguardo
mi
cade
sullo
specchio
retrovisivo
.
Sono
tre
giorni
che
non
mi
vedo
allo
specchio
:
per
timore
che
si
rompesse
e
mi
portasse
male
,
non
l
'
ho
preso
con
me
.
E
al
campo
non
ce
ne
sono
,
non
c
'
è
nemmeno
un
vetro
.
Quasi
con
timidezza
mi
avvicino
a
quel
coso
che
brilla
,
mi
osservo
,
e
rimango
allibita
a
fissare
un
volto
che
non
conosco
.
Possibile
che
in
soli
tre
giorni
si
possa
cambiare
così
?
Ha
ragione
Bobby
.
Non
ci
sono
né
alberi
verdi
,
né
fiumi
puliti
,
né
bambini
che
cantano
,
qui
.
«
La
collina
875
è
stata
abbandonata
»
Mercoledì
sera
.
Al
tramonto
s
'
è
udito
un
grido
:
«
I
morti
!
I
morti
!
»
.
Siamo
corsi
alla
pista
,
gli
elicotteri
li
avevano
già
scaricati
.
Erano
centodieci
,
e
venivano
dalla
collina
875
.
Erano
chiusi
in
sacchi
di
plastica
argentea
,
con
un
lampo
nel
mezzo
,
e
alcuni
avevano
ancora
la
sagoma
di
una
figura
umana
,
altri
erano
pacchi
informi
di
roba
.
Erano
allineati
in
file
prolisse
,
neanche
dovessero
sfilar
sull
'
attenti
per
il
generale
.
Erano
in
stato
di
decomposizione
e
puzzavano
come
la
coscienza
degli
uomini
che
li
avevano
mandati
a
morire
.
Sono
corsa
da
Bobby
e
da
Norman
.
Li
ho
trovati
fuori
della
tenda
,
con
gli
occhi
sulla
pista
,
le
braccia
conserte
.
In
silenzio
.
Poi
Bobby
ha
detto
con
voce
roca
:
«
C
'
è
anche
Charlie
Waters
,
il
cappellano
.
Hanno
trovato
soltanto
la
testa
»
.
E
Norman
ha
balbettato
:
«
No
!
Nooo
!
»
.
Corre
voce
che
domani
ci
sarà
un
altro
attacco
alla
875
.
Giovedì
sera
.
La
collina
875
è
stata
conquistata
dagli
americani
.
Scrivo
queste
note
sull
'
aereo
che
da
Pleiku
ci
riporta
a
Saigon
.
Le
scrivo
malvolentieri
perché
non
ho
voglia
di
ricordare
,
credo
che
nessuno
abbia
voglia
di
ricordare
.
È
successo
tutto
molto
in
fretta
.
Verso
le
nove
il
tenente
coi
baffi
è
uscito
dalla
tenda
e
battendo
le
mani
come
un
cretino
ha
annunciato
:
«
Elicotteri
a
disposizione
,
zona
del
fuoco
,
zona
del
fuoco
!
»
.
Sembrava
che
offrisse
i
biglietti
gratis
per
andare
a
teatro
.
Mentre
gli
elicotteri
partivano
,
dalla
collina
si
alzavano
fumate
nere
:
era
in
corso
l
'
ultima
pioggia
di
napalm
per
ridurre
al
minimo
la
resistenza
dei
nordvietnamiti
.
Nel
perimetro
del
massacro
,
come
ormai
lo
chiamano
,
erano
riuniti
i
soldati
e
i
paracadutisti
del
173°
Airborn
:
pronti
per
l
'
assalto
.
Nessuno
parlava
,
tutti
avevano
lo
sguardo
vuoto
di
chi
non
ha
scelta
.
Due
ore
avanti
il
cappellano
Roy
Peters
che
ha
sostituito
il
cappellano
Water
,
aveva
detto
la
Messa
.
Molti
s
'
erano
comunicati
.
Il
perimetro
era
ancora
pieno
di
bende
insanguinate
,
scatole
vuote
di
medicinali
,
bossoli
anneriti
,
pallottole
intatte
,
elmetti
con
un
buco
dentro
.
Jack
Russell
,
della
NBC
,
era
l
'
unico
che
ancora
avesse
il
coraggio
di
andare
in
giro
a
fare
interviste
,
e
poneva
a
tutti
la
stessa
domanda
:
«
Credi
che
ne
valga
la
pena
?
»
.
I
più
rispondevano
:
«
sì
perché
abbiamo
perso
troppi
ragazzi
,
bisogna
prenderla
questa
collina
»
.
Uno
ha
detto
«
No
»
,
e
non
ha
voluto
aggiungere
altro
.
Un
negro
ha
risposto
senza
alzare
il
viso
:
«
Lasciatemi
in
pace
,
non
m
'
importa
di
nulla
,
non
m
'
importa
nemmen
di
morire
»
.
Poi
s
'
è
udito
un
berciare
:
«
Ora
voglio
che
arriviate
lassù
e
becchiate
quei
figli
di
cani
»
.
Sono
scattati
tutti
,
hanno
incominciato
a
salire
.
Sono
andati
avanti
per
cinque
minuti
senza
che
accadesse
nulla
,
come
una
scalata
in
montagna
.
Poi
s
'
è
udito
un
fischio
,
un
altro
fischio
,
ed
è
esploso
l
'
inferno
.
Razzi
,
colpi
di
mortaio
,
granate
,
una
valanga
di
fuoco
che
rotola
giù
e
rotolando
si
gonfia
,
si
ingrossa
,
si
spezza
in
mille
altre
valanghe
di
fuoco
,
tra
gli
urli
.
Urlavano
tutti
.
Chi
urlava
:
«
Avanti
,
avanti
!
»
.
Chi
urlava
:
«
Barelle
,
barelle
!
»
.
Chi
urlava
bestemmie
atroci
.
Un
razzo
ha
centrato
il
negro
che
aveva
detto
:
«
Lasciatemi
in
pace
,
non
m
'
importa
di
nulla
,
non
m
'
importa
nemmen
di
morire
»
.
Di
lui
è
rimasta
soltanto
una
scarpa
.
Un
altro
razzo
ha
centrato
un
soldato
coi
capelli
rossi
e
di
lui
non
è
rimasta
nemmeno
una
scarpa
,
sono
rimaste
soltanto
queste
macchie
color
ruggine
che
ora
lordano
la
camicia
di
un
fotografo
.
Era
il
soldato
che
mi
aveva
chiesto
:
«
Signora
,
è
vero
che
è
così
brutto
lassù
»
.
L
'
assalto
è
durato
sessanta
minuti
e
quando
gli
americani
sono
giunti
alla
cima
non
hanno
trovato
che
sassi
,
tronchi
bruciati
,
frammenti
di
corpi
.
La
valanga
di
fuoco
non
era
partita
di
lì
,
era
partita
da
un
'
altra
collina
.
La
875
i
nordvietnamiti
l
'
avevan
lasciata
nella
notte
,
trascinandosi
dietro
anche
l
'
ultimo
morto
.
«
Signore
»
,
ha
detto
il
radiotelefonista
al
comandante
,
«
dal
campo
ci
chiedono
la
conta
dei
cadaveri
nordvietnamiti
»
.
«
Rispondi
che
posso
dargli
quella
dei
nostri
»
,
ha
replicato
il
comandante
.
«
Sono
centocinquantotto
»
.
Dieci
giorni
dopo
.
Questo
è
il
comunicato
che
ho
appena
letto
sulla
telescrivente
della
Agence
France
Presse
a
Saigon
.
«11900/3/Dic/AFP/La
collina
875
è
stata
abbandonata
stop
I
paracadutisti
americani
che
controllavano
la
cima
a
sette
chilometri
dalla
Cambogia
sono
discesi
verso
Dak
To
dopo
aver
fatto
saltare
l
'
esplosivo
e
le
fortificazioni
nordvietnamite
stop
.
Nessuna
spiegazione
è
stata
fornita
dai
militari
americani
sui
motivi
di
questo
abbandono
stop
Il
solo
motivo
plausibile
sembra
quello
che
gli
americani
non
fossero
in
grado
di
tenere
la
875
indefinitamente
stop
Anche
le
altre
colline
sono
state
abbandonate
ad
eccezione
della
collina
1383
che
domina
direttamente
il
campo
di
Dak
To
stop
A
Dak
to
regna
la
calma
stop
»
.
E
questa
è
la
guerra
che
ho
visto
in
Vietnam
.