StampaQuotidiana ,
La
piantina
di
Milano
,
spiegata
sulla
parete
della
sede
nazionale
di
Forza
Italia
,
in
Via
dell
'
Umiltà
a
Roma
,
sembra
la
planimetria
di
un
campo
di
battaglia
.
Puntini
,
cerchietti
e
riquadri
di
diverso
colore
,
collegati
tra
loro
da
linee
diagonali
che
si
dipartono
tutte
da
un
unico
centro
:
il
Forum
di
Assago
.
Lì
,
il
prossimo
16
aprile
,
si
aprirà
il
primo
congresso
nazionale
di
Forza
Italia
,
il
movimento
inventato
appena
quattro
anni
fa
da
Silvio
Berlusconi
che
ora
vuol
diventare
,
a
tutti
gli
effetti
,
un
partito
.
Sotto
quella
piantina
,
telefono
appoggiato
in
permanenza
all
'
orecchio
e
tastiera
del
computer
sotto
le
dita
,
lavorano
dalla
mattina
alla
sera
le
ragazze
addette
alla
"
logistica
"
.
Non
è
roba
da
poco
:
a
Milano
convergeranno
,
in
quei
tre
giorni
,
3.079
congressisti
ai
quali
vanno
assicurati
(
e
pagati
)
alloggio
,
pasti
e
spostamenti
,
più
un
numero
imprecisato
di
ospiti
e
di
giornalisti
.
A
complicare
ulteriormente
le
cose
ci
si
è
messa
anche
la
concomitante
Fiera
del
mobile
,
una
delle
grandi
manifestazioni
commerciali
che
intasano
periodicamente
Milano
.
Gli
organizzatori
del
congresso
si
sono
messi
le
mani
nei
capelli
,
quando
se
ne
sono
resi
conto
:
le
assise
non
potevano
certo
essere
spostate
un
'
altra
volta
,
e
poi
la
data
ad
alto
potenziale
simbolico
del
18
aprile
,
cinquantesimo
anniversario
della
vittoria
del
fronte
moderato
di
Alcide
De
Gasperi
sulla
sinistra
frontista
di
Pietro
Nenni
e
Palmiro
Togliatti
,
era
stata
accuratamente
scelta
da
Berlusconi
stesso
per
celebrare
,
con
un
comizio
a
Piazza
Duomo
,
la
chiusura
del
congresso
e
la
nascita
ufficiale
del
partito
.
D
'
altra
parte
,
non
si
poteva
rischiare
di
lasciare
all
'
addiaccio
,
nel
clima
traditore
di
metà
aprile
,
migliaia
di
congressisti
.
Per
fare
fronte
all
'
emergenza
,
i
responsabili
organizzativi
hanno
chiamato
in
soccorso
un
esperto
:
il
generale
(
e
ora
senatore
)
Luigi
Manfredi
,
già
comandante
del
IV
corpo
d
'
armata
degli
Alpini
e
responsabile
della
Protezione
civile
.
Manfredi
è
arrivato
a
via
dell
'
Umiltà
armato
di
mappe
e
cartine
,
ha
messo
su
una
piccola
task
force
di
telefoniste
,
ha
affidato
a
ciascuna
uno
spicchio
di
città
(
i
delegati
che
vengono
dal
nord
verranno
smistati
nel
quadrante
settentrionale
della
città
,
quelli
che
arrivano
da
sud
in
quello
meridionale
e
così
via
)
,
e
ora
il
responsabile
organizzativo
di
FI
,
Claudio
Scajola
,
può
tirare
un
sospiro
di
sollievo
:
"
Grazie
al
generale
,
ce
la
faremo
a
sistemare
tutti
"
.
Il
primo
congresso
di
Forza
Italia
(
quanto
costerà
nessuno
lo
sa
ancora
dire
con
precisione
,
ma
si
parla
di
cifre
da
capogiro
,
tra
gli
8
e
i
10
miliardi
)
si
aprirà
dunque
giovedì
16
aprile
nella
più
solida
enclave
azzurra
dell
'
Italia
ulivista
,
in
una
scenografia
che
è
il
segreto
meglio
conservato
dell
'
operazione
,
perché
Berlusconi
ne
sta
curando
personalmente
l
'
ideazione
.
Se
ne
occupa
durante
i
weekend
ad
Arcore
,
con
il
supporto
di
alcuni
"
creativi
"
di
Mediaset
:
il
suo
obiettivo
,
spiegano
,
è
di
assicurare
una
cornice
"
spettacolare
"
al
debutto
di
quello
che
"
non
è
un
partito
di
plastica
"
,
come
recita
lo
slogan
di
maggior
successo
di
questa
lunga
vigilia
congressuale
.
Lo
ha
coniato
,
ovviamente
,
Berlusconi
,
e
lo
ripetono
a
ogni
piè
sospinto
tutti
gli
esponenti
più
vicini
al
leader
,
dal
suo
portavoce
Paolo
Bonaiuti
a
Giuliano
Urbani
(
cui
è
affidata
gran
parte
dell
'
elaborazione
tematica
congressuale
)
a
Franco
Frattini
.
Lo
ripete
,
con
più
gusto
di
tutti
,
Claudio
Scajola
,
che
del
nuovo
partito
è
lo
strenuo
organizzatore
,
e
che
sciorina
orgogliosamente
i
suoi
dati
:
140.000
iscritti
ad
almeno
100.000
lire
l
'
uno
nei
tre
mesi
della
campagna
1997
(
attraverso
spot
Tv
e
"
telemarketing
"
)
,
che
hanno
fruttato
11
miliardi
di
entrate
;
117
congressi
provinciali
,
celebrati
negli
ultimi
mesi
,
che
hanno
eletto
i
coordinatori
locali
e
i
delegati
alle
assise
nazionali
.
Nel
congresso
,
che
sarà
articolato
in
sei
"
sessioni
tematiche
"
destinate
ad
aggiornare
il
programma
elettorale
del
'94
,
si
voterà
per
il
Presidente
(
Berlusconi
,
naturalmente
)
,
per
sei
membri
dei
18
del
Comitato
di
presidenza
e
cinquanta
del
Consiglio
nazionale
.
Restano
di
nomina
presidenziale
,
invece
,
i
20
coordinatori
regionali
e
sei
membri
del
Comitato
(
i
restanti
sei
sono
di
diritto
)
.
È
stato
nel
'96
,
dopo
la
sconfitta
elettorale
,
che
Berlusconi
ha
deciso
di
dare
a
FI
una
struttura
che
le
garantisse
l
'
insediamento
sul
territorio
,
visto
che
la
cosiddetta
"
par
condicio
"
non
avrebbe
più
consentito
l
'
utilizzo
dei
mezzi
di
comunicazione
per
diffondere
i
messaggi
politici
:
"
La
sinistra
ha
200.000
iscritti
che
si
incaricano
di
fare
la
propaganda
"
,
disse
ai
suoi
collaboratori
.
"
Non
avendo
più
le
Tv
,
anche
noi
dobbiamo
fare
altrettanto
"
.
Fino
a
quel
momento
,
c
'
erano
stati
diversi
tentativi
di
trasformare
il
comitato
elettorale
che
aveva
portato
al
trionfo
del
'94
(
nel
quale
un
ruolo
fondamentale
era
stato
svolto
dagli
uomini
"
dell
'
azienda
"
,
e
di
Publitalia
in
particolare
,
sotto
la
guida
di
Marcello
Dell
'
Utri
)
in
una
struttura
più
radicata
e
permanente
.
Nell
'
impresa
si
sono
cimentati
diversi
dirigenti
,
da
Mario
Valducci
(
oggi
responsabile
Enti
locali
)
a
Cesare
Previti
(
coordinatore
nazionale
tra
il
'94
e
il
'96
)
,
ma
solo
dopo
la
batosta
elettorale
il
disegno
prese
davvero
corpo
.
Ex
sindaco
di
Imperia
,
esponente
della
Dc
(
dove
però
,
tiene
a
precisare
,
"
non
ho
mai
fatto
politica
a
livello
nazionale
"
)
,
Scajola
venne
candidato
alla
Camera
in
quella
tornata
,
risultando
eletto
.
Appena
un
mese
dopo
,
Berlusconi
lo
insediò
a
Via
dell
'
Umiltà
,
da
dove
sono
stati
elaborati
,
in
questi
due
anni
,
lo
statuto
(
approvato
il
18
gennaio
del
'97
,
nel
terzo
anniversario
della
fondazione
di
FI
)
e
l
'
assetto
territoriale
e
centrale
del
partito
.
Perché
proprio
lui
,
l
'
ultimo
arrivato
?
Scajola
non
ha
dubbi
:
"
Perché
Berlusconi
ha
avuto
fiuto
"
,
spiega
.
I
suoi
nemici
(
e
lui
ammette
:
"
So
di
essermene
fatti
tanti
,
da
quando
sono
qui
"
)
lo
accusano
però
di
essersi
dedicato
alla
costruzione
di
un
apparato
di
partito
,
scegliendo
dirigenti
a
lui
legati
e
ricalcando
vecchi
modelli
di
organizzazione
politica
.
Alla
struttura
che
vedeva
come
unità
territoriale
di
FI
il
collegio
uninominale
della
Camera
(
inventata
da
Guido
Possa
,
amico
ed
ex
compagno
di
scuola
di
Berlusconi
,
già
vice
del
coordinatore
Previti
e
oggi
responsabile
delle
rete
ormai
in
disarmo
dei
club
di
Forza
Italia
)
si
è
sostituita
un
'
organizzazione
che
ricalca
l
'
assetto
degli
enti
locali
:
comune
,
provincia
,
regione
.
Ogni
livello
ha
i
suoi
organismi
e
i
suoi
dirigenti
,
a
riproduzione
di
quelli
nazionali
.
"
Una
struttura
inutilmente
burocratica
,
dove
rischiano
di
affermarsi
i
signori
delle
tessere
"
,
accusano
i
critici
,
sostenitori
di
un
partito
"
leggero
"
:
l
'
ala
liberale
di
Antonio
Martino
e
Marco
Taradash
,
il
variegato
gruppo
dei
professori
(
dall
'
insoddisfatto
Giorgio
Rebuffa
a
Lucio
Colletti
,
che
del
congresso
non
vuol
neppure
sentire
parlare
)
,
e
anche
buona
parte
dei
gruppi
parlamentari
,
a
cominciare
dal
presidente
dei
deputati
Giuseppe
Pisanu
.
Ma
Scajola
difende
la
sua
creatura
:
"
Stiamo
facendo
venire
alla
luce
,
dalla
periferia
di
FI
,
una
nuova
classe
dirigente
di
inaspettato
valore
.
Abbiamo
scritto
uno
statuto
estremamente
democratico
,
che
ha
due
fondamentali
obiettivi
:
impedire
la
nascita
di
correnti
e
garantire
l
'
elezione
diretta
dei
dirigenti
"
.
Ai
suoi
detrattori
,
che
gli
rimproverano
di
"
democristianizzare
"
FI
,
Scajola
replica
:
"
La
Dc
ha
avuto
difetti
e
degenerazioni
da
cui
vogliamo
stare
lontani
,
ma
è
anche
durata
50
anni
,
e
io
spero
che
FI
possa
fare
altrettanto
"
.
Critiche
e
gelosie
,
spiega
,
nascono
dal
fatto
che
"
i
gruppi
parlamentari
,
che
erano
l
'
unico
centro
'
direzionalè
del
partito
,
temono
di
perdere
il
loro
peso
"
.
Come
lui
stesso
ammette
,
nei
collegi
,
tra
i
parlamentari
e
i
nuovi
dirigenti
locali
di
partito
,
si
sono
prodotte
numerose
tensioni
,
alcune
delle
quali
sono
sfociate
in
abbandoni
.
Dal
'96
a
oggi
,
sono
quindici
i
parlamentari
che
hanno
abbandonato
i
gruppi
azzurri
.
Certo
è
che
,
per
la
prima
volta
nella
sua
esistenza
,
FI
sta
registrando
le
tipiche
scosse
sismiche
di
ogni
vigilia
congressuale
che
si
rispetti
.
Chi
è
esperto
nella
geografia
interna
del
movimento
individua
principalmente
due
assi
contrapposti
:
quello
dell
'
apparato
centrale
,
guidato
dallo
stesso
Scajola
e
dagli
uomini
più
vicini
(
il
deputato
sardo
Salvatore
Cicu
,
ex
giovane
Dc
e
responsabile
del
settore
adesioni
,
il
consulente
per
il
congresso
Luigi
Baruffi
,
ex
responsabile
organizzativo
della
Dc
,
Mario
Valducci
,
il
tesoriere
Giovanni
Dell
'
Elce
)
e
che
avrebbe
l
'
appoggio
del
capogruppo
al
Senato
Enrico
La
Loggia
,
e
quello
capeggiato
da
Pisanu
e
Frattini
,
forte
di
un
buon
rapporto
con
Gianni
Letta
.
A
quest
'
ultimo
,
che
pure
non
ha
alcun
incarico
formale
,
e
non
è
neppure
iscritto
al
partito
,
tutti
riconoscono
però
un
ruolo
centrale
di
equilibrio
e
mediazione
.
Il
principale
scontro
precongressuale
,
che
verteva
sul
sistema
per
l
'
elezione
dei
membri
del
Comitato
di
presidenza
,
è
stato
risolto
da
Berlusconi
stesso
mercoledì
sera
,
nell
'
assemblea
dei
gruppi
,
a
favore
dell
'
asse
Pisanu
-
Frattini
.
Niente
liste
bloccate
,
come
suggeriva
Scajola
,
si
voterà
a
preferenza
unica
:
"
Non
mi
piacciono
le
cordate
"
,
ha
tagliato
corto
il
leader
.
Il
voto
sarà
a
scrutinio
elettronico
,
come
per
il
Totocalcio
:
un
'
innovazione
tecnologica
che
permetterà
la
massima
rapidità
nelle
operazioni
.
Ai
parlamentari
,
Berlusconi
ha
spiegato
:
"
Il
congresso
non
sarà
una
passerella
:
ci
sarà
un
vero
dibattito
,
nel
quale
tutti
potranno
dire
la
loro
"
.
La
base
della
discussione
sarà
il
programma
"
liberale
e
liberista
"
del
'94
,
che
poi
"
gli
alleati
ci
costrinsero
ad
annacquare
nel
'96
,
facendoci
togliere
capisaldi
della
nostra
proposta
di
governo
,
come
il
buono
scuola
e
sanità
e
la
separazione
delle
carriere
"
.
Ma
al
congresso
di
Milano
si
parlerà
naturalmente
anche
di
strategie
e
di
rapporti
politici
:
dal
dialogo
con
il
centro
cossighiano
a
quello
con
la
Lega
.
Per
ora
,
si
guarda
con
attenzione
alle
assise
del
Carroccio
,
che
si
apriranno
oggi
e
alle
quali
parteciperà
Giulio
Tremonti
,
massimo
sostenitore
della
"
svolta
nordista
"
di
FI
.
Vari
altri
esponenti
azzurri
(
dal
coordinatore
lombardo
Dario
Rivolta
a
Giancarlo
Galan
,
presidente
della
Regione
Veneto
,
a
Tiziana
Maiolo
)
stanno
già
lavorando
a
possibili
campagne
comuni
con
la
Lega
,
ma
i
rapporti
con
Umberto
Bossi
li
gestisce
Belusconi
in
prima
persona
.
Un
Berlusconi
di
ottimo
umore
,
racconta
chi
ha
partecipato
alla
riunione
di
mercoledì
.
A
chi
lo
investiva
con
i
suoi
"
cahiers
des
doléances
"
sul
funzionamento
di
gruppi
e
partito
,
ha
replicato
con
aria
divertita
:
"
Ci
sto
pensando
da
tempo
:
se
avessi
organizzato
le
mie
imprese
come
questa
baracca
,
sarei
fallito
in
tre
mesi
"
.
StampaQuotidiana ,
Milano
.
L
'
apertura
a
sinistra
dei
radicali
ci
ricorda
che
agosto
è
,
per
dedizione
e
tradizione
,
il
mese
di
Marco
Pannella
,
il
periodo
in
cui
il
leader
riformatore
si
prende
la
rivincita
sui
giornali
,
colpevoli
durante
l
'
anno
di
non
occuparsi
mai
abbastanza
delle
sue
iniziative
e
della
sua
persona
in
particolare
.
Non
che
la
calura
estiva
faccia
diventare
i
direttori
dei
quotidiani
più
buoni
molto
più
semplicemente
mentre
gli
altri
politici
si
godono
le
meritate
vacanze
,
Pannella
,
da
geniale
comunicatore
qual
è
,
ne
approfitta
e
occupa
lo
spazio
per
lanciare
le
sue
campagne
autunnali
e
invernali
.
E
i
giornali
e
televisioni
,
spesso
controvoglia
,
sono
costretti
a
concedergli
titoli
e
pagine
.
Hanno
fatto
storia
,
per
esempio
,
le
battaglie
radicali
per
tenere
aperto
Montecitorio
durante
le
vacanze
estive
.
Dal
76
i
presidenti
della
Camera
(
Pietro
Ingrao
prima
,
Nilde
Jotti
,
Giorgio
Napolitano
e
Irene
Pivetti
poi
)
hanno
dovuto
capitolare
di
fronte
alle
proverbiali
insistenze
pannelliane.Tutto
questo
,
però
,
fino
all
'
anno
scorso
.
L
'
agosto
1996
infatti
segna
la
prima
sconfitta
'
estiva
'
del
capo
dei
Riformatori
da
almeno
vent
'
anni
.
La
stagione
era
già
cominciata
sotto
i
peggiori
auspici
con
la
chiusura
agostana
della
Camera
decisa
dal
presidente
Luciano
Violante
.
Dal
1976
è
la
prima
volta
che
succede
ha
tuonato
Pannella
e
guarda
caso
proprio
nella
legislatura
che
non
vede
presenti
i
radicali
.
Ma
l
'
annus
horribilis
pannelliano
è
stato
decretato
dai
propositi
secessionisti
di
Umberto
Bossi
,
dai
veti
di
Fausto
Bertinotti
e
dai
disegni
proto
politici
di
Antonio
Di
Pietro
.
I1
palcoscenico
mediatico
è
stato
tutto
per
loro
e
Marco
si
è
dovuto
accontentare
delle
briciole
:
solo
trafiletti
e
redazionali
per
la
sua
tradizionale
paginetta
dattiloscritta.Ha
provato
,
Pannella
,
a
entrare
nel
dibattito
in
corso
sulle
prime
pagine
,
ma
gli
è
andata
buca
:
prima
ha
offerto
a
Bossi
di
marciare
insieme
lungo
il
Po
,
poi
ha
ricordato
che
Antonio
Di
Pietro
ha
firmato
i
suoi
referendum
:
niente
.
Solo
il
Giornale
di
Vittorio
Feltri
ne
ha
dato
puntuale
notizia.Eppure
il
leader
radicale
si
è
dato
molto
da
fare
anche
quest
'
estate
.
In
previsione
della
campagna
referendaria
d
'
autunno
,
Pannella
ha
convinto
Marta
Marzotto
ad
organizzare
una
mega
raccolta
fondi
per
il
movimento
dei
club
che
porta
il
suo
nome
.
A
bordo
di
un
motoscafo
accompagnato
dal
Commissario
europeo
Emma
Bonino
e
con
la
Marzotto
nei
panni
del
navigatore
,
Pannella
ha
scandagliato
la
Costa
Smeralda
alla
ricerca
di
calette
segrete
sopra
le
quali
si
affacciano
le
ville
dei
vip
ai
quali
chiedere
un
contributo
milionario
.
I
risultati
non
sono
stati
confortanti
né
dal
punto
di
vista
economico
né
da
quello
mediatico
,
anche
perché
,
nel
frattempo
,
Pannella
ha
annunciato
a
Radio
Radicale
che
i
suoi
club
,
per
statuto
,
chiuderanno
a
fine
anno
.
Sottoscrizione
straordinaria
e
annunciata
chiusura
ordinaria
(
indipendente
dall
'
esito
della
prima
)
vanno
di
pari
passo
nei
disegni
pannelliani
di
breve
scadenza
.
Ma
è
sul
fronte
delle
iniziative
politiche
in
senso
stretto
che
Pannella
stenta
a
trovare
una
soluzione
che
lo
faccia
uscire
dalla
secca
in
cui
si
trova
.
I1
rapporto
con
il
Polo
,
dopo
la
denuncia
dell
'
accordo
elettorale
miliardario
non
rispettato
,
non
fila
certo
liscio
.
Da
qualche
settimana
i
militanti
organizzano
scioperi
della
fame
,
manifestazioni
,
cartellonate
e
iniziative
varie
per
indurre
i
leader
del
Polo
ad
incontrare
i
vertici
del
Club
Pannella
,
cioè
Pannella
medesimo
.
I1
centrodestra
però
non
risponde
.
Il
"
dialogo
,
conflittuale
con
il
Polo
"
,
non
solo
sta
fallendo
politicamente
ma
,
per
il
momento
,
al
movimento
pannelliano
non
ha
portato
neanche
la
necessaria
visibilità
.
Rimangono
in
campo
i
20
referendum
,
che
Pannella
difenderà
con
i
denti
:
iniziativa
che
fin
d
'
ora
costituisce
un
punto
cardinale
per
chiunque
vorrà
fare
politica
di
stampo
liberale
e
liberista
.
Ora
invece
il
leader
radicale
apre
a
sinistra
,
almeno
sui
temi
della
politica
internazionale
.
Contemporaneamente
,
si
badi
tentativo
di
dialogo
con
la
destra
.
Tanto
che
Radio
radicale
,
senza
alcun
imbarazzo
alterna
interviste
a
politici
di
sinistra
che
plaudono
alla
recente
iniziativa
,
a
tormentoni
sul
dialogo
con
il
Polo
.
L
'
escamotage
trovato
da
Pannella
è
quello
del
partito
radicale
transnazionale
,
soggetto
politico
diverso
dai
'
nazionali
'
Club
Pannella
.
È
Emma
Bonino
a
motivare
l
'
appello
alla
sinistra
:
'
Mettiamo
a
disposizione
il
patrimonio
ideale
e
i
temi
di
politica
estera
del
Pr
,
tra
cui
la
moratoria
sulla
pena
di
morte
e
il
Tribunale
per
i
crimini
umanitari
.
Ci
rivolgiamo
alla
sinistra
perché
è
al
governo
e
la
politica
estera
la
fanno
i
governi
'
.
Nessun
tentativo
di
inciucio
,
dunque
,
ma
la
consapevolezza
che
nelle
maggiori
democrazie
occidentali
la
politica
internazionale
non
è
materia
esclusiva
di
un
solo
degli
schieramenti
.
StampaQuotidiana ,
Giulia
Maria
Crespi
organizza
un
convegno
su
"
Il
bello
,
attualità
e
futuro
di
un
concetto
accantonato
"
,
e
su
come
fare
per
resuscitarne
in
Italia
il
culto
,
secondo
voi
,
chi
invita
?
Il
vicepresidente
del
Consiglio
e
ministro
per
i
beni
culturali
Walter
Veltroni
,
naturalmente
.
La
settimana
scorsa
finisce
così
,
per
Veltroni
,
in
bellezza
.
Nulla
lasciava
presagire
,
per
sé
,
per
il
governo
,
per
l
'
arte
e
per
la
Juventus
,
una
tempesta
di
metà
giugno
di
così
vaste
proporzioni
.
Eppure
quella
gitarella
del
14
maggio
a
bordo
del
Cacciamine
Termoli
,
al
largo
di
Civitavecchia
,
è
già
materia
per
esperti
di
uccelli
del
malaugurio
.
Il
ministro
era
andato
alla
ricerca
"
dell
'
arte
sommersa
"
perché
"
il
mare
è
una
grande
cassaforte
d
'
acqua
che
custodisce
i
tesori
del
tempo
"
.
Veltroni
,
guardando
il
mare
,
si
è
detto
entusiasta
della
collaborazione
con
il
ministero
della
Difesa
,
una
collaborazione
che
implica
accordi
per
la
vigilanza
,
la
prevenzione
e
la
repressione
dei
traffici
illeciti
delle
opere
d
'
arte
.
"
Mi
sembra
bello
che
si
utilizzino
le
caserme
per
i
musei
"
,
ha
detto
.
Al
settimanale
Il
Mondo
,
il
vice
premier
denuncia
una
manovra
oscura
:
"
Stanno
bloccando
in
Parlamento
la
legge
sul
dilettantismo
"
.
Si
riferiva
allo
sport
e
alla
presenza
dei
partiti
nel
Coni
:
"
Ma
stiamo
scherzando
?
-
ha
detto
-
tecnici
e
atleti
oggi
nelle
leghe
e
nelle
federazioni
non
hanno
nemmeno
diritto
di
voto
.
È
giunto
il
momento
che
lo
sport
venga
preso
in
mano
anche
da
chi
lo
pratica
,
da
chi
sa
di
che
cosa
si
sta
parlando
"
.
Subito
dopo
aggiunge
:
"
In
Italia
si
rischia
l
'
omologazione
dei
linguaggi
:
spesso
si
dà
la
notizia
di
politica
come
fosse
quella
di
sport
o
viceversa
"
.
Qualche
giorno
dopo
a
proposito
del
recupero
dell
'
area
di
Pompei
si
esprime
così
:
"
È
una
sfida
da
vincere
in
tutti
i
modi
"
.
"
Pompei
-
ha
promesso
Veltroni
)
-
comincia
a
rinascere
,
non
continua
a
morire
"
.
E
ha
aggiunto
:
"
È
un
'
opera
titanica
"
:
a
quel
punto
i
napoletani
,
che
a
queste
cose
fanno
attenzione
,
hanno
incrociato
le
dita
per
una
frase
facimente
associabile
con
le
catastrofi
evocate
dal
film
con
di
Leonardo
Di
Caprio
.
Su
Pompei
Veltroni
non
vuole
fare
"
demagogia
"
e
si
limita
quindi
a
un
"
si
cambia
musica
"
e
a
un
misterioso
"
si
cambia
banda
"
.
E
anche
un
richiamo
ai
giornalisti
:
"
Io
-
ricorda
-
sono
stato
direttore
dell
'
Unità
e
ho
letto
cose
terribili
(
sic
)
su
Pompei
"
,
ma
oggi
"
diffondere
l
'
idea
che
Pompei
è
passata
da
una
morte
annunciata
alla
rinascita
,
significa
fare
un
favore
alla
verità
"
.
Intanto
il
15
giugno
si
deve
occupare
anche
di
politica
(
"
Non
esiste
alcuna
suggestione
di
fare
elezioni
anticipate
"
)
di
occupazione
(
"
Le
regioni
del
Mezzogiorno
si
avviano
sulla
strada
di
uno
sviluppo
autosufficiente
"
)
di
Rai
(
"
Così
non
va
"
)
.
Ma
pregusta
già
la
sfilata
sulla
Croisette
a
Cannes
e
la
finale
di
Coppa
dei
Campioni
ad
Amsterdam
.
Il
16
maggio
è
l
'
ora
delle
riforme
(
"
Ci
auguriamo
vadano
a
compimento
"
)
e
della
giustizia
(
"
Il
ministro
Flick
fa
il
ministro
della
giustizia
"
)
.
Il
week
-
end
l
'
ha
dedicato
alla
sua
passione
,
il
cinema
.
Le
polemiche
sulla
rivalità
tra
Nanni
Moretti
e
Roberto
Benigni
glielo
guastano
un
po
'
:
"
L
'
Ulivo
non
preferisce
l
'
uno
piuttosto
che
l
'
altro
-
fa
sapere
il
vice
premier
-
sarebbe
una
follia
"
.
E
si
augura
che
la
giuria
di
Cannes
assegni
la
Palma
d
'
Oro
ex
-
aequo
ai
due
comici
.
Poi
scappa
il
boss
Pasquale
Cuntrera
,
e
il
vice
presidente
del
governo
dichiara
:
"
È
inaccettabile
per
la
coscienza
civile
del
paese
che
un
boss
possa
fuggire
"
.
E
mentre
l
'
opposizione
chiede
la
testa
del
Guardasigilli
e
Flick
stesso
si
dimette
,
Veltroni
aggiunge
:
"
Esistono
buchi
nella
normativa
"
.
Con
la
valigia
pronta
per
Amsterdam
(
"
In
tribuna
ci
sono
tre
ministri
spagnoli
,
mi
pare
doverosa
una
presenza
italiana
"
)
Rivendica
anche
di
essere
una
sorta
di
menagramo
per
omissione
,
vocazione
confermata
dalla
partita
con
il
Real
.
La
sua
squadra
del
cuore
perde
se
lui
non
può
vederla
:
"
L
'
anno
scorso
io
non
c
'
ero
"
.
Poi
avviene
il
furto
delle
opere
d
'
arte
alla
Galleria
d
'
arte
moderna
di
Roma
.
Veltroni
sente
il
peso
delle
responsabilità
e
comunica
che
rinuncia
alla
partita
:
"
È
un
colpo
tremendo
-
dice
-
Ma
ho
impegni
di
governo
"
.
A
proposito
del
furto
,
si
lancia
in
un
'
ardita
analisi
criminologica
per
spiegare
perché
a
speso
70
miliardi
in
sistemi
di
sicurezza
per
le
opere
d
'
arte
senza
collegare
gli
allarmi
di
musei
e
gallerie
alle
questure
(
eppure
un
critico
di
livello
come
lui
dovrebbe
ricordarsi
almeno
del
film
Topkapi
)
.
"
Eravamo
preparati
ai
furti
,
ma
era
una
rapina
con
le
armi
"
.
Cuntrera
è
irreperibile
,
dei
quadri
non
c
'
è
più
traccia
e
la
Coppa
si
sta
volatilizzando
.
Ma
per
fortuna
per
salvarsi
l
'
anima
c
'
è
sempre
la
teoria
del
complotto
e
l
'
evocazione
dello
spirito
di
Licio
Gelli
(
teoria
ieri
sbeffeggiata
dal
procuratore
capo
di
Firenze
)
:
"
Sento
di
nuovo
l
'
odore
delle
bombe
del
'93
"
"
Se
qualcuno
pensa
che
con
la
sparizione
di
questi
quadri
si
cerchi
di
meno
Gelli
,
si
sbaglia
di
grosso
"
.
StampaQuotidiana ,
Francesco
Saverio
Borrelli
,
il
22
ottobre
1993
sul
Venerdì
di
Repubblica
,
di
sé
ha
detto
:
"
Sono
un
mediocre
pianista
,
un
pessimo
cavaliere
,
un
pessimo
alpinista
,
un
dilettante
di
professione
,
ma
mi
piacciono
tante
cose
che
non
faccio
in
tempo
ad
essere
professionista
in
tutto
"
.
Chi
è
dunque
,
veramente
,
il
capo
della
procura
di
Milano
?
Un
irreprensibile
e
incorruttibile
uomo
di
diritto
che
ha
condotto
da
par
suo
la
rivoluzione
italiana
o
un
novello
Torquemada
che
"
non
incarcera
la
gente
per
farla
parlare
,
ma
la
scarcera
dopo
che
ha
parlato
"
o
,
forse
,
un
piccolo
Vishinskij
che
si
domanda
"
se
in
fondo
sia
proprio
così
scandaloso
chiedersi
se
lo
choc
della
carcerazione
preventiva
non
abbia
prodotto
risultati
positivi
"
.
Borrelli
non
poteva
che
indossare
la
toga
.
Figlio
e
nipote
di
magistrati
ha
la
vocazione
per
le
aule
di
giustizia
fin
da
bambino
:
"
Avevo
tre
o
quattro
anni
,
quando
dicevo
:
'
Voglio
fare
il
magistrato
'
"
,
confidò
a
Enzo
Biagi
nel
maggio
del
1992
,
poco
dopo
l
'
affaire
Chiesa
.
Una
carriera
che
ha
radice
nell
'
ambiente
familiare
:
il
padre
,
Manlio
,
è
stato
il
primo
presidente
della
Corte
d
'
appello
di
Milano
e
buon
amico
di
quell
'
Oscar
Luigi
Scalfaro
cui
Francesco
Saverio
il
primo
maggio
di
tre
anni
fa
si
mise
a
disposizione
per
un
"
servizio
di
complemento
"
.
Borrelli
comincia
così
a
respirare
l
'
aria
di
Palazzo
di
giustizia
,
ma
come
in
questi
aspri
giorni
di
polemica
contro
la
classe
politica
,
era
solo
.
Almeno
così
,
lui
stesso
,
ha
detto
sempre
a
Biagi
:
"
Non
avevo
e
per
lungo
tempo
non
ho
avuto
amici
"
.
Oggi
,
così
come
all
'
inizio
della
carriera
,
è
tornato
ad
essere
solo
.
Ha
ricevuto
,
è
vero
,
la
solidarietà
della
sua
procura
,
ma
gli
osservatori
attenti
non
si
sono
lasciati
sfuggire
che
essa
è
stata
affidata
ad
Armando
Spataro
e
Ferdinando
Pomarici
e
non
per
esempio
a
Gherardo
Colombo
o
Gerardo
D
'
Ambrosio
.
Sembrano
finiti
i
tempi
d
'
oro
di
Mani
pulite
,
sotto
il
Palazzo
di
giustizia
di
Milano
non
si
convocano
più
cortei
al
grido
"
Borrelli
facci
sognare
"
,
e
chi
si
azzarda
a
organizzarne
ancora
qualcuno
non
raccoglie
che
poche
decine
di
manifestanti
.
Le
dichiarazioni
dello
scorso
week
end
rivolte
al
leader
dell
'
opposizione
parlamentare
Silvio
Berlusconi
(
"
Non
posso
più
polemizzare
con
un
imputato
"
)
,
hanno
lasciato
il
segno
anche
tra
i
suoi
colleghi
.
E
una
buona
dose
di
nervosismo
comincia
a
serpeggiare
.
Da
una
parte
c
'
è
il
sostituto
Edmondo
Bruti
Liberati
che
a
Repubblica
dice
:
"
Saverio
ne
ha
fatta
un
'
altra
delle
sue
.
Non
c
'
è
un
progetto
,
non
ci
sono
dietrologie
da
fare
.
Semplicemente
,
lui
è
un
timido
.
Se
viene
preso
all
'
improvviso
,
faccia
a
faccia
,
il
rapporto
con
i
media
non
lo
sa
gestire
.
È
da
un
pezzo
che
voglio
regalargli
un
libretto
americano
che
spiega
come
deve
comportarsi
un
magistrato
di
fronte
ai
microfoni
"
;
e
dall
'
altra
c
'
è
Nando
Dalla
Chiesa
che
,
pur
condividendo
i
timori
di
un
riequilibrio
dei
rapporti
magistratura
-
politica
a
favore
di
quest
'
ultima
,
sottolinea
che
lui
quella
frase
su
Berlusconi
non
l
'
avrebbe
pronunciata
.
Borrelli
,
poi
,
deve
incassare
gli
altolà
del
Pds
(
"
Non
può
comportarsi
come
un
macchinista
dei
Cobas
"
)
,
i
distinguo
di
Elena
Paciotti
,
presidente
dell
'
Anm
.
E
anche
il
preannuncio
dell
'
azione
disciplinare
da
parte
del
Guardasigilli
,
nonostante
Giovanni
Maria
Flick
sia
un
grande
amico
del
pm
milanese
con
il
quale
condivide
la
passione
per
la
cacciagione
e
la
polenta
consumate
insieme
nei
ristoranti
di
Courmayeur
.
L
'
unicità
delle
carriere
ha
permesso
a
Francesco
Saverio
Borrelli
di
svolgere
agli
inizi
della
sua
il
ruolo
di
giudice
:
prima
magistrato
civile
alla
sezione
fallimentare
e
in
Corte
d
'
appello
,
poi
penale
al
Tribunale
e
in
Corte
d
'
assise
.
In
seguito
è
passato
alla
pubblica
accusa
,
come
sostituto
procuratore
.
Tiziana
Maiolo
oggi
deputato
di
Forza
Italia
,
allora
era
cronista
giudiziario
a
Palazzo
di
giustizia
per
il
Manifesto
e
lo
ricorda
come
un
uomo
in
grigio
:
"
Era
assolutamente
incolore
,
con
nessuna
visibilità
,
molto
riservato
.
Una
persona
,
anche
cortese
,
che
nelle
sue
inchieste
teneva
un
profilo
basso
"
.
Insomma
un
Borrelli
diverso
da
quello
che
abbiamo
imparato
a
conoscere
in
questi
cinque
anni
.
Uomo
di
sinistra
,
ma
non
di
stretta
osservanza
Pci
,
Borrelli
fu
tra
i
fondatori
,
anche
se
non
di
primo
piano
,
di
Magistratura
democratica
,
la
corrente
togata
più
progressista
all
'
interno
del
Csm
.
Anche
lì
,
ricorda
chi
lo
frequentava
,
stava
ai
margini
e
non
faceva
parte
di
nessuna
delle
due
anime
di
Md
,
non
si
schierava
né
con
i
magistrati
più
fedeli
alla
linea
del
partito
comunista
né
con
i
garantisti
dell
'
ala
extraparlamentare
.
L
'
essere
di
sinistra
non
gli
impedì
di
riconoscere
innocenti
i
carabinieri
che
travolsero
e
uccisero
,
a
bordo
di
un
blindato
,
Giovanni
Zibecchi
,
il
militante
del
Movimento
studentesco
,
che
a
Milano
,
in
corso
Ventidue
marzo
,
si
apprestava
ad
assaltare
la
vicina
sede
del
Movimento
sociale
.
Chi
ha
seguito
la
sua
carriera
fin
dall
'
inizio
sostiene
che
in
quell
'
episodio
ci
sia
il
vero
Borrelli
,
la
sua
cultura
giuridica
e
professionale
:
praticamente
la
stessa
che
ha
ispirato
gli
anni
di
Mani
pulite
.
La
responsabilità
dei
militari
dell
'
Arma
sembrava
pressoché
certa
,
ma
la
strategia
di
emergenza
,
sia
politica
sia
giudiziaria
,
contro
il
terrorismo
suggeriva
una
certa
cautela
.
E
Borrelli
stava
molto
attento
quando
affrontava
certi
temi
.
Il
suo
approccio
di
tipo
emergenziale
negli
anni
dell
'
antiterrorismo
sembra
quasi
un
'
anticipazione
,
mutatis
mutandis
,
dello
svolgimento
delle
inchieste
contro
la
corruzione
.
La
filosofia
,
per
molti
aspetti
,
è
analoga
:
oggi
come
allora
si
deve
combattere
il
fenomeno
più
che
perseguire
i
singoli
reati
,
e
se
talvolta
si
calpestano
alcune
garanzie
non
è
importante
:
quello
che
conta
è
il
risultato
finale
.
L
'
inchiesta
Mani
pulite
,
poi
,
agli
occhi
di
Borrelli
appare
in
linea
con
la
"
volonté
générale
"
.
Nelle
interviste
che
quotidianamente
per
cinque
anni
ha
rilasciato
ai
giornali
,
Borrelli
cita
sempre
la
consonanza
sua
e
del
suo
ufficio
con
la
società
civile
e
l
'
opinione
pubblica
.
Il
16
maggio
'93
a
dice
a
Panorama
di
essere
stato
"
un
notaio
o
esecutore
di
qualcosa
che
stava
succedendo
fuori
dal
Palazzo
di
giustizia
"
.
L
'
inebriante
aria
dell
'
Inchiesta
Eppure
prima
di
respirare
l
'
inebriante
aria
di
consenso
intorno
a
Mani
pulite
,
Borrelli
era
il
ritratto
del
pubblico
ministero
poco
loquace
e
molto
equilibrato
.
Del
suo
passato
al
tribunale
fallimentare
,
un
ambiente
che
secondo
alcuni
meriterebbe
più
attenzione
,
nessuno
ricorda
grandi
battaglie
moralizzatrici
.
L
'
esatto
opposto
del
pubblico
accusatore
alla
Di
Pietro
"
efficace
,
diretto
,
aggressivo
e
chiassoso
"
,
come
più
tardi
lo
stesso
Borrelli
-
annota
Giancarlo
Lehner
in
"
Autobiografia
non
autorizzata
di
un
inquisitore
"
-
auspica
sia
il
moderno
pm
.
Secondo
alcuni
,
Borrelli
avrebbe
lasciato
Md
per
ragioni
di
opportunità
.
La
sponda
dei
socialisti
si
sarebbe
prestata
meglio
a
un
avanzamento
di
carriera
.
Alla
fine
degli
anni
Ottanta
,
da
sostituto
procuratore
arriva
ad
assumere
il
ruolo
di
capo
della
procura
di
Milano
.
Ma
dal
1988
al
1992
,
priva
di
quel
sostegno
della
gente
che
arriverà
poi
,
la
procura
non
porta
avanti
fino
in
fondo
nessuna
inchiesta
importante
contro
la
politica
e
l
'
amministrazione
pubblica
.
In
un
forum
pubblicato
dal
Giornale
di
Indro
Montanelli
,
Borrelli
spiega
che
non
c
'
era
il
consenso
necessario
per
aggredire
la
classe
dirigente
del
paese
.
Così
alcuni
filoni
,
affittopoli
e
nettezza
urbana
,
vengono
abbandonati
e
non
sono
affrontati
con
quello
stesso
piglio
inquisitorio
di
cui
più
tardi
godrà
l
'
inchiesta
Mani
pulite
.
A
un
certo
punto
,
su
iniziativa
di
Ilda
Boccassini
,
la
procura
si
concentra
sulla
Duomo
connection
,
un
'
inchiesta
tesa
a
dimostrare
le
mani
della
mafia
su
Palazzo
Marino
.
Le
indagini
sfiorano
Paolo
Pillitteri
,
ma
si
risolvono
nell
'
accusa
e
nella
condanna
dell
'
assessore
Attilio
Schemmari
.
Dopo
il
processo
Boccassini
sbatte
la
porta
e
lascia
Milano
per
Palermo
.
Poi
arriva
la
stagione
delle
Mani
pulite
che
Borrelli
si
trova
a
gestire
grazie
all
'
irruenza
di
un
suo
sostituto
,
Antonio
Di
Pietro
.
A
poco
a
poco
,
capisce
che
il
clima
è
cambiato
e
presta
la
sua
fine
mente
politica
al
servizio
dell
'
inchiesta
e
ne
diventa
lo
stratega
.
Borrelli
è
consapevole
che
per
andare
avanti
,
almeno
in
un
primo
momento
,
deve
trovare
una
sponda
su
una
parte
del
mondo
politico
.
Pds
e
Msi
lo
appoggiano
.
E
chi
come
Tiziana
Parenti
rischia
di
rompere
questo
legame
indiretto
finisce
per
lasciare
il
pool
.
Man
mano
che
l
'
inchiesta
procede
,
lo
scontro
con
i
politici
si
fa
sempre
più
duro
.
Quando
il
ministro
della
Giustizia
Giovanni
Conso
,
il
6
marzo
1993
,
presenta
la
proposta
di
soluzione
politica
di
Tangentopoli
,
parte
il
"
non
expedit
"
di
Borrelli
e
il
decreto
viene
affossato
.
Qui
nasce
il
Borrelli
interventista
e
da
allora
qualsiasi
proposta
nasca
in
Via
Arenula
,
con
Alfredo
Biondi
,
Filippo
Mancuso
o
Vincenzo
Caianiello
,
è
sempre
scontro
.
Il
20
dicembre
'93
,
pochi
mesi
prima
delle
elezioni
che
avrebbero
portato
Berlusconi
a
Palazzo
Chigi
,
Borrelli
rilascia
una
dichiarazione
che
suona
come
un
messaggio
ai
partiti
che
cominciano
a
prepararsi
per
la
campagna
elettorale
:
"
Chi
sa
di
avere
scheletri
nell
'
armadio
,
vergogne
del
passato
,
apra
l
'
armadio
e
si
tiri
da
parte
.
Tiratevi
da
parte
prima
che
arriviamo
noi
,
dico
io
.
Quelli
che
si
vogliono
candidare
,
si
guardino
dentro
.
Se
sono
puliti
,
vadano
avanti
tranquilli
"
.
Un
mese
prima
delle
elezioni
viene
arrestato
il
fratello
del
leader
di
uno
dei
due
schieramenti
,
Paolo
Berlusconi
;
a
pochi
giorni
dal
voto
partono
gli
ordini
di
custodia
cautelare
per
sei
manager
Publitalia
,
tra
cui
Marcello
Dell
'
Utri
.
Ma
l
'
apice
viene
raggiunto
quando
Borrelli
invia
a
Berlusconi
un
preavviso
di
garanzia
a
mezzo
stampa
.
Il
consenso
popolare
però
non
gli
manca
mai
.
Il
suo
vero
cruccio
è
occupare
la
poltrona
di
presidente
della
Corte
d
'
appello
quella
che
fu
del
padre
,
perché
Borrelli
a
differenza
di
altri
non
è
un
magistrato
che
cerca
potere
fuori
dall
'
ordine
giudiziario
.
Nel
marzo
del
'94
sembra
sul
punto
di
lasciare
la
procura
,
ma
quando
capisce
di
non
avere
i
titoli
adeguati
per
l
'
incarico
,
il
13
aprile
,
affida
a
Montanelli
la
promessa
che
la
sua
battaglia
contro
la
corruzione
continuerà
"
Resto
in
trincea
,
rinuncio
alla
Corte
d
'
appello
"
.
Il
vicepresidente
del
Csm
,
Giovanni
Galloni
,
commenterà
:
"
Macché
rinuncia
,
a
quel
ruolo
lui
non
può
aspirare
.
Ce
ne
sono
altri
prima
di
lui
e
gliel
'
ho
anche
spiegato
"
.
I
tempi
eroici
ora
sono
finiti
e
l
'
appoggio
dell
'
opinione
pubblica
non
è
così
acritico
come
un
tempo
.
E
,
come
se
non
bastasse
,
la
politica
tenta
di
rialzare
la
testa
dopo
anni
di
sottomissione
.
"
Borrelli
ormai
è
un
estremista
emarginato
-
dice
Tiziana
Maiolo
-
Elena
Paciotti
l
'
ha
spodestato
nel
ruolo
politico
di
interlocutore
della
Bicamerale
"
.
E
Maiolo
non
è
l
'
unica
a
pensare
che
le
ultime
dichiarazioni
segnino
la
fine
del
Borrelli
politico
.
La
Repubblica
,
solitamente
bene
informata
sul
pool
,
scrive
:
"
Ci
si
domanda
se
dietro
queste
asprezze
non
ci
sia
una
certa
stanchezza
,
la
sua
sfiducia
nelle
prospettive
,
forse
addirittura
la
ricerca
di
una
uscita
di
scena
in
bellezza
"
.
StampaQuotidiana ,
I
giorni
trascorrono
,
sempre
più
lenti
e
più
lunghi
,
quel
terribile
16
marzo
si
allontana
nel
tempo
,
siamo
già
a
maggio
,
ci
avviamo
verso
il
compimento
del
secondo
mese
dal
rapimento
dell
'
on.
Moro
e
dal
massacro
della
sua
scorta
.
E
l
'
opinione
pubblica
comincia
ad
avvertire
che
la
vicenda
,
così
grave
,
così
tragica
,
sta
assumendo
aspetti
sempre
più
inquietanti
.
Convince
sempre
meno
l
'
idea
che
ci
troviamo
di
fronte
soltanto
a
una
banda
di
terroristi
.
Ci
sono
i
"
fiancheggiatori
"
,
l
'
area
magmatica
dell
'
eversione
e
della
violenza
,
e
questo
si
sapeva
.
Ma
ormai
si
deve
pensare
che
c
'
è
anche
altro
:
collegamenti
,
complicità
,
ispiratori
in
zone
ben
più
"
rispettabili
"
e
"
rispettate
"
della
realtà
italiana
.
Perché
le
indagini
non
fanno
un
passo
avanti
?
Perché
invece
di
discutere
tanto
su
ipotesi
impraticabili
che
dovrebbero
indurre
-
chissà
perché
-
i
terroristi
a
rilasciare
Moro
,
al
prezzo
di
un
rovinoso
cedimento
dello
Stato
,
non
si
comincia
a
mettere
le
mani
su
qualcuno
?
Sono
domande
che
non
si
possono
più
ignorare
.
Tutti
si
dichiarano
per
la
lotta
contro
il
terrorismo
.
E
,
nonostante
le
oscillazioni
dei
socialisti
,
una
imponente
maggioranza
è
schierata
,
intorno
al
governo
,
sulla
linea
della
fermezza
.
Come
mai
,
allora
,
coloro
che
tale
fermezza
dovrebbero
concretare
con
l
'
azione
pratica
sembrano
come
paralizzati
,
o
quasi
?
E
'
un
fatto
che
le
indagini
ristagnano
.
Un
"
covo
"
,
è
vero
,
è
stato
scoperto
,
ma
per
caso
,
a
Roma
.
Altri
sono
emersi
dalle
nebbie
del
mistero
in
periferie
più
o
meno
lontane
.
Qualche
mandato
di
cattura
,
qualche
fermo
o
arresto
.
E
un
solo
"
brigatista
"
caduto
nelle
mani
della
polizia
,
e
ciò
perché
la
sua
vittima
ha
avuto
il
tempo
di
ferirlo
,
prima
di
morire
.
Ma
,
sulla
sostanza
,
sulla
pista
principale
,
non
un
solo
passo
avanti
.
Nel
frattempo
,
però
,
le
BR
hanno
continuato
a
sparare
e
ad
uccidere
.
Hanno
continuato
(
continuano
)
a
lanciare
bombe
.
Soprattutto
hanno
intensificato
la
diffusione
di
comunicati
e
lettere
,
infine
di
sole
lettere
a
firma
Aldo
Moro
,
"
con
una
puntualità
e
un
'
immediatezza
-
ha
scritto
con
sarcasmo
un
commentatore
-
di
cui
da
tempo
i
nostri
servizi
pubblici
sono
incapaci
"
.
In
questura
si
dice
che
queste
lettere
siano
ormai
parecchie
decine
.
Non
solo
.
Il
cittadino
legge
nei
giornali
che
la
famiglia
Moro
"
presumibilmente
"
è
anche
l
'
ultima
mittente
conosciuta
(
mittente
,
non
destinataria
)
di
tutte
queste
missive
.
Legge
che
la
famiglia
"
ha
evidentemente
trovato
un
canale
di
contatto
con
i
rapitori
senza
che
la
polizia
lo
scopra
"
.
Legge
,
rilegge
,
si
sente
ripetere
dalla
radio
e
dalla
TV
i
nomi
degli
"
intimi
collaboratori
"
del
presidente
della
DC
,
a
cui
i
cronisti
,
quasi
con
naturalezza
,
e
pur
senza
dirlo
,
attribuiscono
il
ruolo
di
"
postini
"
.
Scopre
l
'
esistenza
di
"
un
avvocato
vestito
in
modo
dimesso
"
che
secondo
alcuni
sarebbe
il
"
canale
"
di
cui
si
servono
i
terroristi
per
inoltrare
le
lettere
personali
di
Moro
.
E
,
pur
nel
rispetto
per
il
dramma
della
famiglia
del
rapito
,
il
cittadino
è
indotto
a
confrontare
questo
caso
ad
altri
analoghi
,
non
così
rilevanti
,
certo
,
sul
piano
politico
,
ma
non
meno
dolorosi
,
sul
piano
umano
,
come
i
due
ultimi
,
quello
di
Giovanna
Amati
e
di
Marta
Beni
-
Raddi
.
Qui
,
la
polizia
e
la
magistratura
non
sono
rimaste
paralizzate
.
Hanno
anzi
agito
e
hanno
messo
le
mani
sui
delinquenti
che
telefonavano
o
che
tenevano
contatti
per
altre
vie
.
O
forse
il
ragionamento
va
rovesciato
?
Forse
si
deve
concludere
che
,
appunto
perché
carico
di
implicazioni
politiche
,
il
caso
Moro
rende
l
'
arma
delle
indagini
"
scarica
e
inutile
"
,
per
citare
le
parole
di
un
giornale
che
le
BR
hanno
usato
volentieri
per
diffondere
gli
scritti
loro
e
del
loro
prigioniero
?
Noi
abbiamo
anche
seri
dubbi
che
per
queste
vie
tortuose
sarebbe
possibile
proteggere
meglio
la
vita
di
Aldo
Moro
.