StampaQuotidiana ,
«
Perché
agli
uragani
vengono
dati
nomi
di
donne
?
Le
donne
non
sono
disastri
che
recano
morte
e
distruzione
.
»
Questa
protesta
presentata
da
un
gruppo
di
donne
a
un
ufficio
meteorologico
americano
è
l
'
episodio
faceto
di
un
movimento
protestatario
femminile
che
si
va
diffondendo
negli
Stati
Uniti
,
nella
Germania
occidentale
,
nell
'
Inghilterra
,
nel
Belgio
,
nell
'
Olanda
e
i
cui
primi
accenni
si
annunziano
anche
in
Italia
.
Questo
movimento
è
contro
il
sessismo
:
una
parola
coniata
per
analogia
con
razzismo
e
che
indica
la
credenza
e
la
pratica
della
dominazione
maschile
sulle
donne
.
Il
movimento
«
antisessista
»
è
soprattutto
diffuso
nei
paesi
in
cui
le
donne
hanno
conquistato
la
piena
parità
di
diritti
con
gli
uomini
e
,
in
linea
di
principio
,
sono
ammesse
a
tutte
le
professioni
e
le
cariche
.
Ma
,
in
realtà
,
in
questi
paesi
le
cose
non
vanno
secondo
il
principio
.
Gli
uomini
hanno
conservato
il
loro
predominio
in
tutti
i
posti
chiave
della
società
contemporanea
.
Eppure
,
come
molti
oggi
riconoscono
,
il
cervello
non
ha
sesso
.
Non
c
'
è
differenza
sostanziale
o
misurabile
tra
i
due
sessi
per
l
'
intelligenza
,
la
capacità
di
imparare
e
insegnare
,
l
'
equilibrio
della
personalità
,
il
controllo
di
se
stesso
e
degli
altri
.
Le
differenze
su
tutti
questi
punti
sono
individuali
,
non
sessuali
;
e
volerle
stabilire
sulla
base
del
numero
degli
individui
di
un
sesso
e
dell
'
altro
che
raggiungono
il
successo
,
significa
solo
elevare
a
principio
un
costume
tradizionale
.
Questo
costume
permane
,
come
i
fatti
dimostrano
;
e
contro
di
esso
appunto
si
schiera
il
nuovo
femminismo
.
Il
problema
verte
soprattutto
sui
compiti
che
devono
essere
riconosciuti
propri
della
donna
.
La
cura
del
marito
,
dei
figli
,
della
casa
sembra
il
compito
specifico
della
donna
;
e
di
fronte
a
questo
,
gli
altri
compiti
sembrano
accessori
e
subordinati
.
Alle
donne
che
dopo
essersi
dedicate
per
un
certo
numero
di
anni
a
questo
compito
,
si
sentono
frustrate
ed
inutili
-
specialmente
quando
i
figli
sono
cresciuti
e
vivono
per
loro
conto
-
gli
psicanalisti
(
dei
quali
esse
sono
i
migliori
clienti
)
consigliano
di
«
accettare
la
loro
funzione
»
.
Ma
la
biologia
,
che
viene
spesso
invocata
a
giustificare
questa
accettazione
,
non
può
dir
nulla
in
proposito
.
La
riproduzione
della
specie
non
è
una
funzione
esclusivamente
femminile
.
Sebbene
siano
le
donne
a
portare
in
grembo
i
figli
e
a
metterli
al
mondo
,
anche
gli
uomini
sono
responsabili
della
loro
nascita
e
delle
cure
ad
essi
dovute
.
Non
ha
torto
quindi
il
nuovo
femminismo
quando
rivendica
per
la
donna
la
stessa
libertà
di
scelta
,
di
sviluppo
spirituale
e
di
impegno
personale
che
gli
uomini
hanno
sempre
rivendicato
per
sé
e
che
nessuno
chiede
loro
di
sacrificare
alle
esigenze
della
famiglia
.
Se
è
spreco
o
disgrazia
che
un
uomo
di
talento
sia
costretto
a
un
lavoro
umile
e
privo
di
soddisfazioni
,
lo
stesso
vale
per
ogni
donna
che
per
la
sua
educazione
,
i
suoi
interessi
e
la
sua
personalità
potrebbe
svolgere
compiti
adeguati
e
che
è
invece
costretta
a
consumare
la
sua
vita
nell
'
angusta
cerchia
dell
'
ambiente
familiare
.
Nella
molteplicità
dei
compiti
e
delle
funzioni
che
la
società
moderna
esige
e
nella
loro
crescente
complessità
,
questo
spreco
può
,
a
lungo
andare
,
diminuire
l
'
efficienza
complessiva
del
genere
umano
e
ridurne
la
possibilità
di
sopravvivenza
.
Ma
nel
nuovo
femminismo
il
problema
dei
compiti
della
donna
diventa
soprattutto
un
problema
morale
.
Ciò
che
oggi
la
donna
rivendica
è
la
sua
dignità
,
il
diritto
di
realizzare
la
propria
personalità
in
un
'
attività
di
sua
scelta
,
cui
sia
portata
dalla
sua
preparazione
e
dai
suoi
interessi
,
e
di
non
valere
come
un
puro
strumento
del
piacere
maschile
o
della
continuazione
della
specie
.
Esse
lamentano
(
e
non
a
torto
)
che
la
cosiddetta
«
rivoluzione
sessuale
»
ha
aggravato
,
non
migliorato
,
la
loro
condizione
.
Lo
sfruttamento
strumentale
della
donna
come
oggetto
di
piacere
,
di
desiderio
o
di
decorazione
è
stato
favorito
dalla
rivoluzione
sessuale
che
ha
dato
libero
corso
alla
più
sfrenata
pornografia
.
Gli
stessi
movimenti
contestatari
,
pur
nelle
loro
velleità
rivoluzionarie
,
aggravano
lo
sfruttamento
o
l
'
asservimento
sessuale
delle
donne
.
Gli
psicanalisti
,
a
partire
da
Freud
,
insistono
sulla
malformazione
del
SuperEgo
nella
donna
;
e
il
SuperEgo
è
la
parte
critica
e
razionale
della
personalità
umana
.
Veri
e
propri
«
insulti
alle
donne
»
sono
considerati
le
immagini
e
gli
avvisi
pubblicitari
che
sfruttano
la
figura
femminile
o
si
rivolgono
alle
donne
come
a
semplici
animali
domestici
o
propongono
prodotti
d
'
igiene
intima
che
le
fanno
sentire
in
una
condizione
servile
.
Non
c
'
è
dubbio
che
il
modello
stereotipato
della
donna
come
un
essere
debole
e
bisognoso
di
protezione
,
di
scarso
cervello
e
di
molto
sentimento
,
che
ha
bisogno
di
vivere
la
sua
vita
attraverso
quella
del
marito
e
dei
figli
e
che
solo
attraverso
questa
mediazione
partecipa
alle
cose
del
mondo
,
è
duro
a
morire
e
ancora
domina
la
mentalità
dei
paesi
che
si
ritengono
più
evoluti
.
A
questo
modello
si
contrappone
l
'
altro
,
altrettanto
stereotipato
,
del
maschio
forte
e
sicuro
di
sé
,
privo
di
debolezze
sentimentali
,
volitivo
e
dominatore
.
Ma
proprio
dal
contrasto
di
questi
due
modelli
e
dal
tentativo
di
ognuno
dei
due
sessi
di
adeguarsi
al
proprio
nascono
le
maggiori
difficoltà
per
la
comprensione
reciproca
,
per
la
reciproca
soddisfazione
sessuale
e
per
la
vita
in
comune
.
Non
solo
gli
uomini
,
certo
,
sono
responsabili
della
sopravvivenza
anacronistica
di
questi
fittizi
stereotipi
:
perché
anche
la
grande
maggioranza
delle
donne
si
adegua
ad
essi
più
o
meno
inconsapevolmente
e
contribuisce
a
mantenerli
in
vita
,
dando
agli
uomini
la
possibilità
di
sfruttarle
per
il
proprio
vantaggio
o
il
proprio
piacere
.
Ma
il
nuovo
femminismo
ha
almeno
il
coraggio
di
denunciare
apertamente
questa
sommissione
.
Certo
il
nuovo
femminismo
corre
il
rischio
di
mascolinizzare
la
donna
e
di
femminilizzare
l
'
uomo
,
mantenendo
così
in
piedi
,
e
addizionando
,
gli
effetti
negativi
di
quei
modelli
stereotipi
che
si
vorrebbero
abolire
.
Immesse
bruscamente
in
un
mondo
duro
e
competitivo
in
cui
la
carriera
,
il
successo
,
il
denaro
e
il
godimento
immediato
sono
i
valori
fondamentali
,
la
donna
rischia
di
perdere
proprio
quei
valori
di
umanità
,
di
sensibilità
,
di
tenerezza
amichevole
in
nome
dei
quali
combatte
.
E
già
alcune
manifestazioni
del
movimento
femminista
,
che
è
finora
variopinto
e
diversamente
orientato
,
preannunciano
questo
pericolo
.
Ma
i
rischi
,
come
si
sa
,
insorgono
ovunque
ci
si
rivolga
.
E
non
si
può
,
in
nome
di
essi
,
ignorare
o
rifiutare
a
priori
l
'
esigenza
di
dignità
morale
che
è
alla
base
del
nuovo
femminismo
.
D
'
altronde
,
il
mondo
degli
uomini
non
ha
finora
dato
buona
prova
di
sé
.
Le
questioni
di
prestigio
e
di
orgoglio
,
i
ripicchi
crudeli
,
l
'
intolleranza
,
i
conflitti
,
i
fanatismi
di
ogni
specie
,
che
traggono
spesso
occasione
da
pretesti
puerili
,
si
aggravano
ogni
giorno
in
un
mondo
che
è
governato
praticamente
dal
«
sesso
forte
»
.
Se
la
partecipazione
crescente
delle
donne
a
un
mondo
siffatto
potrà
fermare
e
diminuire
l
'
espansione
di
queste
tendenze
negative
e
promuovere
la
considerazione
dei
problemi
concreti
(
ai
quali
la
donna
rimane
finora
più
attaccata
dell
'
uomo
)
,
la
diminuzione
dell
'
orgoglio
e
della
violenza
e
la
solidarietà
amichevole
fra
gli
esseri
umani
,
questa
partecipazione
sarà
salutata
con
gioia
da
tutti
gli
uomini
di
buona
volontà
.
Si
tratta
,
certo
,
solo
di
una
speranza
o
di
una
promessa
:
di
una
possibilità
che
può
anche
non
verificarsi
.
Ma
essa
non
può
essere
senz
'
altro
scartata
perché
il
genere
umano
,
di
fronte
ai
problemi
che
gli
si
prospettano
,
non
può
rinunciare
all
'
aiuto
effettivo
della
metà
degli
esseri
che
lo
costituiscono
.
StampaQuotidiana ,
La
monogamia
,
forse
la
più
antica
e
venerabile
istituzione
della
nostra
civiltà
occidentale
(
e
non
solo
di
questa
)
,
è
oggi
minacciata
da
molti
pericoli
e
il
suo
avvenire
appare
incerto
.
Il
numero
dei
divorzi
è
in
crescente
aumento
nei
Paesi
in
cui
il
divorzio
è
ammesso
;
dove
non
è
ammesso
,
è
in
aumento
il
numero
delle
separazioni
legali
o
di
fatto
tra
i
coniugi
.
È
in
crescente
aumento
il
numero
dei
matrimoni
sbagliati
,
che
continuano
per
forza
di
inerzia
e
si
riducono
a
una
forma
di
coabitazione
occasionale
o
forzata
,
in
cui
non
c
'
è
più
traccia
di
solidarietà
o
di
affetto
fra
i
coniugi
.
L
'
opera
dei
consulenti
matrimoniali
,
che
si
moltiplicano
in
tutti
i
Paesi
,
può
certo
contribuire
a
risolvere
problemi
che
insorgono
fra
i
coniugi
,
tanto
più
che
si
rivolgono
ad
essi
i
coniugi
che
ritengono
solubili
i
loro
problemi
;
ma
non
può
ricreare
dal
nulla
un
'
unione
che
più
non
esiste
.
È
infine
in
aumento
il
numero
delle
nascite
irregolari
,
cioè
dei
figli
nati
fuori
del
matrimonio
.
Questi
fenomeni
sono
assunti
solitamente
come
segni
di
crisi
dell
'
istituzione
monogamica
,
perché
tendono
a
diffondersi
con
la
massima
rapidità
in
tutti
i
Paesi
che
sono
usciti
dalla
fase
agricola
o
patriarcale
del
loro
sviluppo
.
Anche
le
nuove
dimensioni
di
libertà
raggiunte
dalle
donne
li
favoriscono
:
perché
,
cessando
il
loro
stato
di
dipendenza
economica
e
sociale
,
le
donne
sono
in
grado
di
assumersi
l
'
iniziativa
della
rottura
.
Ma
ci
sono
altri
sintomi
altrettanto
inquietanti
,
che
non
si
ricavano
dalle
statistiche
,
ma
da
certe
manifestazioni
del
costume
contemporaneo
.
Molti
coniugi
si
concedono
a
vicenda
una
«
vacanza
matrimoniale
»
nella
quale
sono
liberi
d
'
intrattenere
i
rapporti
che
vogliono
con
altre
persone
.
Nella
Svezia
ed
in
America
vanno
diffondendosi
«
matrimoni
di
gruppo
»
nei
quali
individui
e
coppie
vivono
assieme
,
unendo
le
loro
risorse
finanziarie
e
dividendosi
le
spese
,
i
lavori
domestici
e
le
cure
dell
'
allevamento
dei
figli
.
Qualche
volta
,
tutto
si
ferma
qui
;
altre
volte
,
si
ammette
fra
i
membri
della
comune
(
come
si
suole
chiamarla
)
la
più
ampia
libertà
sessuale
o
addirittura
si
sconsiglia
o
si
vieta
la
formazione
di
coppie
fisse
.
Nonostante
il
nome
,
i
membri
della
comune
non
cedono
al
gruppo
le
loro
proprietà
personali
.
Ma
spesso
si
considerano
come
un
'
avanguardia
rivoluzionaria
,
come
gli
antesignani
di
una
nuova
utopia
,
di
una
società
in
cui
non
ci
siano
più
aggressioni
e
guerre
,
poveri
e
ricchi
,
né
lavori
faticosi
o
degradanti
;
e
in
cui
sia
lasciata
ad
ogni
individuo
la
libertà
di
creare
la
propria
vita
e
di
raggiungere
la
felicità
che
desidera
.
Questa
ricerca
di
nuovi
modi
di
vita
e
di
nuove
istituzioni
è
una
caratteristica
del
nostro
tempo
,
che
non
intende
rinunciare
all
'
esperimento
,
all
'
avventura
e
al
rischio
.
Non
si
può
condannarla
in
anticipo
,
né
in
anticipo
garantirne
il
successo
e
fidare
su
di
essa
per
il
progresso
del
genere
umano
:
il
quale
,
d
'
altronde
,
non
può
rinunciare
a
sperimentare
nuove
vie
,
dato
che
vede
continuamente
diminuite
le
sue
prospettive
,
non
solo
di
progresso
,
ma
di
sopravvivenza
.
Tuttavia
,
per
ciò
che
riguarda
la
monogamia
,
non
tutti
i
sintomi
addotti
sembrano
minacciarla
.
Bisogna
,
in
primo
luogo
,
distinguere
fra
la
monogamia
come
istituzione
morale
o
semplicemente
umana
e
l
'
istituto
giuridico
.
L
'
istituzione
morale
è
la
scelta
duratura
,
perché
continuamente
rinnovata
,
di
vivere
insieme
secondo
un
progetto
concordato
e
correggibile
via
via
nei
suoi
dettagli
.
L
'
istituto
giuridico
del
matrimonio
è
un
contratto
che
impegna
i
coniugi
a
certi
obblighi
sanzionati
ed
ha
certi
effetti
legali
e
soprattutto
patrimoniali
.
Tale
contratto
implica
certo
,
fra
le
condizioni
della
sua
validità
,
la
libera
scelta
dei
contraenti
,
ma
limita
questa
scelta
all
'
atto
della
stipula
;
adegua
inoltre
gli
obblighi
e
i
diritti
legali
che
sancisce
a
un
modello
stabilito
dalla
tradizione
e
dal
costume
,
che
è
spesso
in
contrasto
con
le
esigenze
e
i
problemi
sempre
nuovi
della
vita
quotidiana
.
La
crisi
del
matrimonio
come
istituto
giuridico
non
è
perciò
,
necessariamente
,
la
crisi
della
monogamia
.
Un
matrimonio
legalmente
valido
e
che
i
coniugi
hanno
un
interesse
qualsiasi
a
mantenere
tale
,
può
non
avere
nessuno
dei
caratteri
autentici
della
monogamia
.
Questa
,
a
sua
volta
,
può
riscontrarsi
in
unioni
che
non
hanno
alcun
riconoscimento
giuridico
.
Il
ricorso
al
divorzio
,
dall
'
altro
lato
,
non
è
una
sfida
alla
monogamia
,
ma
il
riconoscimento
di
un
'
unione
sbagliata
o
impossibile
a
mantenersi
in
piedi
o
che
potrebbe
essere
resa
sopportabile
solo
da
qualche
forma
più
o
meno
occulta
di
poligamia
.
Chi
divorzia
intende
spesso
infatti
ricrearsi
una
famiglia
,
trovare
in
una
nuova
unione
l
'
affetto
e
la
solidarietà
che
gli
sono
mancati
nell
'
altra
.
Per
quanto
possa
apparire
paradossale
,
il
divorzio
è
più
spesso
un
omaggio
alla
monogamia
,
che
un
rifiuto
di
essa
:
costituisce
,
per
chi
vi
ricorre
,
la
possibilità
di
una
scelta
nuova
e
più
promettente
sotto
l
'
aspetto
della
comprensione
,
dell
'
assistenza
e
dell
'
amore
,
cioè
di
un
'
unione
effettivamente
monogamica
.
Quanto
ai
gruppi
e
alle
«
comuni
»
,
se
si
prescinde
dal
loro
carattere
politico
e
neoutopistico
,
del
quale
non
si
riesce
a
scorgere
il
fondamento
reale
,
essi
appaiono
piuttosto
come
forme
di
protesta
contro
i
modelli
morali
e
giuridici
tradizionali
o
tentativi
di
gruppi
o
persone
di
uscire
dalla
solitudine
e
di
ritrovarsi
in
un
ambiente
accogliente
e
solidale
.
Ma
le
forze
che
minano
tali
gruppi
sono
il
disaccordo
nella
divisione
dei
compiti
,
le
gelosie
,
l
'
indifferenza
reciproca
o
l
'
accordo
più
stretto
che
si
stabilisce
fra
coppie
dei
loro
membri
.
Il
gruppo
non
ha
molti
vantaggi
sul
matrimonio
:
ne
moltiplica
solo
le
difficoltà
in
proporzione
al
numero
dei
componenti
.
La
monogamia
è
l
'
aspirazione
nascosta
di
uomini
e
donne
,
ma
è
difficile
da
realizzarsi
.
La
scelta
continua
,
che
essa
implica
,
del
proprio
compagno
e
del
comune
progetto
di
vita
esige
che
si
punti
sull
'
essenziale
e
che
si
superino
con
intelligenza
e
comprensione
reciproca
i
problemi
,
le
difficoltà
e
i
conflitti
che
sono
inevitabili
nella
vita
quotidiana
.
Essa
può
essere
realizzata
da
persone
,
di
qualsiasi
età
,
che
abbiano
raggiunto
un
grado
di
maturità
sufficiente
,
cioè
una
personalità
stabile
o
equilibrata
che
non
sia
più
soggetta
a
oscillazioni
e
mutamenti
radicali
.
È
difficile
infatti
continuare
a
convivere
in
accordo
sostanziale
con
una
persona
che
si
ritrova
accanto
a
sé
mutata
nei
suoi
tratti
caratteristici
e
che
è
diventata
estranea
rispetto
a
quella
che
era
apparsa
al
primo
incontro
.
In
questo
caso
,
com
'
è
ovvio
,
la
scelta
non
è
ripetibile
.
La
durata
di
un
'
unione
monogamica
dipende
,
più
che
dalle
circostanze
esterne
,
che
inevitabilmente
mutano
con
l
'
età
e
con
le
circostanze
ambientali
,
dalla
volontà
costante
di
conservarsi
l
'
affetto
,
la
fiducia
e
la
solidarietà
del
proprio
compagno
,
dimostrandogli
affetto
,
fiducia
e
solidarietà
in
ogni
occasione
.
In
un
mondo
scisso
da
conflitti
di
ogni
genere
,
e
in
cui
le
stesse
aspirazioni
umanitarie
più
nobili
sono
spesso
fomiti
di
lotte
violente
,
l
'
amore
monogamico
è
(
con
l
'
amicizia
autentica
,
che
è
altrettanto
rara
)
la
sola
via
per
uscire
dall
'
indifferenza
e
dall
'
anonimato
della
massa
amorfa
e
raggiungere
la
serenità
e
la
gioia
di
vivere
.
Speriamo
che
gli
uomini
non
trascurino
questa
via
e
traggano
,
dai
loro
stessi
insuccessi
,
gl
'
insegnamenti
per
imboccarla
e
percorrerla
.
StampaQuotidiana ,
Un
ritorno
al
romanticismo
sembra
annunziato
da
alcuni
sintomi
che
emergono
fra
gli
umori
mutevoli
della
società
contemporanea
.
Tra
questi
sintomi
si
annovera
il
successo
enorme
,
e
imprevisto
,
che
sta
ottenendo
in
America
(
e
otterrà
probabilmente
negli
altri
Paesi
)
un
breve
romanzo
,
Love
Story
di
Erich
Segal
,
e
il
film
che
ne
è
stato
tratto
.
È
la
storia
dell
'
amore
coniugale
di
due
giovani
moralmente
sani
e
maturi
,
che
non
scindono
l
'
amore
dal
sesso
e
il
sesso
dall
'
amore
,
storia
che
termina
tragicamente
perché
la
giovane
moglie
muore
di
cancro
.
Nel
magma
caotico
di
erotismo
,
pornografia
,
violenza
contestataria
o
anticontestataria
e
delinquenza
,
che
costituisce
il
contenuto
prevalente
della
narrativa
e
del
cinema
e
sembra
il
pascolo
obbligato
di
ogni
persona
ben
pensante
,
il
successo
di
una
storia
come
questa
può
veramente
apparire
un
fenomeno
da
baraccone
.
Dunque
,
gli
uomini
non
si
sono
dimenticati
del
«
sentimento
»
?
Possono
ancora
commuoversi
e
versare
lacrime
per
la
storia
patetica
e
semplice
di
un
matrimonio
d
'
amore
riuscito
,
destinato
a
durare
,
e
interrotto
soltanto
da
una
cieca
fatalità
?
Il
romanticismo
non
è
finito
,
se
il
sentimentalismo
può
prendersi
ancora
tali
rivincite
.
E
se
non
è
finito
,
potrà
forse
porre
un
argine
alla
promiscuità
sessuale
,
alla
violenza
indiscriminata
,
alla
ricerca
stravagante
di
piaceri
proibiti
,
al
desiderio
dei
facili
guadagni
.
Potrà
dare
nuova
forza
a
valori
che
si
ritenevano
morti
o
moribondi
:
alla
moralità
della
vita
,
al
matrimonio
,
al
lavoro
,
al
rispetto
della
persona
umana
e
soprattutto
della
donna
.
Ben
venga
dunque
un
nuovo
romanticismo
,
se
metterà
un
po
'
d
'
ordine
ed
equilibrio
nel
caos
delle
tensioni
e
delle
inquietudini
della
vita
moderna
.
Prescindendo
dalla
sproporzione
che
c
'
è
tra
tali
speranze
e
il
fenomeno
che
le
fa
nascere
,
non
si
può
fare
a
meno
di
riconoscere
,
se
si
tengono
presenti
tensioni
e
inquietudini
,
che
nel
romanticismo
noi
siamo
,
almeno
per
ora
,
immersi
fino
al
collo
.
Giacché
il
romanticismo
non
è
solo
il
riconoscimento
del
valore
del
sentimento
:
è
la
fede
che
il
sentimento
è
tutto
e
la
ragione
è
nulla
;
o
,
viceversa
,
che
la
ragione
è
tutto
e
il
sentimento
nulla
.
Lo
spirito
romantico
è
caratterizzato
dalla
brama
e
dalla
smania
dell
'
Infinito
e
del
Tutto
e
dall
'
insofferenza
e
dal
disprezzo
per
quel
che
è
condizionato
,
finito
,
limitato
e
imperfetto
.
Lo
spirito
romantico
esige
che
l
'
uomo
raggiunga
l
'
onnipotenza
e
la
felicità
dell
'
Assoluto
,
che
si
identifichi
con
Dio
.
Dice
Hòlderlin
,
che
è
il
più
significativo
poeta
del
romanticismo
:
«
Essere
uno
col
tutto
,
questa
è
la
vita
degli
Dei
e
il
cielo
dell
'
uomo
!
Essere
uno
con
tutto
ciò
che
vive
,
tornare
,
in
un
beato
divino
oblio
di
sé
,
nel
tutto
della
natura
,
questo
è
il
vertice
dei
pensieri
e
delle
gioie
,
questa
è
la
sacra
vetta
del
Monte
,
la
sede
dell
'
eterna
quiete
»
.
Che
questa
sacra
vetta
si
raggiunga
mediante
il
sentimento
o
la
ragione
,
nel
sogno
o
nella
realtà
,
attraverso
la
fede
religiosa
o
l
'
uso
della
droga
,
sono
differenze
che
non
importano
molto
.
Importante
è
la
mèta
,
cioè
l
'
infinito
della
potenza
e
della
gioia
,
e
questa
mèta
,
secondo
i
romantici
,
è
accessibile
all
'
uomo
.
Un
altro
tipico
scrittore
romantico
,
Novalis
,
che
morì
tisico
a
ventinove
anni
,
scriveva
:
«
Agli
uomini
nessuna
cosa
è
impossibile
:
quello
che
io
voglio
,
lo
posso
»
.
Quest
'
eredità
romantica
si
può
vedere
in
azione
in
molti
fenomeni
macroscopici
del
nostro
tempo
.
La
tendenza
a
prescindere
dalle
strettoie
della
realtà
,
a
considerare
«
infinito
»
se
stesso
,
a
chiudersi
in
sé
e
a
dimenticare
gli
altri
,
è
una
tentazione
cui
pochi
si
sottraggono
.
Si
vuole
tutto
e
subito
,
senza
sapere
che
cosa
sia
questo
tutto
e
come
e
a
quale
costo
si
può
ottenere
.
Al
rispetto
dell
'
individualità
si
sostituisce
il
culto
dell
'
individuo
,
considerato
come
la
realtà
unica
e
,
come
diceva
Novalis
,
onnipotente
.
E
al
culto
dell
'
individuo
si
accompagna
spesso
,
come
avvenne
nel
romanticismo
ottocentesco
,
il
culto
orgiastico
degli
eroi
,
siano
essi
personalità
politiche
o
gli
idoli
sportivi
o
canori
del
momento
.
La
rivoluzione
,
che
promette
tutto
senza
specificare
nulla
,
sembra
preferibile
alle
riforme
che
fanno
i
conti
con
la
realtà
ed
esigono
lavoro
e
rinunce
per
la
loro
attuazione
.
L
'
utopia
amorfa
e
sognante
,
che
prospetta
la
felicità
a
breve
scadenza
,
ha
più
fascino
dell
'
azione
politica
accorta
e
lungimirante
che
si
fonda
su
precisi
progetti
.
Ogni
progetto
fondato
su
dati
attendibili
e
su
linee
di
tendenza
controllabili
suscita
diffidenze
e
opposizioni
,
mentre
ogni
vaga
aspirazione
a
uno
stato
futuro
di
perfezione
suscita
approvazione
ed
entusiasmo
.
Si
sferrano
calci
al
vicino
,
si
rimane
indifferenti
alla
sua
distruzione
,
ma
si
crede
nell
'
amore
universale
tra
gli
uomini
.
Si
infinitizza
la
scienza
,
considerandola
come
una
forza
onnipotente
capace
di
assicurare
da
sola
l
'
avvenire
e
la
felicità
del
genere
umano
.
Nel
campo
stesso
della
religione
,
si
tende
a
sostituire
all
'
infinità
trascendente
di
Dio
l
'
infinità
immanente
dell
'
uomo
.
E
nello
stordimento
orgiastico
,
che
si
cerca
con
tutti
i
mezzi
,
si
obbedisce
ancora
una
volta
al
detto
di
Hòlderlin
:
«
Un
dio
è
l
'
uomo
quando
sogna
,
un
mendicante
quando
pensa
»
.
C
'
è
la
scienza
,
certo
,
e
c
'
è
buona
parte
della
filosofia
contemporanea
che
hanno
vòlto
le
spalle
allo
spirito
romantico
o
sono
meno
soggette
alle
sue
tentazioni
.
La
scienza
autentica
,
almeno
,
cioè
quella
che
non
indulge
ai
sogni
avveniristici
dei
dilettanti
,
sa
che
da
ogni
problema
risolto
ne
nascono
altri
,
più
difficili
,
da
risolvere
ancora
;
che
il
controllo
che
l
'
uomo
esercita
o
potrà
esercitare
sulla
natura
non
sarà
mai
completo
e
totale
e
che
questo
controllo
stesso
rischia
d
'
impoverire
e
di
distruggere
le
risorse
che
la
natura
offre
all
'
uomo
.
La
biologia
mostra
sempre
meglio
la
subordinazione
della
vita
all
'
imprevedibilità
del
caso
,
l
'
economia
mostra
i
costi
di
denaro
,
di
lavoro
e
di
rinunce
che
ogni
progresso
o
trasformazione
sociale
comporta
.
La
filosofia
,
quando
non
diventa
profezia
o
evasione
,
mette
in
luce
la
limitazione
delle
scelte
che
si
offrono
all
'
uomo
in
ogni
condizione
in
cui
si
trovi
e
il
pericolo
che
una
scelta
sbagliata
gli
diminuisca
o
tolga
la
libertà
di
scelta
.
L
'
ottimismo
romantico
per
cui
l
'
uomo
,
almeno
potenzialmente
,
sa
già
tutto
,
può
tutto
e
ha
tutto
,
trova
dure
smentite
nel
sapere
positivo
di
cui
disponiamo
.
Ma
,
dall
'
altro
lato
,
un
pessimismo
consigliere
di
inerzia
o
di
attesa
passiva
sarebbe
altrettanto
romantico
.
Antiromantico
,
o
non
romantico
,
è
chi
non
ignora
i
limiti
umani
,
ma
non
perciò
si
sente
impotente
;
chi
conosce
le
difficoltà
e
studia
i
mezzi
migliori
per
affrontarle
;
chi
è
disposto
a
subire
la
sofferenza
e
la
lotta
,
senza
darsi
per
vinto
.
Per
lo
stato
d
'
incertezza
e
di
pericolo
in
cui
si
trova
oggi
il
genere
umano
,
i
romantici
sono
ancora
troppi
e
gli
antiromantici
troppo
pochi
.
Ma
se
un
insegnamento
si
può
trarre
dal
romanzo
di
Segal
,
esso
è
antiromantico
.
Un
amore
felice
,
sia
pure
espresso
nella
forma
della
retorica
scurrile
che
è
oggi
di
moda
,
distrutto
in
qualche
mese
da
un
male
ineluttabile
:
che
può
insegnare
questa
storia
?
Che
il
paradiso
è
lontano
.
StampaQuotidiana ,
Da
tre
giorni
l
'
impresa
dell
'
«
Apollo
13
»
,
che
al
suo
inizio
non
aveva
suscitato
né
interesse
né
scalpore
,
tiene
col
fiato
sospeso
tutta
l
'
umanità
che
dispone
di
servizi
d
'
informazione
sufficienti
.
L
'
impresa
è
fallita
e
gli
astronauti
sono
in
pericolo
.
Il
lato
umano
della
vicenda
per
ora
prevale
,
nell
'
atmosfera
di
suspense
che
si
è
creata
.
Tre
uomini
eccezionali
per
la
loro
struttura
psicofisica
,
la
loro
preparazione
tecnica
e
il
loro
coraggio
,
devono
sfruttare
al
massimo
le
loro
risorse
e
la
loro
vita
rimane
attaccata
ad
un
filo
.
Tutti
sperano
che
se
la
caveranno
e
tutti
faranno
il
possibile
per
aiutarli
;
ma
nessuno
riesce
ad
essere
troppo
ottimista
.
Ma
comunque
vadano
le
cose
,
il
fallimento
dell
'
impresa
contiene
una
lezione
solenne
.
È
facile
prevedere
che
esso
rinfocolerà
le
polemiche
sull
'
opportunità
stessa
dei
voli
spaziali
:
sulla
saggezza
di
una
scelta
che
destina
a
tali
voli
somme
enormi
di
ricchezza
,
di
energie
umane
e
di
sacrifici
,
somme
che
potrebbero
essere
più
utilmente
,
o
almeno
con
vantaggi
più
evidenti
e
immediati
,
destinate
ad
alleviare
le
miserie
,
le
disuguaglianze
e
le
conseguenti
tensioni
che
ancora
regnano
in
tutte
le
parti
del
mondo
,
anche
nelle
più
fortunate
.
I
vantaggi
immediati
ricavati
dai
viaggi
spaziali
sono
finora
minimi
:
a
prescindere
dalla
somma
di
conoscenze
nuove
(
ma
ancora
non
decisive
)
che
essi
hanno
apportato
,
si
riducono
a
perfezionamenti
tecnici
che
,
scoperti
o
messi
a
prova
per
la
prima
volta
in
occasione
di
quei
viaggi
,
possono
essere
utilizzati
in
campi
diversi
.
Il
problema
dunque
permane
.
E
non
c
'
è
dubbio
che
la
soluzione
negativa
di
questo
problema
,
fondata
com
'
è
su
un
argomento
d
'
immediata
evidenza
,
vedrà
crescere
il
numero
dei
suoi
sostenitori
.
Tuttavia
ci
si
accorgerà
subito
che
,
se
essa
viene
sufficientemente
generalizzata
,
prova
troppo
,
come
dicevano
gli
antichi
logici
.
L
'
umanità
ha
sempre
sofferto
di
miserie
,
ingiustizie
e
disuguaglianze
.
Se
tutte
le
sue
risorse
fossero
state
destinate
al
soddisfacimento
dei
suoi
bisogni
immediati
e
non
anche
,
in
parte
,
all
'
arricchimento
delle
sue
conoscenze
,
avrebbe
rinunciato
agli
strumenti
più
efficaci
per
fronteggiare
i
suoi
mali
;
anzi
,
forse
,
non
sarebbe
giunta
neppure
a
conoscere
l
'
estensione
,
la
portata
,
e
la
causa
dei
suoi
mali
.
Non
ne
avrebbe
avuti
i
mezzi
né
l
'
opportunità
,
le
sarebbero
sfuggiti
i
dati
indispensabili
per
la
loro
diagnosi
e
la
loro
prognosi
.
E
,
sempre
in
quell
'
ipotesi
,
che
cosa
dire
della
somma
di
ricchezze
e
di
energie
che
,
in
tutte
le
civiltà
passate
e
presenti
,
sono
state
e
sono
impiegate
per
l
'
arte
e
il
divertimento
:
templi
,
edifici
grandiosi
,
tombe
monumentali
,
opere
d
'
arte
di
tutte
le
specie
,
giochi
spettacolari
,
mantenimento
di
caste
sacerdotali
o
privilegiate
per
la
natura
del
compito
loro
affidato
,
sono
il
frutto
dell
'
impiego
di
una
parte
delle
sempre
limitate
risorse
di
cui
l
'
umanità
è
stata
fornita
per
scopi
che
non
erano
quelli
dei
bisogni
immediati
.
Certo
,
non
sappiamo
se
e
quando
le
conoscenze
acquisite
con
le
imprese
spaziali
si
trasformeranno
in
denaro
contante
,
in
benefici
o
vantaggi
per
l
'
umanità
tutta
.
Ma
la
storia
della
scienza
è
ricca
d
'
insegnamenti
a
questo
proposito
.
Scoperte
o
invenzioni
ritenute
inutili
,
inconcludenti
o
troppo
«
astratte
»
per
servire
a
un
qualsiasi
scopo
pratico
,
si
sono
rivelate
feconde
di
risultati
concreti
e
utilizzabili
nei
più
disparati
campi
per
la
salute
o
il
benessere
dell
'
uomo
.
E
così
la
missione
dell
'
«
Apollo
13
»
è
fallita
;
e
questo
fallimento
è
la
lezione
principale
da
mandare
a
memoria
.
Ad
eccezione
dei
tre
astronauti
che
,
in
virtù
dell
'
addestramento
ricevuto
,
hanno
conservato
una
calma
esemplare
e
,
forse
,
dei
dirigenti
dell
'
impresa
che
li
guidano
da
terra
,
questo
fallimento
ha
colpito
il
resto
del
genere
umano
come
un
fulmine
a
ciel
sereno
,
come
un
evento
straordinario
e
fatale
.
Tutti
davano
per
scontata
la
perfezione
degli
ordigni
,
l
'
efficienza
infallibile
dell
'
organizzazione
,
l
'
assenza
di
imprevisti
rischiosi
.
Una
volta
raggiunto
un
successo
,
che
può
anche
essere
un
colpo
di
fortuna
,
l
'
uomo
tende
a
credere
di
aver
avuto
partita
vinta
e
che
il
successo
continuerà
,
ed
è
portato
ad
imprecare
e
a
sentirsi
offeso
dalla
sorte
e
a
perdere
ogni
coraggio
appena
si
accorge
che
le
cose
non
stanno
così
,
che
il
rischio
permane
tutt
'
ora
.
In
particolare
,
per
quanto
riguarda
il
dominio
delle
forze
naturali
,
gli
uomini
sono
portati
a
credere
oggi
che
la
scienza
sia
pressoché
onnipotente
,
che
il
dominio
da
essa
stabilito
sulla
natura
sia
totale
e
definitivo
e
che
la
natura
sia
diventata
docile
ai
suoi
comandi
come
uno
spirito
folletto
agli
incantesimi
di
uno
stregone
.
Purtroppo
le
cose
non
stanno
così
e
,
per
quel
che
è
dato
sapere
,
non
saranno
mai
così
.
Una
quota
ineliminabile
di
rischio
rimane
nelle
imprese
della
scienza
come
nelle
più
banali
azioni
quotidiane
dell
'
uomo
.
Può
comportare
un
rischio
entrare
in
una
vasca
da
bagno
,
manovrare
un
aggeggio
domestico
o
uscir
di
casa
la
mattina
.
E
anzi
,
quanto
più
complessi
,
meticolosi
e
raffinati
sono
i
congegni
che
l
'
uomo
riesce
a
creare
,
tanto
più
son
delicati
e
soggetti
a
guasti
imprevisti
.
Un
granello
di
sabbia
non
dà
nessun
fastidio
a
una
macchina
semplice
ma
può
bloccare
un
calcolatore
elettronico
.
La
dipendenza
dell
'
uomo
dalla
natura
non
è
ridotta
a
zero
dagli
strumenti
di
cui
egli
si
serve
per
dominarla
,
ma
è
elevata
a
potenza
in
proporzione
della
complessità
delle
macchine
.
E
lo
stesso
vale
per
ogni
tipo
o
forma
di
organizzazione
,
di
istituzione
,
di
struttura
umana
o
sociale
.
A
misura
che
queste
organizzazioni
e
strutture
diventano
più
complesse
e
ordinate
,
quindi
più
efficienti
rispetto
agli
scopi
che
si
propongono
,
la
loro
fragilità
aumenta
e
si
accrescono
i
rischi
che
incombono
sul
loro
funzionamento
.
Istituzioni
secolari
possono
esser
messe
in
crisi
dal
granello
di
sabbia
di
un
problema
non
risolto
,
di
un
dissenso
interno
e
di
un
mutamento
di
circostanze
.
Siamo
tutti
portati
a
credere
,
con
ingenuità
quasi
infantile
,
che
la
potenzialità
scientifica
,
tecnica
ed
economica
della
nostra
società
sia
destinata
a
raggiungere
punte
sempre
più
alte
,
che
il
progresso
verso
la
libertà
non
possa
arrestarsi
,
che
la
vita
dell
'
uomo
sarà
in
tutti
i
sensi
meglio
garantita
,
nel
futuro
,
dalla
forza
intrinseca
e
impersonale
degli
organismi
collettivi
,
a
prescindere
dalla
buona
o
cattiva
volontà
di
coloro
che
vi
prendono
parte
.
Ma
questi
organismi
diventano
tanto
più
fragili
quanto
più
si
perfezionano
e
la
loro
vita
può
essere
messa
in
pericolo
,
ad
ogni
istante
,
dalla
mancanza
di
impegno
,
di
vigilanza
e
di
controllo
.
Oggi
più
che
mai
l
'
uomo
deve
sottrarsi
alla
morsa
dell
'
alternativa
tra
l
'
esaltazione
entusiastica
e
la
disperazione
angosciata
.
Dove
considerare
ogni
successo
una
conquista
che
richiede
ancora
lavoro
e
sacrifici
per
essere
conservata
e
potenziata
e
ogni
insuccesso
come
un
rischio
inevitabile
che
non
deve
distoglierlo
dal
lavoro
e
dalla
ricerca
ulteriore
.
Forse
tra
alcune
ore
,
come
tutti
speriamo
,
i
tre
uomini
dello
spazio
saranno
di
nuovo
sulla
Terra
,
trionfatori
nell
'
insuccesso
.
Ma
l
'
insuccesso
rimane
con
la
sua
perdita
enorme
di
denaro
,
di
lavoro
e
di
energie
.
E
l
'
importante
è
che
la
lezione
salutare
che
esso
ci
ha
inflitta
non
vada
dimenticata
e
sia
messa
a
partito
da
tutti
quelli
che
possono
e
debbono
intenderla
.
StampaQuotidiana ,
Quando
la
capsula
dell
'
«
Apollo
13
»
si
è
dolcemente
posata
sulle
acque
del
Pacifico
,
una
nuova
fiducia
è
spuntata
nel
cuore
degli
uomini
,
come
uno
splendido
fiore
in
una
steppa
desolata
.
Un
mondo
tormentato
da
problemi
e
inquietudini
di
ogni
genere
,
dilaniato
da
conflitti
sociali
,
razziali
,
ideologici
,
da
catastrofi
e
guerre
,
minacciato
nelle
sue
stesse
condizioni
naturali
di
sopravvivenza
,
ha
avuto
un
attimo
di
sollievo
perché
gli
è
balenata
dinanzi
una
prospettiva
favorevole
.
Forse
domani
dimenticherà
tutto
questo
,
ricadrà
nella
tensione
angosciata
che
lo
caratterizza
e
tornerà
alle
sue
preoccupazioni
e
alle
sue
lotte
quotidiane
.
Ma
,
forse
,
quell
'
esile
fiore
non
sarà
germogliato
invano
nella
sua
breve
stagione
:
durerà
nel
ricordo
dei
molti
o
dei
pochi
che
ne
avranno
tratto
un
insegnamento
.
Una
vittoria
dell
'
uomo
e
della
solidarietà
umana
:
così
viene
quasi
universalmente
definito
il
felice
ritorno
degli
uomini
dell
'
«
Apollo
13
»
.
Ma
l
'
uomo
deve
ogni
giorno
registrare
sconfitte
dolorose
;
e
una
sconfitta
è
,
nel
suo
complesso
,
la
spedizione
dell
'
«
Apollo
13
»
.
La
solidarietà
umana
,
proclamata
a
gran
voce
da
filosofi
,
teologi
e
uomini
di
tutte
le
parti
,
si
riduce
spesso
a
una
etichetta
ideologica
,
a
un
pretesto
polemico
che
rimane
inoperante
nella
maggior
parte
dei
casi
.
La
conclusione
umanamente
felice
dell
'
impresa
spaziale
è
,
vista
a
mente
fredda
,
solo
una
mezza
vittoria
,
la
vittoria
su
di
un
insuccesso
.
Eppure
questa
mezza
vittoria
rende
più
fiduciosi
di
quanto
avrebbe
fatto
una
vittoria
completa
.
Forse
perché
tre
uomini
,
tre
«
eroi
»
,
si
sono
salvati
?
Molti
uomini
muoiono
ogni
giorno
o
uccisi
dalle
guerre
o
per
disgrazia
o
per
mostrare
la
loro
bravura
,
come
gli
scalatori
di
vette
.
Chiamare
«
eroi
»
gli
astronauti
è
vieta
retorica
:
l
'
eroe
è
un
essere
mitico
,
sovrumano
,
dietro
il
quale
gli
antichi
ponevano
sempre
una
divinità
benevola
,
pronta
a
sconfiggere
i
tranelli
della
divinità
ostile
.
I
tre
astronauti
sono
uomini
come
gli
altri
,
solo
disciplinati
e
addestrati
in
modo
speciale
e
messi
in
grado
di
superare
l
'
urto
delle
emozioni
,
vive
in
loro
come
nel
resto
del
genere
umano
.
Si
è
trattato
di
uno
«
spettacolo
»
appassionante
?
Ma
,
quando
si
è
annunziata
,
l
'
impresa
lunare
aveva
già
cessato
di
esser
«
spettacolo
»
;
era
apparsa
un
esercizio
di
routine
,
come
il
sèguito
di
uno
scavo
archeologico
o
di
un
esperimento
di
laboratorio
;
e
l
'
essere
ridiventato
spettacolo
non
è
certo
dovuto
a
una
curiosità
malsana
per
la
tragedia
.
Se
un
lume
di
speranza
,
un
germe
di
rinnovata
fiducia
nelle
sorti
future
,
è
nato
tra
gli
uomini
con
il
ritorno
degli
astronauti
,
è
perché
questo
ritorno
è
stato
una
vittoria
dell
'
intelligenza
umana
.
Di
un
'
intelligenza
che
non
si
consuma
nella
testa
o
nell
'
opera
di
un
individuo
isolato
,
sia
pure
geniale
,
ma
che
registra
e
prevede
,
disciplina
,
organizza
e
fa
continuamente
leva
sul
noto
per
affrontare
l
'
ignoto
.
Di
un
'
intelligenza
che
è
continuamente
in
lotta
con
il
caso
o
con
l
'
imprevisto
e
sa
affrontare
questa
lotta
con
strumenti
adeguati
.
Di
una
intelligenza
che
non
è
certo
superumana
od
onnipotente
,
perché
può
sbagliare
e
sbaglia
;
ma
proprio
perciò
è
fatta
di
lunghe
ricerche
,
di
lavoro
paziente
,
di
ordine
razionale
e
di
disciplina
.
È
quest
'
intelligenza
che
ha
riportato
gli
astronauti
sulla
Terra
in
condizioni
che
apparivano
disperate
.
È
quest
'
intelligenza
che
ha
creato
le
macchine
,
l
'
enorme
numero
di
aggeggi
indispensabili
per
il
loro
funzionamento
,
che
ha
insegnato
a
utilizzare
l
'
energia
che
le
anima
,
che
ha
preso
corpo
negli
elaboratori
elettronici
capaci
di
calcoli
istantanei
,
e
nei
«
simulatori
»
che
,
a
terra
,
hanno
consentito
di
riprodurre
le
condizioni
in
cui
gli
astronauti
si
trovavano
e
di
raccogliere
i
dati
indispensabili
per
guidarli
nella
manovra
.
La
stessa
intelligenza
ha
presieduto
a
quell
'
enorme
apparato
di
energie
umane
,
intellettuali
e
fisiche
,
che
ha
guidato
gli
astronauti
nel
loro
viaggio
e
alla
loro
salvezza
.
Il
grosso
pubblico
conosce
appena
il
nome
di
qualche
inventore
od
organizzatore
che
ha
avuto
una
parte
cospicua
in
questo
o
quell
'
aspetto
dell
'
impresa
:
ma
anche
l
'
opera
di
costoro
non
avrebbe
dato
frutto
fuori
dall
'
organizzazione
di
cui
fa
parte
.
E
tuttavia
questa
organizzazione
non
è
una
cosa
anonima
,
non
obbedisce
a
un
istinto
proprio
,
non
funziona
come
un
sistema
impersonale
,
ma
è
il
risultato
di
un
'
armonia
di
sforzi
,
rivolti
in
direzioni
multiple
e
tuttavia
convergenti
in
un
unico
disegno
comune
.
E
,
infine
,
la
stessa
intelligenza
ha
guidato
gli
astronauti
nei
loro
compiti
imprevisti
,
ha
frenato
il
loro
panico
e
le
loro
emozioni
,
e
li
ha
impegnati
all
'
impiego
di
tutte
le
energie
disponibili
.
La
solidarietà
che
li
ha
accompagnati
nel
mondo
è
stata
quindi
mobilitata
dal
fatto
che
la
loro
straordinaria
avventura
era
un
esperimento
cruciale
,
una
messa
a
prova
decisiva
,
delle
possibilità
che
l
'
intelligenza
umana
,
pur
nei
suoi
limiti
,
può
offrire
all
'
uomo
nel
futuro
.
Nessuno
si
è
preoccupato
che
fossero
in
ballo
la
Scienza
e
la
Tecnica
,
la
politica
delle
superpotenze
o
il
prestigio
di
una
di
esse
:
queste
preoccupazioni
avrebbero
scisso
e
disperso
l
'
attenzione
appassionata
degli
uomini
.
Si
trattava
solo
di
vedere
se
l
'
ingegno
umano
fosse
in
grado
di
superare
una
prova
difficile
,
se
ancora
si
potesse
fare
su
di
esso
qualche
affidamento
per
la
sorte
comune
.
Ebbene
,
la
prova
è
stata
superata
e
l
'
umanità
respira
di
sollievo
.
Che
i
voli
spaziali
continuino
o
no
,
che
le
ricerche
scientifiche
o
tecniche
si
concentrino
in
questo
campo
o
in
altri
,
non
è
la
cosa
più
importante
.
La
cosa
che
importa
veramente
è
che
l
'
intelligenza
umana
sia
uscita
vincitrice
da
una
prova
che
era
quasi
al
limite
delle
sue
forze
;
che
la
fiducia
negli
strumenti
e
negli
uomini
,
che
essa
riesce
a
forgiare
,
non
sia
andata
delusa
.
Si
è
rafforzata
la
speranza
che
un
'
intelligenza
capace
di
tanto
possa
anche
,
un
giorno
o
l
'
altro
,
sconfiggere
l
'
ignoranza
e
il
pregiudizio
,
l
'
odio
e
il
cieco
egoismo
,
la
violenza
brutale
e
il
calcolo
meschino
o
sbagliato
,
l
'
ingiustizia
e
la
lotta
fratricida
;
che
possa
convincere
l
'
uomo
a
non
distruggere
sconsideratamente
le
risorse
ambientali
di
cui
vive
e
addestrarlo
,
se
non
ad
una
fraternità
beatifica
,
ad
una
collaborazione
rispettosa
e
feconda
.
Che
una
tale
speranza
si
sia
affacciata
,
sia
pure
in
modo
più
o
meno
consapevole
,
nel
cuore
di
tante
persone
che
,
in
essa
e
per
essa
,
si
sono
sentite
solidali
,
è
già
un
fatto
positivo
.
Ma
una
speranza
non
basta
e
una
rinata
fiducia
non
deve
degradare
in
un
'
attesa
passiva
.
L
'
intelligenza
autentica
che
,
pur
con
le
sue
deboli
forze
e
con
i
suoi
interventi
saltuari
,
ha
reso
possibile
all
'
uomo
di
sopravvivere
su
questa
Terra
,
non
deve
sprecarsi
nella
ricerca
di
escogitazioni
brillanti
,
ma
ineffettuali
,
di
paradossi
volutamente
urtanti
,
di
utopie
semplificatrici
;
né
deve
degradarsi
a
giustificare
post
factum
gli
errori
degli
uomini
,
le
manifestazioni
caotiche
dei
loro
istinti
e
delle
loro
emozioni
o
le
loro
ridicole
pretese
sataniche
.
Deve
impegnarsi
in
tutti
i
campi
,
dall
'
economia
alla
politica
,
dall
'
arte
alla
scienza
,
dal
più
modesto
artigianato
alla
più
astratta
speculazione
,
in
progetti
concreti
,
in
realizzazioni
effettive
,
che
saranno
rese
possibili
solo
da
una
collaborazione
aperta
a
tutti
e
da
una
competizione
priva
di
invidia
.
StampaQuotidiana ,
È
probabile
che
la
spedizione
lunare
dell
'
Apollo
15
,
che
prenderà
l
'
avvio
nelle
prossime
ore
,
non
susciti
l
'
ondata
di
entusiasmo
e
di
attenzione
spasmodica
che
accompagnò
la
prima
discesa
degli
uomini
sulla
Luna
.
Già
l
'
impresa
dell
'
Apollo
13
era
cominciata
nell
'
indifferenza
generale
;
e
la
stessa
indifferenza
ha
accompagnato
(
tranne
forse
che
in
Russia
)
la
prolungata
passeggiata
spaziale
della
Soyuz
11
.
Ma
il
rischio
mortale
cui
il
fallimento
dell
'
Apollo
13
fece
andare
incontro
gli
astronauti
e
la
morte
degli
esploratori
spaziali
russi
,
che
pure
avevano
portato
a
compimento
la
loro
missione
,
ridestarono
l
'
attenzione
del
mondo
;
e
questa
tragica
conclusione
ha
suscitato
il
cordoglio
unanime
di
coloro
ai
quali
stanno
ancora
a
cuore
le
doti
umane
che
più
rifulgono
in
queste
imprese
:
l
'
intelligenza
e
il
coraggio
.
Certo
è
che
sarebbe
meglio
smettere
di
considerare
imprese
del
genere
come
semplici
spettacoli
di
avventure
che
appassionano
più
o
meno
a
seconda
del
grado
di
pericolo
e
di
imprevedibilità
che
comportano
.
Esse
infatti
non
hanno
più
nulla
di
straordinario
o
di
inaudito
:
sulla
Luna
gli
uomini
hanno
già
posto
piede
;
certamente
vi
torneranno
ancora
con
mezzi
più
potenti
e
forse
spingeranno
più
in
là
le
loro
esplorazioni
.
E
il
rischio
,
per
quanto
le
macchine
siano
perfette
e
gli
uomini
eccezionali
,
non
sarà
mai
eliminato
:
perché
,
se
è
sempre
presente
nel
naturale
ambiente
terrestre
,
non
può
esser
certo
annullato
al
di
fuori
di
questo
ambiente
.
Non
è
il
caso
di
rispolverare
i
temi
di
polemica
politica
cui
fornirono
occasioni
le
precedenti
spedizioni
americane
:
che
si
trattasse
di
una
gara
di
potenza
e
di
prestigio
con
l
'
Unione
Sovietica
;
di
uno
spreco
di
risorse
che
avrebbero
dovuto
esser
meglio
destinate
a
urgenti
esigenze
di
giustizia
sociale
;
di
una
manifestazione
di
forza
della
tecnocrazia
capitalistica
.
Pochi
ormai
mettono
in
dubbio
il
valore
scientifico
di
tali
spedizioni
,
quindi
i
vantaggi
che
indirettamente
o
direttamente
possono
portare
alla
vita
dell
'
uomo
.
E
la
collaborazione
fra
gli
Stati
che
sono
in
grado
di
effettuarle
,
che
ora
si
prospetta
come
possibile
,
anzi
probabile
(
essendo
di
comune
interesse
)
,
sottrae
le
imprese
spaziali
ad
ogni
imputazione
ideologica
,
perché
tali
Stati
sono
retti
da
regimi
completamente
diversi
.
D
'
altronde
,
se
è
vero
che
al
programma
di
ricerche
e
sviluppo
scientifico
viene
destinato
,
negli
Stati
Uniti
e
nell
'
Unione
Sovietica
,
il
3
per
cento
del
prodotto
nazionale
lordo
,
può
ben
darsi
che
una
quota
assai
maggiore
di
tale
prodotto
risulterebbe
destinata
,
a
conti
fatti
,
ai
divertimenti
futili
o
dannosi
,
alla
prostituzione
,
all
'
alcool
,
alla
droga
,
al
gioco
d
'
azzardo
e
ad
altre
attività
che
possono
vantare
benemerenze
solo
nei
confronti
di
quelli
che
le
sfruttano
per
loro
profitto
.
Nella
distribuzione
delle
risorse
di
cui
dispongono
,
non
sempre
i
governanti
dei
vari
paesi
del
mondo
dimostrano
molta
saggezza
;
ma
molto
meno
ne
dimostrerebbero
se
lesinassero
tali
risorse
,
proprio
nei
paesi
in
cui
abbondano
,
allo
sviluppo
della
scienza
e
della
tecnologia
,
dal
quale
dipende
in
buona
parte
l
'
avvenire
del
genere
umano
.
E
proprio
dal
punto
di
vista
di
tale
sviluppo
va
considerata
l
'
impresa
dell
'
Apollo
15
.
Essa
è
annunciata
come
la
prima
vera
e
propria
spedizione
scientifica
sulla
Luna
.
I
tre
uomini
che
la
conducono
hanno
avuto
un
'
educazione
scientifica
di
prim
'
ordine
,
perciò
dispongono
di
una
competenza
specifica
che
i
precedenti
astronauti
non
avevano
.
Il
veicolo
lunare
,
che
sbarcherà
in
uno
dei
punti
più
difficili
della
superficie
del
satellite
,
è
un
raffinatissimo
sistema
meccanico
che
può
essere
guidato
sulla
strada
del
ritorno
da
un
piccolo
calcolatore
elettronico
che
registra
la
rotta
d
'
andata
.
La
mole
delle
osservazioni
astronomiche
,
geologiche
,
chimiche
,
biologiche
che
si
attende
da
questi
astronauti
-
scienziati
è
enorme
e
complessa
,
e
suscettibile
di
fornire
informazioni
disparate
o
convergenti
sui
più
diversi
fenomeni
della
natura
.
Non
si
può
valutare
in
anticipo
l
'
importanza
che
tali
informazioni
avranno
per
lo
sviluppo
della
scienza
e
della
tecnologia
nei
campi
specifici
.
Ma
forse
il
vantaggio
maggiore
che
le
ricerche
sul
nostro
satellite
potranno
apportare
sarà
un
orientamento
,
cioè
una
coordinazione
crescente
,
delle
attuali
indagini
scientifiche
.
Tali
indagini
si
svolgono
ora
prevalentemente
per
tentativi
,
cioè
rivolgendosi
in
tutte
le
direzioni
possibili
,
senza
un
finalismo
o
una
mira
preliminare
.
Molte
scoperte
sono
state
fatte
a
caso
,
perché
l
'
indagatore
cercava
altro
.
Accade
come
se
un
cacciatore
sparasse
intorno
a
sé
continuamente
a
pallini
senza
mirare
a
nulla
.
Finirebbe
,
alla
lunga
,
per
colpire
una
preda
qualsiasi
,
piccola
o
grande
che
sia
.
Questo
procedimento
richiede
l
'
impiego
di
mezzi
enormi
e
non
può
evitare
lo
spreco
.
Contro
di
esso
si
rivolgono
spesso
le
critiche
degli
stessi
scienziati
che
,
per
evitare
lo
spreco
,
vorrebbero
una
politica
della
ricerca
più
orientata
verso
mete
definite
.
Ma
come
determinare
queste
mete
?
Il
problema
è
tanto
più
complesso
in
quanto
le
ricerche
più
promettenti
sono
oggi
quelle
interdisciplinari
,
che
non
esigono
una
semplice
somma
di
risultati
,
ma
una
accurata
coordinazione
di
indagini
.
A
giudicare
le
vie
e
i
modi
di
questa
coordinazione
possono
vantaggiosamente
servire
le
esplorazioni
lunari
,
che
la
mettono
in
pratica
e
che
,
oltretutto
,
mettono
a
prova
le
capacità
e
i
limiti
della
struttura
biologica
dell
'
uomo
:
un
problema
che
si
conosce
troppo
poco
per
azzardare
ipotesi
avveniristiche
sulla
permanenza
prolungata
dell
'
uomo
nello
spazio
e
su
esplorazioni
che
vadano
al
di
là
del
nostro
satellite
.
Da
che
gli
uomini
sono
nati
sulla
Terra
,
la
Luna
ha
mostrato
loro
sempre
la
stessa
faccia
.
Nel
1969
alcuni
di
essi
potettero
per
la
prima
volta
vedere
e
fotografare
la
faccia
nascosta
.
Ma
è
certo
che
ci
interessa
di
più
quella
che
potremmo
chiamare
la
terza
faccia
della
Luna
:
la
sua
struttura
fisico
-
chimica
,
le
influenze
da
essa
subite
o
esercitate
nel
sistema
solare
,
le
tracce
,
ch
'
essa
probabilmente
conserva
,
della
storia
del
nostro
Universo
.
Soltanto
una
serie
di
esplorazioni
riuscite
può
rivelarci
qualcosa
di
questa
terza
faccia
:
che
certamente
non
sarà
mai
oggetto
di
spettacolo
,
ma
forse
ci
aiuterà
a
capire
meglio
il
mondo
in
cui
siamo
e
a
vivere
meglio
.
StampaQuotidiana ,
Un
esercito
di
scimmie
che
battessero
a
caso
i
tasti
di
macchine
da
scrivere
riuscirebbe
a
produrre
,
in
qualche
milione
di
anni
,
tutti
i
libri
di
una
grande
biblioteca
.
Un
risultato
siffatto
sarebbe
il
prodotto
del
puro
caso
.
Tra
le
combinazioni
innumerevoli
di
lettere
,
di
sillabe
,
di
parole
e
di
frasi
,
finirebbero
per
uscir
fuori
,
a
lunga
scadenza
,
quelle
che
compongono
nel
loro
insieme
la
Divina
Commedia
o
la
Critica
della
ragion
pura
,
le
Odi
di
Pindaro
o
i
Dialoghi
di
Galilei
.
Le
scimmie
però
non
sarebbero
in
grado
di
riconoscere
queste
opere
né
di
imparare
ad
avvalersi
,
nel
corso
del
loro
lavoro
,
delle
combinazioni
più
promettenti
,
selezionandole
via
via
,
accumulandole
e
trascurando
le
altre
.
Paradosso
Questo
paradosso
,
ironicamente
proposto
da
alcuni
scienziati
contemporanei
,
è
assai
meno
ragionevole
di
quello
di
Swift
che
nei
Viaggi
di
Gulliver
(
1726
)
racconta
che
il
suo
eroe
s
'
incontra
,
nel
paese
di
Lagado
,
con
un
maestro
il
quale
fa
manovrare
ai
suoi
scolari
le
leve
di
una
macchina
,
che
contiene
tutte
le
parole
del
Dizionario
,
così
da
combinarle
in
tutti
i
modi
possibili
.
Quando
le
combinazioni
risultavano
significanti
,
venivano
registrate
su
un
quaderno
;
e
il
maestro
si
riprometteva
di
ordinarle
in
maniera
da
produrre
libri
filosofici
,
politici
,
giuridici
,
matematici
e
teologici
.
Se
quel
maestro
avesse
anche
addestrato
i
suoi
allievi
a
non
ripetere
le
combinazioni
sbagliate
e
a
selezionare
e
ordinare
opportunamente
quelle
riuscite
,
avrebbe
dato
un
buon
modello
del
comportamento
intelligente
che
oggi
si
ritiene
proprio
dell
'
uomo
,
degli
animali
e
delle
macchine
.
Il
comportamento
intelligente
è
infatti
una
specie
di
incontro
o
di
fusione
tra
il
caso
e
la
scelta
.
Il
caso
offre
l
'
occasione
per
tentativi
che
,
in
un
primo
momento
,
sono
effettuati
alla
cieca
:
la
scelta
restringe
l
'
ambito
di
questi
tentativi
eliminando
quelli
che
non
conducono
a
nulla
.
Se
uno
è
chiuso
in
una
caverna
buia
e
desidera
uscirne
,
procede
a
caso
in
una
certa
direzione
finché
urta
contro
un
muro
;
cambiando
direzione
ogni
volta
che
ciò
accade
,
imboccherà
alla
fine
l
'
uscita
.
Ma
per
far
questo
deve
registrare
(
cioè
ricordare
)
la
direzione
dei
movimenti
che
lo
portano
ad
urtare
contro
il
muro
,
eliminandoli
via
via
,
e
correggere
quindi
di
volta
in
volta
la
direzione
del
suo
movimento
.
Ogni
correzione
sarà
perciò
la
retroazione
(
feedback
)
del
suo
tentativo
precedente
e
restringerà
l
'
ambito
(
cioè
il
numero
delle
direzioni
)
dei
suoi
tentativi
ulteriori
.
Questo
semplice
schema
è
oggi
utilizzato
nelle
discipline
più
disparate
:
dai
biologi
per
spiegare
l
'
evoluzione
degli
organismi
mediante
il
loro
progressivo
adattamento
all
'
ambiente
;
dagli
psicologi
per
spiegare
il
comportamento
psichico
degli
animali
e
dell
'
uomo
;
dagli
antropologi
per
spiegare
la
formazione
e
la
trasformazione
dei
modi
di
vivere
dei
gruppi
umani
;
e
dai
cibernetici
per
progettare
e
costruire
macchine
intelligenti
.
In
generale
,
ogni
congegno
elettronico
possiede
questa
capacità
:
di
correggere
il
suo
funzionamento
sulla
base
dei
risultati
di
esso
,
selezionando
e
adattando
meglio
le
sue
operazioni
allo
scopo
per
cui
è
costruito
.
I
congegni
elettronici
chiamati
calcolatori
,
automi
,
elaboratori
,
cervelli
o
,
con
più
retorica
,
macchine
pensanti
,
posseggono
a
un
grado
eminente
la
capacità
di
autocorrezione
,
cioè
di
selezione
delle
proprie
operazioni
che
è
la
caratteristica
del
comportamento
intelligente
.
Le
macchine
elettroniche
di
cui
oggi
disponiamo
e
che
sono
adoperate
nei
più
svariati
campi
dell
'
attività
umana
,
seguono
,
di
regola
,
il
compito
determinato
che
il
programmatore
ha
loro
imposto
.
Esse
sono
semplici
«
risparmiatori
di
tempo
»
nel
senso
che
eseguono
un
certo
compito
con
rapidità
e
sicurezza
enormemente
maggiore
di
quanto
il
cervello
umano
può
fare
.
Ma
sono
anche
allo
studio
e
in
progetto
macchine
che
sono
state
chiamate
«
amplificatori
dell
'
intelligenza
»
perché
capaci
di
modificare
il
loro
programma
o
,
in
altri
termini
,
di
apprendere
e
sviluppare
una
certa
«
iniziativa
»
.
Così
una
macchina
per
giocare
a
dama
(
o
qualche
altro
gioco
relativamente
semplice
)
può
imparare
a
migliorare
la
strategia
del
gioco
stesso
.
Se
si
procedesse
abbastanza
avanti
su
questa
via
,
si
potrebbero
inventare
macchine
che
risolvono
i
più
importanti
problemi
dell
'
uomo
,
economici
o
morali
,
politici
o
sociali
.
Non
mancano
,
tra
gli
scienziati
,
le
speranze
più
ottimistiche
a
questo
proposito
.
Ma
la
macchina
,
come
l
'
uomo
,
si
trova
di
fronte
ai
limiti
che
sono
inerenti
ad
ogni
situazione
che
offre
alternative
e
scelte
.
In
primo
luogo
,
né
l
'
uomo
né
la
macchina
potranno
mai
disporre
di
informazioni
esaurienti
e
complete
,
cioè
di
un
sapere
infinito
che
implicherebbe
la
previsione
infallibile
del
futuro
.
In
secondo
luogo
,
non
sempre
esistono
,
per
l
'
uomo
e
la
macchina
,
criteri
sicuri
di
valutazione
che
consentano
di
riconoscere
la
importanza
di
un
'
informazione
rispetto
ad
un
'
altra
e
di
effettuare
quindi
la
distinzione
tra
ciò
che
è
essenziale
e
ciò
che
non
è
essenziale
per
la
soluzione
di
un
problema
qualsiasi
.
L
'
ignoto
È
stato
osservato
che
una
macchina
potrebbe
meglio
di
un
giocatore
comune
prevedere
il
risultato
di
una
corsa
di
cavalli
tenendo
presenti
certi
fattori
,
come
l
'
età
e
le
vittorie
precedenti
dei
cavalli
,
l
'
abilità
dei
fantini
e
così
via
.
Ma
se
dovesse
preliminarmente
valutare
l
'
importanza
di
fattori
casuali
e
imprevedibili
,
come
l
'
allergia
del
cavallo
,
il
malumore
del
fantino
o
le
innumerevoli
frodi
che
sono
talora
messe
in
atto
,
non
riuscirebbe
mai
a
completare
il
calcolo
necessario
per
predire
l
'
esito
di
una
corsa
.
Il
cervello
umano
può
far
meglio
della
macchina
perché
è
più
vitalmente
interessato
agli
scopi
da
raggiungere
e
può
,
di
fronte
ad
una
alternativa
imprevista
,
mollare
uno
scopo
per
l
'
altro
e
così
salvare
l
'
essenziale
.
Non
per
niente
Norbert
Wiener
,
che
non
ha
mai
sottovalutato
l
'
importanza
che
gli
automi
hanno
ed
avranno
per
l
'
uomo
,
ha
sempre
messo
in
guardia
contro
i
pericoli
che
da
essi
possono
derivare
.
«
Se
il
processo
di
retroazione
,
egli
ha
scritto
,
è
incorporato
in
una
macchina
che
non
può
essere
ispezionata
finché
lo
scopo
finale
non
si
è
raggiunto
,
le
possibilità
di
una
catastrofe
aumentano
grandemente
»
.
La
macchina
è
fatta
per
uno
scopo
e
le
tecniche
che
essa
adopera
sono
adatte
a
raggiungerlo
.
Ma
di
fronte
a
un
pericolo
sconosciuto
o
a
un
fatto
imprevisto
,
la
realizzazione
di
questo
scopo
può
essere
perniciosa
per
l
'
uomo
.
«
Le
conseguenze
negative
di
errori
di
previsione
,
che
sono
già
grandi
adesso
(
ha
scritto
ancora
Wiener
)
,
cresceranno
enormemente
quando
dell
'
automazione
si
farà
un
uso
pieno
.
»
La
polemica
contro
le
macchine
è
stata
prevalentemente
ispirata
da
veri
o
presunti
privilegi
dell
'
uomo
:
la
coscienza
,
l
'
intuizione
,
il
sentimento
,
la
genialità
inventiva
.
Questa
polemica
,
anche
se
tuttora
in
atto
,
ha
fatto
il
suo
tempo
.
I
limiti
della
macchina
sono
,
a
un
livello
più
alto
o
più
basso
(
a
seconda
dei
casi
)
,
i
limiti
stessi
dell
'
uomo
.
Questi
limiti
sono
costituiti
dall
'
incompiutezza
delle
informazioni
,
dalla
difficoltà
della
loro
selezione
e
organizzazione
e
dall
'
incertezza
circa
i
fini
che
si
devono
preferire
nelle
scelte
.
La
macchina
diventa
pericolosa
per
l
'
uomo
quando
lo
scopo
per
cui
è
costruita
si
rivolge
contro
l
'
uomo
stesso
o
contro
altri
scopi
che
egli
deve
preferire
,
come
la
sua
conservazione
e
la
sua
integrità
.
Ma
così
si
comportano
pure
gli
uomini
e
i
gruppi
umani
tra
loro
.
Lo
scopo
La
polemica
contro
il
conformismo
e
l
'
appiattimento
,
che
sarebbero
propri
della
società
contemporanea
,
ha
fatto
anch
'
essa
il
suo
tempo
:
non
perché
questi
fenomeni
non
esistono
,
ma
perché
sono
bilanciati
da
vistosi
fenomeni
opposti
.
Il
genere
umano
si
va
sempre
più
dividendo
in
gruppi
e
sottogruppi
che
professano
scopi
essenzialmente
diversi
.
La
tendenza
al
benessere
,
che
sembra
così
diffusa
,
è
minata
da
critiche
radicali
,
per
le
quali
la
cosiddetta
«
opulenza
»
è
una
maledizione
divina
.
Il
lavoro
è
ancora
fonte
per
molti
di
soddisfazioni
e
di
equilibrio
vitale
;
ma
per
altri
è
una
penosa
condanna
.
Il
successo
,
che
molti
cercano
,
è
per
altri
l
'
avvio
a
problemi
insolubili
.
L
'
efficienza
,
il
merito
,
le
capacità
eccezionali
di
individui
e
di
gruppi
sono
talvolta
ritenuti
una
minaccia
all
'
eguaglianza
e
all
'
equilibrio
della
società
umana
.
C
'
è
chi
vorrebbe
il
ritorno
dell
'
uomo
alla
vita
feudale
o
al
primitivismo
tribale
e
chi
vorrebbe
che
la
società
tecnologica
sviluppasse
una
perfetta
gerarchia
di
compiti
e
di
funzioni
.
C
'
è
chi
si
propone
l
'
ideale
della
vita
attiva
,
fatta
di
lavoro
,
di
ricerche
,
di
scambi
di
ogni
genere
,
che
è
stata
propria
per
millenni
della
società
occidentale
;
e
chi
preferisce
rivolgersi
alla
vita
contemplativa
che
prospetta
l
'
estasi
o
l
'
annullamento
finale
degli
individui
nel
Tutto
.
Fra
questi
scopi
,
tutti
dichiarati
assoluti
,
e
in
aspro
conflitto
tra
loro
,
le
macchine
non
possono
aiutare
l
'
uomo
ad
una
scelta
qualsiasi
.
Egli
stesso
potrebbe
trovare
un
criterio
di
scelta
,
o
almeno
di
orientamento
,
nella
loro
maggiore
o
minore
capacità
di
contribuire
alla
sua
sopravvivenza
nel
mondo
.
Ma
molti
dei
comportamenti
umani
smentiscono
che
egli
tenga
costantemente
presente
questo
criterio
.
I
suicidi
,
le
fughe
,
le
evasioni
di
ogni
genere
,
lo
scarso
impegno
nella
lotta
contro
la
distruzione
del
suo
ambiente
,
la
sovrappopolazione
minacciosa
,
la
preferenza
sempre
più
estesamente
accordata
a
pochi
attimi
di
una
felicità
artificiale
e
distruttiva
,
sono
tutti
fenomeni
che
fanno
dubitare
di
un
serio
impegno
del
genere
umano
verso
la
ricerca
,
sempre
più
faticosa
e
difficile
,
di
una
sua
pacifica
sopravvivenza
nel
mondo
.
A
questa
sopravvivenza
,
l
'
uomo
dovrà
pensare
da
sé
,
attraverso
una
scelta
dei
fini
e
dei
mezzi
suggeritagli
dalla
conoscenza
precisa
dei
pericoli
immediati
e
lontani
che
lo
minacciano
.
Se
terrà
presente
questo
scopo
finale
e
non
si
arrenderà
alle
seduzioni
di
sirene
mortali
,
le
macchine
potranno
aiutarlo
.
Ma
in
nessun
caso
potranno
addossarsi
la
responsabilità
che
spetta
a
lui
solo
.
StampaQuotidiana ,
Uno
studente
ritorna
dall
'
Università
,
dopo
aver
seguito
il
suo
primo
corso
di
psicologia
,
e
scandalizza
sua
zia
dicendole
che
tutte
le
attività
cui
ella
si
dedica
-
andare
in
chiesa
,
far
beneficenza
,
visitare
mostre
d
'
arte
ecc.
-
sono
soltanto
surrogati
o
compensi
per
la
sua
mancanza
di
soddisfazioni
sessuali
.
Dopo
averci
pensato
sopra
,
la
zia
gli
risponde
che
,
sì
,
essa
è
d
'
accordo
sul
principio
che
tutte
le
attività
sono
manifestazioni
della
libido
e
che
non
ha
obbiezioni
contro
il
sesso
;
soltanto
,
preferisce
le
manifestazioni
della
sessualità
cui
essa
si
dedica
,
a
quelle
che
hanno
a
che
fare
con
gli
organi
genitali
.
La
zia
non
si
scandalizza
più
e
il
nipote
rimane
senza
risposta
.
L
'
episodio
insegna
che
quando
a
un
concetto
o
a
una
parola
si
tolgono
i
limiti
che
lo
definiscono
nei
confronti
di
altri
concetti
o
parole
e
si
dice
che
«
tutto
è
questo
»
o
«
tutto
è
quello
»
,
concetto
o
parola
perdono
ogni
significato
e
non
servono
a
nulla
.
Quando
si
dice
che
tutte
le
attività
umane
sono
«
sessuali
»
,
«
religiose
»
o
«
politiche
»
ecc.
non
si
dice
nulla
,
perché
i
termini
relativi
hanno
perduto
il
loro
significato
specifico
e
possono
riacquistarlo
soltanto
ridistinguendosi
dagli
altri
.
Lo
stesso
vale
per
la
libertà
umana
.
Che
tutte
le
azioni
siano
libere
o
che
tutte
siano
determinate
da
fattori
causali
,
sono
due
tesi
che
tolgono
alle
parole
«
libertà
»
e
«
determinismo
»
il
loro
significato
specifico
e
rendono
impossibile
stabilire
,
in
ogni
caso
particolare
,
se
un
'
azione
è
libera
o
no
,
determinata
o
no
.
Eppure
,
proprio
di
un
criterio
utile
a
questo
scopo
abbiamo
bisogno
per
decidere
se
,
e
in
quali
limiti
,
l
'
uomo
è
responsabile
delle
sue
azioni
.
Sembra
che
a
misura
che
si
estendono
le
nostre
conoscenze
biologiche
,
antropologiche
e
sociologiche
,
il
determinismo
abbia
partita
vinta
e
i
limiti
della
responsabilità
umana
divengano
sempre
più
ristretti
.
L
'
eredità
biologica
,
l
'
ambiente
,
le
condizioni
sociali
e
politiche
sono
spesso
ritenuti
fattori
determinanti
della
condotta
di
individui
e
gruppi
,
e
anche
delle
forme
più
aberranti
di
tale
condotta
.
Siamo
sempre
più
guardinghi
nell
'
ascrivere
ad
un
uomo
la
responsabilità
di
ciò
che
ha
fatto
perché
siamo
sempre
più
al
corrente
dei
fattori
che
hanno
potuto
determinare
la
sua
azione
.
Ma
che
cosa
ne
è
,
allora
,
della
libertà
?
Il
problema
è
affrontato
nell
'
opera
recentissima
del
filosofo
inglese
J
.
R
.
Lucas
(
The
Freedom
of
the
Will
,
Clarendon
Press
:
Oxford
University
Press
,
1970
)
la
cui
parte
più
originale
è
la
discussione
di
ciò
che
la
matematica
moderna
può
dirci
pro
o
contro
la
libertà
umana
.
Quest
'
argomento
è
solo
apparentemente
paradossale
.
Spinoza
diceva
già
nel
XVII
secolo
che
tutte
le
azioni
dell
'
uomo
seguono
dalla
sua
natura
con
la
stessa
necessità
con
la
quale
un
teorema
geometrico
segue
dagli
assiomi
della
geometria
.
L
'
uomo
non
può
essere
o
agire
diversamente
,
come
non
può
esser
diverso
un
teorema
:
è
egli
stesso
un
teorema
nella
grande
geometria
della
Natura
.
Ma
la
matematica
ha
cambiato
completamente
faccia
dai
tempi
di
Spinoza
:
è
diventata
molto
più
astratta
e
formale
,
perché
prescinde
da
ogni
particolare
oggetto
(
numeri
,
figure
,
quantità
)
ed
è
diventata
semplicemente
la
disciplina
che
deduce
rigorosamente
le
conclusioni
dalle
premesse
implicite
negli
assiomi
o
postulati
che
costituiscono
i
suoi
punti
di
partenza
.
Non
importa
che
tali
assiomi
o
postulati
siano
«
veri
»
in
un
senso
qualsiasi
:
importante
è
che
il
procedimento
matematico
derivi
con
rigore
tutti
i
teoremi
che
sono
impliciti
in
essi
.
Con
rigore
significa
:
senza
mai
dar
luogo
ad
una
contraddizione
,
cioè
a
teoremi
che
sono
incompatibili
l
'
uno
con
l
'
altro
.
In
questa
nuova
veste
,
la
matematica
si
è
dimostrata
fecondissima
:
nuovi
sistemi
di
calcolo
sono
stati
inventati
e
perfezionati
e
sono
applicati
nei
campi
più
disparati
,
che
vanno
dalla
fisica
all
'
organizzazione
industriale
e
alla
costruzione
dei
computers
.
Ma
,
da
questo
punto
di
vista
,
l
'
unica
cosa
che
conferisce
validità
a
un
qualsiasi
sistema
di
calcolo
è
la
sua
coerenza
intrinseca
,
la
sua
assenza
di
contraddizioni
.
Il
matematico
dovrebbe
esser
sempre
sicuro
che
un
certo
calcolo
,
per
quanto
condotto
avanti
e
sviluppato
,
non
condurrà
mai
ad
una
contraddizione
;
se
vi
conducesse
,
sarebbe
da
buttar
via
.
Qui
appunto
s
'
incontra
l
'
ostacolo
.
Il
matematico
non
potrà
mai
avere
questa
sicurezza
.
Un
teorema
stabilito
da
Gödel
nel
1931
,
che
è
uscito
indenne
da
tutte
le
critiche
,
stabilisce
che
nessun
calcolo
è
in
grado
di
provare
,
con
i
mezzi
di
cui
dispone
,
che
esso
è
perfettamente
coerente
,
cioè
non
condurrà
mai
a
contraddizioni
.
L
'
aritmetica
,
per
esempio
,
non
può
provare
,
aritmeticamente
,
di
essere
coerente
.
In
certi
casi
(
come
quello
dell
'
aritmetica
)
,
la
prova
della
coerenza
si
può
ottenere
ricorrendo
ad
altri
tipi
di
calcolo
logico
;
ma
,
a
loro
volta
,
questi
calcoli
sono
sottoposti
alla
stessa
limitazione
:
non
possono
provare
la
loro
coerenza
,
cioè
la
loro
legittimità
o
validità
logica
.
Su
questa
conclusione
fa
leva
il
libro
di
Lucas
per
mostrare
che
non
si
può
considerare
l
'
uomo
come
determinato
necessariamente
dai
fattori
causali
:
perché
non
può
essere
identificato
o
paragonato
con
un
qualsiasi
sistema
di
calcolo
.
Egli
sa
infatti
di
essere
coerente
,
può
correggere
i
suoi
errori
e
le
sue
incoerenze
,
scegliere
le
vie
che
li
evitano
e
decidere
in
conformità
.
Ma
non
potrebbe
far
questo
se
fosse
ridotto
a
un
puro
calcolo
logico
.
Ma
c
'
è
di
più
.
Il
teorema
di
Gödel
significa
pure
(
secondo
una
certa
interpretazione
che
è
accettata
da
Lucas
,
ma
non
da
tutti
i
cibernetici
)
che
non
si
possono
costruire
macchine
o
automi
che
rispondano
a
tutti
i
problemi
.
Si
possono
costruire
automi
sempre
più
perfetti
e
complessi
,
che
fanno
assai
meglio
e
più
rapidamente
dell
'
uomo
certe
operazioni
di
calcolo
.
Ma
nessuno
di
questi
automi
si
sottrarrà
alla
minaccia
rappresentata
dal
teorema
di
Gödel
:
di
trovarsi
,
ad
un
certo
punto
,
privo
di
risposta
di
fronte
a
un
problema
nuovo
,
che
metta
in
giuoco
la
coerenza
del
calcolo
su
cui
è
fondato
.
Questo
vuol
dire
,
secondo
Lucas
,
che
l
'
uomo
non
può
essere
considerato
un
automa
,
cioè
che
la
sua
condotta
e
le
sue
scelte
non
possono
essere
preformate
o
predeterminate
come
il
determinismo
suppone
.
All
'
uomo
è
essenziale
la
decisione
di
essere
coerente
,
di
disciplinare
il
suo
pensiero
,
di
stabilire
una
qualche
distinzione
tra
il
vero
e
il
falso
.
Ma
poiché
nessuna
prova
può
esser
addotta
di
questa
sua
razionalità
irrinunciabile
,
questa
razionalità
è
solo
una
professione
di
fede
,
una
proposizione
di
«
teologia
matematica
»
.
Di
essa
non
si
può
dar
prova
;
tuttavia
,
senza
di
essa
,
la
condotta
dell
'
uomo
sarebbe
stolta
,
perché
egli
non
potrebbe
distinguere
tra
ciò
che
è
vero
e
degno
di
esser
creduto
e
ciò
che
è
falso
e
va
rigettato
.
Certamente
,
l
'
uomo
non
può
rinunciare
all
'
uso
del
principio
di
causalità
che
collega
insieme
tutti
i
fenomeni
e
gli
dà
una
veduta
d
'
insieme
,
semplice
e
completa
,
della
natura
.
Ma
,
dall
'
altro
lato
,
non
può
rinunciare
ad
agire
secondo
ragioni
di
cui
egli
stesso
è
il
solo
arbitro
e
giudice
,
al
di
fuori
di
ogni
calcolo
matematico
o
logico
.
Per
ogni
azione
effettuata
,
l
'
uomo
può
dare
le
sue
ragioni
;
non
gli
è
possibile
invece
dare
le
ragioni
di
tali
ragioni
.
Perciò
Lucas
conclude
:
«
Io
rispondo
per
le
mie
azioni
.
Io
sono
libero
di
scegliere
quello
che
farò
.
Ma
io
,
e
solo
io
,
sono
responsabile
per
la
mia
scelta
»
.
Il
libro
di
Lucas
è
un
esempio
notevole
del
modo
in
cui
oggi
vengono
trattati
i
problemi
della
filosofia
.
Apparentemente
,
tali
problemi
sono
sempre
quelli
,
i
cosiddetti
«
problemi
eterni
»
sui
quali
l
'
uomo
si
è
affaticato
sin
dagli
inizi
della
sua
riflessione
.
Ma
il
modo
di
trattarli
oggi
è
radicalmente
diverso
.
Essi
vengono
considerati
sul
fondamento
delle
acquisizioni
scientifiche
più
recenti
e
utilizzando
tali
acquisizioni
per
prospettarne
soluzioni
nuove
.
Lucas
ha
messo
come
epigrafe
del
suo
libro
un
passo
di
Epicuro
:
«
Era
meglio
credere
ai
miti
sugli
Dei
piuttosto
che
essere
schiavi
del
destino
dei
fisici
:
quelli
infatti
suggerivano
la
speranza
di
placare
gli
Dei
per
mezzo
degli
onori
,
questo
invece
ha
implacabile
necessità
»
.
E
questa
sembra
veramente
la
conclusione
dell
'
opera
di
Lucas
:
nella
quale
«
l
'
implacabile
necessità
»
non
è
esorcizzata
del
tutto
e
la
libertà
è
piuttosto
affidata
alla
«
teologia
matematica
»
,
cioè
a
un
atto
di
fede
nella
razionalità
dell
'
uomo
.
Ma
così
la
libertà
è
ridotta
entro
i
limiti
della
soggettività
umana
,
dell
'
io
individuale
:
sappiamo
solo
che
non
è
impossibile
,
non
sappiamo
ancora
cos
'
è
.
Un
'
analisi
più
ravvicinata
dovrebbe
mostrarcela
operante
nelle
scelte
che
l
'
uomo
fa
e
nelle
condizioni
oggettive
in
cui
le
scelte
sono
effettuate
.
Un
'
indagine
sulla
nozione
di
scelta
,
sui
suoi
limiti
e
sulle
possibilità
obbiettive
che
le
sono
offerte
nei
vari
campi
in
cui
l
'
uomo
agisce
,
diventa
sempre
più
urgente
,
non
solo
ai
fini
della
scienza
e
della
filosofia
,
ma
anche
per
mettere
l
'
uomo
di
fronte
alle
sue
responsabilità
precise
.
StampaQuotidiana ,
È
proprio
vero
che
il
mondo
in
cui
viviamo
è
il
prodotto
del
semplice
caso
?
Dobbiamo
proprio
credere
alla
scienza
che
,
dopo
aver
espulso
ogni
ordine
necessario
dalla
fisica
,
tende
ora
a
espungerlo
anche
dalla
biologia
che
,
mostrandoci
la
complessità
e
la
perfezione
degli
organismi
viventi
,
sembrava
testimoniare
la
presenza
di
un
disegno
finalistico
,
di
un
programma
diretto
alla
conservazione
e
all
'
arricchimento
della
vita
dell
'
universo
?
Non
dobbiamo
piuttosto
ricorrere
a
considerazioni
di
metafisica
e
tecnologia
che
ci
consentano
di
intravedere
nel
mondo
quell
'
ordine
,
quella
finalità
,
quel
disegno
che
la
scienza
rifiuta
?
Queste
e
molte
altre
domande
mi
sono
state
rivolte
a
proposito
di
un
articolo
pubblicato
su
queste
colonne
il
29
novembre
1970
dal
titolo
.
«
Dunque
l
'
universo
non
è
programmato
»
,
articolo
che
prendeva
lo
spunto
dal
libro
del
biologo
francese
Jacques
Monod
Il
caso
e
la
necessità
ora
apparso
anche
nell
'
edizione
italiana
.
Una
delle
lettere
giuntemi
è
un
vero
e
proprio
saggio
di
trentadue
pagine
di
Valentino
Azzolini
.
Ma
ora
un
articolo
di
Gustavo
Bontadini
apparso
su
L
'
educatore
italiano
del
15
marzo
sottopone
quel
mio
articolo
a
una
critica
tanto
acuta
e
stringente
quanto
rispettosa
e
cordiale
.
Rispondendo
a
questa
critica
,
risponderò
,
almeno
parzialmente
,
anche
alle
altre
critiche
che
mi
sono
state
rivolte
.
Innanzitutto
,
non
sembra
che
la
filosofia
possa
allegramente
infischiarsi
della
scienza
;
in
realtà
non
l
'
ha
mai
fatto
.
La
scienza
non
risolve
certo
tutti
i
problemi
dell
'
uomo
,
ma
offre
i
dati
di
fatto
indispensabili
per
affrontarli
con
qualche
probabilità
di
successo
.
Ciò
che
vale
nella
vita
di
ogni
giorno
,
vale
in
filosofia
:
se
mi
dispongo
a
fare
una
spesa
,
devo
prima
farmi
i
conti
in
tasca
,
cioè
ricorrere
all
'
aritmetica
.
Potrò
scegliere
le
spese
da
fare
ma
,
senza
quel
conto
,
mi
troverò
nei
pasticci
.
Così
la
filosofia
:
può
elaborare
concetti
e
dottrine
,
avanzare
ipotesi
più
o
meno
convincenti
,
ma
non
prescindere
dai
risultati
della
scienza
se
non
vuole
avventurarsi
in
fantasie
inconcludenti
e
parlare
di
cose
che
,
rigorosamente
parlando
,
non
esistono
.
La
scienza
può
mutare
i
suoi
risultati
,
come
giustamente
osserva
Bontadini
;
ma
anche
la
filosofia
muta
le
sue
dottrine
e
i
filosofi
che
Bontadini
cita
,
Teilhard
de
Chardin
e
Bonhoeffer
,
ci
offrono
dottrine
diverse
da
quelle
di
Sant
'
Agostino
e
di
San
Tommaso
,
pur
ispirandosi
alla
stessa
tradizione
religiosa
.
La
scienza
oggi
si
avvale
del
caso
per
elaborare
le
sue
ipotesi
esplicative
e
i
suoi
calcoli
.
Bontadini
dice
che
questo
significa
«
la
nostra
ignoranza
del
profondo
determinismo
della
natura
,
del
suo
programma
universale
»
piuttosto
che
«
l
'
esistenza
-
la
verità
-
dell
'
indeterminazione
,
della
casualità
»
.
Ma
come
si
possono
elaborare
dottrine
e
prospettive
,
effettuare
scelte
e
orientarsi
,
in
filosofia
o
nella
vita
,
sulla
base
di
ciò
che
ignoriamo
?
Anche
una
debole
lanterna
val
meglio
del
buio
per
procedere
su
un
sentiero
sconosciuto
.
Ma
Bontadini
non
si
mantiene
coerente
a
questa
riduzione
del
caso
all
'
ignoranza
.
Egli
aggiunge
subito
che
«
nessuno
può
vietare
a
Dio
di
giocare
ai
dadi
»
:
e
se
è
così
,
il
caso
non
è
la
nostra
ignoranza
,
ma
la
natura
stessa
del
mondo
,
voluta
e
stabilita
da
Dio
.
E
proprio
su
questo
punto
Bontadini
fa
leva
per
la
sua
difesa
della
metafisica
teologica
tradizionale
:
«
Quella
conseguenza
-
se
il
mondo
fosse
creato
da
Dio
allora
dovrebbe
essere
"
ordinato
"
nel
senso
che
sappiamo
-
non
sussiste
:
Dio
può
creare
il
mondo
come
gli
pare
e
piace
,
nessuno
può
vietargli
di
"
giocare
ai
dadi
"
(
per
ciò
che
riguarda
la
storia
della
natura
e
senza
che
venga
meno
la
Sua
Provvidenza
)
»
.
Sta
veramente
qui
il
punto
cruciale
.
Quale
significato
possono
avere
l
'
esistenza
e
la
provvidenza
di
Dio
in
un
mondo
dominato
dal
caso
?
Quale
indizio
,
segno
o
prova
,
questo
mondo
può
offrire
di
esse
?
Non
si
tratta
di
«
vietare
»
a
Dio
di
giocare
ai
dadi
:
si
tratta
di
vedere
come
in
un
giuoco
di
dadi
si
può
scorgere
la
presenza
di
Dio
o
l
'
azione
della
sua
provvidenza
.
Qui
comincia
veramente
il
problema
filosofico
.
E
mi
sembra
paradossale
dover
ricordare
a
Bontadini
,
cultore
emerito
della
metafisica
tradizionale
,
che
tutte
le
prove
da
essa
fornite
dell
'
esistenza
di
Dio
e
soprattutto
quelle
passate
attraverso
il
vaglio
di
S
.
Tommaso
,
sono
fondate
sull
'
ordine
e
sulla
finalità
del
mondo
,
sulla
necessità
della
catena
causale
,
sulla
gerarchia
perfetta
e
sulla
connessione
necessaria
degli
esseri
dell
'
universo
.
Se
il
mondo
è
un
giuoco
di
dadi
,
queste
prove
vanno
a
gambe
all
'
aria
.
Non
ce
n
'
è
una
che
regga
,
dal
punto
di
vista
in
cui
Bontadini
si
mette
.
Che
valore
può
essere
allora
riconosciuto
a
quella
metafisica
tradizionale
che
Bontadini
intende
difendere
?
Si
possono
certo
tentare
altre
vie
.
Si
può
,
per
esempio
,
tentare
di
scorgere
,
nell
'
infinitamente
vario
e
complesso
gioco
di
dadi
che
è
il
mondo
,
una
mano
maestra
che
,
alla
lunga
o
alla
lontana
,
come
quella
di
un
grande
giocatore
professionista
,
riesca
a
dirigere
il
gioco
e
a
indirizzarlo
ai
suoi
fini
.
Questi
tentativi
non
sono
stati
fatti
finora
.
Bontadini
potrebbe
intraprenderne
qualcuno
perché
ne
ha
la
capacità
;
e
,
quando
l
'
avrà
elaborato
,
potremo
discuterlo
.
Ma
per
ora
siamo
lasciati
a
mani
vuote
.
Affermare
che
Dio
può
avere
creato
tanto
un
mondo
deterministicamente
o
casualmente
ordinato
quanto
un
mondo
indeterministico
,
significa
semplicemente
togliere
ogni
significato
all
'
esistenza
di
Dio
.
Che
cosa
è
Dio
,
allora
?
Non
l
'
essere
necessario
,
non
la
causa
prima
,
non
il
primo
motore
,
non
l
'
essere
perfettissimo
,
non
l
'
onnipotente
:
perché
tutto
ciò
che
egli
fa
è
solo
il
risultato
di
una
gettata
di
dadi
.
Forse
questi
dadi
sono
truccati
;
ma
bisogna
averne
una
prova
o
almeno
darne
un
indizio
.
E
si
ritorna
da
capo
al
problema
del
caso
.
Non
si
tratta
perciò
di
una
scelta
fra
la
scienza
e
la
metafisica
e
neppure
fra
ateismo
e
teismo
.
Si
tratta
di
elaborare
dottrine
filosofiche
,
che
non
si
risolvano
in
una
negazione
dei
fatti
meglio
accertati
e
delle
ipotesi
più
probabili
.
Sarebbe
certo
assai
consolante
per
l
'
uomo
credere
di
vivere
in
un
mondo
amichevole
,
che
si
prenda
cura
di
lui
e
gli
garantisca
la
sopravvivenza
e
il
successo
.
Ma
la
metafisica
tradizionale
si
è
rivelata
incapace
di
dare
un
fondamento
a
questa
credenza
;
e
molti
teologi
e
spiriti
religiosi
ne
hanno
preso
atto
.
Giacché
,
quanto
alla
fede
,
essa
è
certamente
fuori
questione
e
continua
ad
offrirsi
all
'
opzione
degli
uomini
.
Basta
non
dimenticare
che
la
fede
si
può
perdere
come
si
può
acquistare
.
D
'
altronde
,
se
non
è
vietato
a
Dio
di
giocare
ai
dadi
,
perché
dovrebbe
essere
vietato
all
'
uomo
?
StampaQuotidiana ,
L
'
organismo
vivente
è
programmato
come
un
calcolatore
elettronico
.
Come
un
calcolatore
,
esso
ha
una
memoria
costituita
dai
messaggi
ereditari
che
gli
vengono
trasmessi
,
attraverso
i
geni
,
dai
suoi
genitori
;
e
,
come
il
calcolatore
,
è
costituito
da
un
progetto
cioè
da
un
piano
che
regola
fino
ai
minimi
particolari
la
sua
formazione
.
Per
queste
analogie
,
la
teoria
dell
'
informazione
trova
eguale
applicazione
nella
cibernetica
e
nella
biologia
.
Ma
esistono
anche
differenze
sostanziali
tra
il
programma
cibernetico
e
il
programma
genetico
.
Il
primo
si
può
modificare
a
volontà
,
perché
l
'
informazione
registrata
su
nastro
magnetico
si
aggiunge
o
si
cancella
a
seconda
dei
risultati
ottenuti
;
il
secondo
invece
,
iscritto
com
'
è
nella
struttura
stessa
della
cellula
,
non
può
essere
modificato
dall
'
esperienza
e
resta
quindi
immutato
nel
succedersi
delle
generazioni
.
Le
istruzioni
della
macchina
non
regolano
la
sua
struttura
fisica
e
i
pezzi
che
la
compongono
;
quelle
dell
'
organismo
invece
regolano
la
produzione
degli
stessi
organi
incaricati
dell
'
esecuzione
del
programma
.
Anche
se
fosse
possibile
costruire
una
macchina
capace
di
riprodursi
,
essa
darebbe
luogo
soltanto
a
copie
esatte
di
se
stessa
e
dopo
qualche
generazione
degenererebbe
verso
il
disordine
statistico
.
L
'
essere
vivente
,
invece
,
non
è
mai
la
copia
dei
genitori
quali
sono
al
momento
della
procreazione
:
è
un
essere
nuovo
,
che
ripercorre
nell
'
intero
ciclo
la
vita
dei
genitori
.
Il
programma
genetico
,
inoltre
,
non
è
mai
assolutamente
rigido
:
spesso
impone
soltanto
limiti
all
'
azione
dell
'
ambiente
sull
'
organismo
o
dà
a
quest
'
ultimo
il
potere
di
reagire
in
un
certo
modo
all
'
ambiente
.
Nell
'
ampliarsi
di
questi
limiti
,
nella
loro
maggiore
elasticità
si
può
scorgere
la
direzione
verso
cui
muove
l
'
evoluzione
,
nonostante
i
suoi
errori
,
i
suoi
vicoli
ciechi
e
il
suo
procedere
a
caso
.
Tale
almeno
è
l
'
opinione
di
François
Jacob
(
La
logica
del
vivente
,
ed.
Einaudi
)
che
ebbe
nel
1965
il
Premio
Nobel
insieme
con
Jacques
Monod
,
l
'
autore
di
Il
caso
e
la
necessità
pubblicato
quasi
contemporaneamente
a
questo
libro
.
L
'
evoluzione
,
secondo
Jacob
,
è
caratterizzata
dalla
sua
«
apertura
»
,
dalla
sua
tendenza
a
rendere
più
elastica
l
'
esecuzione
del
programma
genetico
,
che
permette
all
'
organismo
di
sviluppare
i
suoi
rapporti
con
l
'
ambiente
e
di
estendere
il
suo
raggio
d
'
azione
.
Questo
è
proprio
ciò
che
è
avvenuto
,
al
grado
massimo
,
nell
'
uomo
e
ha
reso
possibile
la
costruzione
di
quel
mondo
della
cultura
che
è
un
nuovo
livello
di
vita
ed
è
capace
di
reagire
sulla
stessa
evoluzione
biologica
:
«
Di
tutti
gli
organismi
viventi
,
scrive
Jacob
,
è
l
'
uomo
quello
che
possiede
il
programma
genetico
più
aperto
ed
elastico
.
Ma
dove
si
arresta
l
'
elasticità
?
In
quale
misura
il
comportamento
umano
è
prescritto
dai
geni
?
A
quali
restrizioni
ereditarie
è
sottoposto
lo
spirito
umano
?
»
.
Queste
domande
sono
lasciate
da
Jacob
senza
risposta
perché
,
allo
stato
attuale
degli
studi
,
non
possono
averne
.
Non
si
conoscono
,
in
altri
termini
,
con
esattezza
i
gradi
di
libertà
che
il
codice
genetico
consente
all
'
uomo
:
non
si
ha
quindi
un
criterio
sicuro
per
discernere
,
tra
le
possibilità
diverse
che
la
sua
vita
culturale
gli
fa
intravedere
,
quelle
che
la
sua
organizzazione
biologica
gli
consente
di
realizzare
e
quelle
che
esclude
.
Ma
un
punto
,
tuttavia
,
è
chiaro
per
Jacob
come
per
Monod
.
Lo
sviluppo
culturale
ha
annullato
o
estremamente
limitato
la
funzione
della
selezione
naturale
nella
trasformazione
dell
'
uomo
.
Monod
ha
insistito
sulle
conseguenze
disastrose
che
ha
nella
nostra
società
la
soppressione
della
selezione
naturale
che
favoriva
,
nelle
età
precedenti
,
la
sopravvivenza
del
più
adatto
.
E
,
come
rimedio
,
ha
proposto
la
«
selezione
delle
idee
»
cioè
la
eliminazione
di
tutte
le
credenze
e
le
ideologie
che
contrastano
con
l
'
obbiettività
e
la
serenità
della
conoscenza
scientifica
e
minano
i
valori
su
cui
essa
si
fonda
.
Jacob
invece
rimane
estraneo
a
questo
umanesimo
scientifico
.
Da
un
lato
,
infatti
,
è
meno
dogmatico
di
Monod
nel
riconoscere
carattere
definitivo
allo
stato
attuale
della
scienza
.
«
Oggi
,
egli
dice
,
viviamo
in
un
mondo
di
messaggi
,
di
codici
,
di
informazione
.
Quale
ulteriore
analisi
scomporrà
domani
gli
oggetti
della
nostra
conoscenza
per
ricomporli
in
una
nuova
dimensione
?
Quale
nuova
bambolina
russa
ne
emergerà
?
»
.
Sono
le
ultime
parole
del
suo
libro
.
Dall
'
altro
lato
,
Jacob
dà
più
credito
a
quella
che
oggi
si
chiama
l
'
«
ingegneria
genetica
»
.
Ritiene
possibile
che
un
giorno
si
potrà
intervenire
sulla
costruzione
del
programma
genetico
per
correggere
certi
difetti
e
inserire
alcune
aggiunte
:
che
si
riuscirà
forse
anche
a
produrre
,
a
volontà
e
nel
numero
di
esemplari
desiderato
,
la
copia
esatta
di
ogni
individuo
:
un
uomo
politico
,
un
artista
,
una
reginetta
di
bellezza
,
un
atleta
.
Monod
respinge
nelle
chimere
fantascientifiche
queste
alternative
.
«
Si
potranno
,
egli
dice
,
trovare
palliativi
per
certe
tare
genetiche
,
ma
solo
per
l
'
individuo
colpito
,
non
per
la
sua
discendenza
.
La
genetica
molecolare
moderna
non
solo
non
ci
offre
alcun
mezzo
per
agire
sul
patrimonio
ereditario
e
arricchirlo
di
caratteri
nuovi
,
per
creare
un
superuomo
genetico
,
ma
ci
rivela
la
vanità
di
questa
speranza
:
la
scala
microscopica
del
genoma
vieta
per
il
momento
e
forse
per
sempre
tali
manipolazioni
.
»
Questi
opposti
punti
di
vista
di
due
scienziati
,
che
condividono
la
stessa
impostazione
generale
della
biologia
e
lavorano
nello
stesso
campo
,
riflettono
il
contrasto
di
opinioni
che
si
è
venuto
determinando
nel
mondo
moderno
intorno
al
futuro
della
scienza
e
della
tecnologia
in
generale
.
Gli
ottimisti
ritengono
che
alla
scienza
è
affidato
il
futuro
dell
'
uomo
perché
essa
sarà
capace
di
migliorare
la
qualità
della
vita
e
di
consolidare
la
dignità
dell
'
uomo
.
I
pessimisti
prevedono
per
l
'
uomo
e
per
il
suo
ambiente
le
conseguenze
più
disastrose
dal
rafforzamento
e
dall
'
ampliamento
dei
mezzi
tecnici
della
scienza
.
Il
pubblico
grosso
sembra
inclinare
al
pessimismo
:
il
numero
degli
astrologi
,
dei
maghi
,
di
coloro
che
difendono
contro
la
scienza
le
vecchie
concezioni
animistiche
e
antropomorfiche
dell
'
universo
,
è
in
crescente
aumento
.
L
'
oscillazione
,
dalla
quale
l
'
umanità
è
sempre
stata
tentata
,
fra
il
tutto
e
il
nulla
,
trova
in
questi
atteggiamenti
la
sua
espressione
più
critica
.
O
la
scienza
è
tutto
,
cioè
è
capace
di
risolvere
tutti
i
problemi
presenti
e
futuri
dell
'
uomo
;
o
non
serve
a
nulla
ed
è
meglio
ritornare
alle
antiche
credenze
.
Questa
alternativa
è
puerile
e
pericolosa
.
La
scienza
,
certo
,
non
è
tutta
la
vita
dell
'
uomo
,
la
sua
forma
attuale
non
è
quella
definitiva
e
,
molto
probabilmente
(
se
è
vera
la
lezione
del
passato
)
una
forma
definitiva
non
l
'
avrà
mai
.
Ma
,
dall
'
altro
lato
,
la
rinunzia
alla
scienza
porrebbe
l
'
uomo
completamente
allo
scoperto
di
fronte
ai
pericoli
che
lo
minacciano
da
ogni
parte
.
Quel
certo
grado
di
conoscenza
obbiettiva
,
che
l
'
uomo
ha
saputo
conquistare
attraverso
una
lunga
vicenda
di
pericoli
e
di
lotte
è
ancora
lo
strumento
migliore
di
cui
dispone
per
la
sua
sopravvivenza
.
Occorre
solo
che
continui
a
coltivarlo
,
che
non
lo
ritenga
perfetto
e
che
soprattutto
impari
a
servirsene
nei
modi
che
sono
più
conformi
al
suo
benessere
e
alla
sua
dignità
.
E
,
per
quest
'
ultimo
scopo
,
la
«
saggezza
»
,
di
cui
gli
antichi
parlavano
,
è
certamente
essenziale
:
una
saggezza
che
ignori
il
tutto
ed
il
nulla
,
che
sia
fatta
di
modestia
e
costanza
,
e
soprattutto
riconosca
i
limiti
e
gli
autentici
bisogni
dell
'
uomo
.