StampaQuotidiana ,
Devo
confessare
che
gli
attuali
dibattiti
sulla
cultura
di
destra
e
sulla
cultura
di
sinistra
mi
annoiano
,
meglio
mi
infastidiscono
,
perché
li
ritengo
fuorvianti
.
Destra
e
Sinistra
hanno
un
mero
significato
:
essi
descrivono
la
collocazione
nell
'
aula
parlamentare
di
un
senatore
odi
un
deputato
.
La
Destra
e
la
Sinistra
sono
,
così
,
mere
astrazione
;
in
sé
non
esistono
e
tanto
meno
hanno
una
cultura
,
che
è
fatta
di
concetti
pensati
.
L
'
individualismo
metodologico
ci
ha
insegnato
che
reali
sono
soltanto
i
singoli
individui
in
relazioni
(
anche
associative
)
con
gli
altri
.
Se
guardiamo
all
'
oggi
,
al
nostro
Parlamento
,
potremmo
subito
dire
che
il
Polo
per
le
libertà
(
la
Destra
)
e
l
'
Ulivo
(
la
Sinistra
)
non
hanno
una
loro
propria
omogenea
cultura
.
Facciamo
due
esempi
.
Innanzitutto
la
grave
crisi
dello
Stato
di
diritto
.
Ebbene
,
il
più
forte
difensore
dello
Stato
di
diritto
è
Emanuele
Macaluso
,
un
autorevole
esponente
della
Sinistra
,
che
segue
i
fatti
di
Palermo
con
una
documentazione
precisa
e
minuziosa
,
pari
-
se
non
superiore
-
a
quella
di
Giuliano
Ferrara
su
il
Foglio
.
Ebbene
loro
,
assieme
a
tanti
altri
di
Destra
e
di
Sinistra
,
combattono
la
stessa
battaglia
,
che
è
una
battaglia
sui
principi
.
L
'
altro
grave
problema
è
quello
economico
.
Quando
l
'
allora
presidente
del
Consiglio
Silvio
Berlusconi
presentò
il
suo
programma
ebbe
la
(
tardiva
)
approvazione
di
Paolo
Sylos
Labini
,
che
-
come
è
noto
-
non
ama
certo
il
Cavaliere
.
Ma
la
maggior
parte
degli
appartenenti
alla
corporazione
scientifica
degli
economisti
ragiona
nella
stessa
maniera
,
ragionano
cioè
da
economisti
.
Si
è
però
visto
che
né
l
'
Ulivo
,
né
il
Polo
si
sono
dimostrati
compatti
su
queste
posizioni
,
per
il
prevalere
di
persone
senza
cultura
che
difendono
piccoli
interessi
o
radicati
umori
.
Quando
parliamo
di
cultura
è
opportuno
riferirsi
alle
idee
pensate
,
ai
concetti
forti
e
non
alla
cultura
imparaticcia
tanto
diffusa
fra
i
politici
e
i
mass
media
.
Alle
etichette
fuorvianti
di
Destra
e
di
Sinistra
preferisco
esaminare
quali
siano
le
idee
all
'
altezza
dei
nostri
tempi
.
Sono
le
idee
aperte
ai
problemi
del
futuro
e
che
abbiano
una
capacità
di
incidere
su
un
mondo
in
rapida
trasformazione
.
Dobbiamo
affrontare
due
grandi
trasformazioni
epocali
:
il
crollo
del
totalitarismo
comunista
,
che
pure
ha
lasciato
in
Europa
troppi
residui
della
presunzione
fatale
socialista
.
Dall
'
altro
lato
c
'
è
il
processo
di
secolarizzazione
della
società
,
un
fenomeno
più
antico
,
che
il
totalitarismo
ha
accelerato
e
ora
ispira
la
società
del
benessere
,
perché
essa
ha
altri
fondamenti
.
Per
guardare
al
futuro
in
modo
costruttivo
dobbiamo
evitare
tre
errori
.
Primo
:
persa
la
fede
in
una
ragione
assoluta
,
che
ci
ha
portato
alla
catastrofe
,
spesso
si
sceglie
la
scorciatoia
dell
'
irrazionalismo
,
e
sono
irrazionalistiche
tutte
le
posizioni
fideistiche
.
Esiste
anche
un
razionalismo
critico
che
ammette
la
confutazione
,
in
base
all
'
esperienza
,
delle
proprie
congetture
.
Secondo
:
ma
del
razionalismo
dogmatico
ci
è
rimasta
la
mentalità
antistorica
.
Si
pensa
di
costruire
il
futuro
dimenticando
o
facendo
tabula
rasa
del
passato
,
mentre
ogni
innovazione
deve
avere
in
esso
le
sue
radici
.
È
rimasta
così
una
mentalità
costruttivistica
:
pensiamo
alle
continue
riforme
dei
nostri
ordinamenti
scolastici
dalle
elementari
all
'
università
,
dimenticando
non
solo
i
valori
del
passato
,
ma
anche
la
cultura
di
chi
dovrebbe
attuarle
.
Si
ama
solo
il
"
novitismo
"
.
Terzo
:
con
il
Sessantotto
si
è
imposta
una
nuova
morale
,
quella
della
"
gioia
di
vivere
"
.
È
una
reincarnazione
del
decadentismo
con
il
suo
sensualismo
.
Esso
mina
sempre
più
istituzioni
che
sono
alla
base
dello
sviluppo
dell
'
umanità
,
come
la
famiglia
,
e
concede
a
molti
scienziati
il
sogno
di
poter
liberare
la
razza
umana
dal
peso
paralizzante
del
bene
e
del
male
e
dei
concetti
perversi
di
giusto
e
sbagliato
.
Concetti
che
sono
a
fondamento
dell
'
ordine
politico
.
Taluno
potrà
bollare
questa
mia
proposta
come
neoconservatrice
,
ma
fuori
di
essa
non
c
'
è
che
la
noiosa
ripetizione
di
vecchi
discorsi
o
il
ritornare
nel
sogno
dell
'
utopia
.
StampaQuotidiana ,
Puntualizzare
i
rapporti
che
si
danno
in
Italia
tra
politica
e
cultura
può
servire
a
chiarire
uno
spaccato
della
vita
del
nostro
Paese
per
tanti
aspetti
così
anomalo
rispetto
alle
altre
nazioni
.
Sono
rapporti
assai
complessi
per
la
varietà
e
la
diversità
delle
situazioni
,
per
cui
bisogna
stare
attenti
a
non
fare
di
tutta
l
'
erba
un
fascio
.
Accenneremo
brevemente
a
due
episodi
scandalosi
,
per
cui
si
può
veramente
parlare
di
una
cultura
di
regime
.
Il
ministro
della
Pubblica
istruzione
,
onorevole
Berlinguer
,
vuole
che
nell
'
ultimo
anno
l
'
insegnamento
della
storia
si
concentri
sul
Novecento
e
poi
pensa
di
affidare
la
compilazione
dei
nuovi
testi
agli
Istituti
storici
della
Resistenza
.
Ora
il
presidente
nazionale
di
questi
Istituti
,
Gaetano
Arfè
,
storico
di
vaglia
e
già
deputato
socialista
,
si
è
dimesso
dalla
sua
carica
per
protesta
contro
la
faziosità
di
questi
Istituti
,
che
vogliono
fare
soltanto
una
storiografia
di
partito
e
imporci
cosi
una
mistica
antifascista
.
Di
Totò
che
visse
due
volte
,
il
famoso
e
scandaloso
film
patrocinato
da
Walter
Veltroni
,
si
è
già
parlato
molto
e
,
nonostante
tutto
,
avrà
un
finanziamento
dallo
Stato
.
Veltroni
appoggia
solo
amici
e
clienti
e
ci
fa
rimpiangere
il
ministro
del
passato
regime
Giuseppe
Bottai
.
Almeno
era
un
uomo
di
cultura
.
Insomma
la
sinistra
al
potere
pratica
ancora
la
politica
che
fu
del
fascismo
:
è
il
governo
che
decide
sulla
cultura
.
Ma
veniamo
a
cose
più
serie
.
Per
governare
una
società
industriale
avanzata
ci
vogliono
anche
conoscenze
professionali
e
scientifiche
.
Non
voglio
rispolverare
il
mito
della
tecnocrazia
,
ma
senza
economisti
e
politologi
che
-
da
indipendenti
-
dibattano
sulle
riviste
e
sui
giornali
i
problemi
sul
tappeto
le
buone
soluzioni
non
si
trovano
:
conoscere
per
deliberare
era
il
motto
di
Luigi
Einaudi
.
In
Italia
abbiamo
due
ottime
corporazioni
accademiche
di
economisti
e
di
politologi
orgogliose
della
propria
professionalità
e
della
propria
indipendenza
.
La
cosa
strana
è
che
nelle
loro
corporazioni
non
ci
sono
gravi
spaccature
politiche
e
sulla
soluzione
di
molti
problemi
sono
sostanzialmente
d
'
accordo
.
La
cosa
grave
è
che
la
classe
politica
non
utilizza
queste
competenze
scientifiche
e
,
quando
fa
conto
di
farlo
,
tutto
poi
s
'
arena
nei
cassetti
.
La
fine
della
commissione
presieduta
da
Paolo
Onofri
(
persona
di
grande
rigore
scientifico
e
morale
)
è
sintomatica
.
Per
il
nostro
ceto
al
governo
tutti
i
problemi
sono
essenzialmente
politici
,
non
ha
assolutamente
una
mentalità
pragmatica
,
con
cui
valutare
e
verificare
le
conseguenze
di
certe
scelte
,
con
cui
tenere
presenti
i
possibili
effetti
,
perversi
di
certe
azioni
.
É
sostanzialmente
provinciale
:
guarda
solo
all
'
elettorato
e
non
fuori
d
'
Italia
.
Ora
si
comincia
a
parlare
bene
della
rivoluzione
liberale
di
Margaret
Thatcher
e
di
Ronald
Reagan
,
sino
a
ieri
demonizzati
.
Hanno
ottenuto
ottimi
risultati
,
ma
ci
si
guarda
bene
dall
'
imitarli
.
Il
limite
della
nostra
cultura
e
anche
del
mondo
occidentale
è
quello
di
non
essere
riuscito
a
esprimere
idee
forti
all
'
altezza
dei
tempi
.
Rispetto
al
passato
noi
viviamo
in
un
'
età
di
intense
,
profonde
e
rapidissime
trasformazioni
.
Si
parla
-
giustamente
-
di
una
globalizzazione
dell
'
economia
,
che
non
cancella
però
le
etnie
(
pensiamo
all
'
India
e
ai
Balcani
)
in
difesa
della
loro
cultura
,
mentre
il
monod
islamico
vuole
lo
sviluppo
,
ma
in
una
chiave
culturale
diversa
da
quella
occidentale
.
La
rivoluzione
elettronica
ci
ha
ormai
portati
a
viaggiare
in
Internet
,
che
mette
in
comunicazione
persone
che
non
si
conoscono
;
e
i
fanatici
parlano
ormai
della
morte
del
libro
.
Le
intense
migrazioni
portano
alla
formazione
di
società
plurietniche
,
con
culture
assai
diverse
e
lontane
.
Nessuno
sa
dove
stiamo
andando
,
mentre
il
futuro
ci
piomba
addosso
.
La
sola
persona
che
ottiene
il
massimo
di
ascolto
e
guarda
preoccupata
al
futuro
è
il
Papa
.
Ma
egli
si
appella
ai
valori
della
tradizione
,
lentamente
elaborati
nel
passato
.
Mentre
il
filosofo
liberale
Friedrich
von
Hayek
ha
sempre
sostenuto
questa
posizione
che
ancora
l
'
uomo
ha
delle
certezze
,
gli
intellettuali
non
solo
italiani
hanno
scelto
la
strada
della
dissacrazione
,
una
dissacrazione
che
crea
solo
il
vuoto
.
In
questo
vuoto
fioriscono
spontaneamente
movimenti
effimeri
,
come
quello
della
New
Age
.
Sono
profezie
oscure
come
tutte
le
profezie
:
in
alcune
si
parla
di
un
'
imminente
fine
del
mondo
,
basandosi
sulla
tradizione
astrologica
,
in
altre
di
una
nuova
era
di
felicità
e
di
pace
per
un
rinnovamento
interno
dell
'
uomo
.
Esse
sono
il
segno
delle
nostre
inquietudini
.