StampaPeriodica ,
Già
quando
cominciai
i
miei
studi
sulla
pittura
veneta
tra
Quattro
e
Cinquecento
,
che
vuol
dire
,
come
vedremo
,
tutto
,
cioè
l
'
essenza
della
pittura
,
già
allora
,
quasi
trent
'
anni
fa
,
una
mostra
come
quella
di
Palazzo
Grassi
,
Il
Rinascimento
a
Venezia
e
la
pittura
del
Nord
ai
tempi
di
Bellini
,
Dürer
e
Tiziano
,
sarebbe
sembrata
impossibile
,
e
persino
impensabile
.
Resta
,
è
vero
,
il
tabù
di
Giorgione
(
non
è
esposto
alcun
dipinto
,
ma
soltanto
un
disegno
del
grande
pittore
,
i
cui
capolavori
sono
pure
a
portata
di
mano
,
all
'
Accademia
di
Venezia
)
;
ma
per
il
resto
è
presente
tutto
,
il
'
tout
Venise
'
e
non
con
testimonianze
marginali
ma
con
i
capolavori
più
emozionanti
.
Qualunque
storico
dell
'
arte
avrebbe
voluto
mettere
insieme
tanti
capolavori
,
più
per
realizzare
un
sogno
che
per
dimostrare
una
tesi
,
ma
nessuno
avrebbe
potuto
immaginare
che
,
una
volta
messi
uno
vicino
all
'
altro
,
i
dipinti
avrebbero
raccontato
una
storia
così
sorprendente
.
Nessuna
storia
scritta
,
nessun
catalogo
possono
restituire
l
'
emozione
di
alcuni
accostamenti
,
di
alcune
sequenze
che
dimostrano
in
modo
inconfutabile
ciò
che
si
era
soltanto
intuito
o
immaginato
.
Un
tripudio
di
delicatissime
tavole
,
dopo
il
primo
assaggio
di
un
maestoso
trittico
di
Giovanni
di
Alemagna
e
Antonio
Vivarini
,
ci
accoglie
nella
seconda
(
in
reatà
prima
)
intensissima
sala
:
solo
ritratti
,
da
Petrus
Christus
,
a
Hans
Memling
,
a
Giovanni
Bellini
,
a
Lorenzo
Lotto
,
attraverso
Antonello
da
Messina
.
Sono
personaggi
,
uomini
veri
,
ricchi
mercanti
,
giovani
innamorati
,
fino
al
romantico
Vescovo
De
'
Rossi
del
Lotto
.
In
questa
stanza
si
comprende
,
come
mai
prima
,
il
tanto
conclamato
rapporto
tra
fiamminghi
e
veneziani
,
tra
Nord
Europa
e
Nord
Italia
.
Due
'
anime
belle
'
del
Nord
-
est
che
dialogano
e
s
'
intrecciano
attraverso
la
mediazione
di
un
meridionale
,
di
un
raffinatissimo
'
terrone
'
siciliano
:
Antonello
da
Messina
.
Come
in
una
dissolvenza
fotografica
,
i
tratti
del
giovane
uomo
di
Petrus
Christus
si
confondono
con
quelli
del
Bernardo
De
'
Rossi
di
Lorenzo
Lotto
:
carnagioni
levigate
,
umori
malinconici
,
ma
soprattutto
una
profonda
verità
,
prima
interiore
che
esteriore
.
Questi
ritratti
sembrano
definire
uno
spirito
europeo
,
una
nuova
dimensione
dell
'
uomo
,
che
domina
il
mondo
con
intelligenza
e
determinazione
.
Ecco
,
dunque
,
l
'
uomo
europeo
.
A
Venezia
identifichiamo
i
limiti
del
suo
orizzonte
,
tra
intelligenza
e
furbizia
:
quello
disegnato
nello
sguardo
obliquo
e
nelle
sopracciglia
volte
all
'
insù
dell
'
Uomo
di
Antonello
.
Superata
la
barriera
di
questi
sguardi
intrecciati
,
ritroviamo
un
altro
incastro
perfetto
(
fino
all
'
errore
di
attribuire
a
un
anonimo
padovano
il
dipinto
di
un
fiammingo
in
Italia
)
nella
serie
di
Crocefissioni
di
un
seguace
di
Van
Eyck
,
di
Bellini
e
di
Antonello
da
Messina
,
tutte
composte
secondo
un
medesimo
schema
e
le
medesime
proporzioni
.
I
rapporti
tra
le
figure
della
sacra
rappresentazione
e
il
paesaggio
sono
perfettamente
bilanciati
,
fino
alla
suprema
armonia
geometrica
,
una
'
armonia
mundi
'
,
del
capolavoro
di
Antonello
nel
museo
di
Anversa
dove
,
nonostante
l
'
imminenza
della
passione
,
la
natura
sembra
prevalere
sulla
storia
.
Proprio
come
ancora
oggi
si
avverte
scendendo
in
Sicilia
,
dove
l
'
energia
della
natura
prevale
sul
destino
degli
uomini
(
si
leggano
le
pagine
bellissime
del
Gattopardo
)
.
Ancora
diversa
è
la
scelta
di
Bellini
nella
Crocefissione
,
proveniente
da
Prato
,
dove
la
natura
e
il
paesaggio
,
pur
forti
e
rigogliosi
,
sono
segnati
da
una
traccia
profonda
del
passaggio
dell
'
uomo
:
lapidi
,
iscrizioni
,
architetture
documentano
una
storia
da
cui
dipende
la
Crocefissione
di
Cristo
,
ineluttabilmente
.
Abbiamo
così
indicato
alcune
varianti
psicologiche
di
uno
stesso
impianto
compositivo
.
Un
altro
aspetto
sorprendente
della
mostra
è
l
'
intuizione
delle
diverse
grandezze
di
Antonello
e
di
Bellini
.
I
capolavori
del
primo
sono
monadi
,
universi
compiuti
e
incomunicanti
fino
a
quel
teorema
,
sintesi
di
spazio
italiano
e
di
ambiente
fiammingo
,
che
è
il
San
Girolamo
nello
studio
proveniente
dalla
National
Gallery
di
Londra
(
dal
cui
prototipo
derivano
alcune
scene
d
'
interno
di
Carpaccio
,
come
nella
Nascita
della
Vergine
)
.
I
capolavori
di
Bellini
hanno
una
continuità
ideale
,
un
respiro
lungo
che
determinano
una
vertigine
,
uno
schiacciamento
del
tempo
.
È
emozionante
trovarsi
nello
spazio
delimitato
da
due
opere
di
Giovanni
Bellini
eseguite
a
cinquant
'
anni
di
distanza
:
la
giovanile
Trasfigurazione
del
Correr
,
in
una
natura
mantegnesca
,
prontamente
ammorbidita
,
e
la
Pietà
dell
'
Accademia
,
come
un
drammaticissimo
Vesperbild
in
un
coltivatissimo
giardino
chiuso
dalla
veduta
di
città
.
Due
artisti
,
due
stili
,
due
sentimenti
della
natura
in
un
solo
uomo
che
ha
raffinato
la
sua
visione
del
mondo
senza
limitarla
,
accogliendo
gli
stimoli
dei
nouveaux
philosophes
sulla
scena
veneziana
da
Giorgione
a
Dürer
,
a
Lotto
,
a
Tiziano
.
Naturale
che
in
questo
fertilissimo
clima
possano
muoversi
tra
leggenda
e
mistero
,
tra
storia
e
natura
,
le
Cortigiane
del
Carpaccio
nel
loro
ritrovato
ambiente
:
una
terrazza
in
laguna
sul
cui
sfondo
si
agitano
gli
attori
di
una
caccia
in
valle
.
Altro
miracolo
impensabile
negli
anni
Settanta
,
quando
il
dogma
dell
'
inamovibilità
delle
tavole
aveva
quasi
un
risvolto
ideologico
.
Adesso
da
Malibu
arriva
un
quadro
,
anche
illegalmente
esportato
.
E
come
non
ci
sono
dogane
,
controlli
e
rivendicazioni
,
tanto
meno
ci
sono
ragioni
tecniche
che
ostacolino
il
ricongiungimento
di
due
parti
(
e
anche
di
due
quarti
)
di
una
stessa
tavola
.
Insieme
con
il
fiore
che
li
riunisce
esse
appaiono
indiscutibilmente
nate
dalla
stessa
mente
e
dalla
stessa
idea
dello
spazio
,
che
fu
già
indicata
e
anticipata
con
diverso
spirito
dal
grande
Giovanni
Bellini
nella
Allegoria
degli
Uffizi
(
quella
che
io
considero
una
'
ricreazione
'
di
Santi
e
Madonne
dopo
la
posa
per
una
Sacra
Conversazione
)
.
Addirittura
,
visibili
anche
dietro
,
le
due
tavole
ricongiunte
sono
unite
pure
da
un
sottile
filo
concettuale
:
in
una
,
quella
di
Malibu
,
un
'
trompe
-
l
'
oeil
'
con
nastri
e
cerelacche
;
nell
'
altra
,
cerelacche
e
nastri
veri
applicati
nel
tempo
.
La
mostra
cresce
ancora
nell
'
offerta
di
emozioni
,
avviandoci
nella
zona
calda
,
dominata
da
una
sequenza
di
capolavori
(
Mantegna
,
Cima
da
Conegliano
,
ancora
Bellini
,
ancora
Lorenzo
Lotto
)
,
Albrecht
Dürer
presente
con
due
opere
capitali
,
rigorosamente
su
tavola
,
l
'
uno
del
primo
,
l
'
altro
del
secondo
viaggio
italiano
:
la
Madonna
con
il
Bambino
tornita
nelle
forme
come
una
scultura
,
in
particolare
nel
bambino
,
quasi
d
'
alabastro
,
smagliante
nei
colori
,
illuminata
nel
fondo
da
una
luce
già
elettrica
.
Il
dipinto
era
il
gioiello
più
prezioso
(
e
più
difeso
)
della
collezione
di
Luigi
Magnani
,
un
quadro
mitico
scoperto
in
un
convento
di
clausura
di
Bagnacavallo
.
Degno
di
Raffaello
e
di
originalissima
composizione
è
il
Cristo
fra
i
dottori
dello
stesso
Dürer
,
risolto
nell
'
idea
di
una
ruota
di
personaggi
caricaturali
e
deformi
intorno
a
un
nodo
di
mani
,
motivo
originalissimo
e
senza
precedenti
.
A
partire
da
questa
opera
,
molto
verrà
dal
più
eretico
dei
pittori
veneziani
:
Lorenzo
Lotto
,
di
cui
è
pur
presente
un
capolavoro
giovanile
nato
più
nello
spirito
di
Dürer
che
in
quello
di
Giorgione
e
Bellini
:
Allegoria
della
virtù
e
del
vizio
.
E
siamo
sempre
agli
inizi
del
Cinquecento
.
Altri
capolavori
si
affollano
nelle
sale
per
documentare
altri
cent
'
anni
di
pittura
tra
Venezia
e
il
Nord
Europa
:
Tiziano
,
Bassano
,
Veronese
,
Tintoretto
.
Ma
forse
il
più
commovente
,
sintesi
perfetta
di
cultura
veneziana
e
civiltà
olandese
,
è
la
Venere
tenera
e
infantile
di
Lambert
Sustris
,
che
non
teme
il
confronto
con
un
analogo
Tiziano
.
E
se
Sustris
può
apparire
più
desiderabile
di
Tiziano
,
possiamo
essere
certi
che
questa
mostra
è
perfettamente
riuscita
.