StampaQuotidiana ,
Milano
.
Questa
storia
di
miliardi
e
di
sangue
matura
nella
Milano
degli
ultimi
anni
Sessanta
.
In
quella
Milano
che
vede
i
metalmeccanici
in
tuta
blu
scendere
in
piazza
per
migliori
salari
e
i
titoli
metalmeccanici
salire
in
Borsa
sotto
la
spinta
della
speculazione
.
In
quella
Milano
che
vede
í
primi
cortei
dei
ragazzi
di
Mario
Capanna
sfilare
al
grido
di
«
Fascisti
,
borghesi
,
ancora
pochi
mesi
»
,
ma
che
assiste
anche
alle
prime
gesta
dei
futuri
assaltatori
della
Borsa
,
ai
primi
vorticosi
scambi
di
pacchetti
azionari
,
alle
prime
colossali
e
inspiegabili
fortune
finanziarie
.
I
protagonisti
della
storia
sono
tre
:
Michele
Sindona
,
Carlo
Bordoni
,
Giorgio
Ambrosoli
.
Sono
passati
appena
dieci
anni
e
quest
'
ultimo
già
è
morto
ammazzato
l
'
altra
sera
a
Milano
sotto
casa
sua
.
Bordoni
si
sta
lentamente
spegnendo
nel
Correctional
Center
di
Manhattan
,
il
più
grande
carcere
di
New
York
,
colpito
da
una
grave
malattia
.
Michele
Sindona
,
invece
,
vive
tranquillo
e
apparentemente
spensierato
in
una
comodissima
suite
dell
'
Hotel
Pierre
,
forse
il
più
bell
'
albergo
di
tutta
New
York
.
Prima
di
cadere
sotto
i
colpi
di
una
P38
,
Ambrosoli
aveva
fatto
in
tempo
a
sporgere
denuncia
contro
ignoti
perché
sapeva
che
stavano
cercando
di
farlo
fuori
.
Bordoni
,
benché
rinchiuso
in
carcere
e
sorvegliato
quasi
a
vista
,
riesce
a
far
filtrare
continuamente
messaggi
nei
quali
accusa
Sindona
di
voler
attentare
alla
sua
vita
.
Ma
nel
1968
questi
tre
uomini
quasi
ancora
non
si
conoscevano
.
Michele
Sindona
era
allora
poco
più
di
un
grande
esperto
in
questioni
finanziarie
e
immobiliari
.
In
città
non
lo
frequentava
nessuno
,
se
si
escludono
alcuni
ristretti
circoli
finanziari
e
alcuni
personaggi
importanti
del
mondo
dell
'
industria
e
delle
banche
.
Quando
un
giornalista
dell
'
«
Espresso
»
gli
chiese
il
permesso
per
farlo
fotografare
,
rispose
secco
:
«
Se
vedo
arrivare
un
fotografo
,
gli
faccio
sparare
dall
'
autista
»
.
Il
primo
ad
accorgersi
delle
grandi
qualità
di
questo
ambizioso
avvocato
siciliano
era
stato
il
Marinotti
della
Snia
Viscosa
,
che
si
era
rivolto
a
lui
per
certe
storie
relative
ai
danni
di
guerra
e
che
ne
aveva
tratto
un
giovamento
preziosissimo
.
Ma
la
vera
pista
di
lancio
di
Sindona
è
stato
l
'
avvocato
Carnelutti
:
insieme
hanno
fatto
i
primi
affari
,
insieme
hanno
messo
piede
nella
prima
banca
,
la
Moizzi
,
destinata
a
diventare
poi
la
Privata
Finanziaria
e
la
fonte
di
tutte
le
disgrazie
future
,
compresa
la
morte
di
Ambrosoli
e
il
terrore
di
Carlo
Bordoni
.
Nel
1968
Michele
Sindona
,
che
è
già
il
padrone
assoluto
della
Banca
Privata
Finanziaria
,
sta
per
mettere
le
mani
sulla
Banca
Unione
e
sta
per
lanciarsi
nel
mondo
della
Borsa
e
della
speculazione
sui
cambi
in
grande
stile
.
Carlo
Bordoni
,
che
proprio
in
quegli
anni
inizia
la
sua
collaborazione
con
l
'
avvocato
siciliano
,
ha
una
storia
diversa
,
tutta
segnata
dalla
carriera
in
banca
.
La
sua
professione
,
il
suo
vero
destino
,
è
quello
del
cambista
:
ogni
giorno
Bordoni
arriva
in
ufficio
alle
sei
della
mattina
,
tiene
fra
le
labbra
un
grosso
sigaro
cubano
,
si
mette
personalmente
al
telex
e
comincia
a
imbastire
le
sue
speculazioni
.
Marchi
contro
yen
,
dollari
contro
franchi
svizzeri
,
sterline
contro
fiorini
.
E
,
quando
proprio
c
'
è
troppa
calma
sui
mercati
valutari
,
anche
platino
contro
oro
,
oppure
,
nei
momenti
di
magra
assoluta
,
patate
contro
cipolle
.
Per
Bordoni
tutto
va
bene
.
Purché
si
tratti
di
comprare
e
vendere
sulla
carta
,
Bordoni
non
ha
magazzini
,
non
ha
camions
,
non
ha
niente
;
gli
bastano
un
telex
e
qualche
telefono
con
le
linee
dirette
per
tutto
il
mondo
.
Nel
giro
dei
cambisti
ha
una
fama
enorme
:
si
dice
che
sia
il
più
bravo
in
Europa
e
,
forse
,
addirittura
nel
mondo
.
Ma
sul
suo
conto
circolano
storie
inquietanti
.
Si
racconta
di
guadagni
favolosi
,
ma
anche
di
perdite
tremende
.
Si
ricorda
,
ad
esempio
,
come
il
consiglio
di
amministrazione
di
una
delle
più
importanti
banche
italiane
lo
abbia
licenziato
sui
due
piedi
perché
colto
dal
terrore
davanti
all
'
enormità
delle
sue
operazioni
in
cambi
,
tali
da
mettere
in
pericolo
la
stessa
solidità
dell
'
azienda
.
E
si
racconta
ancora
,
ma
forse
è
leggenda
,
di
una
sua
colossale
speculazione
al
ribasso
contro
il
fiorino
che
provocò
addirittura
l
'
intervento
della
diplomazia
olandese
.
Giorgio
Ambrosoli
,
invece
,
entra
in
questa
storia
solo
più
tardi
,
nell
'
autunno
del
1974
,
e
nel
ruolo
del
riparatore
di
torti
.
Nel
1968
è
ancora
chino
sui
libri
contabili
della
Sfi
,
un
imbroglio
finanziario
che
all
'
inizio
degli
anni
Sessanta
aveva
fatto
tremare
mezza
pianura
padana
,
una
ventina
di
industriali
di
primo
piano
e
grossi
esponenti
della
DC
lombarda
.
Quei
libri
gli
erano
stati
affidati
nel
1964
e
la
sua
opera
di
liquidatore
della
Sfi
avrà
termine
solo
nel
1972
:
giusto
il
tempo
per
prendere
fiato
un
paio
d
'
anni
,
prima
di
ripiegare
la
testa
su
un
nuovo
scandalo
,
ben
più
grosso
e
inquietante
,
quello
di
Michele
Sindona
,
di
Carlo
Bordoni
e
di
tanti
altri
i
cui
nomi
forse
non
conosceremo
mai
.
Ambrosoli
,
cioè
,
è
l
'
esatto
contrario
dei
due
personaggi
con
i
quali
la
sua
vita
si
incrocerà
e
si
perderà
.
È
un
avvocato
,
come
Sindona
,
ma
non
ama
le
avventure
,
è
prudente
,
è
di
ghiaccio
,
è
implacabile
.
Quasi
sempre
chiuso
dentro
un
blazer
blu
e
anonimi
pantaloni
grigio
scuro
,
instancabile
fumatore
di
sigarette
,
pignolo
al
punto
da
controllare
anche
le
bollette
della
luce
di
Michele
Sindona
,
dopo
il
1974
si
rivelerà
come
il
più
tenace
avversario
che
l
'
avvocato
siciliano
abbia
incontrato
.
Alla
fine
,
pur
non
avendolo
mai
visto
in
faccia
saprà
tutto
di
lui
,
più
di
ogni
altro
al
mondo
.
Ma
nel
1968
,
si
diceva
,
Ambrosoli
lavora
a
riparare
antiche
ingiustizie
.
Sindona
e
Bordoni
,
invece
,
stanno
preparando
la
loro
scalata
nella
finanza
internazionale
.
Lo
schema
concettuale
da
cui
partono
è
talmente
semplice
da
lasciare
sbalorditi
.
Attraverso
le
loro
banche
e
le
loro
moltissime
società
rastrellano
denaro
in
Italia
e
nel
mondo
offrendo
qualche
punto
percentuale
in
più
sugli
interessi
.
Questi
soldi
,
poi
,
vengono
utilizzati
per
le
più
straordinarie
speculazioni
rialziste
che
si
siano
mai
viste
in
piazza
degli
Affari
e
per
le
più
temerarie
speculazioni
in
cambi
che
siano
mai
state
condotte
sui
mercati
internazionali
.
Montagne
di
dollari
attraversano
l
'
Oceano
manovrate
dai
cavi
telex
e
telefonici
di
Bordoni
,
magari
più
volte
nello
stesso
giorno
e
nei
due
sensi
.
Il
denaro
sembra
moltiplicarsi
solo
nell
'
andare
avanti
e
indietro
.
In
realtà
sta
fermo
:
a
muoversi
è
solo
Bordoni
con
i
suoi
messaggi
in
codice
e
le
sue
brucianti
telefonate
sulle
principali
piazze
finanziarie
del
mondo
.
La
Borsa
di
Milano
è
invece
il
regno
di
Sindona
.
I
titoli
della
sua
scuderia
sembrano
conoscere
solo
il
movimento
verso
l
'
alto
.
La
voce
si
sparge
e
questo
siciliano
che
nessuno
conosce
ancora
diventa
una
specie
di
lotteria
nella
quale
tutti
sanno
di
poter
vincere
sempre
.
I
guadagni
vengono
investiti
in
nuove
imprese
,
sempre
più
grandi
.
Ma
la
passione
di
Sindona
rimangono
le
banche
.
Dopo
la
Privata
Finanziaria
e
la
Unione
,
vengono
la
Amincor
e
la
Fina
in
Svizzera
,
la
Wolff
in
Germania
e
,
ecco
la
scalata
al
cielo
,
la
Franklin
di
New
York
,
uno
dei
più
grandi
istituti
di
credito
degli
Stati
Uniti
.
Il
sogno
di
una
vita
sbagliata
è
realizzato
:
Sindona
è
un
finanziere
con
interessi
sulle
due
sponde
dell
'
Atlantico
.
Comincia
a
frequentare
non
solo
gli
uomini
che
contano
a
Milano
,
ma
anche
quelli
che
contano
a
Roma
,
soprattutto
democristiani
.
Conosciutissima
è
la
sua
amicizia
con
Andreotti
.
Ma
è
anche
la
fine
.
All
'
inizio
del
1974
Bordoni
e
Sindona
si
accorgono
che
i
conti
non
tornano
,
mancano
100
miliardi
,
forse
200
,
forse
1000
.
Ormai
nessuno
di
loro
due
può
dirlo
.
Sono
persi
dentro
le
loro
stesse
trame
finanziarie
.
Bordoni
è
il
primo
a
scappare
,
si
rifugia
a
Caracas
,
dove
verrà
ripescato
dalla
polizia
americana
per
certe
illegalità
commesse
alla
Franklin
.
Sindona
lancia
con
la
Finambro
un
'
operazione
destinata
a
procurargli
almeno
150
miliardi
di
lire
fresche
e
pulite
,
ma
viene
giustamente
bloccato
dall
'
allora
ministro
del
Tesoro
Ugo
La
Malfa
.
Alla
fine
,
in
giugno
,
troverà
i
100
miliardi
presso
il
Banco
di
Roma
cedendo
la
proprietà
del
suo
impero
.
Ma
è
troppo
tardi
.
Tanto
in
Italia
quanto
in
America
ci
sono
ispettori
in
tutte
le
sue
banche
.
Saltano
fuori
speculazioni
sui
cambi
per
3
o
4
miliardi
di
dollari
,
truffe
e
pasticci
di
ogni
sorta
.
Anche
Sindona
abbandona
il
campo
e
fugge
a
New
York
appena
in
tempo
per
evitare
il
mandato
di
cattura
.
E
tutta
la
storia
passa
nelle
mani
di
Giorgio
Ambrosoli
,
nominato
liquidatore
della
Banca
Privata
Italiana
.
In
mano
a
un
altro
quell
'
enorme
mucchio
di
carte
false
,
di
contratti
mai
onorati
e
di
miliardi
a
volte
mai
esistiti
che
fu
l
'
impero
Sindona
sarebbe
ancora
avvolto
nel
mistero
e
quindi
innocuo
.
Ma
Ambrosoli
,
come
una
brava
talpa
lombarda
,
scava
fino
nei
più
segreti
angolini
e
consegna
,
proprio
pochi
giorni
fa
,
una
monumentale
relazione
alla
magistratura
:
la
verità
,
dopo
cinque
anni
di
indagini
.
Una
verità
,
evidentemente
,
scomoda
.
Tanto
scomoda
da
essere
ripagata
a
colpi
di
pistola
.