StampaPeriodica ,
Quando
,
sulla
metà
degli
anni
Cinquanta
,
ebbe
un
certo
momento
di
successo
una
canzone
che
diceva
«
il
rock
'
n
'
roll
non
morirà
mai
»
erano
in
pochi
a
prevedere
che
davvero
quella
musica
,
esplosa
con
Elvis
Presley
,
Bill
Haley
e
Chuck
Berry
,
sarebbe
riuscita
,
non
diciamo
a
non
morire
,
ma
anche
a
vivere
un
altro
paio
di
stagioni
.
A
giustificazione
di
quanti
,
15
anni
fa
,
non
seppero
vedere
nel
primo
rock
'
n
'
roll
la
matrice
di
una
musica
nuova
capace
di
rivoluzionare
la
cosiddetta
musica
leggera
e
di
alterare
i
tradizionali
rapporti
fra
i
"
generi
"
musicali
,
va
detto
che
il
rock
'
n
'
roll
delle
origini
,
pur
avendo
una
certa
carica
di
violenza
e
un
colore
di
novità
,
era
una
musica
abbastanza
povera
se
non
banale
,
fondata
su
un
linguaggio
elementare
,
su
un
ostinato
e
monotono
ritmo
di
rotolanti
quattro
quarti
,
su
uno
stile
di
canto
gridato
e
spesso
in
falsetto
,
su
melodie
prevedibili
e
su
testi
banali
.
«
Ad
ascoltare
oggi
i
dischi
di
rock
che
furono
incisi
negli
anni
Cinquanta
e
che
fecero
tanta
impressione
»
,
ha
detto
Frank
Zappa
,
uno
dei
"
maestri
"
del
più
avanzato
rock
d
'
oggi
,
«
sembra
di
tornare
all
'
età
dell
'
uomo
di
Neanderthal
»
.
Da
allora
il
rock
ha
fatto
molta
strada
,
si
è
evoluto
,
si
è
arricchito
,
si
è
articolato
fino
a
ramificarsi
in
un
intrico
complesso
e
ha
conquistato
la
gioventù
di
mezzo
inondo
.
Forse
non
vivrà
in
eterno
,
ma
è
destinato
a
un
'
ancor
vivace
esistenza
.
Si
potrebbe
anche
dire
che
,
comunque
,
quanto
già
il
rock
ha
vissuto
,
in
questo
mondo
di
sempre
più
rapidi
consumi
,
di
mode
e
di
successi
effimeri
,
costituisce
una
prova
di
vitalità
.
Per
capire
quale
reale
portata
innovatrice
(
se
non
rivoluzionaria
)
abbia
avuto
il
rock
,
bisogna
riandare
agli
anni
che
precedono
l
'
esplosione
di
Elvis
Presley
e
dei
primi
rockers
,
cioè
al
periodo
che
va
da1
1945
al
1955
.
Anche
se
la
guerra
ha
modificato
la
sensibilità
,
i
costumi
,
le
abitudini
,
i
pensieri
e
i
comportamenti
,
di
tutto
ciò
non
vi
è
quasi
traccia
nelle
canzoni
del
dopoguerra
che
continuano
a
proporre
una
visione
del
mondo
non
dissimile
,
nella
sostanza
,
da
quella
propagandata
dalle
canzoni
dei
tre
decenni
precedenti
.
Il
contesto
è
ancora
piccolo
borghese
,
classe
media
,
e
sullo
sfondo
di
quest
'
America
che
ogni
giorno
trova
meno
riscontro
nella
realtà
in
movimento
,
la
musica
leggera
(
leggera
per
davvero
)
porta
avanti
,
appena
sfiorata
alla
superficie
dal
jazz
,
i
suoi
vecchi
cliché
.
I
:
amore
è
monogamico
e
il
sesso
,
nonostante
Alfred
Kinsey
e
la
"
scoperta
"
di
Sigmund
Freud
,
si
nasconde
,
con
maggiore
o
minore
malizia
,
nelle
pieghe
di
un
romanticismo
di
cartone
che
al
massimo
concede
ai
sentimenti
che
emergono
l
'
ambiguità
di
immagini
eufemistiche
,
tipo
«
una
notte
di
sogno
»
o
«
questa
notte
è
tutta
mia
»
.
In
sostanza
è
ancora
l
'
ideologia
dell
'
Ascap
che
domina
.
Fondata
nel
1914
,
l
'
Ascap
,
l
'
Associazione
americana
dei
compositori
,
autori
e
editori
,
aveva
di
fatto
detenuto
il
controllo
monopolistico
su
tutta
l
'
attività
musicale
americana
fin
dagli
anni
Venti
.
Già
nel
1941
una
sentenza
aveva
dichiarato
illegale
la
pretesa
dell
'
Ascap
di
escludere
da
ogni
attività
radiofonica
e
discografica
chi
non
fosse
suo
socio
,
ma
quell
'
atto
legale
non
aveva
ancora
portato
,
alle
soglie
degli
anni
Cinquanta
,
a
una
reale
liberalizzazione
.
L
'
Ascap
continuava
a
esercitare
il
controllo
su
Tin
Pan
Alley
(
la
Strada
delle
Pentole
di
Latta
,
com
'
è
detta
la
via
di
New
York
dove
ha
sede
la
maggior
parte
degli
editori
musicali
)
e
fuori
di
Tin
Pan
Alley
,
fuori
di
NewYork
,
non
vi
era
alcuna
impresa
seria
e
consistente
,
in
grado
di
operare
a
livello
nazionale
nel
campo
della
musica
leggera
.
Certo
la
situazione
non
era
più
così
sicura
e
tranquilla
come
negli
anni
Trenta
e
Quaranta
.
Ma
il
piccolo
gruppo
di
persone
,
per
lo
più
ebrei
di
origine
europea
,
che
teneva
in
pugno
le
leve
di
comando
dell
'
Ascap
poteva
ancora
esercitare
un
potere
condizionante
a
vari
livelli
sulla
produzione
e
,
attraverso
la
produzione
,
sul
gusto
di
milioni
di
persone
,
non
soltanto
negli
Stati
Uniti
.
La
tipica
"
ballad
"
americana
,
cioè
la
tipica
canzone
romantica
americana
che
domina
il
consumo
quando
il
rock
si
affaccia
alla
ribalta
,
è
modellata
sulla
"
ideologia
"
dell
'
Ascap
,
i
cui
princìpi
non
sono
dissimili
da
quelli
che
,
nello
stesso
periodo
,
regnano
a
Hollywood
.
Tin
Pan
Alley
e
Hollywood
hanno
avuto
per
più
di
vent
'
anni
uguali
concezioni
produttive
;
e
le
regole
che
l
'
Ascap
impone
ai
testi
delle
canzoni
corrispondono
al
codice
di
autocensura
adottato
dai
produttori
cinematografici
e
,
nonostante
qualche
deroga
e
qualche
incrinatura
,
in
vigore
all
'
inizio
dei
Cinquanta
.
Quando
il
primo
rock
esplode
,
Perry
Como
è
il
cantante
di
maggior
successo
e
la
musica
da
ballo
confida
ancora
nel
"
magico
"
potere
del
"
saxofono
che
canta
"
e
dei
"
violini
che
piangono
"
.
Il
nodello
di
crooner
,
cioè
di
cantante
confidenziale
,
irnposto
da
Bing
Crosby
,
ha
ancora
largo
seguito
e
della
musica
nera
-
per
-
neri
non
arrivaquasi
nulla
alla
radio
e
alla
tv
.
Dwight
D
.
Eisenhower
è
il
presidente
e
John
Foster
Dulles
fa
la
politica
.
Allen
Ginsberg
,
il
poeta
che
sarà
una
delle
voci
più
corrosive
ed
eversive
della
beat
generation
,
fa
ricerche
di
mercato
per
una
ditta
di
San
Francisco
.
Malcolm
X
,
dimesso
sulla
parola
dalla
prigione
di
Charlestown
,
dov
'
era
stato
rinchiuso
per
reati
comuni
,
è
commesso
in
un
negozio
di
mobili
di
Detroit
.
Stockely
Carmichael
(
del
Black
Panther
Party
,
ndr
)
ha
12
anni
.
Certo
nell
'
aria
si
avvertono
i
primi
segni
del
terremoto
imminente
.
Si
avvertono
nelle
cronache
dei
giornali
,
osservando
il
volto
dei
giovani
,
persino
andando
al
cinema
dove
Marlon
Brando
e
James
Dean
propongono
eroi
corrosi
da
una
nevrosi
che
tende
alla
distruzione
e
all
'
autodistruzione
.
Si
avvertono
in
un
'
inquietudine
che
monta
e
si
allarga
nelle
coscienze
sensibili
e
magari
nell
'
evoluzione
della
politica
internazionale
.
Su
questo
terreno
ormai
fertile
appare
,
quasi
all
'
improvviso
,
Elvis
Presley
.
Domenica
sera
.
Gennaio
1956
.
In
un
programma
di
varietà
televisivo
dedicato
a
Tommy
e
Jimmy
Dorsey
appare
un
giovanotto
dall
'
aria
un
po
'
insolente
e
dai
modi
poco
educati
.
«
Signore
e
signori
»
,
dice
,
«
adesso
vi
voglio
cantare
una
canzone
.
Una
bella
canzone
che
racconta
proprio
una
bella
storia
.
Una
storia
piena
di
sentimento
e
di
significato
»
.
Poi
,
dopo
alcuni
violenti
accordi
di
chitarra
elettrica
,
su
un
ritmo
di
boogie
,
attacca
:
«
Awopboppaloohop
-
alopboppaloobop
!
Tutti
frutti
!
All
rootie
!
Tutti
frutti
!
All
rootie
!
»
.
Quel
giovanotto
era
Elvis
Presley
.
Il
rock
era
nato
.
IL
ROCK
ARRIVA
DALLA
STRADA
Per
la
verità
,
prima
di
lui
già
c
'
era
stato
un
altro
cantante
che
aveva
aperto
la
strada
:
Bill
Haley
,
che
,
con
i
suoi
Comets
,
aveva
lanciato
con
fortuna
Rock
Around
the
Clock
e
Shake
,
Rattle
and
Roll
,
ma
Haley
,
con
quel
suo
aspetto
pulito
e
ordinato
,
quella
sua
giacchettina
rossa
,
quella
sua
faccia
insignificante
non
aveva
i
numeri
per
diventare
un
"
idolo
"
e
imporre
una
moda
.
Presley
era
diverso
.
Se
Haley
rimaneva
,
nonostante
tutto
,
un
uomo
dello
spettacolo
,
Presley
era
invece
un
ragazzo
della
strada
:
un
ragazzo
del
Sud
,
un
parente
stretto
del
Selvaggio
di
Marlon
Brando
,
con
i
pantaloni
Levi
'
s
,
gli
stivaletti
da
motociclista
,
il
giubbotto
alla
vita
,
il
ciuffo
a
becco
d
'
anitra
.
Avrebbe
potuto
essere
un
meccanico
,
un
imbianchino
,
o
magari
un
perdigiorno
da
caffè
.
La
canzone
americana
non
aveva
mai
visto
l
'
apparizione
di
un
simile
personaggio
.
E
le
masse
dei
giovani
poveri
furono
subito
dalla
sua
parte
perché
in
lui
si
riconobbero
.
Per
la
prima
volta
,
sulla
ribalta
del
successo
,
s
'
affacciava
uno
come
loro
.
Un
ragazzo
con
la
loro
violenza
plebea
e
la
loro
delicata
,
malinconica
dolcezza
.
All
'
indomani
della
sua
prima
apparizione
televisiva
,
Presley
era
già
un
fenomeno
nazionale
e
quando
,
alla
fine
di
febbraio
,
concluse
le
sue
partecipazioni
allo
show
dei
due
Dorsey
,
già
si
era
accesa
,
violentissima
,
la
polemica
.
Milioni
di
ragazzi
lo
invocavano
e
decine
di
benpensanti
lo
additavano
al
pubblico
disprezzo
.
Il
suo
comportamento
sulla
scena
era
giudicato
indecente
e
i
suoi
gesti
e
le
sue
contorsioni
riconosciute
come
ripetizioni
oscene
di
atti
sessuali
.
Le
maggiori
stazioni
radiofoniche
e
televisive
dichiaravano
che
non
avrebbero
mai
ospitato
una
simile
sconcezza
,
ma
appena
due
mesi
dopo
lo
stesso
Ed
Sullivan
(
che
aveva
definito
Presley
«
assolutamente
disdicevole
per
le
famiglie
americane
»
)
gli
offrì
50mila
dollari
per
tre
brevi
apparizioni
nello
spettacolo
più
familiare
e
convenzionale
d
'
America
.
Nell
'
Ed
Sullivan
Show
,
Elvis
Presley
venne
ripreso
solo
dalla
vita
in
su
e
gli
venne
imposta
,
accanto
a
due
pezzi
del
suo
repertorio
,
una
canzoncina
sciropposa
come
Love
Me
Tender
.
Le
matrici
musicali
del
rock
di
Elvis
Presley
sono
abbastanza
riconoscibili
e
appartengono
a
due
filoni
sovrapposti
.
Da
una
parte
l
'
hill
-
billy
,
dall
'
altra
il
rhythm
'
n
'
blues
.
Cioè
un
po
'
di
musica
bianca
e
un
po
'
di
musica
nera
.
IL
NUOVO
BLUES
DEI
GHETTI
NERI
L
'
hill
-
billy
è
un
genere
della
musica
americana
che
potremmo
definire
"
campagnolo
"
.
Non
è
vera
musica
popolare
,
tradizionale
,
ma
ha
un
sapore
popolare
e
si
rifà
a
certi
modi
della
canzone
folklorica
.
Molta
di
quella
musica
che
da
noi
viene
definita
"
western
"
o
"
cow
-
boy
"
,
con
chitarre
,
violino
,
banjo
e
strumenti
del
genere
,
è
in
realtà
hill
-
billy
.
Nel
periodo
fra
le
due
guerre
l
'
hill
-
billy
fu
un
genere
fiorente
,
indirizzato
soprattutto
alla
gente
di
campagna
ma
anche
accolto
,
ogni
tanto
,
da
quella
delle
città
.
Il
rhythm
'
n
'
blues
,
invece
,
è
un
genere
nero
e
urbano
e
rappresenta
l
'
ultima
evoluzione
del
vecchio
blues
.
Un
blues
che
si
è
caricato
dei
risentimenti
dei
neri
dei
ghetti
,
che
ha
accumulato
violenza
,
che
si
è
colorato
di
protesta
.
Alla
chitarra
che
sosteneva
il
blues
triste
delle
campagne
del
Sud
e
al
pianista
che
accompagnava
le
grandi
cantanti
"
classiche
"
dell
'
età
di
Bessie
Smith
,
il
ghetto
urbano
ha
sostituito
il
saxofono
fischiante
e
urlante
a
sottolineare
il
carattere
teso
ed
esasperato
della
nuova
realtà
.
Anche
ritmicamente
il
nuovo
blues
ha
portato
alle
conseguenze
estreme
il
suo
pulsante
beat
,
in
un
procedere
incalzante
e
martellante
,
capace
di
provocare
l
'
ipnosi
o
l
'
estasi
.
Le
parole
che
i
cantanti
di
rhythm
'
n
blues
urlano
,
soffiano
,
sussurrano
sono
cariche
di
sesso
,
come
carico
di
sesso
è
lo
spettacolo
nel
suo
assieme
.
Se
l
'
hill
-
billy
era
conosciuto
dal
pubblico
bianco
americano
già
prima
che
Elvis
Presley
lo
incorporasse
nel
rock
,
il
rhythm
'
n
'
blues
invece
era
ignoto
,
o
quasi
,
fuori
dei
quartieri
di
colore
.
Escluso
dalla
radio
,
dalla
televisione
,
dai
locali
per
bianchi
,
dai
circuiti
teatrali
,
il
nuovo
blues
urbano
non
trovava
il
suo
pubblico
che
fra
i
neri
e
in
quel
pubblico
si
alimentava
.
Va
tenuto
presente
che
in
maggioranza
i
cantanti
di
rhythm
'
n
'
blues
erano
uomini
(
è
vero
ancora
oggi
)
e
se
il
codice
razzista
accetta
che
una
cantante
nera
esprima
sessualità
di
fronte
a
un
pubblico
bianco
,
non
può
ammettere
altrettanto
per
un
cantante
,
cioè
per
un
maschio
.
Elvis
Presley
ebbe
l
'
abilità
di
catturare
la
carica
ritmica
e
sessuale
del
nuovo
blues
dei
ghetti
e
di
inserirla
nella
tradizione
dell
'
hill
-
billy
bianco
.
Il
prodotto
apparve
così
più
nuovo
di
quanto
in
realtà
non
fosse
e
,
presentato
da
un
bianco
,
venne
accettato
,
dopo
un
primo
momento
di
proteste
.
I
più
informati
si
resero
conto
subito
da
dove
nasceva
questa
nuova
musica
e
colsero
quanto
in
essa
vi
era
di
sofisticato
,
edulcorato
e
diluito
rispetto
all
'
autentico
rhythm
'
n
'
blues
,
ma
per
la
gran
massa
del
pubblico
il
rock
'
n
'
roll
fu
più
di
una
novità
.
Fu
una
rivelazione
.
COSÌ
NEW
YORK
PERSE
IL
MONOPOLIO
Mentre
Elvis
Presley
si
affermava
e
scatenava
la
moda
del
rock
'
n
'
roll
avvenne
un
fenomeno
di
tipo
economico
-
organizzativo
che
avrebbe
subito
avuto
conseguenze
decisive
per
la
trasformazione
della
musica
leggera
in
America
.
L
'
Ascap
,
che
già
aveva
perduto
tra
i11945
e
il
'55
una
parte
consistente
del
suo
controllo
sull
'
industria
musicale
,
entrò
in
crisi
.
Nella
crisi
dell
'
Ascap
,
New
York
,
roccaforte
della
società
,
vide
diminuita
la
sua
forza
monopolistica
.
Certo
rimase
ancora
il
centro
produttivo
più
importante
,
ma
iniziative
editoriali
e
discografiche
incominciarono
a
sorgere
e
a
prendere
consistenza
un
po
'
dappertutto
.
A
favorire
lo
sviluppo
di
queste
imprese
"
provinciali
"
(
destinate
in
parte
ad
acquisire
dimensioni
anche
nazionali
)
era
l
'
allargamento
del
mercato
discografico
.
Fra
il
1950
e
il
1960
,
e
ancora
più
nell
'
ultimo
decennio
,
una
massa
sempre
più
consistente
di
pubblico
,
soprattutto
nelle
aree
prima
povere
e
nei
ghetti
negri
,
raggiunse
la
possibilità
di
acquistare
dischi
e
ne
scoprì
la
funzione
.
Per
soddisfare
questo
mercato
sorsero
centinaia
di
case
discografiche
a
Nashville
,
a
Chapel
Hill
,
ad
Arcadia
,
a
Portland
,
a
Oakland
,
a
Detroit
,
negli
slum
neri
di
Los
Angeles
,
Chicago
,
Philadelphia
.
Per
cercare
di
"
coprire
"
anche
il
nuovo
pubblico
,
le
grandi
case
discografiche
vennero
costrette
a
battere
le
stesse
strade
aperte
dalle
case
provinciali
,
cioè
a
produrre
una
musica
secondo
le
richieste
di
una
massa
che
non
era
disponibile
per
le
vecchie
canzoni
sentimentali
,
per
i
cantanticonfidenziali
,
per
gli
arrangiamenti
dolci
e
morbidi
,
per
i
violini
e
le
sofisticazioni
.
Era
una
specie
di
reazione
a
catena
che
in
brevissimo
tempo
cambiò
la
faccia
della
musica
americana
.
L
'
esplosione
dei
giovani
,
fenomeno
caratterizzante
del
decennio
del
Sessanta
,
ha
completato
il
processo
e
determinato
l
'
affermazione
quasi
totalitaria
del
rock
.
Sotto
la
spinta
di
questa
ondata
(
che
si
concretizza
,
non
dimentichiamolo
,
in
un
giro
d
'
affari
di
enorme
consistenza
)
,
anche
alcuni
dei
tradizionali
pregiudizi
razziali
sono
stati
travolti
.
Così
,
a
una
a
una
quasi
tutte
le
stazioni
radiofoniche
(
assai
meno
quelle
televisive
)
incominciarono
a
trasmettere
musica
nera
,
anche
autentica
,
cioè
rhythm
'
n
'
blues
,
fa
cendo
conoscere
a
un
pubblico
vastissimo
interpreti
di
colore
rimasti
fino
allora
relegati
nei
ghetti
.
Cantanti
come
Hobby
Bland
,
Lightnin
'
Hopkins
,
Al
Braggs
,
B.B.
King
,
Muddy
Waters
,
Little
Jr
.
Parker
,
Howlin
'
Wolf
acquistarono
una
circolazione
nazionale
pur
con
un
repertorio
di
grande
durezza
e
provocatoria
violenza
.
Quando
poi
,
dall
'
incontro
del
blues
urbano
con
il
gospel
(
il
canto
religioso
nero
a
domanda
e
risposta
)
,
nacque
la
soul
music
,
un
gruppo
consistente
di
neri
si
impose
anche
a
livello
internazionale
.
Pensiamo
,
per
citare
qualche
nome
fra
i
più
noti
in
Europa
,
a
Ray
Charles
,
Aretha
Franklin
,
Dionne
Warwick
,
The
Supremes
,
James
Brown
.
QUANDO
IL
ROCK
GIUNSE
IN
EUROPA
Quasi
subito
,
nella
scia
del
successo
clamoroso
di
Elvis
Presley
si
misero
anche
cantanti
neri
che
abbandonarono
il
filone
del
rhythm
'
n
'
blues
per
puntare
direttamente
a
un
pubblico
prevalentemente
bianco
,
con
una
musica
mezza
nera
e
mezza
bianca
(
che
però
,
nelle
loro
mani
,
diventava
quasi
sempre
più
nera
che
bianca
)
.
Sono
Wynonie
Harris
,
Chuck
Berry
,
Little
Richard
,
Fats
Domino
e
molti
altri
.
Dal
contributo
dei
neri
e
dei
bianchi
,
sullo
sfondo
stimolante
della
vera
musica
nera
,
fondata
sul
blues
,
che
intanto
stava
uscendo
dai
ghetti
,
si
formò
il
rock
"
prima
maniera
"
:
una
musica
fortemente
ritmica
,
aggressiva
,
sostanzialmente
monotona
,
con
testi
di
modesto
valore
,
permeata
di
una
sessualità
ostentata
e
animale
.
Questa
nuova
musica
approdò
in
Gran
Bretagna
.
Nell
'
immediato
dopoguerra
si
era
avuta
in
Inghilterra
una
grande
reviviscenza
di
interesse
per
il
vecchio
jazz
di
New
Orleans
ed
erano
sorti
centinaia
di
jazz
-
club
e
decine
di
orchestre
,
per
lo
più
di
volonterosi
(
e
talora
bravi
)
dilettanti
,
impegnati
a
"
ricostruire
"
la
musica
di
King
Oliver
e
di
Kid
Ory
.
Era
poi
venuta
la
scoperta
della
musica
popolare
americana
,
soprattutto
nera
.
I
canti
di
lavoro
,
le
vecchie
ballate
,
i
blues
delle
campagne
del
Sud
:
questo
materiale
aveva
trovato
una
sua
versione
inglese
in
quell
'
ibrido
ma
interessante
e
stimolante
"
genere
"
musicale
(
tutto
britannico
)
che
fu
lo
skiffle
.
I
complessini
di
skiffle
(
chitarra
,
contrabbasso
,
washtub
)
cercavano
di
ripetere
i
dischi
di
Leadbelly
e
degli
altri
cantanti
neri
che
Alan
Lomax
aveva
riscoperto
e
registrato
per
gli
archivi
di
musica
popolare
della
Biblioteca
del
Congresso
e
poi
presentato
in
qualche
piccolo
club
di
Greenwich
Village
,
a
New
York
.
La
moda
dello
skiffle
durò
un
paio
di
anni
e
costituì
il
terreno
ideale
per
accogliere
la
nuova
proposta
lanciata
dal
rock
'
n
'
roll
.
Ed
è
su
questo
terreno
,
in
questo
contesto
,
che
apparvero
i
Beatles
.
Non
è
per
nulla
esagerato
dire
che
í
Beatles
hanno
cambiato
il
corso
della
musica
pop
e
hanno
dato
un
contributo
decisivo
allo
sviluppo
del
rock
.
I
Beatles
non
furono
il
solo
complesso
inglese
che
,
muovendo
dall
'
esperienza
del
jazz
e
dello
skiffle
,
si
sia
impegnato
nel
rock
.
Fu
quello
che
più
degli
altri
(
magari
con
l
'
aiuto
di
un
abile
manager
e
di
una
pubblicità
ben
organizzata
e
azzeccata
)
seppe
realizzare
una
sintesi
riuscita
tra
il
grezzo
ed
elementare
rock
'
n
'
roll
alla
Elvis
Presley
e
tutta
una
serie
di
altri
elementi
musicali
(
e
anche
coreografici
e
letterari
)
,
attinti
dalle
fonti
più
diverse
.
Sarebbe
ingiusto
dire
che
i
Beatles
furono
gli
unici
o
i
primissimi
a
realizzare
questa
sintesi
,
ma
senza
dubbio
furono
quelli
che
con
più
capacità
e
con
maggior
clamore
riuscirono
a
far
conoscere
i
risultati
di
una
simile
operazione
a
un
pubblico
vastissimo
.
Per
questo
la
loro
influenza
è
stata
decisiva
.
Sulla
scia
del
successo
dei
Beatles
,
in
un
ambiente
molto
favorevole
,
è
venuto
tutto
il
filone
del
rock
inglese
che
oggi
costituisce
il
contributo
più
vivo
e
autentico
(
e
in
parte
originale
)
che
l
'
Europa
abbia
dato
alla
formazione
del
rock
.
Nel
panorama
inglese
un
posto
di
rilievo
hanno
i
Rolling
Stones
le
cui
ambizioni
sono
sempre
state
più
modeste
di
quelle
dei
Beatles
e
i
cui
legami
con
il
rock
americano
(
negro
)
più
evidenti
.
L
'
esperienza
dei
Beatles
ha
dimostrato
che
il
rigido
e
povero
schema
proposto
da
Elvis
Presley
poteva
servire
di
appoggio
a
operazioni
musicali
della
più
ampia
libertà
,
ed
è
questo
il
carattere
nuovo
del
rock
,
ciò
che
lo
distingue
da
tutta
la
musica
"
leggera
"
precedente
e
dallo
stesso
jazz
.
Il
rock
non
è
tanto
uno
stile
o
un
linguaggio
,
ma
una
"
condizione
spirituale
"
,
o
,
forse
meglio
,
"
psicologica
"
.
È
un
modo
aperto
di
fare
musica
e
di
usufruirne
,
un
recipiente
che
può
esser
riempito
dei
più
diversi
,
lontani
e
opposti
contenuti
,
anche
musicali
.
Nel
rock
sono
stati
"
travasati
"
i
ragas
della
musica
indiana
,
il
blues
nero
,
la
musica
barocca
,
la
canzone
popolare
e
cento
altre
cose
.
Finora
nessuna
musica
,
storicamente
collocata
e
formalmente
definita
,
era
riuscita
a
resistere
,
senza
annullarsi
o
trasformarsi
in
qualcosa
di
completamente
diverso
,
a
una
simile
somma
di
contaminazioni
.
Ai
Beatles
va
certamente
il
merito
di
aver
più
chiassosamente
di
altri
mostrato
,
in
concreto
,
questa
possibilità
.
Mentre
in
Inghilterra
prendeva
corpo
il
fenomeno
dei
Beatles
,
negli
Stati
Uniti
il
rock
trovava
un
"
terreno
di
coltura
"
nell
'
ambiente
giovanile
della
Costa
del
Pacifico
.
Le
comunità
dei
beatnik
della
West
Coast
si
erano
riconosciute
nel
jazz
,
nel
cool
jazz
soprattutto
.
Le
comunità
giovanili
che
si
formarono
dopo
il
disfacimento
dell
'
esperienza
dei
beatnik
,
si
buttarono
sul
rock
e
nelle
loro
mani
,
nelle
pieghe
morbide
di
una
filosofia
impalpabile
e
dolce
,
nell
'
articolazione
di
complesse
esperienze
psicologiche
,
nell
'
ebrezza
della
droga
,
la
musica
di
Elvis
Presley
e
di
Little
Richard
si
trasformò
quasi
radicalmente
,
pur
senza
perdere
il
contatto
,
anche
formale
,
con
i
modelli
d
'
origine
.
Quella
della
West
Coast
è
un
'
esperienza
quasi
parallela
a
quella
europea
dei
Beatles
o
di
poco
posteriore
,
ma
mentre
il
gruppo
inglese
risolse
la
sua
ricerca
senza
intellettualismi
e
nel
"
divertimento
"
,
i
gruppi
americani
del
Pacifico
sprofondarono
anche
il
rock
nella
loro
tormentata
problematica
in
cui
si
accavallano
contributi
diversi
,
dalle
filosofie
orientali
al
pacifismo
.
IL
TRIONFO
DELL
'
AMPLIFICATORE
Dice
Burton
H.Wolfe:
«
La
musica
che
è
nata
nelle
comunità
hippies
dell
'
area
di
San
Francisco
non
ha
molto
in
comune
,
ormai
,
con
il
rock
di
Elvis
Presley
ma
neppure
assomiglia
a
quello
dei
Beatles
e
dei
Rolling
Stones
(
che
pure
hanno
avuto
molta
influenza
,
almeno
come
stimolo
,
o
provocazione
)
.
In
realtà
i
Beatles
e
i
Rolling
Stones
hanno
percorso
un
'
altra
strada
,
puntando
sulla
sofisticazione
.
La
prima
qualità
del
rock
della
West
Coast
,
del
cosiddetto
Western
rock
,
o
San
Francisco
rock
,
o
hippie
rock
,
è
il
primitivismo
.
Del
resto
anche
la
visione
della
società
degli
hippies
è
primitiva
.
Le
melodie
sono
semplici
,
l
'
armonia
è
fondata
su
pochi
accordi
di
base
,
il
ritmo
è
ipnotico
.
Ciò
che
subito
distingue
questo
rock
è
però
la
forza
primitiva
dell
'
amplificazione
.
Tutto
è
elettrico
,
non
soltanto
la
chitarra
e
il
basso
,
ma
anche
il
piano
,
perfino
il
flauto
e
l
'
oboe
,
sì
,
proprio
il
flauto
e
l
'
oboe
,
e
poi
microfoni
,
amplificatori
,
miscelatori
,
altoparlanti
per
produrre
un
suono
così
intenso
da
raggiungere
e
magari
superare
le
capacità
di
resistenza
dell
'
orecchio
umano
.
I
ragas
indiani
hanno
una
grande
parte
in
questa
musica
,
ma
poi
c
'
entra
un
po
di
tutto
,
il
blues
,
il
vecchio
rock
,
il
folk
,
la
musica
contemporanea
e
così
via
»
.
Soltanto
in
un
primo
periodo
il
rock
della
West
Coast
è
stato
così
"
semplice
"
.
Alcuni
gruppi
hanno
elaborato
strutture
sempre
più
intricate
,
pur
conservando
un
colore
e
un
calore
primitivi
di
grande
violenza
e
di
notevole
fascino
.
Ascoltando
i
dischi
migliori
dei
complessi
californiani
che
derivano
dall
'
esperienza
hippie
ci
si
convince
che
ogni
pezzo
(
o
quasi
)
è
il
risultato
di
un
'
abile
manipolazione
di
molti
elementi
sonori
,
appoggiati
a
effetti
elettronici
.
Di
"
semplice
"
c
'
è
l
'
atmosfera
o
meglio
l
'
atmosfera
è
"
primitiva
"
(
a
confronto
con
quella
maliziosa
dei
Beatles
o
un
po
'
imbronciata
,
da
"
negri
bianchi
"
,
dei
Rolling
Stones
)
,
ma
di
un
primitivismo
che
la
sa
lunga
,
che
ha
molte
esperienze
,
che
si
traveste
di
stracci
variopinti
,
si
lascia
crescere
i
capelli
,
innalza
la
droga
a
ipotetica
divinità
,
disegna
(
con
nell
'
occhio
le
più
raffinate
esperienze
recenti
dell
'
arte
)
e
,
soprattutto
,
ha
competenze
da
ingegneria
elettronica
.
È
questa
l
'
atmosfera
della
musica
dei
grandi
complessi
della
West
Coast
,
legati
in
vario
modo
alla
esperienza
hippie
:
i
Mothers
of
Invention
,
i
Grateful
Dead
,
i
Jefferson
Airplane
.
Il
rock
della
West
Coast
è
dominato
in
gran
parte
dalla
personalità
di
un
italo
-
americano
che
da
alcuni
,
anche
fuori
dell
'
ambiente
hippie
,
è
considerato
uno
dei
più
grandi
poeti
del
nostro
tempo
.
Si
chiama
Frank
Zappa
ed
è
stato
il
promotore
e
la
guida
dei
Mothers
of
Invention
,
forse
il
complesso
del
rock
di
Los
Angeles
che
ha
detto
di
più
,
o
almeno
lo
ha
detto
prima
.
Il
rock
ha
imposto
un
'
altra
novità
:
il
modo
della
partecipazione
alla
musica
.
Certo
già
il
jazz
e
la
pop
music
avevano
conosciuto
fans
urlanti
.
Già
i
teen
-
agers
degli
anni
Quaranta
avevano
strillato
la
loro
ammirazione
per
i
cantanti
e
alcuni
concerti
di
jazz
avevano
visto
,
fin
dagli
anni
Trenta
,
platee
frenetiche
e
devastatrici
.
Ma
con
il
rock
il
tipo
di
fanatismo
è
differente
,
non
tanto
qui
da
noi
,
in
un
'
area
periferica
e
lontana
dove
l
'
incontro
con
i
rockers
avviene
non
direttamente
,
ma
là
dove
il
rock
vive
e
si
alimenta
.
Billy
Mundi
,
uno
dei
componenti
dei
Mothers
of
Invention
,
ha
detto
:
«
Ciò
che
conta
è
stabilire
una
comunità
totale
con
la
gente
.
Con
tutta
la
gente
,
fino
a
sparire
,
a
confondersi
.
È
un
sentimento
rivoluzionario
.
Questa
è
la
vera
rivoluzione
del
rock
.
Il
resto
sono
chiacchiere
.
Certo
occorrono
strumenti
opportuni
per
raggiungere
questo
scopo
.
Il
suono
amplificato
fino
a
cancellare
ogni
possibilità
di
comunicare
non
soltanto
con
il
proprio
vicino
ma
persino
con
se
stessi
.
Le
luci
lampeggianti
fino
a
sconvolgere
i
rapporti
di
spazio
.
Allora
tutto
salta
.
Salta
la
sicurezza
che
dà
il
sistema
.
Salta
la
sicurezza
che
danno
le
abitudini
e
le
consuetudini
accettate
supinamente
.
Noi
non
siamo
gente
di
spettacolo
,
non
facciamo
spettacolo
.
Siamo
solo
provocatori
di
un
rito
»
.
In
tutto
il
mondo
,
in
questo
momento
,
si
sta
suonando
una
musica
che
15
anni
fa
si
affacciò
alla
ribalta
con
il
volto
di
un
ragazzotto
di
paese
e
che
parve
,
al
momento
,
una
moda
tanto
effimera
quanto
disdicevole
per
le
buone
maniere
.
Questa
musica
,
che
chiamiamo
rock
(
e
che
,
per
la
verità
,
ha
avuto
anche
altri
nomi
)
,
ha
dato
voce
a
una
generazione
e
ha
rovesciato
i
confortanti
modelli
della
canzone
sentimentale
.
Ha
anche
ucciso
il
jazz
.
Su
di
essa
si
è
impiantata
l
'
industria
e
ne
ha
fatto
anche
un
prodotto
commerciale
ben
confezionato
(
ma
spesso
male
confezionato
)
;
attorno
a
essa
è
fiorito
un
giornalismo
di
colore
;
nella
sua
scia
si
è
infilata
la
moda
.
Forse
il
rock
non
può
definirsi
,
come
qualcuno
ha
fatto
,
"
la
rivoluzione
culturale
americana
"
,
ma
certo
ha
coinvolto
l
'
esistenza
stessa
di
milioni
di
giovani
e
ha
cambiato
la
faccia
a
una
generazione
.
StampaPeriodica ,
Mi
chiedono
una
dichiarazione
sul
digiuno
di
Marco
Pannella
.
La
faccio
qui
pubblicamente
.
Il
digiuno
di
Marco
Pannella
ha
per
me
un
chiaro
significato
demistificatorio
,
ricorda
al
rivoluzionarismo
lagnoso
e
mitomane
di
casa
nostra
questo
fatto
incontrovertibile
ma
così
spesso
dimenticato
:
noi
stiamo
fra
i
ricchi
della
terra
,
la
civiltà
industriale
,
il
capitalismo
industriale
,
privato
o
di
Stato
,
sarà
quel
"
sistema
di
merda
"
che
dicono
i
nostri
supersinistri
,
ma
in
due
secoli
ha
fatto
ciò
che
non
si
era
fatto
nei
millenni
,
quel
non
fatto
per
cui
nel
mondo
muoiono
ancora
ogni
anno
quindici
milioni
di
persone
per
fame
.
Diciamo
che
il
digiuno
di
Marco
Pannella
ci
restituisce
un
minimo
di
senso
della
proporzione
e
ci
consiglia
a
smetterla
con
le
varie
mode
luddiste
,
esotiche
,
antindustriali
.
Un
amico
economista
mi
scrive
da
Londra
:
"
Leggo
ogni
tanto
sui
giornali
italiani
le
tirate
antindustriali
e
anticapitalistiche
dei
vostri
rivoluzionari
.
Vorrei
ricordargli
quanto
segue
:
l
'
Europa
ha
impiegato
ottocento
anni
per
ritornare
al
tenore
di
vita
del
quinto
secolo
,
alla
fine
dell
'
impero
romano
e
fino
alla
rivoluzione
industriale
inglese
il
tasso
annuale
di
crescita
è
stato
poco
più
di
zero
.
Ancora
nel
1800
in
Francia
quattro
persone
su
cinque
spendevano
tutto
il
loro
salario
per
l
'
acquisto
del
pane
e
in
tutta
la
Germania
non
c
'
erano
mille
persone
con
un
reddito
pari
a
sei
milioni
di
oggi
.
Le
più
grandi
nazioni
comuniste
,
la
Russia
e
la
Cina
hanno
dovuto
inchinarsi
all
'
evidenza
,
hanno
dovuto
reintrodurre
i
meccanismi
e
i
valori
del
capitalismo
industriale
.
"
Nei
paesi
dell
'
Occidente
"
,
prosegue
l
'
amico
economista
,
"
la
crescita
economica
del
1945
ad
oggi
è
stata
sbalorditiva
con
aumenti
annui
del
4,2
per
cento
di
investimenti
superiori
al
20
per
cento
.
Lo
strumento
del
benessere
c
'
è
,
l
'
uomo
lo
ha
finalmente
trovato
dopo
i
millenni
della
fame
.
Si
tratta
di
farlo
funzionare
con
un
minimo
di
intelligenza
e
con
un
minimo
di
giustizia
"
.
Sì
,
io
credo
che
il
gesto
di
Marco
Pannella
abbia
proprio
questo
significato
:
di
ricordarci
che
cosa
è
il
mondo
dei
poveri
veri
,
dei
diseredati
veri
,
degli
affamati
veri
e
che
cosa
siamo
noi
al
confronto
.
A
volte
sembra
di
assistere
,
in
questo
nostro
paese
che
pure
ha
i
suoi
problemi
e
magagne
e
sofferenze
reali
,
a
una
sorta
di
culto
o
di
revival
delle
piaghe
che
ci
siamo
lasciati
alle
spalle
.
Abbiamo
smesso
di
fare
stupide
guerre
?
In
questa
Europa
che
sembra
rinsavita
,
austriaci
,
jugoslavi
,
francesi
non
desiderano
più
di
spostare
i
segnali
di
confine
al
prezzo
di
milioni
di
morti
?
Noi
non
abbiamo
più
delle
Trento
e
delle
Trieste
da
liberare
con
montagne
di
cadaveri
,
insomma
non
ci
sono
più
i
nemici
?
Ce
li
inventiamo
,
ci
spariamo
l
'
uno
contro
l
'
altro
.
"
Chi
assiste
alle
assemblee
"
proletarie
sa
bene
che
i
giovani
di
certe
zone
metropolitane
hanno
una
vita
grama
,
poche
prospettive
;
ma
il
modo
barbone
straccione
in
cui
si
vestono
,
gli
abiti
e
le
sciarpe
,
le
barbe
da
lumpenproletariato
appartengono
in
qualche
modo
al
desiderio
di
un
riflusso
preindustriale
,
ai
bei
tempi
in
cui
il
proletariato
aveva
da
perdere
"
solo
le
sue
catene
"
.
Non
è
più
così
,
per
fortuna
,
il
proletariato
italiano
oggi
ha
da
perdere
molto
,
tutto
ciò
che
gran
parte
del
mondo
gli
invidia
,
quel
livello
di
vita
che
i
nostri
sovversivi
dicono
"
di
merda
"
,
ma
di
una
merda
che
il
Terzo
mondo
spalmerebbe
volentieri
sul
suo
pane
.
I
giovani
,
rivoluzionari
o
meno
,
diranno
che
queste
sono
chiacchiere
da
guru
rincoglionito
.
Può
darsi
:
ma
saremmo
dei
pazzi
,
degli
stupidi
,
se
rompessimo
la
macchina
del
benessere
che
abbiamo
messo
assieme
con
i
sacrifici
e
le
fatiche
terribili
di
non
so
quante
generazioni
.
In
mancanza
di
argomenti
più
seri
ogni
tanto
i
nostri
sovversivi
dilettanti
,
nemici
del
capitalismo
industriale
,
ci
ricordano
che
esso
fa
ogni
anno
tremila
morti
sul
lavoro
.
Perché
non
contano
quanti
morivano
di
fame
,
di
stenti
,
di
malattie
nelle
società
preindustriali
?
E
a
scanso
di
equivoci
direi
ancora
:
capitalismo
industriale
non
significa
i
padroni
delle
ferriere
,
può
voler
dire
società
riformata
e
socialista
.
StampaPeriodica ,
La
storia
del
socialismo
non
è
la
storia
di
un
fenomeno
omogeneo
.
Nel
corso
di
travagliate
vicende
sotto
le
insegne
del
socialismo
si
sono
raccolti
e
confusi
elementi
distinti
e
persino
reciprocamente
repulsivi
.
Statalismo
e
antistatalismo
,
collettivismo
e
individualismo
,
autoritarismo
e
anarchismo
,
queste
e
altre
tendenze
ancora
si
sono
incontrate
e
scontrate
nel
movimento
operaio
sin
da
quando
esso
cominciò
a
muovere
i
suoi
primi
passi
come
unità
politica
e
di
classe
.
In
certe
circostanze
storiche
le
impostazioni
ideologiche
diverse
sono
addirittura
sfociate
in
una
vera
e
propria
guerra
fratricida
.
È
così
avvenuto
che
tutti
i
partiti
,
le
correnti
e
le
scuole
che
si
sono
richiamate
al
socialismo
,
si
sono
poste
in
antagonismo
al
capitalismo
,
ma
ciò
non
è
quasi
mai
stato
sufficiente
ad
eliminare
divisioni
e
contrapposizioni
.
I
modelli
di
società
che
indicavano
come
alternativa
alla
società
capitalistica
erano
spesso
antitetici
.
La
profonda
diversità
dei
«
socialismi
»
apparve
con
maggiore
chiarezza
quando
i
bolscevichi
si
impossessarono
del
potere
in
Russia
.
Si
contrapposero
e
si
scontrarono
concezioni
opposte
.
Infatti
c
'
era
chi
aspirava
a
riunificare
il
corpo
sociale
attraverso
l
'
azione
dominante
dello
Stato
e
c
'
era
chi
auspicava
il
potenziamento
e
lo
sviluppo
del
pluralismo
sociale
e
delle
libertà
individuali
.
Riemerse
così
il
vecchio
dissidio
fra
statalisti
e
antistatalisti
,
autoritari
e
libertari
,
collettivistici
e
non
.
La
divisione
si
riflesse
a
grandi
linee
nell
'
esistenza
di
due
distinte
organizzazioni
internazionali
.
I
primi
,
eredi
della
tradizione
giacobina
,
si
raggrupparono
sotto
la
bandiera
del
marxismo
-
leninismo
,
mentre
i
secondi
volevano
rimanere
nell
'
alveo
della
tradizione
pluralistica
della
civiltà
occidentale
.
A
partire
dal
1919
il
socialismo
,
anche
dal
punto
di
vista
organizzativo
,
sarà
attraversato
da
due
grandi
correnti
e
da
molti
rivoli
collaterali
,
che
si
potrebbero
meglio
definire
solo
analizzando
la
storia
dei
singoli
partiti
.
Non
sono
pochi
a
ritenere
che
la
scissione
,
vista
nelle
sue
grandi
linee
,
viene
da
lontano
.
C
'
è
chi
ne
vede
le
radici
nella
stessa
Rivoluzione
francese
,
durante
la
quale
,
mentre
era
in
atto
la
guerra
contro
l
'
Antico
Regime
,
si
scontrarono
due
concezioni
della
società
ideale
;
quella
autoritaria
e
centralistica
e
quella
libertaria
e
pluralistica
.
Già
nelle
analisi
di
Proudhon
per
esempio
si
tenta
l
'
individuazione
delle
radici
etico
-
politiche
del
conflitto
latente
,
che
lacerava
la
sinistra
.
In
Proudhon
c
'
è
infatti
un
'
appassionata
difesa
non
solo
delle
radici
ideali
della
protesta
operaia
contro
lo
sfruttamento
capitalistico
ma
anche
una
percezione
acuta
della
divaricazione
sostanziale
tra
la
società
socialista
e
la
società
comunista
.
Da
un
lato
il
comunismo
che
vuole
la
soppressione
del
mercato
,
la
statalizzazione
integrale
della
società
e
la
cancellazione
di
ogni
traccia
di
individualismo
.
Dall
'
altra
il
socialismo
,
che
progetta
di
instaurare
il
controllo
sociale
dell
'
economia
e
lavora
per
il
potenziamento
della
società
rispetto
allo
Stato
e
per
il
pieno
sviluppo
della
personalità
individuale
.
Proudhon
considerava
il
socialismo
come
il
superamento
storico
del
liberalismo
e
vedeva
nel
comunismo
una
«
assurdità
antidiluviana
»
che
,
se
fosse
prevalso
,
avrebbe
«
asiatizzato
»
la
civiltà
europea
.
Lo
stesso
Proudhon
ci
ha
lasciato
una
descrizione
profetica
di
che
cosa
avrebbe
generato
l
'
istituzionalizzazione
del
rigido
modello
statalista
e
collettivistico
:
«
la
sfera
pubblica
porterà
alla
fine
di
ogni
proprietà
;
l
'
associazione
provocherà
la
fine
di
tutte
le
associazioni
separate
e
il
loro
riassorbimento
in
una
sola
;
la
concorrenza
,
rivolta
contro
se
stessa
,
porterà
alla
soppressione
della
concorrenza
;
la
libertà
collettiva
,
infine
,
dovrà
inglobare
le
libertà
cooperative
,
locali
e
particolari
»
.
Conseguentemente
sarebbe
nata
«
una
democrazia
compatta
fondata
in
apparenza
sulla
dittatura
delle
masse
,
ma
in
cui
le
masse
avrebbero
avuto
solo
il
potere
di
garantire
la
servitù
universale
,
secondo
le
formule
e
le
parole
d
'
ordine
prese
a
prestito
dal
vecchio
assolutismo
riassumibili
:
-
comunione
del
potere
;
-
accentramento
;
-
distruzione
sistematica
di
ogni
pensiero
individuale
,
cooperativo
e
locale
,
ritenuto
scissionistico
;
-
polizia
inquisìtoriale
;
-
abolizione
o
almeno
restrizione
della
famiglia
e
,
a
maggior
ragione
,
dell
'
eredità
;
-
suffragio
universale
organizzato
in
modo
tale
da
sanzionare
continuamente
questa
sorta
di
anonima
tirannia
,
basata
sul
prevalere
di
soggetti
mediocri
o
perfino
incapaci
e
sul
soffocamento
degli
spiriti
indipendenti
,
denunciati
come
sospetti
e
,
naturalmente
,
inferiori
di
numero
»
.
Qui
,
come
si
vede
,
Proudhon
indica
che
cosa
non
doveva
essere
il
socialismo
e
contemporaneamente
che
cosa
sarebbe
diventata
la
società
se
fosse
prevalso
il
modello
collettivistico
basato
sulla
statizzazione
integrale
dei
mezzi
di
produzione
e
sulla
soppressione
del
mercato
.
La
storia
purtroppo
ha
portato
qualche
elemento
di
fatto
a
sostegno
della
sua
previsione
.
Il
socialismo
di
Stato
,
messi
in
disparte
tutti
i
valori
,
le
istituzioni
e
i
principi
della
civiltà
moderna
,
li
ha
sostituiti
con
un
modello
di
vita
collettivistico
,
burocratico
e
autoritario
,
cioè
con
un
sistema
pre
-
moderno
.
E
ciò
è
tanto
vero
che
molti
rappresentanti
della
cultura
del
dissenso
spingono
la
loro
critica
sino
al
punto
di
vedere
nel
comunismo
,
così
come
storicamente
si
è
realizzato
,
una
vera
e
propria
«
restaurazione
asiatica
»
.
Ma
,
per
venire
ad
analisi
più
recenti
,
ricordiamo
che
molti
altri
intellettuali
della
sinistra
europea
hanno
sviluppato
questo
filone
critico
.
Da
Russell
a
Carlo
Rosselli
a
Cole
ci
perviene
un
unico
stimolo
che
ci
invita
a
non
confondere
il
socialismo
con
il
comunismo
,
la
piena
libertà
estesa
a
tutti
gli
uomini
con
la
cosiddetta
libertà
collettiva
.
Il
superamento
storico
del
liberalismo
con
la
sua
distruzione
.
Il
carattere
autoritario
di
ciò
che
viene
chiamato
il
«
socialismo
reale
o
maturo
»
non
è
una
deviazione
rispetto
alla
dottrina
,
una
degenerazione
frutto
di
una
data
somma
di
errori
,
bensì
la
concretizzazione
delle
implicazioni
logiche
dell
'
impostazione
rigidamente
collettivistica
originariamente
adottata
.
L
'
esame
dei
fondamenti
essenziali
del
leninismo
non
può
che
confermare
tale
tesi
.
Fino
alla
pubblicazione
di
«
Che
fare
?
»
Lenin
fu
sostanzialmente
un
marxista
ortodosso
:
credeva
che
il
socialismo
si
sarebbe
realizzato
solo
nei
paesi
capitalistici
avanzati
e
solo
a
condizione
che
la
classe
operaia
avesse
raggiunto
un
elevato
grado
di
coscienza
politica
e
di
maturità
culturale
.
Ma
nel
«
Che
fare
?
»
queste
tesi
sono
letteralmente
rovesciate
.
Dalla
teoria
e
dalla
prassi
del
socialismo
democratico
europeo
si
passa
a
uno
schema
rivoluzionario
e
giacobino
.
Lenin
stesso
definisce
il
rivoluzionario
marxista
«
un
giacobino
al
servizio
della
classe
operaia
»
e
propone
di
creare
un
partito
composto
esclusivamente
di
«
rivoluzionari
di
professione
»
.
Così
il
socialismo
da
compito
storico
della
classe
operaia
diventa
qualcosa
che
deve
essere
pensato
,
costruito
e
diretto
da
una
élite
selezionata
di
individui
posti
al
di
sopra
della
massa
.
Lenin
comincia
col
distinguere
due
forme
o
gradi
di
percezione
della
realtà
:
la
«
spontaneità
»
e
la
«
coscienza
»
:
solo
la
seconda
permette
di
anti
-
vedere
i
fini
ultimi
della
Storia
.
Successivamente
Lenin
afferma
perentoriamente
che
gli
operai
non
possono
avere
il
tipo
di
visione
del
reale
che
è
proprio
della
coscienza
poiché
privi
del
sapere
filosofico
e
scientifico
.
Essi
,
abbandonati
alle
loro
tendenze
spontanee
,
sono
condannati
a
muoversi
entro
l
'
ambito
delle
leggi
del
sistema
.
Tutt
'
al
più
possono
raggiungere
una
«
coscienza
sindacale
»
dei
loro
interessi
immediati
,
non
già
una
coscienza
politica
che
può
essere
prodotta
solo
al
di
fuori
della
loro
condizione
di
classe
.
E
i
«
portatori
esterni
»
della
«
giusta
coscienza
»
,
sono
sempre
secondo
Lenin
,
gli
intellettuali
.
Ad
essi
,
quindi
,
spetta
il
ruolo
storico
organizzativo
e
dirigente
del
movimento
operaio
.
Date
queste
premesse
,
ovviamente
il
soggetto
rivoluzionano
non
può
essere
la
classe
operaia
bensì
il
corpo
scelto
degli
intellettuali
che
si
sono
consacrati
alla
rivoluzione
comunista
.
Il
pericolo
che
gli
anarchici
russi
avevano
sottolineato
con
estrema
energia
e
cioè
che
la
classe
operaia
fosse
«
colonizzata
»
dagli
intellettuali
declasses
che
entravano
in
un
movimento
socialista
quali
«
tribuni
della
plebe
»
diviene
con
il
«
Che
fare
?
»
una
realtà
.
Lenin
teorizza
infatti
con
grande
franchezza
il
diritto
-
dovere
degli
intellettuali
guidati
dalla
«
scienza
marxista
»
di
sottoporre
la
classe
operaia
alla
loro
direzione
.
L
'
ammissione
storica
che
Marx
aveva
assegnato
al
proletariato
doveva
raccogliersi
nelle
mani
dell
'
intelligencija
rivoluzionaria
.
Si
capisce
agevolmente
perché
Trockij
,
Plechanov
,
Martov
e
Rosa
Luxemburg
abbiano
accusato
Lenin
di
«
sostitutismo
»
.
Ai
loro
occhi
l
'
idea
leninista
di
subordinare
la
classe
operaia
alla
direzione
paternalistica
dell
'
élite
cosciente
ed
attiva
appariva
come
un
capovolgimento
del
marxismo
e
come
un
ritorno
alla
tradizione
giacobina
.
«
Trockij
in
particolare
stigmatizzò
la
teoria
leninista
poiché
essa
confondeva
la
dittatura
del
proletariato
con
la
dittatura
sul
proletariato
e
affidava
la
missione
storica
di
edificare
il
socialismo
non
alla
classe
operaia
dotata
di
iniziativa
che
ha
preso
nelle
sue
mani
le
sorti
della
società
,
ma
a
una
organizzazione
forte
,
autoritaria
che
domina
il
proletariato
ed
attraverso
ad
esso
la
società
»
.
Era
il
Trockij
menscevico
che
prevedeva
come
lo
spirito
di
setta
e
il
manicheismo
giacobino
che
Lenin
voleva
introdurre
nel
movimento
operaio
avrebbero
avuto
conseguenze
disastrose
.
In
effetti
«
Che
fare
?
»
apparve
a
molti
come
un
'
aggressiva
ripresa
del
progetto
di
Robespierre
,
che
già
molte
scuole
socialiste
europee
avevano
definito
come
una
sorta
di
dispotismo
pseudo
-
socialista
.
Il
modello
di
partito
ideato
da
Lenin
e
una
istituzione
resa
monolitica
dal
vincolo
dell
'
ortodossia
e
dal
principio
della
subordinazione
assoluta
e
senza
riserve
delle
volontà
individuali
alla
volontà
collettiva
.
Il
partito
bolscevico
fu
sin
dal
suo
atto
di
nascita
,
una
organizzazione
ferreamente
disciplinata
e
impegnata
nella
diffusione
su
scala
planetaria
del
socialismo
scientifico
,
interpretato
come
una
dottrina
a
carattere
salvifico
,
cioè
una
setta
di
«
veri
credenti
»
che
in
nome
del
proletariato
riteneva
di
avere
il
diritto
-
dovere
di
instaurare
il
suo
dominio
totale
sulla
società
per
rigenerarla
.
Nessuno
meglio
di
Rosa
Luxemburg
ha
descritto
le
conseguenze
elitaristiche
e
burocratiche
che
da
una
tale
concezione
e
prassi
derivavano
.
«
Un
centralismo
spiegato
,
il
cui
principio
vitale
è
da
un
lato
il
netto
rilievo
e
la
separazione
della
truppa
organizzata
dai
rivoluzionari
dichiarati
e
attivi
dall
'
ambiente
,
pur
esso
rivoluzionariamente
attivo
ma
non
organizzato
,
che
li
circonda
,
e
dall
'
altro
la
rigida
disciplina
e
l
'
intromissione
diretta
,
decisiva
,
determinante
delle
istanze
centrali
in
tutte
le
manifestazioni
vitali
delle
organizzazioni
locali
del
partito
Chiudere
il
movimento
nella
corazza
di
un
centralismo
burocratico
che
degrada
il
proletariato
militante
a
docile
strumento
di
un
comitato
»
.
La
dittatura
sul
proletariato
Come
ha
scritto
Isaak
Deutscher
«
poiché
la
classe
operaia
non
era
là
(
dove
sarebbe
dovuta
esserci
per
esercitare
la
direzione
)
i
bolscevichi
decisero
di
agire
come
suoi
luogotenenti
e
fiduciari
fino
al
momento
in
cui
la
vita
fosse
diventata
più
normale
e
una
nuova
classe
lavoratrice
si
fosse
affermata
e
sviluppata
.
Per
questa
strada
naturalmente
si
giungeva
alla
dittatura
della
burocrazia
,
al
potere
incontrollato
e
alla
corruzione
attraverso
il
potere
»
.
Ma
,
occorre
ripeterlo
,
tale
paradossale
fenomeno
-
la
dittatura
del
proletariato
senza
il
proletariato
,
la
«
dittatura
per
procura
»
esercitata
in
nome
e
per
conto
della
classe
-
non
può
essere
considerata
una
conseguenza
non
prevista
e
non
prevedibile
.
E
sempre
il
Trockij
menscevico
che
nel
1904
scrive
che
se
il
progetto
leninista
si
fosse
realizzato
«
il
partito
sarebbe
stato
sostituito
dall
'
organizzazione
del
partito
,
l
'
organizzazione
sarebbe
stata
a
sua
volta
sostituita
dal
comitato
centrale
ed
infine
il
comitato
centrale
dal
dittatore
»
.
Con
il
successo
storico
-
politico
del
leninismo
la
logica
giacobina
con
tutte
le
sue
componenti
vecchie
e
nuove
che
sfociano
nella
dittatura
rivoluzionaria
prende
il
sopravvento
sulla
logica
pluralistica
e
democratica
del
socialismo
e
la
Russia
si
incammina
sulla
strada
del
collettivismo
burocratico
-
totalitario
.
Ora
,
dato
che
la
meta
finale
indicata
da
Lenin
era
la
società
senza
classi
e
senza
Stato
,
si
potrebbe
parlare
di
«
eterogenesi
dei
fini
»
nel
senso
che
i
mezzi
adoperati
hanno
fagocitato
l
'
ideale
.
Il
leninismo
al
potere
sarebbe
,
da
questo
punto
di
vista
,
la
dimostrazione
che
non
è
possibile
scindere
i
mezzi
dai
fini
e
che
la
storia
non
è
«
razionale
»
bensì
«
ironica
»
e
persino
«
crudele
»
.
Ma
in
realtà
il
conflitto
tra
bolscevismo
e
socialismo
democratico
non
fu
un
semplice
conflitto
sui
mezzi
da
adoperare
per
avanzare
verso
la
società
ideale
.
Tale
conflitto
è
stato
senz
'
altro
uno
dei
fattori
che
ha
segnato
la
demarcazione
netta
nel
seno
del
movimento
operaio
,
ma
non
certamente
quello
decisivo
.
Fra
comunismo
leninista
e
socialismo
esiste
una
incompatibilità
sostanziale
che
può
essere
sintetizzata
nella
contrapposizione
tra
collettivismo
e
pluralismo
.
Il
leninismo
è
dominato
dall
'
ideale
della
società
omogenea
,
compatta
,
indifferenziata
.
C
'
è
nel
leninismo
la
convinzione
che
la
natura
umana
è
stata
degradata
dall
'
apparizione
della
proprietà
privata
,
che
ha
disintegrato
la
comunità
primitiva
scatenando
la
guerra
di
classe
.
E
c
'
è
soprattutto
il
desiderio
di
ricreare
l
'
unità
originaria
facendo
prevalere
la
volontà
collettiva
sulle
volontà
individuali
,
di
interesse
generale
sugli
interessi
particolari
.
In
questo
senso
il
comunismo
è
organicamente
totalitario
,
nel
senso
che
postula
la
possibilità
di
istituire
un
ordine
sociale
così
armonioso
da
poter
far
a
meno
dello
Stato
e
dei
suoi
apparati
coercitivi
.
Questo
«
totalitarismo
del
consenso
»
deve
però
essere
preceduto
da
un
«
totalitarismo
della
coercizione
»
.
Tanto
è
vero
che
Lenin
non
ha
esitato
a
descrivere
la
dittatura
del
partito
bolscevico
come
«
un
potere
che
poggia
direttamente
sulla
violenza
e
che
non
è
vincolata
da
nessuna
legge
»
.
Pure
la
meta
finale
resta
la
società
senza
Stato
,
cioè
«
il
paradiso
in
terra
»
(
Lenin
)
successivo
alla
«
resurrezione
dell
'
umanità
»
(
Bucharin
)
.
Talché
si
può
dire
che
la
meta
finale
indicata
dal
comunismo
è
«
un
Regno
di
Dio
senza
Dio
»
,
cioè
la
costruzione
reale
del
regno
millenario
di
pace
e
di
giustizia
illusoriamente
promesso
del
messianesimo
giudaicocristiano
.
Non
è
certo
un
caso
,
dunque
,
che
Gramsci
sia
arrivato
a
definire
il
marxismo
«
la
religione
che
ammazzerà
il
cristianesimo
»
realizzando
le
sue
esaltanti
promesse
e
facendo
passare
dalla
potenza
all
'
atto
l
'
ideale
della
società
perfetta
.
Se
questa
interpretazione
del
leninismo
è
corretta
,
allora
la
contrapposizione
fra
socialismo
e
comunismo
è
certo
molto
profonda
.
Il
comunismo
leninista
ha
mire
palingenetiche
:
è
una
religione
travestita
da
scienza
che
pretende
di
aver
trovato
una
risposta
a
tutti
i
problemi
della
vita
umana
.
Per
questo
non
ha
voluto
tollerare
rivali
ed
è
in
una
parola
«
totalitario
»
.
Milovan
Gilas
e
Gilles
Martinet
lo
hanno
sottolineato
in
maniera
convincente
:
il
leninismo
nella
misura
in
cui
aspira
a
rigenerare
la
natura
umana
,
a
creare
un
mondo
purificato
da
ogni
negatività
,
a
porre
fine
allo
scandalo
del
male
,
è
una
dottrina
millenaristica
che
,
una
volta
al
potere
,
non
può
produrre
che
uno
Stato
ideologico
retto
una
casta
.
Gramsci
ha
teorizzato
senza
perifrasi
la
natura
«
totalitaria
»
e
persino
«
divina
»
del
partito
comunista
,
che
non
a
caso
ha
definito
"
il
focolare
della
fede
e
il
custode
della
dottrina
del
socialismo
scientifico
»
.
Il
partito
marxista
-
leninista
in
quanto
incarna
il
progetto
di
disalienazione
totale
dell
'
umanità
,
è
una
istituzione
carismatica
che
racchiude
in
sè
tutte
le
verità
e
tutta
la
moralità
della
teoria
.
Esso
esprime
l
'
etica
,
la
scienza
del
«
proletariato
ideale
»
che
deve
illuminare
il
«
proletariato
reale
»
e
indicargli
«
la
via
della
salvezza
»
(
come
si
legge
nella
risoluzione
del
secondo
Congresso
del
Komintern
)
.
Nelle
sue
mani
ci
sono
«
le
chiavi
della
storia
»
poiché
esso
orienta
sua
azione
alla
luce
dell
'
unica
dottrina
che
sia
scientifica
e
salvifica
ad
un
tempo
.
Per
questo
il
comunismo
non
può
venire
a
patti
con
lo
spirito
critico
,
il
dubbio
metodico
,
la
pluralità
delle
filosofie
,
insomma
con
tutto
ciò
che
rappresenta
il
patrimonio
culturale
della
civiltà
occidentale
laica
e
liberale
.
Esso
,
come
soleva
ricordare
Bertrand
Russell
a
coloro
che
si
facevano
un
'
immagine
mitologica
del
marxismo
-
leninismo
,
si
fonda
sull
'
idea
che
deve
esistere
un
'
autorità
ideologica
(
il
partito
)
che
stabilisce
autocraticamente
i
confini
che
separano
il
bene
dal
male
,
il
vero
dall
'
errore
,
l
'
utile
dal
dannoso
.
Di
qui
l
'
elevazione
del
marxismo
a
filosofia
(
obbligatoria
)
di
Stato
,
l
'
istituzionalizzazione
dell
'
inquisizione
rivoluzionaria
,
la
lotta
accanita
e
spietata
contro
i
devianti
,
i
dissidenti
e
gli
eretici
.
Rispetto
alla
ortodossia
comunista
,
il
socialismo
è
democratico
,
laico
e
pluralista
.
Non
intende
elevare
nessuna
dottrina
al
rango
di
ortodossia
,
non
pretende
porre
i
limiti
alla
ricerca
scientifica
e
al
dibattito
intellettuale
,
non
ha
ricette
assolute
da
imporre
.
Riconosce
che
il
diritto
più
prezioso
dell
'
uomo
è
il
diritto
all
'
errore
.
E
questo
perché
il
socialismo
non
intende
porsi
come
surrogato
,
ideale
e
reale
,
delle
religioni
positive
.
Il
socialismo
nella
sua
versione
democratica
ha
un
progetto
etico
-
politico
che
si
inserisce
nella
tradizione
dell
'
illuminismo
riformatore
e
che
può
essere
sintetizzato
nei
seguenti
termini
:
socializzazione
dei
valori
della
civiltà
liberale
,
diffusione
del
potere
,
distribuzione
ugualitaria
della
ricchezza
e
delle
opportunità
di
vita
,
potenziamento
e
sviluppi
degli
istituti
di
partecipazione
delle
classi
lavoratrici
ai
processi
decisionali
.
Carlo
Rosselli
definiva
appunto
il
socialismo
come
un
liberalismo
organizzatore
e
socializzatore
.
Dalla
pretesa
che
il
comunismo
ha
di
fare
«
l
'
uomo
nuovo
»
deriva
del
tutto
logicamente
il
disegno
di
ristrutturare
tutto
il
campo
sociale
secondo
un
criterio
unico
e
assolutamente
vincolante
.
Il
principio
di
fondo
è
stato
formulato
da
Lenin
in
termini
inequivocabili
:
«
il
partito
tutto
corregge
,
designa
e
dirige
in
base
a
un
criterio
unico
»
al
fine
di
sostituire
«
l
'
anarchia
del
mercato
»
con
la
"
centralizzazione
assoluta
"
.
E
in
effetti
,
del
tutto
coerentemente
con
la
dottrina
,
i
bolscevichi
non
appena
conquistarono
lo
Stato
incominciarono
a
distruggere
sistematicamente
,
metodicamente
,
ogni
centro
di
vita
autonoma
e
operarono
in
modo
da
concentrare
tutto
il
potere
politico
,
economico
e
spirituale
in
un
'
unica
struttura
di
comando
,
l
'
apparato
del
partito
.
E
chi
dice
apparato
dice
controllo
integrale
della
società
da
parte
degli
amministratori
universali
.
Fu
così
che
prese
corpo
lo
Stato
padrone
di
ogni
cosa
,
delle
risorse
economiche
delle
istituzioni
degli
uomini
e
persino
delle
idee
.
L
'
autonomia
della
società
civile
fu
intenzionalmente
soffocata
,
la
spontaneità
sociale
limitata
o
soppressa
,
l
'
individualismo
ridotto
ai
minimi
termini
.
Il
grande
paradosso
della
via
comunista
Ma
,
evidentemente
tutto
ciò
implica
la
burocratizzazione
integrale
della
società
la
quale
come
si
legge
in
«
Stato
e
rivoluzione
»
,
diventa
per
ciò
stesso
«
un
unico
ufficio
ed
un
unico
stabilimento
industriale
»
diretto
dall
'
alto
dell
'
apparato
del
partito
che
vigilerà
sugli
uomini
affinché
essi
non
deviino
dalla
retta
via
fissata
dall
'
ortodossia
.
Di
qui
la
descrizione
del
progetto
collettivistico
data
da
Gilas
:
«
Lo
Stato
comunista
opera
per
raggiungere
la
completa
spersonalizzazione
dell
'
individuo
,
delle
nazioni
e
anche
dei
propri
appartenenti
.
Aspira
a
trasformare
la
società
intera
in
una
società
di
funzionari
.
Aspira
a
controllare
,
direttamente
o
indirettamente
,
salari
e
stipendi
,
alloggi
e
attività
intellettuali
»
.
Analogamente
Pierre
Naville
ha
scritto
che
«
la
burocrazia
nel
socialismo
di
Stato
gode
di
uno
statuto
fino
ad
oggi
sconosciuto
:
di
fatto
essa
controlla
la
totalità
della
vita
economica
,
ed
esercita
questo
controllo
dall
'
alto
E
'
nel
socialismo
di
Stato
che
la
burocrazia
mostra
finalmente
la
su
reale
natura
:
essa
è
l
'
organizzazione
gerarchica
applicata
a
tutto
,
l
'
armatura
reale
della
vita
sociale
e
privata
,
il
comando
su
ogni
cosa
.
Essa
incarna
lo
Stato
nella
sua
doppia
dimensione
nazionale
e
nel
suo
imperialismo
internazionale
»
.
A
questo
punto
possiamo
trarre
alcune
conclusioni
di
ordine
generale
.
Leninismo
e
pluralismo
sono
termini
antitetici
se
prevale
il
primo
muore
il
secondo
.
La
democrazia
(
liberale
o
socialista
)
presuppone
l
'
esistenza
di
una
pluralità
di
centri
di
poteri
(
economici
,
politici
,
religiosi
,
etc
.
)
in
concorrenza
fra
di
loro
,
la
cui
dialettica
impedisce
il
formarsi
di
un
potere
assorbente
e
totalitario
.
Di
qui
la
possibilità
che
la
società
civile
abbia
una
certa
autonomia
rispetto
allo
Stato
e
che
gli
individui
e
i
gruppi
possano
fruire
di
zone
protette
dall
'
ingerenza
della
burocrazia
.
La
società
pluralistica
inoltre
è
una
società
laica
nel
senso
che
non
c
'
è
alcuna
filosofia
ufficiale
di
Stato
,
alcuna
verità
obbligatoria
.
Nella
società
pluralistica
la
legge
della
concorrenza
non
opera
solo
nella
sfera
dell
'
economia
,
ma
anche
in
quella
politica
e
in
quella
delle
idee
.
Il
che
presuppone
che
lo
Stato
è
laico
solo
nella
misura
in
cui
non
pretende
di
esercitare
,
oltre
al
monopolio
della
violenza
,
anche
il
monopolio
della
gestione
dell
'
economia
e
della
produzione
scientifica
.
In
breve
:
l
'
essenza
del
pluralismo
è
l
'
assenza
del
monopolio
.
Tutto
il
contrario
delle
tendenze
che
si
sono
affermate
nel
sistema
comunista
.
I
veri
marxisti
-
leninisti
non
possono
tollerare
contropoteri
,
ideali
comunitari
diversi
da
quello
collettivistico
.
Per
questo
essi
sentono
di
avere
il
diritto
-
dovere
di
imporre
il
«
socialismo
scientifico
»
ai
recalcitranti
.
Per
questo
Gramsci
aveva
teorizzato
la
figura
del
moderno
Principe
come
«
il
solo
regolatore
»
della
vita
umana
.
La
meta
finale
è
la
società
senza
Stato
,
ma
per
giungervi
occorre
statizzare
ogni
cosa
.
Questo
in
sintesi
è
il
grande
paradosso
del
leninismo
.
Ma
come
è
mai
possibile
estrarre
la
libertà
totale
dal
potere
totale
?
Invece
di
potenziare
la
società
contro
lo
Stato
,
si
è
reso
onnipotente
lo
Stato
con
le
conseguenze
previste
da
tutti
gli
intellettuali
della
sinistra
revisionistica
che
hanno
visto
nel
monopolio
delle
risorse
materiali
e
intellettuali
la
matrice
dell
'
autoritarismo
di
Stato
.
Pertanto
se
vogliamo
procedere
verso
il
pluralismo
socialista
,
dobbiamo
muoverci
in
direzione
opposta
a
quella
indicata
dal
leninismo
:
dobbiamo
diffondere
il
più
possibile
il
potere
economico
,
politico
e
culturale
.
Il
socialismo
non
coincide
con
lo
statalismo
.
Il
socialismo
,
come
ha
ricordato
Norberto
Bobbio
è
la
democrazia
pienamente
sviluppata
,
dunque
è
il
superamento
storico
del
pluralismo
liberale
e
non
già
il
suo
annientamento
.
È
la
via
per
accrescere
e
non
per
ridurre
i
livelli
di
libertà
e
di
benessere
e
di
uguaglianza
.
StampaPeriodica ,
25
aprile
1945
.
Un
filare
di
pioppi
maestosi
su
un
alto
argine
,
delle
pecore
che
pascolano
,
il
sole
attraverso
i
pioppi
.
Un
giovane
cammina
cantando
,
è
una
bella
giornata
,
il
cuore
è
lieto
.
Un
uomo
si
alza
tra
i
cespugli
,
imbraccia
un
mitra
,
spara
;
il
giovane
cammina
un
poco
barcollando
,
cade
,
muore
.
Nello
stesso
tempo
un
gruppo
di
contadine
dà
la
caccia
attraverso
i
campi
a
un
uomo
e
una
donna
che
fuggono
,
li
raggiungono
,
li
ammazzano
a
colpi
di
forcone
.
Ancora
,
nello
stesso
tempo
,
un
ragazzo
si
impadronisce
di
un
fucile
,
entra
in
una
villa
,
prende
di
mira
un
uomo
di
mezza
età
che
se
ne
sta
a
tavola
,
facendo
colazione
.
Poi
sullo
schermo
appaiono
le
parole
"
Molti
anni
prima
"
.
Adesso
dunque
sapremo
il
motivo
di
questi
eventi
terribili
e
incomprensibili
;
lo
sapremo
,
come
avviene
nel
cinema
,
grazie
ad
un
lungo
,
lunghissimo
flash
-
back
,
ovvero
,
come
si
diceva
una
volta
,
un
passo
indietro
.
E
infatti
il
passo
indietro
lo
facciamo
addirittura
di
cinquant
'
anni
,
nell
'
atmosfera
patriarcale
e
sonnolenta
della
campagna
emiliana
,
all
'
inizio
del
secolo
.
Dunque
,
ben
presto
sapremo
il
motivo
di
quell
'
assassinio
,
di
quella
caccia
all
'
uomo
,
di
quel
fucile
puntato
.
Evidentemente
,
qualcuno
in
quell
'
alba
del
1900
ha
commesso
un
delitto
rimasto
impunito
per
ben
cinquant
'
anni
e
adesso
,
mezzo
secolo
dopo
,
è
chiamato
a
pagarne
il
fio.Ma
no
,
niente
di
tutto
questo
.
Il
proprietario
di
terre
Alfredo
Berlinghieri
sta
aspettando
la
nascita
di
un
nipote
,
erede
del
suo
ingente
patrimonio
terriero
e
la
stessa
attesa
si
verifica
nella
vita
di
Leo
,
vecchio
e
fedele
bracciante
.
Il
Berlin
-
ghieri
è
un
tipico
proprietario
di
terre
paternalista
e
quasi
feudale
.
Come
gli
nasce
il
nipote
,
va
a
cercare
nella
cantina
delle
bottiglie
di
spumante
,
le
mette
in
una
cesta
che
affida
alle
braccia
robuste
di
un
suo
buffone
privato
,
che
va
in
giro
vestito
da
Rigoletto
(
tutto
questo
avviene
il
giorno
della
morte
di
Verdi
,
uomo
-
simbolo
della
vecchia
e
,
almeno
a
giudicare
dal
Berlinghieri
,
retriva
Italia
del
Risorgimento
)
e
fa
una
di
quelle
cose
che
oggi
ci
farebbero
accapponare
la
pelle
dalla
vergogna
e
dal
disagio
,
ma
che
,
allora
,
prima
della
presa
di
coscienza
classista
,
a
quanto
pare
erano
frequenti
e
innocue
;
va
su
un
prato
dove
i
suoi
braccianti
stanno
falciando
l
'
erba
e
offre
a
ciascuno
di
loro
una
bottiglia
affinché
bevano
alla
salute
del
nipote
appena
nato
.
I
braccianti
accettano
,
più
o
meno
;
soltanto
il
vecchio
Leo
,
forse
perché
si
trova
nella
stessa
situazione
del
Berlinghieri
e
non
può
fare
a
meno
di
rendersi
conto
,
pur
nel
suo
lealismo
di
vecchio
schiavo
,
che
la
sorte
dei
due
bambini
sarà
molto
diversa
,
nicchia
e
alla
fine
rifiuta
il
vino
.
Il
Berlinghieri
insiste
,
petulante
,
accorato
,
autoritario
;
alla
fine
Leo
si
rassegna
e
beve
.
Il
Berlinghieri
,
nella
sua
imbecillità
patriarcale
adesso
è
soddisfatto
;
i
miseri
braccianti
dai
volti
screpolati
dalla
fatica
,
puzzolenti
di
sudore
e
di
stalla
,
hanno
bevuto
alla
salute
del
piccolo
vampiro
borghese
che
,
come
già
il
nonno
e
il
padre
,
succhierà
il
loro
sangue
.
E
invece
non
si
rende
conto
che
,
in
quel
prato
,
quella
mattina
,
è
avvenuto
qualche
cosa
di
terribile
,
cioè
la
lotta
di
classe
è
,
ufficialmente
,
cominciata
.
Questa
lotta
di
classe
,
con
alterne
vicende
(
scioperi
,
agitazioni
,
moti
di
piazza
,
socialismo
,
guerra
partigiana
,
da
una
parte
;
patriarcalismo
,
liberalismo
,
fascismo
,
regime
democristiano
dall
'
altra
)
,
arriverà
,
senza
trovare
soluzioni
,
fino
ai
giorni
nostri
.
La
lotta
di
classe
costituisce
la
struttura
portante
di
questo
Novecento
di
Bernardo
Bertolucci
;
ma
non
bisogna
pensare
ad
un
film
collettivo
,
unanimista
.
Novecento
ha
per
protagonista
di
fondo
la
società
italiana
;
ma
questa
società
si
articola
,
appunto
in
base
al
tema
della
lotta
di
classe
,
in
una
folla
di
personaggi
principali
e
secondari
.
Anzi
il
film
racconta
,
o
meglio
vuole
farci
credere
che
racconta
,
la
storia
del
privato
rapporto
dei
due
che
sono
nati
il
giorno
della
morte
di
Verdi
,
il
padrone
Alfredo
e
il
contadino
Olmo
.
Essi
giocano
insieme
,
gareggiano
insieme
in
tante
prove
grandi
e
piccole
,
dalla
forza
del
braccio
alla
lunghezza
del
pene
,
vanno
insieme
alla
guerra
del
1914
(
o
meglio
ci
va
Olmo
,
Alfredo
si
fa
imboscare
)
,
vanno
a
letto
insieme
con
una
puttana
di
paese
,
incontrano
insieme
le
donne
della
loro
vita
(
Olmo
la
maestrina
socialista
Anita
,
Alfredo
la
ricca
,
raffinata
e
velleitaria
Ada
Fiastri
Paulhan
).Intanto
la
lotta
di
classe
continua
imperterrita
e
inevitabile
.
Per
esempio
,
i
padroni
,
di
fronte
alla
minaccia
socialista
,
si
uniscono
;
fanno
in
chiesa
una
sacrilega
colletta
per
finanziate
il
fascismo
;
una
squadraccia
dà
alle
fiamme
la
case
del
popolo
;
i
contadini
riescono
ancora
a
organizzare
un
solenne
funerale
alle
vittime
dei
fascisti
,
ma
sarà
l
'
ultima
protesta
prima
dell
'
affermarsi
della
dittatura
...
La
storia
,
tra
molti
caratteri
variabili
,
ne
ha
uno
costante
:
è
serena
.
Questa
serenità
per
niente
affatto
giustificata
dagli
avvenimenti
per
lo
più
orribili
che
la
storia
ci
racconta
,
deriva
dal
fatto
che
gli
storici
,
si
tratti
di
favoleggiatori
candidi
come
Erodoto
o
di
critici
eruditi
come
Rostowzeff
,
convengono
tutti
di
parlare
di
cose
di
cui
non
hanno
avuto
diretta
e
immediata
esperienza
.
E
infatti
la
credibilità
dello
storico
non
è
di
specie
sentimentale
come
quella
del
romanziere
ma
intellettuale
come
quella
del
critico.In
Novecento
la
serenità
che
è
propria
della
storia
non
c
'
è
perché
Bertolucci
vorrebbe
che
la
sua
scorribanda
in
mezzo
secolo
di
storia
italiana
apparisse
come
una
esperienza
non
già
contemplata
da
lontano
ma
vissuta
e
sofferta
da
vicino
e
per
giunta
vissuta
e
sofferta
come
storia
.
In
maniera
contradditoria
egli
vuole
che
i
personaggi
pur
mentre
vivono
la
loro
esistenza
privata
,
sappiano
di
soffrire
la
storia
in
ogni
loro
anche
minima
azione.Per
ottenere
questo
scopo
Bertolucci
ha
interiorizzato
il
passato
,
o
meglio
ha
sostituito
il
passato
con
la
vicenda
della
sua
vita
interiore
.
Questa
sostituzione
ha
portato
a
risultati
singolari
,
alcuni
convincenti
altri
meno
.
Tra
i
primi
,
bisogna
mettere
il
rapporto
con
la
natura
e
quello
con
il
popolo
.
Il
rapporto
con
la
natura
si
esprime
come
inesauribile
nostalgia
della
campagna
nativa
nei
bellissimi
paesaggi
,
in
molti
particolari
naturali
,
nei
tanti
volti
di
contadini
che
ci
vengono
additati
in
frequenti
primi
piani
.
Il
rapporto
con
il
popolo
si
esprime
,
invece
,
in
maniera
penosa
e
ossessiva
,
in
un
altrettanto
inesauribile
senso
di
colpa
al
quale
dobbiamo
,
oltre
a
molte
scene
crudeli
e
imbarazzanti
come
quella
dello
spumante
,
la
generale
visione
manichea
che
spartisce
il
film
in
due
mondi
:
da
una
parte
il
popolo
idealizzato
in
senso
positivo
,
dall
'
altra
la
borghesia
illuminata
da
una
luce
sinistra
e
disperata
.
Tutta
la
vicenda
,
insomma
,
è
guardata
dall
'
angolo
visuale
di
un
privilegio
sociale
pentito
,
insicuro
,
scosso
.
Più
complicate
si
fanno
le
cose
allorché
Bertolucci
sostituisce
il
passato
con
se
stesso
,
dissociandosi
nei
due
personaggi
di
Alfredo
il
padrone
e
Olmo
il
contadino
.
Il
narcisismo
inevitabile
in
una
simile
operazione
ingenera
un
senso
,
di
freddezza
emblematica
,
come
di
apologo
didascalico
.
L
'
amore
-
odio
di
Alfredo
e
Olmo
così
simbolico
,
non
si
accorda
con
il
contesto
realistico
nel
quale
è
inserito
.
Forse
soltanto
l
'
omosessualità
avrebbe
potuto
dare
un
carattere
di
realtà
al
rapporto
tra
i
due
uomini
.
Ma
allora
sarebbe
saltato
il
messaggio
del
film.Adesso
bisognerebbe
parlare
della
capacità
narrativa
e
,
diciamo
così
,
"
muscolare
"
di
Bernardo
Bertolucci
che
in
questo
film
viene
confermata
al
di
là
del
necessario
.
Ci
limitiamo
a
dire
che
Bertolucci
ha
cercato
disperatamente
di
esprimere
qualche
cosa
che
gli
stava
a
cuore
.
Di
qui
la
sincerità
di
Novecento
,
altro
tratto
curioso
in
un
film
a
sfondo
storico
.
Novecento
è
affollato
di
attori
straordinari
.
La
vecchiaia
borghese
di
Burt
Lancaster
,
quella
popolana
di
Sterling
Hayden
,
la
dignità
dolente
di
Maria
Monti
,
la
naturalezza
simpatica
di
Gerard
Depardieu
,
il
dubbio
intellettuale
di
Robert
De
Niro
,
il
volontarismo
intrepido
di
Stefania
Sandrelli
,
il
filisteismo
trafelato
di
Romolo
Valli
,
la
perversità
provinciale
di
Laura
Betti
,
l
'
erotismo
recitato
di
Dominique
Sanda
,
il
sadismo
subalterno
di
Donald
Sutherland
compongono
,
pur
sullo
sfondo
collettivo
,
un
mosaico
di
situazioni
e
di
vicende
individuali
.
StampaPeriodica ,
Probabilmente
il
mito
di
Pavese
va
spiegato
con
l
'
incapacità
dello
scrittore
di
creare
il
mito
nei
suoi
libri
.
Non
vogliamo
dire
con
questo
che
Pavese
si
è
ucciso
perché
era
consapevole
di
non
essere
riuscito
a
dire
certe
cose
.
Pavese
aveva
della
propria
opera
e
di
se
stesso
un
'
opinione
altissima
,
come
si
può
vedere
nel
diario
.
Ma
,
strano
a
dirsi
,
è
proprio
questa
idea
esagerata
di
se
stesso
che
in
parte
ne
ha
provocato
la
morte
.
Dopo
aver
avuto
il
premio
Strega
ed
aver
scritto
La
luna
e
i
falò
Pavese
ha
deciso
ad
un
tratto
che
aveva
ottenuto
,
in
senso
sociale
e
creativo
,
il
massimo
successo
possibile
e
che
di
conseguenza
non
aveva
più
alcun
motivo
di
vivere
.
Ha
fatto
un
po
'
come
certe
coppie
di
amanti
che
si
ammazzano
perché
sono
convinti
che
il
loro
amore
è
così
perfetto
da
non
poter
essere
coronato
ormai
che
dalla
morte
.
La
verità
,
secondo
noi
,
è
invece
diversa
.
Pavese
non
è
riuscito
a
creare
il
mito
nella
pagina
;
e
il
suo
suicidio
va
interpretato
come
un
tentativo
di
crearlo
nella
vita
.
In
questo
modo
si
spiega
non
soltanto
il
suicidio
ma
anche
la
accurata
fabbricazione
e
preparazione
psicologica
e
culturale
dell
'
atto
disperato
.
E
infatti
l
'
operazione
tristissima
e
orgogliosissima
è
riuscita
.
Il
mito
di
Pavese
,
il
mito
dello
scrittore
che
si
è
ucciso
per
motivi
esistenziali
sopravvivrà
alla
sua
opera
.
Ma
i
motivi
erano
soltanto
apparentemente
esistenziali
.
In
realtà
erano
letterari
.
Niente
illumina
meglio
il
mito
di
Pavese
che
il
suo
rapporto
con
Melville
.
Melville
,
il
mito
l
'
aveva
saputo
creare
nella
pagina
ed
era
morto
nel
suo
letto
.
Il
mito
della
balena
bianca
,
come
tutti
i
miti
della
letteratura
,
nasce
da
una
grandiosa
riflessione
che
ha
le
sue
radici
nel
senso
comune
o
se
si
preferisce
nell
'
inconscio
collettivo
.
La
riflessione
riguarda
il
Bene
e
il
Male
,
l
'
Uomo
e
la
Natura
,
la
Ragione
e
l
'
Irrazionale
e
così
via
.
Ricco
di
senso
comune
,
in
comunicazione
diretta
con
l
'
inconscio
collettivo
,
Melville
,
come
tutti
i
grandi
poeti
,
crea
il
mito
senza
saperlo
e
senza
averne
l
'
intenzione
.
Ciò
che
preme
non
è
creare
il
mito
ma
dire
certe
cose
,
ossia
fornire
una
sua
interpretazione
di
una
visione
del
mondo
che
non
è
sua
,
avendola
ricevuta
in
eredità
dalla
società
di
cui
fa
parte
.
Oggi
si
direbbe
che
Melville
era
,
ingenuamente
e
inconsciamente
,
un
contenutista
.
Saper
criticamente
cos
'
è
un
mito
e
decidere
,
per
così
dire
,
a
freddo
,
cioè
in
base
a
una
riflessione
culturale
,
di
fabbricarne
uno
,
è
invece
il
contrario
del
contenutismo
ingenuo
ed
inconscio
.
È
decadentismo
formalistico
.
A
suo
tempo
ho
scritto
un
articolo
:
«
Pavese
decadente
»
,
che
non
è
piaciuto
agli
ammiratori
di
Pavese
;
ma
oggi
l
'
idea
del
decadentismo
di
Pavese
è
ormai
accettata
.
Cos
'
è
uno
scrittore
decadente
?
È
un
letterato
colto
e
raffinato
ma
egotista
,
sfornito
di
senso
comune
e
senza
rapporti
con
l
'
inconscio
collettivo
.
Questo
letterato
ammira
i
grandi
poeti
creatori
di
miti
e
si
domanda
,
con
ingenuità
:
«
Perché
loro
sì
e
io
no
?
Oltre
tutto
io
sono
in
una
posizione
di
vantaggio
.
Io
so
cos
'
è
il
mito
,
loro
non
lo
sapevano
»
.
Già
,
ma
sapere
,
in
questo
caso
,
vuol
dire
non
potere
.
Tuttavia
il
decadente
ha
pur
sempre
una
maniera
di
creare
il
mito
:
fuori
della
pagina
,
nella
vita
.
Il
caso
di
D
'
Annunzio
è
esemplare
.
Nella
pagina
di
D
'
Annunzio
il
mito
non
c
'
è
.
D
'
Annunzio
,
allora
,
lo
crea
nella
vita
con
le
donne
,
il
lusso
,
le
imprese
militari
,
le
piume
ecc.
Abbiamo
già
detto
che
Pavese
si
è
ucciso
«
anche
»
perché
era
convinto
di
essere
ormai
uno
scrittore
del
tutto
riuscito
e
concluso
.
In
altri
termini
,
Pavese
si
sarebbe
ucciso
per
ingenuità
,
quella
ingenuità
che
è
indispensabile
per
creare
il
mito
.
L
'
ingenuità
di
Pavese
avrebbe
consistito
nel
darsi
la
morte
«
per
la
disperazione
del
successo
»
.
A
riprova
si
confronti
il
suicidio
di
Hemingway
con
quello
di
Pavese
.
Il
suicidio
di
Hemingway
desta
un
'
immensa
pietà
;
ma
non
si
concreta
in
un
mito
perché
l
'
opera
di
Hemingway
è
tanto
più
importante
della
sua
vita
e
della
sua
morte
.
Non
si
parla
oggi
di
Hemingway
come
di
uno
scrittore
che
si
è
ucciso
;
ma
come
di
uno
scrittore
che
ha
scritto
certi
libri
e
poi
,
purtroppo
,
si
è
ucciso
.
Il
mito
di
Pavese
è
invece
quello
dello
scrittore
che
si
uccide
.
Questo
mito
,
in
certo
modo
,
nasconde
l
'
opera
di
Pavese
,
confondendo
le
idee
della
critica
e
dei
lettori
.
Per
coloro
che
non
hanno
bisogno
di
opere
ma
di
miti
,
Pavese
è
un
autore
ideale
.
Così
alla
fine
bisogna
pur
dire
che
il
capolavoro
di
Pavese
è
la
sua
morte
,
cioè
un
evento
che
pur
verificandosi
fuori
della
letteratura
,
«
continua
»
la
letteratura
.
Anche
qui
il
decadentismo
si
conferma
un
'
ultima
volta
,
tragicamente
.
StampaPeriodica ,
"
Ma
chi
è
quer
fijo
de
mignotta
che
ha
scaricato
'
sta
monnezza
sotto
casa
mia
?
,
me
so
'
detta
appena
l
'
ho
visto
:
pareva
un
sacco
di
stracci
.
E
invece
era
n
'
omo
.
Morto
"
.
Sono
le
6,30
di
domenica
2
novembre
quando
Maria
Teresa
Lollobrigida
in
Principessa
,
in
gita
con
la
famiglia
nella
sua
villetta
abusiva
al
centro
della
baraccopoli
più
squallida
di
Ostia
,
denuncia
ai
carabinieri
la
sua
scoperta
.
Ci
vorranno
altre
due
ore
prima
che
"
il
sacco
di
stracci
"
venga
identificato
in
"
Pasolini
Pier
Paolo
,
di
Carlo
,
anni
53
,
nato
a
Bologna
,
residente
a
Roma
,
di
professione
scrittore
e
cineasta
(
precedenti
penali
fascicolo
modello
22
cfr.
archivio
della
squadra
mobile
)
"
.
Il
regista
,
lo
scrittore
,
il
poeta
,
il
"
diverso
"
geniale
e
famoso
è
fissato
dal
mattinale
dei
carabinieri
nella
sua
ultima
e
più
drammatica
dimensione
:
quella
di
un
omosessuale
morto
ammazzato
.
Scena
del
delitto
:
via
dell
'
Idroscalo
,
a
Ostia
.
È
un
tortuoso
percorso
di
terra
battuta
che
separa
le
baracche
"
per
tutte
le
stagioni
"
dei
senza
tetto
,
dalle
"
baracche
per
l
'
estate
"
dei
sottoproletari
romani
tirate
su
abusivamente
"
per
far
fare
un
po
'
di
mare
ai
bambini
"
.
A
pochi
metri
dalla
spiaggia
,
una
sottile
fettina
di
sabbia
nera
e
sporca
,
via
dell
'
Idroscalo
si
apre
a
destra
in
uno
sterrato
che
i
ragazzi
del
posto
hanno
trasformato
in
un
rudimentale
campo
di
calcio
:
alle
due
estremità
quattro
tubi
metallici
simulano
le
"
porte
"
.
È
qui
che
Pasolini
è
stato
aggredito
,
colpito
,
massacrato
a
colpi
di
trave
dal
suo
giovanissimo
partner
nella
notte
tra
il
sabato
e
la
domenica
.
Ha
tentato
di
salvarsi
fuggendo
e
ha
tracciato
sulla
ghiaia
con
il
sangue
il
disperato
percorso
.
È
stato
finito
poco
oltre
,
schiacciato
dall
'
assassino
sotto
le
ruote
della
sua
stessa
macchina
.
"
La
vittima
"
,
si
legge
nel
verbale
degli
inquirenti
,
"
giace
bocconi
con
le
mani
unite
sotto
il
torace
;
presenta
ferite
da
corpo
contundente
sulla
nuca
e
sulla
faccia
,
abbondanti
emorragie
e
fuoruscita
di
sostanza
cerebrale
;
sopra
la
schiena
tracce
di
pneumatici
...
indossa
una
canottiera
verde
,
blu
jeans
,
calzini
marrone
,
stivaletti
marrone
,
biancheria
ordinaria
..
,
"
.
"
Strano
"
,
commenterà
un
brigadiere
,
"
uno
come
lui
era
più
logico
pensarlo
in
mutandine
dl
seta
"
.
Ma
chi
ha
ucciso
Pier
Paolo
Pasolini
?
E
perché
?
Via
via
le
risposte
si
dipanano
sul
filo
di
due
storie
apparentemente
parallele
.
Sono
le
due
di
sabato
notte
,
sul
lungomare
Duilio
,
a
Ostia
,
una
Giulia
grigia
sfreccia
a
170
all
'
ora
.
Una
"
gazzella
"
dei
carabinieri
si
butta
all
'
inseguimento
:
eccesso
di
velocità
.
La
corsa
della
Giulia
"
Gt
"
si
arresta
contro
un
muro
.
Il
guidatore
è
un
minorenne
"
inquieto
"
:
Giuseppe
Pelosi
,
17
anni
,
precedenti
per
furto
.
Quando
si
vede
braccato
resiste
,
tenta
la
fuga
.
Ma
inutilmente
.
Viene
acciuffato
e
incriminato
per
furto
:
l
'
auto
,
che
risulta
intestata
a
Pier
Paolo
Pasolini
,
è
stata
rubata
.
Di
qui
,
parte
un
sorprendente
giallo
ad
incastro
.
Primo
pezzo
:
un
appuntato
telefona
a
casa
del
regista
,
a
via
Eufrate
all
'
Eur
,
per
segnalare
il
ritrovamento
della
Giulia
.
Risponde
la
governante
.
È
sorpresa
che
Pasolini
non
sia
ancora
rientrato
:
"
Di
solito
"
,
dice
,
"
se
tarda
avverte
"
.
Secondo
pezzo
.
Il
ragazzo
si
ricorda
all
'
improvviso
di
aver
perduto
un
anello
:
"
forse
è
nella
macchina
"
,
suggerisce
ai
carabinieri
,
poi
lo
descrive
dettagliatamente
:
una
pietra
rossa
incastonata
tra
due
aquile
dorate
e
sotto
la
scritta
"
United
States
Army
"
,
insomma
,
un
oggetto
più
adatto
a
un
"
marine
"
che
ad
un
romano
di
borgata
.
Terzo
pezzo
.
L
'
anello
in
macchina
non
c
'
è
.
I
carabinieri
si
fanno
sospettosi
:
"
Ma
perché
'
sto
ragazzetto
ci
tiene
tanto
?
"
,
si
chiedono
.
E
ancora
:
"
Come
si
fa
a
perdere
un
anello
?
Occorre
prima
sfilarlo
dal
dito
.
Tranne
che
qualcuno
non
ce
lo
tiri
via
.
Magari
durante
una
colluttazione
"
.
E
il
ladruncolo
aveva
,
al
momento
dell
'
arresto
,
la
camicia
macchiata
di
sangue
e
una
ferita
sulla
fronte
.
Si
cerca
di
prendere
tempo
.
Quando
il
brigadiere
Cuzzupé
batte
a
macchina
l
'
ultima
cartella
del
verbale
,
si
è
fatta
l
'
alba
.
Poco
dopo
,
la
notizia
che
all
'
Idroscalo
hanno
trovato
un
morto
.
Nel
sopralluogo
,
accanto
al
cadavere
.
della
vittima
,
qualcuno
vede
brillare
un
anello
.
È
esattamente
quello
descritto
da
Giuseppe
Pelosi
:
il
topo
d
'
auto
è
anche
l
'
assassino
dell
'
Idroscalo
?
Poco
dopo
,
Ninetto
Davoli
,
arriverà
per
il
riconoscimento
.
All
'
una
di
domenica
Pelosi
confessa
.
Ha
ucciso
Pasolini
,
dice
,
perché
"
non
voleva
stare
al
patti
.
Il
maschio
dovevo
farlo
solo
io
e
non
uno
alla
volta
"
.
È
questa
la
verità
sulla
fine
di
Pasolini
?
La
sproporzione
fra
la
statura
del
personaggio
e
la
banalità
della
sua
morte
,
per
quanto
prevedibile
(
tempo
fa
aveva
confidato
a
Moravia
:
"
sai
ogni
volta
che
esco
per
una
'
battuta
'
sento
di
rischiare
la
vita
"
)
,
ha
fatto
nascere
in
qualcuno
dei
dubbi
.
I
due
si
conoscevano
?
È
questa
la
prima
domanda
.
Se
la
risposta
fosse
affermativa
,
anche
l
'
ipotesi
di
un
delitto
diverso
,
una
vendetta
di
gruppo
o
magari
un
delitto
politico
sarebbe
meno
irreale
di
quanto
appaia
a
prima
vista
.
Comunque
,
lo
scenario
della
sua
morte
se
l
'
è
scelto
lui
:
una
squallida
baraccopoli
,
all
'
aperto
.
"
Conosceva
la
zona
perché
forse
ci
voleva
girare
un
film
"
,
ha
osservato
il
capitano
dei
carabinieri
Tommasselli
.
"
Sì
,
e
come
no
?
"
,
ha
rintuzzato
un
cronista
con
eschimo
,
"
e
sai
il
titolo
?
'
Ciak
,
si
gira
il
mio
assassinio
'
"
.
StampaPeriodica ,
Quando
ho
sentito
la
notizia
alla
radio
ho
avuto
un
primo
moto
di
rimorso
:
mesi
fa
,
a
proposito
del
suo
articolo
sull
'
aborto
,
lo
avevo
attaccato
con
cosciente
cattiveria
,
e
lui
se
ne
era
molto
risentito
,
contrattaccando
(
una
sola
battuta
nel
corso
di
un
'
intervista
)
con
altrettanta
cattiveria
.
E
al
saperlo
morto
ammazzato
,
così
bruttamente
,
ho
avuto
un
sentimento
di
colpa
,
come
se
quei
segni
sul
suo
corpo
fossero
le
tracce
di
un
lungo
linciaggio
,
a
cui
anch
'
io
avevo
preso
parte
.
Poi
mi
sono
reso
conto
che
non
era
quello
il
punto
.
Lottatore
per
vocazione
,
per
rabbia
e
per
baldanza
,
Pasolini
l
'
attacco
lo
cercava
,
lo
stimolava
quando
la
reattività
pubblica
si
assopiva
,
si
sentiva
vivo
solo
quando
poteva
dire
:
"
Perché
mi
sparate
addosso
?
"
.
Lui
sosteneva
:
la
società
mi
lincia
perché
sono
diverso
,
e
certo
il
primo
moto
di
ribellione
gli
era
venuto
dal
sentirsi
respinto
ai
margini
per
quella
sua
diversità
sessuale
che
esponeva
a
tutti
i
venti
con
esasperata
sincerità
.
Ma
questa
stessa
sincerità
lo
aveva
,
per
così
dire
,
autorizzato
a
gestire
pubblicamente
la
sua
diversità
.
Certo
,
la
società
non
perdona
mai
del
tutto
ai
diversi
,
se
non
li
punisce
li
ricatta
con
l
'
ironia
,
ma
lui
avrebbe
almeno
potuto
sentirsi
in
fase
di
armistizio
.
E
invece
dall
'
esperienza
originaria
della
diversità
sessuale
,
gli
era
venuto
l
'
altro
impulso
(
forse
più
sublimato
,
o
più
socializzato
,
non
so
)
a
crearsi
una
situazione
di
diversità
ad
oltranza
.
Con
un
fiuto
rabbioso
per
le
posizioni
impopolari
.
Una
vocazione
alla
emarginazione
,
dunque
,
a
dispetto
del
successo
,
anzi
usando
il
successo
come
frombola
per
lanciare
altre
provocazioni
che
obbligassero
gli
altri
a
sparargli
addosso
.
Un
gioco
pericoloso
,
sul
filo
della
corda
,
dove
le
idee
che
metteva
in
questione
contavano
sino
a
un
certo
punto
,
talora
erano
tipiche
scelte
teatrali
:
il
gioco
del
Bastian
contrario
.
Si
diceva
una
volta
,
per
scherzo
,
che
un
giorno
avrebbe
affermato
che
i
poveri
sono
cattivi
per
avere
la
soddisfazione
di
vedersi
svillaneggiato
da
tutti
:
bene
,
lo
ha
fatto
.
Era
qualcosa
di
più
di
una
vocazione
masochistica
,
qualcosa
di
più
ambizioso
e
di
più
tragico
:
una
mimesi
mistica
del
Crocifisso
,
naturalmente
a
testa
in
giù
,
nella
scia
di
quegli
gnostici
che
asserivano
che
il
Figlio
per
arrivare
alla
purificazione
,
avesse
dovuto
commettere
tutti
i
peccati
possibili
.
Se
questo
è
vero
,
egli
era
l
'
ultima
personificazione
di
un
superomismo
romantico
,
il
poeta
che
vive
di
persona
il
proprio
ideale
estetico
;
salvo
che
l
'
esteta
della
decadenza
incarnava
sogni
di
gloria
fastosa
ed
egli
invece
sogni
di
spaesamento
e
persecuzione
;
quindi
se
modello
c
'
era
,
era
Rimbaud
e
non
D
'
Annunzio
:
anche
nel
successo
egli
aveva
scelto
di
testimoniare
l
'
emarginazione
.
La
conoscenza
primitiva
della
emarginazione
sua
e
altrui
lo
aveva
segnato
per
la
vita
,
così
che
non
poteva
più
rifiutarsi
a
questo
gioco
,
anche
se
la
società
era
disposta
a
integrarlo
.
Anche
in
questo
è
stato
contraddittoriamente
coerente
,
astuto
come
il
serpente
e
candido
come
la
colomba
.
Ciò
che
lo
limita
è
semmai
il
fatto
che
avesse
deciso
di
emarginarsi
come
testimone
dei
propri
umori
e
non
come
portavoce
di
una
coscienza
collettiva
.
Di
qui
l
'
esito
oggettivamente
regressivo
di
certi
suoi
appelli
eversivi
:
il
confondere
la
società
futura
con
una
società
"
naturale
"
,
adolescente
e
incontaminata
solo
nei
suoi
ricordi
privati
.
Che
è
poi
il
rischio
del
poeta
quando
presenta
la
memoria
come
utopia
.
Di
qui
le
sue
lucciole
pauperistiche
,
i
paradossi
di
un
paternalismo
preindustriale
tutto
sommato
più
"
naturale
"
del
consumismo
tecnologico
.
Ma
è
che
la
violenza
positiva
del
suo
messaggio
non
stava
nei
contenuti
,
bensì
negli
effetti
di
cattiva
coscienza
che
riusciva
a
produrre
.
Erano
un
pretesto
per
essere
rintuzzato
e
testimoniare
così
che
l
'
emarginazione
esisteva
ancora
.
Segno
di
contraddizione
,
il
suo
genio
consisteva
nell
'
impostare
il
gioco
in
modo
che
a
contestarlo
ci
si
cadeva
dentro
.
Anche
ora
,
dopo
la
sua
morte
.
All
'
obiezione
:
"
Sei
morto
come
uno
dei
tuoi
personaggi
,
non
sei
contento
?
"
,
egli
risponderebbe
:
"
Sono
morto
,
siete
contenti
?
"
.
E
a
dirgli
:
"
Hai
cercato
di
mostrarci
che
il
mondo
della
borgata
selvaggia
del
dopoguerra
era
più
puro
e
mite
di
quello
della
borgata
consumistica
,
e
sei
morto
in
un
episodio
da
borgata
all
'
antica
"
,
egli
obietterebbe
:
"
Parlavo
della
violenza
di
oggi
e
sono
morto
oggi
,
mi
ha
ucciso
la
vostra
violenza
che
mi
ha
spinto
a
una
ricerca
impossibile
"
.
Allora
,
per
uscire
dal
suo
gioco
,
non
resta
che
vedere
se
si
può
utilizzare
la
sua
morte
come
lezione
che
non
riguardi
lui
solo
.
Ci
provo
.
Egli
ci
ha
ripetuto
che
c
'
erano
dei
diversi
respinti
ai
margini
,
e
che
non
avremmo
mai
capito
appieno
la
loro
sofferenza
.
La
sua
morte
ci
ricorda
che
,
per
quanto
rispettato
dalla
società
,
un
diverso
deve
pur
sempre
tentare
la
sua
ricerca
in
luoghi
oscuri
,
dove
c
'
è
violenza
,
rabbia
e
paura
(
la
stessa
del
ragazzetto
che
fugge
come
un
pazzo
sulla
macchina
della
sua
vittima
)
.
E
se
i
diversi
che
hanno
il
coraggio
di
definirsi
tali
devono
ancora
rifugiarsi
ai
margini
,
come
i
diversi
che
hanno
paura
,
questo
significa
che
la
società
non
ha
ancora
imparato
ad
accettare
né
gli
uni
né
gli
altri
,
anche
se
fa
finta
di
sì
.
Certo
Pasolini
avrebbe
potuto
permettersi
di
vivere
la
sua
diversità
altrove
che
non
alla
macchia
.
Può
darsi
abbia
voluto
continuare
a
farlo
per
orgoglio
.
Ora
ci
impone
un
esame
di
coscienza
fatto
con
umiltà
.
StampaPeriodica ,
Chi
era
,
che
cercava
Pasolini
?
In
principio
c
'
è
stata
,
perché
non
ammetterlo
?
,
l
'
omosessualità
,
intesa
però
nella
stessa
maniera
dell
'
eterosessualità
:
come
rapporto
con
il
reale
,
come
filo
di
Arianna
nel
labirinto
della
vita
.
Pensiamo
un
momento
solo
alla
fondamentale
importanza
che
ha
sempre
avuto
nella
cultura
occidentale
l
'
amore
;
come
dall
'
amore
siano
venute
le
grandi
costruzioni
dello
spirito
,
i
grandi
sistemi
conoscitivi
;
e
vedremo
che
l
'
omosessualità
ha
avuto
nella
vita
di
Pasolini
lo
stesso
ruolo
che
ha
avuto
l
'
eterosessualità
in
quella
di
tante
vite
non
meno
intense
e
creative
della
sua
.
Accanto
all
'
amore
,
in
principio
,
c
'
era
anche
la
povertà
.
Pasolini
era
emigrato
a
Roma
dal
Nord
,
si
guadagnava
la
vita
insegnando
nelle
scuole
medie
della
periferia
.
È
in
quel
tempo
che
si
situa
la
sua
grande
scoperta
:
quella
del
sottoproletariato
,
come
società
rivoluzionaria
,
analoga
alle
società
protocristiane
,
ossia
portatrice
di
un
inconscio
messaggio
di
ascetica
umiltà
da
contrapporre
alla
società
borghese
edonista
e
superba
.
Questa
scoperta
corregge
il
comunismo
,
fino
allora
probabilmente
ortodosso
di
Pasolini
;
gli
dà
il
suo
carattere
definitivo
.
Non
sarà
,
dunque
,
il
suo
,
un
comunismo
di
rivolta
,
e
neppure
illuministico
;
e
ancor
meno
scientifico
;
né
insomma
veramente
marxista
.
Sarà
un
comunismo
populista
,
"
romantico
"
,
cioè
animato
da
una
pietà
patria
arcaica
,
non
comunismo
quasi
mistico
,
radicato
nella
tradizione
e
proiettato
nell
'
utopia
.
È
superfluo
dire
che
un
comunismo
simile
era
fondamentalmente
sentimentale
(
do
qui
alla
parola
"
sentimentale
"
un
senso
esistenziale
,
creaturale
e
irrazionale
)
.
Perché
sentimentale
?
Per
scelta
,
in
fondo
,
culturale
e
critica
;
in
quanto
ogni
posizione
sentimentale
consente
contraddizioni
che
l
'
uso
della
ragione
esclude
.
Ora
Pasolini
aveva
scoperto
molto
presto
che
la
ragione
non
serve
ma
va
servita
.
E
che
soltanto
le
contraddizioni
permettono
l
'
affermazione
della
personalità
.
Ragionare
è
anonimo
;
contraddirsi
,
personale
.
Le
cose
stavano
a
questo
punto
quando
Pasolini
scrisse
Le
ceneri
di
Gramsci
,
La
religione
del
nostro
tempo
,
Ragazzi
di
vita
,
Una
vita
violenta
e
esordì
nel
cinema
con
Accattone
.
In
quel
periodo
,
che
si
può
comprendere
tra
gli
anni
Cinquanta
e
gli
anni
Sessanta
,
Pasolini
riuscì
a
fare
per
la
prima
volta
nella
storia
della
letteratura
italiana
qualche
cosa
di
assolutamente
nuovo
:
una
poesia
civile
di
sinistra
.
La
poesia
civile
era
sempre
stata
a
destra
in
Italia
,
almeno
dall
'
inizio
dell
'
Ottocento
a
oggi
,
cioè
da
Foscolo
,
passando
per
Carducci
su
su
fino
a
D
'
Annunzio
.
I
poeti
italiani
del
secolo
scorso
avevano
sempre
inteso
la
poesia
civile
in
senso
repressivo
,
trionfalistico
ed
eloquente
.
Pasolini
riuscì
a
compiere
un
'
operazione
nuova
e
oltremodo
difficile
:
il
connubio
della
moderna
poesia
decadente
con
l
'
utopia
socialista
.
Forse
una
simile
operazione
era
riuscita
in
passato
soltanto
a
Rimbaud
,
poeta
della
rivoluzione
e
tuttavia
,
in
eguale
misura
,
poeta
del
decadentismo
.
Ma
Rimbaud
era
stato
assistito
da
tutta
una
tradizione
giacobina
e
illuministica
.
La
poesia
civile
di
Pasolini
nasce
invece
miracolosamente
in
una
letteratura
da
tempo
ancorata
su
posizioni
conservatrici
,
in
una
società
provinciale
e
retriva
.
Questa
poesia
civile
raffinata
manieristica
ed
estetizzante
che
fa
ricordare
Rimbaud
e
si
ispirava
a
Machado
e
ai
simbolisti
russi
,
era
tuttavia
legata
all
'
utopia
di
una
rivoluzione
sociale
e
spirituale
che
sarebbe
venuta
dal
basso
,
dal
sottoproletariato
,
quasi
come
una
ripetizione
di
quella
rivoluzione
che
si
era
verificata
duemila
anni
or
sono
con
le
folle
degli
schiavi
e
dei
reietti
che
avevano
abbracciato
il
cristianesimo
.
Pasolini
supponeva
che
le
disperate
e
umili
borgate
avrebbero
coesistito
a
lungo
,
vergini
e
intatte
con
i
cosiddetti
quartieri
alti
,
fino
a
quando
non
fosse
giunto
il
momento
maturo
per
la
distruzione
di
questi
e
la
palingenesi
generale
:
pensiero
,
in
fondo
,
non
tanto
lontano
dalla
profezia
di
Marx
secondo
il
quale
alla
fine
non
ci
sarebbero
stati
che
un
pugno
di
espropriatori
e
una
moltitudine
di
espropriati
che
li
avrebbero
travolti
.
Sarebbe
ingiusto
dire
che
Pasolini
aveva
bisogno
,
per
la
sua
letteratura
,
che
la
cosa
pubblica
restasse
in
questa
condizione
;
più
corretto
è
affermare
che
la
sua
visione
del
mondo
poggiava
sull
'
esistenza
di
un
sottoproletariato
urbano
rimasto
fedele
,
appunto
,
per
umiltà
profonda
e
inconsapevole
,
al
retaggio
di
un
'
antica
cultura
contadina
.
Ma
a
questo
punto
è
sopravvenuto
quello
che
,
in
maniera
curiosamente
derisoria
,
gli
italiani
chiamano
il
"
boom
"
,
cioè
si
è
verificata
ad
un
tratto
l
'
esplosione
del
consumismo
.
E
cos
'
è
successo
col
"
boom
"
in
Italia
,
e
per
contraccolpo
nella
ideologia
di
Pasolini
?
È
successo
che
gli
umili
,
i
sottoproletari
di
Accattone
e
di
Una
vita
violenta
,
quegli
umili
che
nella
Passione
secondo
Matteo
Pasolini
aveva
accostato
ai
cristiani
delle
origini
,
invece
di
creare
i
presupposti
di
una
rivoluzione
apportatrice
di
totale
palingenesi
,
cessavano
di
essere
umili
nel
duplice
senso
di
psicologicamente
modesti
e
di
socialmente
inferiori
per
diventare
un
'
altra
cosa
.
Essi
continuavano
naturalmente
ad
essere
miserabili
,
ma
sostituivano
la
scala
di
valori
contadina
con
quella
consumistica
.
Cioè
,
diventavano
,
a
livello
ideologico
,
dei
borghesi
.
Questa
scoperta
della
borghesizzazione
dei
sottoproletari
è
stata
per
Pasolini
un
vero
e
proprio
trauma
politico
,
culturale
e
ideologico
.
Se
i
sottoproletari
delle
borgate
,
i
ragazzi
che
attraverso
il
loro
amore
disinteressato
gli
avevano
dato
la
chiave
per
comprendere
il
mondo
moderno
,
diventavano
ideologicamente
dei
borghesi
prim
'
ancora
di
esserlo
davvero
materialmente
,
allora
tutto
crollava
,
a
cominciare
dal
suo
comunismo
populista
e
cristiano
.
I
sottoproletari
del
Quarticciolo
erano
,
oppure
aspiravano
,
il
che
faceva
lo
stesso
,
ad
essere
dei
borghesi
;
allora
erano
o
aspiravano
a
diventare
borghesi
anche
i
sovietici
che
pure
avevano
fatto
la
rivoluzione
nel
1917
,
anche
i
cinesi
che
avevano
lottato
per
più
di
un
secolo
contro
l
'
imperialismo
,
anche
i
popoli
del
Terzo
mondo
che
una
volta
si
erano
configurati
come
la
grande
riserva
rivoluzionaria
del
mondo
.
Non
è
esagerato
dire
che
il
comunismo
irrazionale
di
Pasolini
non
si
è
più
risollevato
dopo
questa
scoperta
.
Pasolini
è
rimasto
,
questo
sì
,
fedele
all
'
utopia
,
ma
intendendola
come
qualche
cosa
che
non
aveva
più
alcun
riscontro
nella
realtà
e
che
di
conseguenza
era
una
specie
di
sogno
da
vagheggiare
e
da
contemplare
ma
non
più
da
realizzare
e
tanto
meno
da
difendere
e
imporre
come
progetto
alternativo
e
inevitabile
.
Da
quel
momento
Pasolini
non
avrebbe
più
parlato
a
nome
dei
sottoproletari
contro
i
borghesi
,
ma
a
nome
di
se
stesso
contro
l
'
imborghesimento
generale
.
Lui
solo
contro
tutti
.
Di
qui
l
'
inclinazione
a
privilegiare
la
vita
pubblica
,
purtroppo
borghese
,
rispetto
alla
vita
interiore
,
legata
all
'
esperienza
dell
'
umiltà
.
Nonché
una
certa
ricerca
dello
scandalo
non
già
a
livello
del
costume
ma
a
quello
della
ragione
.
Pasolini
non
voleva
scandalizzare
la
borghesia
,
troppo
consumistica
ormai
per
non
consumare
anche
lo
scandalo
.
Lo
scandalo
era
diretto
contro
gli
intellettuali
,
che
,
loro
sì
,
non
potevano
fare
a
meno
di
credere
ancora
nella
ragione
.
Di
qui
pure
un
continuo
intervento
nella
discussione
pubblica
,
basato
su
una
sottile
e
brillante
ammissione
,
difesa
e
affermazione
delle
proprie
contraddizioni
.
Ancora
una
volta
Pasolini
si
teneva
alla
propria
esistenzialità
,
alla
propria
creaturalità
.
Solo
che
un
tempo
l
'
aveva
fatto
per
sostenere
l
'
utopia
del
sottoproletariato
salvatore
del
mondo
;
e
oggi
lo
faceva
per
criticare
la
società
consumista
e
l
'
edonismo
di
massa
.
Aveva
scoperto
che
il
consumismo
era
penetrato
ormai
ben
dentro
l
'
amata
civiltà
contadina
.
Ciononostante
,
questa
scoperta
non
l
'
aveva
allontanato
dai
luoghi
e
dai
personaggi
che
un
tempo
,
grazie
ad
una
straordinaria
esplosione
poetica
,
l
'
avevano
così
potentemente
aiutato
a
crearsi
la
propria
visione
del
mondo
.
Affermava
in
pubblico
che
la
gioventù
era
immersa
in
un
ambiente
criminaloide
di
massa
;
ma
in
privato
,
a
quanto
pare
,
si
illudeva
pur
sempre
che
ci
potessero
essere
delle
eccezioni
a
questa
regola
.
La
sua
fine
è
stata
al
tempo
stesso
simile
alla
sua
opera
e
dissimile
da
lui
.
Simile
perché
egli
ne
aveva
già
descritto
,
nei
suoi
romanzi
e
nei
suoi
film
,
le
modalità
squallide
e
atroci
,
dissimile
perché
egli
non
era
uno
dei
suoi
personaggi
bensì
una
figura
centrale
della
nostra
cultura
,
un
poeta
che
aveva
segnato
un
'
epoca
,
un
regista
geniale
,
un
saggista
inesauribile
.
StampaPeriodica ,
Esiste
un
'
altra
versione
della
morte
di
Pasolini
:
una
versione
di
cui
,
probabilmente
,
la
polizia
è
già
a
conoscenza
ma
di
cui
non
parla
per
poter
condurre
più
comodamente
le
indagini
.
Essa
si
basa
sulle
testimonianze
che
hanno
da
offrire
alcuni
abitanti
o
frequentatori
delle
baracche
che
sorgono
intorno
allo
spiazzato
dove
Pier
Paolo
Pasolini
venne
ucciso
.
In
particolare
,
si
basa
su
ciò
che
venne
visto
e
udito
per
circa
mezz
'
ora
da
un
romano
che
si
trovava
in
una
di
quelle
baracche
per
un
convegno
amoroso
con
una
donna
che
non
è
sua
moglie
.
Ecco
ciò
che
egli
non
dice
,
almeno
per
ora
,
ma
che
avrebbe
da
dire
.
Pasolini
non
venne
aggredito
e
ucciso
soltanto
da
Giuseppe
Pelosi
,
ma
da
lui
e
da
altri
due
teppisti
,
che
sembrano
assai
conosciuti
nel
mondo
della
droga
.
I
due
teppisti
erano
giunti
a
bordo
di
una
motocicletta
dopo
mezzanotte
,
ed
erano
entrati
insieme
a
Pasolini
e
al
Pelosi
in
una
baracca
che
lo
scrittore
era
solito
affittare
per
centomila
lire
ogni
volta
che
vi
si
recava
.
Infatti
non
si
tratta
di
baracche
miserande
come
appare
all
'
esterno
:
le
assi
esterne
di
legno
fasciano
villette
vere
e
proprie
,
munite
all
'
interno
dei
normali
servizi
igienici
,
di
acqua
corrente
,
a
volte
ben
arredate
e
perfino
con
moquette
.
Le
urla
di
un
alterco
violento
cominciarono
dopo
qualche
tempo
che
i
quattro
si
trovarono
dentro
la
baracca
.
A
gridare
:
«
Porco
,
brutto
porco
»
non
era
Pasolini
ma
erano
i
tre
ragazzi
.
A
un
certo
punto
la
porta
della
baracca
si
spalancò
e
Pasolini
uscì
correndo
verso
la
sua
automobile
.
Riuscì
a
raggiungerla
e
si
apprestava
a
salirci
quando
i
due
giovanotti
della
motocicletta
lo
agguantarono
e
lo
tirarono
fuori
.
Pasolini
si
divincolò
e
riprese
a
fuggire
.
Ma
i
tre
gli
furono
di
nuovo
addosso
e
continuarono
a
colpirlo
.
Stavolta
con
le
tavolette
di
legno
e
anche
con
le
catene
.
Ciascuno
di
loro
aveva
in
mano
una
tavoletta
e
i
due
teppisti
più
grossi
avevano
in
mano
anche
le
catene
.
Il
testimone
che
,
terrorizzato
,
si
rifiuta
di
raccontare
la
storia
alla
polizia
,
dice
anche
che
,
a
un
certo
punto
,
vide
i
tre
giovanotti
in
faccia
.
Erano
circa
le
una
del
mattino
e
le
urla
dell
'
alterco
continuarono
,
udite
da
tutti
,
per
quasi
o
circa
mezz
'
ora
.
Vide
anche
che
Pasolini
cercava
di
difendersi
.
Quando
Pasolini
si
abbatté
esanime
,
i
due
ragazzi
corsero
verso
la
sua
automobile
,
vi
salirono
sopra
,
e
passarono
due
volte
sopra
il
corpo
dello
scrittore
,
mentre
Giuseppe
Pelosi
rimaneva
a
guardare
.
Poi
i
due
scesero
dall
'
automobile
,
salirono
sulla
motocicletta
,
partirono
mentre
Giuseppe
Pelosi
gridava
:
«
Mo
'
me
lasciate
solo
,
mo
'
me
lasciate
qui
»
.
Continuò
a
gridare
in
quel
modo
anche
dopo
che
i
due
si
furono
allontanati
.
Allora
si
diresse
a
sua
volta
verso
l
'
automobile
di
Pasolini
,
vi
salì
e
scappò
.
La
scena
sarebbe
stata
vista
non
soltanto
da
chi
era
nelle
"
baracche
"
ma
anche
da
una
coppia
appartata
dentro
un
'
automobile
,
poco
lontano
.
E
tale
versione
risolverebbe
i
dubbi
che
tutti
hanno
avanzato
fino
a
oggi
sulla
possibilità
che
un
uomo
robusto
e
sportivo
come
Pasolini
potesse
essere
sopraffatto
da
una
persona
sola
,
anzi
da
un
ragazzo
di
diciassette
anni
,
meno
forte
di
lui
.
E
il
caso
di
sottolineare
che
in
un
primo
tempo
fu
detto
dalla
polizia
che
nelle
unghie
di
Pasolini
erano
stati
trovati
residui
di
pelle
.
Secondo
la
versione
ora
fornita
,
Pasolini
tentò
disperatamente
di
difendersi
.
Sul
volto
e
sul
corpo
di
Giuseppe
Pelosi
non
esistono
segni
di
una
colluttazione
.
Tali
segni
,
o
tali
graffi
,
si
dovrebbero
trovare
sul
volto
o
sul
corpo
degli
altri
due
teppisti
.
Perché
il
Pelosi
non
parla
e
si
assume
tutta
la
responsabilità
?
È
legato
anche
lui
al
mondo
della
droga
?
Perché
lui
stesso
ha
messo
sulla
pista
la
polizia
raccontando
di
avere
perso
un
anello
che
nessuno
,
fino
a
quel
momento
,
sapeva
che
fosse
suo
?
È
possibile
perdere
un
anello
durante
una
colluttazione
?
Oppure
l
'
anello
è
stato
gettato
lì
di
proposito
,
e
il
Pelosi
ha
parlato
,
raccontando
tutto
,
e
la
polizia
non
ce
ne
dà
notizia
?
StampaPeriodica ,
Washington
,
novembre
.
-
Quest
'
uomo
troppo
famoso
,
troppo
importante
,
troppo
fortunato
,
che
chiamano
Superman
,
Superstar
,
Superkraut
,
e
imbastisce
alleanze
paradossali
,
raggiunge
accordi
impossibili
,
tiene
il
mondo
col
fiato
sospeso
come
se
il
mondo
fosse
la
sua
scolaresca
di
Harvard
.
Questo
personaggio
incredibile
,
inspiegabile
,
in
fondo
assurdo
,
che
s
'
incontra
con
Mao
Tse
-
tung
quando
vuole
,
entra
nel
Cremlino
quando
ne
ha
voglia
,
sveglia
il
presidente
degli
Stati
Uniti
e
gli
entra
in
camera
quando
lo
ritiene
opportuno
.
Questo
quarantottenne
con
gli
occhiali
a
stanghetta
,
dinanzi
al
quale
James
Bond
diventa
un
'
invenzione
priva
di
pepe
.
Lui
non
spara
,
non
fa
a
pugni
,
non
salta
da
automobili
in
corsa
come
James
Bond
,
però
consiglia
le
guerre
,
finisce
le
guerre
,
decide
del
nostro
destino
e
lo
cambia
.
Ma
chi
è
,
insomma
,
Henry
Kissinger
?
Qual
è
il
suo
vero
aspetto
,
il
suo
vero
carattere
,
la
sua
vera
personalità
?
Cosa
pensa
,
cosa
sente
,
ora
che
tutti
si
chiedono
ansiosi
:
«
Allora
,
la
pace
in
Vietnam
,
la
fa
o
non
la
fa
?
Allora
,
l
'
accordo
con
Hanoi
,
lo
firma
o
non
lo
firma
?
Allora
,
il
presidente
Thieu
,
lo
abbandona
o
non
lo
abbandona
?
»
.
Su
di
lui
si
scrivono
libri
come
sulle
grandi
figure
digerite
ormai
dalla
storia
.
Libri
sul
tipo
di
quello
che
illustra
la
sua
formazione
politico
-
culturale
,
Kissinger
e
gli
usi
del
potere
,
dovuto
all
'
ammirazione
di
un
collega
di
università
;
libri
sul
tipo
di
quello
che
canta
le
sue
doti
di
seduttore
,
Caro
Henry
,
dovuto
all
'
amore
non
corrisposto
di
una
giornalista
francese
.
Col
suo
collega
di
università
non
ha
mai
voluto
parlare
.
Con
la
giornalista
francese
non
è
mai
voluto
andare
a
letto
.
A
entrambi
allude
con
una
smorfia
di
sdegno
ed
entrambi
li
liquida
con
un
gesto
sprezzante
della
mano
cicciuta
:
«
Non
capisce
nulla
»
,
«
Non
è
vero
nulla
»
.
La
sua
biografia
è
oggetto
di
ricerche
che
rasentano
il
culto
.
Chiunque
sa
che
è
nato
a
Furth
,
in
Germania
,
nel
1923
:
figlio
di
Luis
Kissinger
,
insegnante
in
una
scuola
media
,
e
di
Paula
Kissinger
,
massaia
.
Sa
che
la
sua
famiglia
è
ebrea
,
che
quattordici
dei
suoi
parenti
morirono
nei
campi
di
concentramento
,
che
insieme
al
padre
e
alla
madre
e
al
fratello
Walter
fuggì
nel
1938
a
Londra
e
poi
a
New
York
.
A
quel
tempo
aveva
quindici
anni
e
si
chiamava
Heinz
,
mica
Henry
,
e
non
sapeva
una
parola
d
'
inglese
.
Ma
lo
imparò
molto
presto
.
Mentre
il
padre
faceva
l
'
impiegato
in
un
ufficio
postale
e
la
madre
apriva
un
negozio
di
pasticceria
,
studiò
così
bene
da
essere
ammesso
a
Harvard
e
laurearsi
a
pieni
voti
con
una
tesi
su
Spengler
,
Toynbee
e
Kant
,
poi
diventarvi
professore
.
Si
sa
che
a
ventun
anni
fu
soldato
in
Germania
,
dove
era
con
un
gruppo
di
GI
selezionati
da
un
test
e
giudicati
così
intelligenti
da
sfiorare
il
genio
.
Gli
affidarono
per
questo
,
e
malgrado
la
giovane
età
,
l
'
incarico
di
organizzare
il
governo
di
Krefeld
,
una
città
tedesca
rimasta
senza
governo
.
Infatti
a
Krefeld
fiorì
la
sua
passione
per
la
politica
:
una
passione
che
avrebbe
appagato
diventando
consigliere
di
Kennedy
,
di
Johnson
,
e
poi
assistente
di
Nixon
.
Kissinger
,
oggi
,
è
il
secondo
uomo
più
potente
d
'
America
.
Sebbene
alcuni
sostengano
che
sia
molto
di
più
:
la
storiella
che
circola
a
Washington
da
qualche
tempo
dice
:
«
Pensa
cosa
succederebbe
se
morisse
Kissinger
:
Nixon
diventerebbe
presidente
degli
Stati
Uniti
...
»
.
Lo
chiamano
la
balia
mentale
di
Nixon
.
Per
lui
e
per
Nixon
hanno
coniato
un
cognome
malvagio
e
rivelatore
:
Nixinger
.
Il
presidente
non
può
fare
a
meno
di
lui
.
Lo
vuole
sempre
accanto
:
in
ogni
viaggio
,
ogni
cerimonia
,
ogni
cena
ufficiale
,
ogni
vacanza
.
Soprattutto
,
in
ogni
decisione
.
Se
Nixon
decide
di
andare
a
Pechino
sbalordendo
la
destra
e
la
sinistra
,
è
Kissinger
che
gli
ha
messo
in
testa
di
andare
a
Pechino
.
Se
Nixon
decide
di
recarsi
a
Mosca
per
confondere
Oriente
e
Occidente
,
è
Kissinger
che
gli
ha
suggerito
di
recarsi
a
Mosca
.
Se
Nixon
decide
di
venire
a
patti
con
Hanoi
e
abbandonare
Thieu
,
è
Kissinger
che
lo
ha
convinto
a
quel
passo
.
La
sua
casa
è
la
Casa
Bianca
.
Quando
non
è
in
viaggio
a
far
l
'
ambasciatore
,
l
'
agente
segreto
,
il
ministro
degli
Esteri
,
il
patteggiatore
,
entra
alla
Casa
Bianca
di
primo
mattino
e
ne
esce
di
sera
.
Alla
Casa
Bianca
porta
perfino
la
biancheria
da
lavare
:
raccogliendola
disinvoltamente
in
pacchetti
di
carta
che
non
si
capisce
bene
dove
vadano
a
finire
.
Nella
lavanderia
privata
di
Nixon
?
Alla
Casa
Bianca
,
spesso
,
ci
mangia
.
Non
ci
dorme
perché
non
potrebbe
portarci
le
donne
.
Divorziato
da
nove
anni
,
delle
sue
avventure
galanti
ha
fatto
un
mito
che
alimenta
con
cura
:
sebbene
molti
ci
credano
poco
.
Attrici
,
attricette
,
cantanti
,
modelle
,
produttrici
,
giornaliste
,
ballerine
,
miliardarie
,
gli
piacciono
tutte
.
O
si
comporta
come
se
gli
piacessero
tutte
:
cosciente
del
fatto
che
ciò
aumenta
il
suo
glamour
,
la
sua
popolarità
,
le
fotografie
sui
settimanali
.
È
anche
l
'
uomo
più
chiacchierato
d
'
America
,
il
rubacuori
di
nuovo
tipo
.
Fanno
moda
i
suoi
occhiali
da
miope
,
i
suoi
ricciolini
da
ebreo
,
i
suoi
completi
sobri
con
la
cravatta
seria
,
la
sua
falsa
andatura
da
ingenuo
che
ha
scoperto
il
piacere
.
Eppure
l
'
uomo
resta
un
mistero
,
come
il
suo
successo
senza
paragoni
.
E
la
ragione
di
tale
mistero
è
che
avvicinarlo
per
penetrarlo
è
difficilissimo
:
di
interviste
individuali
lui
non
ne
dà
,
parla
solo
alle
conferenze
stampa
indette
dalla
presidenza
.
Quindi
non
ho
ancora
capito
perché
accettasse
di
vedere
me
,
appena
tre
giorni
dopo
aver
ricevuto
una
mia
lettera
priva
di
illusioni
.
Lui
dice
che
è
per
la
mia
intervista
col
generale
Giap
,
fatta
ad
Hanoi
nel
febbraio
del
Sessantanove
.
Può
darsi
.
Però
resta
il
fatto
che
dopo
lo
straordinario
«
sì
»
cambiò
idea
e
decise
di
vedermi
a
una
condizione
:
star
zitto
.
Durante
l
'
incontro
,
a
parlare
sarei
stata
io
e
da
ciò
che
avrei
detto
egli
avrebbe
deciso
se
darmi
l
'
intervista
o
no
:
ammesso
che
ne
trovasse
il
tempo
.
Successe
alla
Casa
Bianca
,
lo
scorso
giovedì
2
novembre
.
A
mezzogiorno
,
puntuale
,
arrivò
frettoloso
e
senza
un
sorriso
mi
disse
:
«
Good
morning
,
miss
Fallaci
»
.
Poi
,
sempre
senza
sorrisi
,
mi
fece
entrare
nel
suo
studio
elegante
e
pieno
di
libri
,
telefoni
,
fogli
,
quadri
astratti
,
fotografie
di
Nixon
,
e
mi
dimenticò
:
mettendosi
a
leggere
,
le
spalle
voltate
,
un
lungo
dattiloscritto
.
Fu
un
po
'
imbarazzante
restarmene
lì
in
mezzo
alla
stanza
,
mentre
lui
leggeva
il
dattiloscritto
e
mi
voltava
le
spalle
.
Fu
anche
un
po
'
strano
.
Però
mi
permise
di
studiarlo
prima
che
lui
studiasse
me
.
E
non
solo
per
scoprire
che
non
è
seducente
,
così
basso
e
tarchiato
e
oppresso
da
quel
testone
di
ariete
:
per
scoprire
,
soprattutto
,
che
non
è
disinvolto
,
non
è
sicuro
di
sé
.
Prima
di
affrontare
qualcuno
ha
bisogno
di
prendere
tempo
e
proteggersi
con
la
sua
autorità
.
Fenomeno
frequente
,
in
fondo
,
nei
timidi
che
vogliono
nascondere
d
'
essere
timidi
e
in
tale
sforzo
finiscono
col
sembrare
sgarbati
.
O
esserlo
davvero
.
Esaurita
la
lettura
di
quel
dattiloscritto
,
meticolosa
e
attenta
a
giudicar
dal
tempo
che
gli
prese
,
si
girò
finalmente
verso
di
me
e
m
'
invitò
a
seder
sul
divano
.
Poi
sedette
sulla
poltrona
accanto
,
più
alta
del
divano
,
e
da
questa
posizione
strategica
di
privilegio
cominciò
a
interrogarmi
col
tono
di
un
professore
che
fa
l
'
esame
a
un
allievo
di
cui
si
fida
poco
.
Assomigliava
,
ricordo
,
al
mio
insegnante
di
matematica
e
fisica
presso
il
liceo
Galilei
di
Firenze
:
un
tipo
che
odiavo
perché
si
divertiva
a
farmi
paura
,
fissandomi
con
ironia
dietro
gli
occhiali
.
Di
quel
professore
aveva
perfino
la
voce
baritonale
,
anzi
gutturale
,
e
il
modo
di
appoggiarsi
alla
spalliera
della
poltrona
cingendola
col
braccio
destro
,
il
modo
di
accavallare
le
gambe
pienotte
mentre
la
giacca
si
tira
sul
ventre
e
rischia
di
far
saltare
i
bottoni
.
Se
voleva
mettermi
a
disagio
,
ci
riuscì
perfettamente
.
L
'
incubo
dei
miei
giorni
di
scuola
mi
aggredì
al
punto
che
,
a
ogni
sua
domanda
,
pensavo
:
"
Oddio
,
la
saprò
questa
cosa
?
Se
non
la
so
,
mi
boccia
"
.
La
prima
domanda
fu
sul
generale
Giap
.
«
Come
le
ho
detto
io
non
do
mai
interviste
individuali
.
La
ragione
per
cui
mi
accingo
a
considerare
l
'
eventualità
di
darne
una
a
lei
è
che
lessi
la
sua
intervista
con
Giap
.
Very
interesting
.
Molto
interessante
.
Che
tipo
è
Giap
?
»
Lo
chiese
con
l
'
aria
di
aver
poco
tempo
a
disposizione
,
così
m
'
imposi
di
riassumere
tutto
con
una
battuta
a
effetto
e
risposi
:
«
Uno
snob
francese
,
mi
parve
.
Insieme
gioviale
e
arrogante
,
in
fondo
noioso
come
un
professore
.
Più
che
un
'
intervista
però
mi
dette
una
conferenza
.
Mi
consentì
poche
domande
.
E
non
m
'
impressionò
.
Però
ciò
che
mi
disse
risultò
davvero
esatto
»
.
Minimizzare
agli
occhi
di
un
americano
il
personaggio
di
Giap
è
quasi
un
insulto
:
ne
sono
tutti
un
po
'
innamorati
,
come
lo
furono
di
Rommel
.
L
'
espressione
«
snob
francese
»
lo
lasciò
quindi
smarrito
.
Forse
non
la
capì
.
La
rivelazione
che
fosse
«
noioso
come
un
professore
»
lo
disturbò
:
sa
di
avere
lui
stesso
le
stigmate
del
tipo
noioso
e
per
ben
due
volte
il
suo
sguardo
azzurro
lampeggiò
in
modo
ostile
.
Il
particolare
che
lo
colpì
maggiormente
,
però
,
fu
quello
che
io
dessi
credito
a
Giap
d
'
avermi
previsto
cose
esatte
.
Infatti
m
'
interruppe
e
:
«
Esatte
perché
?
»
.
Perché
Giap
aveva
annunciato
nel
1969
ciò
che
sarebbe
successo
nel
1972
,
replicai
.
«
Ad
esempio
?
»
Ad
esempio
il
fatto
che
gli
americani
si
sarebbero
ritirati
a
poco
a
poco
e
poi
avrebbero
abbandonato
quella
guerra
che
costava
sempre
più
soldi
,
rischiava
perciò
di
condurli
sull
'
orlo
dell
'
inflazione
.
Lo
sguardo
azzurro
lampeggiò
di
nuovo
.
«
E
quale
fu
,
a
suo
parere
,
la
cosa
più
importante
che
le
disse
Giap
?
»
L
'
avere
sconfessato
,
in
sostanza
,
l
'
offensiva
del
Tet
attribuendola
ai
soli
vietcong
.
Stavolta
lui
non
commentò
.
Chiese
soltanto
:
«
Ritiene
che
l
'
iniziativa
fosse
partita
dai
vietcong
?
»
.
«
Forse
sì
,
dottor
Kissinger
.
Lo
sanno
tutti
che
a
Giap
piacciono
le
offensive
coi
carri
armati
,
alla
Rommel
.
Infatti
l
'
offensiva
di
Pasqua
la
fece
alla
Rommel
e
...
»
«
Ma
l
'
ha
persa
!
»
protestò
.
«
L
'
ha
proprio
persa
?
»
ribattei
.
«
Cosa
le
fa
pensare
che
non
l
'
abbia
persa
?
»
«
Il
fatto
che
lei
abbia
accettato
un
accordo
che
non
piace
a
Thieu
,
dottor
Kissinger
.
»
E
,
tentando
di
strappargli
qualche
notizia
,
aggiunsi
in
tono
distratto
:
«
Thieu
non
cederà
mai
»
.
Cadde
nel
piccolo
tranello
.
Rispose
:
«
Cederà
.
Deve
»
.
Abbandonato
Giap
,
l
'
esame
si
concentrò
su
Thieu
:
il
suo
terreno
minato
.
Mi
chiese
cosa
pensassi
di
Thieu
.
Gli
dissi
che
non
m
'
era
mai
piaciuto
.
«
E
perché
non
le
è
mai
piaciuto
?
»
«
Dottor
Kissinger
,
lo
sa
meglio
di
me
.
Lei
ci
ha
sudato
tre
giorni
,
con
Thieu
,
anzi
quattro
.
»
Ciò
gli
strappò
un
sospiro
di
assenso
e
una
smorfia
che
a
ripensarci
stupisce
.
Kissinger
sa
controllare
in
modo
perfetto
la
faccia
,
ben
difficilmente
permette
alle
sue
labbra
e
ai
suoi
occhi
di
denunciare
un
'
idea
o
un
sentimento
.
Ma
in
quel
primo
incontro
,
chissà
perché
,
si
controllò
poco
.
Ogni
volta
che
dissi
qualcosa
contro
Thieu
annuì
o
sospirò
leggermente
o
sorrise
con
complicità
:
quasi
me
ne
fosse
grato
.
Dopo
Thieu
mi
interrogò
su
Cao
Ky
e
Do
Cao
Tri
.
Del
primo
disse
che
era
un
debole
e
chiacchierava
troppo
.
Del
secondo
disse
che
gli
dispiaceva
non
averlo
conosciuto
.
«
Era
davvero
un
gran
generale
?
»
.
Sì
,
confermai
,
un
gran
generale
e
un
generale
coraggioso
:
l
'
unico
generale
che
avessi
visto
andare
in
prima
linea
e
in
combattimento
.
Anche
per
questo
,
suppongo
,
lo
avevano
assassinato
.
«
Assassinato
!
?
Da
chi
?
»
.
«
Non
certo
dai
vietcong
,
dottor
Kissinger
.
L
'
elicottero
non
cadde
perché
era
stato
colpito
da
un
mortaio
,
ma
perché
qualcuno
aveva
manomesso
le
pale
.
E
certo
Thieu
non
pianse
,
nemmeno
Cao
Ky
.
Stava
creandosi
una
leggenda
intorno
a
Do
Cao
Tri
.
E
inoltre
egli
parlava
così
male
dei
due
.
Anche
durante
la
mia
intervista
li
aveva
attaccati
senza
pietà
.
»
La
cosa
lo
turbò
più
del
fatto
che
criticassi
più
tardi
l
'
esercito
sudvietnamita
.
Ciò
avvenne
quando
mi
chiese
dell
'
ultima
volta
che
ero
stata
a
Saigon
e
di
ciò
che
vi
avevo
visto
.
Gli
dissi
di
aver
visto
un
esercito
che
non
valeva
un
fico
e
,
quando
motivai
tale
condanna
,
il
suo
volto
assunse
un
'
espressione
perplessa
.
Infatti
,
sospettando
che
recitasse
,
scherzai
:
«
Dottor
Kissinger
,
non
mi
dica
che
ha
bisogno
di
me
per
saper
queste
cose
.
Lei
che
è
l
'
uomo
più
informato
del
mondo
!
»
.
Ma
non
stette
allo
scherzo
e
rimase
perplesso
.
Al
quindicesimo
minuto
di
colloquio
,
quando
mi
mangiavo
le
mani
per
aver
accettato
quell
'
assurda
intervista
da
parte
di
colui
che
volevo
intervistare
,
dimenticò
un
poco
il
Vietnam
e
,
col
tono
del
reporter
zelante
,
mi
chiese
quali
fossero
i
capi
di
Stato
che
mi
avevano
impressionato
di
più
.
(
Il
verbo
impressionare
gli
piace
.
)
Rassegnata
gli
feci
l
'
elenco
.
Fu
d
'
accordo
soprattutto
su
Bhutto
:
«
Molto
intelligente
,
molto
brillante
»
.
Non
fu
d
'
accordo
su
Indira
Gandhi
:
«
Davvero
le
è
piaciuta
Indira
Gandhi
?
!
?
»
.
Neanche
volesse
giustificare
la
cattiva
scelta
che
aveva
suggerito
a
Nixon
durante
il
conflitto
indo
-
pakistano
,
quando
s
'
era
schierato
a
favore
dei
pakistani
che
avrebbero
perso
la
guerra
e
contro
gli
indiani
che
l
'
avrebbero
vinta
.
Di
un
altro
capo
di
Stato
,
su
cui
avevo
detto
che
non
m
'
era
sembrato
intelligentissimo
ma
mi
era
piaciuto
moltissimo
,
disse
:
«
L
'
intelligenza
non
serve
per
fare
i
capi
di
Stato
.
La
dote
che
conta
,
nei
capi
di
Stato
,
è
la
forza
.
Il
coraggio
,
l
'
astuzia
,
e
la
forza
»
.
Tengo
la
frase
fra
le
più
interessanti
che
m
'
abbia
detto
,
con
o
senza
il
registratore
.
Illustra
il
suo
tipo
,
la
sua
personalità
.
L
'
uomo
ama
la
forza
,
anzitutto
.
Il
coraggio
,
l
'
astuzia
,
e
la
forza
.
L
'
intelligenza
lo
interessa
assai
meno
,
sebbene
ne
possegga
in
abbondanza
.
L
'
ultimo
capitolo
dell
'
esame
nacque
dalla
domanda
che
meno
mi
aspettavo
:
«
Cosa
pensa
che
accadrà
col
cessate
il
fuoco
?
»
.
Presa
alla
sprovvista
,
dissi
la
verità
.
Dissi
che
lo
avevo
scritto
nella
mia
corrispondenza
appena
pubblicata
sull
'
«
Europeo
»
:
sarebbe
avvenuto
un
bagno
di
sangue
,
dalle
due
parti
.
«
E
il
primo
a
incominciare
sarà
proprio
il
suo
amico
Thieu
.
»
Balzò
su
:
«
Amico
mio
?
»
.
«
Be
'
,
insomma
Thieu
.
»
«
E
perché
?
»
«
Perché
prima
ancora
che
i
vietcong
provvedano
alle
loro
stragi
,
nelle
prigioni
e
nei
penitenziari
egli
farà
una
carneficina
.
Non
ci
saranno
molti
neutralisti
e
molti
vietcong
a
far
parte
del
governo
provvisorio
dopo
il
cessate
il
fuoco
...
»
Lui
aggrottò
la
fronte
,
restò
un
po
'
zitto
,
infine
disse
:
«
Anche
lei
crede
nel
bagno
di
sangue
.
Ma
ci
saranno
i
supervisori
internazionali
!
»
.
«
Dottor
Kissinger
,
anche
a
Dacca
c
'
erano
gli
indiani
.
Non
riuscirono
mica
a
impedire
i
massacri
fatti
dai
mukti
bahini
a
spese
dei
bihari
»
.
«
Già
.
Già
.
E
se
...
E
se
ritardassimo
l
'
armistizio
di
un
anno
o
due
?
»
«
Come
,
dottor
Kissinger
?
»
«
E
se
ritardassimo
l
'
armistizio
di
un
anno
o
due
?
»
ripeté
.
Mi
sarei
tagliata
la
lingua
,
avrei
pianto
.
Credo
anzi
di
aver
alzato
verso
di
lui
due
occhi
lucidi
:
«
Dottor
Kissinger
,
non
mi
dia
l
'
angoscia
di
averle
messo
in
testa
una
cosa
sbagliata
.
Dottor
Kissinger
,
la
carneficina
reciproca
avverrà
comunque
:
oggi
,
tra
un
anno
,
due
anni
.
E
se
la
guerra
continua
ancora
un
anno
,
due
anni
,
oltre
ai
morti
di
quella
carneficina
dovremo
contare
i
morti
per
i
bombardamenti
e
i
combattimenti
.
Mi
spiego
?
Dieci
più
venti
fa
trenta
.
Sono
meglio
dieci
morti
o
trenta
morti
?
»
.
Su
questa
storia
,
del
resto
,
non
dormii
per
due
notti
e
quando
ci
rivedemmo
per
l
'
intervista
glielo
confessai
.
Lui
mi
consolò
dicendo
che
non
mi
facessi
turbare
da
complessi
di
colpa
,
che
il
mio
calcolo
matematico
era
esatto
:
meglio
dieci
che
trenta
.
Tuttavia
l
'
episodio
mi
buca
ancora
il
cuore
.
È
un
uomo
che
ascolta
tutto
,
registra
tutto
come
un
computer
.
E
quando
sembra
che
abbia
buttato
via
un
'
informazione
ormai
vecchia
e
non
buona
,
la
ritira
fuori
come
se
fosse
freschissima
e
buona
.
Al
venticinquesimo
minuto
circa
,
decise
che
avevo
passato
gli
esami
.
Forse
mi
avrebbe
dato
l
'
intervista
.
Però
restava
un
particolare
che
lo
disturbava
un
po
'
:
ero
una
donna
,
e
proprio
con
una
donna
,
la
giornalista
francese
che
aveva
scritto
il
libretto
Dear
Henry
,
egli
aveva
avuto
un
'
esperienza
infelice
.
Magari
,
e
con
tutte
le
mie
buone
intenzioni
,
anch
'
io
lo
avrei
messo
in
imbarazzo
.
Mi
arrabbiai
.
Certo
non
potevo
dirgli
ciò
che
mi
bruciava
le
labbra
:
vale
a
dire
che
non
avevo
alcuna
intenzione
di
innamorarmi
di
lui
,
e
tormentarlo
con
una
corte
spietata
.
Ma
potevo
dirgli
altre
cose
,
e
gliele
dissi
:
che
non
mi
mettesse
nella
situazione
in
cui
m
'
ero
trovata
a
Saigon
nel
1968
quando
,
per
la
figuraccia
fatta
da
un
italiano
vigliacco
,
ero
stata
costretta
ad
abbandonarmi
ad
audacie
che
non
mi
divertono
affatto
.
Non
ero
responsabile
allora
della
viltà
di
un
tale
che
aveva
un
passaporto
italiano
,
e
non
ero
responsabile
ora
del
cattivo
gusto
di
una
signora
che
faceva
il
mio
stesso
mestiere
.
Così
non
dovevo
pagarne
il
prezzo
:
se
era
necessario
,
sarei
andata
da
lui
con
un
paio
di
baffi
.
Ne
convenne
senza
abbandonarsi
a
un
sorriso
,
e
mi
annunciò
che
avrebbe
trovato
un
'
ora
durante
la
giornata
di
sabato
.
Alle
dieci
di
sabato
4
novembre
ero
di
nuovo
alla
Casa
Bianca
.
Alle
dieci
e
mezzo
entravo
di
nuovo
nel
suo
ufficio
e
aprivo
il
registratore
.
Ma
l
'
intervista
durò
meno
di
un
'
ora
:
fu
interrotta
cinque
o
sei
volte
da
chiamate
,
telefonate
in
partenza
e
in
arrivo
,
note
presidenziali
.
Poi
,
proprio
sul
più
bello
,
mentre
lui
denunciava
l
'
essenza
inafferrabile
del
suo
personaggio
,
uno
dei
telefoni
squillò
di
nuovo
.
Era
Nixon
e
:
poteva
il
dottor
Kissinger
passare
un
attimo
da
lui
?
Certo
,
signor
presidente
.
Scattò
in
piedi
,
mi
disse
di
aspettarlo
,
avrebbe
cercato
di
darmi
ancora
un
po
'
di
tempo
,
uscì
dalla
stanza
,
e
non
lo
rividi
più
.
All
'
una
del
pomeriggio
il
suo
assistente
Dick
Campbell
venne
tutto
imbarazzato
a
spiegarmi
che
il
presidente
partiva
per
la
California
:
il
dottor
Kissinger
doveva
partire
con
lui
.
Non
sarebbe
tornato
a
Washington
prima
di
martedì
sera
,
quando
avrebbero
incominciato
lo
spoglio
dei
voti
,
ma
dubitava
fortemente
che
potessi
concludere
l
'
intervista
in
quei
giorni
.
Se
avessi
potuto
aspettare
la
fine
di
novembre
,
quando
tante
cose
si
sarebbero
chiarite
...
La
fine
di
novembre
era
una
data
che
lo
stesso
Kissinger
s
'
era
lasciata
scappare
:
così
denunciando
la
sua
convinzione
(
o
speranza
)
di
firmare
l
'
accordo
entro
le
prossime
tre
settimane
.
Ma
valeva
la
pena
cercare
la
conferma
di
un
ritratto
che
avevo
già
in
mano
?
Un
ritratto
che
nasce
da
una
confusione
di
linee
,
colori
,
risposte
evasive
,
frasi
reticenti
,
silenzi
irritanti
.
Sul
Vietnam
,
ovvio
,
non
poteva
dirmi
di
più
e
mi
stupisco
che
abbia
detto
tanto
:
che
quella
guerra
finisca
o
continui
,
dipende
in
fondo
da
lui
,
non
può
permettersi
il
lusso
di
compromettere
tutto
con
una
parola
di
più
.
Su
se
stesso
però
non
aveva
certi
problemi
e
,
tuttavia
,
ogni
qualvolta
gli
rivolgevo
una
domanda
precisa
,
si
irrigidiva
e
sfuggiva
come
un
'
anguilla
.
Un
'
anguilla
più
ghiaccia
del
ghiaccio
.
Dio
,
che
uomo
ghiaccio
.
Per
tutta
l
'
intervista
non
mutò
mai
quella
espressione
senza
espressione
,
quello
sguardo
ironico
o
duro
,
non
alterò
mai
il
tono
di
quella
voce
monotona
,
triste
,
sempre
uguale
.
L
'
ago
del
registratore
si
sposta
quando
una
parola
è
pronunciata
in
tono
più
alto
o
più
basso
.
Con
lui
restò
fermo
e
,
più
di
una
volta
,
detti
un
colpo
di
tosse
per
accertarmi
che
tutto
funzionasse
bene
.
Sai
il
rumore
ossessionante
,
martellante
,
della
pioggia
che
cade
sul
tetto
?
La
sua
voce
è
così
.
E
,
in
fondo
,
anche
i
suoi
pensieri
:
mai
turbati
da
un
desiderio
di
fantasia
,
da
un
disegno
di
bizzarria
,
da
una
tentazione
di
errore
.
Tutto
è
calcolato
in
lui
,
controllato
come
nel
volo
di
un
aereo
guidato
dal
pilota
automatico
.
Pesa
ogni
frase
,
fino
al
milligrammo
.
Non
gli
scappa
nulla
che
non
intenda
dire
perché
rientra
nella
meccanica
di
una
utilità
.
Le
Duc
Tho
deve
aver
sudato
cento
camicie
in
quei
giorni
e
Thieu
deve
aver
piegato
la
sua
astuzia
a
una
prova
durissima
.
Henry
Kissinger
ha
i
nervi
e
il
cervello
di
un
giocatore
di
scacchi
.
Naturalmente
troverai
tesi
che
prendono
in
considerazione
altri
lati
del
suo
personaggio
:
ad
esempio
,
il
fatto
che
sia
inequivocabilmente
un
ebreo
e
irrimediabilmente
un
tedesco
.
Ad
esempio
il
fatto
che
,
come
ebreo
e
come
tedesco
,
trapiantato
in
un
paese
che
guarda
ancora
con
sospetto
agli
ebrei
e
ai
tedeschi
,
si
porti
addosso
un
mucchio
di
modi
,
di
contraddizioni
,
di
risentimenti
,
e
forse
di
umanità
nascosta
.
Dimenticando
che
malgrado
ciò
siede
in
cima
alla
piramide
,
puoi
anche
trovare
in
lui
gli
elementi
del
personaggio
che
s
'
innamora
di
Marlene
Dietrich
nel
film
L
'
angelo
azzurro
.
La
sua
debolezza
per
le
donne
gli
è
già
costata
un
matrimonio
:
prima
o
poi
,
dicono
,
perderà
la
testa
per
una
di
quelle
bellezze
che
se
lo
contendono
solo
perché
si
chiama
Henry
Kissinger
e
rende
in
pubblicità
.
È
possibile
.
Però
,
ai
miei
occhi
,
egli
resta
il
tipico
eroe
di
una
società
dove
tutto
è
possibile
:
perfino
che
un
austero
professore
di
Harvard
,
uso
a
scrivere
barbosissimi
libri
di
storia
e
saggi
sul
controllo
dell
'
energia
atomica
,
divenga
una
specie
di
divo
che
governa
insieme
al
presidente
,
una
specie
di
playboy
che
assesta
i
rapporti
fra
le
grandi
potenze
e
interrompe
le
guerre
,
un
enigma
che
si
cerca
di
decifrare
senza
accorgersi
che
probabilmente
non
c
'
è
nulla
o
quasi
nulla
da
decifrare
.
Perché
,
qui
,
anche
l
'
avventura
si
veste
di
grigio
.
Mi
chiedo
ciò
che
prova
in
questi
giorni
,
dottor
Kissinger
.
Mi
chiedo
se
anche
lei
sia
deluso
come
noi
,
come
la
maggior
parte
del
mondo
.
È
deluso
,
signor
Kissinger
?
Deluso
?
E
perché
?
Cos
'
è
successo
,
in
questi
giorni
,
per
cui
dovrei
esser
deluso
?
Una
cosa
non
allegra
,
dottor
Kissinger
:
malgrado
lei
avesse
detto
che
la
pace
era
«
a
portata
di
mano
»
,
e
malgrado
avesse
confermato
che
l
'
accordo
coi
nordvietnamiti
era
stato
raggiunto
,
la
pace
non
è
venuta
.
La
guerra
continua
come
prima
e
peggio
di
prima
.
La
pace
ci
sarà
.
Siamo
decisi
ad
averla
e
ci
sarà
.
Ci
sarà
entro
poche
settimane
e
anche
meno
,
cioè
subito
dopo
la
ripresa
dei
negoziati
coi
nordvietnamiti
per
l
'
accordo
definitivo
.
Così
dissi
dieci
giorni
fa
e
così
ripeto
.
Sì
,
la
pace
avverrà
in
uno
spazio
di
tempo
ragionevolmente
breve
se
Hanoi
accetta
un
'
altra
seduta
prima
di
firmare
l
'
accordo
,
una
seduta
per
definire
i
dettagli
,
e
se
l
'
accetta
nello
stesso
spirito
e
con
lo
stesso
atteggiamento
tenuto
in
ottobre
.
Quei
«
se
»
sono
l
'
unica
incertezza
degli
ultimi
giorni
.
Ma
è
un
'
incertezza
che
non
voglio
nemmeno
considerare
:
lei
si
lascia
prendere
dal
panico
e
in
queste
cose
non
bisogna
lasciarsi
prendere
dal
panico
.
Neanche
dall
'
impazienza
.
Il
fatto
è
che
...
Insomma
,
per
mesi
abbiamo
condotto
questi
negoziati
e
voi
giornalisti
non
ci
avete
creduto
.
Avete
continuato
a
dire
che
essi
non
avrebbero
approdato
a
nulla
.
Poi
,
all
'
improvviso
,
avete
gridato
alla
pace
già
fatta
e
infine
ora
dite
che
i
negoziati
sono
falliti
.
Così
dicendo
ci
misurate
la
febbre
ogni
giorno
,
quattro
volte
al
giorno
.
Ma
la
misurate
dal
punto
di
vista
di
Hanoi
.
E
...
badi
bene
:
io
capisco
il
punto
di
vista
di
Hanoi
.
I
nordvietnamiti
volevano
che
noi
firmassimo
il
31
ottobre
:
il
che
era
ragionevole
e
irragionevole
insieme
e
...
No
,
non
intendo
polemizzare
su
questo
.
Ma
vi
eravate
impegnati
a
firmare
il
31
ottobre
!
Io
dico
e
ripeto
che
furono
loro
a
insistere
per
questa
data
e
che
,
per
evitare
un
dibattito
astratto
su
date
che
allora
apparivano
addirittura
teoriche
,
dicemmo
che
avremmo
fatto
ogni
sforzo
per
concludere
i
negoziati
entro
il
31
ottobre
.
Ma
fu
sempre
chiaro
,
almeno
per
noi
,
che
non
avremmo
potuto
firmare
un
accordo
in
cui
restavano
da
definire
dettagli
.
Non
avremmo
potuto
osservare
una
data
solo
perché
,
in
buona
fede
,
avevamo
promesso
di
fare
ogni
sforzo
per
osservarla
.
Così
a
che
punto
siamo
?
Al
punto
che
quei
dettagli
restano
da
definire
e
che
un
nuovo
incontro
è
indispensabile
.
Loro
dicono
che
non
è
indispensabile
,
che
non
è
necessario
.
Io
dico
che
è
indispensabile
e
che
ci
sarà
.
Ci
sarà
non
appena
i
nordvietnamiti
mi
chiameranno
a
Parigi
.
Ma
siamo
soltanto
al
quattro
novembre
,
oggi
è
il
4
novembre
,
e
posso
capire
che
i
nord
-
vietnamiti
non
vogliano
riprendere
i
negoziati
pochi
giorni
dopo
la
data
in
cui
avevano
chiesto
di
firmare
.
Posso
capire
questo
loro
rinvio
.
Ma
non
è
concepibile
,
almeno
per
me
,
che
essi
rifiutino
un
'
altra
seduta
.
Proprio
ora
che
abbiamo
percorso
il
novanta
per
cento
della
strada
e
stiamo
raggiungendo
la
meta
.
No
,
non
sono
deluso
.
Lo
sarò
,
certo
,
se
Hanoi
vorrà
rompere
l
'
accordo
,
se
Hanoi
vorrà
rifiutare
di
discutere
ogni
modifica
.
Ma
non
posso
crederci
,
no
.
Non
posso
neanche
sospettare
che
si
sia
giunti
così
lontano
per
fallire
su
una
questione
di
prestigio
,
di
procedura
,
di
date
,
di
sfumature
.
Eppure
hanno
l
'
aria
d
'
essersi
proprio
irrigiditi
,
dottor
Kissinger
.
Sono
tornati
a
un
vocabolario
duro
,
hanno
fatto
accuse
pesanti
,
quasi
insultanti
per
lei
...
Oh
,
questo
non
significa
nulla
.
È
successo
anche
prima
e
non
ci
abbiamo
mai
dato
peso
.
Direi
che
il
vocabolario
duro
,
le
accuse
pesanti
,
magari
gli
insulti
rientrano
nella
normalità
.
Nell
'
essenza
,
nulla
è
cambiato
.
Dopo
martedì
31
ottobre
,
cioè
da
quando
qui
ci
siamo
calmati
,
voi
continuate
a
chiederci
se
il
malato
è
ammalato
.
Però
io
di
malattie
non
ne
vedo
.
E
ritengo
davvero
che
le
cose
si
svolgeranno
più
o
meno
come
affermo
.
La
pace
,
ripeto
,
avverrà
nel
giro
di
poche
settimane
dopo
la
ripresa
dei
negoziati
.
Non
nel
giro
di
molti
mesi
.
Nel
giro
di
poche
settimane
.
Ma
quando
riprenderanno
i
negoziati
?
È
questo
il
punto
.
Non
appena
Le
Duc
Tho
vorrà
rivedermi
.
Sto
qui
ad
aspettare
.
Ma
senza
sentirmi
inquieto
,
glielo
assicuro
.
Perbacco
!
Prima
,
fra
incontro
e
incontro
passavano
due
o
tre
settimane
!
Non
vedo
perché
ora
ci
si
debba
angosciare
se
passano
giorni
.
La
sola
ragione
del
nervosismo
che
vi
ha
preso
tutti
è
che
la
gente
si
chiede
:
«
Ma
questi
negoziati
riprenderanno
?
»
.
Quando
eravate
cinici
e
non
credevate
che
accadesse
qualcosa
,
non
vi
accorgevate
mai
che
il
tempo
passasse
.
Siete
stati
troppo
pessimisti
all
'
inizio
,
poi
troppo
ottimisti
dopo
la
mia
conferenza
-
stampa
,
e
ora
siete
di
nuovo
troppo
pessimisti
.
Non
volete
mettervi
in
testa
che
tutto
sta
procedendo
come
io
ho
sempre
pensato
dal
momento
in
cui
ho
detto
che
la
pace
era
a
portata
di
mano
.
Allora
calcolai
un
paio
di
settimane
,
mi
sembra
.
Ma
anche
se
dovessero
essere
di
più
...
Basta
,
non
voglio
parlare
più
del
Vietnam
.
Non
posso
permettermelo
,
in
questo
momento
.
Ogni
parola
che
dico
diventa
notizia
.
Alla
fine
di
novembre
forse
...
Senta
,
perché
non
ci
vediamo
alla
fine
di
novembre
?
Perché
è
più
interessante
ora
,
dottor
Kissinger
.
Perché
Thieu
,
per
esempio
,
l
'
ha
sfidata
a
parlare
.
Legga
questo
ritaglio
del
«
New
York
Times
»
.
Porta
la
frase
di
Thieu
:
«
Chiedetelo
a
Kissinger
quali
sono
i
punti
che
ci
dividono
,
quali
sono
i
punti
che
non
accetto
»
.
Mi
faccia
leggere
...
Ah
!
No
,
non
gli
risponderò
.
Non
terrò
conto
di
questo
invito
.
Ha
già
risposto
lui
,
dottor
Kissinger
.
Lo
ha
già
detto
lui
che
il
punto
dolente
nasce
dal
fatto
che
,
secondo
l
'
accordo
da
lei
accettato
,
le
truppe
nordvietnamite
resteranno
nel
Vietnam
del
Sud
.
Dottor
Kissinger
,
crede
che
riuscirà
mai
a
convincere
Thieu
?
Crede
che
l
'
America
dovrà
firmare
con
Hanoi
separatamente
?
Non
me
lo
chieda
.
Io
devo
attenermi
a
ciò
che
ho
detto
pubblicamente
dieci
giorni
fa
...
Non
posso
,
non
devo
considerare
un
'
ipotesi
che
penso
non
si
verificherà
.
Un
'
ipotesi
che
non
deve
verificarsi
.
Io
posso
dirle
soltanto
che
noi
siamo
determinati
a
fare
questa
pace
,
e
che
la
faremo
comunque
,
nel
più
breve
tempo
possibile
dopo
il
mio
nuovo
incontro
con
Le
Duc
Tho
.
Thieu
può
dire
ciò
che
vuole
.
È
affar
suo
.
Dottor
Kissinger
,
se
le
mettessi
una
rivoltella
alla
tempia
e
le
ingiungessi
di
scegliere
tra
una
cena
con
Thieu
e
una
cena
con
Le
Duc
Tho
...
chi
sceglierebbe
?
Non
posso
rispondere
a
questa
domanda
.
E
se
vi
rispondessi
io
dicendo
:
mi
piace
pensare
che
lei
andrebbe
più
volentieri
a
cena
con
Le
Duc
Tho
?
Non
posso
,
non
posso
...
non
voglio
rispondere
a
questa
domanda
.
Può
rispondere
a
questa
domanda
allora
:
le
è
piaciuto
Le
Duc
Tho
?
Sì
.
L
'
ho
trovato
un
uomo
molto
dedicato
alla
sua
causa
,
molto
serio
,
molto
forte
,
e
sempre
cortese
,
educato
.
Talvolta
anche
assai
duro
,
anzi
difficile
da
trattare
:
ma
questa
è
una
cosa
che
ho
sempre
rispettato
in
lui
.
Sì
,
io
rispetto
molto
Le
Duc
Tho
.
Naturalmente
il
nostro
rapporto
è
stato
molto
professionale
ma
credo
...
credo
di
aver
avvertito
una
certa
dolcezza
dietro
alle
sue
spalle
.
E
vero
,
ad
esempio
,
che
a
momenti
riuscivamo
perfino
a
scherzare
.
Dicevamo
che
un
giorno
io
sarei
andato
a
insegnare
relazioni
internazionali
all
'
Università
di
Hanoi
e
che
lui
sarebbe
venuto
a
insegnare
marxismo
-
leninismo
all
'
Università
Harvard
.
Be
'
,
definirei
buoni
i
nostri
rapporti
.
Direbbe
la
stessa
cosa
per
Thieu
?
Anche
con
Thieu
avevo
buoni
rapporti
.
Prima
...
Già
,
prima
.
I
sudvietnamiti
l
'
hanno
detto
che
non
vi
siete
salutati
come
i
migliori
amici
.
Che
hanno
detto
?
Sì
.
Affermerebbe
il
contrario
,
dottor
Kissinger
?
Ecco
...
Certo
avevamo
e
abbiamo
i
nostri
punti
di
vista
.
E
non
necessariamente
gli
stessi
punti
di
vista
.
Dunque
diciamo
che
ci
siamo
salutati
da
alleati
,
io
e
Thieu
.
Dottor
Kissinger
,
che
Thieu
fosse
un
osso
più
duro
di
quanto
si
credeva
è
ormai
dimostrato
.
Dunque
,
anche
nei
riguardi
di
Thieu
,
sente
di
aver
fatto
tutto
ciò
che
v
'
era
da
fare
oppure
spera
di
poter
fare
ancora
qualcosa
?
Insomma
,
si
sente
ottimista
sul
problema
Thieu
?
Sì
che
mi
sento
ottimista
!
Ho
ancora
qualcosa
da
fare
!
Molto
da
fare
!
Non
ho
affatto
finito
,
non
abbiamo
affatto
finito
!
E
non
mi
sento
impotente
.
Non
mi
sento
scoraggiato
.
Affatto
.
Mi
sento
pronto
,
fiducioso
.
Ottimista
.
Se
non
posso
parlare
di
Thieu
,
se
non
posso
dirle
ciò
che
stiamo
facendo
a
questo
punto
delle
trattative
,
ciò
non
significa
che
mi
appresti
a
perdere
la
fiducia
di
sistemare
ogni
cosa
entro
il
tempo
che
dico
.
Ecco
perché
è
inutile
che
Thieu
chieda
a
voi
giornalisti
di
farmi
definire
i
punti
su
cui
non
ci
troviamo
d
'
accordo
.
È
così
inutile
che
non
mi
innervosisco
neanche
a
tale
richiesta
.
Del
resto
io
non
sono
un
tipo
che
si
lascia
trascinare
dalle
emozioni
.
Le
emozioni
non
servono
a
niente
.
Meno
che
a
tutto
servono
a
raggiunger
la
pace
.
Ma
chi
muore
,
chi
sta
morendo
,
ha
fretta
,
dottor
Kissinger
.
Sui
giornali
di
stamane
c
'
era
una
fotografia
tremenda
:
quella
di
un
giovanissimo
vietcong
morto
due
giorni
dopo
il
31
ottobre
.
E
poi
c
'
era
una
notizia
tremenda
:
quella
dei
22
americani
morti
sull
'
elicottero
abbattuto
da
una
granata
vietcong
,
tre
giorni
dopo
il
31
ottobre
.
E
mentre
lei
condanna
la
fretta
,
il
dipartimento
americano
della
Difesa
invia
nuove
armi
e
nuove
munizioni
a
Thieu
,
Hanoi
fa
lo
stesso
.
Quello
era
inevitabile
.
Succede
sempre
prima
di
un
cessate
il
fuoco
.
Non
ricorda
le
manovre
che
avvennero
nel
Medio
Oriente
al
momento
del
cessate
il
fuoco
?
Durarono
almeno
due
anni
.
Sa
,
il
fatto
che
noi
si
mandi
altre
armi
a
Saigon
e
che
Hanoi
mandi
altre
armi
ai
nordvietnamiti
installati
nel
Sud
Vietnam
non
significa
nulla
.
Nulla
.
Nulla
.
E
non
mi
faccia
parlare
ancora
del
Vietnam
,
la
prego
.
Non
vuol
parlare
neanche
del
fatto
che
,
secondo
molti
,
l
'
accordo
accettato
da
lei
e
da
Nixon
sia
praticamente
un
atto
di
resa
ad
Hanoi
?
È
un
'
assurdità
!
È
un
'
assurdità
dire
che
il
presidente
Nixon
,
un
presidente
che
dinanzi
all
'
Unione
Sovietica
e
alla
Cina
comunista
e
in
vista
delle
sue
stesse
elezioni
ha
assunto
un
atteggiamento
di
assistenza
e
di
difesa
per
il
Sud
Vietnam
contro
ciò
che
egli
considerava
un
'
invasione
nordvietnamita
...
è
un
'
assurdità
pensare
che
un
simile
presidente
possa
arrendersi
ad
Hanoi
.
E
perché
dovrebbe
arrendersi
proprio
ora
?
Ciò
che
noi
abbiamo
fatto
non
è
stato
arrenderci
.
È
stato
dare
al
Sud
Vietnam
un
'
opportunità
di
sopravvivere
in
condizioni
che
sono
,
oggi
,
più
politiche
che
militari
.
Ora
tocca
ai
sudvietnamiti
vincere
la
gara
politica
che
li
attende
.
Come
abbiamo
sempre
detto
.
Se
lei
paragona
l
'
accordo
accettato
con
le
nostre
proposte
dell'8
maggio
,
si
accorge
che
si
tratta
quasi
della
stessa
cosa
.
Non
vi
sono
grosse
differenze
tra
ciò
che
noi
proponemmo
lo
scorso
maggio
e
ciò
che
lo
schema
dell
'
accordo
accettato
contiene
.
Non
abbiamo
posto
nuove
clausole
,
non
abbiamo
fatto
altre
concessioni
.
Respingo
totalmente
e
assolutamente
il
giudizio
della
«
resa
»
.
Ma
,
e
ora
basta
davvero
parlare
del
Vietnam
.
Parliamo
di
Machiavelli
,
di
Cicerone
,
di
tutto
fuorché
del
Vietnam
.
Parliamo
della
guerra
,
dottor
Kissinger
.
Lei
non
è
pacifista
,
vero
?
No
,
non
credo
proprio
di
esserlo
.
Anche
se
rispetto
i
pacifisti
genuini
,
non
sono
d
'
accordo
con
nessun
pacifista
e
in
particolare
coi
pacifisti
a
metà
:
sa
,
quelli
che
sono
pacifisti
da
una
parte
e
tutt
'
altro
che
pacifisti
dall
'
altra
.
I
soli
pacifisti
con
cui
accetto
di
parlare
sono
coloro
che
sopportano
fino
in
fondo
le
conseguenze
della
non
violenza
:
ma
anche
con
loro
ci
parlo
volentieri
solo
per
dirgli
che
saranno
schiacciati
dalla
volontà
dei
più
forti
e
che
il
loro
pacifismo
può
portarli
soltanto
a
orribili
sofferenze
.
La
guerra
non
è
un
'
astrazione
,
è
qualcosa
che
dipende
dalle
condizioni
.
La
guerra
contro
Hitler
,
ad
esempio
,
era
necessaria
.
Con
ciò
non
voglio
dire
che
la
guerra
sia
di
per
sé
necessaria
,
che
le
nazioni
debbono
farla
per
mantenere
la
loro
virilità
.
Voglio
dire
che
esistono
princìpi
per
i
quali
le
nazioni
devono
essere
preparate
a
combattere
.
E
della
guerra
in
Vietnam
cosa
ha
da
dirmi
,
dottor
Kissinger
?
Lei
non
è
mai
stato
contro
la
guerra
in
Vietnam
,
mi
pare
.
Come
avrei
potuto
?
Neanche
prima
di
avere
la
posizione
che
ho
oggi
...
No
,
non
sono
mai
stato
contro
la
guerra
in
Vietnam
.
Ma
non
trova
che
Schlesinger
abbia
ragione
quando
dice
che
la
guerra
in
Vietnam
è
riuscita
solo
a
provare
come
mezzo
milione
di
americani
con
tutta
la
loro
tecnologia
fossero
incapaci
di
sconfiggere
uomini
male
armati
e
vestiti
di
un
pigiama
nero
?
Questo
è
un
altro
problema
.
Se
è
un
problema
che
la
guerra
in
Vietnam
sia
stata
necessaria
,
una
guerra
giusta
,
piuttosto
che
...
Giudizi
del
genere
dipendono
dalla
posizione
che
uno
assume
quando
il
paese
è
già
coinvolto
nella
guerra
e
non
resta
che
da
concepire
il
metodo
per
tirarlo
fuori
.
Dopo
tutto
,
il
mio
,
il
nostro
ruolo
è
stato
quello
di
ridurre
sempre
di
più
la
misura
in
cui
l
'
America
era
coinvolta
nella
guerra
,
e
poi
finire
la
guerra
.
In
ultima
analisi
la
storia
dirà
chi
ha
fatto
di
più
:
se
coloro
che
hanno
lavorato
criticando
e
basta
o
noi
che
abbiamo
tentato
di
ridurre
la
guerra
e
poi
l
'
abbiamo
finita
.
Sì
,
il
giudizio
spetta
ai
posteri
.
Quando
un
paese
è
coinvolto
in
una
guerra
non
basta
dire
:
bisogna
finirla
.
Bisogna
finirla
con
criterio
.
E
questo
è
ben
diverso
dal
dire
che
entrare
in
quella
guerra
fu
giusto
.
Ma
non
trova
,
dottor
Kissinger
,
che
sia
stata
una
guerra
inutile
?
Su
questo
posso
essere
d
'
accordo
.
Ma
non
dimentichiamo
che
la
ragione
per
cui
entrammo
in
quella
guerra
fu
per
impedire
che
il
Sud
fosse
mangiato
dal
Nord
,
fu
per
permettere
che
il
Sud
restasse
al
Sud
.
Naturalmente
con
ciò
non
voglio
dire
che
il
nostro
obbiettivo
fosse
solo
questo
...
Fu
anche
qualcosa
di
più
...
Ma
oggi
io
non
sono
nella
posizione
di
giudicare
se
la
guerra
in
Vietnam
sia
stata
giusta
o
no
,
se
entrarci
sia
stato
utile
o
inutile
.
Ma
stiamo
ancora
parlando
del
Vietnam
?
Sì
.
E
,
sempre
parlando
del
Vietnam
,
crede
di
poter
dire
che
questi
negoziati
sono
stati
e
sono
l
'
impresa
più
importante
della
sua
carriera
e
magari
della
sua
vita
?
Sono
stati
l
'
impresa
più
difficile
.
Spesso
anche
la
più
dolorosa
.
Ma
forse
non
è
neanche
giusto
definirli
l
'
impresa
più
difficile
:
è
più
esatto
dire
che
sono
stati
l
'
impresa
più
dolorosa
.
Perché
mi
hanno
coinvolto
emotivamente
.
Vede
,
avvicinarsi
alla
Cina
è
stato
un
lavoro
intellettualmente
difficile
ma
non
emotivamente
difficile
.
La
pace
in
Vietnam
invece
è
stato
un
lavoro
emotivamente
difficile
.
Quanto
a
definire
quei
negoziati
come
la
cosa
più
importante
che
ho
fatto
...
No
,
ciò
che
io
volevo
raggiungere
non
era
soltanto
la
pace
in
Vietnam
:
erano
tre
cose
.
Quest
'
accordo
,
l
'
avvicinamento
alla
Cina
e
un
nuovo
rapporto
con
l
'
Unione
Sovietica
.
Io
ho
sempre
tenuto
molto
al
problema
di
un
rapporto
nuovo
con
l
'
Unione
Sovietica
.
Direi
non
meno
che
all
'
avvicinamento
alla
Cina
e
alla
fine
della
guerra
in
Vietnam
.
E
ce
l
'
ha
fatta
.
È
riuscito
il
colpo
della
Cina
,
è
riuscito
il
colpo
della
Russia
,
è
quasi
riuscito
il
colpo
della
pace
in
Vietnam
.
Così
a
questo
punto
le
chiedo
,
dottor
Kissinger
,
ciò
che
chiedevo
agli
astronauti
quando
andavano
sulla
Luna
:
«
What
after
that
?
Cosa
farai
dopo
la
Luna
,
cosa
potrai
fare
di
più
del
tuo
mestiere
di
astronauta
?
»
.
Ah
!
E
cosa
le
rispondevano
gli
astronauti
?
Restavano
confusi
e
mi
rispondevano
:
«
Vedremo
...
Non
lo
so
»
.
Anch
'
io
.
Non
lo
so
proprio
cosa
farò
dopo
.
Però
,
contrariamente
agli
astronauti
,
non
ne
resto
confuso
.
Nella
mia
vita
io
ho
sempre
trovato
tante
cose
da
fare
e
son
certo
che
quando
avrò
lasciato
questo
posto
...
Naturalmente
avrò
bisogno
di
un
periodo
di
recupero
,
di
un
periodo
di
decompressione
:
non
ci
si
può
trovare
nella
posizione
in
cui
mi
trovo
io
,
poi
abbandonarla
e
incominciare
subito
qualcos
'
altro
.
Però
,
una
volta
decompresso
,
son
sicuro
di
trovare
un
'
attività
per
cui
valga
la
pena
.
Non
ci
voglio
pensare
ora
:
influenzerebbe
le
mie
...
il
mio
lavoro
.
Stiamo
attraversando
un
periodo
così
rivoluzionario
che
pianificare
la
propria
vita
,
oggigiorno
,
è
un
atteggiamento
da
piccoli
borghesi
del
1800
.
Tornerebbe
a
insegnare
ad
Harvard
?
Potrei
.
Ma
è
molto
,
molto
improbabile
.
Ci
sono
cose
più
interessanti
:
e
se
,
con
tutte
le
esperienze
che
ho
avuto
,
non
trovassi
un
modo
di
mantenermi
una
vita
interessante
...
sarà
proprio
colpa
mia
.
Del
resto
,
non
ho
mica
ancora
deciso
di
lasciare
questo
lavoro
.
Mi
piace
molto
,
sa
?
Certo
.
Il
potere
è
sempre
seducente
.
Dottor
Kissinger
,
in
quale
misura
il
potere
l
'
affascina
?
Cerchi
d
'
esser
sincero
.
Lo
sarò
.
Vede
,
quando
si
ha
in
mano
il
potere
,
e
quando
lo
si
ha
in
mano
per
un
lungo
periodo
di
tempo
,
si
finisce
per
considerarlo
come
qualcosa
che
ci
spetta
.
Io
sono
certo
che
,
quando
lascerò
questo
posto
,
avvertirò
la
mancanza
del
potere
.
Tuttavia
il
potere
come
strumento
fine
a
se
stesso
non
ha
alcun
fascino
sopra
di
me
.
Io
non
mi
sveglio
ogni
mattina
dicendo
perbacco
,
non
è
straordinario
che
possa
avere
a
mia
disposizione
un
aereo
,
che
un
'
automobile
con
l
'
autista
mi
attenda
dinanzi
alla
porta
?
Ma
chi
l
'
avrebbe
detto
che
sarebbe
stato
possibile
?
No
,
un
discorso
simile
non
mi
interessa
.
E
,
se
mi
capita
di
farlo
,
non
diviene
certo
un
elemento
determinante
.
Ciò
che
mi
interessa
è
quello
che
si
può
fare
con
il
potere
.
Si
possono
fare
cose
splendide
,
creda
...
Comunque
non
è
stata
la
ricerca
del
potere
a
spingermi
verso
questo
lavoro
.
Se
esamina
il
mio
passato
politico
,
scopre
che
il
presidente
Nixon
non
poteva
rientrare
nei
miei
piani
.
Sono
stato
contro
di
lui
in
ben
tre
elezioni
.
Lo
so
.
Una
volta
ha
persino
dichiarato
che
Nixon
«
non
era
adatto
a
fare
il
presidente
»
.
Le
capita
mai
,
dottor
Kissinger
,
di
sentirsi
imbarazzato
per
questo
con
Nixon
?
Io
non
ricordo
le
parole
esatte
che
posso
aver
pronunciato
contro
Richard
Nixon
.
Ma
suppongo
di
aver
detto
più
o
meno
a
quel
modo
dal
momento
che
si
continua
a
ripeter
la
frase
tra
virgolette
.
Se
l
'
ho
detto
,
comunque
,
ciò
fornisce
la
prova
che
Nixon
non
faceva
parte
dei
miei
piani
di
scalata
al
potere
.
E
quanto
al
fatto
di
sentirmi
imbarazzato
con
lui
...
No
,
non
lo
conoscevo
,
ecco
tutto
.
Verso
di
lui
avevo
l
'
atteggiamento
convenzionale
degli
intellettuali
,
ecco
tutto
.
Io
avevo
torto
.
Il
presidente
Nixon
ha
dimostrato
una
grande
forza
,
una
grande
abilità
.
Anche
nel
chiamarmi
.
Non
l
'
avevo
mai
avvicinato
quando
mi
offrì
questo
lavoro
.
Io
ne
rimasi
sbalordito
.
Dopo
tutto
egli
conosceva
la
scarsa
amicizia
e
la
poca
simpatia
che
avevo
sempre
mostrato
per
lui
.
Oh
,
sì
:
dette
prova
di
grande
coraggio
a
chiamarmi
.
Non
ci
ha
rimesso
,
dottor
Kissinger
.
Fuorché
nell
'
accusa
che
oggi
viene
rivolta
a
lei
:
quella
d
'
essere
la
balia
mentale
di
Nixon
.
È
un
'
accusa
totalmente
priva
di
senso
.
Non
dimentichiamo
che
,
prima
di
conoscermi
,
il
presidente
Nixon
era
stato
molto
attivo
in
politica
estera
.
Essa
era
sempre
stata
il
suo
interesse
divorante
.
Già
prima
che
egli
venisse
eletto
era
risultato
come
la
politica
estera
fosse
per
lui
una
questione
importantissima
.
Ha
idee
molto
chiare
in
proposito
.
È
un
uomo
forte
.
Del
resto
,
non
si
diventa
presidenti
degli
Stati
Uniti
,
non
si
è
nominati
due
volte
candidati
presidenziali
,
non
si
sopravvive
così
a
lungo
in
politica
,
se
si
è
un
uomo
debole
.
Del
presidente
Nixon
lei
può
pensar
quel
che
vuole
,
ma
una
cosa
è
certa
:
non
si
diventa
presidente
due
volte
perché
si
è
lo
strumento
di
qualcun
altro
.
Certe
interpretazioni
sono
romantiche
e
ingiuste
.
Gli
è
molto
affezionato
,
dottor
Kissinger
?
Ho
un
gran
rispetto
per
lui
.
Dottor
Kissinger
,
la
gente
dice
che
a
lei
non
importa
nulla
di
Nixon
.
Dice
che
a
lei
preme
fare
questo
mestiere
e
basta
.
Dice
che
l
'
avrebbe
fatto
con
qualsiasi
presidente
.
Io
non
sono
affatto
sicuro
,
invece
,
che
avrei
potuto
fare
con
un
altro
presidente
ciò
che
ho
fatto
con
lui
.
Un
rapporto
così
particolare
,
voglio
dire
il
rapporto
che
c
'
è
tra
me
e
il
presidente
,
dipende
sempre
dallo
stile
dei
due
uomini
.
In
altre
parole
,
non
conosco
molti
leader
,
e
ne
ho
conosciuti
parecchi
,
che
avrebbero
il
coraggio
di
mandare
il
loro
assistente
a
Pechino
senza
dirlo
a
nessuno
.
Non
conosco
molti
leader
che
lascerebbero
al
loro
assistente
il
compito
di
negoziare
coi
nordvietnamiti
,
di
ciò
informando
solo
un
minuscolo
gruppo
di
persone
.
Davvero
,
certe
cose
dipendono
dal
tipo
di
presidente
,
ciò
che
ho
fatto
è
stato
possibile
perché
me
lo
ha
reso
possibile
lui
.
Eppure
lei
fu
consigliere
anche
di
altri
presidenti
.
Anzi
di
presidenti
avversari
a
Nixon
.
Parlo
di
Kennedy
,
Johnson
...
La
mia
posizione
verso
tutti
i
presidenti
è
sempre
stata
quella
di
lasciare
a
loro
il
compito
di
decidere
se
volevano
o
non
volevano
conoscere
il
mio
parere
.
Quando
me
lo
chiedevano
,
io
glielo
davo
:
dicendo
a
tutti
,
indiscriminatamente
,
ciò
che
pensavo
.
Non
me
ne
è
mai
importato
del
partito
cui
essi
appartenevano
.
Ho
risposto
con
la
stessa
indipendenza
alle
domande
di
Kennedy
,
di
Johnson
,
di
Nixon
.
Ho
dato
loro
gli
stessi
consigli
.
Con
Kennedy
fu
più
difficile
,
è
vero
.
Infatti
si
usa
dire
che
non
andavo
troppo
d
'
accordo
con
lui
.
Be
'
...
sì
:
sostanzialmente
fu
colpa
mia
.
A
quel
tempo
ero
troppo
più
immaturo
di
adesso
.
E
poi
ero
un
consigliere
a
tempo
perso
,
non
si
può
influenzare
la
politica
giornaliera
di
un
presidente
se
lo
vedi
due
volte
la
settimana
mentre
gli
altri
lo
vedono
sette
giorni
la
settimana
.
Voglio
dire
...
con
Kennedy
e
con
Johnson
io
non
fui
mai
in
una
posizione
paragonabile
a
quella
che
ho
adesso
con
Nixon
.
Nessun
machiavellismo
,
dottor
Kissinger
?
No
,
nessuno
.
Perché
?
Perché
in
alcuni
momenti
,
ascoltandola
,
vien
fatto
di
chiedersi
non
quanto
lei
abbia
influenzato
il
presidente
degli
Stati
Uniti
ma
quanto
Machiavelli
abbia
influenzato
lei
.
In
nessun
modo
.
V
'
è
davvero
molto
poco
,
nel
mondo
contemporaneo
,
che
si
possa
accettare
o
usare
di
Machiavelli
.
In
Machiavelli
io
trovo
interessante
soltanto
il
suo
modo
di
considerare
la
volontà
del
principe
.
Interessante
,
ma
non
al
punto
di
influenzarmi
.
Se
vuoi
sapere
chi
mi
ha
influenzato
di
più
,
le
rispondo
coi
nomi
di
due
filosofi
:
Spinoza
e
Kant
.
Sicché
è
curioso
che
lei
scelga
di
associarmi
a
Machiavelli
.
La
gente
mi
associa
piuttosto
al
nome
di
Metternich
.
Il
che
addirittura
è
infantile
.
Su
Metternich
io
ho
scritto
soltanto
un
libro
che
doveva
essere
l
'
inizio
di
una
lunga
serie
di
libri
sulla
costruzione
e
la
disintegrazione
dell
'
ordine
internazionale
nel
diciannovesimo
secolo
.
Era
una
serie
che
doveva
concludersi
con
la
Prima
guerra
mondiale
.
Tutto
qui
.
Non
può
esserci
nulla
in
comune
tra
me
e
Metternich
.
Lui
era
cancelliere
e
ministro
degli
Esteri
in
un
periodo
in
cui
,
dal
centro
dell
'
Europa
,
ci
volevano
tre
settimane
per
andare
da
un
continente
all
'
altro
.
Era
cancelliere
e
ministro
degli
Esteri
in
un
periodo
in
cui
le
guerre
erano
fatte
da
militari
di
professione
e
la
diplomazia
era
nelle
mani
degli
aristocratici
.
Come
si
può
paragonare
ciò
col
mondo
d
'
oggi
,
un
mondo
dove
non
esiste
nessun
gruppo
omogeneo
di
leader
,
nessuna
situazione
interna
omogenea
,
nessuna
realtà
culturale
omogenea
?
Dottor
Kissinger
,
ma
come
spiega
l
'
incredibile
divismo
che
la
distingue
,
come
spiega
il
fatto
d
'
essere
quasi
più
famoso
e
popolare
di
un
presidente
?
Ha
una
tesi
su
questa
faccenda
?
Sì
,
ma
non
gliela
dirò
.
Perché
non
coincide
con
la
tesi
dei
più
.
La
tesi
dell
'
intelligenza
ad
esempio
.
L
'
intelligenza
non
è
poi
così
importante
nell
'
esercizio
del
potere
e
,
spesso
,
addirittura
non
serve
.
Allo
stesso
modo
di
un
capo
di
Stato
,
un
tipo
che
fa
il
mio
mestiere
non
ha
bisogno
d
'
essere
troppo
intelligente
.
La
mia
tesi
è
completamente
diversa
ma
,
le
ripeto
,
non
gliela
dirò
.
Perché
dovrei
,
finché
sono
nel
mezzo
del
mio
lavoro
?
Mi
dica
piuttosto
la
sua
.
Sono
certo
che
anche
lei
ha
una
tesi
sui
motivi
della
mia
popolarità
.
Non
ne
sono
certa
,
dottor
Kissinger
.
Sto
cercandola
,
una
tesi
,
attraverso
questa
intervista
.
E
non
la
trovo
.
Suppongo
che
alla
radice
di
tutto
vi
sia
il
successo
.
Voglio
dire
:
come
a
un
giocatore
di
scacchi
,
le
sono
andate
bene
due
o
tre
mosse
.
La
Cina
anzitutto
.
Alla
gente
piace
chi
gioca
a
scacchi
e
si
mangia
il
re
.
Sì
,
la
Cina
è
stata
un
elemento
importantissimo
nella
meccanica
del
mio
successo
.
E
tuttavia
il
punto
principale
non
è
quello
.
Il
punto
principale
...
Ma
sì
,
glielo
dirò
.
Tanto
che
me
ne
importa
?
Il
punto
principale
nasce
dal
fatto
che
io
abbia
sempre
agito
da
solo
,
Agli
americani
ciò
piace
immensamente
.
Agli
americani
piace
il
cow
-
boy
che
guida
la
carovana
andando
avanti
da
solo
sul
suo
cavallo
,
il
cowboy
che
entra
tutto
solo
nella
città
,
nel
villaggio
,
col
suo
cavallo
e
basta
.
Magari
senza
neanche
una
rivoltella
perché
lui
non
spara
.
Lui
agisce
e
basta
:
dirigendosi
nel
posto
giusto
al
momento
giusto
.
Insomma
,
un
western
.
Ho
capito
.
Lei
si
vede
come
una
specie
di
Henry
Fonda
disarmato
e
pronto
a
menar
botte
per
onesti
ideali
.
Solitario
,
coraggioso
...
Non
necessariamente
coraggioso
.
Infatti
a
questo
cow
-
boy
non
serve
essere
coraggioso
.
Gli
basta
e
gli
serve
essere
solo
:
dimostrare
agli
altri
che
entra
in
città
e
fa
tutto
da
solo
.
Questo
personaggio
romantico
,
stupefacente
,
mi
si
addice
proprio
perché
esser
solo
ha
sempre
fatto
parte
del
mio
stile
o
,
se
preferisce
,
della
mia
tecnica
.
Insieme
all
'
indipendenza
.
Oh
,
quella
è
molto
importante
in
me
e
per
me
.
Infine
,
la
convinzione
.
Io
sono
sempre
convinto
di
dover
fare
quello
che
faccio
.
E
la
gente
lo
sente
,
ci
crede
.
E
io
ci
tengo
al
fatto
che
mi
creda
:
quando
si
commuove
o
si
conquista
qualcuno
,
non
lo
si
deve
imbrogliare
.
Non
si
può
nemmeno
calcolare
e
basta
.
Alcuni
credono
che
io
progetti
con
cura
quali
saranno
le
conseguenze
,
sul
pubblico
,
di
una
mia
iniziativa
o
di
una
mia
fatica
.
Credono
che
tale
preoccupazione
non
abbandoni
la
mia
mente
.
Invece
le
conseguenze
di
ciò
che
faccio
,
voglio
dire
il
giudizio
del
pubblico
,
non
mi
hanno
mai
tormentato
.
Io
non
chiedo
popolarità
,
non
cerco
popolarità
.
Anzi
,
se
vuoi
proprio
saperlo
,
non
me
ne
importa
nulla
della
popolarità
.
Non
ho
affatto
paura
di
perdere
il
mio
pubblico
,
posso
permettermi
di
dire
ciò
che
penso
.
Sto
alludendo
alla
genuinità
che
v
'
è
in
me
.
Se
io
mi
lasciassi
turbare
dalle
reazioni
del
pubblico
,
se
mi
muovessi
spinto
soltanto
da
una
tecnica
calcolata
,
non
combinerei
nulla
.
Guardi
gli
attori
:
quelli
veramente
buoni
non
si
servono
solo
della
tecnica
.
Recitano
allo
stesso
tempo
seguendo
una
tecnica
e
la
loro
convinzione
.
Sono
genuini
come
me
.
Non
dico
che
tutto
ciò
debba
durare
per
sempre
.
Anzi
,
può
evaporare
con
la
stessa
velocità
con
cui
è
venuto
.
Tuttavia
per
ora
c
'
è
.
Sta
forse
dicendomi
che
lei
è
un
uomo
spontaneo
,
dottor
Kissinger
?
Mio
dio
:
se
metto
da
parte
Machiavelli
,
il
primo
personaggio
con
cui
mi
viene
naturale
associarla
è
quello
di
un
matematico
freddo
,
controllato
fino
allo
spasimo
.
Mi
sbaglierò
,
ma
lei
è
un
uomo
molto
freddo
,
dottor
Kissinger
.
Nella
tattica
,
non
nella
strategia
.
Infatti
credo
più
nei
rapporti
umani
che
nelle
idee
.
Uso
le
idee
ma
ho
bisogno
di
rapporti
umani
,
come
ho
dimostrato
nel
mio
lavoro
.
Ciò
che
mi
è
successo
,
in
fondo
,
non
mi
è
successo
per
caso
?
Perbacco
,
io
ero
un
professore
totalmente
sconosciuto
.
Come
potevo
dire
a
me
stesso
:
«
Ora
manovro
le
cose
in
modo
da
diventare
internazionalmente
famoso
»
?
Sarebbe
stata
pura
follia
.
Volevo
essere
dove
accadono
le
cose
,
sì
,
ma
non
ho
mai
pagato
un
prezzo
per
esserci
.
Non
ho
mai
fatto
concessioni
.
Mi
son
sempre
lasciato
guidare
dalle
decisioni
spontanee
.
Uno
potrebbe
dire
:
allora
è
successo
perché
doveva
succedere
.
Si
dice
sempre
così
quando
le
cose
sono
successe
.
Non
si
dice
mai
così
delle
cose
che
non
succedono
:
non
è
mai
stata
scritta
la
storia
delle
cose
non
successe
.
In
un
certo
senso
,
però
,
io
sono
un
fatalista
.
Credo
nel
destino
.
Sono
convinto
,
sì
,
che
ci
si
debba
battere
per
raggiungere
uno
scopo
.
Ma
credo
anche
che
vi
siano
limiti
alla
lotta
che
l
'
uomo
può
fare
per
raggiungere
uno
scopo
.
Un
'
altra
cosa
,
dottor
Kissinger
:
ma
come
fa
a
mettere
insieme
le
tremende
responsabilità
che
si
è
assunto
e
la
frivola
reputazione
di
cui
gode
?
Come
fa
a
farsi
prendere
sul
serio
da
Mao
Tse
-
tung
,
da
Ciu
En
-
lai
,
da
Le
Duc
Tho
,
e
poi
farsi
giudicare
come
uno
spensierato
seduttore
di
donne
o
addirittura
un
playboy
?
Non
la
imbarazza
?
Nient
'
affatto
.
Perché
dovrebbe
imbarazzarmi
quando
vado
a
negoziare
con
Le
Duc
Tho
?
Quando
parlo
con
Le
Duc
l
'
ho
so
cosa
devo
fare
con
Le
Duc
Tho
e
quando
sono
con
le
ragazze
so
cosa
devo
fare
con
le
ragazze
.
D
'
altronde
,
Le
Duc
Tho
non
accetta
mica
di
negoziare
con
me
perché
rappresento
un
esempio
di
pura
rettitudine
.
Accetta
di
negoziare
con
me
perché
vuole
alcune
cose
da
me
allo
stesso
modo
in
cui
io
voglio
alcune
cose
da
lui
.
Guardi
,
nel
caso
di
Le
Duc
Tho
,
come
nel
caso
di
Ciu
En
-
lai
e
di
Mao
Tse
-
tung
,
io
penso
che
la
reputazione
di
playboy
mi
sia
stata
e
mi
sia
utile
perché
ha
servito
e
serve
a
rassicurare
la
gente
.
A
dimostrarle
che
io
non
sono
un
pezzo
da
museo
.
Comunque
,
quella
reputazione
da
frivolo
mi
diverte
.
E
pensare
che
io
la
ritenevo
una
reputazione
immeritata
,
insomma
una
messa
in
scena
più
che
una
verità
.
Be
'
,
in
parte
è
esagerata
:
ovvio
.
Ma
in
parte
,
ammettiamolo
,
è
vera
.
Ciò
che
conta
non
è
in
quale
misura
sia
vera
o
in
quale
misura
io
mi
dedichi
alle
donne
.
Ciò
che
conta
è
in
quale
misura
le
donne
facciano
parte
della
mia
vita
,
ne
siano
una
preoccupazione
centrale
.
Ebbene
,
non
lo
sono
per
niente
.
Per
me
le
donne
sono
soltanto
un
divertimento
,
un
hobby
.
Nessuno
dedica
tempo
eccessivo
agli
hobby
.
E
che
io
dedichi
loro
un
tempo
limitato
si
capisce
dando
un
'
occhiata
alla
mia
agenda
.
Le
dirò
di
più
:
non
di
rado
preferisco
vedere
i
miei
due
bambini
.
Li
vedo
spesso
,
infatti
,
sebbene
non
come
prima
.
Di
regola
ci
passo
insieme
il
Natale
,
le
feste
importanti
,
diverse
settimane
in
estate
,
e
vado
a
Boston
una
volta
al
mese
.
Per
trovarli
.
Certo
sa
che
sono
divorziato
da
anni
.
No
,
il
fatto
d
'
essere
divorziato
non
mi
pesa
.
Il
fatto
di
non
vivere
coi
miei
bambini
non
mi
dà
complessi
di
colpevolezza
.
Dal
momento
che
il
mio
matrimonio
era
finito
,
e
non
finito
per
colpa
dell
'
uno
o
dell
'
altra
,
non
c
'
era
ragione
di
rinunciare
al
divorzio
.
Del
resto
sono
molto
più
vicino
ai
miei
figli
ora
di
quanto
lo
fossi
quando
ero
marito
della
loro
madre
.
Sono
anche
molto
più
felice
,
ora
,
con
loro
.
Lei
è
contro
il
matrimonio
,
dottor
Kissinger
?
No
.
Quello
del
matrimonio
o
non
matrimonio
è
un
dilemma
che
può
risolversi
come
questione
di
principio
.
Potrebbe
accadere
che
mi
risposassi
...
sì
che
potrebbe
accadere
.
Però
,
sa
:
quando
si
è
persone
serie
come
lo
sono
io
,
dopotutto
,
coesistere
con
qualcun
altro
e
sopravvivere
a
tale
coesistenza
è
molto
difficile
.
II
rapporto
tra
una
donna
e
un
tipo
come
me
è
inevitabilmente
così
complesso
...
Bisogna
andar
cauti
.
Oh
,
mi
è
difficile
spiegare
queste
cose
.
Io
non
sono
una
persona
che
si
confida
coi
giornalisti
.
L
'
ho
capito
,
dottor
Kissinger
.
Non
ho
mai
intervistato
qualcuno
che
sfuggisse
come
lei
alle
domande
e
alle
definizioni
precise
,
nessuno
che
si
difendesse
come
lei
dall
'
altrui
tentativo
di
penetrare
la
sua
personalità
.
È
timido
,
lei
,
dottor
Kissinger
?
Sì
.
Abbastanza
.
Però
in
compenso
credo
d
'
essere
assai
equilibrato
.
Vede
,
c
'
è
chi
mi
dipinge
come
un
personaggio
tormentato
,
misterioso
,
e
chi
mi
dipinge
come
un
tipo
quasi
allegro
che
sorride
sempre
,
ride
sempre
.
Entrambe
le
immagini
sono
inesatte
.
Io
non
sono
né
l
'
uno
né
l
'
altro
.
Sono
...
Non
le
dirò
cosa
sono
.
Non
lo
dirò
mai
a
nessuno
.