StampaQuotidiana ,
Palermo
.
Corre
questo
interrogativo
:
perché
La
Torre
oggi
?
Tante
risposte
,
tanti
possibili
"
fili
di
ragionamento
"
,
tanti
possibili
paradigmi
indiziari
.
Si
cerca
di
rispondere
nelle
riunioni
e
negli
incontri
di
magistrati
,
di
funzionari
e
ufficiali
che
svolgono
le
indagini
.
Si
cerca
di
rispondere
anche
nei
crocchi
agli
angoli
di
piazza
Politeama
e
di
piazza
Massimo
,
e
questo
chiedevano
,
con
quegli
applausi
tutti
ben
mirati
e
pensati
,
con
quei
volti
di
anziani
rigati
di
lacrime
,
di
giovani
storditi
,
quei
siciliani
,
quei
cittadini
di
Palermo
che
a
decine
di
migliaia
erano
in
piazza
ieri
mattina
a
salutare
Pio
La
Torre
e
Rosario
Di
Salvo
.
Questo
si
è
chiesto
a
un
certo
punto
del
suo
discorso
anche
Enrico
Berlinguer
:
perché
La
Torre
oggi
?
La
risposta
sta
proprio
in
quella
capacità
di
suscitare
movimenti
di
massa
-
come
già
avvenne
negli
anni
50
,
gli
anni
di
Li
Causi
,
alla
cui
scuola
furono
educati
La
Torre
e
tanti
altri
dirigenti
del
movimento
operaio
-
che
ancora
una
volta
i
comunisti
stanno
dimostrando
in
Sicilia
.
Il
potere
mafioso
ha
sempre
bisogno
di
una
grande
pace
.
Una
pace
generalizzata
,
una
quiete
sociale
fatta
di
rassegnazione
e
di
arrangiamenti
spiccioli
,
un
torpore
differenziato
che
non
attragga
attenzioni
,
che
non
faccia
puntare
i
riflettori
,
che
non
ecciti
le
forze
dell
'
indagine
e
della
repressione
del
crimine
,
che
non
faccia
scrivere
i
giornali
.
Tanto
più
questa
pace
serve
quando
c
'
è
in
gioco
un
"
business
"
della
portata
di
quello
di
questi
anni
e
mesi
.
Un
"
business
"
che
coinvolge
i
fratelli
della
costa
atlantica
USA
,
che
porta
nell
'
isola
la
silenziosa
ed
esplosiva
ricchezza
di
oltre
ventimila
miliardi
di
lire
all
'
anno
per
la
produzione
e
il
traffico
della
droga
pesante
.
Questo
gigantesco
"
laboratorio
"
(
in
senso
proprio
di
raffinerie
per
l
'
eroina
e
in
senso
metaforico
)
deve
essere
lasciato
nella
più
grande
"
pace
"
,
perché
i
traffici
prolifichino
,
innocui
e
benefici
,
senza
che
alcuno
vada
a
vedere
di
dove
sorgono
.
Pier
Santi
Mattarella
aveva
cominciato
a
dare
qualche
segno
di
rinnovamento
nel
governare
questa
regione
.
Uomo
doppiamente
pericoloso
:
figlio
di
un
esponente
politico
discusso
per
i
suoi
rapporti
col
mondo
della
mafia
approdò
infatti
a
una
maturazione
di
cattolico
e
democratico
pensoso
del
bene
comune
,
innovatore
prudente
ma
saldo
di
stampo
moroteo
.
Gaetano
Costa
,
il
Procuratore
,
aveva
impresso
una
svolta
,
diciamo
così
"
teorica
"
alle
indagini
giudiziarie
contro
la
mafia
.
Si
era
mosso
cioè
con
i
mezzi
tecnici
di
un
magistrato
,
ma
con
la
statura
di
un
intellettuale
che
minacciava
di
porre
micidiali
mine
a
scoppio
ritardato
sotto
le
potenti
"
mura
di
Gerico
"
della
cittadella
mafiosa
.
Ecco
,
ci
pare
giusto
ricordare
questi
due
fra
i
tanti
che
la
mafia
ha
assassinato
in
questi
ultimi
anni
,
perché
la
loro
uccisione
avviene
sotto
lo
stesso
segno
politico
-
tutto
politico
-
che
caratterizza
quella
di
Pio
La
Torre
.
Il
potere
mafioso
non
ha
bisogno
di
uffici
studi
per
capire
queste
cose
,
ha
antenne
sensibili
ed
intelligenti
.
Pio
La
Torre
era
arrivato
qui
caricato
di
un
"
animus
"
già
di
per
sè
inquietante
.
Era
arrivato
forte
di
una
sua
nuova
,
aggiornata
cultura
su
ciò
che
era
la
mafia
di
oggi
.
E
si
era
mosso
subito
con
una
capacità
di
mobilitazione
,
un
attivismo
,
una
inventiva
che
sconcertavano
il
pianeta
mafioso
e
che
facevano
presa
in
modo
imprevisto
fra
la
gente
,
fra
i
giovani
,
negli
ambienti
più
diversi
.
Pensiamo
a
questa
campagna
per
la
pace
contro
i
missili
a
Comiso
.
Di
colpo
questa
Sicilia
,
questa
Comiso
,
diventavano
una
grande
scritta
in
tedesco
,
in
fiammingo
o
in
svedese
su
cartelli
portati
da
cortei
imponenti
del
movimento
per
la
pace
nelle
capitali
d
'
Europa
.
E
La
Torre
,
il
PCI
,
avevano
insistito
:
un
milione
di
firme
siciliane
contro
la
base
di
Comiso
.
Qualcosa
di
cui
era
arrivata
notizia
persino
sui
giornali
degli
Stati
Uniti
dove
dell
'
Italia
ci
si
occupa
ben
di
rado
.
E
pensiamo
intanto
a
quello
che
stava
avvenendo
in
questa
isola
.
Tavoli
per
le
firme
della
pace
davanti
alle
chiese
,
anche
nei
punti
più
remoti
delle
città
e
delle
campagne
,
bene
accettati
dai
parroci
;
un
banchetto
anche
davanti
al
Duomo
di
Monreale
;
il
cardinal
Pappalardo
che
dice
"
Non
posso
oppormi
ad
un
movimento
che
chiede
la
pace
"
;
i
centomila
della
marcia
di
Comiso
;
dieci
deputati
regionali
dc
(
la
DC
di
Sicilia
)
che
firmano
la
petizione
contro
i
missili
a
Comiso
;
il
presidente
dell
'
Assemblea
Regionale
,
il
socialista
Lauricella
,
che
si
schiera
per
le
firme
;
il
sindacato
che
prima
è
incerto
e
poi
si
mobilita
;
il
tavolo
per
le
firme
davanti
alla
stazione
ferroviaria
di
Palermo
dove
fanno
la
coda
,
in
arrivo
da
ogni
provincia
,
casuali
passanti
per
firmare
;
centomila
firme
solo
nel
capoluogo
regionale
dopo
pochi
giorni
.
E
intanto
,
si
badi
,
i
convegni
del
PCI
sulla
mafia
e
con
la
partecipazione
di
magistrati
;
magistrati
che
vanno
poi
al
congresso
regionale
del
PCI
e
parlano
dalla
tribuna
contro
la
mafia
.
E
la
delegazione
guidata
da
La
Torre
che
va
da
Spadolini
.
E
la
pronta
nomina
di
Dalla
Chiesa
prefetto
a
Palermo
,
nella
città
nella
quale
sino
a
poco
tempo
fa
si
pensava
che
bastasse
per
fare
il
questore
uno
che
non
era
nemmeno
funzionario
di
polizia
,
che
era
solo
iscritto
alla
P2
,
come
tutto
merito
.
Ma
tutto
questo
non
fa
rizzare
quelle
tali
antenne
mafiose
?
Per
una
serie
di
ragioni
anche
generali
e
di
diverso
genere
questo
movimento
stava
attecchendo
in
modo
imprevedibile
.
E
una
delle
ragioni
era
proprio
questa
nuova
capacità
impressa
al
PCI
di
incidere
,
di
darsi
una
cultura
politica
di
massa
adeguata
.
C
'
è
un
"
antico
"
che
può
finire
con
il
coincidere
con
la
neo
-
cultura
del
"
post
-
moderno
"
.
La
Torre
lo
aveva
felicemente
capito
.
Ha
ricordato
un
suo
compagno
palermitano
della
prima
ora
,
Mario
Collarà
che
è
segretario
della
sezione
"
Francesco
Losardo
"
che
era
da
sempre
,
qui
a
Palermo
,
quella
di
La
Torre
:
"
Mi
ricordo
negli
anni
50
,
quando
si
faceva
la
diffusione
domenicale
de
L
'
Unità
e
Pio
,
in
una
mattinata
,
riusciva
a
vendere
700
copie
.
E
quelli
erano
tempi
nei
quali
qui
al
quartiere
del
"
Capo
"
a
saper
leggere
erano
ben
pochi
"
.
E
ha
detto
un
altro
compagno
di
quella
sezione
comunista
palermitana
,
Mario
Viale
:
"
Sono
stato
con
Pio
due
domeniche
fa
a
raccogliere
le
firme
per
la
pace
.
Era
allegro
,
scherzava
e
convinceva
tutti
a
firmare
"
.
Ecco
,
appunto
,
l
'
antico
che
diventa
messaggio
moderno
,
che
colpisce
i
giovani
come
una
novità
piena
di
fascino
,
come
un
"
modo
nuovo
"
di
fare
politica
.
Questo
,
tutto
questo
,
sfasciava
il
clima
della
"
pax
mafiosa
"
,
quella
tale
pace
all
'
ombra
della
quale
si
è
potuto
operare
tranquilli
per
due
anni
dopo
l
'
intimidazione
degli
assassinii
di
Mattarella
e
di
Costa
:
quando
le
varie
"
famiglie
"
regolavano
i
conti
tra
loro
(
130
i
morti
negli
ultimi
13
mesi
,
opportunamente
"
potate
"
le
vecchie
piante
dei
Badalamenti
,
degli
Inzerillo
,
dei
Bontade
nella
disperata
lotta
per
il
controllo
del
"
business
"
dell
'
eroina
)
e
la
gente
badava
solo
ai
fatti
suoi
.
Ha
detto
Ninni
Guccione
,
presidente
regionale
delle
ACLI
,
pochi
minuti
dopo
aver
appreso
la
notizia
dell
'
uccisione
di
La
Torre
:
"
Chi
riesce
a
muovere
le
cose
,
ad
innescare
processi
che
comunque
cambino
le
cose
,
qualcosa
,
che
siano
unitari
e
collettivi
,
qui
in
Sicilia
ha
solo
una
risposta
,
che
è
il
piombo
,
la
sentenza
di
morte
"
.
Non
crediamo
che
sia
sempre
così
.
Questa
volta
il
potere
mafioso
ha
lanciato
una
sfida
troppo
ardita
e
dubitiamo
fortemente
che
quel
movimento
che
esso
tanto
teme
,
possa
fermarsi
-
piuttosto
che
intensificarsi
-
perché
il
compagno
Pio
La
Torre
è
stato
fucilato
a
tradimento
.