StampaQuotidiana ,
Roma
.
Poiché
è
finita
male
,
della
storia
di
Alfredo
nel
pozzo
restano
angoscia
e
rabbia
.
Passi
per
le
immagini
della
più
terribile
trasmissione
televisiva
.
Passi
per
la
tensione
che
in
certi
momenti
ha
stremato
gli
italiani
.
Quello
che
è
difficile
perdonare
(
forse
in
nome
soltanto
delle
emozioni
e
non
della
ragione
)
è
la
voce
del
bambino
che
tutti
abbiamo
troppo
bene
udito
e
chiuso
nella
memoria
.
Molti
di
noi
fuggivano
udendo
quel
pianto
amplificato
,
quelle
invocazioni
:
il
bambino
Alfredo
,
struggente
e
cardiopatico
di
sei
anni
,
aveva
fiducia
in
Nando
,
il
vigile
del
fuoco
che
era
tutti
noi
al
quale
chiedeva
uno
yogurt
col
cucchiaino
di
ferro
.
Si
dirà
e
scriverà
molto
su
questa
tragedia
.
E
sulla
trasmissione
.
E
su
Pertini
,
caparbio
e
stupendo
vecchio
che
rappresentava
tutti
gli
italiani
.
E
sugli
italiani
bravissima
gente
che
hanno
fatto
le
cinque
,
le
sei
,
le
sette
del
mattino
davanti
alla
televisione
,
piangendo
,
menando
pugni
,
urlando
di
speranza
,
abbattendosi
nella
disillusione
.
Grande
pasto
per
i
tecnici
e
gli
studiosi
delle
comunicazioni
di
massa
,
gli
psico
-
psicologi
e
i
socio
-
sociologi
scatenati
.
È
stato
anche
il
festival
della
proiezione
:
tutti
eravamo
Alfredo
nel
pozzo
,
tutti
eravamo
la
sua
forte
madre
(
donna
pratica
e
incredula
)
,
tutti
eravamo
Pertini
che
abbandona
la
crisi
del
governo
,
ma
,
più
d
'
ogni
altro
personaggio
,
tutti
eravamo
i
vigili
del
fuoco
,
quei
meravigliosi
,
generosi
,
audaci
,
pacifici
,
buoni
vigili
che
scavavano
,
parlavano
,
agivano
come
forti
giganti
.
Erano
gli
stessi
vigili
del
fuoco
,
come
razza
,
del
Friuli
e
dell
'
Irpinia
:
facce
senza
retorica
,
braccia
dure
.
Quel
povero
Pastorelli
,
loro
comandante
,
forse
era
poco
«
proiettivo
»
:
chi
voleva
essere
lui
,
nel
cuor
della
notte
,
a
non
sapere
che
fare
,
quale
decisione
prendere
,
quale
santo
chiamare
in
soccorso
?
Ma
,
meno
di
tutti
,
gli
italiani
si
sono
identificati
nel
ministro
degli
Interni
,
Virginio
Rognoni
,
il
quale
stava
lì
immobile
davanti
alle
telecamere
,
elegante
e
compunto
,
invece
di
stare
al
Viminale
a
fare
il
suo
mestiere
.
E
crediamo
che
il
suo
mestiere
sarebbe
stato
,
durante
la
terribile
notte
fra
venerdì
e
sabato
,
quello
di
far
squillare
tutti
i
telefoni
e
le
radio
di
ogni
gruppo
speciale
,
di
ogni
scuola
ginnastica
di
polizia
,
di
sommozzatori
,
alpini
,
uomini
ragno
;
di
far
squillare
i
telefoni
di
tutt
'
Europa
alla
ricerca
di
una
dozzina
di
esseri
umani
piccoli
,
resistenti
e
abili
da
mandare
giù
nel
foro
.
Rognoni
,
se
tutti
noi
fossimo
stati
lui
,
avrebbe
fatto
partire
elicotteri
e
jet
per
portare
sul
posto
speleologhi
americani
,
russi
,
tedeschi
,
di
ogni
patria
.
Molti
hanno
detto
e
pensano
:
quanto
chiasso
per
una
triste
singola
tragedia
infantile
,
mentre
tante
sciagure
si
consumano
.
A
cominciare
da
quella
siciliana
in
cui
due
bambini
sono
affogati
proprio
in
un
pozzo
.
Storia
finita
in
una
breve
notizia
sulle
colonne
dei
giornali
.
È
vero
,
e
ragione
vorrebbe
che
si
mantenesse
il
senso
delle
proporzioni
.
Ma
l
'
emotività
(
che
è
una
cosa
seria
non
meno
della
ragione
)
altera
la
razionalità
.
È
un
dato
di
fatto
.
Sicché
a
dispetto
apparente
della
ragione
,
la
triste
storia
di
Alfredo
nel
pozzo
ha
sconvolto
la
nostra
vita
:
volevamo
salvarlo
tutti
e
tutti
avremmo
dato
una
parte
di
noi
stessi
per
averlo
vivo
,
perché
eravamo
lui
e
non
lo
sapevamo
.
Per
questo
ci
sono
sembrate
enormità
,
forse
bestialità
,
certe
«
sfortunate
coincidenze
»
(
come
le
ha
benevolmente
qualificate
la
cronaca
televisiva
)
che
hanno
ucciso
sia
il
vero
Alfredo
Rampi
,
sia
il
bambino
che
ognuno
porta
in
sé
.
La
tavoletta
gettata
in
modo
idiota
nel
pozzo
,
così
da
ostruirlo
per
sempre
senza
poter
più
utilizzare
la
sua
apertura
.
La
galleria
laterale
che
si
è
fermata
moltissimi
metri
più
in
alto
del
luogo
in
cui
si
supponeva
che
Alfredo
fosse
(
ed
a
prescindere
dal
fatto
che
il
povero
bambino
nel
frattempo
fosse
precipitato
molto
più
in
basso
)
.
E
poi
quella
storia
del
pertugio
da
trenta
centimetri
che
ha
costretto
alla
caccia
al
nano
ci
è
sembrata
poco
credibile
:
non
siamo
tecnici
,
ma
roccia
o
no
,
in
tante
ore
una
banale
raspa
,
una
lima
avrebbe
potuto
far
guadagnare
i
centimetri
bastanti
per
consentire
il
passaggio
,
se
non
di
un
granatiere
almeno
di
un
normale
ragioniere
.
Invece
nessuno
ha
allargato
quel
buco
e
nessuno
ha
provveduto
a
chiedere
personale
adatto
in
Italia
e
all
'
estero
.
Quando
un
megafono
ha
gridato
:
«
Si
cerca
una
persona
veramente
magra
per
scendere
giù
»
(
era
passata
mezzanotte
da
poco
)
abbiamo
capito
che
Alfredo
sarebbe
morto
.
E
lo
abbiamo
capito
ancora
di
più
,
ma
con
quanta
rabbiosa
disperazione
,
quando
è
stato
annunciato
il
turno
del
«
tappezziere
di
Acilia
»
.
In
quel
momento
il
dramma
,
già
aperto
alla
tragedia
,
è
diventato
un
grottesco
,
un
incubo
.
Piangi
,
piangi
bambino
Alfredo
negli
amplificatori
gentilmente
prestati
dalla
RAI
:
non
avrai
né
il
tuo
yogurt
col
cucchiaino
di
ferro
,
né
la
coperta
calda
e
neppure
Mazinga
che
il
buon
Nando
(
Nando
che
ha
la
faccia
dei
papà
che
vogliono
bene
a
tutti
i
bambini
)
ti
ha
promesso
.
Alfredo
è
morto
e
il
magistrato
di
turno
dirà
se
è
omicidio
colposo
;
i
tecnici
diranno
se
si
poteva
fare
di
più
e
di
meglio
.
Ma
quel
bambino
è
morto
annegato
nelle
bugie
perché
nessuno
era
in
grado
di
salvarlo
.
Adesso
sappiamo
che
un
sistema
semplicissimo
per
salvare
Alfredo
sarebbe
stato
quello
usato
dai
petrolieri
quando
vogliono
chiudere
un
pozzo
.
Fanno
così
:
mandano
giù
nel
profondo
un
cannello
collegato
a
una
bombola
.
La
bombola
contiene
polistirolo
liquido
e
il
pozzo
si
riempie
di
polistirolo
espanso
,
che
sarebbe
quella
morbida
e
leggera
plastica
bianca
degli
imballaggi
.
Bastava
mandare
il
cannello
sotto
Alfredo
(
nelle
prime
ore
)
e
non
sarebbe
mai
più
caduto
di
sotto
.
Oppure
il
pallone
:
bastava
mandare
un
pallone
speciale
sgonfio
e
legato
a
un
tubo
sotto
Alfredo
e
poi
gonfiarlo
.
Il
bambino
sarebbe
stato
protetto
.
Forse
così
avrebbero
fatto
nell
'
Oregon
o
nell
'
Ohio
.
O
a
Stoccolma
o
a
Bonn
.
Non
sappiamo
.
Forse
invece
Alfredo
sarebbe
morto
egualmente
,
ma
ci
piace
pensare
che
quel
bambino
poteva
essere
salvato
:
ce
lo
dice
l
'
istinto
e
l
'
istinto
non
è
sempre
da
buttar
via
.
Alle
22.30
Alfredo
piangeva
.
Che
insopportabile
pianto
quel
pianto
.
Anche
Pertini
(
che
nel
pomeriggio
lo
aveva
udito
in
cuffia
)
ha
avuto
un
sobbalzo
:
«
Fate
silenzio
lì
»
ha
gridato
.
Ed
è
stato
l
'
unico
moto
del
presidente
.
È
rimasto
in
piedi
,
immobile
,
monumento
alla
partecipazione
per
ore
e
ore
.
E
tuttavia
non
si
può
tacere
sul
fatto
che
l
'
arrivo
non
tanto
di
Pertini
quanto
del
suo
seguito
è
stato
,
nel
pomeriggio
,
invadente
:
una
marcia
inattesa
sul
teatro
delle
operazioni
che
ha
frantumato
la
tensione
,
ha
fatto
sbandare
la
folla
che
da
silenziosa
e
composta
si
è
fatta
vociante
(
«
viva
Pertini
,
viva
il
Presidente
»
)
e
capricciosa
:
ha
solleticato
la
vanità
di
chi
ha
preferito
deconcentrarsi
e
andare
a
riverire
il
seguito
presidenziale
.
La
piana
di
Vermicino
in
cui
la
tragedia
di
Alfredo
si
è
consumata
,
ha
conosciuto
nelle
ore
una
lenta
e
orribile
metamorfosi
:
si
è
trasformata
in
un
circo
equestre
e
in
un
sepolcro
.
La
richiesta
di
«
un
nano
»
(
e
subito
comparve
,
per
fallire
se
ricordate
,
il
nano
Claudio
)
ha
solleticato
le
fantasie
.
Ieri
mattina
intorno
al
sepolcro
in
cui
Alfredo
si
era
spento
era
radunata
una
corte
dei
miracoli
:
giovani
di
colore
,
nani
gibbosi
,
relitti
umani
spiritati
e
vocianti
,
ciascuno
accompagnato
dal
suo
manager
,
si
sono
messi
in
fila
per
fare
l
'
esperimento
.
Ognuno
si
aspettava
di
poter
vincere
;
e
brandivano
strumenti
artigiani
fabbricati
nella
notte
,
cappiole
e
laccioli
,
cinghie
e
bracciali
a
cremagliera
.
A
tutti
,
e
brutalmente
,
è
stato
detto
di
no
.
Per
la
verità
abbiamo
avuto
la
sensazione
che
alle
sette
di
ieri
mattina
fosse
stata
decretata
la
morte
di
Alfredo
,
grazie
alla
testimonianza
dell
'
ultimo
soccorritore
che
alle
6.36
aveva
potuto
toccare
il
braccio
della
vittima
trovandolo
irrigidito
e
freddo
.
A
quel
punto
,
tornato
lo
speleologo
alla
superficie
,
il
grande
gioco
per
salvare
Alfredo
è
finito
:
la
madre
ha
potuto
finalmente
crollare
e
seguitare
a
morire
nelle
lacrime
;
tutti
noi
abbiamo
potuto
spegnere
il
televisore
,
portatore
di
lutti
e
di
rovinate
speranze
.
La
RAI
ha
trasmesso
la
più
lunga
diretta
della
sua
storia
:
18
ore
consecutive
.
Indice
d
'
ascolto
prossimo
alla
totalità
.
Si
dava
la
morte
in
diretta
che
(
come
il
sesso
e
il
denaro
)
ottiene
gradimenti
altissimi
.
Ma
non
c
'
era
soltanto
la
RAI
o
le
private
:
la
catena
americana
ABC
ha
capito
subito
l
'
importanza
della
storia
e
si
è
piazzata
per
prima
.
Le
altre
sono
arrivate
di
carriera
.
Reporter
americani
e
italiani
si
sono
insultati
mentre
Alfredo
agonizzava
.
Nella
notte
,
la
prima
,
si
sono
avute
grandi
cazzottature
.
Nella
notte
,
la
seconda
,
gruppi
di
ubriachi
hanno
sciamato
fra
le
poche
case
di
Vermicino
arrecando
tormento
alla
famiglia
della
vittima
.
Ma
la
grande
Italia
generosa
e
strappacore
,
sicuramente
un
po
'
kitsch
,
quella
che
vede
Portobello
e
si
entusiasma
,
l
'
Italia
che
ha
le
semplici
e
solide
tradizioni
della
piccola
borghesia
era
(
ed
ancora
è
,
in
queste
ore
)
solidale
con
Alfredo
,
parla
di
Alfredo
,
non
discute
d
'
altro
.
Ognuno
,
se
andate
nei
bar
e
nei
ristoranti
,
ha
la
sua
formula
sicura
per
assicurare
la
corda
al
braccino
infangato
del
bambino
che
non
grida
più
.
Tutti
si
proclamano
certi
che
fu
commessa
una
grandissima
ingiustizia
,
un
sopruso
tremendo
.
Un
volontario
con
la
testa
poco
a
posto
ieri
gridava
che
«
questo
è
lo
schifo
della
società
dei
nostri
giorni
»
.
Gli
ha
risposto
qualche
cenno
di
assenso
.
Tutti
si
sono
commossi
quando
si
è
presentato
,
erano
le
3.10
di
ieri
mattina
,
il
ragazzo
Pietro
Molino
,
napoletano
di
16
anni
che
essendo
emaciato
e
gracile
ne
dimostra
nove
.
Caro
ragazzo
napoletano
,
Pertini
ti
aveva
già
abbracciato
quando
un
giudice
guastafeste
ha
bloccato
tutto
per
mancanza
del
consenso
paterno
.
Il
giudice
ha
certamente
commesso
l
'
errore
di
far
conoscere
il
suo
divieto
(
mentre
si
doveva
volare
contro
le
ore
,
i
minuti
e
i
secondi
)
dopo
un
'
ora
di
inutili
imbragamenti
e
istruzioni
.
Commozione
per
l
'
intrepido
adolescente
napoletano
,
indignazione
popolare
contro
il
magistrato
.
Commozione
e
risa
e
vergogna
,
quando
si
annuncia
al
microfono
,
come
se
fosse
un
teatro
in
piazza
,
il
tentativo
di
«
Er
microbo
der
Tufello
»
,
tal
Luciano
accompagnato
dal
padre
.
Fallisce
il
primo
,
fallisce
il
secondo
:
l
'
impressione
è
che
i
soccorsi
siano
allo
sbando
;
che
i
dirigenti
manchino
di
fantasia
(
stremati
come
sono
)
,
che
gli
uomini
alla
macchina
,
alle
funi
e
nella
terra
siano
sfiniti
.
Alfredo
,
anche
se
non
lo
sappiamo
con
certezza
,
muore
con
lo
spuntare
dell
'
aurora
.
Ha
avuto
sempre
più
freddo
,
ha
pianto
sempre
più
sommessamente
,
si
è
rannicchiato
in
una
sacca
del
cunicolo
e
lì
si
è
spento
.
Lo
raggiunge
l
'
ultimo
volontario
che
non
riesce
ad
ammanettarlo
(
ormai
il
sole
sfolgora
)
e
che
rinuncia
.
Siamo
morti
tutti
ieri
mattina
alle
6.36
mentre
gli
speakers
dei
canali
televisivi
si
rimandavano
banalità
di
circostanza
e
si
gratificavano
reciprocamente
dicendosi
«
esatto
»
,
fino
a
trenta
volte
in
un
quarto
d
'
ora
.
Sono
passati
su
questa
scena
il
contorsionista
francese
,
il
sardo
Angelo
Cossu
e
un
nano
di
una
TV
privata
.
Passeggia
,
inosservato
,
Agostino
Greggi
,
missino
ex
democristiano
.
Il
terreno
è
cosparso
di
lerciume
:
c
'
è
aria
di
stadio
,
di
Lourdes
,
di
festa
campestre
.
I
curiosi
hanno
calpestato
tutto
,
si
sono
sparsi
ovunque
,
hanno
tenuto
sotto
pressione
con
il
loro
alito
i
vigili
del
fuoco
.
Al
mattino
,
quando
tutto
è
finito
,
le
forze
dell
'
ordine
diventano
di
colpo
severe
e
superciliose
:
di
qui
non
si
passa
,
favorisca
i
documenti
.
C
'
è
un
tubo
dal
diametro
di
trenta
centimetri
;
al
primo
sole
del
mattino
i
saltimbanchi
che
aspirano
cimentarsi
nel
cunicolo
in
cui
giace
Alfredo
,
tentano
di
entrare
nel
tubo
:
è
un
test
,
come
la
scarpa
di
Cenerentola
.
Ma
è
inutile
.
Vola
una
polvere
rossastra
che
acceca
e
la
canicola
è
temperata
dal
vento
.
Sta
per
arrivare
la
nuova
trivella
.
StampaQuotidiana ,
Roma
.
Quanti
?
Ce
lo
domanderemo
per
un
pezzo
.
Più
che
per
i
funerali
di
Togliatti
,
questo
è
certo
.
Più
che
per
chiunque
nell
'
età
repubblicana
è
probabile
.
Chi
ha
visto
le
immagini
in
televisione
si
sarà
fatta
un
'
idea
:
Roma
si
è
dilatata
fra
le
sue
mura
e
i
suoi
Fori
per
accogliere
questo
popolo
comunista
che
sembrava
una
nazione
e
che
sotto
un
sole
tardivo
ma
implacabile
è
andata
a
dire
addio
a
Berlinguer
.
Ce
lo
diranno
meglio
ancora
le
immagini
che
su
dal
cielo
andavano
filmando
Ettore
Scola
e
Francesco
Maselli
,
dall
'
elicottero
che
ronzava
e
sibilava
,
planava
e
si
arrestava
come
una
creatura
degli
stagni
.
Forse
erano
un
milione
e
mezzo
.
Un
milione
è
certamente
un
numero
per
difetto
,
considerato
che
soltanto
fra
le
Botteghe
Oscure
e
San
Giovanni
,
prima
dei
cortei
periferici
e
senza
calcolare
la
piazza
già
gremita
,
erano
almeno
ottocentomila
.
Davanti
al
rosso
palazzo
di
Botteghe
Oscure
,
chiusa
la
camera
ardente
,
la
folla
era
stipata
fino
al
collasso
,
fitta
nelle
zone
d
'
ombra
fino
a
sembrare
un
muro
respirante
e
stravolto
nell
'
attesa
.
Alle
14.45
è
uscita
la
bara
chiara
con
il
corpo
di
Berlinguer
.
Fino
ad
un
attimo
prima
era
silenzio
.
Volti
molto
affaticati
.
Occhi
di
pianto
.
Poi
l
'
applauso
come
un
uragano
.
I
bambini
in
braccio
,
sulle
spalle
.
Urlano
«
Enrico
»
.
Lo
ritmano
.
Lo
ripetono
a
triplette
-
«
Enrico
-
Enrico
-
Enrico
»
-
sempre
più
veloci
.
Si
levano
i
pugni
.
Partono
sei
o
sette
tentativi
di
intonare
Bandiera
rossa
che
si
sommergono
l
'
un
l
'
altro
su
diverse
tonalità
.
Perentoria
si
impone
la
marcia
funebre
di
Chopin
numero
uno
,
diretta
dallo
stesso
maestro
Franco
Castellani
che
la
suonò
vent
'
anni
fa
per
i
funerali
di
Togliatti
.
Chissà
se
si
farà
un
altro
quadro
gigantesco
per
questi
funerali
.
Proviamo
a
immaginarlo
,
dipinto
così
come
lo
abbiamo
visto
oggi
vivo
:
in
prima
fila
,
dietro
il
disadorno
furgone
nero
,
i
familiari
di
Enrico
Berlinguer
,
di
cui
non
si
cesserà
di
lodare
la
compostezza
e
quella
impensabile
misura
di
partecipazione
e
separazione
dal
lutto
pubblico
,
di
partito
,
politico
,
corale
.
Non
sarà
facile
dipingerli
senza
forzarne
i
tratti
.
E
poi
,
a
qualche
metro
,
Nilde
Jotti
con
un
foulard
celeste
per
ripararsi
dal
sole
che
arde
i
capelli
di
tutti
,
Giancarlo
Pajetta
e
Napolitano
col
berretto
in
testa
,
Pietro
Ingrao
,
Reichlin
,
Occhetto
che
in
questi
giorni
ha
retto
il
peso
organizzativo
del
presidio
di
Botteghe
Oscure
,
Tortorella
,
Pecchioli
sempre
più
diafano
ed
eretto
nel
suo
dolore
personale
,
il
sindaco
di
Roma
Vetere
,
Novelli
.
Poi
c
'
era
un
cordone
d
'
ordine
terribile
,
che
sgomitava
e
chiudeva
senza
pietà
.
Un
servizio
di
contenimento
della
folla
efficiente
,
duro
,
concitato
,
sicuramente
necessario
,
ma
che
faceva
singolare
contrasto
con
la
mestizia
,
la
folla
che
si
trascinava
su
un
asfalto
pastoso
,
appiccicoso
nel
quale
non
soltanto
le
suole
delle
scarpe
lasciavano
l
'
impronta
,
ma
in
cui
garofani
,
gladioli
e
rose
si
incorporavano
come
fossili
istantanei
.
Il
corteo
funebre
si
muove
lentamente
.
Pochi
metri
e
si
ferma
.
Davanti
si
incolonnano
centinaia
di
corone
:
sono
i
fiori
delle
sezioni
,
delle
federazioni
,
e
più
avanti
quelle
dei
consigli
di
fabbrica
,
della
FGCI
e
quelle
tricolori
del
presidente
della
Repubblica
,
della
Camera
dei
deputati
,
del
Senato
e
dei
presidenti
del
Parlamento
.
Elenchiamo
intanto
le
poche
cifre
note
.
I
pullman
che
sono
arrivati
a
Roma
sono
stati
più
di
cinquemila
.
I
treni
speciali
venticinque
.
Le
persone
arrivate
a
piazza
San
Giovanni
per
conto
loro
,
senza
far
parte
di
nessuno
dei
tre
cortei
collaterali
o
di
quello
centrale
,
erano
più
di
trentamila
.
Alle
10.30
il
centro
storico
era
chiuso
e
bloccato
.
A
quell
'
ora
,
soltanto
fra
via
del
Teatro
di
Marcello
e
piazza
Venezia
,
per
un
chilometro
e
mezzo
di
strada
,
erano
già
stipate
trentamila
persone
.
Il
Comune
di
Roma
ha
impiegato
per
il
governo
del
traffico
mille
e
duecento
vigili
urbani
.
Davanti
a
Botteghe
Oscure
,
nei
giardini
adiacenti
a
piazza
Venezia
,
sui
prati
e
sui
marciapiedi
hanno
dormito
migliaia
di
comunisti
arrivati
durante
la
notte
.
Alle
4
del
mattino
si
è
dovuta
riaprire
la
camera
ardente
perché
la
folla
premeva
.
Fino
alle
14
,
quando
è
stata
chiusa
,
i
visitatori
che
sono
riusciti
a
passare
davanti
a
quella
bara
sono
stati
almeno
centoventicinquemila
.
Gli
ultimi
a
fare
il
picchetto
d
'
onore
sono
stati
gli
attori
,
i
registi
,
la
gente
di
spettacolo
.
C
'
erano
Monica
Vitti
,
Giovanna
Ralli
,
Ettore
Scola
,
Carla
Gravina
,
Carla
Tatò
,
Giuliano
Montaldo
,
Mariangela
Melato
,
Felice
Laudadio
.
È
stato
visto
Alberto
Sordi
,
che
comunista
non
è
,
passare
e
fermarsi
un
istante
,
commosso
.
Fra
gli
ultimi
politici
sono
passati
il
democristiano
Mario
Segni
e
Aldo
Aniasi
,
socialista
.
E
poi
i
rappresentanti
della
comunità
israelitica
che
sono
stati
ricevuti
da
Pietro
Ingrao
,
con
cui
si
sono
fermati
a
parlare
della
«
straordinaria
umanità
»
del
segretario
del
PCI
scomparso
.
Così
,
quando
la
città
-
Roma
si
è
svegliata
,
già
era
in
piedi
e
quasi
stremata
un
'
altra
città
che
l
'
aveva
invasa
sovrapponendosi
:
almeno
mezzo
milione
di
persone
erano
a
mezzogiorno
su
via
delle
Botteghe
Oscure
e
qualcuno
già
sveniva
.
Abbiamo
visto
diverse
persone
accasciarsi
per
il
caldo
e
sono
state
soccorse
con
molto
affetto
.
Una
è
morta
per
malore
.
Le
ambulanze
sono
state
chiamate
in
qualche
caso
.
I
siciliani
che
sono
arrivati
stremati
dopo
venti
ore
di
treno
hanno
trovato
latte
e
yogurt
offerto
gratis
dai
dipendenti
della
Centrale
del
Latte
che
si
sono
autotassati
.
Il
Comune
di
Roma
ha
predisposto
numerose
autobotti
che
hanno
fornito
acqua
fresca
alle
migliaia
di
assetati
.
A
piazza
San
Giovanni
già
alle
13
era
impossibile
entrare
.
E
per
tutto
il
tempo
dei
comizi
,
dei
discorsi
ufficiali
,
folla
e
folla
ha
seguitato
a
premere
sulla
piazza
,
a
riempire
tutte
le
vie
adiacenti
,
come
un
liquido
palpitante
e
colorato
,
sul
quale
spiccavano
le
bandiere
rosse
.
E
anche
piazza
San
Giovanni
non
ricordiamo
di
averla
mai
vista
arredata
con
un
palco
di
quelle
dimensioni
e
di
quella
funzionale
architettura
.
Rivedremo
quel
palco
di
320
metri
quadrati
nei
filmati
e
nelle
foto
,
costruito
in
gran
fretta
da
sessanta
carpentieri
di
attrezzature
metalliche
e
falegnami
e
sormontato
da
quella
grande
foto
di
Berlinguer
mite
e
duro
,
forse
timido
ma
anche
ironico
,
alta
quattro
metri
e
mezzo
e
larga
tre
.
Una
coreografia
,
paradossalmente
trattandosi
di
un
funerale
,
assai
viva
:
ideata
per
contenere
cinquecento
invitati
fra
europei
,
asiatici
,
africani
ed
americani
.
Anche
in
questo
senso
ci
sembra
di
poter
dire
che
non
si
era
mai
vista
una
cosa
del
genere
.
La
gente
.
Giovani
tantissimi
,
con
i
loro
jeans
(
e
due
copie
dell
'
«
Unità
»
ficcate
una
per
tasca
)
,
e
le
loro
magliette
,
il
loro
modo
di
parlare
che
trascende
ormai
i
dialetti
in
un
esperanto
adolescente
e
militante
.
Ma
tanti
,
tantissimi
i
vecchi
,
la
gente
d
'
età
,
i
capelli
bianchi
.
Le
barbe
e
le
pinguedini
dei
quarantenni
.
E
i
romani
,
in
maggioranza
subito
seguiti
dai
milanesi
,
che
quando
sono
comunisti
si
ritrovano
anche
in
un
loro
linguaggio
,
popolare
ma
affettuosamente
brusco
.
Così
quando
la
folla
trascina
e
si
cade
travolti
,
i
mariti
proteggono
le
mogli
:
«
Bianca
!
Acchiappate
ar
braccio
mio
»
.
E
i
fotografi
impostano
i
loro
servizi
:
«
Avvisa
tutti
:
tirate
fuori
1'
"
Unità
"
e
fateci
un
cappelluccio
.
Ma
che
si
veda
la
parola
"
addio
"
davanti
.
Poi
mettetevi
lì
che
faccio
il
gruppo
»
.
I
giovani
toccano
,
ti
toccano
,
palpano
,
è
una
folla
carezzevole
e
confidenziale
.
E
quando
l
'
emozione
passa
in
un
grido
,
in
uno
slogan
,
l
'
alito
contamina
tutti
:
«
Non
ti
dimenticheremo
»
,
«
Enrico
»
,
«
Vivrai
per
sempre
»
.
Togliatti
morì
in
agosto
.
Berlinguer
di
giugno
.
E
soltanto
oggi
si
può
dire
che
è
estate
:
«
Fa
lo
stesso
caldo
di
quando
morì
Palmiro
»
dice
un
vecchio
operaio
.
Il
furgone
avanza
e
il
vento
generosamente
ingrossa
le
bandiere
che
si
dispiegano
con
maestà
:
quella
grande
del
Comitato
centrale
,
frangiata
e
abbrunata
,
e
il
tricolore
della
Repubblica
.
E
poi
quella
strana
bandiera
ibrida
:
verde
e
bianca
in
parti
uguali
e
poi
la
sezione
rossa
di
dimensioni
triple
.
Il
furgone
va
avanti
e
l
'
asfalto
fonde
.
Cantano
Bandiera
rossa
e
la
banda
procede
a
passi
lillipuziani
,
con
imprevisti
schianti
dei
piatti
.
Ai
lati
del
corteo
le
transenne
.
Oltre
,
c
'
è
altro
popolo
che
si
stringe
e
soffoca
e
piange
.
Si
direbbe
che
un
sottile
velo
di
lacrime
renda
tremula
questa
immagine
.
O
forse
il
miraggio
dell
'
alito
rovente
dall
'
asfalto
.
Un
urlo
verso
i
Fori
imperiali
:
«
Viva
il
grande
Partito
comunista
di
Gramsci
,
Togliatti
e
Berlinguer
»
.
Folla
bianca
e
rossa
sui
giardini
.
Arriva
la
limousine
nera
del
presidente
della
Repubblica
:
riceverà
un
applauso
grande
come
un
boato
allo
stadio
,
a
piazza
San
Giovanni
.
Qui
lo
vedono
in
pochi
e
lo
chiamano
.
I
capi
del
servizio
d
'
ordine
sono
implacabili
.
E
bravi
.
«
Forza
,
forza
co
'
sto
cordone
,
su
,
su
,
sbrigarsi
»
.
Quando
passa
Berlinguer
tutti
levano
in
alto
il
giornale
del
partito
nell
'
edizione
straordinaria
che
dice
grande
«
Addio
»
in
rosso
.
Inatteso
un
grande
cartello
declama
:
«
Genitori
,
non
crescete
i
vostri
figli
come
schiavi
,
i
figli
non
si
picchiano
»
.
Una
vecchia
signora
genovese
filosovietica
si
è
messa
ai
lati
del
corteo
con
un
cartello
:
«
Oggi
non
c
'
è
scelta
,
o
amici
dell
'
URSS
,
o
servi
di
Reagan
»
.
Distribuisce
a
pacchi
la
rivista
«
Realtà
sovietica
»
.
Grida
:
«
Siete
dei
criminali
,
venduti
all
'
America
»
.
Qualcuno
,
con
rapida
intolleranza
,
le
fa
a
pezzi
il
cartello
.
Resta
lì
,
patetica
e
testarda
.
Avanzano
i
gonfaloni
delle
città
.
Sono
centinaia
,
forse
migliaia
,
con
i
nomi
dei
paesi
dell
'
Umbria
,
delle
Marche
,
del
Lazio
,
della
Calabria
,
della
Toscana
.
E
ne
arrivano
sempre
più
,
sempre
più
,
con
i
loro
vigili
urbani
nelle
uniformi
fantasiose
e
diverse
,
tutte
sull
'
azzurrino
.
E
arriva
,
preceduto
dal
rullo
dei
tamburi
,
il
corteo
torinese
dai
grandi
cartelli
e
gli
striscioni
rossi
.
E
i
sardi
del
Sulcis
che
hanno
montato
la
guardia
al
feretro
col
casco
dei
minatori
e
la
lampada
accesa
,
avanzando
lentamente
dietro
il
loro
striscione
.
Sulla
colonna
Traiana
,
imbragata
nell
'
impalcatura
del
restauro
,
un
lungo
cartello
verticale
:
«
Vivrai
sempre
»
.
Le
bandiere
rosse
sono
vecchie
e
nuove
.
Le
nuove
sembrano
di
plastica
,
di
questo
nailon
luccicante
che
si
arroventa
e
non
stinge
.
Quelle
vecchie
sono
gloriose
e
slavate
,
falci
e
martelli
ricamati
a
mano
,
all
'
ingiù
,
come
si
usava
all
'
inizio
del
secolo
.
Tre
i
cortei
che
sono
confluiti
man
mano
su
quello
principale
,
fino
alla
piazza
.
Uno
è
partito
dalla
stazione
Tiburtina
,
uno
dall
'
Ostiense
e
l
'
ultimo
da
Cinecittà
.
Del
primo
facevano
parte
i
comunisti
padovani
,
trattati
con
riguardo
perché
la
loro
città
è
stata
affettuosa
e
vicina
al
dramma
di
Berlinguer
.
Si
radunavano
lì
i
comunisti
di
Mantova
,
di
Varese
,
di
Bologna
,
del
Friuli
,
di
Verona
.
E
poi
i
petrolchimici
di
Marghera
,
di
Milano
.
Fischiano
Bella
ciao
nel
caldo
.
Lacrime
e
sudore
.
Si
muovono
al
canto
di
Bandiera
rossa
.
Pugni
chiusi
.
Pugni
chiusi
,
ma
molti
di
quelli
che
riusciranno
ad
arrivare
fino
alla
camera
ardente
renderanno
omaggio
a
Berlinguer
prima
con
íl
segno
di
croce
e
poi
col
pugno
:
pietas
cattolica
e
militanza
.
Se
c
'
era
chi
gridava
:
«
Enrico
,
vivi
in
tutti
noi
»
,
non
è
mancato
chi
amaramente
inalberava
un
cartello
che
dichiarava
«
Enrico
,
sei
morto
insieme
a
noi
»
,
riecheggiando
la
battuta
addolorata
di
Benigni
che
ha
scritto
più
o
meno
:
adesso
andremo
tutti
indietro
.
I
comunisti
piemontesi
sono
arrivati
all
'
Ostiense
.
E
anche
quelli
liguri
,
i
toscani
e
gli
umbri
,
con
le
loro
bande
musicali
e
i
gonfaloni
.
A
mezzogiorno
intorno
alla
Piramide
erano
più
di
sessantamila
,
con
i
ragazzi
della
FGCI
in
prima
linea
,
seguiti
dagli
operai
della
FIAT
Lingotto
,
di
Rivalta
,
Mirafiori
,
tutti
con
i
cappelli
di
carta
,
con
i
berretti
di
tela
,
i
golf
della
notte
annodati
alla
vita
,
í
fazzoletti
sui
capelli
.
Cartelli
grandi
e
affettuosi
:
«
Enrico
,
sei
stato
grande
»
,
«
Enrico
,
ti
prometto
un
mondo
più
bello
,
ti
voglio
bene
,
Dalia
»
.
Bisogna
dire
che
l
'
eco
del
titolo
del
film
di
Benigni
ha
fatto
scuola
:
«
Ti
voglio
bene
»
era
dovunque
.
E
deve
avere
influenzato
anche
quel
confidenziale
,
personale
«
ciao
Enrico
»
dell
'
«
Unità
»
,
così
nuovo
in
un
giornale
che
fu
paludato
fino
alla
tristezza
.
Molti
cartelli
del
tenore
«
Grazie
Enrico
per
quello
che
ci
hai
insegnato
»
e
drammatico
quello
che
promette
:
«
Senza
di
te
,
senza
perderti
»
.
I
cortei
si
sono
mossi
ininterrottamente
,
come
fluidi
continui
.
Al
Circo
Massimo
í
primi
malori
.
I
«
compagni
medici
»
intervengono
spesso
.
Ed
ecco
í
portuali
di
Genova
,
di
Riva
Trigoso
,
gli
stessi
che
udirono
il
comizio
del
giorno
prima
di
Padova
.
A
Cinecittà
si
raduna
il
popolo
del
Sud
.
Centinaia
di
pullman
che
vengono
da
Bari
,
Brindisi
,
Matera
,
Napoli
,
Potenza
.
Una
folla
eterogenea
che
ha
usato
pullman
di
gran
turismo
con
TV
e
toilette
,
oppure
vecchie
corriere
degli
anni
Cinquanta
.
C
'
è
stato
chi
si
è
preoccupato
di
raccogliere
le
cartacce
e
molte
donne
hanno
aperto
fagotti
di
viveri
.
Anche
da
Cinecittà
sono
partiti
a
migliaia
diretti
verso
piazza
San
Giovanni
,
attraverso
una
città
trasfigurata
.