StampaQuotidiana ,
Nella
bella
biografia
dedicata
a
Berlinguer
da
Gorresio
un
capitolo
s
'
intitola
«
Di
fronte
ai
cattolici
»
.
Berlinguer
come
Lenin
:
«
L
'
unità
della
lotta
per
un
paradiso
in
terra
che
preme
più
dell
'
unità
delle
opinioni
per
un
paradiso
in
cielo
»
.
Prescindo
da
Berlinguer
,
che
,
per
quanto
so
,
è
rispettosissimo
della
fede
religiosa
delle
persone
a
lui
più
vicine
,
né
fa
opera
di
proselitismo
ateistico
.
Ma
l
'
espressione
di
Lenin
è
da
considerare
:
siano
con
tutti
noi
coloro
che
vogliono
conquistare
un
paradiso
in
terra
;
poco
importa
se
poi
c
'
è
tra
loro
chi
crede
anche
ad
un
paradiso
in
cielo
.
Non
so
quale
significato
avesse
per
Lenin
l
'
espressione
«
paradiso
in
terra
»
;
certo
non
dimenticava
che
la
sofferenza
,
le
malattie
,
la
decadenza
della
vecchiaia
,
la
perdita
delle
persone
care
,
non
sono
eliminabili
dal
cammino
umano
.
Ma
,
nato
nel
1870
,
avendo
a
diciassette
anni
visto
un
fratello
condannato
a
morte
per
complotto
,
avendo
conosciuto
a
25
la
prigione
e
poi
la
deportazione
in
Siberia
,
e
soprattutto
essendo
vissuto
in
una
Russia
dove
ancora
dovevano
essere
forti
le
tracce
della
servitù
della
gleba
,
l
'
arbitrio
della
polizia
era
praticamente
senza
limiti
,
mentre
c
'
erano
signori
con
tenute
delle
dimensioni
di
una
provincia
e
patrimoni
in
gioielli
valutabili
a
centinaia
di
milioni
di
allora
,
ed
il
popolo
era
quello
che
appare
da
Dostoevskij
(
l
'
ubriachezza
unica
consolazione
dello
squallore
,
la
prostituzione
unica
risorsa
per
le
ragazze
povere
)
,
poteva
chiamare
paradiso
anche
la
vita
dignitosa
che
l
'
operaio
tedesco
e
francese
cominciavano
a
conquistare
ed
avrebbero
raggiunto
alla
vigilia
della
prima
guerra
mondiale
.
Se
così
inteso
,
il
motto
di
Lenin
poteva
accettarsi
,
sia
pure
con
la
riserva
sulla
liceità
dell
'
uso
dello
stesso
vocabolo
ad
indicare
tanto
qualcosa
di
relativo
,
imperfetto
e
transitorio
,
come
qualcosa
di
assoluto
ed
eterno
.
Però
già
allora
l
'
espressione
imponeva
una
ulteriore
riserva
,
ed
oggi
questa
è
più
valida
che
mai
,
quanto
meno
per
i
cristiani
,
cui
Lenin
si
riferiva
.
Giacché
non
si
dà
contrasto
tra
i
due
paradisi
nella
comune
e
volgare
accezione
di
un
paradiso
di
Maometto
,
che
ripeterebbe
abbellita
una
vita
terrestre
(
nella
quale
può
anche
enunciarsi
che
il
paradiso
è
all
'
ombra
delle
spade
)
,
con
tutti
i
godimenti
carnali
,
della
gola
e
del
sesso
;
il
paradiso
cristiano
è
invece
quello
cui
si
perviene
con
la
rinuncia
,
l
'
accettazione
,
la
sofferenza
.
C
'
è
,
sì
,
la
ricchezza
barriera
insormontabile
per
entrare
nel
regno
di
Dio
;
e
si
può
attenuare
il
«
discorso
delle
beatitudini
»
,
ricordando
che
basta
la
povertà
sia
nello
spirito
;
ma
non
si
può
cancellare
la
beatitudine
per
gli
afflitti
,
i
miseri
,
i
pacifici
.
Non
si
può
capovolgere
il
Vangelo
e
non
scorgere
che
in
esso
la
vita
terrena
è
quella
della
sofferenza
:
sempre
evocati
i
ciechi
,
i
paralitici
,
i
lebbrosi
,
le
madri
che
piangono
il
figlio
morto
.
Per
questo
,
rispettosissimo
sempre
di
tutte
le
opinioni
,
mi
riesce
impossibile
accettare
un
Cristianesimo
che
in
nome
della
giustizia
ami
la
violenza
.
(
La
si
ama
,
diciamolo
pure
;
accettatala
,
non
è
più
un
male
necessario
,
perché
al
pari
dell
'
Eros
,
la
violenza
ha
una
sua
voluttà
,
non
è
lo
strumento
di
cui
l
'
uomo
si
serve
quando
gli
occorre
,
per
poi
gettarlo
,
ma
prende
l
'
uomo
:
chi
si
guarda
intorno
sa
che
il
ricordo
di
un
'
azione
di
guerra
in
cui
rifulse
il
coraggio
è
nella
mente
di
chi
la
compì
ricordo
più
luminoso
di
ogni
azione
di
bontà
,
di
ogni
salvataggio
di
un
fratello
)
.
Non
posso
accettare
un
Cristianesimo
che
non
aggiunga
alla
sua
visione
della
giustizia
che
essa
importa
anche
per
tutti
,
volonterosi
o
riluttanti
,
il
distacco
da
troppi
godimenti
terreni
;
che
un
paradiso
(
molto
relativo
)
cristiano
su
questa
terra
può
essere
solo
quello
di
una
cristianità
distaccata
dagli
agi
,
dal
prestigio
,
dalla
fama
,
che
accetta
una
generale
umiltà
.
Trasportate
al
nostro
tempo
,
le
parole
di
Lenin
,
per
ammettere
sinceramente
nelle
proprie
file
di
combattenti
anche
quelli
che
credono
nel
regno
dei
cieli
,
dovrebbero
suonare
:
«
Uniti
tutti
quelli
che
non
vogliamo
spargere
sangue
né
togliere
la
libertà
ad
alcuno
,
per
assicurare
una
società
di
eguali
nel
godimento
dei
beni
economici
,
di
aiuto
reciproco
;
e
allora
poco
può
importarci
che
tra
questi
vi
sia
chi
crede
pure
in
un
regno
dei
cieli
»
.
Ma
la
rivoluzione
russa
non
si
sarebbe
fatta
in
tal
modo
.
E
se
considero
la
perdita
di
ogni
fede
religiosa
come
una
ulteriore
ragione
d
'
infelicità
dell
'
uomo
(
che
vede
marciare
verso
l
'
etica
dello
stordimento
,
un
susseguirsi
senza
posa
di
gioie
diverse
,
tutte
carnali
,
ch
'
egli
vuole
scambiare
per
la
felicità
)
,
tuttavia
mi
rendo
conto
della
propaganda
ateistica
dei
Paesi
comunisti
,
almeno
in
terre
che
furono
cristiane
.
necessario
infatti
che
il
risultato
raggiunto
si
consideri
il
paradiso
conquistato
(
Cotta
in
un
suo
breve
saggio
,
La
sexualité
en
tant
que
dernier
mythe
politique
,
scorge
in
tutte
le
dottrine
rivoluzionarie
una
ricerca
,
spesso
inconscia
,
dell
'
innocenza
perduta
dell
'
uomo
)
;
paradiso
che
occorre
difendere
,
e
dove
,
come
quello
biblico
,
ci
deve
essere
chi
(
uomo
o
collegio
)
ha
il
supremo
potere
,
e
non
può
tollerare
autorità
religiose
o
intellettuali
che
non
convenendo
con
lui
su
ciò
ch
'
è
bene
e
ciò
ch
'
è
male
,
rischino
di
far
perdere
la
fiducia
in
questo
paradiso
.
Poiché
la
montagna
non
andava
a
Maometto
,
andò
Maometto
alla
montagna
:
dalle
inclusioni
di
cattolici
come
indipendenti
nelle
liste
elettorali
comuniste
,
trovo
conferma
alla
mia
antica
constatazione
,
che
il
colloquio
non
ha
mai
portato
un
comunista
a
divenire
fedele
di
una
qualsiasi
religione
,
bensì
degli
uomini
cresciuti
in
ambiente
religioso
a
divenire
comunisti
.
E
,
per
tornare
al
paradiso
,
qui
pure
il
paradiso
cristiano
si
avvicina
per
questi
al
paradiso
di
Lenin
;
su
una
rivista
di
Napoli
di
cattolici
del
dissenso
,
in
un
buon
articolo
di
Carlo
Cardia
«
Il
giurista
e
gli
occhi
della
storia
»
(
buon
articolo
,
in
molti
punti
con
affermazioni
cattolico
-
liberali
cui
sono
sempre
rimasto
fedele
)
,
leggo
anche
affermazioni
in
tema
di
insegnamento
ecclesiastico
circa
l
'
etica
sessuale
,
che
mi
lasciano
più
che
dubbioso
;
e
apprendo
che
un
teologo
tedesco
si
pone
la
domanda
:
«
E
'
moralmente
giustificabile
una
continenza
assoluta
?
»
.
Cardia
è
prudentissimo
,
fino
a
deplorare
che
la
Chiesa
accordi
dispense
matrimoniali
tra
affini
in
primo
grado
.
Ma
,
mentre
non
è
dubbio
che
il
giurista
debba
argomentare
con
gli
occhi
della
storia
,
o
meglio
con
la
coscienza
sociale
,
e
così
pur
nel
non
lungo
periodo
di
durata
di
una
legge
,
mutarne
la
interpretazione
,
il
credente
ritiene
vi
siano
precetti
eterni
,
comandamenti
che
valgano
per
ogni
tempo
.
Per
restare
al
«
paradiso
sulla
terra
»
,
per
il
credente
esso
è
dato
dalla
serenità
di
chi
si
può
abbandonare
completamente
alla
Provvidenza
,
e
ritenere
buono
ciò
che
accade
,
seppure
sia
la
infermità
o
la
mutilazione
che
lo
colpisce
.
Ma
quando
in
tema
di
sesso
comincia
a
considerare
lieve
la
colpa
che
per
secoli
fu
ritenuta
grave
,
ci
si
avvia
su
un
cammino
pericoloso
;
in
fondo
può
anche
trovarsi
il
D
'
Annunzio
giovane
,
col
suo
Eleabani
,
figlio
di
Gesì
,
col
suo
anti
-
Vangelo
:
«
La
carne
è
santa
.
Guai
a
chi
non
piega
l
'
anima
innanzi
a
lei
»
.
StampaQuotidiana ,
Negli
atti
parlamentari
il
resoconto
stenografico
delle
cinque
sedute
in
cui
si
trattò
delle
modifiche
al
Concordato
occupa
201
dense
facciate
.
Interventi
svariatissimi
;
e
leggendone
alcuni
ho
avuto
l
'
impressione
di
tornare
molto
indietro
,
prima
del
1915
,
sentendo
i
vecchi
spunti
sulle
ricchezze
della
Chiesa
,
che
ripetevano
poi
quelli
sulle
ricchezze
dei
gesuiti
intorno
al
1770
.
Vero
che
fuori
si
era
detto
di
più
;
in
un
corteo
si
erano
visti
cartelli
ove
si
leggeva
che
con
un
quarto
delle
rendite
del
Vaticano
si
sarebbe
risanato
il
bilancio
dell
'
Italia
,
cartelli
che
mostravano
il
candore
economico
di
chi
li
aveva
scritti
e
la
dimenticanza
di
ciò
,
che
il
Vaticano
non
è
un
'
azienda
dello
Stato
italiano
,
che
i
suoi
compiti
sono
mondiali
.
Ma
quel
che
veramente
mi
sta
a
cuore
è
un
punto
di
cui
non
si
è
molto
parlato
,
anzi
semplicemente
accennato
,
e
che
tuttavia
per
me
è
di
valore
essenziale
:
le
critiche
relative
alla
soppressione
dell
'
articolo
sull
'
Azione
Cattolica
(
divenuto
senza
ragione
d
'
essere
in
un
regime
dove
vige
la
libertà
di
associazione
)
,
ed
in
particolare
quelle
,
talora
espresse
in
forma
di
deplorazione
,
per
la
mancata
attuazione
data
fin
qui
alla
norma
,
le
critiche
cioè
alla
abrogazione
della
seconda
parte
di
detto
articolo
:
«
La
S
.
Sede
prende
occasione
dalla
stipulazione
del
presente
Concordato
per
rinnovare
a
tutti
gli
ecclesiastici
e
religiosi
d
'
Italia
il
divieto
di
iscriversi
e
militare
in
qualsiasi
partito
politico
»
:
espressione
che
nel
1929
pareva
non
aver
senso
perché
di
partiti
ce
n
'
era
uno
solo
,
ed
alla
lettera
significava
che
il
Papa
prometteva
al
governo
fascista
che
i
preti
non
sarebbero
stati
fascisti
;
ma
che
pare
fosse
voluta
da
Pio
XI
,
proprio
per
impedire
ad
ecclesiastici
il
giuramento
di
fedeltà
al
Duce
(
e
tuttavia
chi
visse
in
quegli
anni
quanti
distintivi
fascisti
vide
su
tonache
talari
!
)
.
Ora
posso
nel
mio
intimo
desiderare
il
sacerdote
che
pensa
a
questa
vita
come
ad
una
preparazione
alla
vita
eterna
,
e
conseguentemente
non
milita
in
partiti
politici
;
ma
so
di
essere
contro
corrente
,
e
ben
conosco
che
anche
da
alte
sedi
arcivescovili
c
'
è
questa
esortazione
al
clero
di
partecipare
alla
vita
politica
,
al
servizio
dei
più
umili
.
Comunque
,
come
cittadino
rivendico
per
tutti
la
libertà
,
veramente
fondamentale
,
di
esprimere
il
proprio
pensiero
e
di
farne
propaganda
;
e
mi
ribello
all
'
idea
che
possano
esserci
categorie
di
cittadini
private
,
vita
durante
,
di
questa
libertà
.
Come
negli
anni
grigi
tra
il
'50
ed
il
'60
mi
battei
con
tutte
le
forze
contro
i
sequestri
di
Bibbie
protestanti
e
le
azioni
contro
i
loro
distributori
,
l
'
elevazione
a
reato
del
battesimo
in
un
torrente
di
anabattisti
,
la
persecuzione
dei
pentecostali
,
così
con
quanto
mi
resta
di
forze
mi
batterei
sempre
contro
chi
volesse
contrastare
al
prete
di
cercare
proseliti
,
di
diffondere
la
sua
dottrina
.
Rammento
l
'
abate
Ricciotti
che
,
a
chi
si
doleva
di
un
parente
comunista
che
educava
alle
sue
idee
i
propri
bambini
,
rispondeva
:
«
Se
è
convinto
che
le
sue
dottrine
rappresentano
la
verità
,
non
esercita
un
diritto
,
ma
adempie
un
dovere
,
cercando
di
comunicarle
quanto
possibile
;
chi
crede
di
aver
trovato
la
verità
deve
diffonderla
»
.
Penso
io
pure
così
,
da
sempre
.
Rammento
miei
vecchi
discorsi
col
fraterno
amico
Giorgio
Falco
,
in
cui
mi
dolevo
che
gli
ebrei
,
riacquistata
la
libertà
,
non
avessero
ripreso
quel
proselitismo
ch
'
era
stato
dei
loro
progenitori
,
fino
alla
oppressione
romana
,
e
cui
avevano
dovuto
rinunciare
per
sopravvivere
,
e
rammento
la
risposta
che
mi
dava
,
che
in
qualche
modo
i
migliori
di
loro
avevano
ancora
svolto
il
compito
di
diffondere
la
credenza
nel
Dio
unico
.
E
non
mi
è
piaciuto
nel
fiero
e
nobile
indirizzo
di
questi
giorni
di
una
chiesa
cristiana
non
cattolica
al
ministro
dell
'
Interno
la
frase
,
volta
certo
a
parare
l
'
accusa
di
poter
turbare
la
pace
religiosa
degl
'
italiani
:
«
noi
non
facciamo
proselitismo
»
.
Mi
si
risponderà
che
il
prete
non
è
un
uomo
come
gli
altri
,
è
un
'
autorità
per
i
fedeli
,
e
quindi
è
nella
condizione
di
condurli
pur
nella
lotta
politica
?
Così
press
'
a
poco
parlavano
,
oltre
cento
anni
or
sono
,
Ricasoli
o
Mancini
;
ma
è
trascorso
oltre
un
secolo
.
E
le
immagini
che
allora
si
evocavano
,
il
prete
che
diceva
al
morente
di
salvare
la
propria
anima
donando
tutto
alla
Chiesa
,
di
fare
pubblica
abiura
dei
suoi
convincimenti
unitari
o
liberali
,
è
lontana
nel
passato
.
Nessuno
di
noi
conosce
casi
del
genere
.
Soggiungo
che
siamo
in
un
clima
molto
diverso
da
quello
che
auspicavano
,
forse
illudendosi
,
gli
uomini
del
Risorgimento
:
un
mondo
di
liberi
,
in
cui
ciascuno
pensasse
con
la
sua
testa
;
siamo
nel
mondo
del
conformismo
(
a
volte
mascherato
da
anticonformismo
)
,
in
cui
la
quasi
totalità
dei
giovani
si
butta
a
capofitto
,
negli
atteggiamenti
,
negli
abiti
,
nel
rinnegamento
in
blocco
dei
«
tabù
»
,
e
gli
adulti
o
sentono
la
disciplina
di
partito
o
si
disinteressano
od
al
più
si
accontentano
dei
vari
mormorii
,
delle
accuse
generiche
,
senza
alcun
piano
costruttivo
.
Libertà
anche
per
i
maghi
,
per
le
donne
che
fanno
le
fatture
o
le
disfano
;
libertà
,
come
cittadino
,
del
prete
ribelle
,
ridotto
allo
stato
laicale
,
e
che
desidera
continuare
a
portare
un
segno
del
suo
ordine
sacerdotale
(
via
dunque
l
'
art.
29
,
lettera
l
)
;
ma
libertà
anche
per
il
prete
di
fare
quanta
propaganda
desidera
.
Davvero
i
critici
credono
che
la
maggioranza
degli
italiani
,
od
anche
il
50
per
cento
,
pratichi
ancora
la
messa
domenicale
e
penda
dalle
labbra
del
sacerdote
quando
pronuncia
l
'
omelia
?
Ed
ora
mi
si
consenta
una
breve
oratio
pro
domo
mea
.
Qualche
amico
mi
ha
rimproverato
,
come
se
avessi
abiurato
il
principio
separatista
,
di
aver
fatto
parte
delle
due
commissioni
presiedute
dall
'
on.
Gonella
(
nella
relazione
alla
prima
riaffermavo
ancora
la
mia
vecchia
fede
separatista
,
di
allievo
di
Francesco
Ruffini
)
.
Non
sono
mutato
.
Credo
sempre
,
contro
quanto
scrivevano
gli
apologisti
del
Concordato
del
1929
,
che
di
dilaceramenti
dei
cattolici
,
anche
i
più
ortodossi
,
non
sia
dato
parlare
oltre
la
prima
guerra
mondiale
(
c
'
erano
forse
ancora
vecchi
principi
,
come
ne
I
vecchi
e
i
giovani
di
Pirandello
,
cui
ripugnasse
di
presentarsi
davanti
al
Sindaco
per
il
matrimonio
civile
?
)
;
credo
sia
stato
un
male
che
Vittorio
Emanuele
III
si
opponesse
nel
'19
a
quello
che
sarebbe
stato
il
Trattato
senza
il
Concordato
;
ma
una
cosa
è
non
stipulare
un
patto
ed
altra
il
disdirlo
unilateralmente
.
Gli
uomini
politici
che
non
erano
stati
favorevoli
all
'
ingresso
dell
'
Italia
nella
Triplice
alleanza
,
dieci
anni
dopo
,
senza
disdirsi
,
ritenevano
che
sarebbe
stato
un
grosso
errore
una
denuncia
unilaterale
.
Ritengo
abbia
agito
saggiamente
la
Camera
votando
con
412
voti
contro
31
la
mozione
per
la
continuazione
di
una
trattativa
mirante
ad
una
revisione
del
Concordato
anziché
la
denuncia
:
questa
,
specie
dopo
le
intemperanze
dei
radicali
,
sarebbe
apparsa
atto
di
ostilità
.
E
,
memore
sempre
del
discorso
inaugurale
della
sua
presidenza
della
Repubblica
pronunciato
dall
'
altro
mio
grande
maestro
Luigi
Einaudi
,
che
non
chiedeva
venia
delle
memorie
sabaude
evocate
in
suoi
articoli
dell
'
ultimo
anno
né
di
certo
suo
attaccamento
alla
monarchia
,
ma
riteneva
il
buon
cittadino
debba
sempre
piegarsi
al
volere
manifestato
dalla
maggioranza
,
e
,
se
non
si
tratti
di
cosa
che
ripugni
alla
sua
coscienza
morale
,
porre
a
disposizione
dell
'
organo
espresso
da
questa
maggioranza
la
propria
esperienza
e
le
proprie
capacità
,
non
vedo
perché
mai
avrei
dovuto
rifiutare
di
far
parte
di
organi
di
studio
o
di
trattative
,
volti
a
togliere
dal
Concordato
quel
che
poteva
suonare
offesa
alla
coscienza
liberale
.
Contro
ogni
traccia
di
giurisdizionalismo
,
d
'
ingerenza
dello
Stato
nella
struttura
della
Chiesa
;
per
la
libertà
della
Chiesa
di
organizzarsi
come
creda
,
e
,
al
pari
di
ogni
partito
,
di
considerare
uscito
dal
suo
seno
chi
sconfessi
date
sue
dottrine
,
ma
con
una
pronuncia
senza
effetto
alcuno
rispetto
allo
Stato
;
per
la
libertà
di
ogni
sacerdote
,
come
di
ogni
altro
cittadino
,
di
esprimere
le
proprie
idee
,
di
farne
propaganda
(
e
personalmente
potrò
pur
credere
che
quel
prete
interpreti
male
il
Vangelo
;
ma
ricordo
l
'
insegnamento
di
Croce
:
«
Battiti
perché
il
tuo
avversario
possa
esprimere
liberamente
quelle
dottrine
,
che
tu
poi
,
come
difensore
di
quella
che
per
te
è
la
verità
,
avrai
il
dovere
di
confutare
»
)
.
Non
mi
pare
di
essermi
allontanato
da
quella
che
è
la
direttiva
in
cui
mi
formai
ventenne
,
sotto
la
guida
dei
grandi
maestri
che
ho
menzionato
,
da
cui
non
so
dissociare
Piero
Martinetti
.
StampaQuotidiana ,
Ha
certo
ragione
Raniero
La
Valle
se
ritiene
che
Concordato
e
concordia
non
siano
affatto
sinonimi
.
Con
una
mediocre
cultura
storica
si
può
ricordare
che
il
Concordato
francese
del
1516
,
rimasto
in
vigore
quasi
tre
secoli
,
vide
bufere
spettacolari
tra
Chiesa
e
Stato
(
proprio
in
Roma
le
prepotenze
dell
'
ambasciatore
d
'
Estrées
per
assicurare
una
larga
fascia
di
assoluta
immunità
,
poco
men
di
un
quartiere
di
Roma
,
non
lungi
dal
Vaticano
,
alla
sua
residenza
)
;
e
che
gli
avversari
del
separatismo
cavourriano
gli
ricordavano
come
il
separatismo
belga
non
solo
desse
luogo
a
vivi
contrasti
tra
cattolici
e
liberali
(
la
fondazione
dell
'
Università
di
Bruxelles
fu
dovuta
a
questi
,
come
contro
-
altare
alla
rinomatissima
Università
cattolica
di
Lovanio
)
,
ma
come
nel
separatismo
i
cattolici
avessero
conseguito
un
potere
politico
ed
una
forza
quale
non
possedevano
in
alcun
altro
Stato
.
Dove
però
i
nostri
vocabolari
non
coincidono
è
allorché
La
Valle
parla
di
Stato
separatista
;
che
sembra
concepire
come
uno
Stato
che
disconosca
Chiesa
e
religione
,
che
sia
loro
sostanzialmente
ostile
:
separatismo
alla
Combes
ed
alla
Waldeck
-
Rousseau
del
principio
del
secolo
,
con
divieto
di
esistere
delle
associazioni
religiose
,
e
con
sovvertimento
della
struttura
gerarchica
della
Chiesa
.
Ma
non
era
certo
questo
il
separatismo
del
pensiero
cavourriano
,
né
di
quello
di
Ruffini
che
insegnava
darsi
un
'
autonomia
primaria
della
Chiesa
(
lo
stesso
Scaduto
del
resto
,
opponendosi
a
Ruffini
,
non
trovava
in
Italia
nel
1914
che
tracce
di
confessionismo
)
;
e
meno
che
mai
il
separatismo
cavourriano
apparirebbe
incompatibile
(
in
astratto
)
col
diritto
nazionale
quale
si
sta
formando
,
che
vede
tante
autonomie
,
da
distruggere
quasi
lo
Stato
moderno
e
riportarlo
a
quel
ch
'
era
all
'
inizio
del
secolo
XVI
.
Né
scorgo
perché
,
tolto
l
'
art.
7
capoverso
2°
della
Costituzione
ed
anche
abrogato
il
Concordato
,
l
'
Italia
non
sarebbe
un
Paese
separatista
.
Ma
lasciamo
da
parte
le
qualifiche
giuridiche
,
spesso
insidiose
.
Nei
rapporti
tra
Chiesa
e
Stato
segue
quel
che
segue
in
una
famiglia
,
ove
non
sorgono
dissensi
se
le
diversità
di
opinioni
tra
i
vari
membri
siano
di
scarsa
importanza
,
o
ciascuno
abbia
convinzioni
molto
tiepide
;
ma
la
pace
familiare
è
turbata
se
quelle
opinioni
sono
antitetiche
,
e
chi
le
professa
vi
è
attaccatissimo
,
e
vuole
farle
dividere
alle
nuove
generazioni
.
Non
ho
mai
taciuto
quanto
mi
addolorò
il
Concordato
del
'29
,
per
quel
che
dava
di
autorità
allo
Stato
fascista
(
difficile
dopo
di
esso
poter
ancora
convincere
che
non
si
poteva
essere
ad
un
tempo
buon
cattolico
e
buon
fascista
;
e
fino
al
'39
tutti
i
partiti
cattolici
europei
considerarono
con
favore
l
'
Italia
di
Mussolini
:
si
rileggano
i
giornali
del
periodo
delle
«
sanzioni
»
)
;
ma
sono
abbastanza
equo
per
riconoscere
che
Pio
XI
credeva
di
salvare
l
'
Azione
Cattolica
,
di
evitare
che
tutti
i
ragazzi
venissero
allevati
con
la
fede
nell
'
infallibilità
del
Duce
,
della
bontà
di
quanto
egli
operava
(
male
fu
che
oltre
a
questa
garanzia
di
libertà
si
mettesse
dell
'
altro
sul
piatto
della
bilancia
)
.
E
se
quel
ramoscello
del
vecchio
anticlericalismo
,
ch
'
era
poi
materialismo
,
diniego
di
ogni
trascendenza
,
di
ogni
religione
,
non
fosse
rifiorito
nel
peggiore
dei
modi
ad
opera
dei
radicali
,
si
sarebbe
potuto
pensare
che
meglio
fosse
non
parlare
più
del
Concordato
,
lasciarne
cadere
le
foglie
secche
,
col
silenzio
o
con
platoniche
proteste
della
Chiesa
,
ma
conservando
relazioni
di
pace
.
Così
mi
ero
espresso
pur
io
,
che
sono
poi
stato
messo
all
'
erta
non
solo
dalle
intemperanze
radicali
,
ma
dal
ricordare
,
oltre
questo
forse
effimero
episodio
,
atto
a
distrarre
dai
punti
essenziali
,
che
il
comunismo
,
verso
cui
ci
stiamo
avviando
(
molti
chiudendo
gli
occhi
per
non
vedere
)
,
può
essere
cortese
e
garbato
,
accettare
accordi
locali
con
la
Chiesa
,
ma
è
per
sua
essenza
,
non
per
volontà
di
singoli
uomini
,
antireligioso
.
Lo
iato
incolmabile
che
lo
separa
dai
credenti
è
il
rifiuto
del
trascendente
;
tutto
deve
compiersi
nel
corso
della
vita
terrena
,
nessuno
deve
illudersi
di
avere
in
un
'
altra
vita
ciò
che
non
ha
avuto
in
questa
;
chi
qui
ha
avuto
ragione
di
piangere
e
di
soffrire
,
non
sarà
consolato
altrove
:
tutto
si
chiude
nel
cerchio
della
vita
umana
.
E
questa
propaganda
,
accorta
,
garbata
,
sottile
,
è
in
tutta
la
loro
opera
;
dai
libri
per
i
piccolissimi
,
dove
si
bandiscono
fate
ed
orchi
,
animali
parlanti
,
proseguendo
su
su
,
ove
nei
libri
per
i
più
grandi
tutti
i
detti
pacificisti
,
umani
,
cui
ogni
uomo
dabbene
consente
,
sono
tratti
dalle
opere
dei
più
noti
comunisti
,
russi
o
cinesi
.
Sentivo
narrare
in
questi
giorni
di
una
città
del
Nord
,
ove
una
delle
massime
imprese
di
Stato
ha
un
suo
grande
stabilimento
;
e
ci
ha
annesso
nido
,
una
scuola
materna
,
una
scuola
elementare
con
refezione
,
e
doposcuola
per
le
lavoratrici
madri
:
tutto
con
i
programmi
e
testi
delle
scuole
praticati
fino
ad
ieri
,
e
che
non
avevano
provocato
proteste
di
sorta
.
L
'
amministrazione
locale
comunista
non
compie
alcuna
opera
di
critica
o
di
detrazione
;
ma
finanzia
altra
istituzione
del
tutto
analoga
,
che
ha
in
più
il
torpedone
,
che
va
a
prendere
i
bambini
a
casa
e
li
riporta
:
agio
non
piccolo
in
una
città
del
Nord
;
e
la
vecchia
scuola
comincia
ad
essere
disertata
.
Nella
nuova
,
non
propaganda
ateistica
aperta
,
ma
quell
'
ignorare
il
trascendente
,
il
prodigioso
,
il
soprannaturale
.
Sono
forme
di
propaganda
ateistica
che
preferisco
ancora
agl
'
insegnamenti
di
certi
cattolici
del
dissenso
,
che
mutilano
i
Vangeli
,
parlano
di
Cristo
primo
socialista
,
di
Cristo
ribelle
contro
i
potenti
,
di
Cristo
che
approva
la
violenza
,
per
conseguire
la
giustizia
sociale
.
Se
gli
uni
ignorano
Vangeli
,
Profeti
,
Padri
della
Chiesa
,
questi
li
mutilano
,
o
ne
estraggono
le
poche
parole
che
possono
servire
alla
loro
tesi
.
È
contrario
ai
princìpi
del
nostro
ordinamento
il
Concordato
dove
assicura
alla
Chiesa
il
diritto
di
fare
ascoltare
la
sua
voce
,
almeno
a
chi
espressamente
non
rifiuti
l
'
ascolto
?
Nel
mio
intimo
dubito
che
certi
grandi
mutamenti
sociali
possano
essere
frenati
vuoi
da
un
trattato
internazionale
,
vuoi
da
una
costituzione
rigida
.
Ma
trovo
naturale
che
la
Chiesa
,
vedendo
come
,
sia
pure
nelle
forme
più
corrette
e
garbate
,
il
comunismo
dove
prende
il
potere
cerca
in
tutti
i
modi
di
sradicare
fin
dalla
scuola
materna
ogni
senso
religioso
,
si
attacchi
al
Concordato
per
quelle
clausole
che
le
consentono
di
far
sentire
la
sua
dottrina
:
libera
gara
di
proselitismo
:
ma
che
ogni
ragazzo
,
ogni
adolescente
,
ogni
errante
che
sconta
la
sua
pena
,
senta
almeno
le
due
voci
.
StampaQuotidiana ,
Non
ho
assistito
all
'
incontro
di
universitari
tenutosi
a
Bologna
in
febbraio
intorno
alla
revisione
del
Concordato
;
ma
so
che
di
fronte
a
tre
coraggiosi
difensori
di
un
Concordato
riveduto
,
predominò
una
netta
maggioranza
anticoncordataria
.
Il
cui
prevalere
necessiterebbe
una
legge
costituzionale
che
sopprimesse
il
capoverso
dell
'
art.
7
della
Costituzione
che
dispone
appunto
i
rapporti
tra
Chiesa
e
Stato
siano
regolati
dai
Patti
lateranensi
,
sia
pure
suscettibili
di
modifiche
,
e
,
mi
sembra
,
che
fosse
soppresso
anche
l
'
art.
8
che
perde
di
significato
con
le
sue
garanzie
agli
altri
culti
,
una
volta
abolito
il
sistema
concordatario
.
Direi
invero
che
non
ci
siano
soluzioni
intermedie
,
come
quella
di
un
Concordato
di
un
unico
articolo
:
-
Chiesa
e
Stato
coopereranno
in
ogni
opera
destinata
ad
assicurare
il
bene
morale
e
materiale
del
popolo
italiano
-
:
una
tale
clausola
sarebbe
vuota
di
contenuto
,
bene
sapendosi
quanto
sia
diverso
l
'
apprezzamento
del
bene
morale
degli
italiani
secondo
i
diversi
modi
di
sentire
.
Mi
dicono
che
in
questo
convegno
si
siano
mescolate
due
diverse
tendenze
:
quella
che
restava
attaccata
al
tema
del
Convegno
,
cioè
riforma
o
meno
del
Concordato
(
intendendosi
che
il
meno
significava
abolizione
,
nessuno
pretendendo
il
mantenimento
integrale
)
,
ed
un
'
altra
che
sostanzialmente
mirava
ad
una
riforma
profonda
della
Chiesa
.
Invero
sarebbe
emersa
nel
Convegno
la
personalità
di
uno
studioso
che
da
molti
anni
è
l
'
assertore
della
Chiesa
fondata
sull
'
assemblea
,
senza
gerarchia
,
basandosi
sul
detto
di
Gesù
«
ogni
volta
che
due
o
tre
si
aduneranno
nel
nome
mio
,
io
sarò
in
mezzo
a
loro
»
.
Ciò
che
si
riannoda
ad
antiche
avversioni
verso
la
Chiesa
istituzione
giuridica
,
ed
allo
spunto
giansenista
,
non
aver
valore
decreti
pontifici
e
dichiarazioni
di
dogmi
,
condanne
di
dottrine
,
se
non
accettati
da
tutta
la
Chiesa
.
Ho
scritto
altre
volte
come
dubiti
molto
che
questa
Chiesa
del
dissenso
,
rispetto
al
Papa
ed
alla
gerarchia
,
possa
mantenersi
e
non
subire
l
'
attrazione
di
forze
politiche
che
escludono
invece
ogni
fede
religiosa
.
In
effetto
i
suoi
patrocinatori
non
mirano
a
creare
nuclei
di
spirituali
,
pensosi
soltanto
delle
verità
supreme
,
bensì
assumono
uffici
politici
e
vogliono
la
Chiesa
impegnata
in
tutte
le
lotte
dirette
a
realizzare
la
loro
visione
di
giustizia
sociale
.
Se
però
fossi
in
errore
nel
mio
prognostico
di
assorbimento
di
questi
cristiani
da
parte
di
movimenti
politici
con
cui
già
cooperano
nelle
questioni
concrete
,
ed
effettivamente
si
realizzasse
questa
Chiesa
assembleare
,
senza
gerarchie
,
che
ad
un
tempo
mantenesse
la
fede
in
Dio
,
in
Cristo
,
nella
sopravvivenza
individuale
,
e
si
trovasse
impegnata
nelle
lotte
politiche
,
dubito
molto
che
potrebbe
mantenere
le
attuali
alleanze
con
i
partiti
che
proprio
questa
fede
intendono
sradicare
.
Poiché
non
è
ad
illudersi
sul
linguaggio
moderato
(
mi
dicono
che
a
Bologna
uno
dei
più
moderati
fu
proprio
un
comunista
,
che
non
ebbe
una
parola
meno
che
rispettosa
verso
Papa
e
gerarchie
)
,
sulle
cortesie
formali
che
possono
scambiarsi
amministrazioni
rosse
e
autorità
ecclesiastiche
.
La
lotta
sostanziale
si
svolge
nel
campo
della
formazione
dei
bambini
:
genericamente
nell
'
ambito
dell
'
assistenza
religiosa
(
niente
suore
né
cappellani
negli
ospedali
,
nelle
carceri
,
meno
che
mai
cappellani
militari
)
,
ma
lotta
sorda
nella
scuola
elementare
e
soprattutto
nella
materna
.
Le
amministrazioni
rosse
stanziano
forti
somme
per
queste
scuole
ed
in
genere
con
buoni
risultati
:
ma
è
soprattutto
alla
scuola
materna
tenuta
da
suore
che
si
guarda
:
creandone
,
in
prossimità
di
una
esistente
in
cui
s
'
insegna
anche
a
pregare
e
si
dà
una
prima
formazione
religiosa
,
un
'
altra
con
maggiori
comodità
,
buona
refezione
gratuita
,
torpedoni
che
trasportino
i
bambini
.
Buone
scuole
materne
,
ma
dove
nei
libri
anche
le
favole
battono
sempre
sulla
odiosità
dell
'
oppressore
e
sulla
necessità
di
scuoterne
il
potere
,
dove
le
grandi
massime
di
bontà
,
di
fratellanza
,
di
pace
sono
tratte
dai
più
conosciuti
rivoluzionari
,
e
da
cui
è
comunque
bandita
ogni
idea
religiosa
,
ogni
sospetto
di
una
possibile
sopravvivenza
.
Il
bambino
deve
terminare
la
sua
infanzia
,
se
possibile
,
non
sospettando
neppure
che
vi
siano
persone
religiose
,
non
avendo
mai
visto
persone
assorte
nella
preghiera
,
ignorando
che
esistano
uomini
che
trovano
conforto
ed
un
nuovo
fluire
di
speranze
nel
rivolgersi
a
Dio
.
Le
chiese
,
che
vedrà
e
forse
visiterà
,
le
edicole
con
immagini
sacre
,
debbono
essere
per
lui
quel
che
sono
per
noi
tombe
etrusche
o
templi
greci
e
romani
,
relitti
di
civiltà
che
oggi
sono
state
superate
,
e
che
possono
bene
rappresentarsi
come
le
civiltà
della
oppressione
:
sarebbe
un
po
'
come
il
vedere
tutto
il
mondo
grecoromano
sotto
il
solo
aspetto
dell
'
istituto
della
schiavitù
,
ignorando
tutto
il
resto
che
ci
ha
dato
,
i
valori
eterni
,
la
discesa
nel
cuore
dell
'
uomo
operata
dalla
tragedia
greca
,
la
proclamazione
,
sia
pure
astratta
,
della
eguaglianza
di
tutti
gli
uomini
secondo
il
diritto
naturale
.
Il
compito
diviene
sempre
più
facile
man
mano
che
le
chiese
sono
vuote
,
e
più
vecchie
le
poche
persone
che
ancora
il
fanciullo
scorgerà
se
avrà
occasione
di
entrarvi
.
Non
si
tratta
di
una
lotta
alla
religione
contingente
,
come
quella
che
precedette
la
Rivoluzione
francese
ed
accompagnò
il
Risorgimento
italiano
,
e
che
era
strumentale
per
abbattere
il
trono
e
le
classi
privilegiate
che
davano
alla
Chiesa
la
sua
gerarchia
,
o
per
legittimare
la
struttura
dello
Stato
liberale
ed
il
venir
meno
del
potere
temporale
.
Qui
si
tratta
di
una
necessità
;
quando
pure
sul
terreno
politico
ed
economico
la
battaglia
fosse
stata
vinta
ed
instaurato
un
regime
comunista
,
la
religione
potrebbe
sempre
indurre
ad
appelli
ad
una
precettistica
religiosa
contro
i
dettami
del
governo
,
all
'
«
obbedisci
a
Dio
prima
che
agli
uomini
»
:
potrebbe
portare
al
dubbio
se
con
l
'
instaurazione
di
quel
regime
,
con
l
'
abolizione
della
proprietà
privata
,
con
la
censura
sui
libri
dei
malpensanti
,
si
sia
raggiunto
l
'
assetto
migliore
che
sia
possibile
all
'
umanità
conseguire
e
che
occorra
quindi
difendere
ad
ogni
costo
,
cancellando
l
'
idea
di
una
giustizia
divina
,
di
consolazioni
e
punizioni
che
seguano
dopo
la
morte
del
corpo
;
dare
a
tutti
la
certezza
che
esiste
una
unica
vita
,
quella
che
termina
con
l
'
ultimo
respiro
.
L
'
esito
finale
della
lotta
?
Chi
crede
in
una
innata
religiosità
dell
'
uomo
,
che
è
della
sua
essenza
e
può
rivelarsi
per
la
prima
volta
anche
nell
'
età
matura
,
ha
la
certezza
che
la
religione
non
sarà
mai
estirpata
;
il
cattolico
,
la
certezza
che
Cristo
è
venuto
per
tutti
gli
uomini
,
di
ogni
generazione
.
In
effetto
conosciamo
esempi
anche
di
santi
usciti
da
famiglie
di
accaniti
negatori
.
Peraltro
è
solo
entro
uno
scenario
di
ampia
libertà
che
è
possibile
concepire
i
figli
che
si
rivoltano
contro
le
idee
dei
genitori
;
dove
c
'
è
una
massa
grigia
,
enorme
,
compatta
nei
medesimi
convincimenti
,
la
ribellione
è
più
difficile
.
Nel
mondo
sovietico
conosciamo
ribellioni
di
alte
personalità
di
pensatori
,
ignoriamo
se
in
questo
campo
ce
ne
siano
tra
gli
umili
.
Comunque
anche
nel
mondo
di
ieri
sta
che
il
sentimento
religioso
,
come
quello
della
pietà
,
anche
verso
gli
animali
,
come
il
senso
estetico
,
come
altre
direttive
meno
nobili
,
quale
la
preoccupazione
del
risparmio
,
vanno
coltivate
nel
bambino
e
raramente
sorgono
spontanee
.
Pertanto
per
chi
non
abbia
la
fede
in
un
insopprimibile
bisogno
del
divino
,
non
è
detto
che
la
battaglia
per
la
estinzione
della
religione
non
possa
essere
vinta
.
Eppure
anche
a
molti
che
non
sono
credenti
,
un
mondo
che
non
creda
in
nulla
oltre
a
ciò
che
è
tangibile
,
che
ignori
la
speranza
in
gioie
e
bellezze
che
gli
occhi
umani
non
possono
percepire
,
appare
la
visione
di
un
mondo
impoverito
.
StampaQuotidiana ,
Una
delle
difficoltà
opposte
da
più
di
un
partito
alla
revisione
del
Concordato
è
il
mantenimento
dell
'
istruzione
religiosa
nelle
scuole
.
Mi
si
consenta
qualche
considerazione
,
tutta
personale
.
Si
parla
molto
oggi
di
risveglio
di
religiosità
tra
i
giovani
:
non
sempre
a
proposito
,
ché
non
userei
quel
termine
per
designare
qualsiasi
fervore
di
iniziative
,
qualsiasi
uscire
da
sé
per
pensare
agli
altri
(
che
può
essere
filantropia
,
od
operare
per
un
nuovo
assetto
sociale
,
ma
non
è
religione
)
.
Di
religione
invece
può
ben
parlarsi
quando
si
crede
in
un
«
guru
»
,
misteriosa
incarnazione
di
un
essere
soprannaturale
,
quando
ci
si
proclama
«
bambini
di
Dio
»
,
quando
si
riesumano
culti
orientali
o
religioni
del
mistero
,
quando
uscendo
dalla
ortodossia
cattolica
si
formano
cerchie
che
ritengono
di
imitare
le
prime
generazioni
cristiane
celebrando
un
'
agape
fraterna
,
col
pane
e
col
vino
,
ma
senza
la
transustanziazione
,
senza
paramenti
né
preghiere
rituali
,
ma
esponendo
ciascuno
dei
presenti
un
proprio
pensiero
.
Ed
in
questo
risveglio
di
religiosità
farei
anche
rientrare
non
solo
le
molte
iniziative
in
seno
alle
confessioni
tradizionali
-
gruppi
di
giovani
ed
anche
di
uomini
e
donne
maturi
che
,
senza
pronunciare
i
voti
,
senza
lasciare
la
propria
famiglia
né
le
proprie
occupazioni
,
si
assumono
un
compito
benefico
:
visitare
gli
infermi
,
i
vecchi
,
pulire
le
loro
case
,
curare
la
loro
biancheria
,
portare
un
po
'
di
cibo
già
cucinato
,
assumendo
di
farlo
per
amore
di
Dio
-
,
ma
anche
quel
voler
ricercare
nell
'
intimo
della
propria
essenza
i
valori
tradizionali
dei
propri
maggiori
,
tra
cui
erano
quelli
religiosi
.
Ricordo
la
recente
notizia
di
una
esposizione
di
ex
voto
,
di
vari
decenni
o
secoli
fa
,
in
una
cittadina
del
Mezzogiorno
,
e
dell
'
interesse
con
cui
è
stata
seguita
da
tutti
,
in
particolare
da
operai
distaccatisi
dalla
pratica
religiosa
,
ispirando
non
semplice
curiosità
,
e
meno
che
mai
irrisione
,
ma
un
senso
di
ritrovamento
-
e
ripenso
alle
cronache
missionarie
dall
'
Africa
;
cristianesimo
dei
convertiti
,
sì
,
ma
senza
rinnegamento
del
passato
,
senza
distacco
dalle
generazioni
che
precedettero
,
salvando
quanto
si
può
dei
vecchi
riti
;
ed
anche
in
Europa
il
cristianesimo
affermandosi
nei
secoli
VVII
,
pur
nella
lotta
contro
gli
idoli
e
le
statue
degli
dèi
,
non
cercò
forse
di
far
coincidere
le
nuove
festività
con
le
antiche
,
di
far
sorgere
le
chiese
,
specie
le
mete
di
pellegrinaggi
,
dove
già
sorgevano
santuari
rinomati
,
di
rispettare
nei
limiti
del
possibile
le
consuetudini
,
le
antiche
tradizioni
?
Ma
se
passiamo
ad
altro
campo
,
una
delle
recenti
indagini
Doxa
ci
ha
rivelato
quanti
siano
gl
'
incerti
,
cioè
coloro
che
pur
non
dividendo
le
credenze
e
meno
che
mai
le
pratiche
di
alcuna
confessione
religiosa
,
credono
tuttavia
in
un
essere
supremo
,
in
una
sopravvivenza
,
fosse
pure
sotto
forma
di
reincarnazione
;
quanti
alle
domande
se
esista
un
Dio
che
tutto
muove
,
se
credano
in
una
sopravvivenza
,
rispondono
«
non
so
»
.
Ho
l
'
impressione
che
vi
sia
una
larga
massa
che
non
si
pone
mai
queste
domande
,
perché
volutamente
le
tiene
fuori
dalla
propria
cerchia
mentale
,
in
quanto
la
costringerebbero
ad
una
dialettica
,
ad
una
ricerca
di
prove
cui
non
vuole
sottostare
(
per
quanti
mai
il
ragionare
è
fatica
,
cui
ci
si
sottopone
solo
ove
si
debbano
cercare
argomenti
in
difesa
di
un
proprio
interesse
concreto
)
;
ma
che
siano
minoranza
quelli
che
non
esitano
di
fronte
alla
risposta
negativa
:
-
Sono
certo
che
non
c
'
è
alcun
essere
,
alcuna
forza
,
all
'
infuori
di
quelle
che
i
nostri
sensi
,
la
ricerca
scientifica
possono
individuare
;
sono
certo
che
tutto
finisce
con
la
morte
,
che
non
c
'
è
anima
che
sopravviva
-
.
Quanto
a
dire
che
non
mi
sembra
trionfante
il
vecchio
materialismo
,
che
esso
abbia
conquistato
le
masse
;
può
aver
rappresentato
un
agente
nel
distacco
dalle
religioni
tradizionali
,
ma
senza
sostituirvi
una
credenza
così
forte
com
'
era
la
fede
nei
dogmi
di
quelle
.
In
una
tale
realtà
sociale
,
fermo
sempre
il
principio
che
ciascuno
ha
il
diritto
,
e
direi
anzi
il
dovere
,
di
comunicare
agli
altri
quelle
che
sono
le
proprie
certezze
,
mi
domando
se
per
i
genitori
che
certezze
non
hanno
,
non
sia
un
dovere
far
conoscere
obiettivamente
ai
propri
figli
che
ci
sono
uomini
che
pensano
in
modo
diverso
,
credenti
e
non
credenti
,
che
non
ci
sono
qui
buoni
o
cattivi
,
bensì
persone
che
credono
anche
in
ciò
che
la
ragione
umana
non
può
accertare
,
e
persone
che
credono
tale
ragione
non
conosca
limiti
,
non
vi
sia
nulla
che
possa
sfuggirle
,
e
che
tra
questi
ultimi
v
'
è
chi
giunge
a
conclusioni
diverse
sull
'
esistenza
di
un
Essere
supremo
e
su
quella
della
sopravvivenza
:
naturalmente
spiegazione
graduata
,
secondo
l
'
età
e
l
'
intelligenza
del
bambino
.
E
mi
sembra
che
in
ogni
tipo
d
'
insegnamento
sia
una
mutilazione
(
ben
peggiore
di
quella
che
si
rimprovera
alla
vecchia
scuola
,
per
ciò
che
non
doveva
mai
parlarsi
del
sesso
)
,
il
far
scendere
una
cortina
nera
su
tutto
l
'
agitarsi
nella
storia
e
nell
'
attualità
di
quanto
tocca
il
sentimento
religioso
;
s
'
insegna
una
storia
falsata
se
non
si
parla
mai
di
quel
che
credettero
le
passate
generazioni
,
si
dà
un
quadro
inesatto
dell
'
attualità
,
se
si
tace
di
quel
che
possa
ancora
la
fede
religiosa
,
le
ragioni
per
cui
si
vuole
distruggerla
,
ciò
che
la
religione
rappresenta
di
legami
tra
certi
popoli
,
e
di
opposizione
e
fusione
tra
altri
.
Si
è
spesso
detto
che
il
bambino
ha
bisogno
di
certezze
;
ma
poi
l
'
esperienza
ha
dimostrato
quanto
spesso
e
quanto
presto
queste
certezze
svanissero
,
come
dalle
scuole
che
spesso
le
ribadivano
uscissero
i
confutatori
,
i
distruttori
.
Può
darsi
fosse
una
umanità
più
felice
quella
in
cui
in
ogni
campo
le
certezze
si
trasmettevano
da
generazione
a
generazione
,
e
nessuno
le
poneva
in
dubbio
;
ma
occorre
rendersi
conto
del
presente
qual
è
,
che
viviamo
in
un
periodo
in
cui
tutto
rapidamente
muta
,
e
non
a
torto
la
pedagogia
contesta
il
tentativo
di
foggiare
il
figlio
a
propria
immagine
e
somiglianza
che
raramente
riesce
,
e
quando
riesce
rischia
di
fare
del
figlio
un
essere
che
si
troverà
in
disarmonia
con
tutto
quanto
lo
circonda
.
Istruzione
,
e
non
indottrinamento
;
e
mi
pare
sia
il
cammino
su
cui
si
stia
avviando
anche
la
Chiesa
,
con
il
rispetto
per
tutte
le
confessioni
,
i
contatti
anche
con
quelle
che
apparivano
più
lontane
(
incontri
tra
cattolici
e
buddisti
)
,
la
cooperazione
con
quelle
che
,
pur
geograficamente
,
incontra
più
da
vicino
,
l
'
ammirazione
apertamente
espressa
per
uomini
che
operarono
incessantemente
il
bene
,
senza
essere
cattolici
,
talora
non
seguendo
alcuna
religione
.
Nella
scuola
istruzione
religiosa
e
non
indottrinamento
,
non
inculcare
certezze
;
spiegare
che
nella
vicenda
umana
c
'
è
questo
elemento
della
religione
,
che
ci
sono
stati
periodi
in
cui
la
cultura
,
l
'
arte
,
sono
stati
eminentemente
religiosi
,
che
quasi
tutti
i
popoli
hanno
alla
matrice
della
loro
fondazione
un
dato
religioso
.
E
va
da
sé
che
,
come
nell
'
insegnare
geografia
si
scende
più
nei
dettagli
parlando
dell
'
Italia
che
degli
altri
Stati
,
e
man
mano
che
i
Paesi
descritti
ci
sono
più
lontani
s
'
indicano
solo
i
dati
essenziali
,
così
il
contenuto
della
religione
tradizionale
degl
'
italiani
,
quella
di
Dante
e
di
Manzoni
,
dovrà
venire
esposto
più
ampiamente
che
non
quello
dell
'
islamismo
o
del
buddismo
.
Ripeto
,
istruzione
,
e
non
indottrinamento
;
e
poi
libertà
di
scelta
;
ma
non
si
è
liberi
di
scegliere
se
si
mostra
il
mazzo
di
carte
in
modo
che
se
ne
possa
scorgere
una
sola
.
StampaQuotidiana ,
Si
parla
a
sufficienza
della
Chiesa
,
ma
considerando
soltanto
la
sua
azione
sociale
o
politica
;
una
minima
parte
di
quanto
si
è
scritto
anche
su
religiosi
di
grande
prestigio
,
don
Mazzolari
,
padre
Bevilacqua
,
don
Milani
,
non
analizza
l
'
essenza
della
loro
fede
.
È
quasi
un
luogo
comune
che
la
Chiesa
con
Giovanni
XXIII
e
Paolo
VI
ha
subìto
una
svolta
,
ma
questa
svolta
consisterebbe
nel
non
pretendere
più
privilegi
,
rivolgersi
ai
popoli
più
che
ai
governi
,
soprattutto
prospettare
in
primo
piano
la
questione
sociale
,
essere
la
Chiesa
dei
poveri
,
abbandonare
,
come
si
è
fatto
con
la
Populorum
progressio
,
il
secolare
concetto
della
proprietà
privata
diritto
naturale
,
che
il
legislatore
doveva
rispettare
.
Non
mi
consta
che
si
analizzi
mai
ciò
ch
'
è
mutato
nella
religione
non
solo
degl
'
italiani
,
ma
direi
di
tutti
gli
occidentali
;
né
se
ne
troverebbe
traccia
in
documenti
ufficiali
;
dove
come
in
passato
è
raccomandato
non
solo
il
culto
a
Maria
,
ma
la
devozione
al
S
.
Cuore
,
la
recita
del
Rosario
,
celebrate
le
rivelazioni
di
Fatima
.
Eppure
chi
sia
abbastanza
vecchio
per
ricordare
quella
ch
'
era
al
principio
del
secolo
la
fede
diffusa
nella
massa
dei
credenti
(
che
forse
neppure
allora
costituivano
la
maggioranza
degl
'
italiani
)
,
soprattutto
quella
ch
'
era
la
fede
degli
umili
,
si
accorge
dei
cambiamenti
.
Era
un
cattolicesimo
in
cui
il
Dio
Padre
era
lontano
,
poco
invocato
,
cui
si
parlava
attraverso
gl
'
intermediari
,
soprattutto
la
Vergine
ed
un
gran
numero
di
santi
,
tra
cui
era
dato
scegliere
il
proprio
intercessore
.
Una
fede
semplice
,
cui
non
a
torto
si
rimproverava
molto
antropomorfismo
;
si
credeva
in
una
sopravvivenza
,
ma
come
una
continuazione
della
vita
presente
;
un
cattolico
credeva
nelle
sofferenze
sensibili
e
senza
fine
dell
'
Inferno
,
nelle
anime
purganti
per
cui
si
prega
e
che
pregano
per
noi
,
in
un
Paradiso
in
cui
ci
si
ritrova
ancora
con
gli
affetti
della
vita
terrena
;
quando
si
consolava
chi
piangeva
sulla
salma
di
una
persona
cara
,
dicendogli
:
«
Tra
qualche
anno
vi
ricongiungerete
»
,
si
pensava
proprio
al
figlio
che
ritrova
la
madre
,
e
conversa
con
lei
,
ed
ancora
le
chiede
perdono
dei
suoi
mancamenti
,
allo
sposo
che
ritrova
la
sposa
,
i
genitori
,
il
figlio
.
L
'
intimo
sentire
non
era
un
confondersi
in
Dio
,
ma
un
ritrovare
proprio
le
persone
care
;
qualche
anno
,
e
poi
di
nuovo
la
famiglia
riunita
.
Un
aldilà
,
lo
si
concepiva
ancora
con
i
colori
,
le
forme
,
i
suoni
che
ci
sono
noti
;
in
un
culmine
di
bellezza
cui
non
possiamo
arrivare
,
ma
sempre
forme
,
sempre
colori
,
sempre
suoni
.
I
veri
credenti
erano
certi
che
le
indulgenze
abbreviano
l
'
espiazione
nel
Purgatorio
,
che
l
'
assoluzione
riporta
nello
stato
di
grazia
,
che
il
sacerdote
ha
dei
poteri
carismatici
e
può
quindi
quello
che
nessun
altro
uomo
può
,
rimettere
i
peccati
;
gli
ortodossi
ritenevano
esservi
una
sola
via
,
quella
della
Chiesa
cattolica
per
giungere
a
Dio
.
Cosa
rimane
di
questo
,
anche
in
un
giovane
iscritto
all
'
Azione
cattolica
?
Non
gli
darebbe
molestia
vedere
una
di
quelle
immaginette
,
tanto
diffuse
allorché
ero
bambino
,
le
anime
purganti
che
emergono
con
metà
del
corpo
da
un
mare
di
fiamme
,
giungendo
le
mani
e
levando
gli
occhi
'
al
cielo
?
O
ritrovare
in
un
vecchio
libro
una
delle
storie
edificanti
che
si
leggevano
allora
,
il
bambino
morto
che
alla
domanda
pressante
dei
genitori
se
è
in
Paradiso
,
risponde
che
è
all
'
Inferno
perché
è
morto
dopo
aver
commesso
un
atto
impuro
?
Ripeto
,
nulla
è
cambiato
nel
dogma
,
nell
'
insegnamento
ufficiale
;
ancora
pochi
giorni
fa
una
signora
mi
diceva
che
un
confessore
le
aveva
negato
l
'
assoluzione
s
'
ella
persisteva
nel
non
credere
nell
'
Inferno
(
non
gliel
'
avrebbe
negata
se
lo
accettava
,
ma
pensava
ad
un
carcere
senza
detenuti
)
.
Ma
anche
nel
Credo
non
si
parla
più
di
discesa
di
Cristo
all
'
Inferno
,
e
quando
sento
da
ottimi
sacerdoti
le
spiegazioni
del
Vangelo
odo
parlare
sì
di
vita
eterna
,
di
ricongiungersi
con
Dio
,
ma
non
già
quel
ritrovarsi
proprio
in
una
continuità
degli
affetti
terreni
,
anziché
come
scintille
che
ritornino
ad
una
grande
fiamma
;
e
se
pure
continuino
ad
annunciarsi
certe
indulgenze
,
come
quella
della
Porziuncola
,
non
sento
mai
accennare
alle
indulgenze
che
abbrevierebbero
le
pene
delle
anime
purganti
;
mentre
la
facilità
delle
riduzioni
allo
stato
laicale
,
il
non
considerare
più
il
sacerdote
che
gettava
la
veste
e
passava
al
matrimonio
come
un
disertore
,
un
reietto
,
non
può
(
accompagnata
all
'
abbandono
dell
'
abito
talare
,
alla
stessa
trasandatezza
frequente
del
rito
;
non
più
il
chierichetto
in
cotta
,
che
faceva
suonare
ad
un
certo
momento
il
campanellino
)
non
avere
diminuito
un
po
'
la
figura
del
sacerdote
cui
si
baciava
la
mano
.
Una
purificazione
del
cattolicesimo
da
troppe
scorie
inseritesi
nei
secoli
,
d
'
accordo
;
direi
anche
cattolicesimo
più
consono
alla
ragione
umana
,
che
se
qualcosa
può
proclamare
è
il
proprio
limite
;
non
può
né
provare
né
negare
l
'
esistenza
di
un
mondo
fuori
dell
'
ambito
dell
'
uomo
chiuso
nei
suoi
sensi
(
gli
argomenti
dimostrativi
di
questa
esistenza
poggiano
tutti
sempre
nella
cerchia
della
ragione
,
cioè
della
presumibilità
che
l
'
ordinamento
umano
in
cui
viviamo
abbia
caratteri
che
non
possono
essere
non
comuni
a
quello
in
cui
resusciteremo
:
effetto
che
richiama
una
causa
,
sviluppo
che
deve
portare
ad
una
mèta
,
niente
senza
una
ragion
d
'
essere
)
,
e
meno
che
mai
conoscere
quale
sarebbe
la
condizione
dell
'
uomo
che
più
non
fosse
tale
;
il
credente
è
tale
per
la
fede
,
e
già
Dante
ammoniva
sui
limiti
del
conoscibile
,
sulla
non
sostituibilità
della
fede
,
ché
se
no
,
d
'
uopo
non
era
partorir
Maria
.
Ed
ancora
esortazione
all
'
uomo
che
il
vero
modo
di
onorare
Dio
è
operare
bene
,
prodigarsi
per
i
fratelli
,
non
pensare
a
sé
,
che
è
la
spiegazione
dell
'
evangelico
e
misterioso
-
chi
ama
la
sua
vita
la
perde
,
e
chi
odia
la
sua
vita
in
questo
mondo
,
la
conserverà
per
la
vita
eterna
-
;
esortazione
ad
un
comportamento
che
è
certo
d
'
interesse
generale
,
che
permette
di
collaborare
credenti
e
non
credenti
;
e
già
i
migliori
sacerdoti
da
tempo
predicavano
contro
il
voler
ridurre
la
religione
a
«
sentimento
»
.
Tutto
questo
è
vero
;
prendiamo
atto
di
questo
tacito
mutamento
anche
con
soddisfazione
;
ma
non
disconosciamo
che
quella
che
pare
scomparsa
era
la
religione
dei
poveri
in
spirito
prediletti
nel
Vangelo
,
e
che
non
è
dato
supporre
un
Dio
che
non
accogliesse
come
una
preghiera
innalzata
a
lui
quella
diretta
al
santo
protettore
da
una
data
malattia
,
o
il
rosario
recitato
,
storpiando
le
parole
latine
,
dalla
povera
vecchietta
.
Né
so
pensare
ad
un
Cristo
che
amando
i
poveri
in
spirito
,
non
sia
stato
l
'
intercessore
presso
il
Padre
quale
fosse
la
loro
preghiera
,
non
gradisse
il
cuore
d
'
argento
che
appendevano
per
la
grazia
ricevuta
.
StampaQuotidiana ,
L
'
art.
315
del
vigente
codice
civile
suona
:
«
Il
figlio
,
di
qualunque
età
sia
,
deve
onorare
e
rispettare
i
genitori
»
.
Nel
progetto
unificato
di
modifiche
al
diritto
di
famiglia
scompare
l
'
onorare
e
si
menziona
l
'
obbligo
del
figlio
,
finché
viva
in
seno
alla
famiglia
,
di
contribuire
ai
bisogni
di
questa
in
proporzione
alle
sue
sostanze
e
al
suo
reddito
.
La
scomparsa
dell
'
onorare
è
priva
d
'
importanza
pratica
;
il
legislatore
non
può
ispirare
sentimenti
.
Ma
è
una
delle
modifiche
al
codice
inserite
nel
progetto
che
coglie
un
giovane
professore
,
Ennio
Russo
,
nella
sua
introduzione
«
Le
idee
della
riforma
del
diritto
di
famiglia
»
ad
un
volume
di
studi
in
argomento
,
opera
dell
'
Istituto
di
diritto
privato
della
Università
di
Messina
.
La
monografia
del
Russo
,
che
si
distacca
da
troppe
altre
lette
in
questi
anni
,
afferma
che
la
disciplina
data
in
passato
dai
codici
alla
famiglia
legittima
intendeva
proteggerla
come
centro
politico
elementare
,
come
depositaria
di
valori
(
così
l
'
idea
di
Patria
)
,
che
premeva
al
legislatore
di
conservare
;
mentre
anche
la
trasmissione
ereditaria
di
patrimoni
rispondeva
ad
una
concezione
politica
.
Mutata
questa
,
lo
Stato
attenua
la
protezione
della
famiglia
legittima
,
e
tende
sempre
più
a
parificarle
la
famiglia
nascente
dall
'
adozione
e
quella
naturale
.
Appare
così
che
la
famiglia
non
è
istituto
naturale
,
ma
il
concetto
di
famiglia
varia
storicamente
secondo
gl
'
interessi
fondamentali
della
comunità
.
Oggi
la
famiglia
non
costituisce
più
una
remora
per
i
suoi
componenti
;
i
partiti
possono
tutti
consentire
nel
vedere
scemare
la
protezione
alla
famiglia
,
perché
essa
non
assicura
più
neppure
un
gruppo
omogeneo
di
voti
.
L
'
interesse
del
legislatore
è
ora
volto
ai
singoli
,
non
al
gruppo
familiare
;
la
famiglia
viene
regolata
nell
'
interesse
dei
singoli
,
lo
Stato
cessa
di
proteggere
i
rapporti
familiari
quando
essi
non
realizzino
più
l
'
interesse
del
soggetto
al
libero
dispiegamento
della
propria
personalità
.
Quindi
il
gruppo
familiare
deve
potersi
disgregare
se
non
realizzi
più
la
tutela
dei
diritti
ed
interessi
degli
appartenenti
.
Non
ci
sono
interessi
della
famiglia
che
non
siano
interessi
dei
coniugi
o
dei
figli
;
un
potere
familiare
non
può
venire
concepito
se
non
come
strumento
per
l
'
adempimento
di
doveri
:
tra
cui
primeggia
quello
della
educazione
dei
minori
:
si
recidano
i
vincoli
di
sangue
se
altre
formazioni
sociali
possano
meglio
occuparsi
della
formazione
del
bambino
.
Ma
la
prole
è
elemento
che
non
sempre
esiste
e
comunque
provvisorio
nella
famiglia
,
che
è
eminentemente
società
coniugale
;
sicché
la
tutela
della
dignità
,
e
soprattutto
del
lavoro
della
donna
,
è
punto
fondamentale
nella
riforma
del
diritto
di
famiglia
.
Che
il
Russo
,
il
quale
peraltro
ricorda
che
in
materia
il
diritto
entra
in
funzione
quando
non
operano
più
gli
affetti
,
sintetizzi
felicemente
la
ispirazione
del
progetto
,
mi
pare
certo
,
e
convengo
che
in
tutti
questi
punti
coglie
bene
la
realtà
della
famiglia
odierna
e
delle
preoccupazioni
legislative
,
che
spesso
non
si
osa
formulare
.
Questo
suscita
in
me
molte
considerazioni
.
È
difficile
parlare
di
tendenze
individualiste
o
invece
di
annullamento
dell
'
individuo
nel
gruppo
,
in
una
data
epoca
.
Oggi
anche
se
molto
anticonformismo
sia
in
realtà
un
conformismo
di
opposizione
al
passato
,
c
'
è
una
diversità
di
opinamenti
su
ogni
punto
quale
non
si
dava
in
altri
periodi
;
non
scorgo
un
solo
postulato
in
cui
tutti
convengano
.
E
,
quando
non
crolla
,
s
'
indebolisce
il
più
vecchio
gruppo
,
la
famiglia
:
prevalenza
individualista
,
si
direbbe
.
Ma
viceversa
nei
contrasti
del
mondo
del
lavoro
,
non
c
'
è
che
il
gruppo
:
è
quasi
impossibile
al
singolo
affermare
una
volontà
in
contrasto
con
quella
del
sindacato
,
dell
'
ordine
professionale
.
Preoccupazione
saliente
è
certo
l
'
educazione
dei
bambini
,
dei
ragazzi
,
a
prescindere
da
come
poi
si
attui
questa
educazione
;
invece
s
'
accetta
che
con
l
'
adolescenza
,
con
la
prima
giovinezza
,
il
figlio
abbia
diritto
di
staccarsi
anche
materialmente
,
con
una
abitazione
a
sé
,
dalla
famiglia
,
e
non
debba
più
dipendere
in
alcun
modo
da
questa
.
I
legami
si
allentano
fino
a
rompersi
.
Non
posso
non
ricordare
che
questo
avviene
negli
animali
;
cagne
e
gatte
sono
mamme
amorosissime
con
i
piccoli
,
ma
poi
li
ignorano
una
volta
divenuti
adulti
.
Che
l
'
incesto
non
ispiri
più
l
'
orrore
che
un
tempo
ispirava
indistintamente
a
tutti
,
mi
pare
anche
un
segno
di
questo
ritorno
verso
l
'
animalità
;
contrassegnato
poi
anche
dalla
indifferenza
verso
i
vecchi
,
dallo
svanire
di
ogni
pietà
verso
di
loro
:
si
vide
mai
un
cane
od
un
gatto
soccorrere
il
vecchio
genitore
?
Non
riesco
a
convincermi
che
sia
una
mia
fantasia
morbosa
quella
di
una
parabola
dell
'
umanità
che
ritorna
verso
le
origini
.
È
vero
che
non
ha
più
peso
l
'
idea
della
famiglia
società
naturale
,
come
definisce
la
famiglia
legittima
l
'
art.
29
della
Costituzione
.
Ciò
porge
adito
ad
altra
osservazione
.
Si
disse
ampiamente
che
nel
redigere
la
Costituzione
la
Democrazia
cristiana
era
riuscita
a
fare
accogliere
in
essa
le
concezioni
fondamentali
della
dottrina
cristiano
-
sociale
,
che
appunto
aveva
alla
sua
volta
recepito
le
idee
dei
teoretici
cattolici
del
diritto
naturale
,
padre
Taparelli
,
padre
Liberatore
,
i
quali
affermavano
i
diritti
delle
società
naturali
,
e
la
tirannide
dello
Stato
che
non
li
rispettasse
:
la
famiglia
non
era
che
la
prima
delle
società
naturali
,
poi
venivano
le
cerchie
territoriali
,
così
i
Comuni
.
A
distanza
di
un
quarto
di
secolo
non
mi
pare
che
resti
più
nulla
di
una
posizione
del
partito
di
maggioranza
relativa
in
difesa
di
queste
concezioni
.
Esso
è
certo
fra
tutti
i
partiti
quello
che
ha
mutato
di
più
i
propri
orientamenti
,
pure
conservando
alcuni
degli
uomini
delle
origini
(
e
non
di
secondaria
importanza
)
,
e
non
perdendo
quelli
che
sopravvivono
dei
suoi
originari
elettori
.
Ciò
che
induce
a
riflessioni
su
quel
che
è
il
partito
e
soprattutto
su
quella
che
è
oggi
la
partecipazione
del
popolo
alla
vita
politica
.
Per
tanti
elettori
il
partito
è
quel
che
rappresenta
per
il
cliente
il
nome
di
un
'
affermata
ditta
commerciale
;
non
si
chiede
al
partito
quali
siano
oggi
i
suoi
propositi
,
quali
le
posizioni
prese
negli
ultimi
anni
,
non
si
giudica
;
basta
quel
nome
.
Torniamo
alla
famiglia
.
Non
idealizzo
la
famiglia
tradizionale
;
so
come
spesso
sotto
l
'
apparente
concordia
fervevano
avversioni
profonde
,
gelosie
tra
fratelli
e
sorelle
,
incomprensioni
,
come
l
'
essere
la
famiglia
centro
d
'
interessi
patrimoniali
portasse
anche
ad
odi
feroci
a
proposito
di
eredità
o
di
divisioni
.
La
stessa
solidarietà
familiare
quando
esisteva
diveniva
talora
omertà
,
diniego
del
diritto
altrui
.
Tuttavia
da
quell
'
idea
del
vincolo
obbligatorio
,
del
legame
di
sangue
,
diciamo
pure
dal
mito
della
società
naturale
,
si
sviluppavano
non
di
rado
devozioni
profonde
(
anche
tra
coniugi
uniti
in
origine
in
matrimoni
combinati
,
senza
un
amore
iniziale
)
,
affetti
delicati
;
l
'
individuo
trovava
nella
famiglia
il
conforto
di
cuori
fratelli
,
quell
'
armonia
dei
sentimenti
,
quelle
stesse
vibrazioni
delle
emozioni
,
che
vale
molto
più
della
comunanza
d
'
idee
:
ho
presenti
fratelli
e
sorelle
che
si
sostennero
con
infinita
carità
per
il
corso
di
una
lunga
vita
.
La
famiglia
non
provvisoria
,
che
legava
ancora
i
figli
cinquantenni
ai
genitori
in
tarda
età
,
la
famiglia
larga
,
che
comprendeva
zii
e
cugini
,
era
stata
una
bella
conquista
dell
'
umanità
,
elevandosi
al
di
sopra
delle
specie
animali
.
StampaQuotidiana ,
La
grande
accusata
è
la
scuola
classica
.
Anzitutto
dal
lato
politico
:
la
scuola
dei
signori
.
Lo
è
stata
,
lo
è
?
Non
certo
per
gl
'
insegnanti
,
di
solito
persone
che
vivevano
di
un
gramo
stipendio
(
ricordi
di
Augusto
Monti
:
il
fratello
impiegato
privato
guadagna
quasi
il
doppio
di
lui
,
giovane
professore
;
il
cognato
viaggiatore
di
commercio
circa
cinque
volte
)
;
ma
neppure
per
gli
studenti
:
la
frequentavano
convittori
di
collegi
di
orfani
retti
da
istituti
di
beneficenza
o
mutualistici
.
Però
era
quella
che
dava
,
essa
sola
-
oggi
non
è
più
così
-
accesso
a
tutte
le
facoltà
universitarie
;
mentre
in
proprio
non
rilasciava
alcun
titolo
,
non
si
usciva
né
ragioniere
né
geometra
né
maestro
.
Ma
che
laureato
equivalesse
a
signore
sarebbe
stato
difficile
dimostrare
.
Tuttavia
in
un
certo
senso
l
'
appellativo
aveva
qualcosa
di
vero
;
nei
pochi
casi
in
cui
la
scuola
classica
riusciva
a
plasmare
,
dava
vita
a
quel
tipo
di
honnéte
hommi
,
che
si
riscontra
nella
nobiltà
di
toga
e
nella
buona
borghesia
della
Francia
di
Luigi
XIV
;
l
'
uomo
che
si
compiace
dei
classici
,
che
ammira
il
mondo
grecolatino
,
per
cui
il
riposo
è
la
lettura
di
Platone
o
di
Orazio
;
se
passa
ai
moderni
,
si
compiace
di
Montaigne
o
Pascal
.
La
scuola
classica
,
fuori
dell
'
ambito
dei
professori
,
produsse
questi
appassionati
della
classicità
:
il
clinico
Domenico
Majocchi
ed
il
grande
avvocato
e
presidente
della
Banca
commerciale
Camillo
Giussani
,
ad
esempio
.
Difficile
concepire
uomini
tali
capaci
di
mescolarsi
al
popolo
che
trepida
negli
stadi
o
dinanzi
ai
televisori
quando
riproducono
campionati
,
in
genere
di
partecipare
alle
schiette
manifestazioni
di
entusiasmi
popolani
.
Ma
erano
rari
parti
della
scuola
classica
;
io
ne
uscii
incapace
di
comprendere
una
satira
di
Orazio
se
non
edita
con
molte
note
;
altri
imbottiti
solo
di
ricordi
grammaticali
e
sintattici
.
In
effetto
per
pochi
la
scuola
raggiungeva
l
'
effetto
di
dare
la
bella
armoniosa
visione
del
mondo
classico
,
una
sia
pur
non
dettagliata
comprensione
del
miracolo
del
pensiero
greco
,
delle
altezze
dell
'
epica
omerica
,
di
ciò
che
aveva
rappresentato
Roma
nell
'
arte
di
governare
e
nella
creazione
del
diritto
.
Tra
i
sei
ed
i
dieci
anni
possono
impressionare
episodi
fiabeschi
leggendari
,
gl
'
inganni
di
Ulisse
,
Laocoonte
,
Polifemo
,
Muzio
Scevola
ed
Orazio
Coclite
,
ma
solo
prossimi
ai
vent
'
anni
giovani
non
eccezionali
sono
in
grado
di
rendersi
conto
di
quel
che
fu
il
mondo
classico
e
le
sue
ricchezze
.
Gli
anni
ingrati
in
cui
si
percorreva
il
ginnasio
e
s
'
iniziava
il
liceo
erano
i
meno
atti
per
quella
comprensione
;
ed
il
Cicerone
a
tutto
spiano
che
si
faceva
digerire
era
il
testo
meno
acconcio
per
raggiungere
la
visione
della
classicità
.
Inoltre
pochi
erano
gl
'
insegnanti
,
anche
perché
assillati
dai
programmi
e
dalla
infausta
traduzione
dall
'
italiano
in
latino
,
in
grado
di
presiedere
ad
un
così
difficile
compito
.
Non
è
a
stupire
che
talora
desse
maggiori
frutti
l
'
insegnamento
del
greco
,
iniziato
più
tardi
,
già
nella
prima
espansione
della
adolescenza
.
Veramente
il
male
della
scuola
classica
era
quello
che
sarà
comune
ad
una
scuola
unica
che
si
voglia
protrarre
fino
alla
Università
,
di
voler
preparare
a
tutte
le
vie
:
ciò
che
implica
non
preparare
adeguatamente
per
nessuna
.
Le
letterature
straniere
non
vi
avevano
alcun
posto
;
s
'
imparava
una
lingua
straniera
,
ma
non
in
grado
di
parlarla
,
e
spesso
su
testi
vecchi
di
tre
secoli
,
con
tempi
e
modi
ora
in
disuso
,
sicché
un
romanzo
contemporaneo
appariva
ricco
di
parole
ignote
.
La
matematica
,
la
chimica
,
la
fisica
erano
insegnate
in
modo
da
formare
l
'
uomo
di
discreta
cultura
,
ma
chi
s
'
iscriveva
poi
a
quelle
facoltà
doveva
ricominciare
da
capo
.
Tuttavia
l
'
allievo
che
non
avesse
trascorso
proprio
inutilmente
quegli
anni
,
si
era
formato
un
abito
logico
,
l
'
attitudine
al
ragionamento
,
buona
per
qualsiasi
disciplina
.
Se
ora
si
guarda
all
'
avvenire
,
sono
persuaso
che
sarebbe
nefasta
la
continuazione
della
scuola
unica
;
a
meno
di
prolungare
ancora
,
contro
tutte
le
tendenze
dei
giovani
,
che
oggi
vogliono
sposarsi
presto
,
i
corsi
scolastici
,
con
bienni
pre
-
universitari
dove
finalmente
si
avesse
una
selezione
.
Dubito
molto
della
riforma
che
consente
ogni
iscrizione
universitaria
con
qualsiasi
preparazione
scolastica
;
credo
nella
utilità
dei
licei
scientifici
,
degl
'
istituti
tecnici
,
delle
magistrali
.
Ma
la
scuola
classica
ha
a
morire
?
Proprio
l
'
Italia
deve
abbandonare
un
ramo
di
studi
che
ha
eletti
cultori
nelle
Università
americane
,
in
quelle
di
lingua
inglese
e
tedesca
,
che
neppure
la
Russia
ha
condannato
?
Considererei
una
vera
vergogna
per
l
'
Italia
la
morte
della
scuola
media
superiore
classica
;
ma
dovrebbe
cessare
di
essere
la
scuola
che
apre
tutte
le
porte
,
divenire
quella
per
i
futuri
insegnanti
di
greco
e
di
latino
,
archeologi
,
studiosi
di
storia
antica
.
Quindi
trenta
o
quaranta
licei
classici
,
con
cinque
anni
di
corso
,
sarebbero
sufficienti
;
il
latino
si
può
imparare
in
cinque
anni
come
il
greco
,
specie
se
s
'
inizia
lo
studio
non
a
dieci
od
undici
anni
,
ma
a
quattordici
.
Occorrerebbe
però
che
tutta
la
scuola
classica
fosse
orientata
in
vista
di
questo
suo
specifico
fine
.
Due
lingue
moderne
,
ma
insegnate
col
preciso
scopo
d
'
insegnare
a
leggere
lavori
di
storia
e
di
critica
;
non
la
ricchezza
del
vocabolario
che
occorre
possedere
per
leggere
un
romanzo
contemporaneo
,
non
finezze
grammaticali
.
Una
matematica
volta
soprattutto
a
far
comprendere
la
profondità
,
le
intuizioni
,
lo
spirito
di
analisi
del
pensiero
greco
;
una
letteratura
italiana
con
il
continuo
raffronto
dei
greci
e
dei
latini
,
che
illustri
,
ad
esempio
,
quel
che
può
ravvisarsi
di
comparabile
al
romanticismo
in
dati
scrittori
greci
e
romani
.
E
storia
non
di
soli
avvenimenti
,
ma
di
quel
che
fu
per
gli
antichi
il
senso
della
storia
,
del
succedersi
degli
eventi
umani
;
la
loro
idea
del
fato
;
una
adeguata
illustrazione
delle
religioni
dell
'
antichità
,
dell
'
elemento
eterogeneo
e
da
respingere
che
furono
per
i
romani
i
culti
orientali
.
Occorrono
certo
insegnanti
di
prim
'
ordine
per
un
tale
compito
;
ma
se
i
licei
classici
sono
nel
numero
esiguo
che
ho
accennato
,
si
trovano
;
penso
soltanto
alla
Facoltà
di
Torino
ed
a
quel
suscitatore
di
passione
per
la
romanità
che
è
Italo
Lana
.
L
'
obiezione
che
prevedo
è
questa
:
può
un
ragazzo
di
quindici
anni
scegliere
una
via
con
così
pochi
sbocchi
come
quella
che
indico
?
Penso
che
sì
,
e
so
poi
che
ad
ogni
età
si
possono
compiere
scelte
sbagliate
;
anche
i
matrimoni
dei
quarantenni
possono
contenerle
.
Ma
il
peggio
nella
vita
è
non
saper
mai
effettuare
delle
scelte
.
StampaQuotidiana ,
Che
gl
'
italiani
d
'
oggi
siano
più
istruiti
di
quelli
di
trenta
e
soprattutto
di
cinquant
'
anni
or
sono
,
mi
pare
fuor
di
dubbio
.
Allora
certe
nozioni
cosmiche
(
la
terra
che
rotea
intorno
al
sole
,
cosa
sia
la
luna
)
erano
ancora
sconosciute
o
confuse
nella
mente
dei
più
umili
,
mentre
sono
oggi
note
pure
agli
analfabeti
;
e
così
dicasi
per
quanto
è
oltre
frontiera
,
altri
continenti
,
altri
Stati
.
Merito
della
scuola
(
delle
elementari
,
specificherei
,
che
mi
sembra
siano
ancora
le
meglio
funzionanti
:
recenti
pagine
,
amene
ma
amare
,
di
Remo
Gianuzzi
,
Esami
di
Stato
,
confermano
la
mia
diffidenza
per
le
attuali
scuole
secondarie
)
;
ma
anche
della
televisione
,
delle
emigrazioni
ed
immigrazioni
.
Pur
ciò
ch
'
è
cattivo
ha
qualcosa
di
buono
:
compiangiamo
gli
emigrati
che
si
trovano
male
nel
Paese
in
cui
non
s
'
inseriscono
,
ma
il
loro
campo
visivo
si
allarga
;
e
pure
i
peggiori
rotocalchi
,
con
le
brutte
o
sciocche
vicende
che
narrano
,
danno
un
qualche
orientamento
di
luoghi
e
di
costumi
.
Va
da
sé
che
il
contenuto
della
istruzione
desiderabile
varia
nel
tempo
;
non
nego
la
qualifica
d
'
istruito
a
chi
pure
ignori
vicende
e
personaggi
ben
noti
quando
ero
ragazzo
(
ed
accetterei
mi
si
escludesse
dal
novero
degl
'
istruiti
per
la
mia
ignoranza
su
calciatori
,
cantautori
,
divi
e
dive
del
cinema
,
che
tanto
posto
hanno
nel
mondo
d
'
oggi
)
.
Più
istruiti
,
sì
;
ma
anche
per
chi
,
come
me
,
non
ha
il
disprezzo
per
il
nozionismo
(
senza
una
piattaforma
di
nozioni
si
ciancia
a
vuoto
)
istruito
non
equivale
a
colto
.
Siamo
più
colti
?
gl
'
incolti
sono
soltanto
quelli
che
rispondono
sempre
non
so
ai
questionari
Doxa
,
anche
alle
domande
che
i
radiocronisti
pongono
per
strada
?
Prescindo
dalla
cultura
specializzata
(
è
un
caso
a
sé
quello
dell
'
universitario
dottissimo
in
un
ramo
,
ed
incapsulatosi
in
quello
,
ignaro
di
letteratura
,
di
arte
,
di
scienza
)
;
quel
che
interessa
è
la
quantità
di
cultura
diffusa
che
permette
di
dire
che
un
popolo
è
colto
.
A
prima
vista
ci
viene
spontaneo
dire
che
siamo
più
colti
che
non
fossimo
cinquanta
o
trent
'
anni
fa
.
Almeno
in
politica
,
ma
anche
nel
considerare
i
possibili
modelli
sociali
,
pochi
sono
gli
agnostici
;
le
lettere
inviate
ai
giornali
anche
dai
più
umili
contengono
opinioni
:
chi
vuole
la
pena
di
morte
e
chi
l
'
aborre
;
chi
ritiene
i
colpevoli
siano
dei
malati
,
chi
vittime
della
società
consumistica
,
chi
della
indulgenza
di
genitori
e
maestri
,
chi
della
miseria
,
e
chi
invece
li
giudica
colpevoli
che
occorra
punire
.
Così
chi
pensa
il
primum
della
economia
sia
evitare
la
disoccupazione
,
e
chi
impedire
la
lira
perda
ogni
potere
di
acquisto
;
chi
crede
nella
necessità
di
una
moneta
stabile
che
incoraggi
il
risparmio
.
Ma
è
sufficiente
avere
opinioni
per
essere
fuori
del
mondo
degl
'
incolti
?
a
ben
guardare
,
opinioni
primordiali
,
sui
problemi
fondamentali
,
ne
avevano
pure
gli
analfabeti
di
oltre
cent
'
anni
or
sono
.
E
qualche
conservatore
,
se
ne
esistessero
ed
osassero
esprimersi
,
soggiungerebbe
:
più
sane
delle
attuali
.
A
mio
avviso
la
cultura
non
sta
né
nel
nozionismo
,
né
nell
'
avere
delle
opinioni
,
sia
pur
radicate
;
bensì
nel
ragionare
.
E
temo
molto
che
siamo
più
istruiti
,
cioè
con
più
nozioni
,
meno
agnostici
,
maggior
numero
di
opinioni
,
ma
più
che
colti
,
indottrinati
;
come
del
resto
la
maggioranza
è
sempre
stata
dovunque
:
risparmiando
la
fatica
del
pensare
,
accettando
le
opinioni
,
le
tavole
dei
valori
,
formate
da
altri
:
che
può
essere
volta
a
volta
il
direttore
di
coscienza
o
confessore
,
il
dittatore
,
il
giornale
di
partito
che
è
il
solo
che
si
legga
ed
in
cui
è
sempre
stabilito
chi
sia
il
buono
e
chi
il
cattivo
,
il
libro
che
diffonde
la
sana
dottrina
,
e
quello
che
è
l
'
occulto
strumento
ora
dei
padroni
ora
dei
sovvertitori
.
Non
vorrei
si
confondesse
l
'
uomo
dai
fermissimi
convincimenti
con
l
'
uomo
che
non
accetta
la
discussione
.
L
'
uomo
dai
più
fermi
convincimenti
non
paventa
di
ascoltare
le
ragioni
altrui
,
di
opporre
le
proprie
;
senza
cambiar
bandiera
,
riconoscerà
che
qualche
punto
secondario
del
suo
sistema
va
rimeditato
,
che
qualche
suo
argomento
è
debole
,
che
occorre
invocarne
altri
a
sostegno
della
idea
politica
o
della
confessione
che
professa
.
L
'
uomo
colto
è
a
desiderare
nel
suo
ragionare
sia
sempre
leale
,
ma
possiede
pure
l
'
arte
del
sofisma
.
E
soprattutto
è
l
'
uomo
che
armonizza
i
suoi
giudizi
,
che
naturalmente
hanno
oggetti
diversi
,
toccano
vari
aspetti
della
vita
.
Li
armonizza
guardando
alla
realtà
.
L
'
indottrinato
parte
da
assiomi
che
di
solito
non
rispondono
affatto
alla
realtà
;
o
vede
l
'
uomo
naturalmente
buono
o
asserisce
apoditticamente
che
ogni
uomo
ha
per
sua
natura
di
sbranare
i
fratelli
.
L
'
uomo
colto
,
invece
,
non
è
un
poeta
od
un
fabbricante
di
utopie
(
si
può
essere
ottimi
poeti
,
costruttori
di
utopie
piacevoli
a
leggersi
,
ma
sapendole
appunto
irrealizzabili
,
e
scriverle
con
lo
spirito
di
chi
scrive
belle
favole
,
conscio
che
gli
animali
non
parlano
e
non
danno
saggi
consigli
)
.
L
'
uomo
colto
,
se
si
fabbrica
un
sistema
od
aderisce
a
quello
da
altri
proposto
,
si
chiede
se
sia
realizzabile
;
non
dimentica
i
dati
economici
,
le
risorse
di
ogni
paese
,
l
'
elementare
verità
che
nessuno
Stato
è
disposto
a
far
vivere
più
poveramente
i
propri
cittadini
per
alzare
il
benessere
in
altri
Stati
,
che
gli
uomini
non
sono
tutti
virtuosi
,
che
l
'
egoismo
abbonda
,
che
gli
entusiasmi
svaniscono
.
Se
parla
di
scuola
,
ricorda
il
livello
mentale
diverso
degli
allievi
,
che
è
un
dato
di
natura
,
non
s
'
illude
si
diano
maestri
capaci
di
far
divenire
tutti
intelligenti
,
ne
auspica
soltanto
tali
da
interessare
la
quasi
totalità
degli
allievi
(
quasi
;
gli
apatici
sono
una
realtà
ineliminabile
)
,
di
ottenere
da
ciascuno
il
massimo
che
può
dare
.
Se
parla
di
giustizia
sociale
,
non
dimentica
che
ogni
uomo
ha
un
suo
giudizio
in
cui
entra
l
'
interesse
,
e
che
non
si
realizzerà
mai
un
regime
in
cui
tutti
siano
convinti
di
avere
i
riconoscimenti
,
morali
e
materiali
,
cui
credono
di
aver
diritto
.
L
'
uomo
colto
è
quello
che
guarda
alla
realtà
e
pensa
in
ogni
ambito
,
a
cominciare
dalla
costruzione
di
una
sua
famiglia
,
al
realizzabile
;
e
si
distingue
appunto
dall
'
utopista
(
che
può
anche
essere
un
genio
,
ma
,
se
non
sa
che
la
sua
è
utopia
,
non
qualificherei
uomo
colto
)
per
ciò
che
accetta
il
meno
peggio
;
difende
un
regime
,
un
tipo
di
scuola
,
se
ritiene
che
nelle
condizioni
del
momento
ogni
altro
sarebbe
peggiore
.
Ora
temo
proprio
che
,
se
si
intende
in
questo
modo
la
cultura
,
non
siamo
cresciuti
.
Ricordo
l
'
argomentare
anche
di
analfabeti
in
anni
molto
lontani
,
ed
a
volte
mi
pare
superiore
a
quello
di
giovani
«
indottrinati
»
,
con
un
bel
sistema
di
valori
fisso
nella
mente
,
ma
che
non
saprebbero
difendere
in
una
discussione
se
non
ripetendo
all
'
infinito
gli
assiomi
,
indimostrabili
,
da
cui
hanno
preso
le
mosse
.
Scuola
della
discussione
,
su
una
piattaforma
di
nozioni
indispensabili
;
certamente
è
l
'
ideale
;
ma
che
discussioni
siano
,
e
non
indottrinamento
,
accettazione
passiva
d
'
idee
altrui
;
e
che
siano
idee
concrete
,
base
all
'
edificare
,
e
quindi
sempre
con
l
'
occhio
volto
alla
realtà
,
e
non
enunciati
astratti
.
Santi
i
concetti
di
buono
,
di
giusto
,
ma
uomo
colto
è
quello
che
scorge
anche
le
vie
per
realizzarli
quanto
si
può
;
e
le
esperienze
del
passato
gl
'
insegnano
qualcosa
.
StampaQuotidiana ,
Fine
dell
'
anno
scolastico
.
Anche
il
discorso
sulla
scuola
ha
non
poche
note
tristi
,
ma
almeno
non
gronda
sangue
,
non
è
tragico
come
quello
sulle
bombe
e
sui
sequestri
di
persone
,
non
ci
fa
evocare
l
'
abisso
della
svalutazione
totale
della
lira
.
Bilancio
di
ventotto
anni
di
Repubblica
.
Non
si
può
riassumere
in
poche
righe
.
Partiamo
dalla
base
.
Non
si
è
dato
sufficiente
rilievo
alla
scuola
materna
,
che
diviene
sempre
più
necessaria
,
man
mano
che
cresce
il
numero
delle
madri
lavoratrici
;
e
non
ci
si
è
chiesto
se
per
questa
scuola
non
occorressero
insegnanti
di
prim
'
ordine
,
a
non
ridurle
a
custodia
dei
piccoli
ed
all
'
apprendimento
di
pochi
esercizi
.
Peraltro
proprio
la
visione
di
quel
che
può
essere
una
scuola
materna
con
insegnanti
che
abbiano
il
senso
della
missione
,
l
'
amore
che
genera
tanta
pazienza
,
e
la
comprensione
di
piccoli
esseri
così
diversi
tra
loro
-
gl
'
introversi
,
gli
spavaldi
,
i
timidi
,
gli
angosciati
,
i
ridanciani
-
mi
avverte
della
impossibilità
di
creare
una
rete
adeguata
lungo
tutta
l
'
Italia
.
Mi
chiedo
se
non
sarebbe
occorso
restringere
lo
sforzo
alle
zone
d
'
immigrazione
interna
:
non
avendo
paura
delle
parole
(
come
si
usa
volentieri
il
termine
«
ghetti
»
)
,
scuole
materne
per
i
figli
degl
'
immigrati
;
con
maestre
della
loro
regione
,
ma
provette
,
che
parlassero
il
dialetto
,
e
l
'
italiano
senza
accenti
regionali
;
e
che
abituassero
questi
piccoli
ad
un
bilinguismo
,
ciò
che
sembra
sia
facile
,
a
giudicare
dalle
famiglie
dove
i
due
coniugi
sono
di
nazionalità
diversa
o
dove
c
'
è
una
bambinaia
straniera
;
ed
i
figli
vengono
su
con
l
'
acquisizione
naturale
di
due
lingue
.
Al
grado
immediatamente
superiore
le
elementari
:
che
mi
paiono
ancora
il
frutto
più
sano
di
tutto
l
'
albero
scolastico
.
Certo
diviene
sempre
più
raro
il
maestro
che
risiede
nel
paese
,
e
ch
'
era
un
elemento
vivificatore
dei
villaggi
e
delle
borgate
;
in
un
raggio
di
poco
men
di
cento
chilometri
dalla
città
o
dalla
cittadina
,
il
maestro
difficilmente
si
adatta
a
vivere
nel
paesello
;
diviene
sporadico
quegli
che
seguiva
due
generazioni
,
che
nel
nuovo
allievo
vedeva
riflesso
il
padre
qual
era
venticinque
anni
prima
,
e
gli
era
tanto
più
facile
comprendere
il
bambino
.
Ma
nell
'
insieme
mi
sembra
che
le
scuole
elementari
funzionino
ancora
bene
;
e
credo
che
dappertutto
si
sia
abbandonata
la
retorica
di
un
tempo
,
le
immagini
idilliache
della
famiglia
modello
e
dell
'
ottimo
ragazzo
,
l
'
insegnamento
cerchi
di
seguire
il
bambino
in
quella
che
è
già
la
sua
esperienza
,
nei
discorsi
che
sentirà
a
casa
:
problemi
di
lavoro
,
difficoltà
economiche
,
scioperi
,
violenze
.
Qui
pure
l
'
insegnamento
ai
bambini
è
una
missione
,
il
dono
di
essere
buon
maestro
è
una
grazia
,
e
nessun
corso
di
pedagogia
può
darla
(
né
nascondo
il
mio
scetticismo
per
le
integrazioni
di
psicologi
;
ho
fiducia
solo
nella
comprensione
che
viene
dalla
bontà
intelligente
,
dall
'
affetto
)
.
Spero
che
dell
'
insegnamento
di
don
Milani
si
sia
colto
quel
punto
dell
'
allargare
il
vocabolario
,
della
differenziazione
sociale
che
importa
il
vocabolario
ristretto
;
e
che
s
'
insegni
soprattutto
a
parlare
chiaro
.
Non
compiti
sulla
bella
giornata
di
primavera
,
ma
la
letterina
all
'
amministratore
del
condominio
per
dire
che
piove
in
casa
,
o
la
lettera
al
padre
emigrato
per
dargli
una
sommaria
cronaca
della
vita
familiare
.
Gradino
più
su
,
la
scuola
media
.
Penso
che
nel
'62
il
Governo
adempisse
ad
un
dovere
di
prestigio
nazionale
,
in
un
punto
in
cui
vi
sono
sensibile
,
portando
il
limite
di
età
per
l
'
istruzione
obbligatoria
al
livello
in
cui
è
nelle
altre
nazioni
;
e
se
qualcuno
obiettasse
che
in
un
Paese
ove
ancora
vengono
su
analfabeti
e
semianalfabeti
,
che
si
sono
fermati
alla
prima
od
alla
seconda
elementare
,
meglio
sarebbe
valso
concentrare
ogni
sforzo
perché
tutte
le
cinque
classi
elementari
fossero
da
tutti
frequentate
,
darei
una
risposta
molto
semplice
:
ch
'
era
impossibile
perseguire
in
tutti
i
quartieri
,
villaggi
,
campagne
d
'
Italia
,
i
poverissimi
,
i
primitivi
,
le
mamme
che
tengono
a
casa
la
bambina
di
otto
anni
perché
assista
il
piccolo
che
non
cammina
;
come
cercarli
uno
ad
uno
,
sussidiarli
o
togliere
il
bambino
che
non
frequenta
per
metterlo
in
un
collegio
?
Impossibilità
assoluta
.
Solo
a
mio
avviso
,
meglio
sarebbe
stato
creare
,
in
luogo
della
scuola
media
,
la
sesta
settima
ed
ottava
classe
elementare
;
con
quel
programma
,
d
'
insegnare
ad
esporre
chiaramente
il
proprio
pensiero
,
di
dare
una
visione
non
proprio
nebulosa
di
ciò
ch
'
è
lo
Stato
,
di
quel
che
sono
i
partiti
ed
i
sindacati
,
una
prima
nozione
delle
assicurazioni
sociali
,
d
'
insegnare
a
leggere
un
orario
ferroviario
od
a
riempire
un
modulo
per
un
versamento
in
banca
,
quei
rudimenti
di
contabilità
,
che
occorrono
al
piccolo
bottegaio
od
al
garagista
:
e
dattilografia
e
stenografia
:
se
possibile
,
una
lingua
,
francese
o
inglese
o
tedesco
.
Perché
avrei
voluto
ancora
classi
elementari
?
Per
quella
mia
fede
nell
'
opera
dello
stesso
maestro
che
accompagna
per
il
più
lungo
tratto
di
strada
;
ed
anche
perché
se
sono
pochi
i
maestri
che
risiedono
,
notevolmente
più
scarso
è
quello
degl
'
insegnanti
di
scuole
medie
;
ma
soprattutto
per
una
ragione
psicologica
,
perché
da
Roma
in
giù
,
almeno
,
il
ragazzo
che
ha
frequentato
la
scuola
media
si
sente
defraudato
se
non
ha
poi
il
suo
tavolo
d
'
impiegato
,
se
dovrà
essere
operaio
(
non
diciamo
agricoltore
)
.
Non
sono
convinto
che
dovesse
crearsi
un
'
unica
scuola
per
chi
non
continuava
oltre
e
per
chi
continuava
;
sono
rari
in
meccanica
i
pezzi
fine
a
sé
stessi
e
al
tempo
stesso
suscettibili
di
divenir
parte
di
più
complessi
meccanismi
.
Ricordo
solo
la
vecchia
scuola
tecnica
che
all
'
inizio
del
secolo
fornì
schiere
d
'
impiegati
di
banca
,
di
rappresentanti
di
commercio
,
di
ufficiali
postali
,
cancellieri
,
ma
che
consentiva
di
proseguire
fin
verso
le
lauree
in
matematica
ed
ingegneria
.
Comunque
qui
premeva
sul
Governo
l
'
esigenza
politica
,
che
non
ci
fosse
la
«
scuola
dei
signori
»
,
l
'
idea
di
una
fusione
di
ceti
che
si
formi
sui
banchi
di
scuola
,
là
dove
televisione
,
passione
sportiva
,
passione
per
l
'
automobile
sono
stati
i
più
efficaci
strumenti
di
avvicinamento
.
Avrei
voluto
escluso
del
tutto
il
latino
dalla
scuola
media
(
per
chi
segua
gli
studi
classici
si
può
apprenderlo
in
cinque
anni
,
come
il
greco
)
,
ed
insistito
di
più
su
quegli
elementi
cui
ho
accennato
.
Comunque
elementari
e
scuola
media
soffrono
naturalmente
di
tutti
i
mali
della
vita
nazionale
-
indisciplina
,
inconcludenti
assemblee
,
paura
di
fare
scontenti
allievi
e
famiglia
con
le
riprovazioni
(
ministri
,
provveditori
,
presidi
,
raccomandano
di
promuovere
tutti
)
,
impossibilità
di
aiutare
chi
ne
avrebbe
bisogno
con
classi
differenziali
,
perché
sarebbe
mortificarli
,
rarità
d
'
insegnanti
che
si
offrano
per
ore
suppletive
,
e
se
si
offrono
protestano
i
bidelli
,
scarsità
di
locali
e
doppi
turni
-
ma
nell
'
insieme
non
li
direi
organi
malati
od
inerti
.
Il
peggio
lo
scorgerei
più
in
alto
.