StampaQuotidiana ,
Milano
.
Due
colpi
alla
spalla
sinistra
.
Uno
alla
gamba
destra
,
un
quarto
che
gli
sfiora
la
spalla
destra
e
si
conficca
sotto
una
finestra
.
Walter
Tobagi
,
33
anni
,
presidente
dell
'
Associazione
lombarda
dei
giornalisti
,
inviato
di
punta
del
«
Corriere
della
Sera
»
,
si
accascia
sul
marciapiede
,
l
'
ombrello
sbatte
per
terra
al
suo
fianco
,
la
Parker
schizza
fuori
dal
taschino
,
una
macchia
rossa
si
allarga
sulla
giacca
nera
.
Forse
è
già
incosciente
mentre
si
piega
,
faccia
in
avanti
,
quando
lo
finiscono
con
un
quinto
colpo
:
sotto
l
'
orecchio
sinistro
,
il
colpo
di
grazia
.
Un
'
esecuzione
spietata
,
velocissima
.
Chi
ha
sparato
con
una
calibro
9
corta
è
un
giovane
,
17-18
anni
,
secondo
i
testimoni
,
con
un
baschetto
blu
alla
Nicholson
calato
fin
sugli
occhi
.
Sono
le
11
e
un
quarto
,
minuto
più
minuto
meno
,
in
via
Andrea
Salaino
,
una
piccola
traversa
della
via
Solari
che
porta
alla
via
Valparaiso
.
Negozi
,
una
fabbrica
,
un
ristorante
,
una
scuola
,
palazzi
signorili
e
vecchie
case
popolari
.
All
'
altezza
della
Trattoria
dai
gemelli
,
davanti
al
portone
numero
12
,
un
commando
della
Brigata
28
marzo
ha
eliminato
con
quei
cinque
colpi
secchi
di
pistola
«
il
terrorista
di
Stato
Walter
Tobagi
»
.
Questi
i
termini
con
i
quali
viene
rivendicato
l
'
attentato
mortale
al
centralino
della
nostra
redazione
milanese
un
'
ora
e
mezzo
dopo
,
alle
12
e
54
:
«
Continua
la
campagna
contro
la
stampa
di
regime
.
Seguirà
al
più
presto
un
comunicato
»
.
Quattro
sono
i
componenti
del
commando
assassino
.
Il
giornalista
sapeva
da
tempo
di
essere
nel
mirino
dei
terroristi
:
il
suo
nome
era
comparso
in
un
elenco
trovato
dai
carabinieri
nella
notte
fra
il
10
e
1'11
gennaio
del
'79
in
una
valigetta
«24
ore
»
sotto
una
FIAT
500
parcheggiata
all
'
angolo
fra
piazza
Durante
e
viale
Lombardia
.
Nella
valigetta
c
'
erano
documenti
dei
«
Reparti
comunisti
d
'
attacco
»
e
di
«
Prima
linea
»
,
fra
cui
quell
'
elenco
di
46
nomi
di
magistrati
,
di
avvocati
e
di
tre
giornalisti
.
Uno
era
proprio
lui
,
Walter
Tobagi
.
Venne
convocato
dal
procuratore
capo
Mauro
Gresti
,
gli
fu
suggerito
di
cambiar
città
,
abitudini
,
di
farsi
scortare
.
Tobagi
prese
atto
,
con
rassegnazione
,
della
sua
situazione
,
ma
rifiutò
la
scorta
e
continuò
la
sua
attività
di
giornalista
e
di
sindacalista
.
Certo
,
aveva
coscienza
del
rischio
e
non
lo
nascondeva
,
anzi
lo
confidava
agli
amici
,
ma
con
pudore
.
Anche
la
DIGOS
,
tempo
fa
,
gli
aveva
fatto
capire
che
era
il
caso
di
«
cambiar
aria
»
,
ma
nemmeno
quest
'
ultimo
avvertimento
lo
convinse
a
mutar
parere
.
Un
mese
fa
la
SIP
gli
modificò
il
numero
di
telefono
.
In
realtà
l
'
unico
accorgimento
che
adottò
fu
quello
di
variare
i
propri
orari
,
uscendo
di
casa
alle
ore
più
impensate
.
Ma
non
gli
è
servito
a
nulla
.
Ieri
mattina
la
porta
del
suo
appartamento
al
pianterreno
di
via
Solari
2
,
accanto
quasi
alla
portineria
,
si
è
aperta
alle
11
.
Uno
sguardo
alla
posta
,
un
saluto
al
custode
.
La
moglie
Stella
Olivieri
e
la
piccola
Benedetta
di
tre
anni
(
Luca
,
l
'
altro
figlio
di
7
anni
,
è
a
scuola
)
lo
salutano
,
sono
appena
rientrate
dalla
spesa
.
Tobagi
deve
andare
al
giornale
,
nel
pomeriggio
ha
in
programma
un
viaggio
a
Venezia
,
c
'
è
un
convegno
sulla
«
qualità
della
vita
»
,
lo
ha
seguito
martedì
e
mercoledì
.
Ma
la
sera
di
mercoledì
era
ritornato
a
Milano
per
un
dibattito
al
Circolo
della
Stampa
sui
segreti
professionali
e
istruttorie
,
il
caso
Isman
e
i
verbali
di
Peci
.
È
lui
che
riassume
,
all
'
una
di
notte
,
i
vari
interventi
.
Forse
,
uscendo
di
casa
,
Tobagi
pensa
al
dibattito
della
sera
prima
.
Fuori
pioviggina
come
d
'
autunno
e
siamo
quasi
a
giugno
,
una
primavera
grigia
e
fredda
.
La
sua
Mini
Morris
è
posteggiata
oltre
l
'
isolato
,
dentro
il
garage
«
del
Parco
»
di
via
Valparaiso
7/a
.
Duecento
metri
a
piedi
,
una
passeggiata
che
era
rituale
per
lui
,
costretto
dal
lavoro
a
ore
e
ore
di
scrivania
,
lo
diceva
spesso
agli
amici
,
«
col
nostro
lavoro
non
si
fa
mai
moto
»
.
Walter
,
un
po
'
corpulento
lo
era
,
un
viso
pacioso
,
l
'
aria
sempre
seria
anche
quando
scherzava
,
quel
suo
serrare
le
labbra
e
farle
a
fessura
,
uno
che
da
giovane
,
fin
dai
tempi
del
liceo
Parini
sezione
«
A
»
,
era
ritenuto
il
più
maturo
e
il
più
autorevole
,
nonostante
in
pieno
Sessantotto
la
sua
militanza
cattolica
.
Tobagi
arriva
all
'
incrocio
fra
la
via
Salaino
e
la
via
Solari
,
incerto
se
rimanere
sul
marciapiede
dei
numeri
pari
o
dirigersi
su
quello
opposto
.
Attraversa
la
strada
,
si
avvia
verso
la
via
Valparaiso
.
È
in
questo
momento
che
scatta
il
meccanismo
mortale
dell
'
agguato
.
Probabilmente
è
dal
portone
di
casa
che
il
giornalista
viene
seguito
da
un
giovane
,
pare
.
Ma
a
quell
'
ora
e
in
quella
zona
la
gente
per
strada
è
tanta
,
e
non
si
può
essere
sospettosi
fino
alla
paranoia
.
Tobagi
non
si
accorge
d
'
essere
pedinato
.
E
nemmeno
si
accorge
di
una
Peugeot
204
grigiometallizzata
con
altre
tre
persone
a
bordo
che
lo
supera
a
metà
della
via
Salaino
.
O
forse
no
,
l
'
auto
la
vede
,
osserva
che
rallenta
fino
a
fermarsi
poco
più
avanti
,
di
fronte
al
numero
14
.
Ma
non
realizza
l
'
idea
del
pericolo
.
L
'
auto
scarica
due
persone
.
Una
si
dirige
verso
il
marciapiede
dei
numeri
dispari
,
a
sinistra
,
lo
stesso
del
giornalista
.
L
'
altra
va
sul
marciapiede
di
destra
.
È
un
giovane
,
anzi
un
giovanissimo
,
quello
che
cammina
dalla
stessa
parte
di
Tobagi
,
che
si
acquatta
dietro
una
finta
siepe
,
di
quelle
un
poco
squallide
che
delimitano
l
'
area
«
estiva
»
dei
ristoranti
.
Tobagi
cammina
,
l
'
ombrello
sulla
sinistra
usato
come
bastone
da
passeggio
,
sovrappensiero
.
Passa
davanti
alle
prime
«
siepi
»
della
Trattoria
dai
gemelli
,
con
la
coda
dell
'
occhio
si
accorge
improvvisamente
di
un
'
ombra
.
Non
fa
in
tempo
a
fuggire
,
l
'
ombra
si
materializza
,
un
ragazzo
con
la
pistola
e
un
sacchetto
di
plastica
,
come
nei
film
delle
spie
,
il
sacchetto
di
plastica
per
raccogliere
i
bossoli
e
rendere
più
difficili
le
ricerche
balistiche
.
La
pistola
spara
cinque
volte
,
Tobagi
muore
.
Una
pozzanghera
raccoglie
il
suo
sangue
.
Dalle
finestre
si
urla
,
il
proprietario
della
trattoria
corre
fuori
,
in
tempo
per
vedere
Tobagi
ancora
sussultare
.
Il
killer
intanto
è
balzato
sulla
Peugeot
,
così
come
il
compagno
che
sorvegliava
il
marciapiede
di
destra
e
il
«
pedinatore
»
.
L
'
auto
fa
stridere
le
gomme
,
la
fuga
dei
terroristi
sembra
finire
contro
una
127
arancione
:
all
'
angolo
con
la
via
Valparaiso
,
le
due
auto
si
urtano
,
il
guidatore
della
127
impreca
,
apre
la
porta
,
i
quattro
della
Peugeot
tirano
diritti
verso
la
piazza
Bazzi
,
verso
il
Lorenteggio
,
verso
chissà
dove
.
L
'
auto
della
fuga
alle
sei
del
pomeriggio
non
è
ancora
stata
ritrovata
,
la
polizia
ha
cinque
numeri
della
targa
,
si
sa
che
è
rubata
,
ma
niente
più
.
Di
corsa
dalla
via
Solari
arriva
Stella
Olivieri
,
che
si
trascina
la
piccola
Benedetta
:
da
casa
ha
sentito
sparare
,
ha
avuto
come
un
presentimento
,
poi
le
sirene
.
Arriva
urlando
di
dolore
,
Walter
è
a
faccia
in
giù
,
sul
marciapiede
bagnato
,
immobile
,
una
striscia
di
sangue
che
cola
.
Arriva
dalla
vicina
parrocchia
di
Santa
Maria
del
Rosario
un
sacerdote
,
conosce
da
anni
i
Tobagi
,
è
lui
che
un
mese
fa
ha
dato
la
prima
comunione
a
Luca
.
Arriva
l
'
anziano
papà
di
Walter
,
si
china
sul
cadavere
,
piccolo
,
l
'
impermeabile
grigio
ancora
più
grigio
,
un
'
occhiata
perduta
al
corpo
immobile
:
«
Figlio
,
figlio
mio
,
che
ti
hanno
fatto
,
perché
?
»
urla
.
La
moglie
vuole
anche
lei
vedere
,
ma
glielo
impediscono
.
Comincia
il
rituale
pellegrinaggio
di
autorità
:
ecco
il
generale
Ferrara
dei
carabinieri
;
ecco
il
sindaco
Tognoli
,
socialista
come
socialista
era
Tobagi
;
ecco
gli
occhi
rossi
di
pianto
di
Bruno
Pellegrino
,
segretario
del
club
Turati
,
amico
di
Walter
;
ecco
Ugo
Finetti
,
segretario
provinciale
del
PSI
.
Arriva
il
procuratore
capo
Gresti
.
«
Allucinante
,
ieri
sera
ero
anch
'
io
al
dibattito
sul
segreto
istruttorio
»
dice
.
A
quel
dibattito
,
c
'
erano
un
centinaio
di
giornalisti
milanesi
,
eccoli
tutti
qui
davanti
alla
Trattoria
dai
gemelli
,
chi
con
la
faccia
stravolta
,
chi
incapace
di
parlare
,
per
molti
più
che
un
collega
Tobagi
era
anche
un
amico
.
Arrivano
il
direttore
del
«
Corriere
»
,
Franco
Di
Bella
e
l
'
editore
Rizzoli
:
assieme
agli
amici
più
cari
di
Tobagi
si
recano
a
casa
,
dalla
moglie
.
L
'
auto
nera
dei
becchini
arriva
alle
12
e
45
,
Gaspare
Barbiellini
Amidei
,
il
vicedirettore
del
«
Corriere
»
,
scoppia
in
un
pianto
dirotto
,
nel
pomeriggio
arriverà
all
'
obitorio
anche
il
ministro
Rognoni
.
La
mobilitazione
democratica
della
città
comincia
a
funzionare
,
purtroppo
,
come
tante
altre
volte
,
sette
quest
'
anno
,
per
i
morti
e
altrettante
per
i
feriti
.
Più
in
là
,
nella
casa
di
Walter
,
il
mesto
pellegrinaggio
,
il
padre
e
la
madre
disperati
,
«
mio
figlio
così
buono
che
non
faceva
male
a
una
mosca
»
,
lo
studio
così
vuoto
eppure
pieno
di
gente
impietrita
.