StampaQuotidiana ,
Difficile
che
domani
Berlusconi
alzi
le
spalle
:
«
Sono
più
quelli
che
votano
di
quelli
che
scioperano
o
manifestano
»
.
Neanche
ad
Arcore
si
possono
dire
più
d
'
una
volta
certe
sciocchezze
.
E
non
solo
perché
da
due
mesi
gli
scioperi
sono
battenti
e
diffusi
come
non
succedeva
da
quindici
anni
,
e
domani
una
folla
mai
vista
confluirà
a
Roma
,
malgrado
,
o
anche
a
causa
,
del
disastro
nel
Nord
.
Sono
dodici
milioni
in
Italia
i
lavoratori
dipendenti
:
quelli
immediatamente
minacciati
nel
lavoro
,
nel
salario
,
nelle
pensioni
.
Dodici
su
57
milioni
di
italiani
,
su
40
milioni
di
elettori
.
Ognuno
di
essi
ha
,
legate
alla
sua
esistenza
,
almeno
una
o
due
persone
.
Ma
soprattutto
,
non
sono
una
parte
come
le
altre
:
se
si
fermano
loro
,
si
ferma
la
città
,
la
regione
,
il
paese
.
È
così
oggi
e
sarà
così
domani
,
perché
anche
un
terminale
resta
inerte
senza
la
mano
e
la
testa
che
lo
accendono
e
interrogano
.
Se
si
fermano
dodici
milioni
di
altri
cittadini
,
l
'
impatto
simbolico
è
grande
ma
la
macchina
produttiva
e
amministrativa
cammina
.
Anche
se
si
fermano
gli
otto
milioni
di
cosiddetti
«
autonomi
»
;
perfino
i
fatali
camionisti
,
ce
ne
vuole
perché
da
soli
inceppino
tutto
come
farebbero
due
,
tre
,
sei
giorni
di
sciopero
dei
salariati
.
Sarebbe
la
paralisi
.
La
guerra
sociale
totale
.
Sui
salariati
se
ne
son
dette
di
tutte
,
soprattutto
che
,
in
declino
la
grande
impresa
,
erano
una
specie
in
estinzione
.
Ma
il
lavoro
salariato
resta
il
sistema
sanguigno
della
società
industriale
e
postindustriale
,
per
diffusa
e
retificata
che
sia
.
E
mentre
nel
voto
si
confondono
salariato
o
padrone
,
manager
o
casalinga
,
peso
e
potere
sociale
sono
un
altro
paio
di
maniche
.
Da
due
mesi
questo
è
tornato
a
evidenziarsi
sullo
schermo
della
società
non
virtuale
.
Sono
corpi
che
non
entrano
in
fabbrica
o
in
ufficio
,
mani
che
non
attivano
macchine
o
computer
,
non
alzano
lo
sportello
,
non
emettono
biglietti
,
non
mettono
in
moto
vagoni
,
tram
e
ferrovie
.
Mutano
,
luogo
per
luogo
,
il
ritmo
delle
giornate
,
i
meccanismi
del
quotidiano
,
l
'
uso
della
città
.
E
nei
paesaggi
metropolitani
,
dove
non
si
addensava
che
il
passeggio
domenicale
,
si
materializzano
presenze
aggregate
,
fuse
in
manifestazioni
e
cortei
,
parlanti
.
La
società
ha
ripreso
voce
,
altro
che
l
'
anonimia
dei
sondaggi
.
Sono
voci
diverse
,
domande
,
volontà
,
tensioni
,
anche
lacerazioni
,
non
riducibili
a
numeri
.
Con
costoro
in
piazza
si
tratta
o
gli
si
gettano
contro
gli
odierni
corrispondenti
dei
carabinieri
a
cavallo
.
E
questo
è
il
problema
di
Berlusconi
.
Ma
su
che
cosa
e
come
si
tratta
è
anche
il
problema
dei
progressisti
,
o
come
diavolo
si
vogliono
chiamare
.
Quel
che
vuole
Berlusconi
è
ridurre
il
peso
contrattuale
,
rendere
la
massa
dei
salariati
plastica
alla
«
competitività
»
,
in
un
mondo
dove
esiste
una
sorta
di
dumping
del
mercato
di
manodopera
,
cinque
o
dieci
volte
più
a
buon
prezzo
nell
'
Est
europeo
e
in
Asia
.
Perciò
si
vuole
che
da
noi
il
lavoro
costi
meno
,
diventi
precario
e
flessibile
,
e
a
questo
giova
l
'
abolizione
degli
ammortizzatori
sociali
.
Scuola
,
sanità
,
pensione
non
hanno
da
essere
più
un
servizio
cui
si
ha
diritto
:
devono
essere
privatizzati
e
quindi
acquistati
,
e
per
poterlo
fare
competano
fra
salariati
per
il
posto
,
concorrano
per
il
salario
,
si
scannino
gli
immigrati
.
Per
chi
resterà
a
margine
se
la
vedranno
le
Regioni
,
con
fondi
abbondanti
dove
ce
ne
sarà
meno
bisogno
,
magri
dove
ce
ne
sarà
:
questa
è
l
'
autonomia
fiscale
.
Ma
questo
modello
-
non
meniamo
il
can
per
l
'
aia
-
è
stato
accettato
dai
progressisti
,
Rifondazione
esclusa
.
La
caduta
del
Muro
di
Berlino
per
l
'
Italia
non
è
stata
la
rinuncia
al
comunismo
,
ma
a
qualsiasi
regolazione
politica
del
mercato
.
Di
qui
la
inefficacia
dell
'
opposizione
,
il
suo
prendere
di
petto
il
governo
più
sulle
regole
che
sulla
finanziaria
.
Anche
il
sindacato
ha
avuto
un
sussulto
soltanto
quando
s
'
è
visto
che
nessuno
degli
antichi
e
nuovi
patti
sarebbe
stato
tenuto
,
e
la
gente
si
è
mossa
senza
starlo
ad
aspettare
.
Non
c
'
è
futuro
accettabile
per
i
lavoratori
di
oggi
e
quelli
di
domani
,
oggi
studenti
,
in
questo
quadro
.
Non
è
una
terapia
d
'
urto
,
dopo
la
quale
come
in
passato
la
crescita
tornerà
espansione
e
sviluppo
,
seppellirà
morti
e
feriti
e
riaggregherà
lembi
allargati
di
società
.
Il
modello
competitivo
non
moltiplica
più
il
ventaglio
dei
prodotti
,
non
alimenta
più
,
attraverso
la
redistribuzione
salariale
,
il
mercato
interno
,
non
mira
più
ad
allargare
la
sua
area
:
oggi
tutti
producono
le
stesse
merci
per
la
stessa
fascia
alta
di
consumi
.
Un
mercato
saturo
,
nel
quale
battersi
a
morte
per
concorrere
a
qualità
sempre
più
alta
e
a
prezzo
sempre
più
basso
.
Che
il
mercato
oggi
sia
questo
lo
sa
qualsiasi
operaio
o
impiegato
della
Fiat
o
di
Lucchini
o
di
De
Benedetti
.
Lo
sanno
gli
economisti
.
Lo
sa
il
governatore
Fazio
.
Lo
sa
Scalfari
,
che
protesta
soltanto
per
il
prelievo
di
classe
.
Abbattere
i
salari
,
privatizzare
i
servizi
,
liberare
i
movimenti
dei
capitali
non
è
stata
l
'
unica
scelta
anche
per
i
progressisti
?
Che
propongono
,
salvo
qualche
emendamento
,
D
'
Alema
,
Buttiglione
,
Spini
,
Orlando
e
quant
'
altri
?
Sottinteso
:
qualche
sacrificio
,
poi
tutto
andrà
da
sé
.
No
,
nulla
andrà
da
sé
.
Domani
Roma
lo
dirà
.
Non
si
risponda
,
per
favore
:
buona
manifestazione
,
come
sarebbe
bello
riavere
,
al
posto
di
Berlusconi
,
Ciampi
.
Alain
Minc
,
che
ebbe
fortuna
anche
in
Italia
per
aver
firmato
con
Simon
Nora
il
primo
rapporto
sull
'
informatica
,
poi
come
brillante
manager
del
postindustriale
e
poi
meno
brillante
consulente
di
Carlo
De
Benedetti
,
ha
reso
pubblico
il
rapporto
sulle
«
Sfide
economiche
e
sociali
del
2000»
,
affidatogli
dal
commissario
governativo
del
Piano
in
Francia
.
La
tesi
è
sempre
quella
,
ma
il
bello
sono
gli
argomenti
che
la
adornano
.
Nell
'
ordine
:
la
rivoluzione
è
epocale
.
Si
è
rivelato
caduco
il
contratto
che
nelle
democrazie
europee
s
'
era
instaurato
dopo
il
1945
fra
le
parti
sociali
e
lo
Stato
:
era
basato
sulla
«
compassione
»
della
collettività
(
sic
)
,
radicata
nel
mito
dell
'
uguaglianza
,
sceso
direttamente
dalla
Rivoluzione
francese
.
Con
perniciosi
effetti
.
Ha
immobilizzato
la
società
,
ha
frenato
le
forze
produttive
più
audaci
con
lacci
e
lacciuoli
.
Oggi
occorre
un
altro
contratto
sociale
,
fondato
non
più
sull
'
uguaglianza
,
che
si
misurava
sul
diritto
di
ciascuno
,
ma
sull
'
equità
,
cioè
sulla
capacità
di
adeguarsi
al
modello
dell
'
attuale
economia
di
mercato
.
La
quale
è
l
'
unica
,
non
c
'
è
alternativa
.
Meglio
che
l
'
Europa
si
renda
attraente
subito
per
i
capitali
stranieri
.
Come
?
Continuando
con
la
disinflazione
e
accelerando
la
moneta
unica
europea
,
anticipata
dal
1999
al
1997
.
Magari
si
comincia
da
Germania
e
Francia
.
Abbassando
il
costo
del
lavoro
direttamente
e
tagliando
gli
oneri
sociali
,
ma
sul
serio
,
e
quindi
riducendo
le
prestazioni
sociali
,
ma
sul
serio
.
In
attesa
di
abolirlo
,
il
salario
minimo
garantito
va
ridotto
:
funziona
contro
i
disoccupati
.
Eccetera
.
Con
Alain
Minc
,
firmano
il
rapporto
anche
Alain
Touraine
,
Edgar
Morin
,
Pierre
Rosanvallon
.
La
sinistra
pensante
.
Un
'
idea
geniale
da
Reims
,
quella
del
viaggio
di
Rossini
.
Il
23
ottobre
scorso
la
società
di
promozione
Athletics
e
una
ventina
di
imprese
nazionali
hanno
indetto
la
corsa
del
disoccupato
.
Quota
di
partecipazione
:
lire
15000
,
scarpe
e
maglietta
a
carico
del
partecipante
.
Fornito
dai
promotori
l
'
originale
cartello
da
appendere
sulla
schiena
con
su
scritto
il
curriculum
vitae
.
Tre
percorsi
:
minimo
io
chilometri
,
meglio
i
21
,
consigliata
la
maratona
dei
42
.
Si
tratta
infatti
di
mettere
in
luce
i
disoccupati
dotati
di
maggior
tenacia
e
spirito
di
sacrificio
,
qualità
più
apprezzate
dalle
imprese
.
Uno
scherzo
?
Una
provocazione
di
qualche
Centro
sociale
?
No
,
la
corsa
è
stata
patrocinata
dal
Comune
di
Reims
e
dall
'
Anpe
(
Associazione
nazionale
per
l
'
occupazione
)
,
che
ha
offerto
ai
concorrenti
una
consulenza
per
la
formulazione
ottimale
del
loro
profilo
professionale
.
Paure ( Rossanda Rossana , 1994 )
StampaQuotidiana ,
Non
è
la
prima
volta
che
gli
italiani
si
precipitano
compatti
a
destra
,
osserva
su
«
La
Stampa
»
Norberto
Bobbio
,
ricordando
che
anche
nel
1948
la
grande
paura
della
sinistra
portò
a
quel
voto
democristiano
che
ci
avrebbe
condizionato
per
mezzo
secolo
.
Anche
altri
hanno
scritto
di
questa
paura
della
sinistra
che
continuerebbe
a
far
tremare
le
masse
.
Nel
1994
paura
dei
progressisti
,
cavallo
di
Troia
dei
comunisti
?
Stento
a
crederlo
.
Nel
1948
l
'
Urss
era
uscita
dalla
guerra
come
grande
potenza
,
che
,
dopo
aver
fermato
i
tedeschi
all
'
Est
e
ripreso
Berlino
,
aveva
il
controllo
su
Polonia
,
Cecoslovacchia
,
Ungheria
,
Romania
,
Bulgaria
,
per
un
poco
la
Iugoslavia
e
i
paesi
baltici
.
La
minaccia
sovietica
era
assai
minore
di
quel
che
si
dice
,
per
le
disastrose
condizioni
nelle
quali
l
'
invasione
tedesca
aveva
lasciato
l
'
Est
e
perché
Yalta
aveva
fermamente
determinato
le
aree
di
influenza
a
favore
della
intatta
potenza
militare
ed
economica
americana
;
ma
si
poteva
temere
,
almeno
in
Italia
e
in
Francia
,
una
egemonia
dei
partiti
comunisti
.
Erano
diventati
forti
nei
fronti
popolari
,
avevano
praticamente
diretto
la
resistenza
,
il
fascismo
faceva
orrore
,
una
ventata
di
sinistra
spolverava
gli
scaffali
della
vecchia
Europa
.
Ma
nel
1994
?
L
'
Unione
Sovietica
non
esiste
più
.
Le
grandi
potenze
che
si
affacciano
nel
mondo
,
Germania
e
Giappone
,
sono
per
i
borghesi
del
tutto
rassicuranti
.
Minacce
di
armate
rosse
non
se
ne
vedono
.
Va
da
sé
che
il
comunismo
è
morto
,
e
in
ogni
caso
l
'
Italia
sembra
tutto
fuorché
sull
'
orlo
d
'
una
rivoluzione
operaia
.
Nessuno
mi
persuaderà
che
chi
ha
votato
Berlusconi
,
Fini
e
Bossi
lo
abbia
fatto
per
timore
della
dittatura
del
proletariato
.
Per
timore
di
espropri
,
nazionalizzazioni
,
comandi
operai
in
azienda
.
Quel
voto
massiccio
del
triangolo
industriale
non
è
un
voto
«
contro
»
la
sinistra
,
è
un
voto
«
per
»
la
destra
.
Nella
sinistra
non
credono
più
perché
pensano
che
ormai
padroni
,
capitale
,
Europa
dei
tedeschi
che
l
'
hanno
fatta
,
la
società
è
diretta
dai
più
ricchi
e
più
forti
,
la
competitività
è
selvaggia
attorno
a
una
torta
non
sufficientemente
vasta
e
da
dividere
fra
tutti
.
Il
Nord
non
ha
votato
per
la
democrazia
e
l
'
Occidente
,
ha
votato
per
sé
.
Ha
detto
addio
al
«
vecchio
sistema
politico
»
perché
«
assistenziale
»
e
ha
affondato
Martinazzoli
e
Rosy
Bindi
perché
ancora
proponevano
una
relativa
suddivisione
dei
carichi
.
Chi
ha
,
non
intende
più
assistere
nessuno
.
Se
ci
dev
'
essere
una
sola
Italia
,
sia
quella
di
Fini
,
dove
i
poveri
stanno
al
loro
posto
,
i
giovani
non
sono
fannulloni
,
le
donne
stanno
a
casa
a
fungere
da
stato
sociale
.
Oppure
sia
l
'
Italia
di
Berlusconi
,
dove
tutto
funziona
come
in
una
squadra
di
calcio
o
un
'
azienda
,
non
occorrono
le
SS
,
basta
un
capo
del
personale
;
riconosciamo
che
c
'
è
una
differenza
.
Hanno
tenuto
le
regioni
rosse
perché
le
amministrazioni
di
sinistra
avevano
garantito
un
modello
produttivo
di
piccole
e
medie
aziende
.
E
il
Sud
-
tolta
Roma
e
la
Sicilia
,
le
più
vendicative
e
malate
-
si
è
arroccato
come
poteva
.
Questo
mi
pare
il
senso
del
voto
.
Paura
per
sé
in
un
sistema
che
ha
un
solo
modello
e
molto
rigido
.
Non
è
la
classica
reazione
piccolo
borghese
.
Per
questa
sarebbe
bastata
come
sempre
la
Democrazia
cristiana
.
Uno
guarda
sui
grafici
la
suddivisione
della
nuova
camera
e
vede
la
società
dei
due
terzi
di
Glotz
.
E
sui
giornali
già
si
profila
un
qualche
allineamento
sui
vincenti
,
che
per
qualche
giorno
paiono
incredibili
alla
stampa
estera
.
E
chi
sarà
mai
,
questo
Berlusconi
?
Non
è
neanche
fascista
come
Fini
,
né
maleducato
come
Bossi
.
Se
non
piace
agli
intellettuali
,
vuol
dire
che
ha
i
piedi
per
terra
,
saprà
far
andare
le
cose
,
non
spaccherà
l
'
Italia
e
la
farà
rigare
dritta
dalle
Alpi
a
Lampedusa
.
Chi
accetta
le
regole
del
gioco
entra
nel
gioco
,
non
senza
trarre
saporose
vendette
su
chi
non
ci
sta
.
C
'
è
però
un
tratto
comune
con
il
1948;
sta
nella
paura
dell
'
assumersi
responsabilità
totali
su
di
sé
,
marciare
sulle
proprie
gambe
in
una
società
terrestre
di
cittadini
in
linea
di
principio
uguali
.
Nel
1948
l
'
Italia
non
si
dava
,
per
difendersi
dai
comunisti
,
un
normale
governo
democratico
,
correva
sotto
il
mantello
della
Chiesa
,
pregando
la
Madonna
e
facendosi
consigliare
dai
parroci
.
Quella
del
1994
per
difendersi
dall
'
esclusione
è
corsa
sotto
il
mantello
dell
'
Imprenditore
,
facendosi
consigliare
dalla
televisione
.
Non
inganniamoci
:
Rai
e
Fininvest
sono
state
identiche
nell
'
irridere
alle
«
utopie
»
che
dividono
sfera
politica
e
sfera
economica
,
nel
vantare
il
mercato
non
come
regolatore
dello
scambio
ma
come
regolatore
dei
valori
,
principio
dell
'
etica
pubblica
.
Un
intelligente
amico
di
Milano
,
Italia
chiedeva
qualche
mese
fa
a
un
invitato
:
ma
lei
crede
ancora
che
ci
siano
diritti
a
prescindere
dal
mercato
?
Lo
domandava
sul
serio
,
lui
non
ci
credeva
più
,
e
l
'
altro
si
difendeva
in
modo
un
po
'
cattolico
.
Questa
totalizzazione
dell
'
economico
è
manifestamente
la
fine
d
'
una
divisione
dei
poteri
fra
politico
ed
economico
,
ma
con
questo
è
anche
la
fine
di
un
possibile
primato
della
persona
.
L
'
individualismo
del
mercato
è
quello
dell
'
imprenditore
e
solo
il
suo
.
Chi
non
ha
capitale
è
macchina
o
merce
o
consumatore
,
non
è
metro
sul
quale
si
misura
il
modo
di
produrre
e
organizzare
la
propria
esistenza
.
E
qui
s
'
è
verificato
l
'
incontro
fra
destra
e
postmoderno
,
nella
riduzione
dell
'
io
debole
a
privatezze
che
lo
rendono
solipsista
,
se
ha
un
certo
reddito
,
e
obbediente
,
se
non
lo
ha
.
Si
tratta
d
'
una
appena
travestita
regressione
a
prima
della
Rivoluzione
francese
.
Non
è
un
'
operazione
semplice
e
scompagina
le
culture
.
Se
il
1994
segna
una
data
storica
,
è
nel
senso
che
il
carisma
della
Chiesa
ha
ceduto
a
quello
di
Berlusconi
.
La
Chiesa
era
tornata
sulla
scena
politica
dopo
una
lunga
assenza
per
invocare
l
'
unità
dei
cattolici
contro
il
capitalismo
selvaggio
e
in
favore
di
quello
temperato
dalla
solidarietà
e
dai
valori
che
vorrebbe
Martinazzoli
.
Ma
non
ha
funzionato
,
perché
nessun
valore
ha
mai
temperato
le
scelte
del
capitale
;
le
ha
moderate
talvolta
lo
Stato
moderno
,
e
con
la
stessa
mano
sorrette
,
diminuendo
gli
attriti
che
il
suo
selvaggio
procedere
provocava
.
Forse
che
le
politiche
sul
mezzogiorno
non
hanno
fornito
un
esercito
di
riserva
al
Nord
,
e
la
spesa
pubblica
non
ha
permesso
i
bassi
salari
?
Per
favore
.
La
Chiesa
sarà
per
il
primato
dell
'
uomo
,
ma
non
per
quello
del
cittadino
.
Tutta
la
sua
storia
dopo
i
Padri
è
una
trattativa
con
i
poteri
per
spartirsi
il
terreno
,
a
loro
gli
eserciti
e
la
proprietà
,
alla
sede
di
Pietro
la
gerarchia
dei
valori
.
Ma
nei
momenti
di
impetuosa
crescita
del
capitale
,
essa
perde
sempre
.
Le
strade
del
Signore
sono
infinite
ma
quelle
del
capitale
sembrano
più
sbrigative
.
Così
l
'
Italia
si
è
scristianizzata
.
Non
era
vero
che
la
parola
partito
destasse
ormai
in
tutti
una
vivace
repulsione
.
Lo
credevamo
a
torto
.
Berlusconi
ha
parlato
con
orgoglio
del
suo
partito
,
spuntato
come
un
fungo
:
la
sua
rapidità
di
crescita
,
ha
detto
commentando
il
voto
,
dimostra
come
l
'
Italia
fervesse
del
bisogno
di
raggrupparsi
,
fare
finalmente
riunioni
e
dedicarsi
al
volantinaggio
.
Le
mancava
soltanto
la
sigla
giusta
.
Anche
quello
di
Fini
è
un
partito
,
e
muscoloso
.
E
un
partito
è
la
Lega
,
con
attivisti
,
congressi
,
funzionari
e
tutto
.
Dunque
la
forma
partito
va
ancora
.
Va
per
quello
che
avevamo
stigmatizzato
come
il
suo
maggior
vizio
,
la
centralizzazione
,
il
potere
del
capo
.
Dunque
quel
che
si
voleva
non
era
tanto
distruggere
i
partiti
,
ma
adeguarli
ai
soggetti
postindustrialmente
ruggenti
.
Anche
il
precetto
dell
'
onestà
si
è
rivelato
relativo
,
Berlusconi
s
'
è
arricchito
alle
spalle
dei
cittadini
con
il
Caf
?
Che
altro
poteva
fare
.
C
'
è
qualche
piccolo
sospetto
su
legami
mafiosi
?
Bisogna
essere
garantisti
.
Tutto
è
relativo
.
E
quanto
al
leader
referendario
,
l
'
identificazione
diretta
,
personale
,
ravvicinata
fra
cittadino
e
potere
,
sarà
per
un
'
altra
volta
.
StampaQuotidiana ,
Neanche
dopo
una
travolgente
ondata
elettorale
abbiamo
una
destra
che
riesce
a
essere
presentabile
,
o
almeno
capace
di
sembrarlo
come
nel
resto
d
'
Europa
.
Ne
abbiamo
tre
lacerti
impossibilitati
al
compromesso
e
trascinati
in
una
zuffa
per
il
primato
alla
fine
della
quale
almeno
uno
resterà
cadavere
sul
terreno
.
Gli
opinionisti
dell
'
ex
centro
vorrebbero
che
fosse
Bossi
,
quelli
dell
'
ex
sinistra
preferirebbero
Berlusconi
.
La
testa
di
Fini
non
la
chiede
nessuno
,
perché
per
ora
si
tiene
defilato
alle
spalle
del
cavaliere
.
Non
sorprende
che
in
Italia
non
sia
agevole
per
la
destra
darsi
espressione
politica
coerente
.
Fino
a
ieri
l
'
altro
è
stata
fascista
,
poi
democratico
-
cristiana
e
poi
democristian
-
socialista
,
e
tutte
e
tre
sono
finite
indecentemente
.
Né
va
da
sé
un
riproporsi
sotto
forme
fasciste
nell
'
Europa
del
1994
:
per
questo
,
si
suppone
,
Vittorio
Foa
o
Norberto
Bobbio
ritenevano
finita
la
funzione
dell
'
antifascismo
e
Lucio
Colletti
garantiva
l
'
innocuità
di
Fini
.
Con
qualche
imprudenza
,
perché
un
grosso
voto
fascista
apre
la
strada
a
uno
Stato
manganellatore
,
e
non
è
detto
che
se
la
crisi
sociale
si
acutizza
esso
non
torni
utile
:
dopo
una
prima
perplessità
,
«
Le
Figaro
»
invidia
all
'
Italia
un
governo
che
saprebbe
rispondere
meglio
di
Balladur
ai
disoccupati
e
ai
giovani
in
piazza
.
Né
è
facile
tornare
democristiani
malgrado
le
preghiere
dei
vescovi
.
Nelle
pentole
scoperchiate
da
Mani
pulite
è
esplosa
l
'
unità
politica
dei
cattolici
,
metà
dei
quali
si
sono
consegnati
al
signore
degli
spot
,
subito
seguiti
da
metà
della
Chiesa
.
Un
partito
cattolico
doveva
essere
interclassista
e
per
l
'
interclassismo
spazio
non
ce
n
'
è
più
.
La
domanda
più
interessante
è
perché
da
noi
non
si
sia
mai
formata
una
destra
moderna
e
liberale
.
Einaudi
fu
presidente
più
per
stima
che
per
convinzione
,
Malagodi
restò
poca
cosa
,
inutilmente
Pannunzio
,
Scalfari
e
Ad
hanno
coltivato
i
fragili
La
Malfa
o
Segni
,
o
qualche
altro
si
è
illuso
su
boccioli
presto
degenerati
,
tipo
Martelli
o
i
radicali
.
È
dall
'
epoca
di
Beccaria
che
una
borghesia
puritana
e
industriosa
,
una
cultura
conservatrice
e
liberale
non
abitano
qui
.
Qui
abita
in
Bossi
,
sola
novità
,
l
'
eredità
della
incompiutezza
capitalistica
del
paese
.
Essa
riflette
anche
nei
nostri
confini
la
nuova
divisione
del
mondo
,
non
più
fra
capitalismo
e
socialismo
,
fra
Stato
e
Stato
nazionale
,
ma
fra
zone
forti
e
zone
deboli
.
Perciò
Bossi
è
altro
da
Fini
e
Berlusconi
,
e
venderà
cara
la
sua
pelle
.
Quanto
a
Berlusconi
,
è
la
sinistra
sconfitta
a
vedere
in
lui
un
capitale
nazionale
a
statura
europea
,
piuttosto
che
le
banche
continentali
che
ne
conoscono
i
conti
.
E
Fini
,
sarà
tanto
se
al
parlamento
europeo
qualcuno
non
chiederà
di
metterci
fuori
dalla
Comunità
,
se
lo
portiamo
al
governo
.
Già
Ciampi
ha
avvertito
che
gli
dorrebbe
di
essere
stato
Facta
.
Mentre
la
destra
insegue
se
stessa
,
gli
intellettuali
di
sinistra
inseguono
i
sogni
.
Pensare
che
erano
stati
severamente
ammoniti
di
tornare
a
terra
,
smetterla
con
il
messianismo
,
le
utopie
,
le
chimere
del
socialismo
e
,
Dio
non
voglia
,
comunismo
.
Massimo
Cacciari
confida
a
«
Repubblica
»
che
se
i
progressisti
non
ce
l
'
hanno
fatta
è
solo
per
via
dell
'
immagine
:
alla
faccia
nuova
e
seducente
di
Berlusconi
non
hanno
opposto
che
quella
nota
e
poco
amena
di
Occhetto
.
Ma
quel
che
in
Cacciari
suona
ancora
come
un
certo
disprezzo
per
le
élections
piège
à
cons
,
in
molti
nostri
amici
diventa
filosofia
e
la
confidano
al
«
Cerchio
quadrato
»
.
Il
«
polo
della
libertà
»
ha
vinto
,
scrivono
domenica
scorsa
,
non
perché
prometteva
occupazione
e
meno
tasse
,
ma
perché
,
come
Ariel
nella
Tempesta
,
liberava
la
fantasia
,
dava
voce
alle
pulsioni
del
profondo
,
esprimeva
spinte
esistenziali
.
La
mancanza
della
sinistra
non
è
stata
di
idee
,
per
non
dire
di
progetto
(
tediosissima
parola
)
ma
di
miti
e
di
sogni
.
Soprattutto
di
sogni
,
perché
il
mito
ha
un
suo
qualche
spessore
e
durata
,
talvolta
ha
a
che
fare
con
il
logos
,
il
razionalismo
,
l
'
illuminismo
,
l
'
assolutismo
laico
che
ci
hanno
malefiziato
finora
.
I
bisogni
,
come
dice
la
parola
stessa
,
sono
in
gran
parte
fatti
di
sogni
.
I
progressisti
non
l
'
hanno
capito
e
ci
hanno
inondato
-
basti
pensare
alle
loro
prestazioni
televisive
-
di
concretezza
e
materialità
,
antico
vizio
da
modernità
perdente
.
Non
che
le
cosiddette
questioni
sociali
siano
irrilevanti
,
ma
quel
che
conta
sono
le
vie
esistenziali
del
malessere
,
che
dipendono
dall
'
immaginario
.
La
tv
ammonisce
il
nostro
bieco
economicismo
che
non
è
l
'
essere
a
determinare
la
coscienza
ma
viceversa
.
All
'
anima
.
Non
l
'
avevano
capito
neanche
i
francofortesi
,
e
Dio
sa
quanto
diffidassero
dalle
trappole
.
Ma
sono
poi
trappole
?
Le
mie
amiche
della
differenza
lo
chiamano
ordine
simbolico
,
insistono
che
è
decisivo
,
ma
talvolta
scordano
che
gli
ordini
simbolici
non
si
inventano
,
non
si
autolegittimano
,
non
vanno
in
parallelo
agli
ordini
reali
,
ne
sono
una
proiezione
e
tendono
a
eternarli
.
E
quindi
non
si
abbattono
per
dichiarazione
.
Un
ordine
simbolico
diverso
presuppone
o
impone
ordini
sociali
diversi
.
In
questo
senso
è
vero
quel
che
altri
scrive
:
che
non
è
più
tempo
di
disvelamenti
.
Tutto
è
disvelato
nella
sua
serializzazione
e
mercificazione
,
ma
ambedue
sono
accettate
.
Finiamola
di
credere
che
la
gente
non
sa
quel
che
vota
.
Ha
votato
Berlusconi
non
perché
appariva
favoloso
,
ma
esattamente
quel
che
è
,
un
padrone
lombardo
furbo
che
ce
l
'
ha
fatta
con
il
Caf
e
dopo
.
Da
soli
gli
italiani
non
pensano
più
di
farcela
,
se
mai
l
'
hanno
pensato
.
Questa
è
la
miseria
,
e
miserabilismo
è
lo
starci
.
Fuggendo
nell
'
immaginario
e
affidando
alla
genetica
vocazione
antiautoritaria
del
mercato
di
regolare
le
cose
per
noi
,
spazzando
le
escrescenze
patrimoniali
del
potere
,
che
dovrebbero
mettere
in
contraddizione
il
Berlusconi
profittatore
di
regime
con
il
Berlusconi
liberista
e
garantire
la
società
«
sana
»
.
Sana
come
la
Mosca
di
Eltsin
...
ma
via
,
prendiamo
il
meglio
,
la
Germania
,
il
Giappone
,
il
Sudest
asiatico
,
New
York
,
Messico
.
Che
il
mondo
sia
ammalato
e
si
aggraverà
se
non
cambia
un
sistema
fondato
sulla
competitività
,
si
dice
oggi
correntemente
a
Bruxelles
e
alle
Nazioni
Unite
.
I
progressisti
invece
ne
dubitano
,
e
sono
pronti
a
battersi
il
petto
perché
sugli
spiriti
libertari
del
mercato
sarebbero
stati
messi
lacci
e
lacciuoli
,
e
sui
lavoratori
troppe
provvidenze
.
Basterebbe
che
la
gente
desse
retta
alle
proprie
domande
immateriali
invece
che
a
quelle
di
salario
,
magari
autoledendosi
per
un
po
'
,
e
tutto
si
aggiusterebbe
.
Come
dice
il
Fondo
monetario
internazionale
.
Cari
amici
,
perdiamo
perché
siamo
incantati
dall
'
avversario
.
Di
che
materia
sarebbero
fatti
i
nostri
sogni
se
è
stato
un
abbaglio
credere
di
dovere
e
poter
cambiare
questo
mondo
?
Su
che
cosa
fonderemmo
una
comunità
altra
,
se
già
sono
garantite
da
questa
le
ragioni
della
libertà
?
Se
non
è
questione
di
vita
o
morte
per
sette
degli
otto
miliardi
di
persone
che
fra
un
po
'
siamo
,
e
ormai
per
un
margine
crescente
delle
nostre
periferie
?
Non
si
fa
politica
senza
necessità
.
Non
è
un
optional
.
Se
le
cose
vanno
da
sé
e
in
fondo
non
tanto
male
,
facciamo
a
meno
della
sinistra
o
almeno
non
prendiamola
sul
serio
.
Perché
tanta
enfasi
?
Sembra
sempre
che
cada
il
mondo
e
invece
abbiamo
solo
i
fascisti
di
ritorno
.
Enrico
Ghezzi
ha
fatto
vedere
a
Fuori
Orario
,
la
notte
prima
del
voto
,
Tre
inni
a
Lenin
di
Dziga
Vertov
.
Curiosa
scelta
e
bizzarro
prodotto
.
Girato
negli
anni
venti
,
montato
nel
1934
-
alle
spalle
di
quel
Congresso
dei
vincitori
del
cui
Comitato
centrale
sarebbero
rimasti
vivi
in
una
dozzina
-
e
rimontato
con
musiche
orrende
negli
anni
settanta
.
Le
immagini
bellissime
parlano
di
un
sogno
.
Mio
,
dice
la
gente
,
tutto
mio
.
La
mia
terra
,
la
mia
fabbrica
,
la
mia
elettricità
,
il
mio
libro
,
il
mio
potere
.
Mio
di
lui
,
mio
di
lei
.
Mio
di
tutti
.
Neppure
la
grondante
retorica
delle
scritte
non
so
quando
sovrapposte
offusca
questo
sogno
dei
sogni
,
cui
abbiamo
rinunciato
non
per
troppa
scienza
.
Per
troppa
paura
di
vedere
che
cosa
è
stato
,
dove
e
perché
s
'
è
spezzato
,
gli
giriamo
attorno
,
coltiviamo
risentimenti
e
oblii
.
StampaQuotidiana ,
Che
in
nessun
paese
un
solo
signore
possieda
tre
canali
più
tre
è
certo
.
Che
nessuno
se
li
tenga
quando
diventa
presidente
del
Consiglio
,
è
certo
.
Che
Berlusconi
venne
vide
e
vinse
perché
possiede
tre
più
tre
canali
tv
,
è
meno
certo
.
Se
lo
fosse
,
non
si
capisce
perché
nel
1963
quando
la
Rai
era
tutta
ferreamente
democristiana
la
Dc
perdette
.
E
invece
la
sinistra
,
che
in
due
mesi
di
campagna
elettorale
ebbe
sei
volte
dieci
minuti
di
spazi
spaventosamente
autogestiti
,
più
il
messaggio
finale
fra
gli
altri
,
andò
avanti
.
Come
media
non
aveva
che
«
l
'
Unità
»
e
1'«Avanti
!
»
,
maldestri
fogli
e
foglietti
che
risfogliati
sembrano
ancora
più
distanti
dalla
tv
di
Bernabei
di
quanto
oggi
i
quotidiani
siano
dal
video
.
Eppure
quella
tv
unificò
la
lingua
ma
non
la
testa
degli
italiani
.
Il
fatto
è
che
la
testa
si
formava
anche
su
altro
,
la
mediatizzazione
non
era
la
sola
forma
di
socializzazione
,
o
il
suo
sostitutivo
.
Qualche
milione
di
persone
si
era
fatto
cittadino
nel
reticolo
dei
partiti
e
sindacati
,
e
sì
,
anche
delle
parrocchie
,
era
divenuto
soggetto
nel
confliggere
delle
idee
e
delle
identità
sociali
,
scoperto
e
agito
nel
luogo
di
lavoro
in
città
o
nelle
campagne
in
naufragio
.
Per
poco
che
contasse
quel
cittadino
parlava
,
chiedeva
,
protestava
,
si
univa
ad
altri
,
si
faceva
un
giudizio
.
Aveva
una
idea
di
sé
che
comparava
con
altri
,
che
gli
erano
noti
e
meno
noti
,
dalla
fabbrica
alla
scuola
alla
cascina
al
comizio
alle
prime
lotte
di
strada
.
Esercitava
un
frammento
di
potere
del
quale
aveva
qualche
frammento
di
pratica
.
Accendeva
il
televisore
accanto
o
dopo
una
esperienza
politica
ravvicinata
che
fungeva
da
filtro
.
Sapeva
distinguere
l
'
immagine
dalla
realtà
,
metterle
a
confronto
,
e
divorava
immagini
senza
rischio
di
una
perdita
di
sé
.
La
pervasività
della
tv
non
sta
dunque
nella
diabolicità
del
mezzo
,
sta
nell
'
essersi
fatto
il
cittadino
non
più
che
spettatore
,
atomo
e
quindi
unidimensionale
,
senza
altra
idea
di
sé
che
quella
ricevuta
dal
video
e
i
suoi
annessi
,
e
docilmente
rinviante
al
video
lo
stesso
comando
che
quello
gli
suggerisce
,
per
cui
l
'
uno
riflette
l
'
altro
all
'
infinito
.
Faremmo
meglio
a
chiederci
perché
è
avvenuto
.
Negli
anni
settanta
avrebbero
avuto
un
bel
cantare
,
Berlusconi
e
Fiorello
.
La
tv
non
ci
ha
espropriato
,
ha
riempito
un
vuoto
di
un
altro
esproprio
.
Autoesproprio
.
La
sinistra
parlamentare
non
ha
predicato
che
la
politica
moderna
era
consenso
,
e
quella
extraparlamentare
,
uomini
e
donne
,
che
della
politica
se
ne
aveva
abbastanza
?
Non
hanno
tutti
accettato
che
il
partito
fosse
leggero
o
non
fosse
?
Ma
che
vuol
dire
leggero
se
non
ridotto
a
comitato
elettorale
addestrato
a
fornire
immagini
suggestive
?
Il
partito
leggero
espropria
la
sua
base
della
stessa
possibilità
d
'
una
esperienza
politica
magari
elementare
ma
diretta
.
Compreso
il
come
del
finanziamento
:
non
le
case
del
popolo
e
i
festival
fai
-
da
-
te
dei
pesanti
partiti
operai
e
popolari
furono
costruiti
dalle
tangenti
,
ma
il
leggerissimo
Psi
.
La
famelica
Dc
di
Milano
ai
tempi
di
Mongini
non
aveva
neanche
diecimila
iscritti
.
Quando
Mario
Segni
dichiarò
,
con
la
lungimiranza
che
lo
distingue
,
che
politica
altro
non
doveva
essere
che
fiducia
negata
o
data
ogni
quattro
anni
dal
singolo
al
deputato
della
sua
circoscrizione
,
non
solo
riduceva
l
'
Italia
del
1994
all
'
Inghilterra
del
circolo
Pickwick
,
ma
riduceva
la
formazione
della
coscienza
politica
a
cosa
tanto
fragile
,
che
basta
un
soffio
a
volgerla
da
una
parte
all
'
altra
,
ed
egli
per
primo
ne
ha
pagato
il
prezzo
.
Quando
nel
plauso
generale
Orlando
ha
distrutto
i
consigli
comunali
,
ha
deprivato
il
paese
e
anche
la
sua
causa
di
decine
di
migliaia
di
persone
che
avevano
un
'
idea
di
che
significa
amministrare
una
società
complessa
.
In
pochi
anni
tutto
il
tessuto
politico
-
sindacale
-
sociale
è
stato
concordemente
demolito
,
da
destra
e
da
sinistra
.
È
a
quel
punto
che
gli
italiani
sono
diventati
carta
assorbente
.
Può
esserci
una
televisione
di
sinistra
?
I
francofortesi
e
per
ultimo
Enzensberger
dicono
di
no
:
la
tv
,
come
tutte
le
immagini
in
movimento
,
induce
suggestioni
più
che
pensieri
,
imponendo
tempi
e
scansioni
alla
ricezione
,
mentre
il
lettore
si
dà
tempi
e
scansioni
suoi
.
Una
distanza
che
gli
permette
di
accogliere
o
rifiutare
.
Lo
sanno
Placido
e
Guglielmi
,
grandi
lettori
e
sostenitori
del
libro
colto
per
chi
si
presume
dotato
di
intelletto
,
e
dello
schermo
incolto
per
il
telespettatore
,
che
si
presume
mediamente
debole
.
Chi
amministra
le
immagini
gioca
su
questo
,
sia
nel
messaggio
esplicito
sia
in
quello
subliminale
-
del
quale
molto
si
parlava
quando
ci
si
sarebbe
vergognati
di
Funari
.
Ma
questa
tv
non
libera
l
'
immaginario
,
gli
suggerisce
degli
stereotipi
costruiti
sulla
media
di
desideri
semplificati
(
denaro
,
successo
,
sesso
)
e
trasgressioni
consentite
.
È
questa
la
tecnica
dei
serials
,
che
diventa
obbligata
anche
per
chi
li
fabbrica
,
come
spiega
Altman
.
E
tuttavia
,
come
dimostra
Altman
,
non
c
'
è
mezzo
che
non
possa
suggerire
una
presa
di
distanza
dalle
sue
proprie
trappole
.
Che
non
lo
voglia
fare
non
implica
che
non
lo
possa
fare
.
C
'
è
chi
lo
ha
fatto
,
Blob
.
Non
quando
ha
opposto
alle
immagini
del
giorno
immagini
estranee
,
portando
per
mano
il
telespettatore
a
dire
:
ma
guarda
un
po
'
che
roba
,
sembra
un
politico
è
invece
un
sedere
di
donna
(
a
destra
o
al
centro
o
a
sinistra
usano
il
sesso
femminile
come
negazione
e
sprezzo
,
stile
caserma
)
.
Ma
quando
fa
parlare
immagine
contro
immagine
,
dallo
stesso
giorno
e
tempo
e
mondo
,
facendole
dubitare
di
sé
,
cioè
nel
modo
più
antipubblicitario
possibile
.
E
usando
dei
moduli
del
mezzo
,
ripetitività
,
ossessioni
.
Sono
Blob
e
qualche
volta
il
palinsesto
dell
'
imprendibile
Fuori
orario
che
a
volte
ci
accomiatano
con
una
riflessione
invece
che
con
una
suggestione
.
Questo
sarebbe
al
fondo
della
discussione
su
una
tv
o
radio
«
di
sinistra
»
.
Ahimé
,
siamo
però
molto
al
di
qua
del
fondo
.
Forse
che
negli
anni
novanta
è
stato
diverso
il
messaggio
esplicito
della
Rai
e
delle
private
?
La
Rai
,
con
la
coda
di
paglia
della
lottizzazione
,
ha
forse
osato
dire
che
«
pubblico
»
non
equivale
necessariamente
a
«
statale
»
,
stato
non
equivale
a
somma
fra
partiti
,
partito
non
equivale
ad
apparato
?
Non
ha
osato
.
Ha
umilmente
portato
acqua
al
mulino
del
privato
,
del
governo
antiparlamentare
,
delle
corporazioni
.
Curzi
e
Santoro
,
come
Scalfari
,
hanno
pensato
che
liquidando
il
pubblico
e
i
partiti
,
la
crisi
del
Caf
avrebbe
colpito
solo
il
Caf
e
la
valanga
si
sarebbe
gentilmente
fermata
ai
piedi
prima
di
La
Malfa
,
poi
di
Segni
.
E
invece
non
s
'
è
fermata
affatto
.
Anche
i
loro
argomenti
avevano
aiutato
il
parto
del
figlio
naturale
del
Caf
,
Berlusconí
,
che
ora
li
affligge
,
nonché
la
banalizzazione
di
Fini
.
Eppure
l
'
andamento
dell
'
opinione
durante
questo
genere
di
crisi
è
scritto
da
Weimar
in
poi
in
lettere
minacciose
sui
muri
del
secolo
,
e
qualche
riflessione
sul
come
portare
in
altre
acque
la
crisi
d
'
un
detestato
sistema
si
sarebbe
potuta
fare
.
Ma
non
l
'
hanno
fatta
.
Hanno
gridato
«
in
galera
,
in
galera
»
come
un
tempo
faceva
Bracardi
,
mentre
Corrado
Augias
,
che
oggi
si
duole
del
supermercato
Fininvest
,
se
doveva
presentare
a
Babele
un
libro
se
ne
scusava
,
indorando
la
pillola
con
amenità
distraenti
.
Anche
Elvira
Sellerio
ci
fa
sapere
che
la
sola
idea
di
far
«
cultura
»
in
Rai
le
fa
venir
mal
di
testa
.
Non
è
che
la
sinistra
non
abbia
detto
.
Ha
detto
,
ha
detto
.
Ha
deciso
che
la
gente
è
troppo
debole
per
tollerare
una
critica
-
critica
,
e
che
al
nazional
-
popolare
si
poteva
sostituire
dell
'
altro
che
non
fossero
pappette
sessual
-
popolari
-
antipolitiche
-
antipartitiche
-
anticomuniste
.
Se
questa
non
è
stata
egemonia
della
destra
,
mi
sparo
.
Tutti
costoro
si
difendono
dicendo
che
la
tv
non
fa
che
riflettere
l
'
odierna
realtà
.
Ma
andiamo
.
E
come
potrebbe
?
La
tv
,
come
un
giornale
,
ne
sceglie
pochi
sprazzi
e
li
illumina
,
sprofondando
il
resto
nel
buio
.
È
un
teatro
.
Perché
vergognarsene
?
Si
risponda
del
testo
e
della
messinscena
.
Scrivo
queste
note
appena
finito
il
«
Tg
1
»
delle
13.30
di
martedì
.
Dell
'
universo
ha
fatto
22
notizie
.
Otto
delitti
,
ma
tredici
scenari
di
morte
,
due
guerre
e
una
necrologia
inclusi
(
sarebbe
interessante
chiedersi
perché
riflettiamo
l
'
universo
come
morte
)
.
Poi
un
governo
.
Un
fatto
privato
.
Tre
notizie
economiche
.
Tre
di
teatro
.
All
'
ottavo
posto
il
primo
risultato
elettorale
del
Sudafrica
:
vittoria
di
Nelson
Mandela
,
testuale
:
«
I
neri
ballano
»
.
Una
sola
volta
la
realtà
ha
dominato
.
Sulla
fine
di
Ayrton
Senna
la
tv
non
ha
fatto
in
tempo
a
decidere
il
registro
,
e
ha
mandato
in
onda
quel
bel
volto
sorridente
,
la
macchina
sfasciata
.
Senna
santo
,
Senna
libertino
,
l
'
accusa
alla
pista
e
agli
interessi
,
la
difesa
della
pista
e
degli
interessi
,
che
i
piloti
vivano
,
che
i
piloti
muoiano
se
no
che
spettacolo
è
?
E
gli
stessi
che
piangevano
«
è
finita
la
speranza
di
riscatto
del
Brasile
»
,
e
avevano
pagato
perché
ogni
volta
che
correva
poteva
morire
.
Niente
tornava
,
tutto
si
contraddiceva
,
era
un
gigantesco
Blob
.
Molto
utile
.
StampaQuotidiana ,
In
Francia
e
in
Germania
e
in
Spagna
non
si
raccapezzano
che
in
Italia
i
fascisti
siano
al
governo
.
Se
Balladur
avesse
un
uomo
di
Le
Pen
come
vice
primoministro
,
se
Kohl
avesse
chiamato
qualcuno
designato
dai
Republikaner
,
se
in
Spagna
Aznar
si
porterà
dietro
qualcosa
di
più
di
Manuel
Fraga
,
strilleremmo
come
aquile
.
È
per
l
'
Italia
che
gli
italiani
hanno
un
occhio
di
riguardo
,
si
offendono
,
si
perdonano
.
Sono
davvero
fascisti
quei
ministri
,
o
piuttosto
ex
fascisti
o
postfascisti
?
Davvero
Fini
si
prepara
a
liquidare
Berlusconi
e
far
scrivere
a
D
'
Onofrio
le
leggi
speciali
,
sciogliere
il
parlamento
,
internare
i
progressisti
,
buttare
in
acqua
gli
immigrati
,
preparare
le
liste
degli
ebrei
,
prenderne
i
beni
e
sterminarli
-
come
fecero
i
padri
,
Almirante
incluso
?
È
più
verosimile
che
punti
al
progetto
inseguito
fin
dagli
anni
cinquanta
,
dar
vita
a
un
partito
nazionalista
e
conservatore
che
giusto
mancava
in
Italia
a
destra
della
Democrazia
cristiana
.
È
la
tesi
di
Lucio
Colletti
.
Sennonché
gli
eventi
sono
precipitati
e
il
famoso
vuoto
è
stato
riempito
,
al
Nord
,
dalla
Lega
e
,
dalle
Alpi
alla
Sicilia
,
da
Berlusconi
;
l
'
urgenza
di
una
«
vera
»
destra
è
stata
esaudita
.
Al
Msi
-
An
toccherà
quindi
spiegare
che
razza
di
destra
è
.
Perché
c
'
è
di
tutto
.
Prendiamo
per
buono
quel
che
di
sé
dice
Fini
,
innocente
per
età
.
Ma
Rauti
?
Ma
la
galassia
di
sigle
e
siglette
,
avanguardie
nazionali
e
ordini
nuovi
più
o
meno
defunti
e
terze
posizioni
,
e
di
riviste
e
rivistine
fra
celtiche
e
mediterranee
,
ispirate
da
Julius
Evola
venendo
in
giù
fino
a
Marco
Tarchi
,
e
i
congressi
e
i
raduni
con
gente
di
Le
Pen
,
tipo
Pierre
Vial
,
i
ragazzi
di
Schoenhuber
,
i
nipotini
di
Nolte
,
gli
Alain
de
Bénoist
e
gli
Irving
?
Costoro
non
si
sentono
affatto
post
,
hanno
dietro
di
sé
non
nostalgie
ma
,
ahimè
,
idee
:
la
destra
«
rivoluzionaria
»
non
ne
è
sprovvista
affatto
.
Sarebbe
comodo
che
un
'
idea
tremenda
non
fosse
un
'
idea
.
La
tradizione
aristocratica
,
signorile
,
gestuale
,
eroicista
,
valoriale
contro
la
serialità
del
moderno
,
razzista
classica
o
differenzialista
(
quanto
soffrono
i
neri
a
Birmingham
)
dilaga
per
rivoli
nell
'
indifferentismo
debole
dell
'
oggi
.
È
interessante
vedere
che
farà
Fini
di
costoro
.
E
del
suo
partito
,
che
di
idee
ne
ha
poche
ma
tiene
aperte
le
sezioni
,
è
presente
sul
territorio
,
mena
le
mani
e
alimenta
la
fiamma
?
La
rete
militante
del
Msi
non
è
fredda
come
il
suo
segretario
,
è
attiva
e
vendicativa
,
Mussolini
è
il
suo
martire
e
i
suoi
militanti
stanno
ridendo
del
giuramento
che
prestano
i
loro
ministri
.
È
stata
legittimata
prima
da
Berlusconi
e
poi
dagli
elettori
del
«
polo
»
per
quel
che
è
,
non
per
quel
che
non
sarebbe
più
;
lo
zoccoletto
duro
che
per
anni
raramente
ha
superato
il
6
per
cento
e
raramente
è
sceso
sotto
il
3
,
si
è
triplicato
in
tre
mesi
.
Non
è
detto
che
Fini
voglia
e
possa
liberarsene
.
Per
non
parlare
delle
logge
e
del
Sisde
.
La
vera
domanda
è
se
dilagherà
o
no
.
Salvo
i
pestaggi
e
le
oscurità
delle
trame
negli
anni
settanta
,
l
'
Italia
ha
convissuto
con
quella
frangia
,
e
ha
persino
considerato
che
non
andava
soggetta
senza
eccezione
alla
legge
che
proibisce
la
ricostituzione
del
partito
fascista
e
punisce
l
'
apologia
del
fascismo
;
meglio
era
non
creare
dei
martiri
né
sprofondare
certi
umori
nella
clandestinità
.
Si
vedevano
,
quello
erano
,
quello
sarebbero
restati
.
Ragionamento
non
sciocco
,
finché
la
vaccinazione
antifascista
ha
mantenuto
immune
il
resto
del
paese
.
Ma
è
immune
ancora
?
Non
mi
conforta
la
tesi
che
nulla
sarebbe
cambiato
perché
oggi
hanno
votato
Msi
coloro
che
prima
votavano
Dc
.
Intanto
,
c
'
è
un
buon
mucchietto
di
giovani
che
votano
per
la
prima
volta
dopo
il
referendum
e
che
nel
giro
di
un
anno
sono
passati
dal
fervore
per
Mario
Segni
a
una
delle
tre
destre
,
scegliendo
quella
di
radice
fascista
.
E
poi
non
è
indifferente
che
non
andasse
da
sé
,
fino
a
un
anno
fa
,
votare
Msi
o
dare
del
tu
al
suo
segretario
in
tv
.
Era
un
bene
che
una
pregiudiziale
antifascista
fosse
nel
senso
comune
.
Ora
è
caduta
.
Perché
?
Non
basta
dire
che
la
corruzione
rivelata
da
Mani
pulite
ha
dato
spazio
a
un
partito
che
al
potere
non
era
mai
stato
e
dunque
non
era
corrotto
.
Non
solo
a
Roma
il
Msi
ha
fatto
esperienza
di
governo
.
Il
successo
di
Berlusconi
dimostra
quanto
fosse
ambiguo
un
certo
moralismo
considerato
popolare
:
tutti
sapevano
che
Berlusconi
è
nato
e
cresciuto
sui
favori
,
in
altri
paesi
impensabili
,
del
Caf
e
specie
dell
'
abominato
Craxi
,
ma
egli
non
ne
ha
pagato
alcun
prezzo
;
anzi
ha
fatto
strage
dei
voti
degli
integerrimi
lumbard
,
e
si
capisce
che
Bossi
soffochi
di
collera
.
La
spinta
non
è
stata
a
un
ingenuo
rinnovamento
,
è
stata
a
destra
.
E
a
destra
non
ha
trovato
più
dighe
.
Il
fascismo
era
tornato
frequentabile
.
Perché
poi
che
cos
'
era
mai
stato
?
I
fascisti
erano
un
po
'
bestie
,
ma
vuoi
mettere
con
i
nazisti
.
Quando
i
tedeschi
fanno
una
cosa
la
fanno
sul
serio
,
noi
a
metà
.
Prendiamo
l
'
antisemitismo
:
Renzo
De
Felice
ci
ha
spiegato
che
fino
al
1938
non
c
'
era
,
che
allora
Mussolini
è
stato
tirato
per
i
capelli
a
emanare
le
leggi
razziali
,
per
altro
«
blande
»
,
e
che
se
dal
1943
al
1945
ci
sono
stati
persecuzione
,
arresti
,
deportazioni
,
si
deve
all
'
occupazione
tedesca
.
Uno
sguardo
doppio
si
posa
da
sempre
sulla
Repubblica
sociale
italiana
:
per
gli
ideologi
del
Msi
è
un
modello
di
fascismo
rivoluzionario
,
depurato
dai
compromessi
borghesi
del
Mussolini
prima
edizione
,
per
l
'
opinione
corrente
non
è
stata
che
un
'
accolita
di
scagnozzi
,
collaborazionisti
che
non
ci
rappresentano
affatto
,
anzi
a
guardar
bene
non
erano
propriamente
italiani
.
Hanno
rastrellato
e
deportato
su
ordine
altrui
.
Possiamo
essere
servi
,
codardi
,
albertosordisti
,
certo
.
Ma
per
natura
non
feroci
.
Italiani
brava
gente
.
Poca
della
cultura
democratica
ha
fatto
i
conti
con
questo
cliché
,
recentemente
esplorato
da
David
Bidussa
.
È
una
bella
vergogna
che
soltanto
alcuni
intellettuali
ebrei
si
soffermino
su
questa
sorta
di
revisionismo
aborigeno
,
nutrito
di
un
'
idea
benevola
di
noi
stessi
.
Non
diamone
la
colpa
al
solo
De
Felice
.
Quell
'
animo
trascorre
,
dopo
Rossellini
,
su
tutto
il
cinema
neorealista
.
I
federali
facevano
ridere
.
Ridere
è
sano
e
dissacrante
.
Ma
qualche
volta
comodo
.
Abbiamo
volentieri
banalizzato
il
fascismo
.
E
parti
insospettabili
hanno
banalizzato
l
'
antifascismo
.
Quando
alcuni
nostri
grandi
vecchi
,
certo
non
indulgenti
verso
il
passato
,
hanno
proposto
di
togliere
di
mezzo
assieme
alla
pregiudiziale
anticomunista
anche
quella
antifascista
hanno
fatto
un
'
operazione
per
metà
revisionista
per
metà
illuminista
.
«
Revisionista
»
perché
inconfessatamente
assume
a
vera
radice
del
fascismo
quella
paura
del
comunismo
nella
quale
le
esitazioni
borghesi
troverebbero
,
bene
o
male
,
una
giustificazione
.
Non
a
caso
la
caduta
dell
'
antifascismo
si
propone
nel
1989
.
Leggo
in
questi
giorni
le
parole
di
un
ostinato
liberale
,
de
Viti
de
Marco
,
che
scriveva
ancora
nel
1929
:
«
Contro
il
caos
sorse
il
fascismo
,
organizzazione
privata
di
resistenza
,
segno
non
dubbio
di
vitalità
del
paese
»
.
E
persisteva
,
con
parole
che
oggi
fanno
particolare
impressione
:
«
Noi
avemmo
in
comune
col
fascismo
un
punto
di
partenza
,
la
critica
e
la
lotta
contro
il
vecchio
regime
»
,
che
era
appunto
il
«
parlamentarismo
degli
interessi
e
dei
privilegi
»
.
Era
giusto
allearsi
con
Mussolini
perché
soltanto
in
un
secondo
e
«
ben
distinto
momento
»
il
fascismo
riplasmava
lo
Stato
che
aveva
felicemente
ricostruito
a
sua
somiglianza
,
«
e
così
il
nostro
gruppo
fu
travolto
»
.
Da
riflettere
.
Illuminista
è
stata
invece
la
persuasione
che
la
modernità
e
in
particolare
il
mercato
garantiscono
,
per
le
necessità
della
concorrenza
,
il
gioco
democratico
.
Vedi
dove
si
ribalta
il
marxismo
volgare
,
ultimo
exploit
del
famoso
rapporto
struttura
-
sovrastruttura
.
Il
capitalismo
come
sistema
mondiale
renderebbe
inattuale
il
ritorno
d
'
una
barbarie
.
Dopo
Biagio
De
Giovanni
,
tutta
la
storia
del
Pds
è
stata
lastricata
da
questa
sciocchezza
.
Come
se
oggi
non
fossimo
in
presenza
di
un
processo
crescente
di
divisione
,
di
emarginazione
,
anche
nel
Nord
oltre
che
fra
Nord
e
Sud
;
come
se
i
fondamentalismi
nascessero
per
caso
in
questo
secolo
,
residuo
del
passato
invece
che
prodotto
del
presente
.
Così
Berlusconi
non
è
fascista
ma
gli
viene
naturale
di
fare
il
governo
con
il
Msi
.
Perché
no
?
I
suoi
elettori
non
gli
hanno
rimproverato
questa
alleanza
.
Né
gliela
rimprovera
la
sinistra
,
preferisce
accusarlo
di
aver
rifatto
il
vecchio
pentapartito
.
Tutti
suggeriscono
di
aspettare
e
vedere
.
Ma
il
fatto
è
già
avvenuto
:
l
'
Italia
non
è
fascista
,
ma
non
è
più
antifascista
.
Non
è
più
democratica
in
quel
senso
pieno
,
anche
vigile
,
che
questa
parola
ha
avuto
fino
a
poco
tempo
fa
,
è
fiacca
e
desiderosa
di
essere
governata
da
un
uomo
forte
.
Pare
composta
più
da
dipendenti
dell
'
azienda
Italia
che
da
cittadini
della
Repubblica
.
Poi
da
cosa
nasce
cosa
.
StampaQuotidiana ,
Non
conviene
dividersi
fra
chi
considera
l
'
attuale
governo
un
fascismo
bell
'
e
impiantato
e
chi
un
governo
di
centro
destra
,
in
grado
di
controllare
un
Msi
in
mutazione
.
La
prima
ipotesi
sospetta
la
seconda
di
smobilitare
gli
animi
,
e
forse
è
vero
:
ma
non
sono
ragionamenti
così
diversi
.
Più
interessante
è
intendersi
sulla
continuità
o
discontinuità
del
nuovo
governo
:
Berlusconi
non
sarebbe
che
un
Caf
muscoloso
,
Berlusconi
è
il
neoliberismo
finalmente
al
potere
.
In
ambedue
i
casi
l
'
aggiunta
d
'
un
partito
,
il
Msi
-
An
,
è
suppletiva
,
roba
da
usare
quando
occorre
menar
le
mani
o
frenare
i
federalismi
leghisti
.
Mario
Tronti
propende
per
la
continuità
,
e
non
certo
per
indulgenza
:
una
egemonia
di
destra
,
scrive
,
era
già
avvenuta
nel
corpo
sociale
e
nella
stessa
sinistra
,
oltre
che
essere
costitutiva
dei
vari
spezzoni
del
centro
.
Che
i
fascisti
stiano
ora
nella
maggioranza
è
un
problema
,
non
il
problema
.
L
'
ampiezza
del
condizionamento
dell
'
estrema
destra
nell
'
Italia
del
1994
-
e
di
estreme
ce
ne
sono
almeno
due
,
quella
del
Msi
e
quella
del
mélange
fra
integralismo
cattolico
e
fondamentalismi
etno
-
lavoristi
dei
lumbard
-
si
valuta
a
seconda
di
quel
che
Berlusconi
si
propone
di
fare
.
Ma
se
ha
un
senso
il
crollo
del
sistema
politico
avvenuto
tra
il
1992
e
il
1994
,
anche
grazie
a
quel
minamento
del
comune
sentire
democratico
che
Tronti
descrive
e
che
è
precipitato
nel
referendum
,
è
che
esso
segna
il
venire
a
fine
dell
'
antico
rapporto
fra
struttura
del
capitale
italiano
e
uno
Stato
che
,
dal
fascismo
in
poi
,
è
sempre
stato
non
solo
legato
ad
esso
,
ma
assieme
protettore
e
protetto
e
negoziatore
.
La
sfera
politica
e
quella
degli
apparati
,
strettamente
interconnessa
nell
'
impresa
pubblica
e
nel
credito
,
si
sono
reciprocamente
condizionate
come
due
soggetti
.
L
'
Italia
del
dopoguerra
è
stata
anzi
,
con
la
presenza
della
più
massiccia
sinistra
europea
,
un
esempio
interessante
di
relativa
«
autonomia
»
del
politico
,
e
perciò
ha
allargato
la
mano
pubblica
,
già
stabilita
dopo
gli
anni
trenta
,
e
ha
esteso
un
welfare
che
è
stato
anche
formativo
d
'
una
certa
idea
dei
diritti
.
La
caduta
della
sinistra
e
un
incerto
governo
del
politico
,
dopo
la
morte
di
Moro
e
nella
arroganza
di
Craxi
,
hanno
fatto
del
Caf
un
apparato
autoreferenziale
che
,
a
ristrutturazione
tecnologica
fatta
,
a
liberalizzazione
del
movimento
dei
capitali
avvenuta
,
a
mercato
mondiale
unificato
,
si
è
rivelato
per
la
prima
volta
soltanto
parassitario
.
Per
un
sistema
produttivo
ansante
e
obbligato
a
una
competitività
almeno
continentale
cui
era
impreparato
-
vecchia
l
'
automobile
,
non
più
specificamente
italiano
l
'
elettrodomestico
,
indietro
l
'
informatica
,
un
pasticcio
avventuristico
la
chimica
pubblica
e
privata
-
lo
scassato
e
ingordo
apparato
di
governo
e
sottogoverno
era
ormai
solo
un
ingombro
.
Con
la
privatizzazione
dell
'
impresa
pubblica
e
del
credito
,
e
con
l
'
attacco
massiccio
agli
apparati
pubblici
della
scuola
e
della
sanità
,
oltre
che
della
pubblica
amministrazione
in
senso
proprio
,
il
«
sistema
politico
»
è
ferito
a
morte
.
Con
la
partitocrazia
è
affondato
,
grazie
all
'
inerzia
della
sinistra
(
che
in
questo
è
apparsa
complice
)
,
lo
Stato
come
luogo
di
conflitto
e
contrattazione
.
Torna
ad
essere
essenzialmente
apparato
classico
di
repressione
-
esercito
,
polizie
,
funzioni
della
giustizia
.
La
discontinuità
non
è
piccola
.
È
grande
.
In
essa
si
ridelineerà
la
leadership
del
capitale
italiano
,
messa
in
questione
non
solo
dal
crollo
della
Montedison
e
dell
'
impresa
di
Stato
,
ma
dal
fiato
corto
della
Fiat
.
Mi
piacerebbe
tanto
che
gli
economisti
ci
dicessero
qualcosa
su
quel
che
va
succedendo
nella
rete
industriale
e
postindustriale
,
oltre
a
rilevare
,
come
vediamo
anche
noi
inesperti
,
che
la
piccola
e
media
azienda
tira
e
s
'
è
data
una
espressione
politica
.
Si
può
presumere
che
in
Berlusconi
si
delinei
un
primato
,
un
traino
dell
'
industria
della
comunicazione
?
O
no
?
Forse
il
primo
atto
essenziale
del
governo
sarà
nell
'
assetto
della
Stet
privatizzata
e
dei
gruppi
di
controllo
(
chissà
che
farà
Mediobanca
)
che
si
formeranno
in
essa
.
Nel
diluvio
in
cui
sprofondano
i
cosiddetti
ammortizzatori
sociali
non
sarà
il
Msi
a
tenere
il
timone
;
fungerà
da
repressore
,
fuorviante
o
magari
,
come
in
parte
è
già
avvenuto
,
assorbente
della
protesta
.
Certo
Berlusconi
non
governerà
come
il
Caf
,
nel
momento
in
cui
il
comando
politico
tende
a
liberare
il
comando
economico
.
L
'
obiettivo
è
prima
andare
,
con
le
buone
o
con
le
cattive
,
a
restaurare
una
costituzione
formale
e
materiale
prekeynesiana
,
poi
,
a
Stato
dimagrito
,
si
potrà
anche
ridiscorrere
di
democrazia
.
L
'
impatto
della
destra
si
vede
già
invece
nella
destrutturazione
dei
«
valori
»
del
paese
,
a
cominciare
da
una
certa
separazione
tra
Stato
e
Chiesa
,
propria
del
resto
dell
'
Europa
moderna
.
Prendiamo
la
scuola
:
non
si
capisce
a
che
serva
a
una
borghesia
competitiva
rinunciare
a
una
formazione
e
trasmissione
di
saperi
laica
e
moderna
,
e
finanziare
invece
tentativi
di
dominio
integrista
;
se
non
che
,
caduta
la
mediazione
della
Democrazia
cristiana
,
l
'
alleanza
di
Berlusconi
con
la
Chiesa
passa
oggi
tramite
la
destra
,
vedi
il
quartetto
D
'
Onofrio
-
Guidi
-
Zeffirelli
e
Squitieri
.
Perno
,
la
famiglia
.
Chi
dice
famiglia
,
dice
che
la
libertà
femminile
è
cosa
perversa
,
quando
non
assassina
.
È
stato
presentato
alla
Camera
,
prima
ancora
del
voto
del
governo
,
un
documento
strabiliante
che
forse
non
avrebbe
circolato
neppure
ai
tempi
dell
'
Opera
Nazionale
Maternità
e
Infanzia
,
cui
si
ispira
.
Al
centro
è
la
ragazza
madre
,
per
la
quale
si
sprecano
enfasi
e
commozione
in
sintonia
con
il
Movimento
per
la
vita
,
e
ad
essa
si
affiancano
spericolatamente
i
deboli
in
genere
:
donne
,
malati
di
Aids
,
handicappati
e
animali
.
Sic
.
Leggere
per
credere
.
Dire
famiglia
significa
anche
trasportare
i
diritti
del
cittadino
,
il
nato
o
la
nata
in
Italia
,
sui
«
genitori
»
,
cioè
su
una
tutela
che
decide
-
per
esempio
in
tema
di
istruzione
e
quindi
in
larga
parte
di
socializzazione
e
destino
professionale
,
perché
lo
stato
,
che
nella
scuola
pubblica
era
proprio
la
collettività
laica
,
si
ritira
.
Avanti
con
il
bonus
per
le
scuole
dei
preti
e
delle
aziende
,
che
di
quattrini
abbisognano
.
Qui
si
va
dritti
verso
le
encicliche
di
Woytila
e
gli
umori
del
cardinal
Biffi
.
Non
se
ne
preoccupa
la
Libreria
delle
donne
di
Milano
,
sedotta
dalla
luce
che
la
destra
sarebbe
finalmente
costretta
a
gettare
su
alcune
donne
.
Differentemente
dalla
sinistra
che
non
lo
faceva
.
Ma
davvero
?
È
un
pezzo
che
in
Europa
e
fuori
avanzano
delle
signore
,
portate
da
partiti
di
sinistra
o
più
raramente
di
destra
.
Signore
in
genere
fedeli
al
mandato
.
Non
trasgredienti
alcune
grandi
,
da
Golda
Meir
a
Indira
Ghandi
,
trasgrediente
per
eccesso
Margareth
Thatcher
,
fedele
al
padre
Benazir
Bhutto
,
al
liberismo
Corazon
Aquino
o
Violeta
Chamorro
-
le
prime
che
vengono
in
mente
.
Adesso
c
'
è
anche
Hillary
Clinton
.
Dal
1981
in
Francia
sono
legioni
le
ministre
e
c
'
è
stata
una
premier
,
Edith
Cresson
.
Dove
sta
la
differenza
tra
Franca
Falcucci
o
Rosa
Russo
Jervolino
,
Tina
Anselmi
o
Rosy
Bindi
e
Ombretta
Fumagalli
Carulli
o
Titti
Parenti
?
La
Anselmi
e
la
Bindi
si
sono
ribellate
a
ben
altro
che
a
un
intervento
di
Berlusconi
.
Com
'
è
che
non
si
sono
viste
?
Quanto
a
Pivetti
,
che
cosa
distingue
la
sua
ascesa
alla
presidenza
della
Camera
da
quella
di
Nilde
Jotti
,
se
non
dall
'
esservi
portata
sulle
spalle
di
Bossi
,
Fini
e
Berlusconi
invece
che
su
quelle
del
Pci
e
d
'
un
governo
che
aveva
rispetto
per
le
minoranze
?
Alcune
mie
amiche
hanno
voluto
vedere
nel
fatto
che
,
al
momento
della
sua
investitura
,
abbia
parlato
di
sé
al
maschile
,
una
micidiale
sortita
dell
'
inconscio
interpellato
dalla
differenza
.
Ma
no
,
era
solo
l
'
introduzione
nel
rito
laico
della
Camera
del
liturgico
:
quasi
vir
fatta
sum
.
Ora
sono
quasi
un
uomo
!
È
inquietante
il
capovolgersi
dell
'
immagine
che
avevano
alcuni
stilemi
della
Libreria
:
l
'
aspra
separatezza
,
la
diffidenza
verso
la
sfera
politica
e
le
istituzioni
perché
iscritte
nel
codice
«
neutro
di
lui
»
,
per
non
parlare
del
«
potere
»
,
ancora
un
mese
fa
esecrato
(
ultimo
numero
di
«
Critica
Marxista
»
)
ora
invocato
come
desiderio
femminile
(
ultimo
numero
del
«
Cerchio
quadrato
»
)
.
È
come
se
mutassero
di
senso
le
parole
che
mi
intrigavano
,
gerarchia
,
autorevolezza
,
affidamento
a
una
madre
reale
o
simbolica
,
disparità
,
o
la
critica
alla
democrazia
come
sinonimo
di
democratismo
(
sopra
la
legge
)
,
indifferenza
alle
paci
e
alle
guerre
,
ai
fascismi
e
agli
antifascismi
(
parzialità
)
,
alla
stessa
condizione
del
«
genere
»
(
basta
con
la
nostra
figura
di
dolenti
e
oppresse
)
o
alle
ingiustizie
(
finiamola
con
il
miserabilismo
)
.
È
l
'
insofferenza
,
anzi
la
negazione
delle
altre
-
specie
se
un
tempo
amate
,
come
la
Irigaray
o
la
Melandri
,
che
seguono
diversi
cammini
.
È
l
'
insistenza
su
un
discorso
analogico
-
simmetrico
a
quello
maschile
:
invece
del
patriarcato
una
genealogia
femminile
,
invece
della
legge
del
padre
l
'
ordine
simbolico
della
madre
.
Molto
mi
pareva
di
dover
concedere
a
un
pensiero
che
si
proponeva
un
'
ambizione
alta
,
ripensare
la
storia
e
il
presente
nell
'
ottica
della
sessuazione
,
una
critica
radicale
alla
mia
stessa
storia
e
al
pensiero
politico
cui
sono
formata
.
Diamoci
tempo
,
mi
dicevo
.
Ma
per
arrivare
a
Irene
Pivetti
?
Che
malinconia
.
StampaQuotidiana ,
Non
sarà
indolore
accogliere
l
'
istanza
di
revisione
della
condanna
di
Sofri
,
Bompressi
e
Pietrostefani
presentata
dall
'
avvocato
Gamberini
alla
Corte
d
'
appello
di
Milano
.
Ma
sarebbe
ancor
meno
indolore
respingerla
.
Essa
compie
quel
salto
nella
lettura
del
rinvio
a
giudizio
che
andava
fatto
già
al
processo
di
prima
istanza
,
quando
i
carabinieri
ammisero
che
,
prima
di
presentare
il
Marino
alla
magistratura
milanese
,
lo
avevano
intrattenuto
nottetempo
per
oltre
due
settimane
.
Con
il
colonnello
Bonaventura
,
esperto
di
antiterrorismo
,
veniva
giù
da
Milano
a
Sarzana
apposta
.
I
conciliaboli
,
mai
verbalizzati
,
sarebbero
rimasti
segreti
se
un
modesto
prete
non
avesse
innocentemente
detto
in
aula
di
quel
via
vai
notturno
.
Poiché
la
tesi
accusatoria
si
fonda
soltanto
sulla
crediblità
di
Marino
,
l
'
Arma
teneva
a
non
far
sapere
che
tanto
spontaneo
e
improvviso
il
racconto
dell
'
uomo
non
era
:
si
sarebbe
potuto
pensare
che
era
stato
filtrato
,
se
non
addirittura
suggerito
.
Di
questa
menzogna
nessuno
chiese
davvero
conto
ai
carabinieri
.
E
qui
sta
la
seconda
enormità
.
Perché
i
casi
sono
due
:
o
la
procura
di
Milano
,
nelle
persone
del
dottor
Pomarici
e
poi
del
dottor
Lombardi
,
è
sotto
l
'
inganno
dei
carabinieri
quando
ne
avalla
la
versione
nel
rinvio
a
giudizio
,
oppure
sa
che
essa
è
falsa
ma
è
d
'
accordo
con
loro
nel
sottrarre
una
prova
fondamentale
sulla
credibilità
di
Marino
.
Nel
1988
o
l
'
Arma
o
la
procura
hanno
mentito
.
E
non
si
sono
mai
corretti
.
I
carabinieri
guidano
Marino
nel
bizzarro
riconoscimento
dell
'
appartamento
dove
avrebbe
preparato
l
'
attentato
,
o
lo
inducono
nei
loro
stessi
errori
sull
'
identikit
dell
'
omicida
.
Il
colonnello
Bonaventura
dichiara
che
per
lui
"
andava
da
sé
"
che
Lotta
Continua
avesse
ucciso
Calabresi
.
Da
bravo
sceriffo
,
li
deve
incastrare
con
le
buone
o
le
cattive
e
quando
le
cattive
vengono
alla
luce
neppur
sente
il
bisogno
di
difendersi
.
Né
si
correggono
i
giudici
,
soltanto
un
'
analoga
convinzione
e
idea
di
"
efficacia
"
spiega
come
tutte
le
corti
,
eccezion
fatta
per
la
Cassazione
nel
1992
,
abbiano
fatto
agevolmente
a
meno
di
riscontri
effettivi
,
abbiano
screditato
le
testimonianze
contro
l
'
accusa
e
largheggiato
con
le
altre
,
spingendosi
fino
a
stravolgere
le
dichiarazioni
,
o
far
dichiarare
un
defunto
,
per
non
parlare
della
calma
con
la
quale
accettano
la
distruzione
delle
prove
prima
del
processo
,
e
non
chiedono
esami
e
perizie
che
,
come
l
'
istanza
dimostra
,
si
potevano
ben
fare
.
L
'
istanza
di
revisione
chiama
finalmente
con
il
suo
nome
quel
che
somiglia
,
più
che
a
una
serie
di
sbagli
,
a
una
montatura
che
una
volta
partita
cresce
su
stessa
,
coinvolgendo
un
tribunale
dopo
l
'
altro
.
È
il
riordino
e
la
minuziosa
verifica
di
tutti
i
materiali
che
getta
una
luce
impressionante
anche
su
quel
che
sapevamo
.
Il
ricorso
porta
inoltre
elementi
nuovi
.
Non
molti
.
Uno
,
enorme
,
la
dichiarazione
di
una
persona
presente
all
'
attentato
che
inutilmente
dice
di
aver
riconosciuto
l
'
assassino
al
dottor
Allegra
della
questura
di
Milano
-
quello
dell
'
interrogatorio
a
Pinelli
-
e
dal
suo
ostinato
fingere
di
non
sentire
deriva
un
grande
spavento
,
durato
troppo
a
lungo
.
Altri
minori
,
ma
non
meno
ripugnanti
,
come
il
documento
d
'
un
tale
dei
Ros
di
Trapani
che
si
dice
convinto
,
in
comune
con
la
procura
di
Milano
,
che
Rostagno
sia
stato
fatto
ammazzare
da
Sofri
o
i
suoi
amici
,
sempre
per
celare
l
'
assassinio
di
Calabresi
.
Brutta
faccenda
,
fra
apparati
che
non
osano
smentirsi
.
In
che
paese
viviamo
?
si
chiede
Salvatore
Mannuzzu
a
proposito
del
testimone
azzittito
e
delle
prove
sparite
o
sostituite
.
Sì
,
in
che
paese
viviamo
?
Quale
idea
di
sé
e
dei
propri
diritti
e
doveri
regge
l
'
Arma
dei
carabinieri
e
le
corti
giudicanti
?
L
'
istanza
di
revisione
va
raccolta
,
non
solo
per
restituire
libertà
ai
tre
condannati
,
ma
per
restituire
a
noi
qualche
fiducia
nelle
istituzioni
della
giustizia
.
StampaQuotidiana ,
Con
commossa
unanimità
di
accenti
,
da
destra
e
da
sinistra
,
la
stampa
italiana
piange
Pier
Paolo
Pasolini
,
l
'
intellettuale
più
scomodo
che
abbiamo
avuto
in
questi
anni
.
Diventato
,
anzi
,
scomodissimo
.
Non
piaceva
a
nessuno
,
quel
che
negli
ultimi
tempi
andava
scrivendo
.
Non
a
noi
,
la
sinistra
,
perché
battagliava
contro
il
1968
,
le
femministe
,
l
'
aborto
e
la
disobbedienza
.
Non
piaceva
alla
destra
perché
queste
sue
sortite
si
accompagnavano
a
un
'
argomentazione
sconcertante
,
per
la
destra
inutilizzabile
,
sospetta
.
Non
piaceva
soprattutto
agli
intellettuali
;
perché
erano
il
contrario
di
quel
che
in
genere
essi
sono
,
cauti
distillatori
di
parole
e
di
posizioni
,
pacifici
fruitori
della
separazione
fra
"
letteratura
"
e
"
vita
"
,
anche
quelli
cui
il
1968
aveva
dato
cattiva
coscienza
.
Solo
di
essi
,
Sanguineti
ha
avuto
,
ieri
,
il
coraggio
di
scrivere
"
finalmente
ce
lo
siamo
tolto
dai
piedi
,
questo
confusionario
,
residuo
degli
anni
cinquanta
". Gli
anni
cioè
della
lacerazione
,
apocalittici
,
tragici
.
Finalmente
,
per
l
'
intellettuale
di
sinistra
,
superati
.
Questa
pressoché
totale
unanimità
è
certo
la
seconda
pesante
macchina
che
passa
sul
corpo
di
Pasolini
.
Come
della
prima
,
chi
ha
la
coscienza
a
posto
può
dire
:
"
se
l
'
è
cercata
"
.
Per
chi
non
ha
queste
certezze
è
invece
l
'
ultimo
segno
di
contraddizione
,
di
questa
contraddittoria
creatura
:
una
contraddizione
vera
,
non
ricomponibile
in
qualche
artificio
dialettico
.
Giacché
se
una
cosa
è
certa
è
che
questo
improvviso
riconoscersi
tutti
nelle
sue
ragioni
,
ora
che
è
morto
e
in
questo
modo
,
è
davvero
l
'
ultimo
sbeffeggiamento
che
gli
restituisce
questo
nostro
mondo
non
amato
.
Non
è
,
infatti
,
il
tradizionale
omaggio
al
defunto
illustre
,
e
neppure
la
consueta
assoluzione
per
il
defunto
in
vita
detestato
.
Se
tutti
scrivono
sullo
stesso
registro
(
l
'
Unità
,
in
un
corsivo
commosso
,
abbozza
perfino
un
'
autocritica
,
mentre
il
partito
radicale
lo
iscrive
post
mortem
)
è
perché
ognuno
,
dalle
ragioni
di
Pasolini
,
pensa
oggi
di
poter
trarre
il
profitto
suo
.
Non
diceva
che
i
giovani
sono
,
ormai
,
come
una
schiuma
lasciata
da
una
mareggiata
che
ha
distrutto
i
vecchi
valori
?
che
una
collettività
deve
darsi
un
ordine
,
un
sistema
di
convivenza
,
un
modello
?
Su
questo
sono
d
'
accordo
tutti
,
salvo
dare
ciascuno
,
a
questo
ordine
e
a
questa
denuncia
,
il
segno
che
più
gli
conviene
.
Pasolini
,
l
'
intellettuale
più
outsider
della
nostra
società
culturale
,
fornisce
con
la
sua
indecorosa
morte
la
prova
ferrea
che
così
non
si
può
andare
avanti
.
Così
comoda
,
che
tutto
il
resto
è
perdonato
.
Penso
che
su
questo
fervore
e
i
suoi
corollari
,
Pasolini
avrebbe
-
se
è
lecito
immaginare
questo
gesto
in
un
uomo
così
dimessamente
gentile
-
sputato
sopra
.
Che
,
se
ne
fosse
uscito
vivo
,
oggi
sarebbe
dalla
parte
del
diciassettenne
che
lo
ha
ammazzato
di
botte
.
Maledicendole
,
ma
con
lui
.
E
così
fino
all
'
inevitabile
,
forse
prevista
e
temuta
,
altra
occasione
di
morte
.
Ma
con
lui
perché
era
il
mondo
,
queste
le
creature
della
sua
vita
più
vera
(
"
io
li
conosco
questi
giovani
,
davvero
,
sono
parte
di
me
,
della
mia
vita
diretta
,
privata
"
)
in
cui
cercava
,
ostinatamente
,
una
luce
.
In
loro
,
non
nel
mondo
d
'
ordine
,
che
non
sono
solo
i
commissariati
di
polizia
.
Qui
tornava
perché
nella
sua
visione
del
mondo
altre
strade
non
c
'
erano
.
La
sua
denuncia
dello
"
sviluppo
"
,
dei
valori
del
consumismo
,
del
profitto
,
dell
'
appiattimento
da
essi
indotto
in
una
società
preindustriale
dove
ancora
potevano
prevalere
i
rapporti
personali
,
non
alienati
,
non
passivamente
accolti
era
-
come
in
genere
è
in
questo
filone
,
che
ha
esponenti
illustri
,
cattolici
e
laici
-
unidimensionale
come
la
società
che
criticava
;
era
vissuta
come
fine
della
storia
,
imbarbarimento
,
di
fronte
al
quale
soltanto
cercar
di
arretrare
.
Arretrare
,
finché
un
rifiuto
opposto
a
questo
tipo
di
"
sviluppo
"
-
e
chi
può
opporvisi
se
non
il
margine
,
o
un
terzo
mondo
non
ancora
arrivato
a
questa
soglia
?
-
non
avrebbe
offerto
un
'
ancora
di
salvezza
.
Altrove
,
salvezze
non
vedeva
,
per
questo
Pasolini
tornava
,
ostinatamente
,
in
borgata
e
più
gli
sfuggiva
,
più
vi
tornava
tormentosamente
.
Tanto
più
che
in
tutti
i
sensi
doveva
presentarglisi
come
una
frustrazione
,
una
contraddizione
.
Cercava
un
rapporto
autentico
,
e
non
tesseva
,
invece
,
un
rapporto
mercificato
?
cercava
un
rapporto
libero
e
non
ripeteva
lui
stesso
-
l
'
intellettuale
ricco
che
arriva
con
l
'
Alfa
e
paga
il
ragazzo
davanti
a
lui
,
socialmente
e
personalmente
tanto
più
fragile
-
un
rapporto
fra
oppressore
e
oppresso
?
né
l
'
umiliazione
che
ne
doveva
ricevere
in
cambio
(
quante
prove
,
meno
tragicamente
finite
,
di
questa
sua
morte
deve
aver
vissuto
;
l
'
irrisione
del
compagno
occasionale
,
il
rifiuto
,
la
resistenza
di
chi
si
fa
usare
ma
si
sente
usato
,
e
quindi
si
ribella
)
poteva
assolverlo
dal
fatto
che
entrava
egli
stesso
in
questo
meccanismo
alienante
.
Nel
quale
l
'
interlocutore
diventava
sempre
più
sfuggente
,
più
"
oggetto
"
.
Diverso
da
un
tempo
,
quando
il
ragazzo
veniva
con
lui
ma
mantenendo
una
sua
figura
,
una
sua
dimensione
non
integrata
,
non
asservibile
,
come
il
Tommaso
di
Una
vita
violenta
.
Oggi
non
era
più
così
:
il
ragazzo
che
lo
ha
ucciso
ha
poco
in
comune
col
borgataro
d
'
un
tempo
.
Dovrebbe
esser
rilasciato
domani
,
ai
sensi
dei
valori
che
reggono
questa
società
(
oltre
che
di
un
'
umanità
elementare
)
perché
non
è
da
dubitare
della
testimonianza
della
sua
borgata
,
e
cioè
che
non
aveva
gran
voglia
di
lavorare
-
e
chi
ce
l
'
ha
-
ma
era
pronto
e
prossimo
a
rientrare
nell
'
ordine
della
famiglia
,
solo
provvisoriamente
e
venalmente
violato
.
Nulla
,
in
questa
storia
,
è
davvero
uguale
a
quel
che
sembra
.
Non
il
ricco
vizioso
che
cerca
amori
nascosti
fra
gli
emarginati
,
giacché
nessuno
come
Pasolini
viveva
più
semplicemente
la
sua
inclinazione
omosessuale
e
avrebbe
potuto
soddisfarla
,
in
una
società
ormai
più
permissiva
,
senza
rischi
di
sorta
.
Non
il
giovane
vizioso
,
che
non
c
'
è
:
né
come
vizioso
,
né
come
delinquente
,
e
neppure
come
volontariamente
deviante
,
ribelle
alla
norma
.
Morte
accidentale
nell
'
inseguimento
di
un
fantasma
,
si
potrebbe
dire
.
Con
soddisfazione
per
i
più
,
con
amarezza
per
chi
di
Pasolini
aveva
stima
e
rispetto
.
E
funerali
,
adesso
,
con
assunzione
in
gloria
da
parte
di
chi
,
quel
fantasma
,
ha
prima
costruito
e
poi
esorcizzato
.
Se
Pasolini
è
oggi
così
lodato
,
se
probabilmente
in
buona
fede
tanti
si
riconoscono
in
metà
del
discorso
che
lui
faceva
,
è
perché
l
'
altra
metà
per
lui
essenziale
,
quella
in
cui
riponeva
la
sua
speranza
,
non
aveva
fondamento
.
Quante
discussioni
,
le
poche
volte
che
lo
incontravo
,
e
sempre
le
stesse
;
le
stesse
che
ripeteva
puntualmente
con
Moravia
.
È
vero
che
il
capitale
ci
ha
disumanizzato
.
È
vero
.
È
vero
che
la
conformizzazione
al
suo
modello
è
mostruosa
.
È
vero
che
essa
è
così
potente
,
da
riflettersi
persino
in
chi
la
nega
;
nel
1968
,
quando
scrisse
la
famosa
poesia
sugli
scontri
di
Valle
Giulia
,
Pasolini
vedeva
nello
studente
il
prodotto
d
'
un
ceto
che
può
perfino
"
provare
"
la
rivoluzione
,
cosa
che
al
poliziotto
,
figlio
di
bracciante
meridionale
,
non
è
permessa
;
e
coglieva
una
parte
di
verità
.
È
vero
che
oggi
,
e
non
ieri
,
si
può
parlare
di
aborto
,
e
non
solo
perché
è
maturato
il
movimento
femminista
,
ma
la
società
maschile
pensa
a
"
economizzarsi
"
.
È
vero
che
scuola
dell
'
obbligo
e
Tv
sono
organismi
del
consenso
.
È
vero
che
il
fascista
non
è
così
diverso
dal
democratico
,
nei
suoi
modelli
culturali
,
come
era
nel
1922
.
Vero
tutto
,
e
tutto
parziale
:
perché
ogni
volta
che
Pasolini
toccava
con
mano
queste
scomode
verità
,
l
'
ambiguità
del
presente
,
faceva
seguire
un
salto
indietro
,
verso
l
'
umanità
non
ambigua
di
"
prima
"
,
invece
che
cogliere
nello
studente
,
nel
femminismo
,
nella
scolarizzazione
,
nella
stessa
conformizzazione
,
il
principio
d
'
una
sicuramente
spuria
,
ma
vitale
via
d
'
uscita
in
avanti
.
L
'
idea
che
questo
itinerario
si
dovesse
compiere
fino
in
fondo
e
di
qui
ritrovare
il
filo
d
'
un
mondo
restituito
all
'
umanità
,
era
in
lui
sempre
più
lontana
.
Avrebbe
potuto
essere
uno
scettico
,
diventava
,
in
senso
classico
,
un
"
reazionario
"
.
E
questo
oggi
viene
sfruttato
,
questa
è
la
seconda
macchina
che
passa
sul
suo
corpo
.
Giacché
del
valore
dirompente
,
violento
,
di
questa
sua
"
reazione
"
nulla
resta
,
nella
elegia
delle
prime
,
seconde
e
terze
pagine
che
gli
sono
dedicate
.
Avrà
un
funerale
borghese
,
e
fra
qualche
tempo
il
comune
di
Roma
gli
dedicherà
una
strada
.
Lo
ammazzeranno
meglio
,
i
suoi
veri
nemici
,
che
non
il
ragazzo
dell
'
altra
sera
.
Nel
quale
,
prima
di
perire
,
deve
aver
visto
soltanto
la
via
senza
uscite
in
cui
s
'
era
cacciato
,
la
dimensione
del
suo
errore
.
E
pensare
che
cercava
l
'
angelo
della
passione
secondo
Matteo
.
StampaQuotidiana ,
Stampa
e
radio
si
sono
piegate
febbrilmente
,
il
giorno
di
Pasqua
,
sul
secondo
messaggio
delle
Brigate
Rosse
come
su
un
palinsesto
da
decifrare
.
Siccome
sulle
cose
che
contano
-
se
Moro
sia
vivo
,
se
lo
libereranno
e
a
quali
condizioni
-
non
dice
niente
,
i
commentatori
ne
hanno
dedotto
che
è
invece
interessantissimo
politicamente
.
Lo
hanno
trovato
a
)
ricco
di
novità
,
b
)
tale
da
accattivarsi
le
simpatie
della
nuova
sinistra
(
i
più
gentili
)
,
o
da
esserne
senz
'
altro
il
frutto
(
i
più
maliziosi
)
.
Perché
?
perché
sviluppa
un
vasto
attacco
alla
Democrazia
cristiana
,
cosa
che
nella
vecchia
sinistra
non
è
più
di
moda
.
Ma
quando
mai
è
stata
di
moda
nella
sinistra
nuova
?
Nel
1968
essa
nacque
accusando
,
a
torto
o
a
ragione
,
i
partiti
operai
di
essersi
dati
come
solo
nemico
la
DC
,
mentre
era
il
sistema
nel
suo
complesso
che
bisognava
disvelare
e
demolire
.
Nel
1977
,
il
movimento
ha
avuto
per
nemico
tutto
«
lo
Stato
»
,
e
in
particolare
i
riformisti
perché
vi
ingabbiavano
le
masse
.
Per
una
sola
breve
fase
la
nuova
sinistra
(
meglio
i
gruppi
)
scoprirono
la
DC
,
e
fu
nel
1972
con
Fanfani
.
In
verità
,
chiunque
sia
stato
comunista
negli
anni
Cinquanta
riconosce
di
colpo
il
nuovo
linguaggio
delle
BR
.
Sembra
di
sfogliare
l
'
album
di
famiglia
:
ci
sono
tutti
gli
ingredienti
che
ci
vennero
propinati
nei
corsi
Stalin
e
Zdanov
di
felice
memoria
.
Il
mondo
-
imparavamo
allora
-
è
diviso
in
due
.
Da
una
parte
sta
l
'
imperialismo
,
dall
'
altra
il
socialismo
.
L
'
imperialismo
agisce
come
centrale
unica
del
capitale
monopolistico
internazionale
(
allora
non
si
diceva
«
multinazionali
»
)
.
Gli
stati
erano
«
il
comitato
d
'
affari
»
locale
dell
'
imperialismo
internazionale
.
In
Italia
il
partito
di
fiducia
-
l
'
espressione
è
di
Togliatti
-
ne
era
la
DC
.
In
questo
quadro
,
appena
meno
rozzo
,
e
fortunatamente
riequilibrato
dalla
«
doppiezza
»
,
cioè
dall
'
intuizione
del
partito
nuovo
,
la
lettura
di
Gramsci
,
una
pratica
di
massa
diversa
,
crebbe
il
militantismo
comunista
fino
agli
anni
Cinquanta
.
Vecchio
o
giovane
che
sia
il
tizio
che
maneggia
la
famosa
Ibm
,
il
suo
schema
è
veterocomunismo
puro
.
Cui
innesta
una
conclusione
che
invece
veterocomunista
non
è
,
e
cioè
la
guerriglia
.
In
quel
contesto
infatti
essa
non
funziona
.
Se
le
masse
sono
manipolate
dagli
apparati
,
con
quale
esercito
si
fa
la
rivoluzione
?
Se
il
nemico
è
un
potentissimo
partito
-
stato
,
protetto
dall
'
estero
e
padrone
di
tutte
le
istituzioni
,
difficile
pensare
di
abbatterlo
col
cecchinaggio
.
E
infatti
quella
posizione
aveva
,
per
logica
conseguenza
,
o
l
'
abbassamento
del
tiro
o
«
Ha
da
venì
Baffone
»
,
cioè
il
rinvio
dell
'
ora
X
all
'
esplodere
d
'
una
crisi
europea
,
d
'
una
nuova
guerra
che
rovesciasse
il
rapporto
impari
di
forze
.
Tanto
è
vero
che
,
quando
il
problema
della
rivoluzione
italiana
tornò
all
'
ordine
del
giorno
nella
sinistra
,
nei
primi
anni
Sessanta
,
comportò
un
'
analisi
diversa
anche
della
Democrazia
cristiana
,
più
complessa
e
insieme
più
aggredibile
;
si
vide
nell
'
interclassismo
cattolico
un
terreno
di
disgregazione
del
vecchio
e
di
riaggregazione
,
nella
lotta
di
massa
,
del
nuovo
blocco
storico
.
Tutta
la
spinta
a
sinistra
ne
fu
alimentata
,
e
ne
risentì
la
stessa
Democrazia
cristiana
,
specie
nelle
fasi
in
cui
si
trovò
sotto
sterzo
,
cioè
nell
'
estate
del
1963
e
poi
dal
1975
al
1976
.
Interessi
imperialisti
,
capitale
privato
e
di
stato
,
stato
,
partiti
,
confessionalismo
,
«
luoghi
»
della
dominazione
borghese
apparvero
in
continuità
,
ma
non
appiattiti
;
e
nel
relativo
scollamento
si
rifletté
la
forza
d
'
urto
dell
'
avanzata
a
sinistra
.
Se
oggi
qualcuno
scopre
nel
testo
delle
BR
una
efficace
critica
della
DC
,
vuol
dire
che
l
'
arretramento
delle
idee
politiche
s
'
è
fatto
precipitoso
.
Le
BR
odierne
,
se
pure
di
loro
si
tratta
,
ci
hanno
contato
.
E
il
Partito
comunista
farebbe
bene
a
misurare
lo
spazio
che
ha
lasciato
scoperto
e
l
'
ampiezza
di
manovra
che
esso
offre
.
Consente
infatti
ai
brigatisti
di
fare
degli
ammazzamenti
,
sequestri
e
ora
relativa
ideologia
,
i
cardini
d
'
una
doppia
operazione
:
far
saltare
la
Democrazia
cristiana
o
parte
di
essa
fuori
dal
«
compromesso
democratico
»
e
indebolire
la
credibilità
della
sinistra
,
nel
momento
in
cui
si
attua
una
destabilizzazione
a
destra
.
Questa
manovra
sconta
il
silenzio
delle
sinistre
sulla
DC
e
se
ne
fa
una
forza
.
Può
infatti
opporre
il
PCI
,
allo
schematismo
d
'
una
denuncia
che
mira
a
impressionare
una
certa
base
inquieta
o
delusa
,
l
'
articolato
giudizio
formulato
negli
anni
Sessanta
?
Quello
-
l
'
analisi
della
DC
come
d
'
uno
specifico
interclassismo
,
specifico
problema
strutturale
,
storico
e
di
coscienza
della
nostra
società
-
comportava
comunque
una
strategia
di
attacco
,
di
avanzata
,
di
egemonia
,
di
conquista
.
Quali
che
ne
fossero
i
limiti
che
la
strategia
che
le
sinistre
ne
derivavano
,
ed
erano
molti
,
nella
loro
coscienza
e
in
quella
delle
masse
che
le
seguivano
restò
al
centro
il
«
come
»
della
divisione
della
DC
e
della
sua
sconfitta
.
Lo
restò
fino
al
20
giugno
.
Da
allora
non
lo
è
più
.
Al
suo
posto
sono
subentrate
,
con
la
filosofia
dell
'
emergenza
,
la
priorità
data
all
'
accordo
con
tutta
la
Democrazia
cristiana
,
e
quindi
la
necessità
di
stare
alle
sue
compatibilità
.
PCI
e
PSI
vanno
fin
dove
la
DC
può
arrivare
.
La
rovinosa
condotta
dell
'
ultima
crisi
di
governo
ne
è
stata
la
prova
.
E
un
caso
che
sia
culminata
nella
seconda
grande
provocazione
del
decennio
,
reciproca
alla
strage
di
piazza
Fontana
?
È
straordinario
che
dal
Cile
,
che
pure
lo
spaventò
,
il
PCI
non
abbia
tratto
le
due
lezioni
più
evidenti
.
Prima
,
che
non
può
inoltrarsi
in
campo
avversario
senza
fortemente
coprirsi
a
sinistra
con
un
tenace
legame
di
masse
(
masse
più
coese
e
non
meno
,
più
capaci
di
egemonia
e
non
meno
)
.
Secondo
,
che
deve
essere
garantito
da
modifiche
immediate
e
sostanziali
negli
apparati
del
potere
di
stato
.
Berlinguer
invece
sembra
essersi
mosso
al
buio
.
E
ora
a
sinistra
gli
si
aprono
falle
,
nella
forma
peggiore
.
No
,
non
il
crescere
del
partito
armato
nelle
fabbriche
:
queste
sono
storie
che
piacciono
a
Carli
.
Ma
prime
sacche
di
rassegnazione
e
delusione
e
sconcerto
;
domani
smobilitazione
.
A
destra
,
nel
giro
di
poche
settimane
e
sotto
l
'
iniziativa
degli
attentati
,
un
avversario
incattivito
e
uno
stato
che
domanda
leggi
eccezionali
.
PCI
e
PSI
,
privi
di
iniziative
e
capaci
solo
di
esecrazione
,
le
avalleranno
.
Dove
sono
le
casematte
che
il
movimento
popolare
italiano
,
nel
momento
del
suo
originario
avvento
al
governo
,
si
sarebbe
dato
per
garantire
gli
embrioni
di
un
nuovo
stato
?
Si
è
fatto
di
tutto
per
asfissiarle
.
Resta
una
grande
classe
operaia
all
'
erta
,
e
attorno
ad
essa
una
coscienza
democratica
che
comincia
a
confondersi
e
incrinarsi
.
Nessuno
le
chiama
a
organizzarsi
,
a
farsi
presidio
.
La
salvezza
della
democrazia
è
affidata
ai
questori
.
Come
stupirsi
se
ogni
avventura
è
tentata
?