StampaQuotidiana ,
Può
darsi
che
il
rinvio
a
giudizio
di
Berlusconi
rafforzi
in
Parlamento
la
convergenza
verso
Dini
ormai
in
atto
presso
alcune
schegge
della
destra
e
della
sinistra
.
Ma
è
sicuro
che
nel
Paese
questa
convergenza
verso
la
palude
centrale
genera
una
divergenza
eguale
e
contraria
,
e
cioè
divarica
le
posizioni
.
D
'
altronde
il
Parlamento
sembra
aver
dimenticato
assai
più
degli
elettori
il
voto
del
18
aprile
,
che
ha
sicuramente
condannato
il
centrismo
pur
senza
scegliere
fra
destra
e
sinistra
.
Da
allora
il
dilemma
della
politica
italiana
è
"
avanti
o
indietro
"
sulla
strada
della
trasformazione
,
assai
più
che
"
di
qua
o
di
là
"
rispetto
ai
punti
cardinali
della
tradizione
.
Purtroppo
questo
trapasso
risulta
illeggibile
se
si
seguono
soltanto
le
intenzioni
e
il
destino
degli
eletti
.
Infatti
:
Berlusconi
non
si
accorge
che
una
stessa
ondata
porta
lui
al
successo
del
27
marzo
e
Andreotti
all
'
umiliazione
di
un
processo
;
mentre
la
stampa
sembra
ignorare
che
il
medesimo
sommovimento
consente
a
Berlusconi
di
insediarsi
a
Palazzo
Chigi
e
a
Mani
pulite
di
rinviarlo
a
giudizio
.
E
,
anche
prima
:
Segni
non
capisce
che
il
plebiscito
sul
maggioritario
,
da
lui
così
appassionatamente
voluto
,
è
destinato
a
travolgere
il
bastione
centrista
sul
quale
si
arrocca
;
Occhetto
non
vede
nell
'
esplosione
di
Tangentopoli
la
premessa
di
un
'
alternativa
radicale
al
sistema
dei
partiti
anziché
una
semplice
alternanza
della
sinistra
al
Caf
;
Buttiglione
provoca
la
crisi
di
dicembre
per
strappare
a
Forza
Italia
la
direzione
del
Polo
,
ma
perde
per
strada
il
suo
esercito
;
D
'
Alema
entra
alla
cieca
nel
ribaltone
e
constata
,
alla
fine
,
di
aver
lavorato
per
Dini
;
e
Dini
rinuncia
andreottianamente
a
governare
per
stare
al
governo
,
trascurando
la
perdita
dello
strumento
(
l
'
erario
)
con
il
quale
Andreotti
aveva
tacitato
le
innumerevoli
clientele
in
cui
era
stata
scomposta
la
cittadinanza
.
A
intenzioni
così
imprecise
non
possono
che
corrispondere
destini
incompiuti
:
Berlusconi
azzoppato
,
Prodi
abbandonato
,
Dini
sospeso
a
una
presidenza
fondata
su
un
Parlamento
screditato
e
sprofondato
nello
Stige
;
la
transizione
ferma
,
il
vortice
bloccato
.
Da
tre
anni
gli
eletti
interpretano
balbettando
le
spinte
che
vengono
dagli
elettori
senza
riuscire
a
comporre
un
'
offerta
politica
che
corrisponda
alla
domanda
civile
.
Ed
è
ormai
inutile
ribadire
l
'
equazione
che
mette
sullo
stesso
piano
governanti
e
governati
,
perché
nel
movimento
a
tentoni
dei
primi
si
esprime
un
istinto
di
conservazione
collettivo
che
nei
secondi
si
sminuzza
nel
respiro
corto
della
sopravvivenza
propria
,
personale
o
di
parte
.
Certo
,
l
'
elettorato
non
ha
soluzioni
,
ma
sente
sia
pure
confusamente
i
problemi
.
Ha
capito
che
i
favori
accordati
nel
presente
dal
centrismo
precludono
il
futuro
;
che
la
crisi
delle
città
,
dei
servizi
,
dell
'
ordine
pubblico
,
della
legalità
e
dello
Stato
è
una
conseguenza
della
paralisi
amministrativa
,
la
quale
discende
dall
'
incapacità
di
decidere
,
a
sua
volta
dovuta
all
'
impossibilità
di
scegliere
tra
opzioni
chiare
e
responsabili
.
Insomma
,
il
pubblico
sa
che
il
labirinto
delle
clientele
,
delle
mediazioni
e
degli
interessi
corporativi
ha
prodotto
una
situazione
paradossale
in
cui
la
crescita
economica
è
contraddetta
dal
regresso
civile
;
e
sa
che
è
ormai
impossibile
conservare
il
benessere
se
continua
il
regresso
.
Per
questo
ha
scelto
plebiscitariamente
il
maggioritario
e
cioè
il
rifiuto
dell
'
imbuto
centrale
nel
quale
spariscono
,
si
sovrappongono
o
si
neutralizzano
le
scelte
e
si
accampa
la
dissoluzione
inarrestabile
dello
Stato
e
dei
princì
pi
stessi
della
convivenza
.
Invece
,
almeno
fino
a
oggi
,
Parlamento
e
governi
hanno
offerto
soluzioni
che
scavalcano
i
problemi
,
o
li
ignorano
,
e
sembrano
orientati
adesso
a
rifugiarsi
nel
gorgo
della
Prima
Repubblica
,
dal
quale
li
ha
fatti
uscire
il
sommovimento
elettorale
.
La
superiorità
degli
elettori
sugli
eletti
è
tutta
in
questo
divario
.
Per
il
resto
non
bisogna
dimenticare
che
è
in
crisi
una
democrazia
fondata
sul
consenso
,
e
che
il
consenso
coinvolge
,
anche
quando
è
comprato
e
venduto
.
In
un
Paese
deragliato
,
forse
non
restava
che
la
ramazza
del
Codice
per
farla
tornare
in
sé
.
Ma
non
esiste
un
Codice
che
preveda
l
'
incriminazione
,
la
punizione
e
il
riscatto
di
una
società
intera
,
anche
se
accanto
alla
centralità
del
Parlamento
si
è
istituita
una
anomala
centralità
della
Magistratura
.
In
ogni
caso
il
nostro
linguaggio
politico
è
troppo
abituato
ad
attribuire
centri
geometrici
a
figure
sociali
che
non
hanno
circonferenza
.
Per
il
momento
l
'
Italia
resta
come
pizzicata
nella
chiusura
lampo
della
legge
,
che
si
apre
e
si
chiude
tra
garanzie
costituzionali
e
avvisi
di
garanzia
.
E
questa
sensazione
di
impotenza
prelude
a
una
rabbia
cupa
e
insaziabile
.
Cupa
perché
afflitta
da
un
oscuro
senso
di
colpa
.
Insaziabile
perché
la
rabbia
non
sfama
,
se
non
al
modo
di
Filippo
Argenti
,
che
"
in
sé
medesmo
si
volgea
co
'
denti
"
.
Il
mondo
assiste
incredulo
all
'
annaspare
di
un
Paese
che
per
liberarsi
di
un
esiziale
sistema
politico
non
sa
e
non
può
fare
altro
che
incriminare
,
dal
primo
all
'
ultimo
,
i
suoi
rappresentanti
vecchi
e
nuovi
,
tornando
però
indietro
alla
vecchia
ammucchiata
centrista
che
ha
prodotto
la
corruzione
.
La
Magistratura
applica
le
leggi
e
dunque
arresta
i
timonieri
.
E
la
nave
entra
nella
mareggiata
europea
con
la
plancia
di
comando
vuota
e
le
sentine
piene
dei
suoi
ex
capitani
.
Un
Paese
economicamente
importante
come
l
'
Italia
non
può
restare
a
lungo
politicamente
inconsistente
senza
diventare
un
pericolo
per
sé
e
per
gli
altri
,
perché
nel
divario
tra
la
ricchezza
dell
'
economia
e
la
povertà
della
politica
si
insinuano
fatalmente
appetiti
e
timori
molteplici
,
e
dunque
rischi
di
lacerazioni
sempre
più
gravi
.
Per
ridurre
questo
scompenso
è
però
necessario
eliminarne
un
altro
:
quello
tra
la
domanda
civile
del
popolo
e
l
'
offerta
politica
del
Parlamento
.
La
crisi
italiana
è
illeggibile
se
si
seguono
solo
le
intenzioni
degli
eletti
e
le
soluzioni
che
ci
offrono
.
Ma
è
leggibilissima
se
si
guarda
agli
elettori
e
alla
lunga
marcia
che
hanno
intrapreso
per
uscire
dal
labirinto
in
cui
il
corso
impazzito
della
politica
li
ha
chiusi
insieme
ai
problemi
del
Paese
.
Nella
grande
confusione
resta
un
punto
fermo
che
non
si
può
ribaltare
:
il
18
aprile
.