StampaQuotidiana ,
Non
è
solo
questione
di
facce
,
di
vendette
personali
e
di
arboristeria
tra
querce
e
ulivi
.
La
guerra
tra
Prodi
e
D
'
Alema
tocca
il
Dna
della
sinistra
italiana
.
E
tocca
alle
radici
l
'
egemonia
del
centrosinistra
.
Non
è
possibile
infatti
pensare
a
un
equilibrio
perfetto
tra
le
due
componenti
:
ci
sarà
sempre
la
prevalenza
dell
'
una
sull
'
altra
,
legittimata
da
ragioni
di
forza
elettorale
o
di
agibilità
politica
,
di
organizzazione
di
partito
o
di
maggiore
presentabilità
sociale
e
internazionale
.
E
non
possiamo
obiettivamente
sentirci
europei
se
pensiamo
che
,
unici
in
Europa
,
abbiamo
al
governo
personaggi
e
partiti
che
fanno
capo
ai
due
principali
schieramenti
antagonisti
in
Europa
:
da
una
parte
i
popolari
moderati
di
centro
e
dall
'
altra
l
'
internazionale
socialista
e
democratica
di
sinistra
.
L
'
equivoco
non
può
durare
in
eterno
;
con
i
parametri
politici
di
Maastricht
non
siamo
a
posto
,
abbiamo
due
piedi
in
uno
Stivale
.
Ma
il
problema
di
fondo
è
che
le
due
mentalità
sinistresi
,
quella
ulivista
e
quella
quercista
,
sono
incompatibili
alla
radice
;
la
prima
fa
perno
sulla
società
civile
,
la
seconda
sul
Partito
;
la
prima
è
virale
,
mira
a
contaminare
e
ungere
la
società
come
una
macchia
oleosa
;
la
seconda
è
batterica
e
mira
a
egemonizzare
la
società
;
la
prima
è
pacionista
,
punta
cioè
sui
faccioni
di
Prodi
,
Di
Pietro
,
Rutelli
,
e
via
dicendo
;
la
seconda
è
professionista
,
e
scommette
sulla
consumata
capacità
di
navigazione
degli
apparati
.
E
poi
,
la
sinistra
nel
caso
ulivista
è
una
specie
di
clima
,
di
habitat
,
che
si
mescola
con
cattolicesimo
e
tecnocrazia
.
Nel
caso
quercista
è
invece
una
sinistra
che
si
trasforma
di
volta
in
volta
in
cattolicesimo
e
tecnocrazia
.
La
prima
ha
come
modello
il
melting
pot
,
la
seconda
ha
come
modello
il
trasformismo
.
L
'
Ulivo
è
bisessuale
(
maschio
con
Tonino
,
materno
con
Romano
,
ombroso
con
Cacciari
,
puer
glabro
con
Rutelli
)
,
la
Quercia
è
transessuale
(
da
comunista
a
democratico
di
sinistra
,
da
filosovietico
a
filoamericano
,
dal
Cremlino
a
Casablanca
)
.
O
,
se
preferite
un
paragone
alimentare
,
l
'
Ulivo
è
un
passato
di
verdura
,
in
cui
tutti
gli
ingredienti
risultano
fusi
in
un
pappone
;
la
Quercia
è
un
minestrone
di
verdure
in
cui
galleggiano
i
pezzi
di
vecchie
provenienze
:
si
distinguono
ancora
i
tranci
di
rape
verdi
,
patate
cattoliche
,
cavoli
udierrini
,
barbabietole
comuniste
.
A
livello
internazionale
,
l
'
Ulivo
vorrebbe
essere
più
liberal
,
ma
in
salsa
parrocchiale
;
la
Quercia
vorrebbe
essere
più
socialdemocratica
,
ma
in
salsa
gramsciana
.
Cos
'
hanno
allora
in
comune
le
due
sinistre
?
Un
retrogusto
ideologico
all
'
insegna
dell
'
antifascismo
e
un
giacobismo
dolciastro
,
strisciante
.
In
fondo
,
quello
è
l
'
unico
cemento
a
cui
si
richiama
disperatamente
Walter
Veltroni
per
salvare
l
'
alleanza
e
soprattutto
la
sua
biografia
personale
.
Veltroni
infatti
è
diventato
un
caso
umano
perché
ha
la
testa
nell
'
Ulivo
ma
i
piedi
nella
Quercia
;
deve
fare
gli
interessi
dalemiani
pur
avendo
le
stimmate
dell
'
Ulivo
.
E
allora
punta
su
questo
esile
tratto
comune
giacobino
e
antifascista
,
e
ogni
giorno
chiede
a
Prodi
e
indirettamente
a
D
'
Alema
di
sparare
sulla
destra
,
di
rivolgere
le
proprie
polemiche
contro
il
Nemico
.
Perché
se
togli
quel
collante
,
l
'
odio
per
l
'
Italia
di
Berlusconi
e
Fini
,
non
resta
nulla
.
La
stessa
coalizione
di
governo
va
in
pezzi
e
i
suoi
tronconi
schizzano
da
tutte
le
parti
.
Sul
piano
pratico
il
punto
di
unione
tra
sinistra
e
sinistra
coincide
con
il
punto
di
maggiore
tensione
:
il
potere
.
È
quella
,
in
fondo
,
l
'
unica
ragione
che
unisce
una
coalizione
così
eterogenea
:
se
non
fossero
ministri
,
sindaci
o
presidenti
,
ognuno
sparerebbe
palate
di
fango
sugli
altri
alleati
.
Però
il
luogo
di
incontro
più
morboso
è
anche
il
luogo
di
scontro
più
feroce
.
Prendete
la
lottizzazione
:
c
'
è
una
guerra
civile
intestina
e
clandestina
da
far
spavento
.
Provate
a
sentire
le
redazioni
della
Rai
,
i
vertici
di
molti
enti
,
le
giunte
di
molte
città
:
la
caccia
all
'
uomo
,
la
resa
dei
conti
tra
bande
rivali
e
il
proselitismo
door
to
door
prosegue
incessante
e
senza
esclusione
di
colpi
bassi
.
Gli
ulivisti
si
insinuano
come
testimoni
di
Geova
nelle
case
dei
cattolici
.
E
viceversa
,
i
quercisti
li
respingono
come
se
fossero
una
setta
satanica
.
Se
vogliamo
localizzare
il
bubbone
della
guerra
civile
a
sinistra
dobbiamo
andare
a
Bologna
,
eletta
capitale
da
entrambe
le
sinistre
:
gli
ulivisti
perché
è
la
loro
città
del
Vaticano
,
dove
vive
il
loro
papa
Romano
Prodi
,
i
quercisti
perché
è
la
capitale
morale
dell
'
italocomunismo
,
l
'
epicentro
dei
Ds
.
Anche
storicamente
,
Bologna
è
per
Prodi
la
città
del
suo
padre
spirituale
,
Dossetti
;
e
per
D
'
Alema
la
storica
Stalingrado
del
suo
partito
.
Scoppierà
dunque
la
guerra
del
tortellino
.
Anche
perché
,
nel
frattempo
,
Bologna
la
rossa
è
diventata
la
città
del
nord
dove
si
vive
peggio
,
a
cominciare
dalla
sicurezza
e
dall
'
ordine
pubblico
.
E
ciò
grazie
a
una
sinistra
di
governo
che
ha
disarmato
psicologicamente
le
forze
di
polizia
.
Ottenendo
,
fra
l
'
altro
,
la
testa
del
vicequestore
Giovanni
Preziosa
,
trasferito
da
Bologna
,
perché
reo
di
usare
la
mano
pesante
con
la
criminalità
,
ieri
con
l
'
ultrasinistra
,
oggi
con
gl
'
immigrati
irregolari
.
Insomma
Bologna
sarà
probabilmente
la
pietra
dello
sfascio
.
Non
a
caso
,
l
'
ultima
tempesta
tra
ulivisti
e
quercisti
è
stata
scatenata
proprio
sul
fronte
di
Bologna
:
capeggiate
da
Lerner
,
le
truppe
ulivastre
hanno
attaccato
l
'
approdo
di
D
'
Alema
nel
programma
C
'
era
un
compagno
che
come
me
del
mito
canoro
bolognese
più
celebre
dell
'
italocomunismo
:
Gianni
Morandi
.
Dal
presidente
della
Regione
La
Forgia
al
compagno
Morandi
:
Bologna
la
rossa
sarà
probabilmente
la
prima
città
dove
la
sinistra
consumerà
la
sua
lotta
fratricida
.
StampaQuotidiana ,
Che
cosa
resta
della
democrazia
a
due
passi
dal
Duemila
?
Credo
ben
poco
,
a
giudicare
dal
caso
francese
.
Dunque
,
facciamo
due
conti
.
Alle
ultime
,
parziali
elezioni
in
Francia
l
'
esito
è
stato
il
seguente
:
su
cinque
francesi
due
non
sono
andati
a
votare
,
due
hanno
votato
per
le
forze
del
centrodestra
,
uno
ha
votato
a
sinistra
.
Ma
alla
fine
ha
vinto
la
sinistra
per
la
quale
ha
votato
solo
un
francese
su
cinque
.
Nessuno
ha
niente
da
dire
?
Nessuno
.
Anzi
,
quasi
tutti
titolano
complimentosi
nei
confronti
di
Jospin
,
cerimoniosi
nei
confronti
della
normalizzazione
politica
del
Paese
.
Eppure
così
la
democrazia
non
può
andare
avanti
.
Così
rischia
di
spegnersi
.
É
in
atto
,
non
solo
in
Francia
,
una
graduale
espropriazione
della
sovranità
popolare
.
Avevamo
messo
in
conto
l
'
eventualità
di
vedere
espropriate
quote
sensibili
di
sovranità
nazionale
;
ma
adesso
mi
pare
di
poter
dire
che
si
sta
paurosamente
restringendo
la
democrazia
.
Che
cosa
accade
?
Dunque
accadono
due
cose
.
La
prima
è
che
cresce
paurosamente
la
disaffezione
,
il
disinteresse
per
la
politica
;
ma
anche
la
sensazione
di
non
poter
mutare
gli
assetti
,
di
non
poter
cambiare
.
Perché
?
Ma
perché
la
gente
è
meno
scema
di
quel
che
pensano
i
loro
rappresentanti
.
Si
avverte
precisa
la
sensazione
che
i
processi
decisionali
siano
trasferiti
altrove
,
nelle
mani
dei
tecnocrati
,
delle
oligarchie
finanziarie
,
dei
grandi
fabbricanti
d
'
opinione
.
Oggi
più
di
ieri
e
meno
di
domani
.
Si
avverte
la
sensazione
dell
'
intercambiabilità
dei
politici
.
Si
avverte
la
sensazione
dell
'
intercambiabilità
dei
programmi
politici
.
Si
avverte
la
sensazione
di
versare
la
propria
preferenza
in
un
imbuto
che
poi
la
trasforma
,
attraverso
alchimie
di
sistemi
elettorali
,
poteri
di
veto
e
di
coalizione
,
in
un
altro
verdetto
.
Ho
sentito
giorni
fa
,
in
un
convegno
,
illuminati
campioni
della
sinistra
arrogarsi
il
diritto
di
frenare
i
verdetti
della
volontà
popolare
:
se
prestiamo
ascolto
alla
maggioranza
-
dicevano
-
bocciano
Maastricht
,
vince
il
nazionalismo
,
vince
la
pena
di
morte
,
frenano
l
'
immigrazione
.
Dunque
,
teniamoli
sotto
tutela
.
E
qui
si
entra
nella
seconda
e
più
scabrosa
ragione
della
volontà
popolare
.
Dunque
,
è
consentito
alla
sinistra
allearsi
con
chiunque
.
Liberali
e
cattolici
,
protestanti
ed
ebrei
,
industriali
e
sindacati
,
potenti
e
perfino
massoni
.
Ed
è
soprattutto
permesso
alla
sinistra
moderata
allearsi
con
la
sinistra
radicale
,
che
non
esita
a
definirsi
ancora
comunista
.
Al
centro
o
alla
destra
questo
non
è
consentito
.
Sono
precluse
le
porte
di
un
'
alleanza
a
tutto
campo
,
non
è
possibile
godere
dell
'
appoggio
di
una
classe
imprenditoriale
senza
scatenare
la
piazza
;
non
è
possibile
unirsi
alla
destra
radicale
e
nazionalista
.
Non
dico
nazista
.
Non
dico
nemmeno
fascista
.
Ma
anche
solo
nazionalista
,
tradizionalista
o
radicale
.
Prendete
il
caso
francese
,
ma
il
discorso
è
esportabile
,
anche
altrove
(
l
'
Austria
,
per
restare
ai
confini
)
.
Una
democrazia
compiuta
dovrebbe
porsi
un
problema
:
come
costituzionalizzare
la
destra
e
la
sinistra
radicale
,
come
farle
entrare
nel
gioco
.
Oppure
,
come
escluderle
dal
gioco
.
E
invece
no
:
in
Francia
,
e
non
solo
in
Francia
,
ai
comunisti
è
consentito
persino
andare
al
governo
;
con
Le
Pen
non
è
consentito
neanche
un
patto
tecnico
di
desistenza
.
Chirac
e
Giscard
sarebbero
massacrati
dai
poteri
che
contano
e
dalle
fabbriche
del
consenso
.
Questa
anomalia
sta
uccidendo
la
democrazia
,
sta
impedendo
l
'
alternanza
,
sta
bloccando
in
una
forma
di
centrosinistra
globale
l
'
assetto
di
potere
.
Che
tende
a
divenire
assetto
di
regime
e
riflettersi
nell
'
assetto
culturale
egemone
.
Ancora
una
volta
l
'
alibi
sono
i
fantasmi
del
passato
.
Su
Le
Pen
pesa
il
passato
nazista
che
obbiettivamente
nulla
ha
a
che
vedere
con
il
Front
national
.
Sul
Pc
francese
non
pesa
il
passato
comunista
che
è
invece
rivendicato
apertamente
dal
medesimo
partito
.
La
stessa
operazione
agisce
in
Italia
con
l
'
interdizione
del
piccolo
ma
decisivo
partitino
di
Rauti
,
con
le
barriere
verso
intese
destrorse
con
la
Lega
e
perfino
-
a
corrente
alternata
-
con
An
;
in
semilibertà
vigilata
.
Al
centrodestra
non
è
possibile
sommarsi
,
vige
la
logica
inesorabile
dell
'
aut
aut
.
Al
centrosinistra
invece
no
,
vige
la
logica
dell
'
et
et
.
Perciò
io
dico
:
attenzione
,
sta
morendo
la
democrazia
,
tra
astensionismo
e
veti
ideologici
di
ritorno
,
sistemi
bloccati
e
alternanze
impossibili
.
Con
tutte
le
giustificate
diffidenze
maturate
da
una
nobile
letteratura
elitaria
e
antidemagogica
,
tocca
oggi
al
centrodestra
rappresentare
le
ragioni
della
sovranità
popolare
.