StampaQuotidiana ,
Caro
Topner
,
non
ho
letto
l
'
articolo
di
Alberoni
:
mi
rimane
da
vivere
troppo
poco
tempo
per
sprecarlo
coi
sociologi
.
Debbo
tuttavia
riconoscere
che
l
'
ipotesi
di
un
matrimonio
fra
islamismo
e
marxismo
,
anche
se
per
ora
litigano
(
ma
non
dappertutto
:
in
Libia
,
per
esempio
,
c
'
è
una
specie
di
castrismo
mussulmano
)
,
è
tutt
'
altro
che
infondata
.
Non
sono
due
regimi
.
Sono
due
Chiese
,
entrambe
totalitarie
e
nemiche
delle
libertà
individuali
,
che
per
sopprimerle
potrebbero
anche
mettersi
d
'
accordo
.
Tutte
due
impongono
ai
loro
fedeli
di
portare
il
cervello
all
'
ammasso
,
e
fra
scervellati
è
facile
intendersi
.
Il
punto
in
cui
mi
pare
che
Alberoni
dica
una
grossa
sciocchezza
(
se
è
esatto
quanto
tu
mi
riferisci
del
suo
articolo
)
è
là
dove
sostiene
che
marxismo
e
islamismo
sono
le
uniche
due
culture
vive
del
nostro
tempo
.
E
dove
la
vede
,
questa
vita
?
L
'
Islam
ebbe
una
grande
cultura
solo
quando
,
nella
loro
cavalcata
conquistatrice
,
i
suoi
Califfi
incontrarono
la
cultura
greca
,
quella
egiziana
e
quella
ebraica
.
Ma
questo
risale
a
Averroè
e
ad
Avicenna
,
cioè
a
mille
anni
fa
pressappoco
.
Da
allora
l
'
atteggiamento
dell
'
Islam
verso
la
cultura
è
sempre
rimasto
quello
del
famoso
Califfo
che
,
quando
gli
chiesero
cosa
dovevano
fare
della
grande
biblioteca
di
Alessandria
,
da
lui
conquistata
,
rispose
:
«
Se
tutti
quei
libri
dicono
ciò
che
dice
il
Corano
,
sono
inutili
.
Se
dicono
cose
diverse
,
sono
dannosi
.
Nell
'
un
caso
e
nell
'
altro
,
meglio
bruciarli
»
.
Si
dirà
:
«
Altri
tempi
»
.
No
,
Khomeini
pensa
e
parla
come
quel
Califfo
.
L
'
Islam
è
una
religione
di
analfabeti
,
in
cui
la
cultura
è
monopolio
degli
Ulema
,
che
sanno
solo
di
Corano
e
passano
la
vita
a
indagarne
i
misteri
(
che
non
ci
sono
)
.
Mi
citi
Alberoni
un
'
opera
d
'
arte
e
di
pensiero
islamica
degli
ultimi
due
o
trecent
'
anni
.
I
mussulmani
colti
sono
quelli
che
escono
dalle
nostre
università
.
Quanto
al
marxismo
,
senza
dubbio
esso
ha
portato
nella
nostra
cultura
cose
nuove
.
Ma
a
parte
il
fatto
che
da
questa
cultura
esso
stesso
deriva
(
nessuno
più
contesta
,
credo
,
la
discendenza
di
Marx
da
Hegel
e
quindi
la
sua
parentela
con
tutto
l
'
idealismo
)
,
i
suoi
fiori
sono
da
un
pezzo
avvizziti
.
La
sua
esplosione
culturale
risale
agli
anni
ruggenti
di
Essenin
e
Majakovski
,
entrambi
suicidi
.
Da
quando
Stalin
lo
congelò
,
il
marxismo
non
è
più
che
una
enorme
mummia
in
cui
di
vivo
e
vitale
c
'
è
solo
il
dissenso
.
Gl
'
intellettuali
dell
'
Occidente
che
baciano
la
pantofola
al
marxismo
non
s
'
inchinano
al
marxismo
,
ma
alle
divisioni
corazzate
e
ai
carri
armati
del
marxismo
,
così
come
i
loro
padri
si
erano
inchinati
a
quelli
del
nazismo
.
Gli
intellettuali
sono
bravissimi
a
nobilitare
la
loro
viltà
attribuendo
blasoni
culturali
a
chi
gli
fa
paura
.
Anche
qui
Alberoni
ci
dica
che
cosa
esporta
,
come
opere
d
'
arte
e
di
pensiero
,
il
mondo
comunista
.
Esporta
Solgenitzin
,
Bukovski
,
Siniavski
ecc
.
,
cioè
coloro
che
non
hanno
mai
accettato
o
che
hanno
ripudiato
il
marxismo
.
Oppure
esporta
i
reggimenti
che
invadono
l
'
Afghanistan
,
e
che
sono
senza
dubbio
una
cosa
seria
.
Ma
non
vedo
cosa
c
'
entri
la
cultura
.
Caro
Topner
,
non
sei
un
illuso
.
Può
anche
darsi
che
islamismo
e
marxismo
,
miscelandosi
,
producano
una
bomba
più
devastatrice
di
quella
atomica
.
Essa
potrà
distruggere
la
nostra
civiltà
(
che
forse
,
per
la
sua
codardìa
,
se
lo
merita
)
.
Sostituirla
mai
.
StampaQuotidiana ,
Caro
amico
,
il
pericolo
più
grosso
che
si
corre
sempre
nel
giudicare
le
cose
italiane
è
di
generalizzare
facendo
di
ogni
erba
un
fascio
.
Io
conosco
fior
di
magistrati
che
fanno
il
possibile
per
liberare
leggi
e
procedure
dai
bizantinismi
che
le
affliggono
,
e
fior
di
avvocati
che
a
questi
bizantinismi
si
rifiutano
di
contribuire
e
di
approfittarne
.
Ma
purtroppo
il
quadro
generale
è
quello
che
lei
,
sia
pure
con
qualche
forzatura
,
descrive
,
e
di
cui
Montesquieu
inorridirebbe
.
Io
non
credo
,
sia
chiaro
,
che
fra
legislatori
,
giudici
e
avvocati
ci
sia
una
congiura
per
tenere
il
cittadino
in
loro
balìa
,
quando
entra
negl
'
ingranaggi
della
Giustizia
.
Ma
le
leggi
le
fanno
gli
avvocati
.
E
non
c
'
è
dubbio
che
gli
avvocati
hanno
tutto
l
'
interesse
a
farle
in
modo
che
solo
degli
specialisti
come
loro
possano
penetrarne
i
misteri
concettuali
e
linguistici
,
e
orientarsi
nelle
puntigliose
procedure
di
cui
sono
rivestite
.
In
qualche
parte
mi
pare
di
aver
letto
che
nella
sola
Napoli
ci
sono
più
avvocati
che
in
tutta
l
'
Inghilterra
.
Essi
possono
vivere
solo
se
anche
le
cause
più
semplici
come
la
sua
diventano
complicate
,
interminabili
e
soprattutto
incomprensibili
al
cliente
.
Ricordo
che
una
volta
Ojetti
che
,
da
quel
grande
giornalista
che
era
,
aveva
la
manìa
della
chiarezza
,
mi
propose
di
«
tradurre
in
italiano
»
,
insieme
a
lui
,
il
codice
penale
.
Dapprincipio
pensai
che
scherzasse
.
Invece
diceva
sul
serio
.
Poi
non
ne
facemmo
nulla
.
Ma
il
semplice
fatto
che
nella
testa
di
un
uomo
intelligente
e
colto
come
Ojetti
fosse
potuta
balenare
l
'
intenzione
di
«
tradurre
in
italiano
»
il
principale
corpo
di
leggi
che
regolano
i
rapporti
del
cittadino
con
la
società
,
la
dice
molto
lunga
(
e
molto
brutta
)
sul
concetto
in
cui
il
legislatore
tiene
questo
cittadino
:
pecorella
sconsiderata
cui
il
pastore
non
deve
neanche
delle
spiegazioni
.
Ricorda
nei
Promessi
Sposi
il
discorso
che
Azzeccagarbugli
tiene
all
'
intontito
Renzo
?
Badi
però
,
caro
amico
,
che
il
linguaggio
ermetico
non
è
una
esclusiva
degli
uomini
di
legge
.
Ogni
«
corporazione
»
,
in
Italia
,
ha
il
suo
.
Se
lo
lasci
dire
da
un
povero
direttore
di
giornale
,
che
deve
sudare
le
sette
camicie
per
indurre
i
suoi
«
specialisti
»
-
di
medicina
,
di
fisica
ecc.
-
a
esprimersi
in
termini
che
tutti
possano
capire
.
Il
loro
ermetismo
,
è
ovvio
,
non
è
suggerito
da
nessun
calcolo
d
'
interesse
.
E
solo
il
derivato
dell
'
orrendo
vizio
della
cultura
italiana
a
chiudersi
in
accademie
e
chiesuole
che
considerano
degradante
qualsiasi
contatto
col
«
volgo
»
.
I
miei
libri
di
storia
sono
disprezzati
dagli
accademici
proprio
per
questo
:
perché
non
sono
scritti
nella
lingua
dell
'
accademia
.
A
questi
libri
non
voglio
fare
pubblicità
.
Ma
se
lei
legge
le
mie
Italia
della
Controriforma
e
Italia
del
Seicento
,
ci
troverà
la
spiegazione
di
questa
malformazione
,
o
almeno
quella
che
a
me
sembra
la
spiegazione
.
StampaQuotidiana ,
Grazie
,
caro
Barni
.
L
'
articolo
infatti
mi
era
sfuggito
(
chi
ha
più
il
tempo
di
leggere
tutto
?
)
,
e
lo
trovo
un
po
'
sproporzionato
al
pretesto
che
lo
ha
occasionato
.
Il
pretesto
è
l
'
intitolazione
di
una
piazza
di
Roncole
Verdi
,
frazione
di
Busseto
,
a
Giovanni
Guareschi
,
di
cui
il
mio
redattore
Gualazzini
ha
ricordato
fra
l
'
altro
la
condanna
scontata
in
carcere
per
vilipendio
a
De
Gasperi
.
E
a
proposito
di
questa
ha
scritto
:
«
Si
disse
che
Guareschi
aveva
torto
,
ma
è
ancora
sconcertante
il
fatto
che
lo
scrittore
e
giornalista
,
disarmante
e
a
volte
perfino
brutale
nella
sua
assoluta
sincerità
,
non
abbia
mai
riconosciuto
,
neppure
in
punto
di
morte
,
il
suo
errore
»
.
Se
avessi
visto
l
'
articolo
di
Gualazzini
prima
che
fosse
stampato
(
in
quei
giorni
non
ero
in
sede
)
,
gli
avrei
suggerito
di
togliere
questo
passaggio
,
che
lascia
l
'
ombra
del
dubbio
sulla
condotta
di
uno
specchiato
galantuomo
come
De
Gasperi
.
L
'
errore
da
parte
di
Guareschi
ci
fu
,
e
nessuno
lo
sa
meglio
di
me
che
per
questo
ebbi
con
lui
un
violento
alterco
.
La
lettera
ch
'
egli
pubblicò
di
De
Gasperi
,
in
cui
questi
chiedeva
al
comando
alleato
di
bombardare
Milano
,
era
,
come
giustamente
dice
Gorresio
,
uno
smaccato
falso
.
Ma
io
posso
testimoniare
che
Guareschi
la
pubblicò
perché
era
convinto
della
sua
autenticità
,
e
per
questo
non
riconobbe
l
'
errore
neanche
in
punto
di
morte
:
perché
era
persuaso
di
non
averlo
commesso
.
Comunque
,
questo
errore
Guareschi
lo
rimediò
pagandone
il
conto
senza
raccomandarsi
a
nessuno
e
senza
chiedere
ribassi
:
credo
che
sia
l
'
unico
giornalista
italiano
che
,
per
un
vilipendio
,
si
è
fatto
i
suoi
due
bravi
anni
di
galera
,
che
dovett
'
essere
galera
dura
perché
ne
uscì
fisicamente
stroncato
.
E
questa
è
la
prova
di
un
carattere
,
di
cui
Gorresio
ha
commesso
a
sua
volta
l
'
errore
di
non
dargli
atto
.
Quanto
all
'
indignazione
che
Gorresio
esprime
per
l
'
intitolazione
di
una
piazza
a
Guareschi
,
la
trovo
ingiusta
e
ingenerosa
.
Anzitutto
,
non
è
vero
che
si
tratti
di
un
'
usurpazione
ai
danni
di
Verdi
.
Roncole
,
dove
sorge
la
casa
del
Maestro
,
seguita
a
chiamarsi
Roncole
Verdi
.
La
piazza
,
che
poi
è
un
prato
,
non
aveva
nome
.
Che
gli
abbiano
dato
quello
di
Guareschi
,
lo
trovo
del
tutto
naturale
perché
Guareschi
è
stato
uno
dei
personaggi
più
rappresentativi
del
dopoguerra
italiano
.
Forse
sarà
esagerato
dire
che
fu
lui
a
far
vincere
la
Dc
nelle
elezioni
del
'48
.
Ma
che
vi
abbia
potentemente
contribuito
,
non
c
'
è
dubbio
.
Come
non
c
'
è
dubbio
che
la
Dc
si
dimostrò
,
nei
suoi
confronti
,
ingrata
e
meschina
,
come
è
del
resto
nel
suo
costume
.
Quanto
ai
libri
di
Guareschi
nessuno
,
nemmeno
lui
,
ha
mai
preteso
attribuirgli
una
quotazione
letteraria
.
Ma
i
personaggi
ch
'
egli
descrisse
hanno
,
pur
nella
loro
sommarietà
e
rozzezza
,
un
qualcosa
che
li
rende
,
al
pari
di
Bertoldo
e
di
Simplicissimus
,
eterni
ed
universali
,
come
dimostra
il
successo
che
incontrarono
dovunque
.
Mescolati
forse
a
qualche
errore
di
sintassi
,
ci
sono
nella
prosa
di
Guareschi
un
vigore
,
un
sangue
,
un
'
immediatezza
,
una
fragranza
di
vita
che
tanti
altri
suoi
contemporanei
,
molto
più
colti
e
smaliziati
e
letterariamente
agguerriti
di
lui
,
non
si
sognano
nemmeno
,
e
che
fanno
di
Guareschi
un
superteste
del
suo
tempo
.
Uno
storico
che
voglia
ricostruire
fedelmente
il
clima
dell
'
immediato
dopoguerra
italiano
potrà
ignorare
Gorresio
e
anche
me
,
ma
non
Guareschi
.
E
infine
,
Guareschi
era
un
uomo
.
Massiccio
e
tagliato
con
l
'
accetta
,
ma
autentico
.
E
in
questo
Paese
di
scimmie
e
di
pecore
,
quando
s
'
incontra
un
uomo
,
caro
Gorresio
,
dedicargli
una
piazza
è
ancora
poco
.
StampaQuotidiana ,
Cara
signora
,
provocandomi
a
parlare
male
dei
toscani
,
lei
m
'
invita
a
nozze
.
E
la
nostra
passione
,
e
i
pretesti
per
sfogarla
non
mancano
.
Nel
caso
del
sambuco
,
per
esempio
,
non
ho
dubbi
.
E
stato
certamente
il
suo
vicino
a
tagliarglielo
.
Non
lo
conosco
,
non
ho
la
minima
idea
di
chi
sia
,
ma
posso
descrivergliene
la
mentalità
,
tanto
mi
è
familiare
.
Si
professa
-
lei
mi
dice
-
come
uomo
d
'
idee
progressiste
.
Però
è
talmente
attaccato
al
«
suo
»
che
se
il
ramo
di
un
albero
altrui
sporge
sul
suo
muro
di
cinta
,
lo
mozza
anche
a
costo
di
uccidere
l
'
albero
.
Non
perché
gli
dia
noia
,
ma
perché
deve
affermare
il
suo
diritto
di
proprietà
:
per
chi
lo
viola
c
'
è
l
'
accetta
,
o
il
fucile
o
il
veleno
.
Questo
è
il
toscano
progressista
.
Ne
conoscevo
(
e
l
'
ho
pure
raccontato
in
un
articolo
)
uno
,
anzi
una
che
,
al
termine
di
fiere
requisitorie
contro
il
mio
reazionarismo
,
ordinava
a
un
suo
vecchio
servitore
di
mangiare
i
funghi
per
sperimentare
su
di
lui
se
erano
buoni
o
velenosi
;
l
'
indomani
gli
diceva
:
«
Gigi
,
fa
'
vedere
la
lingua
!
»
;
e
solo
se
la
lingua
di
Gigi
era
pulita
,
mangiava
i
funghi
anche
lei
.
Ne
conosco
un
altro
a
Milano
,
che
è
anche
conte
,
vive
largamente
di
rendita
sulle
terre
ereditate
,
e
ne
arrotonda
gli
utili
assumendo
presidenze
di
enti
o
aziende
che
manda
regolarmente
in
dissesto
,
ma
dai
quali
esce
con
liquidazioni
di
centinaia
di
milioni
,
sempre
in
nome
-
si
capisce
-
del
popolo
lavoratore
.
Suo
marito
aveva
ragione
a
dire
che
i
toscani
sono
cattivi
soldati
.
Non
hanno
nessuna
tradizione
militare
,
non
hanno
mai
avuto
(
con
gran
disperazione
di
Machiavelli
)
un
esercito
,
e
l
'
unica
guerra
che
sanno
fare
perché
non
ne
hanno
mai
fatte
altre
è
quella
fra
loro
,
da
città
a
città
,
da
comune
a
comune
,
da
contrada
a
contrada
.
E
qui
sono
,
anzi
siamo
(
pochi
toscani
sono
di
razza
pura
come
me
)
formidabili
.
Formidabili
,
voglio
dire
,
di
cattiveria
,
di
crudeltà
,
di
protervia
,
ma
anche
di
coraggio
ed
immaginazione
.
Suo
padre
invece
aveva
torto
a
chiamarci
infidi
.
Questo
,
no
.
Infidi
sono
le
carogne
che
si
travestono
da
angeli
.
I
toscani
fanno
esattamente
il
contrario
.
Si
travestono
da
carogne
anche
quelli
che
non
lo
sono
per
una
forma
di
civetteria
o
,
come
dicono
gli
inglesi
,
di
understatement
.
Ma
da
quel
che
mi
par
di
capire
,
il
suo
vicino
non
ha
bisogno
di
travestimenti
.
E
tuttavia
il
suo
tipo
di
carogneria
mi
sorprende
.
Perché
di
toscani
disposti
ad
ammazzare
uomini
,
ne
conosco
parecchi
.
Ma
degli
alberi
e
della
natura
in
genere
sono
rispettosi
:
basta
guardare
i
loro
paesaggi
.
Questo
suo
vicino
dev
'
essere
un
toscano
bastardo
e
di
fogna
.
Se
le
capita
,
gli
dica
tutta
la
mia
gratitudine
per
il
fatto
che
il
nostro
giornale
non
gli
piace
.
Se
gli
piacesse
,
me
ne
sentirei
offeso
.
StampaQuotidiana ,
Caro
Biro
,
la
mettiamo
nella
maniera
più
semplice
.
Non
so
che
cosa
lei
intenda
per
«
integrità
ideologica
»
.
Io
la
intendo
come
coerenza
coi
principi
della
propria
bandiera
politica
.
A
me
i
principi
del
comunismo
non
vanno
affatto
bene
,
e
credo
di
dimostrarlo
quotidianamente
con
questo
giornale
.
Berlinguer
li
professa
,
si
può
dire
,
da
sempre
.
Fra
questi
principi
c
'
è
-
ed
anzi
è
quello
fondamentale
-
la
lotta
al
capitalismo
in
tutte
le
sue
espressioni
?
Che
la
Fiat
sia
una
di
queste
espressioni
,
credo
che
non
Io
negherebbe
nemmeno
l
'
avvocato
Agnelli
.
Quindi
quando
Berlinguer
incita
gli
operai
di
quella
fabbrica
ad
occuparla
,
potrà
commettere
un
errore
tattico
(
ed
io
credo
che
l
'
abbia
commesso
,
o
che
l
'
abbiano
costretto
a
commetterlo
)
,
ma
non
certo
una
infrazione
alla
sua
«
integrità
ideologica
»
.
Il
capo
di
un
partito
rivoluzionario
cos
'
altro
deve
cercare
di
fare
,
se
non
la
rivoluzione
?
E
,
caso
mai
,
quando
dice
di
non
volerla
fare
,
che
lo
trovo
biasimevole
e
sospetto
.
Quanto
a
Moro
,
devo
confessare
un
errore
di
valutazione
:
non
politica
,
ma
umana
.
Politicamente
,
io
ho
sempre
combattuto
Moro
,
vivo
e
morto
:
lo
chiamai
,
a
cadavere
caldo
,
«
il
genio
del
male
»
.
Ma
ero
convinto
della
sua
«
integrità
morale
»
,
cioè
che
fosse
onesto
.
E
come
me
,
ne
erano
convinti
tutti
.
Ora
molte
rivelazioni
ce
ne
fanno
dubitare
.
Dico
«
dubitare
»
perché
certezze
ancora
non
ce
ne
sono
,
ma
c
'
è
tuttavia
quanto
basta
per
ritenere
che
,
anche
se
non
commise
porcherie
,
ne
tollerò
e
ne
coprì
.
Mi
dispiace
.
Mi
dispiace
non
perché
tutto
questo
mi
costringe
a
riconoscere
che
mi
ero
sbagliato
,
operazione
che
non
mi
costa
mai
nessuno
sforzo
;
ma
perché
mi
dimostra
che
anche
uomini
che
sembravano
al
di
sopra
di
ogni
sospetto
-
e
non
importa
se
amici
o
nemici
-
sono
nella
melma
.
Ne
goda
chi
vuole
;
io
,
no
.
StampaQuotidiana ,
E
ha
fatto
benissimo
,
caro
amico
.
Ma
non
se
ne
vergogni
perché
i
comunisti
non
sono
né
piemontesi
né
altro
.
Sono
comunisti
,
e
basta
.
Di
quale
natura
siano
stati
gli
apprezzamenti
ideologici
sul
nostro
conto
,
non
faccio
fatica
a
immaginarlo
.
Avranno
detto
di
certo
che
siamo
fascisti
,
senza
minimamente
dubitare
che
non
c
'
è
fascista
più
sopraffattore
e
cialtrone
di
quello
che
dà
di
fascista
a
chi
non
la
pensa
come
lui
.
Ma
badi
bene
,
caro
amico
.
Io
non
biasimo
i
comunisti
per
essersi
arrogata
la
facoltà
di
rilasciare
o
di
rifiutare
agli
altri
le
patenti
di
democrazia
.
Biasimo
gli
altri
che
da
trentacinqu
'
anni
subiscono
questo
sopruso
pur
sapendo
benissimo
che
,
quanto
a
democrazia
,
rossi
e
neri
si
equivalgono
.
Comunque
,
ciò
che
i
comunisti
di
Torino
hanno
fatto
contro
di
noi
non
mi
sorprende
:
rientra
nella
regola
del
loro
sporco
giuoco
.
Quelli
che
mi
sorprendono
sono
i
socialisti
.
Sono
ancora
a
questo
punto
di
sottomissione
nei
confronti
del
Pci
?
Fanno
ancora
gli
sciacallucci
scodinzolanti
al
seguito
della
belva
?
Giriamo
queste
domande
all
'
on.
Craxi
,
che
sembra
parlare
in
nome
di
un
socialismo
diverso
.
Guardi
di
che
ceffi
invece
esso
è
fatto
.
Tutte
le
volte
che
gli
accordiamo
un
po
'
di
fiducia
,
dobbiamo
pentircene
.
P.S.
Ieri
abbiamo
raccomandato
al
buon
cuore
dei
milanesi
una
povera
donna
che
vende
le
caldarroste
davanti
ai
giardini
,
all
'
angolo
fra
piazza
Cavour
e
via
Manin
,
che
alcuni
malviventi
hanno
scippato
del
suo
modesto
peculio
.
Ma
,
da
quanto
mi
risulta
,
il
cuore
dei
milanesi
non
ha
vibrato
.
Strano
.
E
'
la
prima
volta
che
succede
.
StampaQuotidiana ,
Cara
signora
,
grazie
di
cuore
per
la
sua
solidarietà
.
Quanto
al
dubbio
che
Orlando
ed
io
vogliamo
coprire
col
silenzio
le
malefatte
di
mafiosi
e
camorristi
,
esso
non
mi
offende
perché
testimonia
soltanto
la
sua
ingenuità
:
un
'
ingenuità
che
,
intendiamoci
,
le
fa
molto
onore
,
ma
che
non
l
'
aiuta
di
certo
a
capire
come
vanno
le
cose
in
quel
difficile
mondo
.
Le
porto
un
esempio
.
Se
io
mi
trovassi
a
Pagani
,
probabilmente
saprei
chi
ne
ha
ucciso
il
sindaco
,
perché
sono
sicuro
che
lo
sanno
tutti
,
e
forse
qualcuno
me
ne
avrebbe
mormorato
il
nome
all
'
orecchio
.
Ma
se
a
questo
qualcuno
io
avessi
chiesto
di
venire
a
testimoniarlo
in
tribunale
,
lo
avrei
visto
fuggire
a
gambe
levate
,
e
in
tribunale
ci
sarei
finito
io
per
uscirne
con
una
bella
condanna
per
calunnia
.
I
nomi
dei
colpevoli
,
cara
signora
,
li
sanno
anche
i
carabinieri
.
Quelli
che
mancano
sono
i
testimoni
e
le
prove
,
senza
le
quali
,
lei
lo
capisce
,
non
si
possono
lanciare
accuse
,
anche
se
siamo
arciconvinti
della
loro
fondatezza
.
Tuttavia
il
discorso
di
Orlando
era
un
altro
,
di
ordine
più
generale
.
Gl
'
Innominati
a
cui
si
riferisce
nel
suo
articolo
-
lettera
non
sono
i
caperonzoli
della
malavita
locale
,
ma
i
loro
alti
protettori
politici
.
E
anche
di
costoro
si
sanno
i
nomi
,
ma
anche
contro
di
essi
mancano
le
prove
.
Eppoi
,
come
distinguere
le
mele
sane
da
quelle
marce
?
Un
po
'
in
tutta
Italia
,
ma
specialmente
nel
Sud
,
la
politica
è
clientelismo
,
il
clientelismo
è
sempre
mafia
,
e
le
mafie
si
combattono
tra
loro
non
soltanto
a
lupara
,
ma
anche
a
calunnia
.
E
,
mi
creda
,
un
groviglio
inestricabile
.
Una
sola
cosa
si
capisce
con
chiarezza
:
che
politica
e
malavita
sono
così
intimamente
intrecciate
,
che
ormai
diventa
quasi
impossibile
distinguere
l
'
una
dall
'
altra
.
E
a
questo
punto
,
cara
signora
,
verrebbe
voglia
di
emigrare
e
cambiare
nazionalità
.
Invece
no
.
Questo
è
il
nostro
Paese
.
Qui
dobbiamo
vivere
,
lottare
e
,
se
è
necessario
,
farci
ammazzare
.
Meglio
italiani
morti
che
apolidi
vivi
.
StampaQuotidiana ,
Egregio
signore
,
come
vede
pubblico
la
sua
lettera
.
E
non
ritengo
di
compiere
,
facendolo
,
un
atto
di
coraggio
,
ma
soltanto
un
atto
di
pubblica
utilità
.
E
'
bene
che
gli
illusi
disposti
a
far
credito
al
Pci
di
una
ormai
salda
e
irreversibile
vocazione
democratica
sappiano
che
nella
sua
«
base
»
trovano
ospitalità
individui
come
lei
.
Non
tutto
il
Pci
le
somiglia
,
almeno
spero
.
Ma
le
idee
che
lei
ha
avuto
la
sincerità
di
mettere
nero
su
bianco
sono
tuttora
,
sicuramente
,
il
pane
politico
e
ideologico
di
una
larga
schiera
di
militanti
:
i
più
tenaci
,
i
più
fidati
,
quelli
che
nell
'
ora
dei
grandi
rivolgimenti
costituirebbero
la
vera
forza
del
partito
.
Lei
non
si
è
lasciato
confondere
da
tutti
i
tatticismi
,
da
tutte
le
professioni
di
pluralismo
,
da
tutte
le
caute
operazioni
di
distacco
dalla
Chiesa
madre
sovietica
di
Berlinguer
.
Ha
capito
che
queste
manovre
servono
per
rassicurare
i
compagni
di
strada
,
i
progressisti
da
salotto
,
gli
intellettuali
desiderosi
di
avere
le
lodi
della
sinistra
e
le
prebende
del
capitalismo
.
Nella
sua
cellula
-
perché
immagino
lei
appartenga
a
una
cellula
-
le
verità
devono
essere
quelle
di
sempre
:
il
Paradiso
è
là
dove
esiste
il
«
socialismo
reale
»
.
Senza
disoccupati
-
ma
nessun
disoccupato
occidentale
lavorerebbe
per
il
salario
con
cui
vengono
retribuiti
,
all
'
Est
,
gli
operai
meglio
pagati
-
e
con
il
99
per
cento
dei
voti
,
nelle
elezioni
,
alla
lista
di
regime
.
Non
l
'
ha
neppure
insospettito
il
fatto
che
dopo
queste
elezioni
così
compattamente
favorevoli
,
il
sindacato
antiregime
di
Lech
Walesa
abbia
trovato
in
Polonia
dieci
milioni
di
aderenti
.
Ma
è
logico
che
lei
non
si
insospettisca
.
Non
si
insospettì
neppure
Togliatti
,
il
grande
maestro
del
comunismo
italiano
che
,
essendo
vissuto
in
Russia
durante
il
periodo
degli
orrori
staliniani
,
tornò
in
Italia
decantando
,
della
Russia
stessa
,
la
mirabile
avanzata
democratica
.
(
Ci
volle
il
rapporto
Kruscev
perché
il
migliore
confessasse
che
qualcosa
di
marcio
c
'
era
stato
,
nella
Unione
Sovietica
a
lui
così
cara
.
)
Si
tenga
pure
le
sue
certezze
,
che
confermano
le
nostre
.
E
si
tenga
le
sue
minacce
,
che
legittimano
ancor
più
la
nostra
battaglia
.
StampaQuotidiana ,
Caro
Benassi
,
non
so
se
faccio
bene
a
pubblicare
la
sua
lettera
che
rischia
di
far
perdere
a
lei
qualche
elettore
,
scandalizzato
dal
fatto
che
il
suo
sindaco
comunista
si
trovi
su
qualcosa
d
'
accordo
con
un
moderato
come
Montanelli
,
e
a
me
qualche
lettore
,
sgomento
del
fatto
che
un
giornale
moderato
si
trovi
su
qualcosa
d
'
accordo
con
un
sindaco
comunista
.
Affrettiamoci
dunque
,
come
prima
cosa
,
a
rassicurare
gli
uni
e
gli
altri
:
lei
resta
un
comunista
,
io
resto
un
moderato
,
le
nostre
posizioni
sono
inconciliabili
,
e
se
su
un
punto
di
fondamentale
importanza
come
la
difesa
dello
Stato
esse
convergono
,
ciò
vuol
dire
una
cosa
sola
,
anzi
due
.
Primo
:
che
lei
è
un
comunista
serio
e
onesto
,
e
io
un
moderato
serio
e
onesto
.
Secondo
:
che
la
serietà
e
l
'
onestà
creano
fra
gli
uomini
delle
solidarietà
e
convergenze
più
forti
di
qualunque
dissenso
ideologico
.
Forse
quest
'
ultima
constatazione
può
riuscire
un
po
'
ostica
a
voi
comunisti
,
abituati
a
fare
dell
'
ideologia
il
supremo
regolo
di
tutto
(
non
è
una
critica
,
è
una
constatazione
)
.
Per
noi
di
formazione
liberale
,
che
all
'
ideologia
assegniamo
un
rango
molto
più
modesto
,
si
tratta
di
verità
scontate
e
digerite
da
un
pezzo
.
Mi
permetta
quindi
di
non
condividere
la
sua
sorpresa
per
il
fatto
che
,
di
fronte
all
'
eversione
lei
ed
io
la
pensiamo
allo
stesso
modo
e
proviamo
lo
stesso
sentimento
di
ripulsa
.
È
naturale
.
Marx
ha
stravolto
o
capovolto
il
significato
di
tante
cose
e
parole
.
Ma
anche
per
lui
e
per
il
suo
vocabolario
un
galantuomo
è
uno
che
non
ruba
né
uccide
,
e
chi
ruba
e
uccide
è
un
delinquente
.
Esattamente
come
per
noi
moderati
.
StampaQuotidiana ,
Caro
Polloni
,
alcuni
,
pochissimi
,
tra
quegli
esaltatori
di
Mao
,
sono
rimasti
fermi
sulle
loro
posizioni
.
Continuano
cioè
ad
affermare
che
il
libretto
rosso
era
un
condensato
di
saggezza
rivoluzionaria
(
ammesso
che
i
due
termini
siano
compatibili
)
,
e
che
la
rivoluzione
culturale
avrebbe
dovuto
essere
proseguita
,
magari
fino
alle
estreme
forme
che
assunse
nella
Cambogia
di
Pol
Pot
.
Gli
altri
sono
diventati
ex
:
sono
cioè
andati
ad
ingrossare
le
file
,
ormai
nutritissime
,
dei
«
pentiti
»
di
sinistra
,
provengano
essi
dalla
chiesa
moscovita
o
dalla
chiesa
pechinese
.
Le
ragioni
di
pentimento
non
mancano
.
Gli
esaltatori
della
Cina
di
Mao
non
si
limitavano
ad
affermare
che
la
rivoluzione
comunista
è
una
bella
cosa
:
aggiungevano
che
essa
aveva
assunto
,
in
Cina
,
forme
non
violente
,
quasi
dolci
,
che
gli
avversari
del
progresso
rosso
venivano
benevolmente
rieducati
.
(
Allo
stesso
modo
si
disse
che
Castro
aveva
instaurato
a
Cuba
un
comunismo
alla
latina
,
spontaneistico
e
flessibile
:
mentre
ora
sappiamo
bene
che
il
castrismo
ha
i
suoi
bravi
lager
,
i
suoi
spietati
tribunali
politici
,
la
sua
onnipresente
polizia
segreta
.
)
La
Cina
doveva
dunque
redimere
il
comunismo
,
secondo
i
suoi
apologeti
,
dai
vizi
sovietici
.
Ricordo
le
dichiarazioni
di
Dario
Fo
al
ritorno
da
un
viaggio
in
Cina
.
Questo
implacabile
fustigatore
del
malcostume
nazionale
laggiù
aveva
visto
soltanto
gioia
,
adesione
popolare
,
voglia
di
lavorare
.
Invece
la
rivoluzione
culturale
,
ce
lo
raccontano
i
cinesi
stessi
,
fu
crudelmente
persecutoria
ed
economicamente
insensata
.
Ma
i
pentiti
-
quando
lo
sono
-
non
dicono
puramente
e
semplicemente
:
non
avevamo
capito
niente
perché
siamo
faziosi
o
sciocchi
,
e
quindi
d
'
ora
innanzi
ci
ritireremo
a
vita
rigorosamente
privata
,
per
evitare
altre
profezie
sbagliate
,
e
per
risparmiare
ai
giovani
altri
insegnamenti
demenziali
.
No
:
dicono
che
le
loro
intenzioni
erano
buone
,
che
i
loro
ammaestramenti
erano
validi
,
che
la
loro
intelligenza
resta
luminosa
,
che
i
loro
avversari
sono
dei
poveracci
,
e
che
l
'
infortunio
va
passato
agli
archivi
.
Dal
pulpito
non
scendono
.
Al
credito
che
altri
-
non
noi
-
gli
aveva
dato
,
non
rinunciano
.
Continuano
a
considerarsi
maestri
,
e
questo
è
ancora
comprensibile
,
dal
loro
punto
di
visto
.
É
invece
incredibile
che
la
loro
pretesa
trovi
qualcuno
disposto
ad
appoggiarla
.