StampaQuotidiana ,
Caro
Doldi
,
non
so
se
mi
sono
spiegato
male
io
,
o
se
mi
ha
capito
male
lei
.
Io
non
ho
sminuito
affatto
,
né
intendevo
sminuire
,
la
tradizione
della
Chiesa
.
Solo
un
cretino
o
un
analfabeta
potrebbe
farlo
.
E
'
una
tradizione
immensa
.
Ma
non
venga
a
dirmi
che
è
una
tradizione
«
nazionale
»
:
la
Chiesa
sarebbe
la
prima
a
offendersene
,
perché
se
c
'
è
un
'
istituzione
di
carattere
universale
e
quindi
allergica
a
identificarsi
con
una
«
nazione
»
è
proprio
la
Chiesa
.
E
contro
di
essa
,
quando
il
protestantesimo
ne
ruppe
l
'
unità
,
che
si
formarono
le
nazioni
.
Non
lo
dico
io
,
lo
dice
la
Storia
,
e
anzi
questo
è
uno
dei
pochi
punti
su
cui
tutti
gli
storici
sono
d
'
accordo
.
Si
dividono
sul
giudizio
da
dare
di
questo
processo
,
che
secondo
qualcuno
fu
un
gran
bene
,
secondo
qualche
altro
un
gran
male
.
Ma
il
processo
nessuno
lo
contesta
.
Altra
sua
affermazione
che
non
posso
accettare
è
che
la
vera
tradizione
italiana
è
quella
cristiana
.
A
parte
il
fatto
che
c
'
è
anche
quella
classica
pre
-
cristiana
e
pagana
di
Roma
,
la
sua
è
una
definizione
che
non
definisce
nulla
perché
cristiano
è
tutto
il
mondo
civile
.
Mi
scusi
,
ma
ho
l
'
impressione
che
lei
faccia
una
grossa
confusione
di
concetti
.
Cattolici
,
in
Italia
,
siamo
tutti
,
o
quasi
tutti
.
Lo
erano
anche
-
e
alcuni
strettamente
osservanti
e
praticanti
-
i
pochi
animosi
che
fecero
l
'
Italia
(
il
generale
Cadorna
,
dopo
aver
ordinato
ai
suoi
cannoni
il
fuoco
su
Porta
Pia
,
andò
in
chiesa
a
chiedere
perdono
a
Dio
)
.
Ma
non
c
'
è
dubbio
ch
'
essi
s
'
ispiravano
a
una
concezione
«
laica
»
dello
Stato
unitario
nazionale
,
nel
senso
che
lo
volevano
sovrano
,
e
non
tributario
della
Chiesa
,
come
già
lo
era
in
tutti
gli
altri
Paesi
cattolici
dell
'
Occidente
.
Contro
questi
animosi
stavano
non
i
cattolici
,
ma
i
«
clericali
»
che
volevano
mantenere
l
'
Italia
divisa
per
salvare
lo
Stato
temporale
della
Chiesa
.
E
non
c
'
è
oggi
storico
serio
,
anche
se
di
assoluta
ortodossia
cattolica
,
il
quale
non
riconosca
che
l
'
ostinazione
della
Chiesa
a
difendere
i
suoi
Stati
fu
un
grave
errore
.
Comunque
,
che
gli
artefici
del
Risorgimento
-
sia
quelli
che
militarono
sotto
le
bandiere
dei
Savoia
,
sia
sotto
quelle
di
Mazzini
e
Garibaldi
-
volessero
uno
Stato
di
modello
occidentale
laico
,
anche
quelli
che
andavano
regolarmente
a
messa
e
si
confessavano
,
nessuno
può
metterlo
in
dubbio
.
E
vilipendere
questi
uomini
,
che
ebbero
certamente
i
loro
difetti
e
miserie
,
ma
che
popolarono
le
galere
e
le
forche
per
fare
dell
'
Italia
una
nazione
,
non
è
da
cattolico
,
ma
da
clericale
.
La
tradizione
«
nazionale
»
è
roba
loro
e
dei
due
partiti
che
ne
hanno
raccolto
l
'
eredità
:
il
liberale
e
il
repubblicano
.
Il
resto
o
è
merce
di
Chiesa
,
che
è
grandissima
merce
,
ma
di
carattere
universale
,
non
nazionale
;
o
merce
d
'
importazione
,
come
il
socialismo
e
i
suoi
derivati
che
discendono
da
Marx
e
da
ideologie
internazionaliste
.
Noi
siamo
in
pochi
,
e
per
di
più
divisi
e
litigiosi
.
Ma
erano
in
pochi
anche
quelli
,
dai
quali
ci
vantiamo
di
discendere
,
che
fecero
il
Risorgimento
senza
e
qualche
volta
contro
tutti
gli
altri
italiani
;
e
che
poi
amministrarono
lo
Stato
un
pochino
meglio
di
come
lo
si
amministra
oggi
.
Se
lei
non
è
convinto
,
si
ripassi
la
Storia
.
E
vedrà
che
,
da
chiunque
scritta
,
conferma
quello
che
dico
io
.
StampaQuotidiana ,
Caro
Maccarini
,
ciò
che
lei
dice
è
giusto
.
Ma
a
Burgess
non
si
possono
chiedere
delle
«
analisi
»
,
di
cui
gli
manca
oltre
tutto
la
logica
.
Da
vero
autentico
artista
,
egli
non
procede
per
argomenti
,
ma
per
«
umori
»
,
e
quello
dominante
è
la
collera
.
Burgess
è
contro
gl
'
inglesi
perché
è
mezzo
irlandese
.
E
'
contro
gl
'
irlandesi
perché
è
mezzo
inglese
.
E
'
contro
gli
americani
perché
è
europeo
fino
alla
cima
dei
capelli
.
Ma
è
anche
contro
gli
europei
perché
si
lasciano
americanizzare
.
E
'
contro
i
protestanti
perché
è
cattolico
.
Ma
protesta
contro
i
cattolici
perché
non
lo
sono
a
modo
suo
.
Protesta
anche
,
credo
,
contro
Gesù
Cristo
perché
non
è
abbastanza
Burgess
come
lui
lo
vorrebbe
e
descrive
(
vedi
L
'
Uomo
di
Nazareth
,
che
io
considero
un
capolavoro
)
.
E
quindi
non
gli
si
può
chiedere
l
'
oggettività
(
falsa
)
del
sociologo
o
del
politologo
,
due
categorie
di
persone
alle
quali
egli
farebbe
volentieri
fare
la
fine
delle
streghe
di
Harlem
.
Ma
sotto
i
suoi
sghignazzanti
impeti
di
furore
ci
sono
,
guizzanti
e
accecanti
come
folgori
,
delle
intuizioni
che
non
mancano
mai
il
bersaglio
e
lo
illuminano
in
poche
frasi
meglio
di
quanto
potrebbe
fare
un
intero
trattato
.
Ce
n
'
erano
anche
in
quella
sua
ruggente
presa
di
posizione
contro
l
'
Europa
,
che
noi
non
condividiamo
.
Ma
il
bello
è
che
non
la
condivide
nemmeno
Burgess
.
Il
quale
constata
che
gli
europei
non
sono
capaci
di
fare
l
'
Europa
,
ma
lo
constata
con
rabbia
perché
vorrebbe
che
lo
fossero
.
E
uno
di
quegli
scrittori
-
di
getto
,
gagliardi
,
tutto
muscoli
-
che
quando
crede
di
dare
un
bacio
dà
un
morso
.
E
proprio
per
questo
mi
va
tanto
a
sangue
.
Domani
potrebbe
scrivere
un
articolo
sferzante
contro
il
Giornale
e
contro
me
.
E
io
glielo
pubblicherei
.
StampaQuotidiana ,
Volentieri
,
caro
Robotti
,
purché
non
mi
consideriate
infallibile
.
Intanto
,
noi
non
abbiamo
fatto
oroscopi
.
Abbiamo
semplicemente
espresso
questi
desideri
:
una
toccatina
alla
Dc
che
,
senza
comprometterne
il
primato
,
la
mettesse
in
guardia
dai
pericoli
.
dell
'
accordo
coi
comunisti
;
una
toccatona
al
Pci
che
ne
rintuzzasse
la
baldanza
;
e
un
rafforzamento
dei
partiti
laici
.
Inoltre
abbiamo
,
come
lei
sa
,
proposto
alle
preferenze
degli
elettori
un
centinaio
di
candidati
democristiani
più
o
meno
noti
-
e
alcuni
ignoti
-
di
buona
affidabilità
liberal
-
democratica
e
moderata
.
Questo
non
era
un
oroscopo
.
Era
un
invito
,
al
quale
gli
elettori
hanno
risposto
come
meglio
non
si
poteva
sperare
.
Ma
perché
vi
hanno
risposto
?
Solo
perché
glielo
chiedevamo
noi
?
Questa
è
la
tesi
degli
sconfitti
per
mettere
in
imbarazzo
i
vincitori
.
L
'
on.
Galloni
,
che
per
primo
ha
dovuto
pagare
un
pedaggio
agli
uomini
nuovi
della
Dc
,
i
quali
lo
hanno
rovesciato
dalla
sua
carica
di
capogruppo
,
dice
che
costoro
sono
il
«
partito
del
Giornale
»
.
Ma
lo
dice
solo
per
coalizzare
contro
di
essi
,
facendo
appello
al
«
patriottismo
»
di
partito
-
l
'
unico
patriottismo
ch
'
esse
sentono
-
,
tutte
le
mafie
della
Dc
,
regolarmente
pronte
a
scannarsi
fra
loro
,
ma
su
un
punto
sempre
solidali
,
e
cioè
che
dentro
il
partito
devono
comandare
solo
gli
uomini
di
partito
,
chi
ascolta
altre
voci
è
un
traditore
che
va
messo
al
bando
.
Ma
la
verità
è
un
'
altra
.
Gli
uomini
nuovi
della
Dc
non
sono
affatto
uomini
del
Giornale
.
I
loro
nomi
noi
li
abbiamo
trovati
nelle
liste
compilate
dalla
stessa
Dc
,
che
forse
si
proponeva
di
avviarli
alla
trombatura
.
Noi
li
abbiamo
indicati
alla
preferenza
per
le
garanzie
ch
'
essi
davano
,
non
al
Giornale
,
ma
alla
linea
politica
che
il
Giornale
,
ha
sempre
auspicato
.
Da
quel
momento
il
boccino
è
passato
nella
mano
degli
elettori
.
Sono
loro
che
hanno
fatto
il
gioco
.
Ma
questa
è
una
cosa
che
non
potrà
mai
entrare
nella
testa
di
un
Galloni
.
Non
per
mancanza
d
'
intelligenza
,
perché
Galloni
ne
ha
da
vendere
.
Ma
perché
per
un
uomo
di
mafia
come
lui
,
tipico
frutto
dell
'
«
apparato
»
del
partito
,
è
semplicemente
inconcepibile
che
gli
elettori
possano
decidere
di
loro
testa
,
con
le
preferenze
,
la
linea
politica
del
partito
a
cui
danno
il
voto
.
Secondo
Galloni
,
che
lo
ha
anche
candidamente
detto
ad
una
intervista
ad
un
giornale
romano
,
gli
elettori
hanno
diritto
solo
al
voto
.
Sul
modo
di
amministrarlo
può
decidere
solo
il
partito
.
Ebbene
,
tutto
questo
,
piaccia
o
non
piaccia
all
'
on.
Galloni
,
è
finito
.
Gli
elettori
,
dopo
un
trentennio
di
passività
,
si
sono
resi
conto
che
la
linea
politica
del
partito
sta
ai
dirigenti
attuarla
,
ma
agli
elettori
indicarla
.
Ed
è
a
questo
loro
risveglio
che
noi
abbiamo
dato
contributo
.
Noi
non
ci
illudiamo
affatto
di
avere
«
determinato
»
i
risultati
del
3
e
del
10
giugno
,
però
non
ci
contentiamo
di
averli
solo
predetti
o
previsti
.
Da
cinque
anni
,
cioè
da
quando
siamo
nati
,
noi
lavoriamo
ad
una
ripresa
di
quei
valori
liberal
-
democratici
che
la
classe
politica
sembrava
voler
mandare
definitivamente
in
protesto
,
ma
che
noi
sapevamo
ben
ancorati
nella
coscienza
dei
nostri
lettori
.
E
'
stata
una
battaglia
dura
e
difficile
.
Ma
che
il
mese
scorso
ha
avuto
il
suo
premio
.
Non
abbiamo
«
determinato
»
nulla
.
Ma
crediamo
di
aver
molto
contribuito
a
una
certa
inversione
di
tendenza
:
ed
è
stata
questa
che
ha
portato
ai
risultati
di
giugno
.
A
vincere
non
è
stato
il
Giornale
,
ma
la
linea
politica
per
la
quale
il
Giornale
si
batte
,
quasi
solo
,
da
cinque
anni
.
Se
ora
a
Galloni
fa
comodo
dire
che
dentro
alla
Dc
c
'
è
un
partito
del
Giornale
sottintendendo
che
esso
è
costituito
da
«
traditori
»
della
Dc
,
lo
dica
pure
:
noi
possiamo
anche
ringraziarlo
per
la
pubblicità
che
ci
fa
.
Ma
è
una
solenne
balla
.
A
questo
punto
lei
mi
chiederà
:
«
Ma
allora
la
scommessa
chi
l
'
ha
vinta
?
»
.
Be
'
questo
non
lo
so
.
Ma
se
la
posta
è
,
come
immagino
,
una
cena
,
mettetevi
a
tavola
e
mandatemi
il
conto
:
ve
lo
pago
io
.
StampaQuotidiana ,
Caro
Barone
,
lei
aveva
letto
,
quando
mi
ha
scritto
,
l
'
ottimo
servizio
che
Guido
Guidi
ha
dedicato
al
deposito
della
motivazione
lo
stesso
giorno
in
cui
esso
è
avvenuto
.
Ieri
,
l
'
avrà
visto
,
siamo
tornati
sull
'
argomento
,
con
un
altro
articolo
di
Guidi
e
con
un
commento
di
Pietro
Radius
,
che
ha
seguito
per
quasi
due
anni
il
dibattimento
.
L
'
uno
e
l
'
altro
spiegavano
come
meglio
non
si
sarebbe
potuto
che
la
lettura
integrale
del
monumentale
saggio
giuridico
di
Catanzaro
aiuta
ben
poco
a
chiarire
i
dubbi
.
Questi
ultimi
resistono
tenacemente
a
tutti
gli
sforzi
dialettici
dei
giudici
che
hanno
stabilito
una
prima
e
provvisoria
verità
sulla
strage
di
piazza
Fontana
.
La
sensazione
dei
nostri
esperti
-
alla
cui
competenza
e
probità
intellettuale
faccio
illimitato
credito
-
è
che
la
Corte
d
'
Assise
e
più
precisamente
il
magistrato
estensore
della
motivazione
-
si
siano
affidati
in
alcune
circostanze
alle
deduzioni
anziché
alle
prove
:
che
abbiano
cioè
rivestito
di
argomenti
una
tesi
alla
quale
erano
pervenuti
da
tempo
.
Non
intendo
assolutamente
mettere
in
dubbio
la
buona
fede
dei
giudici
che
hanno
condotto
in
porto
un
processo
disseminato
di
mine
giuridiche
e
psicologiche
.
Essi
sono
stati
assoggettati
a
pressioni
ambientali
,
a
intimidazioni
politiche
,
e
,
per
chiamare
le
cose
con
il
loro
nome
,
a
un
terrorismo
morale
ricattatorio
,
che
avrebbero
sgomentato
le
coscienze
più
alte
e
le
volontà
più
risolute
.
Partiti
,
intellettuali
,
salotti
,
sindacati
,
giornali
e
giornalisti
che
si
erano
impegnati
al
di
là
della
prudenza
e
anche
al
di
là
della
decenza
nell
'
affermare
la
assoluta
innocenza
di
Valpreda
e
la
esistenza
della
«
strage
di
Stato
»
,
avrebbero
scatenato
contro
una
Corte
che
li
avesse
smentiti
-
e
si
badi
bene
che
a
questo
riguardo
l
'
affermazione
di
colpevolezza
di
Freda
e
Ventura
non
cambia
le
cose
-
lo
stesso
linciaggio
di
cui
era
stato
vittima
il
povero
Cornelio
Rolandi
.
E
gran
merito
della
Corte
di
Assise
di
avere
dato
a
quel
galantuomo
pieno
riconoscimento
della
sua
rettitudine
,
e
di
avere
tolto
a
Pietro
Valpreda
l
'
aureola
del
martire
,
confinandolo
nell
'
ambiguo
limbo
della
insufficienza
di
prove
,
non
affollato
da
individui
cui
saremmo
lieti
di
stringere
la
mano
.
Ma
alla
suggestione
della
strage
di
Stato
i
giudici
non
si
sono
sottratti
.
Hanno
deciso
,
e
spettava
a
loro
di
farlo
.
L
'
Appello
e
la
Cassazione
potranno
-
chissà
quando
-
accomodare
storture
e
riparare
errori
.
Ma
fin
d
'
ora
dobbiamo
affermare
con
franchezza
che
per
arrivare
alla
strage
di
Stato
la
Corte
d
'
Assise
di
Catanzaro
ha
dovuto
conferire
a
Giannettini
-
infliggendogli
l
'
ergastolo
-
una
dimensione
criminale
,
e
un
ruolo
politico
,
che
superano
enormemente
la
statura
del
personaggio
.
Quando
Giannettini
lamenta
di
essere
stato
condannato
senza
prove
,
dice
quel
che
dicono
quasi
tutti
gli
imputati
.
Ma
le
mille
pagine
non
gli
danno
torto
,
purtroppo
.
Da
questa
pena
terribile
inflitta
su
elementi
fragili
la
nostra
coscienza
è
stata
turbata
subito
,
quando
la
sentenza
fu
pronunciata
alla
fine
del
processo
.
La
motivazione
ha
trasformato
il
turbamento
in
angoscia
.
Non
siamo
di
quelli
che
valutano
condanne
e
sofferenze
in
base
alle
tessere
politiche
.
Una
condanna
ingiusta
resta
tale
,
anche
se
l
'
imputato
simpatizza
per
i
fascisti
.
Ma
gli
innumerevoli
garantisti
di
casa
nostra
,
che
trepidano
per
Toni
Negri
,
spariscono
quando
la
legge
è
severa
,
per
non
dire
spietata
,
con
un
tipo
come
lo
sciagurato
Giannettini
.
Tutta
l
'
impalcatura
della
strage
di
Stato
appare
poco
solida
.
I
ministri
reticenti
furono
destinati
alla
Difesa
,
in
base
ad
alchimie
e
dosaggi
politici
.
Avrebbero
potuto
essere
al
Tesoro
o
al
Bilancio
.
Possibile
che
,
una
volta
approdati
casualmente
a
quel
dicastero
,
si
trasformassero
ipso
facto
in
complottatori
contro
la
Repubblica
?
Il
generale
Maletti
entrò
nel
Sid
due
anni
dopo
l
'
eccidio
,
dunque
non
ordì
nulla
.
E
possibile
,
anzi
probabile
,
che
su
talune
circostanze
abbia
mentito
,
così
come
ogni
capo
di
servizi
segreti
,
in
ogni
parte
del
mondo
,
dovrebbe
mentire
per
non
svelare
affari
magari
loschi
che
quei
servizi
,
appunto
perché
segreti
,
covano
tra
le
loro
carte
.
Questa
è
complicità
nella
«
strategia
della
tensione
»
?
Una
volta
trasferitisi
dal
piano
giudiziario
che
loro
competeva
-
l
'
accertamento
delle
responsabilità
degli
imputati
-
a
un
ambizioso
piano
politico
e
storico
,
i
giudici
dovrebbero
ben
chiarire
perché
e
come
quegli
attentati
del
'69
avrebbero
potuto
sconquassare
le
istituzioni
italiane
,
che
hanno
resistito
al
rapimento
di
Moro
,
e
perché
e
come
i
leaders
di
una
classe
politica
che
dal
golpe
sarebbe
stata
travolta
avrebbero
dato
una
mano
a
prepararlo
.
Certo
si
può
rispondere
,
con
appropriate
considerazioni
,
a
questi
nostri
dubbi
.
Ma
questa
di
cui
ci
occupiamo
non
è
una
conversazione
da
salotto
:
è
una
sentenza
con
tre
ergastoli
,
e
con
condanne
infamanti
a
ufficiali
dal
passato
intemerato
.
Mille
o
diecimila
pagine
,
non
potranno
mai
sostituire
una
sola
,
semplice
,
convincente
prova
.
StampaQuotidiana ,
Caro
amico
,
intanto
le
faccio
subito
spedire
un
volumetto
di
Controcorrente
che
ne
riunisce
un
certo
numero
.
Poi
,
a
settembre
,
quando
il
Giornale
avrà
recuperato
i
suoi
organici
,
che
ora
sono
-
com
'
è
giusto
-
per
la
maggior
parte
in
ferie
,
lei
verrà
a
trovarci
,
e
noi
le
metteremo
a
disposizione
la
nostra
collezione
e
la
macchina
fotocopiatrice
in
modo
che
lei
possa
fotocopiare
tutto
ciò
che
vuole
.
Ma
:
e
se
poi
sua
moglie
torna
a
bruciarle
tutto
?
Il
problema
è
qui
.
Vediamo
di
affrontarlo
con
calma
.
Io
non
posso
rimproverarle
di
aver
sbagliato
moglie
,
perché
questo
succede
a
tutti
:
chiunque
si
sposi
,
l
'
indomani
mattina
ci
si
accorge
che
è
un
'
altra
persona
.
Non
posso
nemmeno
rimproverarle
di
non
averla
uccisa
,
visto
che
il
nostro
codice
penale
continua
a
considerare
delitto
l
'
uxoricidio
,
che
secondo
me
non
lo
è
,
né
quando
lo
commette
lui
,
né
quando
lo
commette
lei
.
Poiché
dunque
è
condannato
a
vita
a
una
moglie
comunista
,
lei
deve
imparare
il
modo
di
usarla
.
Su
questo
,
non
posso
esserle
molto
utile
perché
grazie
a
Dio
non
ho
esperienze
in
proposito
.
Ma
qualche
avvertimento
e
suggerimento
mi
sento
di
poterglielo
dare
,
alla
svelta
.
1°
)
Si
ricordi
che
una
moglie
comunista
,
prima
è
comunista
,
e
poi
(
molto
poi
)
è
moglie
.
2°
)
Come
tale
,
si
porta
in
corpo
due
Inquisizioni
:
quella
,
sentimentale
e
sessuale
,
della
moglie
;
e
quella
,
ideologica
,
della
comunista
.
3°
)
Essa
è
tenuta
ad
avere
,
di
tutti
i
fatti
della
vita
,
anche
i
più
casuali
e
superficiali
,
come
il
guasto
del
televisore
o
l
'
inceppamento
dell
'
aspirapolvere
,
una
visione
seriosa
,
drammatica
,
«
impegnata
»
,
che
la
porta
a
vederci
sotto
lo
zampino
delle
«
multinazionali
»
e
del
capitalismo
demoplutogiudaico
-
massonico
,
che
le
impedisce
di
sorriderne
.
Ecco
:
è
su
quest
'
ultimo
punto
che
lei
ha
qualche
possibilità
di
manovra
e
di
rivincita
.
Per
esempio
:
le
annunci
solennemente
che
ha
ripudiato
il
Giornale
,
vada
a
leggerselo
di
nascosto
(
sappiamo
che
questo
avviene
anche
in
altre
famiglie
)
,
e
quando
vi
trova
un
«
Controcorrente
»
spiritoso
(
non
sempre
lo
sono
)
,
lo
impari
a
memoria
,
e
nell
'
occasione
più
propizia
glielo
ripeta
,
con
l
'
aria
d
'
improvvisarlo
,
come
farina
del
suo
sacco
.
Se
riesce
a
farla
sorridere
,
le
dica
brutalmente
:
«
Bada
che
è
del
Giornale
»
.
Seguirà
una
scenata
.
Lei
la
sopporti
stoicamente
(
oramai
dev
'
esserci
abituato
)
.
Poi
,
dopo
qualche
giorno
,
ripeta
il
colpo
.
Stavolta
sua
moglie
reagirà
con
un
ghigno
sprezzante
.
E
lei
glielo
blocchi
dicendo
:
«
bada
che
è
di
Fortebraccio
»
.
Se
nemmeno
così
riesce
a
ridurla
alla
ragione
,
me
lo
faccia
sapere
.
E
io
,
rompendo
gl
'
indugi
,
mi
deciderò
finalmente
a
lanciare
,
o
a
far
lanciare
dal
mio
collega
Antonio
Buono
,
che
è
presidente
di
Tribunale
,
la
proposta
di
depennare
l
'
uxoricidio
dal
codice
penale
.
Non
so
come
sarà
accolta
.
Ma
altra
speranza
,
né
al
marito
di
una
comunista
,
né
alla
moglie
di
un
comunista
,
non
resta
.
StampaQuotidiana ,
Caro
Damato
,
io
non
milito
nel
Partito
liberale
e
non
ho
con
esso
nulla
da
spartire
.
Ma
non
posso
condividere
ciò
che
lei
ne
dice
e
che
rasenta
la
bestemmia
.
Che
nel
Partito
liberale
ci
siano
degl
'
imbecilli
settari
e
faziosi
,
è
inutile
insegnarlo
a
me
che
li
ho
quotidianamente
sul
gobbo
con
le
loro
proteste
spesso
sgrammaticate
.
Ma
che
liberalismo
e
tolleranza
siano
,
storicamente
e
filosoficamente
,
sinonimi
,
è
inutile
che
lei
lo
contesti
perché
è
dimostrato
dai
fatti
.
Certo
,
la
tolleranza
non
può
spingersi
fino
al
punto
di
tollerare
l
'
intolleranza
di
certi
ordini
religiosi
-
che
poi
sono
uno
solo
:
i
Gesuiti
-
che
la
predicavano
e
la
praticavano
.
Ma
mi
vuol
dire
quali
monumenti
hanno
distrutto
e
quali
biblioteche
dilapidato
i
liberali
?
Ho
l
'
impressione
che
lei
sia
rimasto
a
un
vocabolario
di
duecent
'
anni
fa
,
quando
il
termine
liberale
veniva
confuso
con
quello
di
giacobino
,
nome
che
spetta
a
un
altro
tipo
d
'
intollerante
dissacratore
e
persecutorio
,
di
cui
i
liberali
furono
,
al
pari
dei
preti
,
le
vittime
ghigliottinate
e
impiccate
.
La
matrice
giacobina
fu
quella
da
cui
derivò
non
il
partito
liberale
,
ma
quello
d
'
Azione
che
i
liberali
hanno
sempre
aborrito
.
E
veniamo
,
come
dice
lei
,
ai
tempi
d
'
oggi
.
Lei
dice
che
la
Dc
non
è
responsabile
della
politica
scolastica
attuale
perché
è
stata
condizionata
dagli
altri
partiti
.
Ma
in
tal
caso
non
è
responsabile
di
nulla
,
neanche
delle
dissennate
nazionalizzazioni
coi
fallimentari
enti
che
ne
sono
derivati
,
neanche
dello
sfascio
dei
servizi
pubblici
,
neanche
dei
casi
Sindona
e
Rovelli
,
neanche
dell
'
equo
canone
ecc.
Se
lei
crede
di
salvare
la
Dc
dicendo
che
,
in
un
trentennio
di
potere
,
essa
ha
dovuto
sempre
fare
la
politica
degli
altri
,
temo
che
si
sbagli
:
di
tutte
le
colpe
che
le
si
possono
addebitare
,
questa
è
la
più
grave
.
No
,
caro
Damato
,
diciamo
la
verità
.
I
democristiani
non
hanno
mai
avuto
una
politica
scolastica
per
il
semplice
motivo
che
non
hanno
mai
avuto
una
politica
culturale
:
essi
stessi
,
o
almeno
i
migliori
fra
loro
,
lo
riconoscono
.
Ed
è
anche
naturale
perché
mentre
la
Chiesa
ha
una
grande
,
enorme
cultura
a
carattere
universale
,
la
Dc
non
ne
ha
nessuna
:
i
suoi
sacri
testi
-
a
parte
la
Rerum
Novarum
che
è
ancora
roba
di
Chiesa
-
si
riducono
a
quelli
di
Toniolo
,
e
non
aggiungo
altro
.
I
suoi
due
«
Grandi
»
moderni
-
Don
Sturzo
e
De
Gasperi
-
erano
,
sì
,
grandi
,
ma
non
come
uomini
di
cultura
.
La
cultura
la
Dc
l
'
ha
lasciata
in
esclusiva
ai
marxisti
.
E
lei
,
caro
Damato
,
ringrazi
Dio
che
alcuni
desperados
della
cultura
liberale
,
quelli
che
oggi
fanno
capo
a
questo
giornale
e
fra
i
quali
militano
anche
molti
cattolici
(
Pampaloni
,
Mathieu
,
Burgess
ecc
.
)
abbiano
puntato
i
piedi
e
resistito
all
'
ondata
;
altrimenti
oggi
tutta
la
cultura
italiana
,
compresa
la
vostra
,
non
sarebbe
che
un
sottoprodotto
di
Marx
.
Quanto
alla
scuola
,
i
maligni
dicono
che
i
democristiani
,
i
quali
l
'
hanno
quasi
ininterrottamente
gestita
per
tre
decenni
,
hanno
volutamente
lasciato
andare
in
malora
quella
pubblica
per
favorire
quella
privata
,
per
gran
parte
in
mano
alla
Chiesa
.
Io
rifiuto
questa
calunniosa
ipotesi
.
Ma
è
un
fatto
che
quella
privata
funziona
,
in
genere
,
molto
meglio
di
quella
pubblica
,
e
quindi
non
vedo
i
motivi
del
suo
lamento
.
Lei
dice
:
ma
lo
Stato
(
Io
Stato
democristiano
,
noto
io
)
seguita
a
privilegiare
la
scuola
pubblica
,
rendendola
gratuita
,
mentre
quella
privata
costa
.
Ma
in
tal
caso
cosa
deve
fare
,
lo
Stato
?
Se
rende
costosa
anche
quella
pubblica
,
ne
esclude
i
bisognosi
,
che
è
proprio
ciò
che
uno
Stato
non
deve
fare
,
e
che
lei
stesso
non
può
volere
.
Per
rendere
gratuita
quella
privata
,
bisogna
che
se
ne
assuma
gli
oneri
,
e
con
gli
oneri
la
responsabilità
,
il
che
equivale
a
renderla
pubblica
.
Un
'
ultima
cosa
.
Lei
protesta
perché
Alfieri
attribuisce
a
un
certo
filone
del
terrorismo
una
matrice
catto
-
comunista
.
Io
posso
dirle
soltanto
questo
:
un
Curcio
e
un
Toni
Negri
,
dalle
fila
liberali
non
verranno
mai
fuori
;
dalla
scuola
sociologica
di
Trento
,
voluta
e
sponsorizzata
dai
democristiani
tipo
Alberoni
,
sì
.
StampaQuotidiana ,
Caro
Giorgio
,
ti
rispondo
pubblicamente
perché
le
domande
dei
tuoi
amici
sono
un
esemplare
condensato
dello
sciocchezzaio
che
certi
falsi
profeti
hanno
seminato
nelle
teste
dei
giovani
.
1°
)
Gli
uomini
non
sono
affatto
tutti
uguali
,
e
basta
guardarsi
intorno
per
accorgersene
:
c
'
è
l
'
alto
e
il
basso
,
il
diritto
e
lo
storto
,
il
biondo
e
il
bruno
,
e
anche
l
'
intelligente
e
il
cretino
.
Io
non
ho
idee
molto
chiare
sul
buon
Dio
,
ma
escludo
in
maniera
assoluta
che
fosse
socialista
,
perché
di
tanti
miliardi
di
uomini
che
ha
creato
non
ce
n
'
è
uno
uguale
all
'
altro
,
come
il
socialismo
vorrebbe
che
fossero
.
Può
darsi
che
un
giorno
,
sostituendosi
a
Dio
,
la
scienza
riesca
a
creare
questa
uguaglianza
.
Quel
giorno
l
'
umanità
si
ridurrà
a
un
formicaio
,
e
io
sono
contento
di
non
fare
in
tempo
a
vederlo
.
2°
)
Chi
ha
detto
che
il
capace
opprime
il
proletario
?
Già
questa
parola
«
proletario
»
dimostra
quanto
vecchie
siano
le
idee
e
i
concetti
dei
tuoi
amici
.
Oggi
il
proletariato
,
come
classe
,
non
esiste
più
.
Esistono
degli
«
emarginati
»
che
per
qualche
motivo
non
riescono
a
inserirsi
nella
società
,
e
a
cui
naturalmente
bisogna
dare
una
mano
.
Ma
quelli
che
si
continua
a
chiamare
proletari
sono
ormai
come
condizioni
economiche
dei
«
borghesi
»
(
un
operaio
specializzato
guadagna
più
di
un
professore
di
scuole
medie
)
.
E
questo
è
avvenuto
perché
ci
sono
stati
degli
uomini
che
,
più
capaci
degli
altri
,
sono
riusciti
,
grazie
all
'
inventiva
tecnologica
e
all
'
energia
organizzativa
,
a
mettere
anche
i
meno
capaci
in
condizione
di
vivere
bene
,
o
almeno
molto
meglio
di
come
vivevano
un
secolo
e
anche
solo
trent
'
anni
fa
.
Cosa
farebbero
i
cento
e
più
mila
dipendenti
della
Fiat
se
una
settantina
d
'
anni
fa
un
certo
signor
Agnelli
,
piccolo
proprietario
terriero
,
non
avesse
creato
quell
'
azienda
?
Le
condizioni
in
cui
gli
operai
vi
lavorano
avranno
i
loro
disagi
.
Ma
sono
infinitamente
migliori
di
quelle
in
cui
vivevano
i
loro
padri
zappaterra
.
Gramsci
,
il
massimo
teorico
del
comunismo
italiano
,
diceva
:
«
Sia
Benedetto
Agnelli
»
.
3°
)
Non
sempre
il
padrone
,
che
molto
spesso
è
un
ex
-
operaio
,
mangia
meglio
dell
'
operaio
.
Gli
sforzi
,
anche
di
cinghia
,
fatti
per
accumulare
il
primo
piccolo
capitale
che
gli
ha
consentito
di
diventare
padrone
,
gli
hanno
rovinato
lo
stomaco
e
le
coronarie
,
il
che
gl
'
impone
strette
diete
.
Ma
ammettiamo
pure
che
mangi
meglio
.
E
con
ciò
?
Che
cosa
gli
avrebbe
dato
lo
stimolo
a
emergere
,
a
lavorare
e
a
risparmiare
più
degli
altri
,
se
non
anche
il
desiderio
non
dico
di
mangiare
meglio
,
ma
di
stare
meglio
?
Di
'
a
questi
poveri
imbecillotti
amici
di
sinistra
che
anch
'
essi
vogliono
stare
meglio
.
Solo
che
,
invece
che
col
lavoro
,
lo
sforzo
e
il
sacrificio
,
cercano
di
arrivarci
con
la
demagogia
,
cioè
sfruttando
i
malcontenti
altrui
e
facendocisi
sopra
una
«
posizione
»
.
4°
)
Le
società
libere
non
sono
mai
perfette
.
Quella
italiana
lo
è
meno
di
molte
altre
.
Delle
ingiustizie
ci
sono
.
Ci
sono
dei
privilegi
e
dei
parassitismi
,
che
possiamo
e
dobbiamo
ridurre
senza
tuttavia
illuderci
di
poterli
eliminare
completamente
.
Però
questa
società
imperfetta
è
l
'
unica
che
,
grazie
alla
libertà
,
sia
perfettibile
,
o
comunque
migliorabile
.
Quella
dei
Paesi
socialisti
che
hanno
soppresso
la
libertà
,
che
hanno
legalizzato
l
'
ingiustizia
facendo
del
potente
un
onnipotente
e
del
cittadino
un
suddito
senza
neanche
il
diritto
alla
parola
,
non
è
perfettibile
,
e
deve
contentarsi
di
restare
com
'
è
sotto
le
pistole
spianate
della
polizia
.
5°
)
I
tuoi
amici
imbecillotti
fanno
una
grossa
confusione
tra
uguaglianza
e
parità
.
L
'
uguaglianza
è
impossibile
perché
la
stessa
natura
la
esclude
.
La
si
può
imporre
solo
con
la
violenza
,
cioè
tagliando
le
gambe
a
chi
le
ha
più
lunghe
degli
altri
e
livellando
tutti
sull
'
altezza
dei
nani
.
L
'
unica
forma
di
giustizia
realizzabile
tra
gli
uomini
è
,
oltre
alla
parità
dei
diritti
che
ormai
è
raggiunta
da
un
pezzo
(
anche
se
in
pratica
poi
soffre
parecchie
eccezioni
)
,
quella
che
chiamerei
del
regolamento
di
corsa
.
Tutti
i
giovani
,
a
qualsiasi
ceto
appartengano
,
debbono
essere
messi
,
al
palo
di
partenza
,
nelle
stesse
condizioni
:
eppoi
vinca
il
migliore
.
A
questo
dovrebbe
provvedere
la
scuola
.
Purtroppo
la
scuola
non
vi
provvede
più
perché
gl
'
imbecillotti
hanno
detto
che
,
tutti
gli
uomini
essendo
uguali
,
hanno
tutti
diritto
alla
promozione
.
E
così
al
figlio
intelligente
e
volenteroso
dell
'
operaio
è
stato
tolto
il
mezzo
più
valido
per
battere
sul
traguardo
il
figlio
scemo
e
sfaticato
del
padrone
.
Bella
giustizia
!
StampaQuotidiana ,
Caro
Terracini
,
era
un
pezzo
che
non
la
sentivo
,
e
cominciavo
a
sentirmi
un
po
'
vedovo
della
sua
linguaccia
.
Ora
la
domanda
che
mi
pone
è
-
come
sempre
-
maligna
,
ma
-
come
sempre
-
pertinente
.
Sì
,
è
vero
:
un
bello
scandalo
di
natura
galante
ci
manca
.
Per
questo
ho
sempre
invidiato
i
francesi
che
nello
spazio
di
pochi
anni
ebbero
due
presidenti
della
Repubblica
uccisi
da
donne
:
uno
a
pistolettate
,
l
'
altro
con
un
'
arma
più
dolce
,
ma
non
meno
micidiale
.
Ma
era
la
Belle
époque
,
che
era
bella
anche
perché
vi
succedevano
di
queste
cose
.
Oggi
non
possono
succedere
per
due
motivi
.
Primo
,
perché
questo
tipo
di
scandalo
non
fa
più
scandalo
in
nessun
ambiente
,
neanche
in
convento
.
Secondo
,
perché
la
nostra
classe
politica
vi
è
assolutamente
refrattaria
:
e
lo
dico
,
badi
bene
,
con
profonda
costernazione
.
Dio
volesse
che
i
nostri
ministri
,
senatori
,
deputati
e
partitanti
fossero
capaci
d
'
innamorarsi
.
Sarebbe
un
segno
di
umanità
,
di
sensibilità
emotiva
,
di
una
certa
capacità
di
slancio
,
di
entusiasmo
,
di
abbandono
.
Ma
io
li
conosco
.
Sono
troppo
occupati
ad
ammazzarsi
tra
loro
per
ammazzare
una
donna
(
che
è
il
modo
più
totale
di
amarla
)
o
per
farsene
ammazzare
.
Non
ne
hanno
nemmeno
il
tempo
,
che
dell
'
amore
è
un
elemento
essenziale
,
e
ce
ne
vuole
tantissimo
per
farlo
bene
.
I
più
galanti
fra
loro
lo
sono
nello
stile
dei
commessi
viaggiatori
:
fugaci
e
furtive
avventure
in
camere
ammobiliate
,
con
donnette
d
'
accatto
o
piccole
Bovary
di
provincia
.
Che
scandalo
potrebbe
derivarne
,
anche
se
lo
si
venisse
a
sapere
?
Da
quanto
ne
ho
sentito
dire
,
e
con
tutto
il
rispetto
che
si
deve
ai
morti
,
l
'
unico
che
rischiò
di
provocarne
fu
Gronchi
.
Che
però
,
anche
lui
,
aveva
più
la
stoffa
del
femminiere
(
la
parola
sarebbe
un
'
altra
,
ma
non
la
dico
per
rispetto
dei
lettori
e
più
ancora
delle
lettrici
)
che
non
dell
'
amatore
.
La
galanteria
-
quella
vera
,
che
può
condurre
al
dramma
-
esige
una
certa
classe
.
Il
grande
seduttore
può
essere
un
grande
mascalzone
,
anzi
quasi
sempre
lo
è
;
così
come
la
grande
seduttrice
può
essere
una
grande
avventuriera
,
anzi
quasi
sempre
lo
è
.
Ma
grandi
,
e
con
stile
.
Ora
,
caro
Terracini
,
è
proprio
lo
stile
che
manca
ai
nostri
uomini
politici
.
In
tutto
.
E
quindi
anche
nella
galanteria
,
per
la
quale
non
sono
attrezzati
nemmeno
fisicamente
.
Li
guardi
,
se
l
'
immagini
in
pigiama
,
e
poi
mi
dica
che
scandali
possono
fare
.
StampaQuotidiana ,
Caro
Modula
,
io
la
capisco
;
è
lei
che
non
capisce
me
.
Vediamo
di
spiegarci
.
Non
ho
nulla
contro
i
giovani
del
'68
.
Mescolati
con
parecchia
marmaglia
(
ce
n
'
è
sempre
in
questi
fenomeni
)
vogliosa
solo
di
saccheggio
,
c
'
erano
certamente
dei
ragazzi
che
volevano
qualcosa
di
serio
e
la
cui
protesta
era
mossa
da
seri
motivi
.
Lei
evidentemente
era
di
questi
,
e
merita
tutto
il
mio
rispetto
.
Una
delle
ragioni
per
cui
odiai
e
disprezzai
gl
'
ispiratori
e
strateghi
di
quella
battaglia
era
proprio
questo
:
che
mandavano
allo
sbaraglio
e
bruciavano
una
generazione
che
meritava
di
meglio
.
Lei
ha
ragione
quando
dice
che
furono
i
miei
coetanei
,
non
i
suoi
,
a
compiere
questo
misfatto
.
Ed
è
appunto
con
loro
che
ce
l
'
ho
:
coi
chierici
traditori
di
una
intellighenzia
progressista
che
a
vostre
spese
cercava
nella
demagogia
una
rivalsa
ai
propri
fallimenti
,
e
col
loro
contorno
mondano
di
figli
e
figlie
di
papà
che
facevano
nei
salotti
milanesi
gli
snob
della
barricata
.
Mi
domando
che
cosa
aspettate
a
farli
a
pezzi
(
moralmente
,
s
'
intende
)
questi
cialtroncelli
che
si
sono
serviti
di
voi
per
appagare
i
propri
pruriti
e
mettersi
al
sicuro
dalla
vostra
rivolta
di
cui
proprio
loro
-
che
rappresentano
la
fascia
più
turpe
della
società
borghese
-
avrebbero
dovuto
essere
il
bersaglio
.
Con
voi
,
il
discorso
è
un
altro
.
E
sia
chiaro
che
non
lo
faccio
da
maestro
a
scolaro
per
il
semplice
motivo
che
io
ho
fatto
i
vostri
stessi
errori
.
In
un
contesto
,
si
capisce
,
del
tutto
diverso
,
sul
quale
la
prego
di
non
ironizzare
perché
non
è
degno
di
lei
:
se
lei
si
fosse
trovato
a
nascere
nell
'
anno
in
cui
nacqui
io
,
avrebbe
sulla
fronte
lo
stesso
tatuaggio
.
Voi
e
noi
abbiamo
voluto
,
in
tempi
e
temperie
completamente
differenti
,
la
stessa
cosa
.
Voi
volevate
(
e
immagino
che
vogliate
ancora
)
una
«
società
»
seria
;
noi
volevamo
(
e
vorremmo
ancora
)
una
«
Italia
»
seria
.
Non
fa
molta
differenza
.
La
differenza
sta
solo
nell
'
anagrafe
.
E
qui
lei
deve
consentirmi
di
guardare
le
cose
con
un
occhio
diverso
dal
suo
.
Quando
voi
scendeste
in
piazza
,
noi
già
sapevamo
dove
sareste
finiti
perché
c
'
eravamo
già
finiti
noi
.
Ve
lo
dicemmo
,
e
voi
c
'
insultaste
:
se
vi
fossimo
caduti
in
mano
,
ci
avreste
sbranato
.
Nulla
di
male
:
in
battaglia
,
si
sa
,
ci
si
sbrana
.
Ma
oggi
,
a
cose
fatte
,
o
per
meglio
dire
abortite
,
non
potete
rimproverarci
di
aver
visto
le
cose
con
un
occhio
diverso
dal
vostro
.
Capisco
che
il
fatto
di
doverci
dare
ragione
v
'
infastidisca
.
Lo
capisco
perché
anche
questa
è
un
'
esperienza
che
ho
fatto
io
stesso
.
Gliela
racconto
subito
.
Appartenevo
a
una
famiglia
di
antifascisti
.
E
forse
fu
anche
questo
che
aizzò
i
miei
entusiasmi
di
adolescente
per
Mussolini
.
Quando
una
decina
di
anni
dopo
mi
accorsi
come
li
avevo
male
investiti
,
il
ritorno
a
casa
fu
una
tortura
.
E
anch
'
io
dissi
ciò
che
lei
ora
dice
a
me
:
«
E
grazie
a
questo
errore
che
io
sono
ora
più
maturo
di
voi
»
.
Il
che
era
anche
vero
,
come
lo
è
quando
lo
dice
lei
.
Come
vede
caro
Modula
,
da
parte
nostra
,
o
almeno
da
parte
mia
,
non
c
'
è
nessun
atteggiamento
pedagogico
o
punitivo
.
C
'
è
solo
un
po
'
di
pena
,
anzi
molta
,
per
la
bruciatura
che
avete
subito
.
E
vorrei
anche
prevenire
un
altro
equivoco
.
Nemmeno
io
sono
per
il
travoltismo
e
le
altre
scempiaggini
con
cui
si
manifesta
la
rivolta
del
«
privato
»
.
Ciò
che
m
'
interessa
è
il
ripristino
di
certi
valori
morali
che
mi
sembrano
insostituibili
.
Quanto
alla
società
borghese
che
dovrebbe
incarnarli
,
e
di
cui
forse
lei
mi
considera
il
cocciuto
(
e
ottuso
)
campione
,
be
'
,
cambiamo
discorso
,
oppure
,
caro
Modula
,
venga
a
farlo
in
confidenza
con
me
:
vedrà
che
siamo
d
'
accordo
su
molte
cose
.
StampaQuotidiana ,
Cara
Luisa
,
la
tua
lettera
è
per
me
,
come
si
dice
a
Firenze
,
«
una
chicca
»
.
Non
per
la
«
passione
»
della
tua
famiglia
nei
miei
confronti
che
naturalmente
mi
fa
piacere
(
sono
anch
'
io
vanitoso
la
mia
parte
)
,
ma
per
il
finale
.
Hai
ragione
,
Luisa
,
e
ti
sono
grato
di
averlo
detto
:
il
pericolo
,
ora
,
è
che
il
«
privato
»
perda
il
senso
del
limite
e
cada
negli
stessi
eccessi
in
cui
è
caduto
il
«
sociale
»
,
esaltando
i
peggiori
istinti
dell
'
uomo
:
l
'
egoismo
,
la
sovrapposizione
dell
'
interesse
personale
a
qualsiasi
altro
impegno
e
dovere
,
il
facile
e
volgare
edonismo
.
E
'
vero
che
tutto
questo
ha
,
per
ora
,
una
sua
logica
e
fisiologica
ragione
di
essere
:
dopo
trent
'
anni
di
mortificazioni
e
di
confische
,
è
fatale
che
la
reazione
del
«
privato
»
sia
violenta
e
disordinata
.
Ma
guai
se
non
si
renderà
subito
conto
che
«
privato
»
non
significa
licenza
di
arraffare
,
di
sopraffare
e
di
godere
.
Noi
(
e
in
questo
noi
mi
par
di
capire
che
posso
includere
anche
te
)
per
«
privato
»
intendiamo
tutt
'
altra
cosa
.
Intendiamo
anzitutto
la
restituzione
all
'
uomo
(
e
quindi
anche
alla
donna
,
si
capisce
)
del
suo
diritto
alle
scelte
con
le
responsabilità
che
ne
derivano
.
A
nessuno
dev
'
essere
più
concesso
di
attribuire
i
propri
fallimenti
o
misfatti
alle
storture
della
società
.
Che
questa
società
abbia
molte
storture
,
è
vero
.
Ma
chi
vuole
portare
un
contributo
al
loro
raddrizzamento
non
può
invocarle
come
alibi
dell
'
eversione
o
della
diserzione
.
Secondo
.
Intendiamo
per
«
privato
»
il
diritto
di
ognuno
a
pensare
con
la
propria
testa
,
senza
per
questo
essere
considerato
un
reietto
o
un
fascista
(
i
due
termini
sono
ormai
sinonimi
)
solo
perché
si
rifiuta
di
far
parte
di
un
gregge
belante
e
di
«
conformarsi
»
ai
suoi
cori
.
Terzo
.
Intendiamo
per
«
privato
»
il
diritto
dell
'
uomo
ad
affinare
le
proprie
capacità
e
a
far
valere
i
propri
meriti
.
Vogliamo
,
sissignori
,
sia
nella
scuola
che
nel
lavoro
,
il
ritorno
al
criterio
della
selezione
secondo
i
valori
,
intendendo
per
tali
non
soltanto
quelli
intellettuali
e
professionali
,
ma
anche
quelli
morali
.
Rispettiamo
l
'
interesse
privato
in
quanto
stimolo
ad
eccellere
.
Ma
vogliamo
che
a
tutti
siano
date
,
al
palo
di
partenza
,
le
stesse
opportunità
di
eccellere
.
Quarto
.
Intendiamo
per
«
privato
»
il
diritto
a
una
propria
vita
personale
,
in
cui
ciascuno
possa
restare
solo
con
se
stesso
,
cioè
con
la
propria
coscienza
,
i
propri
sentimenti
,
e
magari
anche
le
proprie
stravaganze
,
purché
non
offendano
il
vicino
di
casa
.
Ecco
il
punto
.
Noi
italiani
crediamo
di
essere
individualisti
perché
al
vicino
di
casa
impediamo
di
dormire
tenendo
la
radio
accesa
a
tutto
volume
e
non
rispettiamo
i
regolamenti
stradali
.
Ma
questo
non
è
individualismo
;
è
soltanto
asocialità
.
Non
confondiamo
.
Individualisti
sono
gl
'
inglesi
che
difendono
il
loro
giardino
da
qualsiasi
intrusione
,
ma
rispettano
la
legge
e
fanno
la
coda
davanti
al
botteghino
del
teatro
.
Noi
siamo
soltanto
delle
pecore
indisciplinate
,
che
facciamo
confusione
nel
gregge
,
ma
lo
seguiamo
sempre
in
branco
,
sempre
in
massa
.
Ecco
cosa
vuol
dire
«
privato
»
,
non
la
moda
del
travoltismo
e
del
«
consumismo
»
Anni
Cinquanta
.
Fai
bene
,
cara
Luisa
,
a
restare
«
démodée
»
.
Anche
per
ragioni
estetiche
.
«
Belle
ci
si
fa
-
diceva
Marie
Régnier
-
,
ricche
si
diventa
,
eleganti
si
nasce
.
»
E
una
persona
elegante
non
segue
mai
la
moda
.
La
lascia
ai
cafoni
.