StampaQuotidiana ,
E
il
demoniaco
cominciava
a
invadere
tutto
,
fino
alle
lettere
e
pitture
più
alte
e
tragiche
,
dalla
Spagna
alla
Siberia
,
da
Parigi
a
Pietroburgo
:
perché
non
entra
,
da
Porta
Tosa
,
da
Porta
Ticinese
,
per
i
Navigli
e
le
cloache
,
o
giù
per
i
camini
,
in
Milano
?
A
Milano
,
il
più
grande
scrittore
italiano
del
secolo
esclude
il
demoniaco
dal
suo
unico
romanzo
come
dagli
altri
suoi
scritti
,
dalla
sua
teologia
morale
,
dalle
sue
lettere
,
da
ogni
espressione
del
suo
pensiero
.
Neppure
Stendhal
l
'
aveva
messo
nelle
sue
storie
;
ma
Stendhal
non
era
scrittore
religioso
e
teologico
,
e
neppure
un
allucinato
romantico
;
Manzoni
è
scrittore
religioso
integrale
.
E
'
scrittore
cristianissimo
,
e
ancora
al
suo
tempo
Satana
era
l
'
avversario
di
Dio
nella
vita
interiore
del
credente
,
viveva
nelle
crepe
metafisiche
e
nelle
notti
dei
santi
;
l
'
Anticristo
era
nel
timori
e
nelle
attese
del
residuo
messianismo
cattolico
:
il
papa
poteva
permettersi
di
nominarlo
.
In
un
altro
scrittore
cristiano
integrale
,
Dostoevskij
,
l
'
intero
problema
morale
è
gettato
nel
crogiuolo
del
demoniaco
e
studiato
,
messo
in
luce
mentre
il
regno
anticristico
schiuma
,
preme
,
vicino
.
Manzoni
è
muto
.
In
Manzoni
molte
cose
sono
taciute
,
non
per
questo
annullate
.
Avendo
con
lui
una
certa
pratica
quotidiana
,
potrei
tentare
uno
scandaglio
.
Manzoni
fu
un
uomo
assediato
da
innumerevoli
terrori
,
non
tutti
spiegabili
con
la
sua
eredità
nervosa
.
Uno
dei
più
sottili
tra
i
suoi
terrori
era
quello
di
non
riuscire
a
dire
,
sempre
,
la
verità
tutta
intera
,
di
non
servirla
abbastanza
...
La
verità
morale
gli
appariva
sotto
tanti
aspetti
e
così
complicata
da
rendergli
ogni
cosa
in
cui
dovesse
impegnarsi
per
lei
un
combattimento
estenuante
.
Si
può
leggere
il
romanzo
anche
come
un
combattimento
per
la
verità
,
condotto
con
uno
scrupolo
smisurato
.
E
poiché
tutta
la
verità
per
lui
si
accordava
perfettamente
con
l
'
insegnamento
della
Chiesa
,
temeva
continuamente
che
un
punto
gliene
sfuggisse
,
lasciandolo
scoperto
,
come
per
castigo
,
sospeso
nel
vuoto
,
senza
più
il
braccio
soccorritore
della
religione
,
sentita
inconsciamente
più
implacabile
che
pietosa
.
Non
poteva
vivere
senza
quel
riparo
.
C
'
è
una
forte
agonia
cerebrale
,
dietro
le
palpebre
socchiuse
della
sua
anima
pensosa
:
una
natura
predestinata
alla
lotta
con
l
'
angelo
di
Dio
,
nella
forma
di
una
correzione
spietata
,
dolorosa
,
perfino
raffinatamente
maniacale
,
del
proprio
pensiero
e
di
ogni
dottrina
che
contrastasse
con
la
regola
celeste
che
si
era
imposta
.
Per
Manzoni
,
quel
che
non
è
morale
è
irrazionale
.
Anche
in
un
'
ombra
leggera
,
poteva
già
condannare
il
crimine
d
'
irrazionalità
.
Tutto
l
'
immaginario
manzoniano
,
che
culmina
e
si
esaurisce
nel
romanzo
,
non
solo
si
dispone
dentro
un
ordine
morale
:
è
questo
stesso
ordine
,
figlio
e
frutto
del
suo
tormento
nervoso
,
etico
e
spirituale
.
Tutte
le
sue
creature
ricevono
umanità
dal
loro
essere
animali
morali
in
movimento
,
frammenti
di
morale
in
cerca
di
verità
unificatrice
,
promessi
sposi
morali
che
anelano
al
matrimonio
,
ad
un
ricongiungimento
sistematico
,
per
mezzo
di
prove
dolorose
che
cancellino
da
loro
le
tracce
del
peccato
d
'
origine
.
E
'
un
miracolo
che
Manzoni
abbia
saputo
farne
,
tra
molti
rischi
di
cadute
nell
'
edificante
ad
ogni
costo
,
realtà
umane
in
un
respiro
di
poesia
pura
.
Chiusa
l
'
epoca
del
romanzo
,
ripiglia
la
sua
eterna
ricerca
morale
senza
più
metafore
,
ma
con
uno
stile
combattente
che
non
vacillerà
che
al
cecidere
manus
dei
suoi
ultimi
giorni
di
vigilia
sabbatica
.
Se
il
demoniaco
è
assente
da
questo
romanzo
del
tormento
e
dell
'
Iniziazione
morale
,
devo
pensare
lo
fosse
interamente
dall
'
orizzonte
manzoniano
?
Mi
provo
a
definire
il
demoniaco
senza
disturbare
angeli
sprofondati
né
il
princeps
tenebrarum
,
lasciandoli
però
agitarsi
al
di
là
del
velo
concettuale
,
come
enti
irreali
misteriosamente
possibili
.
Demoniaco
è
il
male
che
,
nell
'
esperienza
umana
,
produce
pena
e
disfacimento
morale
e
mentale
:
la
sua
dipendenza
(
o
non
può
avere
questo
nome
)
da
un
principio
assoluto
,
pone
il
problema
della
prova
da
parie
di
Dio
che
si
fa
lui
stesso
l
'
Avversario
e
il
persecutore
occulto
,
o
del
dualismo
metafisico
(
se
esista
un
principio
tenebroso
contrario
al
Bene
)
.
Demoniaco
è
il
Caos
primordiale
(
prima
e
dopo
tutti
i
Big
Bangs
)
riflesso
nel
microcosmo
umano
,
che
ne
è
dal
giorno
di
assunzione
nella
coscienza
(
la
vera
uscita
dalla
preistoria
!
)
come
lacerato
e
minutamente
stigmatizzato
;
e
irrompe
violentemente
e
capillarmente
nella
pazzia
,
nel
crimine
,
nella
storia
,
nelle
costrizioni
mentali
(
i
mind
'
s
manacles
di
Blake
)
,
nella
morte
dell
'
anima
,
nell
'
incubo
,
nelle
passioni
,
ed
è
un
fuoco
inestinguibile
.
Ora
,
dai
suoi
effetti
sovranamente
calmanti
,
e
dal
suo
segreto
procedere
rituale
,
si
può
definire
lo
stile
manzoniano
come
altissimamente
ed
eminentemente
esorcistico
.
Né
stola
,
né
aspersioni
,
né
formule
...
Esorcistico
,
alla
lettera
:
per
cacciare
via
,
per
scongiurare
...
E
oltre
questo
:
esorcistico
per
Intima
volontà
demiurgica
,
uno
stile
che
si
elabora
per
mettere
ordine
,
nel
caos
morale
individuale
e
nella
storta
,
vissuta
come
specchio
del
caos
morale
,
regno
del
fuoco
maledetto
.
Un
partigiano
innocente
del
demoniaco
-
i
grandi
romantici
lo
sono
tutti
-
come
Victor
Hugo
,
sguazza
felice
nel
caos
della
storia
,
gli
scopre
addirittura
un
proprio
ordine
(
demoniaco
)
perfetto
,
che
si
configura
in
un
ideale
progresso
,
e
arriva
a
produrre
visioni
compiaciute
ed
entusiasmanti
,
molto
più
piacevoli
delle
manzoniane
:
la
Rivoluzione
,
Waterloo
,
la
Parigi
di
Luigi
XI
e
di
Luigi
Filippo
;
Manzoni
applica
alla
storia
la
museruola
inflessibile
del
suo
stile
esorcistico
,
obbliga
il
grande
serpente
a
sputare
il
suo
tossico
nel
recipiente
,
mette
in
guardia
il
lettore
(
il
novizio
,
l
'
iniziando
)
dalle
tentazioni
e
dalle
metamorfosi
del
mostro
.
Qualunque
cosa
dica
,
in
qualunque
opera
In
versi
o
in
prosa
,
Manzoni
pronuncia
un
preciso
scongiuro
contro
le
potenze
invisibili
del
caos
,
di
cui
ha
una
profonda
,
eterna
,
non
domata
paura
.
Ha
i
suoi
grandi
momenti
di
prova
:
la
guerra
dei
Trentanni
,
nello
scorcio
satirico
del
romanzo
,
sottoposta
al
trattamento
magnetico
manzoniano
,
è
una
gorgona
di
demenza
placata
,
messa
sotto
chiave
;
e
cosi
la
presa
della
Bastiglia
,
nel
saggio
senile
sulla
Rivoluzione
.
Quanto
al
demoni
presenti
nelle
storie
delle
unzioni
,
sappiamo
da
che
parte
si
trovino
.
Più
sottilmente
,
si
misuri
l
'
abissalità
benefica
dello
stile
manzoniano
-
tanta
da
stare
alla
pari
con
gli
abissi
di
male
che
fronteggia
-
sia
nelle
magnifiche
confutazioni
della
morale
fondata
sull
'
utilità
,
che
nel
giudizio
di
Robespierre
,
nel
dialogo
dell
'
Invenzione
.
Non
piglia
mai
le
vie
facili
:
per
Manzoni
,
Robespierre
non
è
per
niente
un
mostro
,
ma
un
mistero
.
Ed
ecco
definito
,
con
inuguagliabile
portata
di
stile
,
un
uomo
che
ebbe
certamente
una
parte
di
demoniaco
e
ne
introdusse
nella
storia
:
«
Ma
un
'
astrazione
filosofica
,
una
speculazione
metafisica
,
che
dominava
i
pensieri
e
le
deliberazioni
di
quell
'
infelice
,
spiega
,
se
non
m
'
inganno
,
il
mistero
,
e
concilia
le
contraddizioni
.
Aveva
imparato
da
Giangiacomo
Rousseau
...
»
.
Così
,
eccoci
,
quasi
dostoevschianamente
,
nel
demoniaco
dell
'
ideologia
,
il
rinnegamento
del
peccato
originale
imparato
da
Rousseau
fatto
causa
della
perversione
mentale
e
politica
di
Robespierre
.
Sappiamo
bene
che
Sade
,
Necaev
,
Lenin
,
Hitler
sono
tutti
figli
di
un
'
astrazione
filosofica
.
Furet
,
senza
di
cut
è
impossibile
decifrare
a
fondo
il
fenomeno
rivoluzionarlo
francese
,
perfeziona
Manzoni
:
«
Robespierre
è
un
profeta
...
nessun
contemporaneo
ha
interiorizzato
come
lui
il
codice
ideologico
della
rivoluzione
»
.
Ma
per
Manzoni
il
demoniaco
(
non
nominato
)
di
Robespierre
,
e
di
tutta
la
filosofia
dei
lumi
,
è
nell
'
ignoranza
del
peccato
originale
,
in
un
errore
metafisico
.
La
folla
,
manzonianamente
,
è
sempre
demoniaca
:
la
esorcizza
energicamente
con
lo
stile
.
L
'
amore
...
Se
non
lo
lava
in
chiesa
,
dove
deve
«
venir
comandato
e
chiamarsi
santo
»
,
resta
per
lui
essenzialmente
demoniaco
.
Non
basta
procreare
,
riprodurre
uomo
anzi
non
è
un
gran
bene
...
Manzoni
accolse
Malthus
,
quasi
unico
tra
i
cattolici
,
con
estremo
favore
.
Ma
anche
l
'
Ordine
civile
(
l
'
autorità
,
lo
Stato
,
i
magistrati
)
è
Caos
.
Anche
l
'
amore
represso
(
Gertrude
)
è
Caos
.
L
'
unico
personaggio
in
cui
il
demoniaco
è
scritto
in
faccia
in
cubitali
è
il
miserabile
padre
di
Gertrude
,
un
distruttore
di
germogli
d
'
amore
e
causa
sinistra
del
futuro
comportamento
succubamente
demoniaco
della
figlia
monacata
per
forza
.
La
peste
,
invece
,
non
è
demoniaca
.
La
peste
,
sebbene
rompa
tutto
l
'
ordine
morale
-
razionale
e
spalanchi
le
porte
della
città
al
Caos
,
è
demiurgica
e
rimedio
del
male
:
il
suo
trionfo
introduce
addirittura
la
giustizia
provvidenziale
tra
le
leggi
umane
sconvolte
.
Manzoni
la
adopera
come
estremo
e
infallibile
ricorso
esorcistico
:
i
monatti
,
la
folla
che
lincia
untori
sono
demoni
scatenati
,
ma
l
'
eccesso
del
male
fa
sovrabbondare
paolinamente
la
grazia
,
e
porta
al
culmine
la
perfezione
dello
stile
manzoniano
scongiuratore
e
riparatore
.
Il
gallo
del
lazzaretto
canta
:
i
demoni
-
tutti
,
meno
la
vigliaccheria
tenace
di
don
Abbondio
-
spariscono
.
La
giustizia
redentrice
si
manifesta
simbolicamente
nella
pioggia
diluviale
,
che
si
annuncia
al
lazzaretto
,
tra
la
polvere
e
i
lamenti
,
come
una
figura
di
salvezza
,
e
finalmente
investe
e
inzuppa
nella
sua
corsa
solitaria
fuori
Milano
il
promesso
sposo
,
significandogli
che
la
prova
è
superata
.
Il
resto
,
non
è
più
che
il
graduale
e
ordinato
spegnersi
di
una
musica
.
Non
si
legge
Manzoni
per
divertirsi
,
ma
per
bisogno
di
guarire
.
Dopo
ogni
rilettura
,
si
resta
imbevuti
di
calma
,
come
liberati
da
una
crisi
isterica
,
da
un
'
idea
ossessiva
,
da
un
possesso
diabolico
.
«
Una
mano
ferma
-
dice
di
lui
Eugenio
D
'
Ors
in
Nuevo
glosario
-
che
di
tra
le
ombre
si
tende
verso
di
noi
,
e
a
cui
possiamo
aggrappare
la
nostra
,
nel
momento
in
cui
stavamo
per
scivolare
,
forse
a
perderci
irremissibilmente
»
.
Certo
,
Dostoevskij
è
infinitamente
più
attuale
;
perché
è
un
profeta
russo
,
mentre
Manzoni
è
un
poeta
italiano
,
che
vide
bene
la
storia
come
Caos
,
senza
però
vedere
un
futuro
in
cui
il
mondo
umano
,
in
preda
al
demoniaco
,
sarebbe
diventato
,
progressivamente
,
come
una
macchina
inerte
:
«...in
qualche
secolo
si
può
a
tal
punto
mortificare
il
mondo
che
dalla
disperazione
comincerà
effettivamente
a
desiderare
di
esser
morto
»
(
Taccuini
del
Demoni
)
.
Qualcosa
d
'
insoluto
è
nella
sorte
del
castello
dell
'
Innominato
,
quando
da
nido
insanguinato
del
delitto
si
trasforma
,
in
asilo
sicuro
di
afflitti
,
vigilando
dall
'
alto
(
senza
neppure
sparare
un
'
archibugiata
:
gli
basta
essere
entrato
nell
'
ordine
morale
-
razionale
)
contro
il
disordine
cieco
della
guerra
,
che
si
sfoga
e
passa
nella
pianura
.
La
conversione
del
famoso
brigante
può
avere
spiegazioni
psicologiche
,
ma
quella
del
castellaccio
e
di
tutta
la
sua
valle
ha
ancor
più
del
miracolo
,
del
teatro
e
della
fiaba
:
perché
non
è
un
'
anima
d
'
uomo
,
è
un
simbolo
pietrificato
del
disordine
e
del
male
.
Un
'
insegna
,
un
'
espressione
visibile
del
mondo
infero
,
può
così
facilmente
farsi
l
'
insegna
del
Bene
sulla
stessa
altura
,
la
Malanotte
cambiarsi
nell
'
osteria
della
Buonanotte
,
i
cattivi
agire
da
guardiani
e
da
infermieri
conservando
le
stesse
facce
?
La
grazia
della
palingenesi
morale
si
estende
anche
all
'
inanimato
,
al
sicari
,
ai
pugnali
?
I
dubbi
di
don
Abbondio
,
quando
va
al
castello
,
testimoniano
di
una
interessante
esitazione
di
Manzoni
stesso
:
è
davvero
possibile
che
lassù
tutto
sia
ormai
eliso
e
salvezza
?
Se
adesso
lì
spuntasse
una
amanita
falloide
,
sarebbe
commestibile
?
Il
Male
,
se
veramente
esiste
come
tale
,
può
cambiare
natura
?
Dietro
al
povero
curato
,
pauroso
cronico
,
il
grande
indagatore
interroga
l
'
universo
morale
,
il
più
difficile
del
mondi
,
perplesso
.
StampaQuotidiana ,
Più
che
mai
il
potere
delle
parole
.
Sono
loro
a
fare
la
storia
.
Ma
"
fare
la
storia
"
anche
questo
non
è
che
una
parola
;
se
poi
si
stampa
"
Storia
"
con
la
maiuscola
non
afferriamo
più
niente
,
ma
qualcuno
rischia
di
essere
afferrato
.
Il
linguaggio
non
ha
fatto
vacanza
,
il
25
aprile
1994
:
presidiava
le
piazze
,
era
il
superprefetto
di
Milano
,
ha
fatto
il
cuoco
e
l
'
albergatore
,
l
'
infermiere
,
il
regista
;
ha
avuto
una
delle
sue
grandi
giornate
.
Sfogliando
i
giornali
che
hanno
coperto
brillantemente
l
'
evento
,
è
una
fantasmagoria
di
apparizioni
linguistiche
rivelatrici
a
venirti
incontro
.
Un
bel
fiocco
blu
è
"
fascismo
telecratico
"
,
i
cui
genitori
sono
indubbiamente
"
telecrazia
"
e
"
telefascismo
"
,
Non
importa
sapere
che
cosa
e
se
qualcosa
gli
corrisponda
:
la
parola
"
è
la
cosa
"
.
Da
uno
che
grida
"
aspettatemi
,
berlusconi
"
è
messo
in
movimento
"
berluscone
"
come
ingiuria
affettuosa
(
a
seconda
del
tono
e
del
destinatario
)
.
Usi
possibili
:
"
Piantala
,
berluscone
!
,
"
Siete
una
banda
di
berlusconi
!
"
,
"
Ha
una
moglie
un
po
'
berluscona
"
.
Buon
viaggio
.
Incantevoli
i
"
collages
"
surrealisti
operati
dal
caso
:
il
gonfalone
dell
'
ANPI
sventolato
accanto
a
"
Lesbiche
contro
"
,
gli
albanesi
nostalgici
di
Hoxha
venuti
a
salvare
dal
fascismo
la
sventurata
Italia
,
la
cassetta
da
elemosine
"
Per
sostenere
il
programma
agroalimentare
del
governo
cubano
"
che
prende
i
mille
e
i
diecimila
dei
"
Cabarettisti
Combattenti
"
,
un
'
insegna
che
da
sola
fa
grido
.
Ma
contro
che
cosa
saranno
le
lesbiche
contro
?
In
occasione
della
ricorrenza
sono
"
contro
ogni
fascismo
"
.
Dunque
ci
sarà
,
da
qualche
parte
,
oltre
al
fascismo
telecratico
,
un
fascismo
antilesbico
,
col
quale
bisognerà
pur
fare
i
conti
,
se
non
vogliamo
essere
berlusconizzati
.
Sarebbe
ancora
poco
.
Il
rischio
maggiore
è
la
"
berlusclonazione
"
,
da
cui
possono
uscire
solo
dei
reggimenti
di
SS
"
berlusclonati
"
,
contro
i
quali
la
vigilanza
cabarettista
e
lesbista
dovrà
essere
tre
volte
cubana
.
Da
concorso
il
cartello
"
Fini
il
fascista
travestito
da
Mulino
Bianco
"
ma
il
premio
va
assegnato
a
"
Berlusconi
sei
la
nostra
America
,
noi
saremo
il
tuo
Vietnam
"
,
rivelatore
anche
di
un
'
adeguata
conoscenza
della
storia
contemporanea
.
Ne
può
nascere
perfino
una
tombola
casalinga
,
guerresca
,
con
giocatori
Berlusconi
-
America
e
giocatori
Vietnam
.
(
Però
,
se
vincesse
l
'
America
?
Bisognerà
truccare
il
gioco
)
.
Ispirato
da
recenti
immagini
pie
telecratiche
un
"
Ci
piace
di
più
Mussolini
a
testa
in
giù
"
,
interessante
perchè
prodotto
non
da
memoria
storica
ma
dall
'
informazione
che
rifà
attuale
tutto
quello
che
vuole
.
Il
capro
espiatorio
sul
luogo
è
stato
,
a
Milano
,
il
malavventurato
Umberto
Bossi
,
caricato
di
tutto
quel
che
la
folla
sente
come
proprio
peccato
:
venduto
,
buffone
,
traditore
,
fascista
,
infiltrato
,
piduista
,
razzista
.
In
segno
di
solidarietà
,
col
mondo
che
nuore
di
fame
,
gli
hanno
tirato
pagnotte
...
Straordinarie
le
panoramiche
di
ombrelli
aperti
.
A
Milano
c
'
era
stata
una
celebre
"
giornata
degli
ombrelli
"
,
quando
la
folla
gioiosamente
democratica
trafisse
con
le
punte
degli
ombrelli
il
povero
ministro
napoleonico
Prina
,
ma
a
Bossi
è
andata
bene
,
niente
crocefissione
artigianale
,
soltanto
parole
parole
parole
....
.
Era
linguaggio
contro
linguaggio
,
essendo
Bossi
un
fortissimi
megafono
di
parole
,
di
quelle
che
hanno
travolto
le
palafitte
del
vecchio
potere
a
tre
corna
-
ma
linguaggio
sempre
,
nel
suo
violento
usurpare
tutto
.
Ancora
qualche
filosofico
cartello
:
"
Resistenza
umana
antispot
"
,
"
Appena
decidi
di
resistere
hai
cominciato
a
vincere
"
,
"
Se
Mussolini
è
il
più
grande
io
sono
un
muflone
"
.
L
'
Oscar
degli
Oscar
però
a
"
Dio
sia
davvero
antifascista
"
.
Qui
cala
la
notte
della
mente
di
Bertinotti
,
rifondatore
anche
in
fatto
di
teologia
:
"
La
religione
civile
dell
'
Italia
dev
'
essere
l
'
antifascismo
"
.
Oh
Lucrezio
,
Lucrezio
mio
:
"
Tantum
religio
potuit
suadere
malorum
!
"
C
'
è
in
po
'
di
tutto
nel
Nuovo
Catechismo
,
ma
sicuramente
manca
l
'
antifascismo
.
Mettiamocelo
,
per
la
maggior
gloria
di
Dio
.
(
Un
libro
di
Mario
Appelius
era
dedicato
alla
memoria
di
"
Nicola
Bonservizi
,
martire
della
"
religione
"
fascista
"
)
.
Tira
aria
di
Millennio
e
non
c
'
è
da
scherzare
.
A
forme
di
religiosa
demenza
collettiva
,
è
forse
là
che
la
gente
vuole
arrivare
.
Ma
è
una
vecchia
verità
che
atràs
la
cruz
està
el
diablo
.
Com
'
è
anomalo
e
curioso
il
fenomeno
Berlusconi
,
ieri
telecrate
oggi
incaricato
di
formare
governi
,
altrettanto
lo
è
l
'
antiberlusconismo
,
entrato
nel
linguaggio
(
anche
fuori
d
'
Italia
)
fin
dal
primo
accenno
del
Cavaliere
a
"
scendere
in
campo
"
e
penetrato
già
profondamente
in
pezzi
di
labirinto
dell
'
anima
collettiva
.
Restiamo
nella
pura
allucinazione
linguistica
:
ecco
già
apparsi
i
graffitti
in
cui
Berlusconi
è
definito
"
boia
"
.
Questo
,
ragionevolmente
,
dovrebbe
avere
per
premessa
degli
atti
da
carnefice
,
un
passato
di
delitti
quale
talvolta
hanno
i
vecchi
,
stanchi
lupi
della
politica
:
ma
se
il
Boia
conta
pochi
mesi
di
vita
,
soltanto
un
astrologo
senza
macchia
può
predire
,
pur
sempre
con
rischio
di
errore
,
che
lo
diventerà
.
Circa
l
'
antiveggenza
di
massa
,
e
l
'
interpretazione
di
segni
e
comete
da
parte
di
piazze
gremite
,
non
ne
è
documentata
alcuna
relazione
con
la
luce
.
Tuttavia
la
parola
,
megera
terribile
,
crea
il
"
boia
"
Berlusconi
per
semplice
associazione
,
in
una
cadenza
ripetitiva
di
tamburi
che
si
perde
,
dopo
nulla
aver
significato
,
nel
nulla
.
Sia
benedetto
il
buon
senso
,
sia
lodata
e
meditata
l
'
esatta
diagnosi
di
Emma
Bonino
,
che
ha
riscontrato
negli
italiani
una
"
introversione
"
,
che
gli
impedisce
di
staccarsi
una
buona
volta
da
quel
passato
,
che
gli
fa
vedere
immobilmente
"
sub
specie
"
di
fascismo
e
antifascismo
qualsiasi
cosa
.
Così
non
gli
resta
,
lo
sguardo
invertito
e
concentrato
su
una
danza
di
spettri
fatti
continuamente
ballare
da
vacue
ma
arroventate
parole
,
neppure
una
briciola
di
attenzione
per
la
straziante
sterminio
di
un
popolo
OGGI
stuprato
,
deportato
,
bombardato
,
fatto
a
pezzi
a
trecento
chilometri
dalla
frontiera
di
Muggia
.
Al
fascismo
la
crema
dei
pensieri
!
Ai
disperati
dei
Balcani
le
maglie
,
le
camicie
,
i
calzini
che
non
servono
più
.
StampaQuotidiana ,
La
piantina
di
Milano
,
spiegata
sulla
parete
della
sede
nazionale
di
Forza
Italia
,
in
Via
dell
'
Umiltà
a
Roma
,
sembra
la
planimetria
di
un
campo
di
battaglia
.
Puntini
,
cerchietti
e
riquadri
di
diverso
colore
,
collegati
tra
loro
da
linee
diagonali
che
si
dipartono
tutte
da
un
unico
centro
:
il
Forum
di
Assago
.
Lì
,
il
prossimo
16
aprile
,
si
aprirà
il
primo
congresso
nazionale
di
Forza
Italia
,
il
movimento
inventato
appena
quattro
anni
fa
da
Silvio
Berlusconi
che
ora
vuol
diventare
,
a
tutti
gli
effetti
,
un
partito
.
Sotto
quella
piantina
,
telefono
appoggiato
in
permanenza
all
'
orecchio
e
tastiera
del
computer
sotto
le
dita
,
lavorano
dalla
mattina
alla
sera
le
ragazze
addette
alla
"
logistica
"
.
Non
è
roba
da
poco
:
a
Milano
convergeranno
,
in
quei
tre
giorni
,
3.079
congressisti
ai
quali
vanno
assicurati
(
e
pagati
)
alloggio
,
pasti
e
spostamenti
,
più
un
numero
imprecisato
di
ospiti
e
di
giornalisti
.
A
complicare
ulteriormente
le
cose
ci
si
è
messa
anche
la
concomitante
Fiera
del
mobile
,
una
delle
grandi
manifestazioni
commerciali
che
intasano
periodicamente
Milano
.
Gli
organizzatori
del
congresso
si
sono
messi
le
mani
nei
capelli
,
quando
se
ne
sono
resi
conto
:
le
assise
non
potevano
certo
essere
spostate
un
'
altra
volta
,
e
poi
la
data
ad
alto
potenziale
simbolico
del
18
aprile
,
cinquantesimo
anniversario
della
vittoria
del
fronte
moderato
di
Alcide
De
Gasperi
sulla
sinistra
frontista
di
Pietro
Nenni
e
Palmiro
Togliatti
,
era
stata
accuratamente
scelta
da
Berlusconi
stesso
per
celebrare
,
con
un
comizio
a
Piazza
Duomo
,
la
chiusura
del
congresso
e
la
nascita
ufficiale
del
partito
.
D
'
altra
parte
,
non
si
poteva
rischiare
di
lasciare
all
'
addiaccio
,
nel
clima
traditore
di
metà
aprile
,
migliaia
di
congressisti
.
Per
fare
fronte
all
'
emergenza
,
i
responsabili
organizzativi
hanno
chiamato
in
soccorso
un
esperto
:
il
generale
(
e
ora
senatore
)
Luigi
Manfredi
,
già
comandante
del
IV
corpo
d
'
armata
degli
Alpini
e
responsabile
della
Protezione
civile
.
Manfredi
è
arrivato
a
via
dell
'
Umiltà
armato
di
mappe
e
cartine
,
ha
messo
su
una
piccola
task
force
di
telefoniste
,
ha
affidato
a
ciascuna
uno
spicchio
di
città
(
i
delegati
che
vengono
dal
nord
verranno
smistati
nel
quadrante
settentrionale
della
città
,
quelli
che
arrivano
da
sud
in
quello
meridionale
e
così
via
)
,
e
ora
il
responsabile
organizzativo
di
FI
,
Claudio
Scajola
,
può
tirare
un
sospiro
di
sollievo
:
"
Grazie
al
generale
,
ce
la
faremo
a
sistemare
tutti
"
.
Il
primo
congresso
di
Forza
Italia
(
quanto
costerà
nessuno
lo
sa
ancora
dire
con
precisione
,
ma
si
parla
di
cifre
da
capogiro
,
tra
gli
8
e
i
10
miliardi
)
si
aprirà
dunque
giovedì
16
aprile
nella
più
solida
enclave
azzurra
dell
'
Italia
ulivista
,
in
una
scenografia
che
è
il
segreto
meglio
conservato
dell
'
operazione
,
perché
Berlusconi
ne
sta
curando
personalmente
l
'
ideazione
.
Se
ne
occupa
durante
i
weekend
ad
Arcore
,
con
il
supporto
di
alcuni
"
creativi
"
di
Mediaset
:
il
suo
obiettivo
,
spiegano
,
è
di
assicurare
una
cornice
"
spettacolare
"
al
debutto
di
quello
che
"
non
è
un
partito
di
plastica
"
,
come
recita
lo
slogan
di
maggior
successo
di
questa
lunga
vigilia
congressuale
.
Lo
ha
coniato
,
ovviamente
,
Berlusconi
,
e
lo
ripetono
a
ogni
piè
sospinto
tutti
gli
esponenti
più
vicini
al
leader
,
dal
suo
portavoce
Paolo
Bonaiuti
a
Giuliano
Urbani
(
cui
è
affidata
gran
parte
dell
'
elaborazione
tematica
congressuale
)
a
Franco
Frattini
.
Lo
ripete
,
con
più
gusto
di
tutti
,
Claudio
Scajola
,
che
del
nuovo
partito
è
lo
strenuo
organizzatore
,
e
che
sciorina
orgogliosamente
i
suoi
dati
:
140.000
iscritti
ad
almeno
100.000
lire
l
'
uno
nei
tre
mesi
della
campagna
1997
(
attraverso
spot
Tv
e
"
telemarketing
"
)
,
che
hanno
fruttato
11
miliardi
di
entrate
;
117
congressi
provinciali
,
celebrati
negli
ultimi
mesi
,
che
hanno
eletto
i
coordinatori
locali
e
i
delegati
alle
assise
nazionali
.
Nel
congresso
,
che
sarà
articolato
in
sei
"
sessioni
tematiche
"
destinate
ad
aggiornare
il
programma
elettorale
del
'94
,
si
voterà
per
il
Presidente
(
Berlusconi
,
naturalmente
)
,
per
sei
membri
dei
18
del
Comitato
di
presidenza
e
cinquanta
del
Consiglio
nazionale
.
Restano
di
nomina
presidenziale
,
invece
,
i
20
coordinatori
regionali
e
sei
membri
del
Comitato
(
i
restanti
sei
sono
di
diritto
)
.
È
stato
nel
'96
,
dopo
la
sconfitta
elettorale
,
che
Berlusconi
ha
deciso
di
dare
a
FI
una
struttura
che
le
garantisse
l
'
insediamento
sul
territorio
,
visto
che
la
cosiddetta
"
par
condicio
"
non
avrebbe
più
consentito
l
'
utilizzo
dei
mezzi
di
comunicazione
per
diffondere
i
messaggi
politici
:
"
La
sinistra
ha
200.000
iscritti
che
si
incaricano
di
fare
la
propaganda
"
,
disse
ai
suoi
collaboratori
.
"
Non
avendo
più
le
Tv
,
anche
noi
dobbiamo
fare
altrettanto
"
.
Fino
a
quel
momento
,
c
'
erano
stati
diversi
tentativi
di
trasformare
il
comitato
elettorale
che
aveva
portato
al
trionfo
del
'94
(
nel
quale
un
ruolo
fondamentale
era
stato
svolto
dagli
uomini
"
dell
'
azienda
"
,
e
di
Publitalia
in
particolare
,
sotto
la
guida
di
Marcello
Dell
'
Utri
)
in
una
struttura
più
radicata
e
permanente
.
Nell
'
impresa
si
sono
cimentati
diversi
dirigenti
,
da
Mario
Valducci
(
oggi
responsabile
Enti
locali
)
a
Cesare
Previti
(
coordinatore
nazionale
tra
il
'94
e
il
'96
)
,
ma
solo
dopo
la
batosta
elettorale
il
disegno
prese
davvero
corpo
.
Ex
sindaco
di
Imperia
,
esponente
della
Dc
(
dove
però
,
tiene
a
precisare
,
"
non
ho
mai
fatto
politica
a
livello
nazionale
"
)
,
Scajola
venne
candidato
alla
Camera
in
quella
tornata
,
risultando
eletto
.
Appena
un
mese
dopo
,
Berlusconi
lo
insediò
a
Via
dell
'
Umiltà
,
da
dove
sono
stati
elaborati
,
in
questi
due
anni
,
lo
statuto
(
approvato
il
18
gennaio
del
'97
,
nel
terzo
anniversario
della
fondazione
di
FI
)
e
l
'
assetto
territoriale
e
centrale
del
partito
.
Perché
proprio
lui
,
l
'
ultimo
arrivato
?
Scajola
non
ha
dubbi
:
"
Perché
Berlusconi
ha
avuto
fiuto
"
,
spiega
.
I
suoi
nemici
(
e
lui
ammette
:
"
So
di
essermene
fatti
tanti
,
da
quando
sono
qui
"
)
lo
accusano
però
di
essersi
dedicato
alla
costruzione
di
un
apparato
di
partito
,
scegliendo
dirigenti
a
lui
legati
e
ricalcando
vecchi
modelli
di
organizzazione
politica
.
Alla
struttura
che
vedeva
come
unità
territoriale
di
FI
il
collegio
uninominale
della
Camera
(
inventata
da
Guido
Possa
,
amico
ed
ex
compagno
di
scuola
di
Berlusconi
,
già
vice
del
coordinatore
Previti
e
oggi
responsabile
delle
rete
ormai
in
disarmo
dei
club
di
Forza
Italia
)
si
è
sostituita
un
'
organizzazione
che
ricalca
l
'
assetto
degli
enti
locali
:
comune
,
provincia
,
regione
.
Ogni
livello
ha
i
suoi
organismi
e
i
suoi
dirigenti
,
a
riproduzione
di
quelli
nazionali
.
"
Una
struttura
inutilmente
burocratica
,
dove
rischiano
di
affermarsi
i
signori
delle
tessere
"
,
accusano
i
critici
,
sostenitori
di
un
partito
"
leggero
"
:
l
'
ala
liberale
di
Antonio
Martino
e
Marco
Taradash
,
il
variegato
gruppo
dei
professori
(
dall
'
insoddisfatto
Giorgio
Rebuffa
a
Lucio
Colletti
,
che
del
congresso
non
vuol
neppure
sentire
parlare
)
,
e
anche
buona
parte
dei
gruppi
parlamentari
,
a
cominciare
dal
presidente
dei
deputati
Giuseppe
Pisanu
.
Ma
Scajola
difende
la
sua
creatura
:
"
Stiamo
facendo
venire
alla
luce
,
dalla
periferia
di
FI
,
una
nuova
classe
dirigente
di
inaspettato
valore
.
Abbiamo
scritto
uno
statuto
estremamente
democratico
,
che
ha
due
fondamentali
obiettivi
:
impedire
la
nascita
di
correnti
e
garantire
l
'
elezione
diretta
dei
dirigenti
"
.
Ai
suoi
detrattori
,
che
gli
rimproverano
di
"
democristianizzare
"
FI
,
Scajola
replica
:
"
La
Dc
ha
avuto
difetti
e
degenerazioni
da
cui
vogliamo
stare
lontani
,
ma
è
anche
durata
50
anni
,
e
io
spero
che
FI
possa
fare
altrettanto
"
.
Critiche
e
gelosie
,
spiega
,
nascono
dal
fatto
che
"
i
gruppi
parlamentari
,
che
erano
l
'
unico
centro
'
direzionalè
del
partito
,
temono
di
perdere
il
loro
peso
"
.
Come
lui
stesso
ammette
,
nei
collegi
,
tra
i
parlamentari
e
i
nuovi
dirigenti
locali
di
partito
,
si
sono
prodotte
numerose
tensioni
,
alcune
delle
quali
sono
sfociate
in
abbandoni
.
Dal
'96
a
oggi
,
sono
quindici
i
parlamentari
che
hanno
abbandonato
i
gruppi
azzurri
.
Certo
è
che
,
per
la
prima
volta
nella
sua
esistenza
,
FI
sta
registrando
le
tipiche
scosse
sismiche
di
ogni
vigilia
congressuale
che
si
rispetti
.
Chi
è
esperto
nella
geografia
interna
del
movimento
individua
principalmente
due
assi
contrapposti
:
quello
dell
'
apparato
centrale
,
guidato
dallo
stesso
Scajola
e
dagli
uomini
più
vicini
(
il
deputato
sardo
Salvatore
Cicu
,
ex
giovane
Dc
e
responsabile
del
settore
adesioni
,
il
consulente
per
il
congresso
Luigi
Baruffi
,
ex
responsabile
organizzativo
della
Dc
,
Mario
Valducci
,
il
tesoriere
Giovanni
Dell
'
Elce
)
e
che
avrebbe
l
'
appoggio
del
capogruppo
al
Senato
Enrico
La
Loggia
,
e
quello
capeggiato
da
Pisanu
e
Frattini
,
forte
di
un
buon
rapporto
con
Gianni
Letta
.
A
quest
'
ultimo
,
che
pure
non
ha
alcun
incarico
formale
,
e
non
è
neppure
iscritto
al
partito
,
tutti
riconoscono
però
un
ruolo
centrale
di
equilibrio
e
mediazione
.
Il
principale
scontro
precongressuale
,
che
verteva
sul
sistema
per
l
'
elezione
dei
membri
del
Comitato
di
presidenza
,
è
stato
risolto
da
Berlusconi
stesso
mercoledì
sera
,
nell
'
assemblea
dei
gruppi
,
a
favore
dell
'
asse
Pisanu
-
Frattini
.
Niente
liste
bloccate
,
come
suggeriva
Scajola
,
si
voterà
a
preferenza
unica
:
"
Non
mi
piacciono
le
cordate
"
,
ha
tagliato
corto
il
leader
.
Il
voto
sarà
a
scrutinio
elettronico
,
come
per
il
Totocalcio
:
un
'
innovazione
tecnologica
che
permetterà
la
massima
rapidità
nelle
operazioni
.
Ai
parlamentari
,
Berlusconi
ha
spiegato
:
"
Il
congresso
non
sarà
una
passerella
:
ci
sarà
un
vero
dibattito
,
nel
quale
tutti
potranno
dire
la
loro
"
.
La
base
della
discussione
sarà
il
programma
"
liberale
e
liberista
"
del
'94
,
che
poi
"
gli
alleati
ci
costrinsero
ad
annacquare
nel
'96
,
facendoci
togliere
capisaldi
della
nostra
proposta
di
governo
,
come
il
buono
scuola
e
sanità
e
la
separazione
delle
carriere
"
.
Ma
al
congresso
di
Milano
si
parlerà
naturalmente
anche
di
strategie
e
di
rapporti
politici
:
dal
dialogo
con
il
centro
cossighiano
a
quello
con
la
Lega
.
Per
ora
,
si
guarda
con
attenzione
alle
assise
del
Carroccio
,
che
si
apriranno
oggi
e
alle
quali
parteciperà
Giulio
Tremonti
,
massimo
sostenitore
della
"
svolta
nordista
"
di
FI
.
Vari
altri
esponenti
azzurri
(
dal
coordinatore
lombardo
Dario
Rivolta
a
Giancarlo
Galan
,
presidente
della
Regione
Veneto
,
a
Tiziana
Maiolo
)
stanno
già
lavorando
a
possibili
campagne
comuni
con
la
Lega
,
ma
i
rapporti
con
Umberto
Bossi
li
gestisce
Belusconi
in
prima
persona
.
Un
Berlusconi
di
ottimo
umore
,
racconta
chi
ha
partecipato
alla
riunione
di
mercoledì
.
A
chi
lo
investiva
con
i
suoi
"
cahiers
des
doléances
"
sul
funzionamento
di
gruppi
e
partito
,
ha
replicato
con
aria
divertita
:
"
Ci
sto
pensando
da
tempo
:
se
avessi
organizzato
le
mie
imprese
come
questa
baracca
,
sarei
fallito
in
tre
mesi
"
.
StampaQuotidiana ,
Caro
presidente
Berlusconi
,
nella
sua
encomiabile
battaglia
per
lo
Stato
di
diritto
,
alimentata
ieri
alla
Camera
da
un
nuovo
importante
discorso
sulle
riforme
costituzionali
e
sul
sacrosanto
obiettivo
della
separazione
delle
carriere
,
c
'
è
un
punto
dolente
o
punto
morto
.
Lei
non
indirizza
le
sue
energie
,
con
sufficiente
spinta
politica
e
morale
,
verso
quelle
vittime
dello
spirito
forcaiolo
che
non
appartengano
alla
sua
cerchia
di
conoscenti
,
collaboratori
e
amici
.
Il
suo
governo
ha
onorato
questo
paese
,
nel
luglio
del
'94
,
di
un
decreto
governativo
sulla
custodia
cautelare
in
carcere
,
quello
firmato
da
lei
e
dal
ministro
Alfredo
Biondi
(
c
'
erano
anche
le
firme
di
Roberto
Maroni
e
di
Oscar
Luigi
Scalfaro
)
.
Quella
legge
,
travolta
dal
putschismo
strisciante
del
partito
dei
procuratori
e
dalla
viltà
della
classe
dirigente
,
portò
alla
messa
in
libertà
di
duemila
persone
,
solo
in
minima
parte
(
una
trentina
)
indagate
per
reati
di
corruzione
;
e
,
quando
decadde
,
si
ebbe
il
ritorno
in
carcere
soltanto
per
una
cinquantina
di
persone
,
giudicate
a
rischio
se
a
piede
libero
.
Ma
quei
millenovecentocinquanta
cittadini
tolti
di
forza
a
una
concezione
arbitraria
e
anche
barbarica
della
carcerazione
preventiva
,
con
un
gesto
che
resterà
segnacolo
memorabile
di
coraggio
civile
da
parte
sua
e
del
suo
governo
,
non
sono
abbastanza
perché
si
possa
dire
che
il
compito
di
un
vero
movimento
liberale
si
è
esaurito
.
C
'
è
molto
altro
da
fare
.
Da
anni
infatti
,
caro
presidente
,
lei
suscita
energie
nel
campo
garantista
e
sostiene
battaglie
giuste
,
ma
il
suo
movimento
e
i
suoi
gruppi
parlamentari
dedicano
un
'
attenzione
troppo
spesso
sbadata
alla
questione
della
giustizia
italiana
(
ammalata
)
intesa
come
grande
questione
nazionale
ed
europea
,
e
trattata
nel
più
scrupoloso
rispetto
del
valore
universale
,
erga
omnes
,
delle
battaglie
civili
degne
di
questo
nome
.
Le
proponiamo
di
dedicare
parte
del
suo
tempo
,
nelle
settimane
a
venire
,
alla
visita
di
detenuti
infermi
(
come
il
dottor
Carlo
Maria
Maggi
,
che
giace
ammalato
in
carcere
nel
quadro
di
un
'
inchiesta
non
priva
di
opacità
sulle
bombe
di
piazza
Fontana
)
.
Le
chiediamo
di
considerare
i
grandi
casi
della
giustizia
politica
che
sono
sotto
il
vaglio
drammatico
delle
nostre
corti
e
del
Parlamento
(
dal
caso
della
revisione
processuale
per
Sofri
,
Bompressi
e
Pietrostefani
a
quello
della
legge
sull
'
indulto
per
chiudere
la
stagione
degli
anni
di
piombo
)
.
Ma
più
in
generale
le
segnaliamo
che
le
galere
italiane
continuano
ad
affollarsi
di
poveri
,
di
extracomunitari
e
di
tossicodipendenti
senza
un
vero
criterio
di
tutela
della
sicurezza
della
comunità
e
spesso
nel
più
caotico
(
e
criminogeno
)
diniego
ai
singoli
di
una
vera
giustizia
,
in
tempi
certi
.
Si
doti
,
caro
presidente
,
di
strumenti
efficaci
e
di
buone
idee
di
riforma
anche
in
questo
settore
cruciale
dell
'
amministrazione
della
giustizia
penale
.
Non
si
vive
di
soli
Andreotti
,
di
soli
Dell
'
Utri
e
di
soli
Previti
(
e
glielo
dice
un
giornale
che
in
materia
non
si
risparmia
)
:
l
'
iniziativa
per
lo
Stato
di
diritto
deve
avere
i
caratteri
di
una
battaglia
che
vale
per
correggere
tutte
le
sue
storture
.
E
per
tutti
.
Tokyo
,
lo
scandalo
aiuta
la
politica
StampaQuotidiana ,
Per
Adriano
Sofri
,
Ovidio
Bompressi
e
Giorgio
Pietrostefani
,
presso
il
carcere
di
Pisa
.
Ci
arrivano
dal
carcere
di
Pisa
notizie
che
consideriamo
cattive
.
Violiamo
malvolentieri
,
ma
con
decisione
,
una
consegna
di
riservatezza
di
cui
comprendiamo
le
ragioni
,
ma
che
ci
sembra
del
tutto
ingiustificata
dal
punto
di
vista
di
chi
sta
,
come
noi
,
fuori
dal
mondo
parallelo
del
carcere
ma
dentro
la
vicenda
di
almeno
tre
dei
suoi
abitatori
:
voi
tre
.
È
vero
che
vi
siete
battuti
come
leoni
in
ogni
sede
di
giustizia
,
fino
al
rigetto
della
richiesta
di
revisione
del
vostro
processo
,
per
affermare
la
vostra
non
colpevolezza
nell
'
omicidio
di
Luigi
Calabresi
.
È
vero
che
le
vostre
vite
sono
state
travolte
da
un
cataclisma
e
che
,
accanto
alla
solidarietà
di
un
bel
pezzo
di
questo
paese
(
trasversalmente
alle
generazioni
,
alle
esperienze
e
alle
idee
politiche
)
,
vi
si
è
presentato
di
faccia
e
di
profilo
il
deforme
e
grottesco
cinismo
di
certe
tradizioni
italiane
:
pregiudizio
sinistro
,
ferocia
vendicativa
,
odio
,
trasandatezza
morale
,
incapacità
di
capire
,
pigrizia
nel
leggere
le
carte
,
solerzia
nello
scriverne
di
sempre
nuove
e
perfino
surreali
.
È
vero
che
dieci
anni
passati
come
voi
li
avete
passati
stroncherebbero
tre
cavalli
da
tiro
,
e
a
nessun
uomo
è
richiesta
una
simile
capacità
di
trazione
e
di
carico
.
È
vero
che
anche
un
solo
giorno
di
carcere
è
una
dannazione
per
chiunque
,
ma
un
agguato
formidabile
per
chi
non
sia
colpevole
del
reato
per
cui
lo
sconta
:
e
i
giorni
,
per
voi
,
cominciano
a
essere
troppi
,
e
la
prospettiva
nera
.
È
vero
che
siete
uomini
liberi
e
orgogliosi
,
che
vi
siete
legati
con
la
forza
delle
parole
alla
promessa
di
uscire
comunque
dalla
casa
circondariale
di
Pisa
,
o
a
testa
alta
o
con
i
piedi
in
avanti
,
e
che
avete
il
diritto
di
scegliere
il
momento
della
vostra
morte
.
È
vero
che
nessuno
può
togliervi
la
libertà
di
essere
,
di
volta
in
volta
,
deboli
o
forti
,
e
di
attribuire
significati
diversi
da
quelli
che
gli
attribuiamo
noi
,
che
stiamo
fuori
,
ai
vostri
atti
di
detenuti
,
di
persone
a
cui
sono
state
comminate
sette
sentenze
deboli
e
male
argomentate
,
ma
è
stato
negato
un
processo
giusto
.
È
vero
che
qualunque
nostro
giudizio
su
di
voi
,
su
quello
che
fate
,
su
quello
che
decidete
,
è
superbo
,
perché
avete
il
diritto
di
essere
lasciati
in
pace
quando
scegliete
i
mezzi
che
giudicate
acconci
per
condurre
la
vostra
personale
guerra
contro
la
calunnia
e
il
sequestro
giudiziario
di
cui
siete
oggetto
.
È
vero
tutto
questo
.
Ma
resta
il
fatto
che
la
notizia
secondo
cui
avete
cominciato
nel
silenzio
e
nel
segreto
una
sottile
opera
di
distruzione
dei
vostri
corpi
,
imbastendo
una
complicata
tattica
di
estrema
combattività
e
di
estrema
resa
,
è
una
cattiva
notizia
,
una
pessima
notizia
.
La
vostra
salute
non
è
più
soltanto
vostra
ormai
da
dieci
anni
.
Noi
vogliamo
sapere
,
che
ne
abbiamo
o
no
il
potere
morale
,
quello
che
vi
succede
.
Vogliamo
preservare
la
natura
pubblica
e
civile
della
vostra
vicenda
.
Siamo
una
seconda
banda
di
sequestratori
,
accanto
ai
giudici
trasandati
e
prevenuti
che
vi
hanno
incastrato
e
vi
hanno
indotto
a
impedirvi
la
libertà
di
movimento
;
e
disponiamo
come
fosse
un
ostaggio
di
una
parte
della
vostra
storia
.
Perché
siamo
convinti
,
moralmente
e
dunque
ciecamente
convinti
,
del
fatto
che
siete
tre
detenuti
condannati
ingiustamente
alla
sepoltura
da
vivi
per
un
reato
che
non
avete
commesso
.
E
per
questo
solo
motivo
siamo
padroni
anche
noi
della
vostra
capacità
di
lasciare
il
carcere
a
testa
alta
.
Noi
non
vogliamo
vivere
il
resto
delle
nostre
vite
a
testa
bassa
,
dopo
avere
seppellito
la
vostra
fierezza
e
libertà
.
Smettetela
.
Riproviamoci
.
Sofri
,
Bompressi
e
Pietrostefani
cominciano
a
distruggersi
.
Fermiamoli
StampaQuotidiana ,
In
Europa
,
oh
yes
,
ma
biascicando
e
bofonchiando
.
Non
è
una
mortadella
,
quell
'
ultimo
premier
che
sabato
sera
si
è
affacciato
a
reti
unificate
per
celebrare
l
'
euro
.
L
'
osso
c
'
è
.
Ci
voleva
poco
a
capirlo
.
Conosce
i
suoi
dossier
.
Sa
navigare
.
Una
fortuna
sfacciata
(
e
forse
meritata
)
lo
ha
sempre
assistito
.
È
il
re
del
think
-
positive
,
del
vi
-
faccio
-
vedere
-
io
,
ma
anche
della
modestia
affettata
,
delle
braghe
ciclistiche
fascianti
su
coscione
potenti
,
della
sana
e
pingue
cultura
bolognese
.
È
fondamentalmente
onesto
,
sebbene
abbia
agito
talvolta
,
come
tutti
,
da
vero
furbacchione
.
Ma
di
che
carne
sia
fatto
è
ancora
un
mistero
.
Nel
bofonchio
solenne
di
Romano
Prodi
,
così
diverso
dalla
perfetta
e
ostica
dizione
di
Craxi
,
dalla
pigolante
e
corriva
loquela
andreottiana
,
dal
cortese
timbro
tenorile
della
voce
di
Berlusconi
,
dalle
taglienti
e
ambiziose
perfidie
di
D
'
Alema
,
si
riflette
al
millimetro
la
nuova
Italia
.
Solida
,
ma
senza
ambizione
.
Serena
,
ma
grigia
.
Ben
pasciuta
,
e
probabilmente
equilibrata
,
ma
non
ricca
.
Amministrata
,
ma
non
governata
.
Civile
e
matura
,
ma
non
generosa
.
Perché
Prodi
dà
a
vedere
,
per
come
parla
,
per
come
guarda
,
per
come
si
propone
alla
telecamera
,
per
la
scelta
dei
tempi
e
dei
ritmi
,
che
l
'
Ulivo
è
disposto
a
sudarsi
la
partita
del
potere
,
che
il
governo
dei
capoclasse
non
cederà
facilmente
il
passo
a
nessuno
,
nemmeno
a
quel
minaccioso
Franti
che
si
chiama
D
'
Alema
,
ma
non
manterrà
più
di
quel
che
ha
promesso
:
la
riduzione
della
politica
a
sano
condominio
,
il
taedium
rei
publicae
elevato
a
sistema
,
la
continuità
e
la
durata
come
metro
esclusivo
del
successo
.
Quando
lo
si
ascolta
biascicare
da
professore
-
curato
la
sua
filosofia
di
vita
,
quando
evoca
i
«
sorci
verdi
»
e
celebra
cesarianamente
i
trionfi
in
Campidoglio
,
quando
agita
divertito
e
un
po
'
goffo
il
suo
testone
pieno
di
buone
cose
,
informazioni
,
un
testone
documentato
e
bonario
;
oppure
quando
s
'
impenna
,
scalcia
cattivo
,
disprezza
l
'
avversario
,
mette
da
parte
la
merenda
e
preferisce
lasciarla
andare
a
male
che
condividerla
con
i
suoi
compagni
:
è
allora
che
Prodi
rivela
la
poca
anima
,
il
poco
spirito
e
la
molta
buona
e
grassa
materia
di
cui
è
fatto
il
governo
di
centrosinistra
,
titolare
di
una
curatela
degli
interessi
degli
italiani
più
che
guida
del
paese
.
Era
destino
che
finisse
così
,
provvisoriamente
.
In
fondo
gli
inglesi
in
questi
anni
hanno
formalizzato
la
più
straordinaria
rivoluzione
del
secolo
,
quella
liberale
.
I
tedeschi
hanno
cambiato
la
geografia
europea
e
tutti
i
termini
del
nostro
futuro
,
con
la
riunificazione
.
I
francesi
hanno
giocato
con
il
socialisme
aux
couleurs
de
la
France
e
celebrato
il
bicentenario
.
Gli
spagnoli
hanno
fondato
una
democrazia
.
E
noi
?
Noi
abbiamo
approfittato
,
come
sempre
,
degli
eventi
;
ci
siamo
issati
come
un
nano
pieno
di
debiti
sulle
spalle
del
gigante
Europa
,
e
saremo
tra
coloro
che
raccoglieranno
alla
fine
i
frutti
migliori
.
Ma
con
molta
modestia
e
con
una
classe
dirigente
che
assomiglia
a
un
consiglio
d
'
istituto
,
con
tutto
il
rispetto
per
il
signor
preside
e
per
la
sua
arte
di
comunicare
borbottando
.
StampaQuotidiana ,
Qual
è
la
vera
strategia
dietro
il
riccometro
?
Per
capirla
,
vediamo
prima
il
dilemma
che
il
governo
è
costretto
a
risolvere
.
Come
rendere
sostenibile
la
spesa
crescente
dello
stato
sociale
non
potendo
più
aumentare
le
tasse
e
dovendo
contemporaneamente
ridurre
deficit
e
debito
pubblico
nonché
generare
più
crescita
?
Ridurre
la
spesa
sarebbe
la
soluzione
più
ovvia
.
Ma
questo
governo
non
può
farlo
perché
vincolato
da
interessi
protezionistici
che
caratterizzano
la
maggioranza
parlamentare
che
lo
sostiene
.
Per
esempio
,
la
riforma
del
sistema
pensionistico
è
stata
limitata
a
un
risparmio
di
circa
4
mila
miliardi
,
utile
per
la
cassa
immediata
,
ma
irrilevante
per
la
sostenibilità
futura
dei
conti
.
La
riforma
dell
'
amministrazione
pubblica
,
elaborata
da
Bassanini
,
sposta
la
spesa
,
ma
non
introduce
alcun
risparmio
.
I
ferrovieri
,
come
sancito
l
'
altro
giorno
dalla
maggioranza
,
sono
illicenziabili
.
In
sintesi
,
il
governo
:
a
)
non
può
tagliare
sostanzialmente
i
costi
del
sistema
pubblico
;
b
)
non
può
alzare
ulteriormente
le
tasse
;
c
)
ma
allo
stesso
tempo
deve
stimolare
almeno
un
po
'
la
crescita
economica
per
fare
pil
;
d
)
nonché
ridurre
il
ricorso
al
deficit
spending
annuale
entro
il
limite
del
3%
del
pil
stesso
e
dimezzare
il
debito
entro
un
decennio
(
come
promesso
formalmente
da
Ciampi
qualche
giorno
fa
)
.
Così
messo
è
un
problema
affascinante
in
confronto
al
quale
il
dilemma
della
quadratura
del
cerchio
con
soli
compasso
e
righello
è
robetta
.
Non
c
'
è
soluzione
possibile
senza
modificare
qualcuno
dei
parametri
di
vincolo
appena
detti
.
Infatti
il
governo
ha
finora
cercato
di
rendere
risolvibile
l
'
equazione
irrisolvibile
attraverso
politiche
anomale
che
permettessero
di
non
dover
rispettare
con
precisione
questi
requisiti
.
1
)
Impossibilitato
a
tagliare
,
il
governo
ha
congelato
la
parte
crescente
della
spesa
pubblica
.
Ma
ha
solo
spostato
in
avanti
una
massa
finanziaria
passiva
,
non
risolta
.
2
)
Il
ricorso
a
una
maggiore
tassazione
indiretta
non
è
stato
altro
che
un
modo
di
aumentare
il
volume
fiscale
senza
darlo
a
vedere
.
Ma
l
'
impatto
inflazionistico
oggettivo
restringe
moltissimo
l
'
applicazione
di
questa
opzione
.
3
)
Non
potendo
ridurre
le
tasse
e
le
rigidità
del
mercato
del
lavoro
-
tipici
strumenti
di
stimolazione
della
crescita
-
il
governo
ha
inventato
le
rottamazioni
,
cioè
defiscalizzazioni
limitate
settore
per
settore
,
uno
alla
volta
,
ciascuna
capace
di
pompare
a
breve
uno
0,5-0,7
per
cento
di
pil
(
senza
l
'
aiuto
alle
automobili
il
pil
italiano
del
1997
sarebbe
stato
sotto
l'1%
)
.
Ma
questa
misura
succedanea
è
di
respiro
corto
,
tra
l
'
altro
controproducente
per
i
settori
interessati
nel
medio
periodo
,
e
non
sostituisce
la
vera
crescita
.
4
)
Solo
un
mese
fa
il
governo
ha
dovuto
,
per
pressione
europea
,
elaborare
un
piano
dettagliato
di
riduzione
del
debito
.
Appunto
,
in
precedenza
aveva
cercato
di
risolvere
questo
vincolo
semplicemente
ignorandolo
.
Ciò
serve
a
dimostrare
che
,
finora
,
il
governo
non
ha
dato
prova
di
grande
genialità
risolutoria
limitandosi
a
furberie
di
contingenza
.
Ma
adesso
che
queste
sono
impedite
dalla
realtà
interna
e
dai
vincoli
esterni
,
il
governo
è
chiamato
a
esibire
vera
genialità
,
quasi
magica
vista
la
natura
dei
vincoli
.
Ma
si
orienta
verso
una
wizardry
bianca
o
nera
?
La
sanità
la
pagheranno
anche
gli
esclusi
Ed
ecco
il
riccometro
.
In
apparenza
serve
principalmente
a
far
pagare
,
senza
aumentarle
,
le
tasse
a
più
gente
che
le
svicola
e
,
grazie
a
questo
,
reperire
quei
20
mila
-
30
mila
miliardi
annui
che
mancano
per
una
soluzione
almeno
parziale
dell
'
equazione
.
Ma
non
è
tanto
questo
il
suo
vero
scopo
,
pur
essendo
una
delle
finalità
della
misura
.
Lo
è
,
invece
,
il
costringere
una
buona
parte
degli
utenti
dei
servizi
statali
a
non
ricorrervi
.
Per
esempio
,
una
persona
dichiarata
ricca
(
50
milioni
di
risparmi
)
dovrà
pagarsi
le
spese
mediche
,
ma
anche
-
qui
il
punto
-
continuare
a
pagare
la
quota
fiscale
per
la
sanità
(
proprio
per
questo
nascosta
in
una
nuova
forma
di
tassazione
omnibus
)
.
Cosa
significa
?
Nuova
tassa
che
non
è
tassa
.
Ed
è
il
cuore
della
nuova
strategia
:
ridurre
lo
stato
sociale
non
in
termini
di
apparato
e
tasse
,
ma
di
utenti
che
ne
usano
i
servizi
gratuitamente
.
Gli
esclusi
pagheranno
sia
il
servizio
che
la
tassa
.
È
un
modo
indiretto
per
incrementare
il
gettito
e
,
quindi
,
la
sostenibilità
del
sistema
pubblico
senza
aumentare
formalmente
la
fiscalità
.
È
utile
ripetere
che
il
riccometro
serve
più
a
questa
strategia
che
a
non
quella
,
peraltro
perseguita
con
poco
premiata
ostinazione
,
di
far
pagare
di
più
le
tasse
già
esistenti
attraverso
un
raffinamento
dei
controlli
.
Ed
è
ovvio
.
La
seconda
sarà
comunque
aleatoria
,
la
prima
,
invece
,
può
essere
realmente
strutturale
.
Sulla
carta
,
l
'
equazione
irrisolvibile
pare
risolta
.
La
vera
fonte
che
ispira
il
riccometro
è
la
strategia
più
generale
di
riformare
lo
stato
sociale
non
riducendo
il
primo
termine
,
ma
il
secondo
.
Per
riuscirci
è
necessario
definire
"
ricca
"
una
classe
media
che
in
realtà
non
lo
è
.
Il
riccometro
è
lo
strumento
selettivo
che
la
costringerà
a
pagare
doppio
.
Basta
rendere
molto
bassa
la
soglia
di
definizione
della
ricchezza
-
tipo
,
appunto
,
50
milioni
di
risparmi
-
e
verrà
fuori
,
con
un
colpo
di
bacchetta
magica
,
che
i
poveri
sono
in
realtà
ricchi
e
,
quindi
,
esclusi
dalla
gratuità
dei
servizi
o
quasi
.
Ammetto
la
genialità
riformatrice
dei
maghi
del
welfare
,
ma
ricordo
loro
che
è
magia
nera
,
anzi
rossa
.
Agendo
da
stregoni
(
wizards
)
lo
stanno
trasformando
in
wizfare
.
Spero
,
poi
,
non
sia
irrispettoso
evocare
sul
forbito
Foglio
la
mia
triestinità
e
le
derive
semantiche
del
suo
dialetto
:
xe
solo
un
wiz
.
StampaQuotidiana ,
Di
quali
armi
ha
bisogno
l
'
Europa
?
È
poco
chiaro
.
Lo
è
di
più
il
problema
corrente
dei
produttori
europei
di
armamenti
.
I
bilanci
della
difesa
nazionali
si
stanno
restringendo
sotto
la
pressione
di
altre
priorità
dopo
la
fine
di
quella
legata
alla
minaccia
sovietica
.
Quindi
,
se
si
resta
ancorati
all
'
idea
che
ogni
nazione
debba
avere
un
proprio
sistema
industriale
militare
completo
,
di
grande
scala
ed
indipendente
,
non
ci
sono
risorse
a
sufficienza
per
tenerlo
in
vita
.
Ma
le
nazioni
europee
sono
restie
a
mollare
questa
idea
nonostante
l
'
evidenza
che
le
costringe
a
farlo
.
L
'
industria
militare
è
una
parte
integrante
del
modello
di
difesa
nazionale
.
Rifornirsi
di
armi
dall
'
estero
,
o
condividerle
troppo
con
gli
alleati
,
significa
dover
rinunciare
all
'
autonomia
politica
sia
per
la
propria
sicurezza
che
per
le
proiezioni
di
potenza
ed
il
supporto
militare
agli
interessi
commerciali
nazionali
.
Infatti
gli
europei
hanno
trovato
un
compromesso
tra
esigenze
di
autonomia
nazionale
e
quelle
di
integrazione
formando
dei
consorzi
per
lo
sviluppo
di
specifici
sistemi
d
'
arma
(
Per
esempio
L
'
Eurofighter
,
la
fregata
Horizon
,
ecc
.
)
.
La
forma
consortile
assegna
alle
industrie
di
una
nazione
una
quota
di
lavori
proporzionale
alla
quota
di
mezzi
che
ciascuna
forza
armata
di
quella
nazione
prenota
e
paga
.
E
tale
modello
permette
di
integrare
le
risorse
sul
piano
della
domanda
evitando
che
si
facciano
tanti
nuovi
modelli
di
aerei
o
navi
,
o
altro
,
quante
sono
le
nazioni
.
E
ciò
assicura
ad
ogni
industria
nazionale
una
quota
di
mercato
più
ampia
di
quella
del
mercato
interno
.
Tuttavia
questo
modello
non
basta
più
.
È
vero
che
salva
le
industrie
nazionali
.
Ma
è
anche
vero
,
proprio
per
questo
,
che
le
mantiene
troppo
piccole
per
diventare
competitive
sul
piano
dell
'
avanzamento
tecnologico
e
commerciale
.
E
la
questione
è
scoppiata
nel
confronto
con
gli
americani
.
Il
loro
modello
di
industria
della
difesa
è
stato
riorganizzato
favorendo
la
fusione
delle
aziende
piccole
in
modo
tale
da
trasformarle
in
nuovi
giganti
capaci
di
prestazioni
avanzate
grazie
alla
maggior
scala
.
Se
gli
europei
vogliono
competere
con
gli
americani
in
questa
materia
non
possono
far
altro
che
lo
stesso
:
meno
produttori
,
ma
più
grandi
,
sul
lato
dell
'
offerta
industriale
.
E
ciò
permette
di
integrare
le
risorse
finanziarie
sul
lato
della
domanda
,
concentrandole
invece
che
disperderle
in
tanti
rivoli
e
ridondanze
nazionali
.
A
Londra
,
lunedì
6
Luglio
,
è
stato
firmato
un
accordo
tra
i
governi
di
Francia
,
Germania
,
Italia
,
Regno
Unito
,
Spagna
e
Svezia
(
che
insieme
formano
circa
il
90%
del
mercato
della
difesa
dell
'
Unione
)
per
portare
il
sistema
europeo
verso
questa
direzione
.
Sarà
una
transizione
piena
di
problemi
.
La
volontà
politica
emersa
a
Londra
pare
spingere
il
sistema
industriale
europeo
della
difesa
a
consolidarsi
attraverso
fusioni
e
superare
l
'
approccio
per
consorzi
di
industrie
nazionali
.
Ma
chi
sarà
acquisito
e
chi
acquisirà
?
Una
nazione
perderà
la
capacità
di
costruire
carrri
armati
nel
proprio
territorio
perché
potranno
restare
solo
uno
o
due
aziende
del
settore
.
E
così
per
gli
altri
.
E
i
militari
che
resteranno
nazionali
accetteranno
di
condividere
le
specifiche
dei
progetti
integrati
?
Inoltre
i
sistemi
industriali
militari
nazionali
sono
strutturalmente
diversi
.
Per
esempio
,
quello
inglese
si
basa
sulla
Borsa
e
sulla
concorrenza
.
Quello
francese
è
totalmente
dirigistico
.
Non
sarà
facile
integrarli
.
Comunque
l
'
accordo
di
Londra
indica
che
c
'
è
una
volontà
politica
di
dar
vita
in
un
qualche
modo
ad
un
sistema
di
difesa
europeo
basato
su
un
'
industria
degli
armamenti
altrettanto
europea
.
Ed
in
qualche
modo
verrà
fatta
,
pur
passo
dopo
passo
,
ognuno
difficile
e
sudato
.
Ma
questa
volontà
politica
di
europeizzazione
del
settore
si
è
formata
sulla
base
di
un
emergenza
di
sopravvivenza
a
livello
di
industrie
degli
armamenti
,
non
di
un
piano
che
definisca
quali
armamenti
servano
per
il
futuro
,
cioé
per
quale
politica
di
sicurezza
europea
e
verso
il
mondo
.
Per
esempio
,
contro
chi
facciamo
l
'
Eurofighter
?
È
nato
come
caccia
europeo
(
per
altro
ottimo
sia
come
piattaforma
che
come
elettronica
)
contro
i
sovietici
,
ma
questi
non
ci
sono
più
.
La
risposta
tipica
è
che
lo
facciamo
per
tenere
in
vita
l
'
industria
aeronautica
europea
affinché
non
venga
cannibalizzata
da
quella
americana
.
E
per
svolgere
meglio
questa
missione
sarebbe
il
caso
che
il
consorzio
Airbus
diventasse
un
'
azienda
unica
,
capace
di
fare
anche
aerei
militari
,
da
contrapporre
alla
Boeing
in
modo
più
solido
.
E
quindi
vien
fuori
che
lo
scopo
principale
dell
'
europeizzazione
dell
'
industria
della
difesa
(
e
di
quella
civile
che
è
coinvolta
)
è
quello
di
fare
concorrenza
agli
Stati
Uniti
.
Non
c
'
è
ancora
un
'
Europa
politica
che
definisca
una
politica
comune
di
sicurezza
e
difesa
,
cioè
manca
la
testa
.
Ma
c
'
è
un
corpo
industriale
che
deve
essere
comunque
salvato
.
Gli
si
metta
quindi
una
eurocorazza
protettiva
e
poi
si
vedrà
quale
testa
spunterà
.
Non
voglio
criticare
questo
approccio
.
Ha
motivi
pratici
e
,
soprattutto
,
è
innegabile
l
'
aggressività
americana
.
Ma
mi
chiedo
se
ciò
porterà
a
del
buono
.
Non
credo
.
Gli
americani
non
possono
da
soli
reggere
la
sicurezza
del
pianeta
.
Inoltre
di
fronte
ai
paesi
emergenti
,
quali
Cina
,
India
ed
altri
in
arrivo
,
saranno
necessari
sistemi
d
'
arma
che
siano
più
avanzati
di
decenni
tecnologia
per
mantenere
la
superiorità
.
E
per
svilupparli
bisogna
mettere
insieme
le
risorse
americane
e
quelle
europee
perché
le
prime
e
le
seconde
,
se
divise
,
non
basteranno
.
Per
questo
vedrei
meglio
un
'
integrazione
tra
l
'
industria
americana
e
quella
europea
che
non
la
formazione
di
due
blocchi
contrapposti
in
concorrenza
,
e
conflitto
politico
,
tra
loro
.
Ormai
il
confronto
militare
potenziale
è
tra
Occidente
e
Asia
e
il
primo
non
può
restare
diviso
da
fratture
fondamentali
quali
quella
militare
se
vuole
vincerlo
.
Ma
pochi
sentono
al
momento
questo
problema
.
Prevale
un
altro
.
Gli
americani
riescono
a
vendere
gli
F-16
ad
un
prezzo
scontatissimo
,
9
milioni
di
dollari
l
'
uno
,
a
turchi
,
olandesi
e
ad
altri
paesi
.
Riusciranno
gli
europei
a
vendere
l
'
Eurofighter
ad
un
prezzo
competitivo
?
StampaQuotidiana ,
Internet
cresce
globalmente
sia
in
estensione
(
nuove
connessioni
)
che
in
quantità
di
servizi
offerti
.
Questo
trend
lascia
pensare
che
ormai
l
'
unico
limite
all
'
espansione
di
internet
sia
il
livello
di
sviluppo
di
un
paese
.
In
quelli
ricchi
e
che
lo
stanno
diventando
ci
si
attende
entro
non
più
di
cinque
anni
una
sorta
di
saturazione
delle
connessioni
.
Ciò
significa
che
in
un
periodo
di
tempo
relativamente
breve
e
definito
più
di
1/5
della
popolazione
mondiale
sarà
connesso
.
E
ciò
giustifica
il
rapido
ed
accelerato
sviluppo
di
nuove
offerte
di
servizi
in
rete
,
dalle
operazioni
finanziarie
on
line
allo
shopping
elettronico
.
In
sintesi
,
lo
scenario
internet
appare
determinato
da
una
tendenza
di
grande
crescita
senza
problemi
.
Ma
questi
non
si
percepiscono
per
eccesso
di
euforia
o
perché
veramente
non
ci
sono
?
In
generale
,
la
crescita
delle
connessioni
non
appare
a
rischio
di
rallentamenti
.
L
'
uso
di
internet
è
considerato
un
emblema
di
modernità
.
Quindi
,
anche
se
uno
non
ha
alcuna
necessità
di
navigare
per
motivi
professionali
,
sente
comunque
una
pressione
ambientale
a
spendere
il
necessario
per
diventare
internauta
.
Anche
qualora
la
moda
finisse
,
comunque
l
'
esperienza
di
praticare
internet
fa
capire
subito
ad
un
utente
che
può
avere
accesso
ad
informazioni
rilevanti
a
bassissimo
costo
.
Dalle
news
in
tempo
reale
fino
alle
caratteristiche
tecniche
dell
'
ultimo
modello
di
telefonino
in
arrivo
.
E
comunque
il
solo
servizio
di
posta
elettronica
è
sufficiente
a
giustificare
la
spesa
della
connessione
.
Che
,
volendo
,
può
essere
ridotta
fino
a
zero
da
contratti
innovativi
tra
gestori
delle
vie
di
telecomunicazione
e
aziende
che
operano
su
internet
.
Ma
se
gli
utenti
si
limiteranno
a
praticarla
per
lo
più
solo
per
servizi
di
messaggeria
o
di
informazione
di
tipo
giornalistico
o
pubblicitario
questa
difficilmente
si
trasformerà
in
un
nuovo
mercato
elettronico
di
massa
.
Che
è
il
cuore
dell
'
interesse
economico
per
internet
ed
il
motivo
che
regge
i
tanti
investimenti
in
atto
.
Il
dubbio
è
che
la
rete
tecnica
,
con
i
suoi
servizi
informativi
di
base
,
si
espanda
prima
e
di
più
della
capacità
e
volontà
degli
utenti
di
vederla
come
luogo
dove
compiere
transazioni
commerciali
.
Perché
?
C
'
è
un
grande
salto
psicologico
tra
il
semplice
cliccare
per
trovare
qualche
informazione
e
il
valutare
un
oggetto
presentato
in
una
vetrina
virtuale
ed
acquistarlo
.
Alcuni
pensano
che
le
internet
-
vendite
possano
godere
dell
'
effetto
supermarket
.
Tanta
merce
esposta
aumenta
la
propensione
a
comprarla
anche
senza
che
ve
ne
sia
un
vero
bisogno
.
Inoltre
molti
utenti
possono
essere
progressivamente
educati
allo
shopping
elettronico
portandoli
ad
eseguire
azioni
sempre
più
complesse
a
partire
da
quelle
semplici
.
Forse
sarà
così
.
Tuttavia
lo
scenario
più
probabile
è
che
il
commercio
via
internet
resti
a
lungo
limitato
a
piccoli
gruppi
di
utenti
specializzati
e
che
non
decolli
come
mercato
di
massa
.
Per
esempio
,
uno
che
ne
capisce
in
fatto
di
computer
e
sa
installarselo
da
solo
si
connette
con
Dell
e
lo
ordina
on
line
.
Così
facendo
risparmia
anche
il
50%
.
Ma
questo
avviene
in
America
dove
la
cultura
tecnica
è
diffusa
a
livello
di
massa
ed
il
sistema
delle
infrastrutture
(
poste
e
trasporti
)
è
efficientissimo
ed
a
basso
costo
.
In
Europa
e
altrove
né
il
sistema
né
la
gente
sono
così
pronti
per
operazioni
di
commercio
diretto
via
rete
.
Il
che
,
intanto
,
rende
utile
avvertire
di
non
usare
il
caso
statunitense
per
proiettare
l
'
espansione
di
questo
settore
sul
piano
mondiale
,
soprattuto
nella
stima
dei
tempi
di
evoluzione
.
Ma
,
più
importante
,
dobbiamo
chiederci
perché
dobbiamo
comprare
una
cosa
via
internet
se
sta
nel
negozio
sotto
casa
?
Via
internet
,
eventualmente
,
ordinerò
più
velocemente
la
spesa
al
negozio
più
vicino
e
non
a
quello
virtuale
.
In
ogni
caso
,
pur
comprando
e
vendendo
azioni
on
line
,
una
cravatta
me
la
vado
a
toccare
prima
di
comprarla
.
Non
è
escluso
che
la
tecnologia
produca
ologrammi
tattili
internettabili
e
risolva
questo
limite
.
Ma
ci
vuole
del
tempo
e
il
realizzarsi
di
alcune
condizioni
ora
non
contemplate
negli
scenari
eccessivamente
euforici
sullo
sviluppo
di
massa
del
mercato
elettronico
.
E
questi
andrebbero
rivisti
.
Non
per
smontare
l
'
ottimismo
,
ma
per
sottolineare
il
punto
dal
quale
dipende
il
decollo
di
un
vero
e
proprio
mercato
elettronico
.
Questo
è
che
internet
deve
diventare
un
luogo
per
nuovi
prodotti
e
non
un
modo
diverso
per
comprare
i
soliti
.
E
ciò
implica
che
non
basta
portare
in
rete
le
televendite
,
ma
bisogna
creare
nuovi
oggetti
basati
sull
'
informazione
visto
che
è
proprio
questa
che
internet
tratta
con
insuperabile
efficienza
.
Per
esempio
non
compro
una
cravatta
on
line
,
ma
certamente
acquisterei
un
servizio
che
mi
permettesse
di
simulare
una
nuova
identità
e
farla
vivere
nella
rete
virtuale
,
ma
con
carta
di
credito
e
conseguenze
tangibili
.
Chiamiamolo
servizio
"zelig.com",
per
scherzare
.
Seriamente
,
lo
sviluppo
di
internet
come
grande
mercato
richiede
un
passaggio
dall
'
ingegneria
delle
reti
a
quella
dei
contenuti
,
ma
non
è
ancora
in
vista
.
StampaQuotidiana ,
Non
è
solo
questione
di
facce
,
di
vendette
personali
e
di
arboristeria
tra
querce
e
ulivi
.
La
guerra
tra
Prodi
e
D
'
Alema
tocca
il
Dna
della
sinistra
italiana
.
E
tocca
alle
radici
l
'
egemonia
del
centrosinistra
.
Non
è
possibile
infatti
pensare
a
un
equilibrio
perfetto
tra
le
due
componenti
:
ci
sarà
sempre
la
prevalenza
dell
'
una
sull
'
altra
,
legittimata
da
ragioni
di
forza
elettorale
o
di
agibilità
politica
,
di
organizzazione
di
partito
o
di
maggiore
presentabilità
sociale
e
internazionale
.
E
non
possiamo
obiettivamente
sentirci
europei
se
pensiamo
che
,
unici
in
Europa
,
abbiamo
al
governo
personaggi
e
partiti
che
fanno
capo
ai
due
principali
schieramenti
antagonisti
in
Europa
:
da
una
parte
i
popolari
moderati
di
centro
e
dall
'
altra
l
'
internazionale
socialista
e
democratica
di
sinistra
.
L
'
equivoco
non
può
durare
in
eterno
;
con
i
parametri
politici
di
Maastricht
non
siamo
a
posto
,
abbiamo
due
piedi
in
uno
Stivale
.
Ma
il
problema
di
fondo
è
che
le
due
mentalità
sinistresi
,
quella
ulivista
e
quella
quercista
,
sono
incompatibili
alla
radice
;
la
prima
fa
perno
sulla
società
civile
,
la
seconda
sul
Partito
;
la
prima
è
virale
,
mira
a
contaminare
e
ungere
la
società
come
una
macchia
oleosa
;
la
seconda
è
batterica
e
mira
a
egemonizzare
la
società
;
la
prima
è
pacionista
,
punta
cioè
sui
faccioni
di
Prodi
,
Di
Pietro
,
Rutelli
,
e
via
dicendo
;
la
seconda
è
professionista
,
e
scommette
sulla
consumata
capacità
di
navigazione
degli
apparati
.
E
poi
,
la
sinistra
nel
caso
ulivista
è
una
specie
di
clima
,
di
habitat
,
che
si
mescola
con
cattolicesimo
e
tecnocrazia
.
Nel
caso
quercista
è
invece
una
sinistra
che
si
trasforma
di
volta
in
volta
in
cattolicesimo
e
tecnocrazia
.
La
prima
ha
come
modello
il
melting
pot
,
la
seconda
ha
come
modello
il
trasformismo
.
L
'
Ulivo
è
bisessuale
(
maschio
con
Tonino
,
materno
con
Romano
,
ombroso
con
Cacciari
,
puer
glabro
con
Rutelli
)
,
la
Quercia
è
transessuale
(
da
comunista
a
democratico
di
sinistra
,
da
filosovietico
a
filoamericano
,
dal
Cremlino
a
Casablanca
)
.
O
,
se
preferite
un
paragone
alimentare
,
l
'
Ulivo
è
un
passato
di
verdura
,
in
cui
tutti
gli
ingredienti
risultano
fusi
in
un
pappone
;
la
Quercia
è
un
minestrone
di
verdure
in
cui
galleggiano
i
pezzi
di
vecchie
provenienze
:
si
distinguono
ancora
i
tranci
di
rape
verdi
,
patate
cattoliche
,
cavoli
udierrini
,
barbabietole
comuniste
.
A
livello
internazionale
,
l
'
Ulivo
vorrebbe
essere
più
liberal
,
ma
in
salsa
parrocchiale
;
la
Quercia
vorrebbe
essere
più
socialdemocratica
,
ma
in
salsa
gramsciana
.
Cos
'
hanno
allora
in
comune
le
due
sinistre
?
Un
retrogusto
ideologico
all
'
insegna
dell
'
antifascismo
e
un
giacobismo
dolciastro
,
strisciante
.
In
fondo
,
quello
è
l
'
unico
cemento
a
cui
si
richiama
disperatamente
Walter
Veltroni
per
salvare
l
'
alleanza
e
soprattutto
la
sua
biografia
personale
.
Veltroni
infatti
è
diventato
un
caso
umano
perché
ha
la
testa
nell
'
Ulivo
ma
i
piedi
nella
Quercia
;
deve
fare
gli
interessi
dalemiani
pur
avendo
le
stimmate
dell
'
Ulivo
.
E
allora
punta
su
questo
esile
tratto
comune
giacobino
e
antifascista
,
e
ogni
giorno
chiede
a
Prodi
e
indirettamente
a
D
'
Alema
di
sparare
sulla
destra
,
di
rivolgere
le
proprie
polemiche
contro
il
Nemico
.
Perché
se
togli
quel
collante
,
l
'
odio
per
l
'
Italia
di
Berlusconi
e
Fini
,
non
resta
nulla
.
La
stessa
coalizione
di
governo
va
in
pezzi
e
i
suoi
tronconi
schizzano
da
tutte
le
parti
.
Sul
piano
pratico
il
punto
di
unione
tra
sinistra
e
sinistra
coincide
con
il
punto
di
maggiore
tensione
:
il
potere
.
È
quella
,
in
fondo
,
l
'
unica
ragione
che
unisce
una
coalizione
così
eterogenea
:
se
non
fossero
ministri
,
sindaci
o
presidenti
,
ognuno
sparerebbe
palate
di
fango
sugli
altri
alleati
.
Però
il
luogo
di
incontro
più
morboso
è
anche
il
luogo
di
scontro
più
feroce
.
Prendete
la
lottizzazione
:
c
'
è
una
guerra
civile
intestina
e
clandestina
da
far
spavento
.
Provate
a
sentire
le
redazioni
della
Rai
,
i
vertici
di
molti
enti
,
le
giunte
di
molte
città
:
la
caccia
all
'
uomo
,
la
resa
dei
conti
tra
bande
rivali
e
il
proselitismo
door
to
door
prosegue
incessante
e
senza
esclusione
di
colpi
bassi
.
Gli
ulivisti
si
insinuano
come
testimoni
di
Geova
nelle
case
dei
cattolici
.
E
viceversa
,
i
quercisti
li
respingono
come
se
fossero
una
setta
satanica
.
Se
vogliamo
localizzare
il
bubbone
della
guerra
civile
a
sinistra
dobbiamo
andare
a
Bologna
,
eletta
capitale
da
entrambe
le
sinistre
:
gli
ulivisti
perché
è
la
loro
città
del
Vaticano
,
dove
vive
il
loro
papa
Romano
Prodi
,
i
quercisti
perché
è
la
capitale
morale
dell
'
italocomunismo
,
l
'
epicentro
dei
Ds
.
Anche
storicamente
,
Bologna
è
per
Prodi
la
città
del
suo
padre
spirituale
,
Dossetti
;
e
per
D
'
Alema
la
storica
Stalingrado
del
suo
partito
.
Scoppierà
dunque
la
guerra
del
tortellino
.
Anche
perché
,
nel
frattempo
,
Bologna
la
rossa
è
diventata
la
città
del
nord
dove
si
vive
peggio
,
a
cominciare
dalla
sicurezza
e
dall
'
ordine
pubblico
.
E
ciò
grazie
a
una
sinistra
di
governo
che
ha
disarmato
psicologicamente
le
forze
di
polizia
.
Ottenendo
,
fra
l
'
altro
,
la
testa
del
vicequestore
Giovanni
Preziosa
,
trasferito
da
Bologna
,
perché
reo
di
usare
la
mano
pesante
con
la
criminalità
,
ieri
con
l
'
ultrasinistra
,
oggi
con
gl
'
immigrati
irregolari
.
Insomma
Bologna
sarà
probabilmente
la
pietra
dello
sfascio
.
Non
a
caso
,
l
'
ultima
tempesta
tra
ulivisti
e
quercisti
è
stata
scatenata
proprio
sul
fronte
di
Bologna
:
capeggiate
da
Lerner
,
le
truppe
ulivastre
hanno
attaccato
l
'
approdo
di
D
'
Alema
nel
programma
C
'
era
un
compagno
che
come
me
del
mito
canoro
bolognese
più
celebre
dell
'
italocomunismo
:
Gianni
Morandi
.
Dal
presidente
della
Regione
La
Forgia
al
compagno
Morandi
:
Bologna
la
rossa
sarà
probabilmente
la
prima
città
dove
la
sinistra
consumerà
la
sua
lotta
fratricida
.