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Così Manzoni scacciò Satana ( Ceronetti Guido , 1982 )
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E il demoniaco cominciava a invadere tutto , fino alle lettere e pitture più alte e tragiche , dalla Spagna alla Siberia , da Parigi a Pietroburgo : perché non entra , da Porta Tosa , da Porta Ticinese , per i Navigli e le cloache , o giù per i camini , in Milano ? A Milano , il più grande scrittore italiano del secolo esclude il demoniaco dal suo unico romanzo come dagli altri suoi scritti , dalla sua teologia morale , dalle sue lettere , da ogni espressione del suo pensiero . Neppure Stendhal l ' aveva messo nelle sue storie ; ma Stendhal non era scrittore religioso e teologico , e neppure un allucinato romantico ; Manzoni è scrittore religioso integrale . E ' scrittore cristianissimo , e ancora al suo tempo Satana era l ' avversario di Dio nella vita interiore del credente , viveva nelle crepe metafisiche e nelle notti dei santi ; l ' Anticristo era nel timori e nelle attese del residuo messianismo cattolico : il papa poteva permettersi di nominarlo . In un altro scrittore cristiano integrale , Dostoevskij , l ' intero problema morale è gettato nel crogiuolo del demoniaco e studiato , messo in luce mentre il regno anticristico schiuma , preme , vicino . Manzoni è muto . In Manzoni molte cose sono taciute , non per questo annullate . Avendo con lui una certa pratica quotidiana , potrei tentare uno scandaglio . Manzoni fu un uomo assediato da innumerevoli terrori , non tutti spiegabili con la sua eredità nervosa . Uno dei più sottili tra i suoi terrori era quello di non riuscire a dire , sempre , la verità tutta intera , di non servirla abbastanza ... La verità morale gli appariva sotto tanti aspetti e così complicata da rendergli ogni cosa in cui dovesse impegnarsi per lei un combattimento estenuante . Si può leggere il romanzo anche come un combattimento per la verità , condotto con uno scrupolo smisurato . E poiché tutta la verità per lui si accordava perfettamente con l ' insegnamento della Chiesa , temeva continuamente che un punto gliene sfuggisse , lasciandolo scoperto , come per castigo , sospeso nel vuoto , senza più il braccio soccorritore della religione , sentita inconsciamente più implacabile che pietosa . Non poteva vivere senza quel riparo . C ' è una forte agonia cerebrale , dietro le palpebre socchiuse della sua anima pensosa : una natura predestinata alla lotta con l ' angelo di Dio , nella forma di una correzione spietata , dolorosa , perfino raffinatamente maniacale , del proprio pensiero e di ogni dottrina che contrastasse con la regola celeste che si era imposta . Per Manzoni , quel che non è morale è irrazionale . Anche in un ' ombra leggera , poteva già condannare il crimine d ' irrazionalità . Tutto l ' immaginario manzoniano , che culmina e si esaurisce nel romanzo , non solo si dispone dentro un ordine morale : è questo stesso ordine , figlio e frutto del suo tormento nervoso , etico e spirituale . Tutte le sue creature ricevono umanità dal loro essere animali morali in movimento , frammenti di morale in cerca di verità unificatrice , promessi sposi morali che anelano al matrimonio , ad un ricongiungimento sistematico , per mezzo di prove dolorose che cancellino da loro le tracce del peccato d ' origine . E ' un miracolo che Manzoni abbia saputo farne , tra molti rischi di cadute nell ' edificante ad ogni costo , realtà umane in un respiro di poesia pura . Chiusa l ' epoca del romanzo , ripiglia la sua eterna ricerca morale senza più metafore , ma con uno stile combattente che non vacillerà che al cecidere manus dei suoi ultimi giorni di vigilia sabbatica . Se il demoniaco è assente da questo romanzo del tormento e dell ' Iniziazione morale , devo pensare lo fosse interamente dall ' orizzonte manzoniano ? Mi provo a definire il demoniaco senza disturbare angeli sprofondati né il princeps tenebrarum , lasciandoli però agitarsi al di là del velo concettuale , come enti irreali misteriosamente possibili . Demoniaco è il male che , nell ' esperienza umana , produce pena e disfacimento morale e mentale : la sua dipendenza ( o non può avere questo nome ) da un principio assoluto , pone il problema della prova da parie di Dio che si fa lui stesso l ' Avversario e il persecutore occulto , o del dualismo metafisico ( se esista un principio tenebroso contrario al Bene ) . Demoniaco è il Caos primordiale ( prima e dopo tutti i Big Bangs ) riflesso nel microcosmo umano , che ne è dal giorno di assunzione nella coscienza ( la vera uscita dalla preistoria ! ) come lacerato e minutamente stigmatizzato ; e irrompe violentemente e capillarmente nella pazzia , nel crimine , nella storia , nelle costrizioni mentali ( i mind ' s manacles di Blake ) , nella morte dell ' anima , nell ' incubo , nelle passioni , ed è un fuoco inestinguibile . Ora , dai suoi effetti sovranamente calmanti , e dal suo segreto procedere rituale , si può definire lo stile manzoniano come altissimamente ed eminentemente esorcistico . Né stola , né aspersioni , né formule ... Esorcistico , alla lettera : per cacciare via , per scongiurare ... E oltre questo : esorcistico per Intima volontà demiurgica , uno stile che si elabora per mettere ordine , nel caos morale individuale e nella storta , vissuta come specchio del caos morale , regno del fuoco maledetto . Un partigiano innocente del demoniaco - i grandi romantici lo sono tutti - come Victor Hugo , sguazza felice nel caos della storia , gli scopre addirittura un proprio ordine ( demoniaco ) perfetto , che si configura in un ideale progresso , e arriva a produrre visioni compiaciute ed entusiasmanti , molto più piacevoli delle manzoniane : la Rivoluzione , Waterloo , la Parigi di Luigi XI e di Luigi Filippo ; Manzoni applica alla storia la museruola inflessibile del suo stile esorcistico , obbliga il grande serpente a sputare il suo tossico nel recipiente , mette in guardia il lettore ( il novizio , l ' iniziando ) dalle tentazioni e dalle metamorfosi del mostro . Qualunque cosa dica , in qualunque opera In versi o in prosa , Manzoni pronuncia un preciso scongiuro contro le potenze invisibili del caos , di cui ha una profonda , eterna , non domata paura . Ha i suoi grandi momenti di prova : la guerra dei Trentanni , nello scorcio satirico del romanzo , sottoposta al trattamento magnetico manzoniano , è una gorgona di demenza placata , messa sotto chiave ; e cosi la presa della Bastiglia , nel saggio senile sulla Rivoluzione . Quanto al demoni presenti nelle storie delle unzioni , sappiamo da che parte si trovino . Più sottilmente , si misuri l ' abissalità benefica dello stile manzoniano - tanta da stare alla pari con gli abissi di male che fronteggia - sia nelle magnifiche confutazioni della morale fondata sull ' utilità , che nel giudizio di Robespierre , nel dialogo dell ' Invenzione . Non piglia mai le vie facili : per Manzoni , Robespierre non è per niente un mostro , ma un mistero . Ed ecco definito , con inuguagliabile portata di stile , un uomo che ebbe certamente una parte di demoniaco e ne introdusse nella storia : « Ma un ' astrazione filosofica , una speculazione metafisica , che dominava i pensieri e le deliberazioni di quell ' infelice , spiega , se non m ' inganno , il mistero , e concilia le contraddizioni . Aveva imparato da Giangiacomo Rousseau ... » . Così , eccoci , quasi dostoevschianamente , nel demoniaco dell ' ideologia , il rinnegamento del peccato originale imparato da Rousseau fatto causa della perversione mentale e politica di Robespierre . Sappiamo bene che Sade , Necaev , Lenin , Hitler sono tutti figli di un ' astrazione filosofica . Furet , senza di cut è impossibile decifrare a fondo il fenomeno rivoluzionarlo francese , perfeziona Manzoni : « Robespierre è un profeta ... nessun contemporaneo ha interiorizzato come lui il codice ideologico della rivoluzione » . Ma per Manzoni il demoniaco ( non nominato ) di Robespierre , e di tutta la filosofia dei lumi , è nell ' ignoranza del peccato originale , in un errore metafisico . La folla , manzonianamente , è sempre demoniaca : la esorcizza energicamente con lo stile . L ' amore ... Se non lo lava in chiesa , dove deve « venir comandato e chiamarsi santo » , resta per lui essenzialmente demoniaco . Non basta procreare , riprodurre uomo anzi non è un gran bene ... Manzoni accolse Malthus , quasi unico tra i cattolici , con estremo favore . Ma anche l ' Ordine civile ( l ' autorità , lo Stato , i magistrati ) è Caos . Anche l ' amore represso ( Gertrude ) è Caos . L ' unico personaggio in cui il demoniaco è scritto in faccia in cubitali è il miserabile padre di Gertrude , un distruttore di germogli d ' amore e causa sinistra del futuro comportamento succubamente demoniaco della figlia monacata per forza . La peste , invece , non è demoniaca . La peste , sebbene rompa tutto l ' ordine morale - razionale e spalanchi le porte della città al Caos , è demiurgica e rimedio del male : il suo trionfo introduce addirittura la giustizia provvidenziale tra le leggi umane sconvolte . Manzoni la adopera come estremo e infallibile ricorso esorcistico : i monatti , la folla che lincia untori sono demoni scatenati , ma l ' eccesso del male fa sovrabbondare paolinamente la grazia , e porta al culmine la perfezione dello stile manzoniano scongiuratore e riparatore . Il gallo del lazzaretto canta : i demoni - tutti , meno la vigliaccheria tenace di don Abbondio - spariscono . La giustizia redentrice si manifesta simbolicamente nella pioggia diluviale , che si annuncia al lazzaretto , tra la polvere e i lamenti , come una figura di salvezza , e finalmente investe e inzuppa nella sua corsa solitaria fuori Milano il promesso sposo , significandogli che la prova è superata . Il resto , non è più che il graduale e ordinato spegnersi di una musica . Non si legge Manzoni per divertirsi , ma per bisogno di guarire . Dopo ogni rilettura , si resta imbevuti di calma , come liberati da una crisi isterica , da un ' idea ossessiva , da un possesso diabolico . « Una mano ferma - dice di lui Eugenio D ' Ors in Nuevo glosario - che di tra le ombre si tende verso di noi , e a cui possiamo aggrappare la nostra , nel momento in cui stavamo per scivolare , forse a perderci irremissibilmente » . Certo , Dostoevskij è infinitamente più attuale ; perché è un profeta russo , mentre Manzoni è un poeta italiano , che vide bene la storia come Caos , senza però vedere un futuro in cui il mondo umano , in preda al demoniaco , sarebbe diventato , progressivamente , come una macchina inerte : «...in qualche secolo si può a tal punto mortificare il mondo che dalla disperazione comincerà effettivamente a desiderare di esser morto » ( Taccuini del Demoni ) . Qualcosa d ' insoluto è nella sorte del castello dell ' Innominato , quando da nido insanguinato del delitto si trasforma , in asilo sicuro di afflitti , vigilando dall ' alto ( senza neppure sparare un ' archibugiata : gli basta essere entrato nell ' ordine morale - razionale ) contro il disordine cieco della guerra , che si sfoga e passa nella pianura . La conversione del famoso brigante può avere spiegazioni psicologiche , ma quella del castellaccio e di tutta la sua valle ha ancor più del miracolo , del teatro e della fiaba : perché non è un ' anima d ' uomo , è un simbolo pietrificato del disordine e del male . Un ' insegna , un ' espressione visibile del mondo infero , può così facilmente farsi l ' insegna del Bene sulla stessa altura , la Malanotte cambiarsi nell ' osteria della Buonanotte , i cattivi agire da guardiani e da infermieri conservando le stesse facce ? La grazia della palingenesi morale si estende anche all ' inanimato , al sicari , ai pugnali ? I dubbi di don Abbondio , quando va al castello , testimoniano di una interessante esitazione di Manzoni stesso : è davvero possibile che lassù tutto sia ormai eliso e salvezza ? Se adesso lì spuntasse una amanita falloide , sarebbe commestibile ? Il Male , se veramente esiste come tale , può cambiare natura ? Dietro al povero curato , pauroso cronico , il grande indagatore interroga l ' universo morale , il più difficile del mondi , perplesso .
Tamburi di latta. Fascismo piazze, parole ( Ceronetti Guido , 1994 )
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Più che mai il potere delle parole . Sono loro a fare la storia . Ma " fare la storia " anche questo non è che una parola ; se poi si stampa " Storia " con la maiuscola non afferriamo più niente , ma qualcuno rischia di essere afferrato . Il linguaggio non ha fatto vacanza , il 25 aprile 1994 : presidiava le piazze , era il superprefetto di Milano , ha fatto il cuoco e l ' albergatore , l ' infermiere , il regista ; ha avuto una delle sue grandi giornate . Sfogliando i giornali che hanno coperto brillantemente l ' evento , è una fantasmagoria di apparizioni linguistiche rivelatrici a venirti incontro . Un bel fiocco blu è " fascismo telecratico " , i cui genitori sono indubbiamente " telecrazia " e " telefascismo " , Non importa sapere che cosa e se qualcosa gli corrisponda : la parola " è la cosa " . Da uno che grida " aspettatemi , berlusconi " è messo in movimento " berluscone " come ingiuria affettuosa ( a seconda del tono e del destinatario ) . Usi possibili : " Piantala , berluscone ! , " Siete una banda di berlusconi ! " , " Ha una moglie un po ' berluscona " . Buon viaggio . Incantevoli i " collages " surrealisti operati dal caso : il gonfalone dell ' ANPI sventolato accanto a " Lesbiche contro " , gli albanesi nostalgici di Hoxha venuti a salvare dal fascismo la sventurata Italia , la cassetta da elemosine " Per sostenere il programma agroalimentare del governo cubano " che prende i mille e i diecimila dei " Cabarettisti Combattenti " , un ' insegna che da sola fa grido . Ma contro che cosa saranno le lesbiche contro ? In occasione della ricorrenza sono " contro ogni fascismo " . Dunque ci sarà , da qualche parte , oltre al fascismo telecratico , un fascismo antilesbico , col quale bisognerà pur fare i conti , se non vogliamo essere berlusconizzati . Sarebbe ancora poco . Il rischio maggiore è la " berlusclonazione " , da cui possono uscire solo dei reggimenti di SS " berlusclonati " , contro i quali la vigilanza cabarettista e lesbista dovrà essere tre volte cubana . Da concorso il cartello " Fini il fascista travestito da Mulino Bianco " ma il premio va assegnato a " Berlusconi sei la nostra America , noi saremo il tuo Vietnam " , rivelatore anche di un ' adeguata conoscenza della storia contemporanea . Ne può nascere perfino una tombola casalinga , guerresca , con giocatori Berlusconi - America e giocatori Vietnam . ( Però , se vincesse l ' America ? Bisognerà truccare il gioco ) . Ispirato da recenti immagini pie telecratiche un " Ci piace di più Mussolini a testa in giù " , interessante perchè prodotto non da memoria storica ma dall ' informazione che rifà attuale tutto quello che vuole . Il capro espiatorio sul luogo è stato , a Milano , il malavventurato Umberto Bossi , caricato di tutto quel che la folla sente come proprio peccato : venduto , buffone , traditore , fascista , infiltrato , piduista , razzista . In segno di solidarietà , col mondo che nuore di fame , gli hanno tirato pagnotte ... Straordinarie le panoramiche di ombrelli aperti . A Milano c ' era stata una celebre " giornata degli ombrelli " , quando la folla gioiosamente democratica trafisse con le punte degli ombrelli il povero ministro napoleonico Prina , ma a Bossi è andata bene , niente crocefissione artigianale , soltanto parole parole parole .... . Era linguaggio contro linguaggio , essendo Bossi un fortissimi megafono di parole , di quelle che hanno travolto le palafitte del vecchio potere a tre corna - ma linguaggio sempre , nel suo violento usurpare tutto . Ancora qualche filosofico cartello : " Resistenza umana antispot " , " Appena decidi di resistere hai cominciato a vincere " , " Se Mussolini è il più grande io sono un muflone " . L ' Oscar degli Oscar però a " Dio sia davvero antifascista " . Qui cala la notte della mente di Bertinotti , rifondatore anche in fatto di teologia : " La religione civile dell ' Italia dev ' essere l ' antifascismo " . Oh Lucrezio , Lucrezio mio : " Tantum religio potuit suadere malorum ! " C ' è in po ' di tutto nel Nuovo Catechismo , ma sicuramente manca l ' antifascismo . Mettiamocelo , per la maggior gloria di Dio . ( Un libro di Mario Appelius era dedicato alla memoria di " Nicola Bonservizi , martire della " religione " fascista " ) . Tira aria di Millennio e non c ' è da scherzare . A forme di religiosa demenza collettiva , è forse là che la gente vuole arrivare . Ma è una vecchia verità che atràs la cruz està el diablo . Com ' è anomalo e curioso il fenomeno Berlusconi , ieri telecrate oggi incaricato di formare governi , altrettanto lo è l ' antiberlusconismo , entrato nel linguaggio ( anche fuori d ' Italia ) fin dal primo accenno del Cavaliere a " scendere in campo " e penetrato già profondamente in pezzi di labirinto dell ' anima collettiva . Restiamo nella pura allucinazione linguistica : ecco già apparsi i graffitti in cui Berlusconi è definito " boia " . Questo , ragionevolmente , dovrebbe avere per premessa degli atti da carnefice , un passato di delitti quale talvolta hanno i vecchi , stanchi lupi della politica : ma se il Boia conta pochi mesi di vita , soltanto un astrologo senza macchia può predire , pur sempre con rischio di errore , che lo diventerà . Circa l ' antiveggenza di massa , e l ' interpretazione di segni e comete da parte di piazze gremite , non ne è documentata alcuna relazione con la luce . Tuttavia la parola , megera terribile , crea il " boia " Berlusconi per semplice associazione , in una cadenza ripetitiva di tamburi che si perde , dopo nulla aver significato , nel nulla . Sia benedetto il buon senso , sia lodata e meditata l ' esatta diagnosi di Emma Bonino , che ha riscontrato negli italiani una " introversione " , che gli impedisce di staccarsi una buona volta da quel passato , che gli fa vedere immobilmente " sub specie " di fascismo e antifascismo qualsiasi cosa . Così non gli resta , lo sguardo invertito e concentrato su una danza di spettri fatti continuamente ballare da vacue ma arroventate parole , neppure una briciola di attenzione per la straziante sterminio di un popolo OGGI stuprato , deportato , bombardato , fatto a pezzi a trecento chilometri dalla frontiera di Muggia . Al fascismo la crema dei pensieri ! Ai disperati dei Balcani le maglie , le camicie , i calzini che non servono più .
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La piantina di Milano , spiegata sulla parete della sede nazionale di Forza Italia , in Via dell ' Umiltà a Roma , sembra la planimetria di un campo di battaglia . Puntini , cerchietti e riquadri di diverso colore , collegati tra loro da linee diagonali che si dipartono tutte da un unico centro : il Forum di Assago . Lì , il prossimo 16 aprile , si aprirà il primo congresso nazionale di Forza Italia , il movimento inventato appena quattro anni fa da Silvio Berlusconi che ora vuol diventare , a tutti gli effetti , un partito . Sotto quella piantina , telefono appoggiato in permanenza all ' orecchio e tastiera del computer sotto le dita , lavorano dalla mattina alla sera le ragazze addette alla " logistica " . Non è roba da poco : a Milano convergeranno , in quei tre giorni , 3.079 congressisti ai quali vanno assicurati ( e pagati ) alloggio , pasti e spostamenti , più un numero imprecisato di ospiti e di giornalisti . A complicare ulteriormente le cose ci si è messa anche la concomitante Fiera del mobile , una delle grandi manifestazioni commerciali che intasano periodicamente Milano . Gli organizzatori del congresso si sono messi le mani nei capelli , quando se ne sono resi conto : le assise non potevano certo essere spostate un ' altra volta , e poi la data ad alto potenziale simbolico del 18 aprile , cinquantesimo anniversario della vittoria del fronte moderato di Alcide De Gasperi sulla sinistra frontista di Pietro Nenni e Palmiro Togliatti , era stata accuratamente scelta da Berlusconi stesso per celebrare , con un comizio a Piazza Duomo , la chiusura del congresso e la nascita ufficiale del partito . D ' altra parte , non si poteva rischiare di lasciare all ' addiaccio , nel clima traditore di metà aprile , migliaia di congressisti . Per fare fronte all ' emergenza , i responsabili organizzativi hanno chiamato in soccorso un esperto : il generale ( e ora senatore ) Luigi Manfredi , già comandante del IV corpo d ' armata degli Alpini e responsabile della Protezione civile . Manfredi è arrivato a via dell ' Umiltà armato di mappe e cartine , ha messo su una piccola task force di telefoniste , ha affidato a ciascuna uno spicchio di città ( i delegati che vengono dal nord verranno smistati nel quadrante settentrionale della città , quelli che arrivano da sud in quello meridionale e così via ) , e ora il responsabile organizzativo di FI , Claudio Scajola , può tirare un sospiro di sollievo : " Grazie al generale , ce la faremo a sistemare tutti " . Il primo congresso di Forza Italia ( quanto costerà nessuno lo sa ancora dire con precisione , ma si parla di cifre da capogiro , tra gli 8 e i 10 miliardi ) si aprirà dunque giovedì 16 aprile nella più solida enclave azzurra dell ' Italia ulivista , in una scenografia che è il segreto meglio conservato dell ' operazione , perché Berlusconi ne sta curando personalmente l ' ideazione . Se ne occupa durante i weekend ad Arcore , con il supporto di alcuni " creativi " di Mediaset : il suo obiettivo , spiegano , è di assicurare una cornice " spettacolare " al debutto di quello che " non è un partito di plastica " , come recita lo slogan di maggior successo di questa lunga vigilia congressuale . Lo ha coniato , ovviamente , Berlusconi , e lo ripetono a ogni piè sospinto tutti gli esponenti più vicini al leader , dal suo portavoce Paolo Bonaiuti a Giuliano Urbani ( cui è affidata gran parte dell ' elaborazione tematica congressuale ) a Franco Frattini . Lo ripete , con più gusto di tutti , Claudio Scajola , che del nuovo partito è lo strenuo organizzatore , e che sciorina orgogliosamente i suoi dati : 140.000 iscritti ad almeno 100.000 lire l ' uno nei tre mesi della campagna 1997 ( attraverso spot Tv e " telemarketing " ) , che hanno fruttato 11 miliardi di entrate ; 117 congressi provinciali , celebrati negli ultimi mesi , che hanno eletto i coordinatori locali e i delegati alle assise nazionali . Nel congresso , che sarà articolato in sei " sessioni tematiche " destinate ad aggiornare il programma elettorale del '94 , si voterà per il Presidente ( Berlusconi , naturalmente ) , per sei membri dei 18 del Comitato di presidenza e cinquanta del Consiglio nazionale . Restano di nomina presidenziale , invece , i 20 coordinatori regionali e sei membri del Comitato ( i restanti sei sono di diritto ) . È stato nel '96 , dopo la sconfitta elettorale , che Berlusconi ha deciso di dare a FI una struttura che le garantisse l ' insediamento sul territorio , visto che la cosiddetta " par condicio " non avrebbe più consentito l ' utilizzo dei mezzi di comunicazione per diffondere i messaggi politici : " La sinistra ha 200.000 iscritti che si incaricano di fare la propaganda " , disse ai suoi collaboratori . " Non avendo più le Tv , anche noi dobbiamo fare altrettanto " . Fino a quel momento , c ' erano stati diversi tentativi di trasformare il comitato elettorale che aveva portato al trionfo del '94 ( nel quale un ruolo fondamentale era stato svolto dagli uomini " dell ' azienda " , e di Publitalia in particolare , sotto la guida di Marcello Dell ' Utri ) in una struttura più radicata e permanente . Nell ' impresa si sono cimentati diversi dirigenti , da Mario Valducci ( oggi responsabile Enti locali ) a Cesare Previti ( coordinatore nazionale tra il '94 e il '96 ) , ma solo dopo la batosta elettorale il disegno prese davvero corpo . Ex sindaco di Imperia , esponente della Dc ( dove però , tiene a precisare , " non ho mai fatto politica a livello nazionale " ) , Scajola venne candidato alla Camera in quella tornata , risultando eletto . Appena un mese dopo , Berlusconi lo insediò a Via dell ' Umiltà , da dove sono stati elaborati , in questi due anni , lo statuto ( approvato il 18 gennaio del '97 , nel terzo anniversario della fondazione di FI ) e l ' assetto territoriale e centrale del partito . Perché proprio lui , l ' ultimo arrivato ? Scajola non ha dubbi : " Perché Berlusconi ha avuto fiuto " , spiega . I suoi nemici ( e lui ammette : " So di essermene fatti tanti , da quando sono qui " ) lo accusano però di essersi dedicato alla costruzione di un apparato di partito , scegliendo dirigenti a lui legati e ricalcando vecchi modelli di organizzazione politica . Alla struttura che vedeva come unità territoriale di FI il collegio uninominale della Camera ( inventata da Guido Possa , amico ed ex compagno di scuola di Berlusconi , già vice del coordinatore Previti e oggi responsabile delle rete ormai in disarmo dei club di Forza Italia ) si è sostituita un ' organizzazione che ricalca l ' assetto degli enti locali : comune , provincia , regione . Ogni livello ha i suoi organismi e i suoi dirigenti , a riproduzione di quelli nazionali . " Una struttura inutilmente burocratica , dove rischiano di affermarsi i signori delle tessere " , accusano i critici , sostenitori di un partito " leggero " : l ' ala liberale di Antonio Martino e Marco Taradash , il variegato gruppo dei professori ( dall ' insoddisfatto Giorgio Rebuffa a Lucio Colletti , che del congresso non vuol neppure sentire parlare ) , e anche buona parte dei gruppi parlamentari , a cominciare dal presidente dei deputati Giuseppe Pisanu . Ma Scajola difende la sua creatura : " Stiamo facendo venire alla luce , dalla periferia di FI , una nuova classe dirigente di inaspettato valore . Abbiamo scritto uno statuto estremamente democratico , che ha due fondamentali obiettivi : impedire la nascita di correnti e garantire l ' elezione diretta dei dirigenti " . Ai suoi detrattori , che gli rimproverano di " democristianizzare " FI , Scajola replica : " La Dc ha avuto difetti e degenerazioni da cui vogliamo stare lontani , ma è anche durata 50 anni , e io spero che FI possa fare altrettanto " . Critiche e gelosie , spiega , nascono dal fatto che " i gruppi parlamentari , che erano l ' unico centro ' direzionalè del partito , temono di perdere il loro peso " . Come lui stesso ammette , nei collegi , tra i parlamentari e i nuovi dirigenti locali di partito , si sono prodotte numerose tensioni , alcune delle quali sono sfociate in abbandoni . Dal '96 a oggi , sono quindici i parlamentari che hanno abbandonato i gruppi azzurri . Certo è che , per la prima volta nella sua esistenza , FI sta registrando le tipiche scosse sismiche di ogni vigilia congressuale che si rispetti . Chi è esperto nella geografia interna del movimento individua principalmente due assi contrapposti : quello dell ' apparato centrale , guidato dallo stesso Scajola e dagli uomini più vicini ( il deputato sardo Salvatore Cicu , ex giovane Dc e responsabile del settore adesioni , il consulente per il congresso Luigi Baruffi , ex responsabile organizzativo della Dc , Mario Valducci , il tesoriere Giovanni Dell ' Elce ) e che avrebbe l ' appoggio del capogruppo al Senato Enrico La Loggia , e quello capeggiato da Pisanu e Frattini , forte di un buon rapporto con Gianni Letta . A quest ' ultimo , che pure non ha alcun incarico formale , e non è neppure iscritto al partito , tutti riconoscono però un ruolo centrale di equilibrio e mediazione . Il principale scontro precongressuale , che verteva sul sistema per l ' elezione dei membri del Comitato di presidenza , è stato risolto da Berlusconi stesso mercoledì sera , nell ' assemblea dei gruppi , a favore dell ' asse Pisanu - Frattini . Niente liste bloccate , come suggeriva Scajola , si voterà a preferenza unica : " Non mi piacciono le cordate " , ha tagliato corto il leader . Il voto sarà a scrutinio elettronico , come per il Totocalcio : un ' innovazione tecnologica che permetterà la massima rapidità nelle operazioni . Ai parlamentari , Berlusconi ha spiegato : " Il congresso non sarà una passerella : ci sarà un vero dibattito , nel quale tutti potranno dire la loro " . La base della discussione sarà il programma " liberale e liberista " del '94 , che poi " gli alleati ci costrinsero ad annacquare nel '96 , facendoci togliere capisaldi della nostra proposta di governo , come il buono scuola e sanità e la separazione delle carriere " . Ma al congresso di Milano si parlerà naturalmente anche di strategie e di rapporti politici : dal dialogo con il centro cossighiano a quello con la Lega . Per ora , si guarda con attenzione alle assise del Carroccio , che si apriranno oggi e alle quali parteciperà Giulio Tremonti , massimo sostenitore della " svolta nordista " di FI . Vari altri esponenti azzurri ( dal coordinatore lombardo Dario Rivolta a Giancarlo Galan , presidente della Regione Veneto , a Tiziana Maiolo ) stanno già lavorando a possibili campagne comuni con la Lega , ma i rapporti con Umberto Bossi li gestisce Belusconi in prima persona . Un Berlusconi di ottimo umore , racconta chi ha partecipato alla riunione di mercoledì . A chi lo investiva con i suoi " cahiers des doléances " sul funzionamento di gruppi e partito , ha replicato con aria divertita : " Ci sto pensando da tempo : se avessi organizzato le mie imprese come questa baracca , sarei fallito in tre mesi " .
Caro presidente Berlusconi... ( Ferrara Giuliano , 1998 )
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Caro presidente Berlusconi , nella sua encomiabile battaglia per lo Stato di diritto , alimentata ieri alla Camera da un nuovo importante discorso sulle riforme costituzionali e sul sacrosanto obiettivo della separazione delle carriere , c ' è un punto dolente o punto morto . Lei non indirizza le sue energie , con sufficiente spinta politica e morale , verso quelle vittime dello spirito forcaiolo che non appartengano alla sua cerchia di conoscenti , collaboratori e amici . Il suo governo ha onorato questo paese , nel luglio del '94 , di un decreto governativo sulla custodia cautelare in carcere , quello firmato da lei e dal ministro Alfredo Biondi ( c ' erano anche le firme di Roberto Maroni e di Oscar Luigi Scalfaro ) . Quella legge , travolta dal putschismo strisciante del partito dei procuratori e dalla viltà della classe dirigente , portò alla messa in libertà di duemila persone , solo in minima parte ( una trentina ) indagate per reati di corruzione ; e , quando decadde , si ebbe il ritorno in carcere soltanto per una cinquantina di persone , giudicate a rischio se a piede libero . Ma quei millenovecentocinquanta cittadini tolti di forza a una concezione arbitraria e anche barbarica della carcerazione preventiva , con un gesto che resterà segnacolo memorabile di coraggio civile da parte sua e del suo governo , non sono abbastanza perché si possa dire che il compito di un vero movimento liberale si è esaurito . C ' è molto altro da fare . Da anni infatti , caro presidente , lei suscita energie nel campo garantista e sostiene battaglie giuste , ma il suo movimento e i suoi gruppi parlamentari dedicano un ' attenzione troppo spesso sbadata alla questione della giustizia italiana ( ammalata ) intesa come grande questione nazionale ed europea , e trattata nel più scrupoloso rispetto del valore universale , erga omnes , delle battaglie civili degne di questo nome . Le proponiamo di dedicare parte del suo tempo , nelle settimane a venire , alla visita di detenuti infermi ( come il dottor Carlo Maria Maggi , che giace ammalato in carcere nel quadro di un ' inchiesta non priva di opacità sulle bombe di piazza Fontana ) . Le chiediamo di considerare i grandi casi della giustizia politica che sono sotto il vaglio drammatico delle nostre corti e del Parlamento ( dal caso della revisione processuale per Sofri , Bompressi e Pietrostefani a quello della legge sull ' indulto per chiudere la stagione degli anni di piombo ) . Ma più in generale le segnaliamo che le galere italiane continuano ad affollarsi di poveri , di extracomunitari e di tossicodipendenti senza un vero criterio di tutela della sicurezza della comunità e spesso nel più caotico ( e criminogeno ) diniego ai singoli di una vera giustizia , in tempi certi . Si doti , caro presidente , di strumenti efficaci e di buone idee di riforma anche in questo settore cruciale dell ' amministrazione della giustizia penale . Non si vive di soli Andreotti , di soli Dell ' Utri e di soli Previti ( e glielo dice un giornale che in materia non si risparmia ) : l ' iniziativa per lo Stato di diritto deve avere i caratteri di una battaglia che vale per correggere tutte le sue storture . E per tutti . Tokyo , lo scandalo aiuta la politica
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Per Adriano Sofri , Ovidio Bompressi e Giorgio Pietrostefani , presso il carcere di Pisa . Ci arrivano dal carcere di Pisa notizie che consideriamo cattive . Violiamo malvolentieri , ma con decisione , una consegna di riservatezza di cui comprendiamo le ragioni , ma che ci sembra del tutto ingiustificata dal punto di vista di chi sta , come noi , fuori dal mondo parallelo del carcere ma dentro la vicenda di almeno tre dei suoi abitatori : voi tre . È vero che vi siete battuti come leoni in ogni sede di giustizia , fino al rigetto della richiesta di revisione del vostro processo , per affermare la vostra non colpevolezza nell ' omicidio di Luigi Calabresi . È vero che le vostre vite sono state travolte da un cataclisma e che , accanto alla solidarietà di un bel pezzo di questo paese ( trasversalmente alle generazioni , alle esperienze e alle idee politiche ) , vi si è presentato di faccia e di profilo il deforme e grottesco cinismo di certe tradizioni italiane : pregiudizio sinistro , ferocia vendicativa , odio , trasandatezza morale , incapacità di capire , pigrizia nel leggere le carte , solerzia nello scriverne di sempre nuove e perfino surreali . È vero che dieci anni passati come voi li avete passati stroncherebbero tre cavalli da tiro , e a nessun uomo è richiesta una simile capacità di trazione e di carico . È vero che anche un solo giorno di carcere è una dannazione per chiunque , ma un agguato formidabile per chi non sia colpevole del reato per cui lo sconta : e i giorni , per voi , cominciano a essere troppi , e la prospettiva nera . È vero che siete uomini liberi e orgogliosi , che vi siete legati con la forza delle parole alla promessa di uscire comunque dalla casa circondariale di Pisa , o a testa alta o con i piedi in avanti , e che avete il diritto di scegliere il momento della vostra morte . È vero che nessuno può togliervi la libertà di essere , di volta in volta , deboli o forti , e di attribuire significati diversi da quelli che gli attribuiamo noi , che stiamo fuori , ai vostri atti di detenuti , di persone a cui sono state comminate sette sentenze deboli e male argomentate , ma è stato negato un processo giusto . È vero che qualunque nostro giudizio su di voi , su quello che fate , su quello che decidete , è superbo , perché avete il diritto di essere lasciati in pace quando scegliete i mezzi che giudicate acconci per condurre la vostra personale guerra contro la calunnia e il sequestro giudiziario di cui siete oggetto . È vero tutto questo . Ma resta il fatto che la notizia secondo cui avete cominciato nel silenzio e nel segreto una sottile opera di distruzione dei vostri corpi , imbastendo una complicata tattica di estrema combattività e di estrema resa , è una cattiva notizia , una pessima notizia . La vostra salute non è più soltanto vostra ormai da dieci anni . Noi vogliamo sapere , che ne abbiamo o no il potere morale , quello che vi succede . Vogliamo preservare la natura pubblica e civile della vostra vicenda . Siamo una seconda banda di sequestratori , accanto ai giudici trasandati e prevenuti che vi hanno incastrato e vi hanno indotto a impedirvi la libertà di movimento ; e disponiamo come fosse un ostaggio di una parte della vostra storia . Perché siamo convinti , moralmente e dunque ciecamente convinti , del fatto che siete tre detenuti condannati ingiustamente alla sepoltura da vivi per un reato che non avete commesso . E per questo solo motivo siamo padroni anche noi della vostra capacità di lasciare il carcere a testa alta . Noi non vogliamo vivere il resto delle nostre vite a testa bassa , dopo avere seppellito la vostra fierezza e libertà . Smettetela . Riproviamoci . Sofri , Bompressi e Pietrostefani cominciano a distruggersi . Fermiamoli
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In Europa , oh yes , ma biascicando e bofonchiando . Non è una mortadella , quell ' ultimo premier che sabato sera si è affacciato a reti unificate per celebrare l ' euro . L ' osso c ' è . Ci voleva poco a capirlo . Conosce i suoi dossier . Sa navigare . Una fortuna sfacciata ( e forse meritata ) lo ha sempre assistito . È il re del think - positive , del vi - faccio - vedere - io , ma anche della modestia affettata , delle braghe ciclistiche fascianti su coscione potenti , della sana e pingue cultura bolognese . È fondamentalmente onesto , sebbene abbia agito talvolta , come tutti , da vero furbacchione . Ma di che carne sia fatto è ancora un mistero . Nel bofonchio solenne di Romano Prodi , così diverso dalla perfetta e ostica dizione di Craxi , dalla pigolante e corriva loquela andreottiana , dal cortese timbro tenorile della voce di Berlusconi , dalle taglienti e ambiziose perfidie di D ' Alema , si riflette al millimetro la nuova Italia . Solida , ma senza ambizione . Serena , ma grigia . Ben pasciuta , e probabilmente equilibrata , ma non ricca . Amministrata , ma non governata . Civile e matura , ma non generosa . Perché Prodi dà a vedere , per come parla , per come guarda , per come si propone alla telecamera , per la scelta dei tempi e dei ritmi , che l ' Ulivo è disposto a sudarsi la partita del potere , che il governo dei capoclasse non cederà facilmente il passo a nessuno , nemmeno a quel minaccioso Franti che si chiama D ' Alema , ma non manterrà più di quel che ha promesso : la riduzione della politica a sano condominio , il taedium rei publicae elevato a sistema , la continuità e la durata come metro esclusivo del successo . Quando lo si ascolta biascicare da professore - curato la sua filosofia di vita , quando evoca i « sorci verdi » e celebra cesarianamente i trionfi in Campidoglio , quando agita divertito e un po ' goffo il suo testone pieno di buone cose , informazioni , un testone documentato e bonario ; oppure quando s ' impenna , scalcia cattivo , disprezza l ' avversario , mette da parte la merenda e preferisce lasciarla andare a male che condividerla con i suoi compagni : è allora che Prodi rivela la poca anima , il poco spirito e la molta buona e grassa materia di cui è fatto il governo di centrosinistra , titolare di una curatela degli interessi degli italiani più che guida del paese . Era destino che finisse così , provvisoriamente . In fondo gli inglesi in questi anni hanno formalizzato la più straordinaria rivoluzione del secolo , quella liberale . I tedeschi hanno cambiato la geografia europea e tutti i termini del nostro futuro , con la riunificazione . I francesi hanno giocato con il socialisme aux couleurs de la France e celebrato il bicentenario . Gli spagnoli hanno fondato una democrazia . E noi ? Noi abbiamo approfittato , come sempre , degli eventi ; ci siamo issati come un nano pieno di debiti sulle spalle del gigante Europa , e saremo tra coloro che raccoglieranno alla fine i frutti migliori . Ma con molta modestia e con una classe dirigente che assomiglia a un consiglio d ' istituto , con tutto il rispetto per il signor preside e per la sua arte di comunicare borbottando .
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Qual è la vera strategia dietro il riccometro ? Per capirla , vediamo prima il dilemma che il governo è costretto a risolvere . Come rendere sostenibile la spesa crescente dello stato sociale non potendo più aumentare le tasse e dovendo contemporaneamente ridurre deficit e debito pubblico nonché generare più crescita ? Ridurre la spesa sarebbe la soluzione più ovvia . Ma questo governo non può farlo perché vincolato da interessi protezionistici che caratterizzano la maggioranza parlamentare che lo sostiene . Per esempio , la riforma del sistema pensionistico è stata limitata a un risparmio di circa 4 mila miliardi , utile per la cassa immediata , ma irrilevante per la sostenibilità futura dei conti . La riforma dell ' amministrazione pubblica , elaborata da Bassanini , sposta la spesa , ma non introduce alcun risparmio . I ferrovieri , come sancito l ' altro giorno dalla maggioranza , sono illicenziabili . In sintesi , il governo : a ) non può tagliare sostanzialmente i costi del sistema pubblico ; b ) non può alzare ulteriormente le tasse ; c ) ma allo stesso tempo deve stimolare almeno un po ' la crescita economica per fare pil ; d ) nonché ridurre il ricorso al deficit spending annuale entro il limite del 3% del pil stesso e dimezzare il debito entro un decennio ( come promesso formalmente da Ciampi qualche giorno fa ) . Così messo è un problema affascinante in confronto al quale il dilemma della quadratura del cerchio con soli compasso e righello è robetta . Non c ' è soluzione possibile senza modificare qualcuno dei parametri di vincolo appena detti . Infatti il governo ha finora cercato di rendere risolvibile l ' equazione irrisolvibile attraverso politiche anomale che permettessero di non dover rispettare con precisione questi requisiti . 1 ) Impossibilitato a tagliare , il governo ha congelato la parte crescente della spesa pubblica . Ma ha solo spostato in avanti una massa finanziaria passiva , non risolta . 2 ) Il ricorso a una maggiore tassazione indiretta non è stato altro che un modo di aumentare il volume fiscale senza darlo a vedere . Ma l ' impatto inflazionistico oggettivo restringe moltissimo l ' applicazione di questa opzione . 3 ) Non potendo ridurre le tasse e le rigidità del mercato del lavoro - tipici strumenti di stimolazione della crescita - il governo ha inventato le rottamazioni , cioè defiscalizzazioni limitate settore per settore , uno alla volta , ciascuna capace di pompare a breve uno 0,5-0,7 per cento di pil ( senza l ' aiuto alle automobili il pil italiano del 1997 sarebbe stato sotto l'1% ) . Ma questa misura succedanea è di respiro corto , tra l ' altro controproducente per i settori interessati nel medio periodo , e non sostituisce la vera crescita . 4 ) Solo un mese fa il governo ha dovuto , per pressione europea , elaborare un piano dettagliato di riduzione del debito . Appunto , in precedenza aveva cercato di risolvere questo vincolo semplicemente ignorandolo . Ciò serve a dimostrare che , finora , il governo non ha dato prova di grande genialità risolutoria limitandosi a furberie di contingenza . Ma adesso che queste sono impedite dalla realtà interna e dai vincoli esterni , il governo è chiamato a esibire vera genialità , quasi magica vista la natura dei vincoli . Ma si orienta verso una wizardry bianca o nera ? La sanità la pagheranno anche gli esclusi Ed ecco il riccometro . In apparenza serve principalmente a far pagare , senza aumentarle , le tasse a più gente che le svicola e , grazie a questo , reperire quei 20 mila - 30 mila miliardi annui che mancano per una soluzione almeno parziale dell ' equazione . Ma non è tanto questo il suo vero scopo , pur essendo una delle finalità della misura . Lo è , invece , il costringere una buona parte degli utenti dei servizi statali a non ricorrervi . Per esempio , una persona dichiarata ricca ( 50 milioni di risparmi ) dovrà pagarsi le spese mediche , ma anche - qui il punto - continuare a pagare la quota fiscale per la sanità ( proprio per questo nascosta in una nuova forma di tassazione omnibus ) . Cosa significa ? Nuova tassa che non è tassa . Ed è il cuore della nuova strategia : ridurre lo stato sociale non in termini di apparato e tasse , ma di utenti che ne usano i servizi gratuitamente . Gli esclusi pagheranno sia il servizio che la tassa . È un modo indiretto per incrementare il gettito e , quindi , la sostenibilità del sistema pubblico senza aumentare formalmente la fiscalità . È utile ripetere che il riccometro serve più a questa strategia che a non quella , peraltro perseguita con poco premiata ostinazione , di far pagare di più le tasse già esistenti attraverso un raffinamento dei controlli . Ed è ovvio . La seconda sarà comunque aleatoria , la prima , invece , può essere realmente strutturale . Sulla carta , l ' equazione irrisolvibile pare risolta . La vera fonte che ispira il riccometro è la strategia più generale di riformare lo stato sociale non riducendo il primo termine , ma il secondo . Per riuscirci è necessario definire " ricca " una classe media che in realtà non lo è . Il riccometro è lo strumento selettivo che la costringerà a pagare doppio . Basta rendere molto bassa la soglia di definizione della ricchezza - tipo , appunto , 50 milioni di risparmi - e verrà fuori , con un colpo di bacchetta magica , che i poveri sono in realtà ricchi e , quindi , esclusi dalla gratuità dei servizi o quasi . Ammetto la genialità riformatrice dei maghi del welfare , ma ricordo loro che è magia nera , anzi rossa . Agendo da stregoni ( wizards ) lo stanno trasformando in wizfare . Spero , poi , non sia irrispettoso evocare sul forbito Foglio la mia triestinità e le derive semantiche del suo dialetto : xe solo un wiz .
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Di quali armi ha bisogno l ' Europa ? È poco chiaro . Lo è di più il problema corrente dei produttori europei di armamenti . I bilanci della difesa nazionali si stanno restringendo sotto la pressione di altre priorità dopo la fine di quella legata alla minaccia sovietica . Quindi , se si resta ancorati all ' idea che ogni nazione debba avere un proprio sistema industriale militare completo , di grande scala ed indipendente , non ci sono risorse a sufficienza per tenerlo in vita . Ma le nazioni europee sono restie a mollare questa idea nonostante l ' evidenza che le costringe a farlo . L ' industria militare è una parte integrante del modello di difesa nazionale . Rifornirsi di armi dall ' estero , o condividerle troppo con gli alleati , significa dover rinunciare all ' autonomia politica sia per la propria sicurezza che per le proiezioni di potenza ed il supporto militare agli interessi commerciali nazionali . Infatti gli europei hanno trovato un compromesso tra esigenze di autonomia nazionale e quelle di integrazione formando dei consorzi per lo sviluppo di specifici sistemi d ' arma ( Per esempio L ' Eurofighter , la fregata Horizon , ecc . ) . La forma consortile assegna alle industrie di una nazione una quota di lavori proporzionale alla quota di mezzi che ciascuna forza armata di quella nazione prenota e paga . E tale modello permette di integrare le risorse sul piano della domanda evitando che si facciano tanti nuovi modelli di aerei o navi , o altro , quante sono le nazioni . E ciò assicura ad ogni industria nazionale una quota di mercato più ampia di quella del mercato interno . Tuttavia questo modello non basta più . È vero che salva le industrie nazionali . Ma è anche vero , proprio per questo , che le mantiene troppo piccole per diventare competitive sul piano dell ' avanzamento tecnologico e commerciale . E la questione è scoppiata nel confronto con gli americani . Il loro modello di industria della difesa è stato riorganizzato favorendo la fusione delle aziende piccole in modo tale da trasformarle in nuovi giganti capaci di prestazioni avanzate grazie alla maggior scala . Se gli europei vogliono competere con gli americani in questa materia non possono far altro che lo stesso : meno produttori , ma più grandi , sul lato dell ' offerta industriale . E ciò permette di integrare le risorse finanziarie sul lato della domanda , concentrandole invece che disperderle in tanti rivoli e ridondanze nazionali . A Londra , lunedì 6 Luglio , è stato firmato un accordo tra i governi di Francia , Germania , Italia , Regno Unito , Spagna e Svezia ( che insieme formano circa il 90% del mercato della difesa dell ' Unione ) per portare il sistema europeo verso questa direzione . Sarà una transizione piena di problemi . La volontà politica emersa a Londra pare spingere il sistema industriale europeo della difesa a consolidarsi attraverso fusioni e superare l ' approccio per consorzi di industrie nazionali . Ma chi sarà acquisito e chi acquisirà ? Una nazione perderà la capacità di costruire carrri armati nel proprio territorio perché potranno restare solo uno o due aziende del settore . E così per gli altri . E i militari che resteranno nazionali accetteranno di condividere le specifiche dei progetti integrati ? Inoltre i sistemi industriali militari nazionali sono strutturalmente diversi . Per esempio , quello inglese si basa sulla Borsa e sulla concorrenza . Quello francese è totalmente dirigistico . Non sarà facile integrarli . Comunque l ' accordo di Londra indica che c ' è una volontà politica di dar vita in un qualche modo ad un sistema di difesa europeo basato su un ' industria degli armamenti altrettanto europea . Ed in qualche modo verrà fatta , pur passo dopo passo , ognuno difficile e sudato . Ma questa volontà politica di europeizzazione del settore si è formata sulla base di un emergenza di sopravvivenza a livello di industrie degli armamenti , non di un piano che definisca quali armamenti servano per il futuro , cioé per quale politica di sicurezza europea e verso il mondo . Per esempio , contro chi facciamo l ' Eurofighter ? È nato come caccia europeo ( per altro ottimo sia come piattaforma che come elettronica ) contro i sovietici , ma questi non ci sono più . La risposta tipica è che lo facciamo per tenere in vita l ' industria aeronautica europea affinché non venga cannibalizzata da quella americana . E per svolgere meglio questa missione sarebbe il caso che il consorzio Airbus diventasse un ' azienda unica , capace di fare anche aerei militari , da contrapporre alla Boeing in modo più solido . E quindi vien fuori che lo scopo principale dell ' europeizzazione dell ' industria della difesa ( e di quella civile che è coinvolta ) è quello di fare concorrenza agli Stati Uniti . Non c ' è ancora un ' Europa politica che definisca una politica comune di sicurezza e difesa , cioè manca la testa . Ma c ' è un corpo industriale che deve essere comunque salvato . Gli si metta quindi una eurocorazza protettiva e poi si vedrà quale testa spunterà . Non voglio criticare questo approccio . Ha motivi pratici e , soprattutto , è innegabile l ' aggressività americana . Ma mi chiedo se ciò porterà a del buono . Non credo . Gli americani non possono da soli reggere la sicurezza del pianeta . Inoltre di fronte ai paesi emergenti , quali Cina , India ed altri in arrivo , saranno necessari sistemi d ' arma che siano più avanzati di decenni tecnologia per mantenere la superiorità . E per svilupparli bisogna mettere insieme le risorse americane e quelle europee perché le prime e le seconde , se divise , non basteranno . Per questo vedrei meglio un ' integrazione tra l ' industria americana e quella europea che non la formazione di due blocchi contrapposti in concorrenza , e conflitto politico , tra loro . Ormai il confronto militare potenziale è tra Occidente e Asia e il primo non può restare diviso da fratture fondamentali quali quella militare se vuole vincerlo . Ma pochi sentono al momento questo problema . Prevale un altro . Gli americani riescono a vendere gli F-16 ad un prezzo scontatissimo , 9 milioni di dollari l ' uno , a turchi , olandesi e ad altri paesi . Riusciranno gli europei a vendere l ' Eurofighter ad un prezzo competitivo ?
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Internet cresce globalmente sia in estensione ( nuove connessioni ) che in quantità di servizi offerti . Questo trend lascia pensare che ormai l ' unico limite all ' espansione di internet sia il livello di sviluppo di un paese . In quelli ricchi e che lo stanno diventando ci si attende entro non più di cinque anni una sorta di saturazione delle connessioni . Ciò significa che in un periodo di tempo relativamente breve e definito più di 1/5 della popolazione mondiale sarà connesso . E ciò giustifica il rapido ed accelerato sviluppo di nuove offerte di servizi in rete , dalle operazioni finanziarie on line allo shopping elettronico . In sintesi , lo scenario internet appare determinato da una tendenza di grande crescita senza problemi . Ma questi non si percepiscono per eccesso di euforia o perché veramente non ci sono ? In generale , la crescita delle connessioni non appare a rischio di rallentamenti . L ' uso di internet è considerato un emblema di modernità . Quindi , anche se uno non ha alcuna necessità di navigare per motivi professionali , sente comunque una pressione ambientale a spendere il necessario per diventare internauta . Anche qualora la moda finisse , comunque l ' esperienza di praticare internet fa capire subito ad un utente che può avere accesso ad informazioni rilevanti a bassissimo costo . Dalle news in tempo reale fino alle caratteristiche tecniche dell ' ultimo modello di telefonino in arrivo . E comunque il solo servizio di posta elettronica è sufficiente a giustificare la spesa della connessione . Che , volendo , può essere ridotta fino a zero da contratti innovativi tra gestori delle vie di telecomunicazione e aziende che operano su internet . Ma se gli utenti si limiteranno a praticarla per lo più solo per servizi di messaggeria o di informazione di tipo giornalistico o pubblicitario questa difficilmente si trasformerà in un nuovo mercato elettronico di massa . Che è il cuore dell ' interesse economico per internet ed il motivo che regge i tanti investimenti in atto . Il dubbio è che la rete tecnica , con i suoi servizi informativi di base , si espanda prima e di più della capacità e volontà degli utenti di vederla come luogo dove compiere transazioni commerciali . Perché ? C ' è un grande salto psicologico tra il semplice cliccare per trovare qualche informazione e il valutare un oggetto presentato in una vetrina virtuale ed acquistarlo . Alcuni pensano che le internet - vendite possano godere dell ' effetto supermarket . Tanta merce esposta aumenta la propensione a comprarla anche senza che ve ne sia un vero bisogno . Inoltre molti utenti possono essere progressivamente educati allo shopping elettronico portandoli ad eseguire azioni sempre più complesse a partire da quelle semplici . Forse sarà così . Tuttavia lo scenario più probabile è che il commercio via internet resti a lungo limitato a piccoli gruppi di utenti specializzati e che non decolli come mercato di massa . Per esempio , uno che ne capisce in fatto di computer e sa installarselo da solo si connette con Dell e lo ordina on line . Così facendo risparmia anche il 50% . Ma questo avviene in America dove la cultura tecnica è diffusa a livello di massa ed il sistema delle infrastrutture ( poste e trasporti ) è efficientissimo ed a basso costo . In Europa e altrove né il sistema né la gente sono così pronti per operazioni di commercio diretto via rete . Il che , intanto , rende utile avvertire di non usare il caso statunitense per proiettare l ' espansione di questo settore sul piano mondiale , soprattuto nella stima dei tempi di evoluzione . Ma , più importante , dobbiamo chiederci perché dobbiamo comprare una cosa via internet se sta nel negozio sotto casa ? Via internet , eventualmente , ordinerò più velocemente la spesa al negozio più vicino e non a quello virtuale . In ogni caso , pur comprando e vendendo azioni on line , una cravatta me la vado a toccare prima di comprarla . Non è escluso che la tecnologia produca ologrammi tattili internettabili e risolva questo limite . Ma ci vuole del tempo e il realizzarsi di alcune condizioni ora non contemplate negli scenari eccessivamente euforici sullo sviluppo di massa del mercato elettronico . E questi andrebbero rivisti . Non per smontare l ' ottimismo , ma per sottolineare il punto dal quale dipende il decollo di un vero e proprio mercato elettronico . Questo è che internet deve diventare un luogo per nuovi prodotti e non un modo diverso per comprare i soliti . E ciò implica che non basta portare in rete le televendite , ma bisogna creare nuovi oggetti basati sull ' informazione visto che è proprio questa che internet tratta con insuperabile efficienza . Per esempio non compro una cravatta on line , ma certamente acquisterei un servizio che mi permettesse di simulare una nuova identità e farla vivere nella rete virtuale , ma con carta di credito e conseguenze tangibili . Chiamiamolo servizio "zelig.com", per scherzare . Seriamente , lo sviluppo di internet come grande mercato richiede un passaggio dall ' ingegneria delle reti a quella dei contenuti , ma non è ancora in vista .
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Non è solo questione di facce , di vendette personali e di arboristeria tra querce e ulivi . La guerra tra Prodi e D ' Alema tocca il Dna della sinistra italiana . E tocca alle radici l ' egemonia del centrosinistra . Non è possibile infatti pensare a un equilibrio perfetto tra le due componenti : ci sarà sempre la prevalenza dell ' una sull ' altra , legittimata da ragioni di forza elettorale o di agibilità politica , di organizzazione di partito o di maggiore presentabilità sociale e internazionale . E non possiamo obiettivamente sentirci europei se pensiamo che , unici in Europa , abbiamo al governo personaggi e partiti che fanno capo ai due principali schieramenti antagonisti in Europa : da una parte i popolari moderati di centro e dall ' altra l ' internazionale socialista e democratica di sinistra . L ' equivoco non può durare in eterno ; con i parametri politici di Maastricht non siamo a posto , abbiamo due piedi in uno Stivale . Ma il problema di fondo è che le due mentalità sinistresi , quella ulivista e quella quercista , sono incompatibili alla radice ; la prima fa perno sulla società civile , la seconda sul Partito ; la prima è virale , mira a contaminare e ungere la società come una macchia oleosa ; la seconda è batterica e mira a egemonizzare la società ; la prima è pacionista , punta cioè sui faccioni di Prodi , Di Pietro , Rutelli , e via dicendo ; la seconda è professionista , e scommette sulla consumata capacità di navigazione degli apparati . E poi , la sinistra nel caso ulivista è una specie di clima , di habitat , che si mescola con cattolicesimo e tecnocrazia . Nel caso quercista è invece una sinistra che si trasforma di volta in volta in cattolicesimo e tecnocrazia . La prima ha come modello il melting pot , la seconda ha come modello il trasformismo . L ' Ulivo è bisessuale ( maschio con Tonino , materno con Romano , ombroso con Cacciari , puer glabro con Rutelli ) , la Quercia è transessuale ( da comunista a democratico di sinistra , da filosovietico a filoamericano , dal Cremlino a Casablanca ) . O , se preferite un paragone alimentare , l ' Ulivo è un passato di verdura , in cui tutti gli ingredienti risultano fusi in un pappone ; la Quercia è un minestrone di verdure in cui galleggiano i pezzi di vecchie provenienze : si distinguono ancora i tranci di rape verdi , patate cattoliche , cavoli udierrini , barbabietole comuniste . A livello internazionale , l ' Ulivo vorrebbe essere più liberal , ma in salsa parrocchiale ; la Quercia vorrebbe essere più socialdemocratica , ma in salsa gramsciana . Cos ' hanno allora in comune le due sinistre ? Un retrogusto ideologico all ' insegna dell ' antifascismo e un giacobismo dolciastro , strisciante . In fondo , quello è l ' unico cemento a cui si richiama disperatamente Walter Veltroni per salvare l ' alleanza e soprattutto la sua biografia personale . Veltroni infatti è diventato un caso umano perché ha la testa nell ' Ulivo ma i piedi nella Quercia ; deve fare gli interessi dalemiani pur avendo le stimmate dell ' Ulivo . E allora punta su questo esile tratto comune giacobino e antifascista , e ogni giorno chiede a Prodi e indirettamente a D ' Alema di sparare sulla destra , di rivolgere le proprie polemiche contro il Nemico . Perché se togli quel collante , l ' odio per l ' Italia di Berlusconi e Fini , non resta nulla . La stessa coalizione di governo va in pezzi e i suoi tronconi schizzano da tutte le parti . Sul piano pratico il punto di unione tra sinistra e sinistra coincide con il punto di maggiore tensione : il potere . È quella , in fondo , l ' unica ragione che unisce una coalizione così eterogenea : se non fossero ministri , sindaci o presidenti , ognuno sparerebbe palate di fango sugli altri alleati . Però il luogo di incontro più morboso è anche il luogo di scontro più feroce . Prendete la lottizzazione : c ' è una guerra civile intestina e clandestina da far spavento . Provate a sentire le redazioni della Rai , i vertici di molti enti , le giunte di molte città : la caccia all ' uomo , la resa dei conti tra bande rivali e il proselitismo door to door prosegue incessante e senza esclusione di colpi bassi . Gli ulivisti si insinuano come testimoni di Geova nelle case dei cattolici . E viceversa , i quercisti li respingono come se fossero una setta satanica . Se vogliamo localizzare il bubbone della guerra civile a sinistra dobbiamo andare a Bologna , eletta capitale da entrambe le sinistre : gli ulivisti perché è la loro città del Vaticano , dove vive il loro papa Romano Prodi , i quercisti perché è la capitale morale dell ' italocomunismo , l ' epicentro dei Ds . Anche storicamente , Bologna è per Prodi la città del suo padre spirituale , Dossetti ; e per D ' Alema la storica Stalingrado del suo partito . Scoppierà dunque la guerra del tortellino . Anche perché , nel frattempo , Bologna la rossa è diventata la città del nord dove si vive peggio , a cominciare dalla sicurezza e dall ' ordine pubblico . E ciò grazie a una sinistra di governo che ha disarmato psicologicamente le forze di polizia . Ottenendo , fra l ' altro , la testa del vicequestore Giovanni Preziosa , trasferito da Bologna , perché reo di usare la mano pesante con la criminalità , ieri con l ' ultrasinistra , oggi con gl ' immigrati irregolari . Insomma Bologna sarà probabilmente la pietra dello sfascio . Non a caso , l ' ultima tempesta tra ulivisti e quercisti è stata scatenata proprio sul fronte di Bologna : capeggiate da Lerner , le truppe ulivastre hanno attaccato l ' approdo di D ' Alema nel programma C ' era un compagno che come me … del mito canoro bolognese più celebre dell ' italocomunismo : Gianni Morandi . Dal presidente della Regione La Forgia al compagno Morandi : Bologna la rossa sarà probabilmente la prima città dove la sinistra consumerà la sua lotta fratricida .