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Giustizia e legge ( Jemolo Arturo Carlo , 1976 )
StampaQuotidiana ,
In una serie di scritti minori , che troveranno , spero , la loro fusione in un libro che riuscirà davvero fondamentale , Sergio Cotta affronta alcuni dei problemi più sentiti : ciò che rappresentino nel nostro tempo giustizia , diritto e politica . Credo tutti concordiamo sulla equivocità di ciascuno di questi termini : giacché la storia ci dimostra quanto in ogni civiltà ed in ogni epoca varii il concetto del giusto ; come la legalità possa essere posta al servizio così dei più alti ideali di bene , come della iniquità più profonda ( la legge ha persino talora obbligato il figlio a denunciare i genitori per le loro opinioni avverse al regime dominante ) ; la politica , poi , dovrebbe significare l ' arte di reggere la cosa pubblica nel migliore dei modi , quello che comunemente si chiama il « modo giusto » ( e ritorniamo alle varie maniere con cui si può concepire la giustizia ) ; ma è spesso interpretata come l ' arte del dominio , il modo di conquistare e conservare il potere . In uno scritto « Diritto e politica » pubblicato nella rivista Justitia , Cotta parte dal monito di Francesco Carnelutti , negli ultimi anni , quando sempre più confidava nella carità cristiana : « Sempre meno diritto ! » : altamente significativo in chi era stato uno dei più alti costruttori del diritto positivo . Facile constatare come questo monito non sia stato raccolto , come il legislatore , pungolato dai vari gruppi , prolifichi sempre più nella creazione di nuove norme . Cotta , cristiano convinto , riconosce che la legalità implica misura di diritti e di doveri ; mentre la vita cristiana trascende nella pienezza dell ' amore , ogni contrapposizione di diritti e di doveri ( l ' esempio del dovere del povero di restituire al ricco ciò che ha ottenuto in prestito , che contrasta alla carità cristiana ) . Questa è però solo una fonte secondaria dell ' antigiuridicismo ampiamente oggi diffuso specie tra i giovani , nel senso che non si chiede più l ' applicazione della legge , quanto un continuo adattamento di questa applicazione a quella che alle varie tendenze politiche , e così a quelle dominanti , sembra realizzazione della giustizia : che viene poi a identificarsi con quello che a ciascuno appare il più equo assetto sociale . Ora , sempre ci furono reciproche influenze tra politica e diritto ; ma il diritto fu sempre considerato il limite della politica e non viceversa . Che la normativa abbia trovato tradizionale espressione nel termine legge , significa che si riteneva che in questo termine confluissero leggi giuridiche , morali , di natura , divine , in una apertura che abbracciasse l ' intero universo dell ' uomo composto in una regolare armonia . L ' autonomia del singolo dev ' essere strumento necessario perché l ' uomo non si esaurisca nel cittadino . L ' idea di una legalità connessa soltanto ad ordinamenti politici , postula il rinnegamento di un diritto universale . L ' art. 3 della nostra Costituzione , sacrosanto principio di eguaglianza , se interpretato , come alcuni vogliono , quale una gigantesca clausola equitativa , che consente al giudice di giudicare secondo equità , porta alla dissoluzione dell ' ordinamento giuridico . Resta la norma Quod judici placuit legis habeat vigore ; viene meno il senso dell ' universale normatività del diritto e così la sicurezza del vivere . Se , come oggi , si affievolisce la solidarietà civica ed in uno Stato si affermano diverse forze politiche , il legame giuridico ( che dovrebbe essere pacificatore ) attraverso il giudice politicizzante fa del diritto uno strumento di lotta ; e si perpetua la divisione del mondo secondo nazioni , ideologie , asserite verità in contrasto tra loro . Ho scritto altre volte che se tutti aspirano alla giustizia , allorché si tratti poi di valutare se una legge od un comportamento siano o meno giusti , le opinioni appaiono sempre disparate . Nell ' articolo « Primato o complementarità della giustizia ? » sulla Rivista internazionale di scienze giuridiche Cotta osserva che nell ' opinione generalizzata dell ' uomo d ' oggi la giustizia sovrasta tutti gli altri valori ispiratori che guidano l ' azione . ( E sarei tratto a dire che sempre l ' uomo ha detto a parole di volere la giustizia , anche quando riteneva giusto che ci fossero ceti privilegiati , con un trattamento particolare , se poi Cotta non aggiungesse che la giustizia di cui si afferma il primato è intesa in una prospettiva essenzialmente politica ; è cioè uno dei modi con cui nei vari periodi si ritenne o meno giusto un comportamento ; oggi è la giustizia a vantaggio dei più poveri ) . Non solo gli altri valori che un tempo apparvero le grandi mire da raggiungere non valgono se non accompagnati alla giustizia ( libertà senza giustizia = privilegio ; sviluppo senza giustizia = sfruttamento ; ordine , legalità , pace senza giustizia = disordine , ipocrisia , imposizione - scrive Cotta ) , ma egli va oltre . Per un cattolico convinto come lui , la somma virtù è la carità ; ma , osservatore acuto del proprio tempo , constata altresì che - nel sentire d ' oggi - carità senza giustizia è considerata paternalismo ( storia delle parole : divenuta spregiativa quella che indica l ' affetto protettivo del padre verso i figli ) , sentimentalismo . Carità , libertà , sviluppo apparvero valori che dovessero segnare le direttive della umanità in epoche relativamente a noi vicine . Ma il primato della libertà si è iscritto in una visione ottimistica , che non ha riscontro nella realtà , e conduce alla selezione del migliore , del più atto . Lo sviluppo esige ordinamento , limitazione della libertà di ciascuno , e si iscrive nel quadro di un economismo utilizzante ; e si è visto che favorisce i paesi ed i ceti più sviluppati , va a ritmo rallentato per i più poveri . Ma la carità ? Come avviene che tanti cristiani sembrino subordinarla alla incidenza sociale della giustizia ? « Il fatto è che la carità è pazienza , sopportazione , sacrificio e rischio accettati gioiosamente : tutto perdona e nulla pretende » ; riflette un ' idea tutta propria e singolare della dignità umana , che non si esprime nella rivendicazione dei propri diritti , bensì nel dono e nel perdono fino al sacrificio di sé . Ma se posso tollerare il torto fatto a me , posso tollerare quello fatto agli altri ? Essa non dà la sicurezza , e non riconosce una eguale dignità per tutti . Ma Cotta , mentre constata che il primato della giustizia supera il soggettivismo ed il volontarismo nel fare , l ' economismo puro , il dono - sacrificio , riconosce che la giustizia di cui oggi si afferma il primato è intesa in una prospettiva essenzialmente politica : è contrapposta non solo alla legge positiva , ma alla categoria del giuridico , là dove strutturalmente diritto e giustizia non differiscono . La espressione « giustizia sociale » designa l ' ordine armonioso di una comunità ; ma quest ' ordine può essere contrapposto a quello di un ' altra ( penso al sentire della comunità svizzera rispetto ai bisogni delle comunità più povere ) . Per sostenere il primato della giustizia occorre considerarla in una dimensione universale , ed allora non può essere attuata che attraverso il diritto : la vecchia concezione del diritto , non equivalente a legge nazionale , ma agli eterni concetti di giusto e d ' ingiusto , non può realizzarsi che mediante la giuridicità . Senza di questa non riusciremo mai ad attuare la giustizia : chi amministrerà la comunità in cui essa si realizza ? Chi proteggerà dai violenti , che sempre esisteranno ? Fissato una volta un ordine armonioso e globale , poiché né lo sviluppo , né la tecnica si arrestano , senza un ordine giuridico esso o degenererebbe , o esigerebbe l ' arresto di ogni altro fattore . San Paolo non è superato , non siamo all ' epoca post - cristiana , se non per chi non ha una concezione anarcoide del cristianesimo primitivo : ma San Paolo è completato dalla filosofia greca ( le cui grandi linee ben conosceva ) : la giuridicità condizione necessaria per l ' attuazione della giustizia .
Quali referendum ( Jemolo Arturo Carlo , 1977 )
StampaQuotidiana ,
Pare che il prossimo anno saremo alle prese con una serie di referendum . Vorrei considerare l ' istituto , non da giurista o teorico , ma nella realtà della vita . Appare come il vero strumento del governo democratico ; è quello che ci permette di conoscere l ' opinione dei più , senza intermediari . Comprendo l ' uso che se ne fa nel Paese che molti considerano il meglio governato , la Svizzera . Se fossi legislatore , gli avrei dato ampio posto e dettagliato regolamento nello statuto dei lavoratori ; laddove ho visto invece sentenze di pretori considerare comportamento antisindacale da reprimere il referendum che il datore di lavoro indice tra i dipendenti su orario , modalità di lavoro , mensa . Gli avrei dato posto nella legge , assicurando il segreto assoluto della provenienza del voto , punendo la corruzione , cioè i voti comprati , ma lasciando piena libertà di propaganda a partiti e sindacati , come a datori di lavoro , perché la risposta fosse in un senso o nell ' altro . So che non ci sono istituti perfetti , che anche nel referendum possono agire le passioni del momento , le reazioni ad un episodio , la simpatia e la ripugnanza per un dato soggetto , il coniuge che non sa contrastare all ' altro coniuge , il debole che non riesce a scorgere il veleno di un argomento : tutte imperfezioni umane non eliminabili . Ma quando i sindacati si oppongono al referendum , in materia di lavoro , invocando che solo l ' unità fa la forza , vengono , vogliano o non vogliano , a dare una patente di debolezza mentale ai singoli , perpetui minorenni , che hanno bisogno di un intermediario . E questa tendenza trionfante è in nuce la struttura dei regimi comunisti : il popolo guidato da un gruppo di potere , che si rinnova per cooptazione , palese o mal celata , e che tenta imporre l ' immobilità , impedire ogni evoluzione . E tuttavia ... non occorre mai concludere troppo affrettatamente . Né i rivoluzionari francesi del 1789-93 , né i dottrinari liberali del 1830 , né gli uomini del Risorgimento , conobbero altro referendum che non fossero i plebisciti ; e non c ' è storico che non ponga riserve sulla genuina espressione della volontà popolare che essi rappresentarono . Si può osservare che nel 1789-93 , come nel 1830 e nel 1848 , non si concepiva il voto alle donne né a chi non avesse un minimo di cultura e spesso neppure a chi non possedesse un minimo di reddito , di capitale o lavoro ; e già questo avrebbe invalidato parecchio il valore del referendum , votando solo una minoranza della popolazione : ciò che oggi non accadrebbe . Ma piuttosto , a farmi riflettere sul referendum , sta ch ' esso corre bene - salvo qualche rilievo che subito farò - quando la questione è semplice : divorzio , aborto , abolizione del Concordato ( salvo i dubbi che nascono qui sulla natura di questo e sulla interpretazione degli artt. 7 , 75 e 138 della Costituzione ) ; ma non sono oggetto idoneo di referendum provvedimenti complessi o che abbiano ripercussioni finanziarie . Piaccia o non piaccia , se si delinea un tramonto della democrazia , non è per il malvolere di prepotenti di destra o di sinistra , bensì per la complessità dei problemi , per cui ogni giorno diminuisce il numero delle persone in grado di dominarli appieno , cogliendone ogni lato . La democrazia , diretta o rappresentativa , è ottima cosa ; ma ha una condizione insuperabile ; che chi sceglie e decide abbia una consapevolezza di tutti i termini del problema che ha dinanzi ; e penso che la sua decadenza , palese o mal celata , non dipenda soltanto dal malvolere , dalla sete di dominio di uomini , destri o sinistri ; ma dal connettersi ed intrecciarsi dei vari problemi , che solo pochi esperti sono in grado di cogliere , e che possono sfuggire anche a luminari della economia e della finanza , se non conoscano le mezze promesse , gli scambi di cenni tra uomini di Stato , più spesso tra ministri di Paesi diversi o tra ministri e grandi dominatori dell ' alta banca internazionale . Sarei sul punto di votare sì o no in un referendum , ma un amico mi ammonisce : - bada che dall ' esito di questo referendum dipende poi il contegno di quello Stato verso i nostri lavoratori , le commesse che ci darà o non ci darà - anche se l ' oggetto del referendum non abbia in sé alcuna piega politica . E poi ... sono abbastanza vecchio per ricordare che quando sul finire del 1918 tutti si entusiasmavano alla iniziativa di Wilson : - basta con la politica fatta dalle cancellerie , con i trattati segreti ; anche i rapporti internazionali debbono essere trattati pubblicamente , noti ai popoli che poi ne portano le conseguenze - il chiaroveggente Luigi Salvatorelli ammoniva : - le prudenti ritirate , anche le umiliazioni , sono sopportabili nei rapporti internazionali fino a che non sono note che nella strettissima cerchia dei ministri degli Esteri e degli ambasciatori ; quando tutto è pubblico , quando si fa appello all ' amor proprio nazionale , all ' onore della bandiera , ed i quotidiani cominciano ad inveire contro l ' avversario , a ricordarci tutti i torti che ci ha fatto nei secoli , si è sul terreno sdrucciolevole che può portare alla guerra . Oggi le guerre paiono meno facili a dichiararsi che non sessant ' anni or sono , per gli effetti paurosi che sortirebbero ; ma gl ' inasprimenti , lo sdrucciolare indietro di dieci anni su una strada di distensione , sono sempre possibili . E quel che segue in politica estera , vale anche all ' interno . Penso ai rapporti tra Chiesa e Stato : dal 1900 si erano andati lentamente assestando ; il Papa restava sempre in Vaticano , ma nessuno pensava più al potere temporale , non c ' era più rancore , ci si rendeva conto che non occorrevano mutamenti legislativi ; al più , il Trattato senza il Concordato , proposto da Benedetto XV al governo Orlando , e che Vittorio Emanuele III non volle , né Orlando ebbe l ' energia occorrente per insistere , né Nitti quella per riprendere le file . Era proprio uno dei casi in cui le ferite si risanano per opera del tempo , e meno della questione si parlava , meglio era ; deismo , sincretismo religioso , ateismo proseguivano per la loro strada , il cattolicesimo per la sua ; non si prevedeva la scomparsa né degli uni né dell ' altro ; si confidava in un tempo prossimo in cui ogni cittadino avrebbe sempre agito secondo la propria coscienza , confessionale , o di fedeltà ad un partito , ed auto - determinandosi di volta in volta . Per questo , sarebbe stato meglio forse lasciare operare al tempo : ma se in un referendum sul semplice trattato ( le proposte recate a Parigi ad Orlando ) avrei risposto sì , al Concordato del '29 avrei risposto in un referendum no . Ma ora invece risponderò no alla proposta di abrogazione unilaterale ; perché la politica non è fatta semplicemente di giudizi di « buono » e « cattivo » , ma è sempre condizionata alle circostanze del momento : e dopo tutte le concessioni che la S . Sede si è dimostrata disposta ad accettare , questa abrogazione per referendum popolare , unilaterale , è il segno non dico di una guerra , ma di un contrasto che è un lusso che l ' Italia d ' oggi potrebbe ben risparmiarsi . Soggiungo ancora : per questo , come per altri referendum , sarebbe un grosso male che ci fosse un netto distacco nelle votazioni fra alcune Regioni ed altre ; penso soprattutto alle Regioni di confine , a certe Regioni a cui corre facilmente il pensiero ; ciascuno può comprendere a chi alludo ; un massiccio distacco nel risultato delle votazioni sarebbe un segno poco confortante , in un momento in cui le Regioni , od almeno alcune , reclamano una sempre maggiore autonomia , e si risvegliano vecchissime nostalgie , pure in campo linguistico . Istituto di perfetta democrazia il referendum , ma , come ogni istituto , va usato con giudizio e al momento opportuno . E se tocca norme della Costituzione , che potrebbero venire modificate con leggi costituzionali , propone sempre più il problema : - ha ancora una ragione d ' essere un Parlamento , quando ciò che è vitale è oggetto di trattative con i sindacati o di referendum ? Quando ogni riforma della Costituzione , pure prevista da questa , risulta un fatto impossibile per la inconciliabilità di partiti e di correnti ? - .
Divorzio e costume ( Jemolo Arturo Carlo , 1970 )
StampaQuotidiana ,
La cronaca ha narrato di due casi , che trovano poi riscontro in un film che si proietta in tutte le città : una persona scomparsa , ritenuta morta ; in uno dei due casi , quello di un disperso in guerra , la moglie non passa ad altre nozze , alleva i figli oggi adulti ; nell ' altro , invece , il superstite si riforma una famiglia . Dopo oltre vent ' anni si apprende , da una richiesta di documenti che lo scomparso rivolge al suo Comune di nascita , ch ' egli è vivo ; non ha mosso alcun passo per ritrovare la famiglia di un giorno , anzi sembra che voglia assumere un ' altra cittadinanza , e che proprio per questo abbia fatto quella richiesta . La moglie che non si è risposata dev ' essere un ' ottima donna , e non conta di dare alcuna molestia al marito scomparso . Ma allorché quella che si riteneva vedova ha contratto un nuovo matrimonio , che segue ? L ' art. 68 del Codice civile è chiaro : il nuovo matrimonio è nullo . Dopo la prima guerra mondiale un decreto 15 agosto 1919 aveva stabilito per gli scomparsi in guerra che , ove lo scomparso ritornasse , la nullità del nuovo matrimonio contratto dalla donna avrebbe potuto essere dichiarata solo ad istanza di uno dei tre interessati : il reduce , il nuovo marito , la donna : disposizione molto equa , forse ispirata al ricordo di Il fu Mattia Pascal di Pirandello , dove il protagonista , che aveva fatto credere nel proprio suicidio , non intende dare alcuna molestia alla famigliola felice che la moglie ha riformato . Non è che uno dei casi cui occorrerebbe provvedere col ritorno alla norma del '19 , in una riforma del diritto di famiglia . Riforma che avevo sperato andasse avanti rapidamente con il ritorno al ministero della Giustizia dell ' on. Reale : egli già aveva presentato , allorché era stato titolare di quel dicastero , un progetto che consentiva tra l ' altro al coniuge separato non per propria colpa il riconoscimento dei figli adulterini . Mi dicono che non si è dismessa l ' idea d ' una riforma del diritto di famiglia , tutt ' altro ; solo che l ' afflusso di buone volontà forma ingorgo ; quanto a dire che ci sono più progetti e che nell ' intento di fonderli ci si è arrestati . Ancora una volta vale che il meglio è nemico del bene . Vada o no in porto il disegno di legge sul divorzio , mi sembra necessaria questa riforma del diritto di famiglia : che , va da sé , non sarà una panacea , in quanto ci si muove su un terreno in cui il legislatore poco può , non essendogli dato né mutare il costume , fare sorgere il senso di riprovazione sociale dove sarebbe bene sorgesse , né vivificare le coscienze , dare il senso dei doveri che nascono con il matrimonio e con la paternità , senso che costituisce il cemento insostituibile delle sane famiglie . Ho accennato alla norma sul matrimonio dei presunti morti , cui parificherei gli assenti da lungo tempo . In materia matrimoniale occorrerebbe poi provvedere ai casi di nullità e ritornare al primitivo progetto della Commissione per la riforma dei Codici , di circa quarant ' anni or sono , nell ' allargare le ipotesi di nullità per errore ( che la giurisprudenza ha praticamente eliminato ) . Converrebbe altresì correggere l ' assurdo insegnamento della Cassazione per cui la nullità per impotenza si prescrive in dieci anni , con una prescrizione che può essere opposta dal Pubblico Ministero contro i due coniugi concordi nel volere la nullità , ed accettare l ' insegnamento tradizionale , che trattasi di nullità imprescrittibile ; ed , ancora , mutuare dal diritto canonico lo scioglimento del matrimonio non consumato . Sono , queste , riforme in cui credo che tutti consentirebbero . Non in altre , che mi parrebbero ben più essenziali . In un libro antidivorzista di un professore cattolico c ' è questa battuta : si parla del divorzio e tra gli interlocutori c ' è un ' alta personalità della finanza , che dice : « Dato il numero delle unioni irregolari , occorre ammettere il divorzio per sanare la situazione » ; al che un interlocutore obietta : « Pensa che se fosse in circolazione un ingente numero di banconote false , sarebbe perciò il caso di riconoscerle per buone ? » . E la personalità si dichiara battuta . Non so se , quando il numero di banconote fosse tale che il rifiutarle potesse produrre una serie di fallimenti ( penso alle sterline perfette che pare la Germania avesse allestito durante la seconda guerra ) , non si finirebbe anche di accettarle , considerando la loro emissione alla pari di un cataclisma ; ma sono certo che comunque si avviserebbe subito a stampare altre banconote , diverse , che fosse più arduo falsificare . Mentre né il legislatore civile , né quello canonico mi consta pensino di modificare la legislazione matrimoniale , là dove l ' esperienza ha mostrato che si hanno matrimoni dall ' esito disastroso : matrimoni di riparazione ( dopo ratti , violenti o consensuali ) volti a fare estinguere processi penali in corso . Se non si abbandona l ' idea arcaica che il matrimonio sana tutto , rende l ' onore , elimina il peccato ; se il legislatore non mostra di disconoscere questa idea , continueranno ad aversi molti matrimoni condannati in partenza . E farei appello anche al legislatore canonico . So di parroci che malvolentieri accedono a battezzare bambini di famiglie notoriamente atee , che faranno crescere i figli senza fede religiosa e chiedono il battesimo solo per contentare qualche vecchio parente , o , peggio , per un ' occasione di festa ; e quei parroci sono a posto sul terreno teologico ; anche per la milizia cristiana , meglio un estraneo che un disertore . Del pari , anche dal punto di vista religioso , minor male il concubinato tra due persone sciolte da vincoli , che una serie di legami adulterini . Fuori del terreno matrimoniale , occorre essere sinceri e accettare o respingere quel che tanto spesso si afferma , che i figli non debbono scontare i peccati dei genitori ( per quanto è dato agli uomini l ' evitarlo ) . Occorre cioè ammettere la riconoscibilità , da parte del padre e della madre , del figlio adulterino , ed anche la possibilità per questo di ottenere l ' accertamento giudiziale di tale paternità o maternità , con conseguente acquisto dei diritti propri ai figli naturali oggi riconoscibili . Riconoscimento : che è cosa diversa dall ' accoglimento nella casa coniugale del genitore sposato , che non può essere imposto , anche se sia augurabile che la generosità del coniuge offeso da quella nascita lo consenta . Auguriamoci che i vari legislatori di buona volontà riescano a mettersi d ' accordo ( o , meglio , a ritirare i loro molteplici progetti , per lasciarne in vita uno solo ) e che almeno queste riforme siano varate : sarebbe un punto a favore di una legislatura che fin qui non mostra di dover passare alla storia come una delle più felici .
Lo spreco nella scuola e nella società ( Jemolo Arturo Carlo , 1972 )
StampaQuotidiana ,
A settembre dovrebbe essere affrontata , in fase conclusiva , la legge sull ' Università . So come ai politici sia indifferente tutto ciò che non proviene da partiti o da sindacati , che non si traduce in voti od in pericoli di scioperi . Eppure occorre talora fare il punto , mostrare quanto di contrario agl ' interessi dei meno agiati si compia nel nome della democrazia , quanto interessi di gruppi prevalgano sull ' interesse generale . Inutile ripetere cose che i politici avrebbero anche ragione di non ascoltare , se davvero valesse la regola che non si può mai accettare l ' impopolarità di certe riforme . Ripetere così che è folle apparecchiare nuove Università per creare sempre un maggior numero di laureati , senza curarsi di vedere se questi troveranno poi un ' occupazione ( in certi casi è anzi certo che non la troveranno , e si moltiplicherà il numero dei frustrati , dei laureati in legge od in economia o in scienze politiche che ad uno sportello di banca attendono ai depositi e riscossioni sui libretti di risparmio , o in un ufficio riempiono moduli ) . Inutile ripetere che l ' Università è un grande nome , ma appartenente al passato , ed oggi la realtà sono le Facoltà , alcune già ammasso di discipline eterogenee , come quelle di scienze ; e non si può legiferare se non per Facoltà . Inutile ripetere che è pura demagogia parlare delle esigenze delle Università considerando il numero degli iscritti , e volendo ignorare che da sempre in certe Facoltà solo una piccole percentuale degl ' iscritti frequenta , ed in alcune , dalla loro istituzione , solo una parte , non la maggioranza degli iscritti al primo anno , giunge al termine del corso . Inutile soggiungere che è falso che non si frequenta perché non ci sono posti o strutture adeguate , quando è noto che non si frequenta o perché si risiede altrove o si è occupati , o , più spesso , si ritiene , e per molte materie giustamente , che a vent ' anni si possa studiare sui libri e non occorra ascoltare lezioni ; e che sarebbe utile istituire consultori per coloro che non frequentano . Ed inutile altresì ripetere che sono diverse e non sovrapponibili le strade che portano a formare il buon professionista e quelle che portano a creare l ' uomo di studio , quello delle teorie , che pure necessita ; e che sulle prime molto potrebbero operare professionisti provetti , primari spedalieri , consigli dell ' Ordine degli avvocati , e via dicendo , scaricando le Università . Ma c ' è invece qualcosa che va detto , e non importa se abbiano a giovarsene i movimenti extraparlamentari ( non credo : essi pure hanno da guadagnare a che nulla muti ) . Va detto che in un Paese povero come il nostro , dove ciò che può spendersi per l ' istruzione è pur sempre limitato , le necessità primarie sono quelle delle scuole materne , primarie e medie , e tutte le altre debbono essere mantenute nei limiti dell ' indispensabile , non concedendosi alcuno scialo . Quando sento del ragazzino di 13 anni che non frequenta la scuola media perché la famiglia ha bisogno delle ventincinquemila lire mensili che guadagna addetto a una pompa di benzina ed alla ripulitura del cristallo delle macchine in sosta ; quando nell ' ascensore di un ' alta sede giudiziaria mi ritrovo col ragazzino , quasi un bimbetto , addetto al bar , che instancabilmente porta cappuccini e birre : allora ho uno dei miei rari moti d ' ira pensando al presalario degli universitari , reclamato ora da tutti . Ma della cattedra universitaria si tende a fare quel ch ' era il beneficio semplice ( che non comportava alcun obbligo , tolto portare la mantelletta nera di abate ; Monaldo Leopardi l ' offrì a Giacomo per dargli modo di vivere , ma dignitosamente Giacomo rifiutò ) , o l ' abbazia in commenda che alimentava le rendite di opulenti cardinali . Sento cose incredibili : una Università minore che propone per una sola Facoltà di scienze morali novantacinque materie d ' insegnamento , e pian piano , ma forse non tanto piano , ogni insegnante diverrà professore di ruolo , con assistenti , tali per il beneplacito d ' un cattedratico , ed inamovibili ; anzi mi dicono che ora si vogliono sistemare anche i « precari » , chi per incarico d ' un professore tenne qualche esercitazione . E quando poi mi guardo intorno , nel settore che conosco bene , scorgo : un piccolissimo numero ( credo bastino le dita di una mano per contarli ) di ottimi giovani che si stabiliscono nella città dove hanno cattedra , tengono corsi anche serali , suscitano interessi , sono un elemento vivificatore ; un numero sempre esiguo , ma un po ' meno , d ' insegnanti che trascorrono tre giorni della settimana nella loro sede , ed in quei giorni sono attivi , legano con i giovani ( va da sé che quelli interessati sono poi pochi , sicché spesso dopo la lezione insegnante ed allievi possono continuare la conversazione intorno ad un tavolo di birreria ) ; ma , almeno nei settori che ben conosco , vedo aspirare alla cattedra una serie di giovani che mai e poi mai si sposteranno dalla grande città in cui hanno il loro centro d ' affari , mai e poi mai si rassegneranno a vivere dello stipendio , per quanto questo possa essere aumentato . Nelle stesse Facoltà scientifiche , d ' altronde , ben so quanto sia raro il professore che porti la sua famiglia nella sede , s ' inserisca nel tessuto della città come elemento vivificatore . Ed occorre aggiungere , a fare il punto , che giustamente ogni ministro direbbe che non può fare nulla , perché libertà d ' insegnamento da noi significa anche libertà di non insegnare , e sarebbe un ' insurrezione generale il giorno di esami in cui si presentasse un ispettore ministeriale a vedere com ' è composta la commissione , quanto dura ogni esame . Scelta delle materie , libertà di programmi : e sia , anche se costituisca la pietra al collo per il ragazzo che non ha dietro a sé alcuna tradizione di cultura , e si fa indicare le materie dal compagno o dal bidello . Ma se c ' è qualcuno che vuole studiare ciò che è fuori delle grandi vie , l ' eros delle pulci o l ' astronomia dei cartaginesi , non pretenda si creino cattedre per lui . I poveri debbono spendere bene il poco di cui dispongono ; lo spreco non è loro consentito . Si considerino i bisogni reali delle Università , ma non si accordi il superfluo ; non si crei ( anche se possa essere una via per fare ciò che al fascismo non riuscì , l ' impronta politica posta sull ' Università , come si tende a metterla sulla magistratura } un esercito d ' insegnanti che non insegnano o perché non sanno , o perché non vogliono , o perché manca loro la studentesca cui insegnare .
Prestazione straordinaria ( Tornabuoni Lietta , 1995 )
StampaQuotidiana ,
Trovata : un impiegato restio si trova a venir desiderato , corteggiato , ricattato e semiviolentato dalla donna che sul lavoro è il suo capo , in una situazione imbarazzante che capovolge la norma per cui sono le donne a venir molestate dai capi in ufficio . Trovata originale ? Per niente . Il film precisa « da un ' idea di Gianfilippo Ascione » , ma quell ' idea l ' avevano già avuta in parecchi : stava al centro di almeno tre processi negli Stati Uniti , sta al centro del romanzo di Michael Crichton Rivelazioni pubblicato da Garzanti e del film americano con Michael Douglas che ne è stato tratto . Sergio Rubini , regista e protagonista che in un momento del film legge allusivamente Rivelazioni , lo sa benissimo : e affronta la storia non come un ' idea nuova , ma come la variazione su uno spunto di commedia . L ' esito è poco felice : il film slunga e trascina l ' aneddoto senza sapere come alimentarlo , salvo che mediante una di quelle gite turistiche all ' estero ( qui in Grecia , con danze tipiche , bevute eccessive , indigeni primitivi simpatici , mare bellissimo ) con cui molti film italiani tentano di dare respiro alla vicenda e di colmare i vuoti di sceneggiatura ; l ' avventura sessuale raccontata senza stile e senza brio è priva di eros e di sensualità ; lo svolgersi dei fatti non diventa mai analisi di costume , dei rapporti tra i sessi o del mondo editoriale ; a Sergio Rubini manca il fisico del ruolo , tanto da rendere incomprensibile che una bella dirigente si accanisca per portarselo a letto , anche se mossa da piccosa prepotenza più che da desiderio . Infatti l ' impiegato molestato , lettore in una grande casa editrice , ha carattere , vuole bene alla sua donna , non intende venir consumato in una notte e poi messo da parte ; resiste alle insistenze di Margherita Buy , dura manager tagliatrice di teste incaricata di ridurre il personale e le spese , donna vorace ma fredda - « Per me fare l ' amore non è una mania , è solo un hobby ... La seconda volta mi annoio » . Vendicativamente , l ' impiegato molestato che si nega viene degradato sul lavoro . Lascia il posto , perde la sua donna che lo spingeva a cedere per veder pubblicato un proprio libro , ma alla fine vince : naturalmente la manager s ' innamora , lui pure , insieme creano una nuova coppia e una nuova casa editrice . Margherita Buy , pochissimo spogliata e benissimo vestita da Valentino , inadatta al personaggio , è come imbarazzata , dislocata , convenzionale ; Simona Izzo recita bene la sua piccola parte di scrittrice velleitaria che mangia e ingrassa per frustrazione ; sono piacevoli le apparizioni di Gianrico Tedeschi e Gianni Bonagura .
Viaggio in Inghilterra ( Tornabuoni Lietta , 1995 )
StampaQuotidiana ,
Film inglese tradizionale , strappalacrime intellettuale , operazione derivata multimediale : all ' origine c ' è un telefilm diretto nel 1985 per la BBC da William Nicholson , c ' è un testo teatrale dello stesso Nicholson andato in scena nel 1989 a Londra e poi a Broadway , rappresentato anche in Italia da Giancarlo Sbragia col titolo La mela magica . Nicholson , che è pure sceneggiatore del film , dice d ' essersi preso molte libertà raccontando il rapporto tra il famoso letterato inglese C.S. Lewis e la scrittrice americana Joy Gresham : « La loro storia d ' amore era molto privata e nessuno sa come e perché si siano innamorati . Ho usato frammenti della loro vita , ne ho eliminati alcuni e creati altri ... » . Peccato , magari i personaggi reali bastavano a se stessi . Clive Staples Lewis detto Jack ( 1898-1963 ) , nato a Belfast , professore di letteratura inglese a Oxford e poi a Cambridge , poeta , critico , conferenziere e apologeta cristiano , grande studioso del Medioevo e del Rinascimento inglese e della tradizione allegorica dell ' amor cortese , amico di J.K.K. Tolkien , narratore per bambini , scrittore di fantascienza , non è notissimo in Italia dove alcuni suoi libri ( Il leone , la strega e l ' armadio , Lontano dal pianeta silenzioso e altri ) sono stati pubblicati da Mondadori . Il film coglie Lewis a Oxford nel 1952 , cinquantaquattrenne appagato dagli studi , dalla celebrità e dal sentimento religioso , convivente con il fratello , uso all ' ambiente universitario esclusivamente maschile . L ' incontro con Joy Gresham , americana schietta , scrittrice e sua ardente fan , « ebreo - cristiana » appassionatamente di sinistra , madre d ' un bambino di otto anni separata dal marito alcolizzato , immise nella vita egocentrica e quieta di Lewis l ' amore e il dolore , diventò un vero matrimonio prima della morte di lei per un tumore alle ossa . Anthony Hopkins recita il personaggio magnificamente , Debra Winger è più schematica . Per il resto il film patetico e anche tedioso pare una realizzazione di routine di quella convenzione inglese che è ormai quasi un genere : vicende atroci e comportamenti impeccabili , prati verdi , le belle architetture di Oxford e i suoi interni di legno lustro , la campagna coi suoi paesaggi meravigliosi e tristi , le cerimonie scolastiche e religiose , i sardonici professori togati e gli studenti irrigiditi , sentimenti repressi e tazze di tè , bicchieri di cristallo ed esistenze disamorate , quante volte si son visti ?
Portami via ( Tornabuoni Lietta , 1995 )
StampaQuotidiana ,
È interessante e riuscito questo primo film del trentenne torinese Gianluca Maria Tavarelli , realizzato su una sceneggiatura vincitrice del Premio Solinas , presentato alla Mostra di Venezia 1994 : sa unire realismo sociale e sentimento individuale , desolazione invincibile e speranza possibile , alienazioni diverse e buona drammaturgia , in uno stile intenso e asciutto . Nella Torino notturna , Portami via racconta i destini incrociati di due coppie di giovani che vorrebbero un ' altra vita . Due amiche emigrate dall ' Est europeo , una russa e una bulgara , prostitute di lusso da due milioni , vessate , ricattate e malmenate dal loro sfruttatore italiano , disperate per la mancanza di libertà e di vie d ' uscita . Due amici italiani squattrinati , solitari , mortificati da esistenze prive di senso e di futuro , avviliti da lavori brutti ( uno fa senza successo il venditore di elettrodomestici ; l ' altro è terapeuta in una comunità di handicappati , senza più fiducia nella possibilità di rendersi seriamente utile ) . Le due coppie s ' incontrano in un momento drammatico , si spaventano , si aiutano . Il trauma dà a tutt ' e quattro il coraggio prima introvabile d ' andarsene , di partire verso la Francia , di tentar di vivere davvero : « Fammi provare » , « Ma sì » . Intorno a loro la città nel buio , strade deserte e locali affollati esplorati in un vagabondare in auto insoddisfacente ma inevitabile privo d ' allegria e d ' amore ( « se voglio una donna me la devo pagare » ) ; residence tetri visitati dalle due ragazze pagate da uomini grossolani e malinconici . Accanto a loro , i personaggi minori ( malati di mente , suicidi , un vicino convinto d ' un proprio prossimo trasferimento extraterrestre ) simboleggiano le tante possibili varianti del grande desiderio di fuga contemporaneo . Gli attori ben scelti e ben diretti interpretano con naturalezza e sottogliezza i loro personaggi simili a tante persone giovani , senza presente né avvenire , ridotte all ' inerzia o al dinamismo nevrotico , rese torpide dal rifiuto , dalla delusione .
I visitatori ( Tornabuoni Lietta , 1995 )
StampaQuotidiana ,
Nell ' anno 1123 in Francia , un aristocratico guerriero e il suo scudiero bevono per errore un filtro del tempo preparato da un arcimago , e si ritrovano nell ' anno 1992; davanti allo spettacolo terrificante del progresso e della tecnologia , si spaventano ; il nobile desidera soltanto tornare al proprio secolo e ci torna , mentre il servitore sceglie di restare nel Novecento dove , almeno in apparenza , il popolo ha qualche diritto . Raccontando questa storia , I visitatori è stato il film - fenomeno della scorsa stagione cinematografica francese . Con 14 milioni di spettatori ha battuto ogni record d ' incassi degli ultimi dieci anni , ha vinto numerosi premi , ha provocato analisi , discussioni , ipotesi : un simile successo è la spia d ' una immensa fame di ridere , gli spettatori hanno amato sentir parlare dell ' identità francese perenne , il film è piaciuto tanto perché prende in giro la civiltà contemporanea , eccetera . Di sicuro è divertente , esilarante . Passatista e snob , un po ' ecologica e un po ' romantica , saga di quell ' anacronismo così spesso fonte di comicità ( i Monty Python , Me1 Brooks , Troisi - Benigni in Non ci resta che piangere ) , la commedia fa ridere molto . Piombati nel Novecento , il guerriero e lo scudiero non riescono a respirare l ' aria inquinata , non riconoscono il paesaggio ( « Dove sono finite le foreste ? » ) , s ' impauriscono vedendo un postino africano ( « Il saracino ! Il saracino ! » ) , vomitano appena entrati in automobile , si lavano mani e faccia nel gabinetto , combinano guai iperbolici . L ' aristocratico scopre con orrore che il suo castello è stato venduto e trasformato in albergo di lusso ; che i plebei possono essere ricchi e i servi sono spariti ; che una hostess s ' offende a sentirsi chiamare « garzona » ; che la sua discendente , moglie d ' un brillante dentista e padrona d ' una bella villetta , « ha sposato un cavadenti e vive in un tugurio » . Lo scudiero s ' adatta invece felicemente a un mondo per lui migliore , e impara subito a gridare « occhèi » con entusiasmo . Il film è dialogato in un francese arcaico d ' invenzione , bene adattato da Sergio Jacquier per la versione italiana . È diretto da Jean - Marie Poiré , 49 anni , parigino , ex rocker , già autore di nove cinecommedie perlopiù mai viste in Italia . È ottimamente interpretato nella parte del guerriero da Jean Reno ( doppiato da Gigí Proietti ) , nella parte dello scudiero dal comico Christian Clavier ( doppiato da Leo Gullotta ) : ma la più brava è Valerie Lemercier ( doppiata da Patrizia Castagnoli ) che nella parte della discendente costruisce , tra comicità e critica di costume , un personaggio perfetto di aristocratica avventurista e romantica , senza principi e senza pregiudizi , ricca d ' impassibile cortesia , di pragmatismo fattivo , di sapienza mondana .
Sole ingannatore ( Tornabuoni Lietta , 1995 )
StampaQuotidiana ,
Un eroe militare della rivoluzione bolscevica , ormai in ritiro ; un giovane ex controrivoluzionario da anni al servizio della polizia politica sovietica e già responsabile dell ' uccisione di otto dei suoi ; una ragazza bella , moglie dell ' uno ed ex innamorata dell ' altro ; una incantevole bambina figlia dell ' eroe e della ragazza , vitale , petulante , inconsapevole e facile da sedurre come tutti i giovanissimi ; un gruppo di vecchi nostalgici del passato pre - rivoluzionario . Sono i personaggi , simbolici eppure del tutto realistici e credibili , raccolti in una bianca villa tra gli alberi in un giorno radioso d ' estate : è l ' estate del 1936 , l ' anno in cui í processi voluti da Stalin portarono a morte l ' élite militare e rivoluzionaria dell ' Urss , divenuta ingombrante per il dittatore ; ogni tanto , come un ' apparizione fantascientifica o tarkovskiana , un globo di luce infuocata passa attraverso le stanze e il paesaggio . Dedicato « a tutti quelli che sono stati bruciati dal sole ingannatore della rivoluzione » , il film di Nikita Mikhalkov è davvero grande , ricco di vita , di sensualità , d ' energia e di bellezza , capace di raccontare insieme tragedia politica e drammi personali , capace di narrare la degenerazione totalitaria attraverso i sentimenti , mescolando la violenza dei fatti e la dolce malinconia cechoviana delle atmosfere , la realtà sovietica e la letteratura russa . Un film raro , recitato benissimo dallo stesso regista che è l ' eroe , dalla sua figlia più piccola Nadia , da Oleg Menchikov che è il poliziotto . Nessuno sa che il giovane è venuto per arrestare l ' eroe , destinato come tanti altri all ' eliminazione . Nell ' assolata felice giornata domenicale , la sotterranea rivalità tra i due uomini si manifesta durante gli svaghi famigliari , le canzoni , i bagni nel fiume , la partita di pallone , i pasti . Parallele ai divertimenti privati , si svolgono le pubbliche attività : festa « in onore dei dirigibili di Stalin » ; esercitazioni « contro l ' idra dell ' imperialismo mondiale » , con le maschere antigas che simbolicamente rendono le persone tutte uguali e tutte disumane ; cerimonie dei bambini organizzati nei Pionieri , educati a venerare l ' eroe rivoluzionario già rinnegato dalla politica . Un camionista , emblema del popolo sovietico , sin dal mattino gira alla cieca chiedendo senza ottenere risposte in che punto si trovi e quale direzione debba seguire , finché a sera verrà ucciso stupidamente , crudelmente . Al tramonto , l ' eroe viene portato via dall ' automobile nera della polizia politica , mentre nel cielo s ' innalza il ritratto di Stalin e rifulgono i bagliori del sole calante ; tra i due uomini , il rivoluzionario divorato dalla rivoluzione e il controrivoluzionario reso infame dalla paura , nessuno sopravviverà . Nonostante qualche autoindulgenza , Mikhalkov è un grande narratore , forte , profondo , affascinante : alla riuscita del film contribuisce assai il suo fascino d ' interprete bello e paziente , seducente , eroico e paterno .
Tre vedove per un delitto ( Tornabuoni Lietta , 1995 )
StampaQuotidiana ,
« La donna è nata per essere vedova : è la sua naturale vocazione , nessuna donna è completa finché il suo compagno non è morto » , sentenzia un dentista innamorato . Una vedova autentica , due finte vedove e un gruppo di ricche vedove abitanti su una Collina delle Vedove in un villaggio rurale dai paesaggi bellissimi in Irlanda nel 1920 , sono al centro della commedia di costume brillante , ben recitata e qualsiasi , poco significativa , che ha segnato il ritorno al lavoro di Mia Farrow dopo la brutta fine del suo matrimonio con Woody Allen . Bersagli della critica di costume : il crudele conformismo e il classismo spietato dell ' epoca , la prepotenza cattiva delle donne sole di mezza età e la possessività matriarcale tanto dannosa per i figli maschi , i ridicoli pregiudizi etici e sociali , le vocazioni al pettegolezzo , alla malignità , gelosia , rivalità e anche alla malvagità . Ma il tono è brioso , il racconto è centrato su una beffa femminile che punirà le vedove bacchettone piene di degnazione , l ' « irlandesità » è vista con ironia affettuosa , l ' intrigo ben condotto che prevede pure sospetti d ' omicidio è spiritoso , i caratteristi sono ben scelti , l ' insieme ha un ' aria polverosa e antiquata non spiacevole . Il soggetto era stato scritto , oltre dieci anni fa , per Maureen O ' Sullivan ; adesso è la figlia dell ' attrice , Mia Farrow , a interpretarvi un ruolo . Farrow non è male , però i suoi trepidi manierismi e le sue timidezze schive risultano deboli al confronto con le altre due attrici , perfette : Joan Plowright , gran gigiona convenzionale , sempre prevedibile eppure sempre irresistibile ; e Natasha Richardson , figlia di Vanessa Redgrave e del regista Tony Richardson , molto bella , molto brava . Tra gli interpreti , è ammirevole jim Broadbent nella parte del dentista innamorato di Mia Farrow : anche in Pallottole su Broadway di Woody Allen recita con tale finezza e sapienza la parte d ' un attore invecchiato insidiato dalla nevrosi e dalla bulimia , che varrebbe la pena di vedere il film soltanto per vedere lui .