StampaQuotidiana ,
In
una
serie
di
scritti
minori
,
che
troveranno
,
spero
,
la
loro
fusione
in
un
libro
che
riuscirà
davvero
fondamentale
,
Sergio
Cotta
affronta
alcuni
dei
problemi
più
sentiti
:
ciò
che
rappresentino
nel
nostro
tempo
giustizia
,
diritto
e
politica
.
Credo
tutti
concordiamo
sulla
equivocità
di
ciascuno
di
questi
termini
:
giacché
la
storia
ci
dimostra
quanto
in
ogni
civiltà
ed
in
ogni
epoca
varii
il
concetto
del
giusto
;
come
la
legalità
possa
essere
posta
al
servizio
così
dei
più
alti
ideali
di
bene
,
come
della
iniquità
più
profonda
(
la
legge
ha
persino
talora
obbligato
il
figlio
a
denunciare
i
genitori
per
le
loro
opinioni
avverse
al
regime
dominante
)
;
la
politica
,
poi
,
dovrebbe
significare
l
'
arte
di
reggere
la
cosa
pubblica
nel
migliore
dei
modi
,
quello
che
comunemente
si
chiama
il
«
modo
giusto
»
(
e
ritorniamo
alle
varie
maniere
con
cui
si
può
concepire
la
giustizia
)
;
ma
è
spesso
interpretata
come
l
'
arte
del
dominio
,
il
modo
di
conquistare
e
conservare
il
potere
.
In
uno
scritto
«
Diritto
e
politica
»
pubblicato
nella
rivista
Justitia
,
Cotta
parte
dal
monito
di
Francesco
Carnelutti
,
negli
ultimi
anni
,
quando
sempre
più
confidava
nella
carità
cristiana
:
«
Sempre
meno
diritto
!
»
:
altamente
significativo
in
chi
era
stato
uno
dei
più
alti
costruttori
del
diritto
positivo
.
Facile
constatare
come
questo
monito
non
sia
stato
raccolto
,
come
il
legislatore
,
pungolato
dai
vari
gruppi
,
prolifichi
sempre
più
nella
creazione
di
nuove
norme
.
Cotta
,
cristiano
convinto
,
riconosce
che
la
legalità
implica
misura
di
diritti
e
di
doveri
;
mentre
la
vita
cristiana
trascende
nella
pienezza
dell
'
amore
,
ogni
contrapposizione
di
diritti
e
di
doveri
(
l
'
esempio
del
dovere
del
povero
di
restituire
al
ricco
ciò
che
ha
ottenuto
in
prestito
,
che
contrasta
alla
carità
cristiana
)
.
Questa
è
però
solo
una
fonte
secondaria
dell
'
antigiuridicismo
ampiamente
oggi
diffuso
specie
tra
i
giovani
,
nel
senso
che
non
si
chiede
più
l
'
applicazione
della
legge
,
quanto
un
continuo
adattamento
di
questa
applicazione
a
quella
che
alle
varie
tendenze
politiche
,
e
così
a
quelle
dominanti
,
sembra
realizzazione
della
giustizia
:
che
viene
poi
a
identificarsi
con
quello
che
a
ciascuno
appare
il
più
equo
assetto
sociale
.
Ora
,
sempre
ci
furono
reciproche
influenze
tra
politica
e
diritto
;
ma
il
diritto
fu
sempre
considerato
il
limite
della
politica
e
non
viceversa
.
Che
la
normativa
abbia
trovato
tradizionale
espressione
nel
termine
legge
,
significa
che
si
riteneva
che
in
questo
termine
confluissero
leggi
giuridiche
,
morali
,
di
natura
,
divine
,
in
una
apertura
che
abbracciasse
l
'
intero
universo
dell
'
uomo
composto
in
una
regolare
armonia
.
L
'
autonomia
del
singolo
dev
'
essere
strumento
necessario
perché
l
'
uomo
non
si
esaurisca
nel
cittadino
.
L
'
idea
di
una
legalità
connessa
soltanto
ad
ordinamenti
politici
,
postula
il
rinnegamento
di
un
diritto
universale
.
L
'
art.
3
della
nostra
Costituzione
,
sacrosanto
principio
di
eguaglianza
,
se
interpretato
,
come
alcuni
vogliono
,
quale
una
gigantesca
clausola
equitativa
,
che
consente
al
giudice
di
giudicare
secondo
equità
,
porta
alla
dissoluzione
dell
'
ordinamento
giuridico
.
Resta
la
norma
Quod
judici
placuit
legis
habeat
vigore
;
viene
meno
il
senso
dell
'
universale
normatività
del
diritto
e
così
la
sicurezza
del
vivere
.
Se
,
come
oggi
,
si
affievolisce
la
solidarietà
civica
ed
in
uno
Stato
si
affermano
diverse
forze
politiche
,
il
legame
giuridico
(
che
dovrebbe
essere
pacificatore
)
attraverso
il
giudice
politicizzante
fa
del
diritto
uno
strumento
di
lotta
;
e
si
perpetua
la
divisione
del
mondo
secondo
nazioni
,
ideologie
,
asserite
verità
in
contrasto
tra
loro
.
Ho
scritto
altre
volte
che
se
tutti
aspirano
alla
giustizia
,
allorché
si
tratti
poi
di
valutare
se
una
legge
od
un
comportamento
siano
o
meno
giusti
,
le
opinioni
appaiono
sempre
disparate
.
Nell
'
articolo
«
Primato
o
complementarità
della
giustizia
?
»
sulla
Rivista
internazionale
di
scienze
giuridiche
Cotta
osserva
che
nell
'
opinione
generalizzata
dell
'
uomo
d
'
oggi
la
giustizia
sovrasta
tutti
gli
altri
valori
ispiratori
che
guidano
l
'
azione
.
(
E
sarei
tratto
a
dire
che
sempre
l
'
uomo
ha
detto
a
parole
di
volere
la
giustizia
,
anche
quando
riteneva
giusto
che
ci
fossero
ceti
privilegiati
,
con
un
trattamento
particolare
,
se
poi
Cotta
non
aggiungesse
che
la
giustizia
di
cui
si
afferma
il
primato
è
intesa
in
una
prospettiva
essenzialmente
politica
;
è
cioè
uno
dei
modi
con
cui
nei
vari
periodi
si
ritenne
o
meno
giusto
un
comportamento
;
oggi
è
la
giustizia
a
vantaggio
dei
più
poveri
)
.
Non
solo
gli
altri
valori
che
un
tempo
apparvero
le
grandi
mire
da
raggiungere
non
valgono
se
non
accompagnati
alla
giustizia
(
libertà
senza
giustizia
=
privilegio
;
sviluppo
senza
giustizia
=
sfruttamento
;
ordine
,
legalità
,
pace
senza
giustizia
=
disordine
,
ipocrisia
,
imposizione
-
scrive
Cotta
)
,
ma
egli
va
oltre
.
Per
un
cattolico
convinto
come
lui
,
la
somma
virtù
è
la
carità
;
ma
,
osservatore
acuto
del
proprio
tempo
,
constata
altresì
che
-
nel
sentire
d
'
oggi
-
carità
senza
giustizia
è
considerata
paternalismo
(
storia
delle
parole
:
divenuta
spregiativa
quella
che
indica
l
'
affetto
protettivo
del
padre
verso
i
figli
)
,
sentimentalismo
.
Carità
,
libertà
,
sviluppo
apparvero
valori
che
dovessero
segnare
le
direttive
della
umanità
in
epoche
relativamente
a
noi
vicine
.
Ma
il
primato
della
libertà
si
è
iscritto
in
una
visione
ottimistica
,
che
non
ha
riscontro
nella
realtà
,
e
conduce
alla
selezione
del
migliore
,
del
più
atto
.
Lo
sviluppo
esige
ordinamento
,
limitazione
della
libertà
di
ciascuno
,
e
si
iscrive
nel
quadro
di
un
economismo
utilizzante
;
e
si
è
visto
che
favorisce
i
paesi
ed
i
ceti
più
sviluppati
,
va
a
ritmo
rallentato
per
i
più
poveri
.
Ma
la
carità
?
Come
avviene
che
tanti
cristiani
sembrino
subordinarla
alla
incidenza
sociale
della
giustizia
?
«
Il
fatto
è
che
la
carità
è
pazienza
,
sopportazione
,
sacrificio
e
rischio
accettati
gioiosamente
:
tutto
perdona
e
nulla
pretende
»
;
riflette
un
'
idea
tutta
propria
e
singolare
della
dignità
umana
,
che
non
si
esprime
nella
rivendicazione
dei
propri
diritti
,
bensì
nel
dono
e
nel
perdono
fino
al
sacrificio
di
sé
.
Ma
se
posso
tollerare
il
torto
fatto
a
me
,
posso
tollerare
quello
fatto
agli
altri
?
Essa
non
dà
la
sicurezza
,
e
non
riconosce
una
eguale
dignità
per
tutti
.
Ma
Cotta
,
mentre
constata
che
il
primato
della
giustizia
supera
il
soggettivismo
ed
il
volontarismo
nel
fare
,
l
'
economismo
puro
,
il
dono
-
sacrificio
,
riconosce
che
la
giustizia
di
cui
oggi
si
afferma
il
primato
è
intesa
in
una
prospettiva
essenzialmente
politica
:
è
contrapposta
non
solo
alla
legge
positiva
,
ma
alla
categoria
del
giuridico
,
là
dove
strutturalmente
diritto
e
giustizia
non
differiscono
.
La
espressione
«
giustizia
sociale
»
designa
l
'
ordine
armonioso
di
una
comunità
;
ma
quest
'
ordine
può
essere
contrapposto
a
quello
di
un
'
altra
(
penso
al
sentire
della
comunità
svizzera
rispetto
ai
bisogni
delle
comunità
più
povere
)
.
Per
sostenere
il
primato
della
giustizia
occorre
considerarla
in
una
dimensione
universale
,
ed
allora
non
può
essere
attuata
che
attraverso
il
diritto
:
la
vecchia
concezione
del
diritto
,
non
equivalente
a
legge
nazionale
,
ma
agli
eterni
concetti
di
giusto
e
d
'
ingiusto
,
non
può
realizzarsi
che
mediante
la
giuridicità
.
Senza
di
questa
non
riusciremo
mai
ad
attuare
la
giustizia
:
chi
amministrerà
la
comunità
in
cui
essa
si
realizza
?
Chi
proteggerà
dai
violenti
,
che
sempre
esisteranno
?
Fissato
una
volta
un
ordine
armonioso
e
globale
,
poiché
né
lo
sviluppo
,
né
la
tecnica
si
arrestano
,
senza
un
ordine
giuridico
esso
o
degenererebbe
,
o
esigerebbe
l
'
arresto
di
ogni
altro
fattore
.
San
Paolo
non
è
superato
,
non
siamo
all
'
epoca
post
-
cristiana
,
se
non
per
chi
non
ha
una
concezione
anarcoide
del
cristianesimo
primitivo
:
ma
San
Paolo
è
completato
dalla
filosofia
greca
(
le
cui
grandi
linee
ben
conosceva
)
:
la
giuridicità
condizione
necessaria
per
l
'
attuazione
della
giustizia
.
StampaQuotidiana ,
Pare
che
il
prossimo
anno
saremo
alle
prese
con
una
serie
di
referendum
.
Vorrei
considerare
l
'
istituto
,
non
da
giurista
o
teorico
,
ma
nella
realtà
della
vita
.
Appare
come
il
vero
strumento
del
governo
democratico
;
è
quello
che
ci
permette
di
conoscere
l
'
opinione
dei
più
,
senza
intermediari
.
Comprendo
l
'
uso
che
se
ne
fa
nel
Paese
che
molti
considerano
il
meglio
governato
,
la
Svizzera
.
Se
fossi
legislatore
,
gli
avrei
dato
ampio
posto
e
dettagliato
regolamento
nello
statuto
dei
lavoratori
;
laddove
ho
visto
invece
sentenze
di
pretori
considerare
comportamento
antisindacale
da
reprimere
il
referendum
che
il
datore
di
lavoro
indice
tra
i
dipendenti
su
orario
,
modalità
di
lavoro
,
mensa
.
Gli
avrei
dato
posto
nella
legge
,
assicurando
il
segreto
assoluto
della
provenienza
del
voto
,
punendo
la
corruzione
,
cioè
i
voti
comprati
,
ma
lasciando
piena
libertà
di
propaganda
a
partiti
e
sindacati
,
come
a
datori
di
lavoro
,
perché
la
risposta
fosse
in
un
senso
o
nell
'
altro
.
So
che
non
ci
sono
istituti
perfetti
,
che
anche
nel
referendum
possono
agire
le
passioni
del
momento
,
le
reazioni
ad
un
episodio
,
la
simpatia
e
la
ripugnanza
per
un
dato
soggetto
,
il
coniuge
che
non
sa
contrastare
all
'
altro
coniuge
,
il
debole
che
non
riesce
a
scorgere
il
veleno
di
un
argomento
:
tutte
imperfezioni
umane
non
eliminabili
.
Ma
quando
i
sindacati
si
oppongono
al
referendum
,
in
materia
di
lavoro
,
invocando
che
solo
l
'
unità
fa
la
forza
,
vengono
,
vogliano
o
non
vogliano
,
a
dare
una
patente
di
debolezza
mentale
ai
singoli
,
perpetui
minorenni
,
che
hanno
bisogno
di
un
intermediario
.
E
questa
tendenza
trionfante
è
in
nuce
la
struttura
dei
regimi
comunisti
:
il
popolo
guidato
da
un
gruppo
di
potere
,
che
si
rinnova
per
cooptazione
,
palese
o
mal
celata
,
e
che
tenta
imporre
l
'
immobilità
,
impedire
ogni
evoluzione
.
E
tuttavia
...
non
occorre
mai
concludere
troppo
affrettatamente
.
Né
i
rivoluzionari
francesi
del
1789-93
,
né
i
dottrinari
liberali
del
1830
,
né
gli
uomini
del
Risorgimento
,
conobbero
altro
referendum
che
non
fossero
i
plebisciti
;
e
non
c
'
è
storico
che
non
ponga
riserve
sulla
genuina
espressione
della
volontà
popolare
che
essi
rappresentarono
.
Si
può
osservare
che
nel
1789-93
,
come
nel
1830
e
nel
1848
,
non
si
concepiva
il
voto
alle
donne
né
a
chi
non
avesse
un
minimo
di
cultura
e
spesso
neppure
a
chi
non
possedesse
un
minimo
di
reddito
,
di
capitale
o
lavoro
;
e
già
questo
avrebbe
invalidato
parecchio
il
valore
del
referendum
,
votando
solo
una
minoranza
della
popolazione
:
ciò
che
oggi
non
accadrebbe
.
Ma
piuttosto
,
a
farmi
riflettere
sul
referendum
,
sta
ch
'
esso
corre
bene
-
salvo
qualche
rilievo
che
subito
farò
-
quando
la
questione
è
semplice
:
divorzio
,
aborto
,
abolizione
del
Concordato
(
salvo
i
dubbi
che
nascono
qui
sulla
natura
di
questo
e
sulla
interpretazione
degli
artt.
7
,
75
e
138
della
Costituzione
)
;
ma
non
sono
oggetto
idoneo
di
referendum
provvedimenti
complessi
o
che
abbiano
ripercussioni
finanziarie
.
Piaccia
o
non
piaccia
,
se
si
delinea
un
tramonto
della
democrazia
,
non
è
per
il
malvolere
di
prepotenti
di
destra
o
di
sinistra
,
bensì
per
la
complessità
dei
problemi
,
per
cui
ogni
giorno
diminuisce
il
numero
delle
persone
in
grado
di
dominarli
appieno
,
cogliendone
ogni
lato
.
La
democrazia
,
diretta
o
rappresentativa
,
è
ottima
cosa
;
ma
ha
una
condizione
insuperabile
;
che
chi
sceglie
e
decide
abbia
una
consapevolezza
di
tutti
i
termini
del
problema
che
ha
dinanzi
;
e
penso
che
la
sua
decadenza
,
palese
o
mal
celata
,
non
dipenda
soltanto
dal
malvolere
,
dalla
sete
di
dominio
di
uomini
,
destri
o
sinistri
;
ma
dal
connettersi
ed
intrecciarsi
dei
vari
problemi
,
che
solo
pochi
esperti
sono
in
grado
di
cogliere
,
e
che
possono
sfuggire
anche
a
luminari
della
economia
e
della
finanza
,
se
non
conoscano
le
mezze
promesse
,
gli
scambi
di
cenni
tra
uomini
di
Stato
,
più
spesso
tra
ministri
di
Paesi
diversi
o
tra
ministri
e
grandi
dominatori
dell
'
alta
banca
internazionale
.
Sarei
sul
punto
di
votare
sì
o
no
in
un
referendum
,
ma
un
amico
mi
ammonisce
:
-
bada
che
dall
'
esito
di
questo
referendum
dipende
poi
il
contegno
di
quello
Stato
verso
i
nostri
lavoratori
,
le
commesse
che
ci
darà
o
non
ci
darà
-
anche
se
l
'
oggetto
del
referendum
non
abbia
in
sé
alcuna
piega
politica
.
E
poi
...
sono
abbastanza
vecchio
per
ricordare
che
quando
sul
finire
del
1918
tutti
si
entusiasmavano
alla
iniziativa
di
Wilson
:
-
basta
con
la
politica
fatta
dalle
cancellerie
,
con
i
trattati
segreti
;
anche
i
rapporti
internazionali
debbono
essere
trattati
pubblicamente
,
noti
ai
popoli
che
poi
ne
portano
le
conseguenze
-
il
chiaroveggente
Luigi
Salvatorelli
ammoniva
:
-
le
prudenti
ritirate
,
anche
le
umiliazioni
,
sono
sopportabili
nei
rapporti
internazionali
fino
a
che
non
sono
note
che
nella
strettissima
cerchia
dei
ministri
degli
Esteri
e
degli
ambasciatori
;
quando
tutto
è
pubblico
,
quando
si
fa
appello
all
'
amor
proprio
nazionale
,
all
'
onore
della
bandiera
,
ed
i
quotidiani
cominciano
ad
inveire
contro
l
'
avversario
,
a
ricordarci
tutti
i
torti
che
ci
ha
fatto
nei
secoli
,
si
è
sul
terreno
sdrucciolevole
che
può
portare
alla
guerra
.
Oggi
le
guerre
paiono
meno
facili
a
dichiararsi
che
non
sessant
'
anni
or
sono
,
per
gli
effetti
paurosi
che
sortirebbero
;
ma
gl
'
inasprimenti
,
lo
sdrucciolare
indietro
di
dieci
anni
su
una
strada
di
distensione
,
sono
sempre
possibili
.
E
quel
che
segue
in
politica
estera
,
vale
anche
all
'
interno
.
Penso
ai
rapporti
tra
Chiesa
e
Stato
:
dal
1900
si
erano
andati
lentamente
assestando
;
il
Papa
restava
sempre
in
Vaticano
,
ma
nessuno
pensava
più
al
potere
temporale
,
non
c
'
era
più
rancore
,
ci
si
rendeva
conto
che
non
occorrevano
mutamenti
legislativi
;
al
più
,
il
Trattato
senza
il
Concordato
,
proposto
da
Benedetto
XV
al
governo
Orlando
,
e
che
Vittorio
Emanuele
III
non
volle
,
né
Orlando
ebbe
l
'
energia
occorrente
per
insistere
,
né
Nitti
quella
per
riprendere
le
file
.
Era
proprio
uno
dei
casi
in
cui
le
ferite
si
risanano
per
opera
del
tempo
,
e
meno
della
questione
si
parlava
,
meglio
era
;
deismo
,
sincretismo
religioso
,
ateismo
proseguivano
per
la
loro
strada
,
il
cattolicesimo
per
la
sua
;
non
si
prevedeva
la
scomparsa
né
degli
uni
né
dell
'
altro
;
si
confidava
in
un
tempo
prossimo
in
cui
ogni
cittadino
avrebbe
sempre
agito
secondo
la
propria
coscienza
,
confessionale
,
o
di
fedeltà
ad
un
partito
,
ed
auto
-
determinandosi
di
volta
in
volta
.
Per
questo
,
sarebbe
stato
meglio
forse
lasciare
operare
al
tempo
:
ma
se
in
un
referendum
sul
semplice
trattato
(
le
proposte
recate
a
Parigi
ad
Orlando
)
avrei
risposto
sì
,
al
Concordato
del
'29
avrei
risposto
in
un
referendum
no
.
Ma
ora
invece
risponderò
no
alla
proposta
di
abrogazione
unilaterale
;
perché
la
politica
non
è
fatta
semplicemente
di
giudizi
di
«
buono
»
e
«
cattivo
»
,
ma
è
sempre
condizionata
alle
circostanze
del
momento
:
e
dopo
tutte
le
concessioni
che
la
S
.
Sede
si
è
dimostrata
disposta
ad
accettare
,
questa
abrogazione
per
referendum
popolare
,
unilaterale
,
è
il
segno
non
dico
di
una
guerra
,
ma
di
un
contrasto
che
è
un
lusso
che
l
'
Italia
d
'
oggi
potrebbe
ben
risparmiarsi
.
Soggiungo
ancora
:
per
questo
,
come
per
altri
referendum
,
sarebbe
un
grosso
male
che
ci
fosse
un
netto
distacco
nelle
votazioni
fra
alcune
Regioni
ed
altre
;
penso
soprattutto
alle
Regioni
di
confine
,
a
certe
Regioni
a
cui
corre
facilmente
il
pensiero
;
ciascuno
può
comprendere
a
chi
alludo
;
un
massiccio
distacco
nel
risultato
delle
votazioni
sarebbe
un
segno
poco
confortante
,
in
un
momento
in
cui
le
Regioni
,
od
almeno
alcune
,
reclamano
una
sempre
maggiore
autonomia
,
e
si
risvegliano
vecchissime
nostalgie
,
pure
in
campo
linguistico
.
Istituto
di
perfetta
democrazia
il
referendum
,
ma
,
come
ogni
istituto
,
va
usato
con
giudizio
e
al
momento
opportuno
.
E
se
tocca
norme
della
Costituzione
,
che
potrebbero
venire
modificate
con
leggi
costituzionali
,
propone
sempre
più
il
problema
:
-
ha
ancora
una
ragione
d
'
essere
un
Parlamento
,
quando
ciò
che
è
vitale
è
oggetto
di
trattative
con
i
sindacati
o
di
referendum
?
Quando
ogni
riforma
della
Costituzione
,
pure
prevista
da
questa
,
risulta
un
fatto
impossibile
per
la
inconciliabilità
di
partiti
e
di
correnti
?
-
.
StampaQuotidiana ,
La
cronaca
ha
narrato
di
due
casi
,
che
trovano
poi
riscontro
in
un
film
che
si
proietta
in
tutte
le
città
:
una
persona
scomparsa
,
ritenuta
morta
;
in
uno
dei
due
casi
,
quello
di
un
disperso
in
guerra
,
la
moglie
non
passa
ad
altre
nozze
,
alleva
i
figli
oggi
adulti
;
nell
'
altro
,
invece
,
il
superstite
si
riforma
una
famiglia
.
Dopo
oltre
vent
'
anni
si
apprende
,
da
una
richiesta
di
documenti
che
lo
scomparso
rivolge
al
suo
Comune
di
nascita
,
ch
'
egli
è
vivo
;
non
ha
mosso
alcun
passo
per
ritrovare
la
famiglia
di
un
giorno
,
anzi
sembra
che
voglia
assumere
un
'
altra
cittadinanza
,
e
che
proprio
per
questo
abbia
fatto
quella
richiesta
.
La
moglie
che
non
si
è
risposata
dev
'
essere
un
'
ottima
donna
,
e
non
conta
di
dare
alcuna
molestia
al
marito
scomparso
.
Ma
allorché
quella
che
si
riteneva
vedova
ha
contratto
un
nuovo
matrimonio
,
che
segue
?
L
'
art.
68
del
Codice
civile
è
chiaro
:
il
nuovo
matrimonio
è
nullo
.
Dopo
la
prima
guerra
mondiale
un
decreto
15
agosto
1919
aveva
stabilito
per
gli
scomparsi
in
guerra
che
,
ove
lo
scomparso
ritornasse
,
la
nullità
del
nuovo
matrimonio
contratto
dalla
donna
avrebbe
potuto
essere
dichiarata
solo
ad
istanza
di
uno
dei
tre
interessati
:
il
reduce
,
il
nuovo
marito
,
la
donna
:
disposizione
molto
equa
,
forse
ispirata
al
ricordo
di
Il
fu
Mattia
Pascal
di
Pirandello
,
dove
il
protagonista
,
che
aveva
fatto
credere
nel
proprio
suicidio
,
non
intende
dare
alcuna
molestia
alla
famigliola
felice
che
la
moglie
ha
riformato
.
Non
è
che
uno
dei
casi
cui
occorrerebbe
provvedere
col
ritorno
alla
norma
del
'19
,
in
una
riforma
del
diritto
di
famiglia
.
Riforma
che
avevo
sperato
andasse
avanti
rapidamente
con
il
ritorno
al
ministero
della
Giustizia
dell
'
on.
Reale
:
egli
già
aveva
presentato
,
allorché
era
stato
titolare
di
quel
dicastero
,
un
progetto
che
consentiva
tra
l
'
altro
al
coniuge
separato
non
per
propria
colpa
il
riconoscimento
dei
figli
adulterini
.
Mi
dicono
che
non
si
è
dismessa
l
'
idea
d
'
una
riforma
del
diritto
di
famiglia
,
tutt
'
altro
;
solo
che
l
'
afflusso
di
buone
volontà
forma
ingorgo
;
quanto
a
dire
che
ci
sono
più
progetti
e
che
nell
'
intento
di
fonderli
ci
si
è
arrestati
.
Ancora
una
volta
vale
che
il
meglio
è
nemico
del
bene
.
Vada
o
no
in
porto
il
disegno
di
legge
sul
divorzio
,
mi
sembra
necessaria
questa
riforma
del
diritto
di
famiglia
:
che
,
va
da
sé
,
non
sarà
una
panacea
,
in
quanto
ci
si
muove
su
un
terreno
in
cui
il
legislatore
poco
può
,
non
essendogli
dato
né
mutare
il
costume
,
fare
sorgere
il
senso
di
riprovazione
sociale
dove
sarebbe
bene
sorgesse
,
né
vivificare
le
coscienze
,
dare
il
senso
dei
doveri
che
nascono
con
il
matrimonio
e
con
la
paternità
,
senso
che
costituisce
il
cemento
insostituibile
delle
sane
famiglie
.
Ho
accennato
alla
norma
sul
matrimonio
dei
presunti
morti
,
cui
parificherei
gli
assenti
da
lungo
tempo
.
In
materia
matrimoniale
occorrerebbe
poi
provvedere
ai
casi
di
nullità
e
ritornare
al
primitivo
progetto
della
Commissione
per
la
riforma
dei
Codici
,
di
circa
quarant
'
anni
or
sono
,
nell
'
allargare
le
ipotesi
di
nullità
per
errore
(
che
la
giurisprudenza
ha
praticamente
eliminato
)
.
Converrebbe
altresì
correggere
l
'
assurdo
insegnamento
della
Cassazione
per
cui
la
nullità
per
impotenza
si
prescrive
in
dieci
anni
,
con
una
prescrizione
che
può
essere
opposta
dal
Pubblico
Ministero
contro
i
due
coniugi
concordi
nel
volere
la
nullità
,
ed
accettare
l
'
insegnamento
tradizionale
,
che
trattasi
di
nullità
imprescrittibile
;
ed
,
ancora
,
mutuare
dal
diritto
canonico
lo
scioglimento
del
matrimonio
non
consumato
.
Sono
,
queste
,
riforme
in
cui
credo
che
tutti
consentirebbero
.
Non
in
altre
,
che
mi
parrebbero
ben
più
essenziali
.
In
un
libro
antidivorzista
di
un
professore
cattolico
c
'
è
questa
battuta
:
si
parla
del
divorzio
e
tra
gli
interlocutori
c
'
è
un
'
alta
personalità
della
finanza
,
che
dice
:
«
Dato
il
numero
delle
unioni
irregolari
,
occorre
ammettere
il
divorzio
per
sanare
la
situazione
»
;
al
che
un
interlocutore
obietta
:
«
Pensa
che
se
fosse
in
circolazione
un
ingente
numero
di
banconote
false
,
sarebbe
perciò
il
caso
di
riconoscerle
per
buone
?
»
.
E
la
personalità
si
dichiara
battuta
.
Non
so
se
,
quando
il
numero
di
banconote
fosse
tale
che
il
rifiutarle
potesse
produrre
una
serie
di
fallimenti
(
penso
alle
sterline
perfette
che
pare
la
Germania
avesse
allestito
durante
la
seconda
guerra
)
,
non
si
finirebbe
anche
di
accettarle
,
considerando
la
loro
emissione
alla
pari
di
un
cataclisma
;
ma
sono
certo
che
comunque
si
avviserebbe
subito
a
stampare
altre
banconote
,
diverse
,
che
fosse
più
arduo
falsificare
.
Mentre
né
il
legislatore
civile
,
né
quello
canonico
mi
consta
pensino
di
modificare
la
legislazione
matrimoniale
,
là
dove
l
'
esperienza
ha
mostrato
che
si
hanno
matrimoni
dall
'
esito
disastroso
:
matrimoni
di
riparazione
(
dopo
ratti
,
violenti
o
consensuali
)
volti
a
fare
estinguere
processi
penali
in
corso
.
Se
non
si
abbandona
l
'
idea
arcaica
che
il
matrimonio
sana
tutto
,
rende
l
'
onore
,
elimina
il
peccato
;
se
il
legislatore
non
mostra
di
disconoscere
questa
idea
,
continueranno
ad
aversi
molti
matrimoni
condannati
in
partenza
.
E
farei
appello
anche
al
legislatore
canonico
.
So
di
parroci
che
malvolentieri
accedono
a
battezzare
bambini
di
famiglie
notoriamente
atee
,
che
faranno
crescere
i
figli
senza
fede
religiosa
e
chiedono
il
battesimo
solo
per
contentare
qualche
vecchio
parente
,
o
,
peggio
,
per
un
'
occasione
di
festa
;
e
quei
parroci
sono
a
posto
sul
terreno
teologico
;
anche
per
la
milizia
cristiana
,
meglio
un
estraneo
che
un
disertore
.
Del
pari
,
anche
dal
punto
di
vista
religioso
,
minor
male
il
concubinato
tra
due
persone
sciolte
da
vincoli
,
che
una
serie
di
legami
adulterini
.
Fuori
del
terreno
matrimoniale
,
occorre
essere
sinceri
e
accettare
o
respingere
quel
che
tanto
spesso
si
afferma
,
che
i
figli
non
debbono
scontare
i
peccati
dei
genitori
(
per
quanto
è
dato
agli
uomini
l
'
evitarlo
)
.
Occorre
cioè
ammettere
la
riconoscibilità
,
da
parte
del
padre
e
della
madre
,
del
figlio
adulterino
,
ed
anche
la
possibilità
per
questo
di
ottenere
l
'
accertamento
giudiziale
di
tale
paternità
o
maternità
,
con
conseguente
acquisto
dei
diritti
propri
ai
figli
naturali
oggi
riconoscibili
.
Riconoscimento
:
che
è
cosa
diversa
dall
'
accoglimento
nella
casa
coniugale
del
genitore
sposato
,
che
non
può
essere
imposto
,
anche
se
sia
augurabile
che
la
generosità
del
coniuge
offeso
da
quella
nascita
lo
consenta
.
Auguriamoci
che
i
vari
legislatori
di
buona
volontà
riescano
a
mettersi
d
'
accordo
(
o
,
meglio
,
a
ritirare
i
loro
molteplici
progetti
,
per
lasciarne
in
vita
uno
solo
)
e
che
almeno
queste
riforme
siano
varate
:
sarebbe
un
punto
a
favore
di
una
legislatura
che
fin
qui
non
mostra
di
dover
passare
alla
storia
come
una
delle
più
felici
.
StampaQuotidiana ,
A
settembre
dovrebbe
essere
affrontata
,
in
fase
conclusiva
,
la
legge
sull
'
Università
.
So
come
ai
politici
sia
indifferente
tutto
ciò
che
non
proviene
da
partiti
o
da
sindacati
,
che
non
si
traduce
in
voti
od
in
pericoli
di
scioperi
.
Eppure
occorre
talora
fare
il
punto
,
mostrare
quanto
di
contrario
agl
'
interessi
dei
meno
agiati
si
compia
nel
nome
della
democrazia
,
quanto
interessi
di
gruppi
prevalgano
sull
'
interesse
generale
.
Inutile
ripetere
cose
che
i
politici
avrebbero
anche
ragione
di
non
ascoltare
,
se
davvero
valesse
la
regola
che
non
si
può
mai
accettare
l
'
impopolarità
di
certe
riforme
.
Ripetere
così
che
è
folle
apparecchiare
nuove
Università
per
creare
sempre
un
maggior
numero
di
laureati
,
senza
curarsi
di
vedere
se
questi
troveranno
poi
un
'
occupazione
(
in
certi
casi
è
anzi
certo
che
non
la
troveranno
,
e
si
moltiplicherà
il
numero
dei
frustrati
,
dei
laureati
in
legge
od
in
economia
o
in
scienze
politiche
che
ad
uno
sportello
di
banca
attendono
ai
depositi
e
riscossioni
sui
libretti
di
risparmio
,
o
in
un
ufficio
riempiono
moduli
)
.
Inutile
ripetere
che
l
'
Università
è
un
grande
nome
,
ma
appartenente
al
passato
,
ed
oggi
la
realtà
sono
le
Facoltà
,
alcune
già
ammasso
di
discipline
eterogenee
,
come
quelle
di
scienze
;
e
non
si
può
legiferare
se
non
per
Facoltà
.
Inutile
ripetere
che
è
pura
demagogia
parlare
delle
esigenze
delle
Università
considerando
il
numero
degli
iscritti
,
e
volendo
ignorare
che
da
sempre
in
certe
Facoltà
solo
una
piccole
percentuale
degl
'
iscritti
frequenta
,
ed
in
alcune
,
dalla
loro
istituzione
,
solo
una
parte
,
non
la
maggioranza
degli
iscritti
al
primo
anno
,
giunge
al
termine
del
corso
.
Inutile
soggiungere
che
è
falso
che
non
si
frequenta
perché
non
ci
sono
posti
o
strutture
adeguate
,
quando
è
noto
che
non
si
frequenta
o
perché
si
risiede
altrove
o
si
è
occupati
,
o
,
più
spesso
,
si
ritiene
,
e
per
molte
materie
giustamente
,
che
a
vent
'
anni
si
possa
studiare
sui
libri
e
non
occorra
ascoltare
lezioni
;
e
che
sarebbe
utile
istituire
consultori
per
coloro
che
non
frequentano
.
Ed
inutile
altresì
ripetere
che
sono
diverse
e
non
sovrapponibili
le
strade
che
portano
a
formare
il
buon
professionista
e
quelle
che
portano
a
creare
l
'
uomo
di
studio
,
quello
delle
teorie
,
che
pure
necessita
;
e
che
sulle
prime
molto
potrebbero
operare
professionisti
provetti
,
primari
spedalieri
,
consigli
dell
'
Ordine
degli
avvocati
,
e
via
dicendo
,
scaricando
le
Università
.
Ma
c
'
è
invece
qualcosa
che
va
detto
,
e
non
importa
se
abbiano
a
giovarsene
i
movimenti
extraparlamentari
(
non
credo
:
essi
pure
hanno
da
guadagnare
a
che
nulla
muti
)
.
Va
detto
che
in
un
Paese
povero
come
il
nostro
,
dove
ciò
che
può
spendersi
per
l
'
istruzione
è
pur
sempre
limitato
,
le
necessità
primarie
sono
quelle
delle
scuole
materne
,
primarie
e
medie
,
e
tutte
le
altre
debbono
essere
mantenute
nei
limiti
dell
'
indispensabile
,
non
concedendosi
alcuno
scialo
.
Quando
sento
del
ragazzino
di
13
anni
che
non
frequenta
la
scuola
media
perché
la
famiglia
ha
bisogno
delle
ventincinquemila
lire
mensili
che
guadagna
addetto
a
una
pompa
di
benzina
ed
alla
ripulitura
del
cristallo
delle
macchine
in
sosta
;
quando
nell
'
ascensore
di
un
'
alta
sede
giudiziaria
mi
ritrovo
col
ragazzino
,
quasi
un
bimbetto
,
addetto
al
bar
,
che
instancabilmente
porta
cappuccini
e
birre
:
allora
ho
uno
dei
miei
rari
moti
d
'
ira
pensando
al
presalario
degli
universitari
,
reclamato
ora
da
tutti
.
Ma
della
cattedra
universitaria
si
tende
a
fare
quel
ch
'
era
il
beneficio
semplice
(
che
non
comportava
alcun
obbligo
,
tolto
portare
la
mantelletta
nera
di
abate
;
Monaldo
Leopardi
l
'
offrì
a
Giacomo
per
dargli
modo
di
vivere
,
ma
dignitosamente
Giacomo
rifiutò
)
,
o
l
'
abbazia
in
commenda
che
alimentava
le
rendite
di
opulenti
cardinali
.
Sento
cose
incredibili
:
una
Università
minore
che
propone
per
una
sola
Facoltà
di
scienze
morali
novantacinque
materie
d
'
insegnamento
,
e
pian
piano
,
ma
forse
non
tanto
piano
,
ogni
insegnante
diverrà
professore
di
ruolo
,
con
assistenti
,
tali
per
il
beneplacito
d
'
un
cattedratico
,
ed
inamovibili
;
anzi
mi
dicono
che
ora
si
vogliono
sistemare
anche
i
«
precari
»
,
chi
per
incarico
d
'
un
professore
tenne
qualche
esercitazione
.
E
quando
poi
mi
guardo
intorno
,
nel
settore
che
conosco
bene
,
scorgo
:
un
piccolissimo
numero
(
credo
bastino
le
dita
di
una
mano
per
contarli
)
di
ottimi
giovani
che
si
stabiliscono
nella
città
dove
hanno
cattedra
,
tengono
corsi
anche
serali
,
suscitano
interessi
,
sono
un
elemento
vivificatore
;
un
numero
sempre
esiguo
,
ma
un
po
'
meno
,
d
'
insegnanti
che
trascorrono
tre
giorni
della
settimana
nella
loro
sede
,
ed
in
quei
giorni
sono
attivi
,
legano
con
i
giovani
(
va
da
sé
che
quelli
interessati
sono
poi
pochi
,
sicché
spesso
dopo
la
lezione
insegnante
ed
allievi
possono
continuare
la
conversazione
intorno
ad
un
tavolo
di
birreria
)
;
ma
,
almeno
nei
settori
che
ben
conosco
,
vedo
aspirare
alla
cattedra
una
serie
di
giovani
che
mai
e
poi
mai
si
sposteranno
dalla
grande
città
in
cui
hanno
il
loro
centro
d
'
affari
,
mai
e
poi
mai
si
rassegneranno
a
vivere
dello
stipendio
,
per
quanto
questo
possa
essere
aumentato
.
Nelle
stesse
Facoltà
scientifiche
,
d
'
altronde
,
ben
so
quanto
sia
raro
il
professore
che
porti
la
sua
famiglia
nella
sede
,
s
'
inserisca
nel
tessuto
della
città
come
elemento
vivificatore
.
Ed
occorre
aggiungere
,
a
fare
il
punto
,
che
giustamente
ogni
ministro
direbbe
che
non
può
fare
nulla
,
perché
libertà
d
'
insegnamento
da
noi
significa
anche
libertà
di
non
insegnare
,
e
sarebbe
un
'
insurrezione
generale
il
giorno
di
esami
in
cui
si
presentasse
un
ispettore
ministeriale
a
vedere
com
'
è
composta
la
commissione
,
quanto
dura
ogni
esame
.
Scelta
delle
materie
,
libertà
di
programmi
:
e
sia
,
anche
se
costituisca
la
pietra
al
collo
per
il
ragazzo
che
non
ha
dietro
a
sé
alcuna
tradizione
di
cultura
,
e
si
fa
indicare
le
materie
dal
compagno
o
dal
bidello
.
Ma
se
c
'
è
qualcuno
che
vuole
studiare
ciò
che
è
fuori
delle
grandi
vie
,
l
'
eros
delle
pulci
o
l
'
astronomia
dei
cartaginesi
,
non
pretenda
si
creino
cattedre
per
lui
.
I
poveri
debbono
spendere
bene
il
poco
di
cui
dispongono
;
lo
spreco
non
è
loro
consentito
.
Si
considerino
i
bisogni
reali
delle
Università
,
ma
non
si
accordi
il
superfluo
;
non
si
crei
(
anche
se
possa
essere
una
via
per
fare
ciò
che
al
fascismo
non
riuscì
,
l
'
impronta
politica
posta
sull
'
Università
,
come
si
tende
a
metterla
sulla
magistratura
}
un
esercito
d
'
insegnanti
che
non
insegnano
o
perché
non
sanno
,
o
perché
non
vogliono
,
o
perché
manca
loro
la
studentesca
cui
insegnare
.
StampaQuotidiana ,
Trovata
:
un
impiegato
restio
si
trova
a
venir
desiderato
,
corteggiato
,
ricattato
e
semiviolentato
dalla
donna
che
sul
lavoro
è
il
suo
capo
,
in
una
situazione
imbarazzante
che
capovolge
la
norma
per
cui
sono
le
donne
a
venir
molestate
dai
capi
in
ufficio
.
Trovata
originale
?
Per
niente
.
Il
film
precisa
«
da
un
'
idea
di
Gianfilippo
Ascione
»
,
ma
quell
'
idea
l
'
avevano
già
avuta
in
parecchi
:
stava
al
centro
di
almeno
tre
processi
negli
Stati
Uniti
,
sta
al
centro
del
romanzo
di
Michael
Crichton
Rivelazioni
pubblicato
da
Garzanti
e
del
film
americano
con
Michael
Douglas
che
ne
è
stato
tratto
.
Sergio
Rubini
,
regista
e
protagonista
che
in
un
momento
del
film
legge
allusivamente
Rivelazioni
,
lo
sa
benissimo
:
e
affronta
la
storia
non
come
un
'
idea
nuova
,
ma
come
la
variazione
su
uno
spunto
di
commedia
.
L
'
esito
è
poco
felice
:
il
film
slunga
e
trascina
l
'
aneddoto
senza
sapere
come
alimentarlo
,
salvo
che
mediante
una
di
quelle
gite
turistiche
all
'
estero
(
qui
in
Grecia
,
con
danze
tipiche
,
bevute
eccessive
,
indigeni
primitivi
simpatici
,
mare
bellissimo
)
con
cui
molti
film
italiani
tentano
di
dare
respiro
alla
vicenda
e
di
colmare
i
vuoti
di
sceneggiatura
;
l
'
avventura
sessuale
raccontata
senza
stile
e
senza
brio
è
priva
di
eros
e
di
sensualità
;
lo
svolgersi
dei
fatti
non
diventa
mai
analisi
di
costume
,
dei
rapporti
tra
i
sessi
o
del
mondo
editoriale
;
a
Sergio
Rubini
manca
il
fisico
del
ruolo
,
tanto
da
rendere
incomprensibile
che
una
bella
dirigente
si
accanisca
per
portarselo
a
letto
,
anche
se
mossa
da
piccosa
prepotenza
più
che
da
desiderio
.
Infatti
l
'
impiegato
molestato
,
lettore
in
una
grande
casa
editrice
,
ha
carattere
,
vuole
bene
alla
sua
donna
,
non
intende
venir
consumato
in
una
notte
e
poi
messo
da
parte
;
resiste
alle
insistenze
di
Margherita
Buy
,
dura
manager
tagliatrice
di
teste
incaricata
di
ridurre
il
personale
e
le
spese
,
donna
vorace
ma
fredda
-
«
Per
me
fare
l
'
amore
non
è
una
mania
,
è
solo
un
hobby
...
La
seconda
volta
mi
annoio
»
.
Vendicativamente
,
l
'
impiegato
molestato
che
si
nega
viene
degradato
sul
lavoro
.
Lascia
il
posto
,
perde
la
sua
donna
che
lo
spingeva
a
cedere
per
veder
pubblicato
un
proprio
libro
,
ma
alla
fine
vince
:
naturalmente
la
manager
s
'
innamora
,
lui
pure
,
insieme
creano
una
nuova
coppia
e
una
nuova
casa
editrice
.
Margherita
Buy
,
pochissimo
spogliata
e
benissimo
vestita
da
Valentino
,
inadatta
al
personaggio
,
è
come
imbarazzata
,
dislocata
,
convenzionale
;
Simona
Izzo
recita
bene
la
sua
piccola
parte
di
scrittrice
velleitaria
che
mangia
e
ingrassa
per
frustrazione
;
sono
piacevoli
le
apparizioni
di
Gianrico
Tedeschi
e
Gianni
Bonagura
.
StampaQuotidiana ,
Film
inglese
tradizionale
,
strappalacrime
intellettuale
,
operazione
derivata
multimediale
:
all
'
origine
c
'
è
un
telefilm
diretto
nel
1985
per
la
BBC
da
William
Nicholson
,
c
'
è
un
testo
teatrale
dello
stesso
Nicholson
andato
in
scena
nel
1989
a
Londra
e
poi
a
Broadway
,
rappresentato
anche
in
Italia
da
Giancarlo
Sbragia
col
titolo
La
mela
magica
.
Nicholson
,
che
è
pure
sceneggiatore
del
film
,
dice
d
'
essersi
preso
molte
libertà
raccontando
il
rapporto
tra
il
famoso
letterato
inglese
C.S.
Lewis
e
la
scrittrice
americana
Joy
Gresham
:
«
La
loro
storia
d
'
amore
era
molto
privata
e
nessuno
sa
come
e
perché
si
siano
innamorati
.
Ho
usato
frammenti
della
loro
vita
,
ne
ho
eliminati
alcuni
e
creati
altri
...
»
.
Peccato
,
magari
i
personaggi
reali
bastavano
a
se
stessi
.
Clive
Staples
Lewis
detto
Jack
(
1898-1963
)
,
nato
a
Belfast
,
professore
di
letteratura
inglese
a
Oxford
e
poi
a
Cambridge
,
poeta
,
critico
,
conferenziere
e
apologeta
cristiano
,
grande
studioso
del
Medioevo
e
del
Rinascimento
inglese
e
della
tradizione
allegorica
dell
'
amor
cortese
,
amico
di
J.K.K.
Tolkien
,
narratore
per
bambini
,
scrittore
di
fantascienza
,
non
è
notissimo
in
Italia
dove
alcuni
suoi
libri
(
Il
leone
,
la
strega
e
l
'
armadio
,
Lontano
dal
pianeta
silenzioso
e
altri
)
sono
stati
pubblicati
da
Mondadori
.
Il
film
coglie
Lewis
a
Oxford
nel
1952
,
cinquantaquattrenne
appagato
dagli
studi
,
dalla
celebrità
e
dal
sentimento
religioso
,
convivente
con
il
fratello
,
uso
all
'
ambiente
universitario
esclusivamente
maschile
.
L
'
incontro
con
Joy
Gresham
,
americana
schietta
,
scrittrice
e
sua
ardente
fan
,
«
ebreo
-
cristiana
»
appassionatamente
di
sinistra
,
madre
d
'
un
bambino
di
otto
anni
separata
dal
marito
alcolizzato
,
immise
nella
vita
egocentrica
e
quieta
di
Lewis
l
'
amore
e
il
dolore
,
diventò
un
vero
matrimonio
prima
della
morte
di
lei
per
un
tumore
alle
ossa
.
Anthony
Hopkins
recita
il
personaggio
magnificamente
,
Debra
Winger
è
più
schematica
.
Per
il
resto
il
film
patetico
e
anche
tedioso
pare
una
realizzazione
di
routine
di
quella
convenzione
inglese
che
è
ormai
quasi
un
genere
:
vicende
atroci
e
comportamenti
impeccabili
,
prati
verdi
,
le
belle
architetture
di
Oxford
e
i
suoi
interni
di
legno
lustro
,
la
campagna
coi
suoi
paesaggi
meravigliosi
e
tristi
,
le
cerimonie
scolastiche
e
religiose
,
i
sardonici
professori
togati
e
gli
studenti
irrigiditi
,
sentimenti
repressi
e
tazze
di
tè
,
bicchieri
di
cristallo
ed
esistenze
disamorate
,
quante
volte
si
son
visti
?
StampaQuotidiana ,
È
interessante
e
riuscito
questo
primo
film
del
trentenne
torinese
Gianluca
Maria
Tavarelli
,
realizzato
su
una
sceneggiatura
vincitrice
del
Premio
Solinas
,
presentato
alla
Mostra
di
Venezia
1994
:
sa
unire
realismo
sociale
e
sentimento
individuale
,
desolazione
invincibile
e
speranza
possibile
,
alienazioni
diverse
e
buona
drammaturgia
,
in
uno
stile
intenso
e
asciutto
.
Nella
Torino
notturna
,
Portami
via
racconta
i
destini
incrociati
di
due
coppie
di
giovani
che
vorrebbero
un
'
altra
vita
.
Due
amiche
emigrate
dall
'
Est
europeo
,
una
russa
e
una
bulgara
,
prostitute
di
lusso
da
due
milioni
,
vessate
,
ricattate
e
malmenate
dal
loro
sfruttatore
italiano
,
disperate
per
la
mancanza
di
libertà
e
di
vie
d
'
uscita
.
Due
amici
italiani
squattrinati
,
solitari
,
mortificati
da
esistenze
prive
di
senso
e
di
futuro
,
avviliti
da
lavori
brutti
(
uno
fa
senza
successo
il
venditore
di
elettrodomestici
;
l
'
altro
è
terapeuta
in
una
comunità
di
handicappati
,
senza
più
fiducia
nella
possibilità
di
rendersi
seriamente
utile
)
.
Le
due
coppie
s
'
incontrano
in
un
momento
drammatico
,
si
spaventano
,
si
aiutano
.
Il
trauma
dà
a
tutt
'
e
quattro
il
coraggio
prima
introvabile
d
'
andarsene
,
di
partire
verso
la
Francia
,
di
tentar
di
vivere
davvero
:
«
Fammi
provare
»
,
«
Ma
sì
»
.
Intorno
a
loro
la
città
nel
buio
,
strade
deserte
e
locali
affollati
esplorati
in
un
vagabondare
in
auto
insoddisfacente
ma
inevitabile
privo
d
'
allegria
e
d
'
amore
(
«
se
voglio
una
donna
me
la
devo
pagare
»
)
;
residence
tetri
visitati
dalle
due
ragazze
pagate
da
uomini
grossolani
e
malinconici
.
Accanto
a
loro
,
i
personaggi
minori
(
malati
di
mente
,
suicidi
,
un
vicino
convinto
d
'
un
proprio
prossimo
trasferimento
extraterrestre
)
simboleggiano
le
tante
possibili
varianti
del
grande
desiderio
di
fuga
contemporaneo
.
Gli
attori
ben
scelti
e
ben
diretti
interpretano
con
naturalezza
e
sottogliezza
i
loro
personaggi
simili
a
tante
persone
giovani
,
senza
presente
né
avvenire
,
ridotte
all
'
inerzia
o
al
dinamismo
nevrotico
,
rese
torpide
dal
rifiuto
,
dalla
delusione
.
StampaQuotidiana ,
Nell
'
anno
1123
in
Francia
,
un
aristocratico
guerriero
e
il
suo
scudiero
bevono
per
errore
un
filtro
del
tempo
preparato
da
un
arcimago
,
e
si
ritrovano
nell
'
anno
1992;
davanti
allo
spettacolo
terrificante
del
progresso
e
della
tecnologia
,
si
spaventano
;
il
nobile
desidera
soltanto
tornare
al
proprio
secolo
e
ci
torna
,
mentre
il
servitore
sceglie
di
restare
nel
Novecento
dove
,
almeno
in
apparenza
,
il
popolo
ha
qualche
diritto
.
Raccontando
questa
storia
,
I
visitatori
è
stato
il
film
-
fenomeno
della
scorsa
stagione
cinematografica
francese
.
Con
14
milioni
di
spettatori
ha
battuto
ogni
record
d
'
incassi
degli
ultimi
dieci
anni
,
ha
vinto
numerosi
premi
,
ha
provocato
analisi
,
discussioni
,
ipotesi
:
un
simile
successo
è
la
spia
d
'
una
immensa
fame
di
ridere
,
gli
spettatori
hanno
amato
sentir
parlare
dell
'
identità
francese
perenne
,
il
film
è
piaciuto
tanto
perché
prende
in
giro
la
civiltà
contemporanea
,
eccetera
.
Di
sicuro
è
divertente
,
esilarante
.
Passatista
e
snob
,
un
po
'
ecologica
e
un
po
'
romantica
,
saga
di
quell
'
anacronismo
così
spesso
fonte
di
comicità
(
i
Monty
Python
,
Me1
Brooks
,
Troisi
-
Benigni
in
Non
ci
resta
che
piangere
)
,
la
commedia
fa
ridere
molto
.
Piombati
nel
Novecento
,
il
guerriero
e
lo
scudiero
non
riescono
a
respirare
l
'
aria
inquinata
,
non
riconoscono
il
paesaggio
(
«
Dove
sono
finite
le
foreste
?
»
)
,
s
'
impauriscono
vedendo
un
postino
africano
(
«
Il
saracino
!
Il
saracino
!
»
)
,
vomitano
appena
entrati
in
automobile
,
si
lavano
mani
e
faccia
nel
gabinetto
,
combinano
guai
iperbolici
.
L
'
aristocratico
scopre
con
orrore
che
il
suo
castello
è
stato
venduto
e
trasformato
in
albergo
di
lusso
;
che
i
plebei
possono
essere
ricchi
e
i
servi
sono
spariti
;
che
una
hostess
s
'
offende
a
sentirsi
chiamare
«
garzona
»
;
che
la
sua
discendente
,
moglie
d
'
un
brillante
dentista
e
padrona
d
'
una
bella
villetta
,
«
ha
sposato
un
cavadenti
e
vive
in
un
tugurio
»
.
Lo
scudiero
s
'
adatta
invece
felicemente
a
un
mondo
per
lui
migliore
,
e
impara
subito
a
gridare
«
occhèi
»
con
entusiasmo
.
Il
film
è
dialogato
in
un
francese
arcaico
d
'
invenzione
,
bene
adattato
da
Sergio
Jacquier
per
la
versione
italiana
.
È
diretto
da
Jean
-
Marie
Poiré
,
49
anni
,
parigino
,
ex
rocker
,
già
autore
di
nove
cinecommedie
perlopiù
mai
viste
in
Italia
.
È
ottimamente
interpretato
nella
parte
del
guerriero
da
Jean
Reno
(
doppiato
da
Gigí
Proietti
)
,
nella
parte
dello
scudiero
dal
comico
Christian
Clavier
(
doppiato
da
Leo
Gullotta
)
:
ma
la
più
brava
è
Valerie
Lemercier
(
doppiata
da
Patrizia
Castagnoli
)
che
nella
parte
della
discendente
costruisce
,
tra
comicità
e
critica
di
costume
,
un
personaggio
perfetto
di
aristocratica
avventurista
e
romantica
,
senza
principi
e
senza
pregiudizi
,
ricca
d
'
impassibile
cortesia
,
di
pragmatismo
fattivo
,
di
sapienza
mondana
.
StampaQuotidiana ,
Un
eroe
militare
della
rivoluzione
bolscevica
,
ormai
in
ritiro
;
un
giovane
ex
controrivoluzionario
da
anni
al
servizio
della
polizia
politica
sovietica
e
già
responsabile
dell
'
uccisione
di
otto
dei
suoi
;
una
ragazza
bella
,
moglie
dell
'
uno
ed
ex
innamorata
dell
'
altro
;
una
incantevole
bambina
figlia
dell
'
eroe
e
della
ragazza
,
vitale
,
petulante
,
inconsapevole
e
facile
da
sedurre
come
tutti
i
giovanissimi
;
un
gruppo
di
vecchi
nostalgici
del
passato
pre
-
rivoluzionario
.
Sono
i
personaggi
,
simbolici
eppure
del
tutto
realistici
e
credibili
,
raccolti
in
una
bianca
villa
tra
gli
alberi
in
un
giorno
radioso
d
'
estate
:
è
l
'
estate
del
1936
,
l
'
anno
in
cui
í
processi
voluti
da
Stalin
portarono
a
morte
l
'
élite
militare
e
rivoluzionaria
dell
'
Urss
,
divenuta
ingombrante
per
il
dittatore
;
ogni
tanto
,
come
un
'
apparizione
fantascientifica
o
tarkovskiana
,
un
globo
di
luce
infuocata
passa
attraverso
le
stanze
e
il
paesaggio
.
Dedicato
«
a
tutti
quelli
che
sono
stati
bruciati
dal
sole
ingannatore
della
rivoluzione
»
,
il
film
di
Nikita
Mikhalkov
è
davvero
grande
,
ricco
di
vita
,
di
sensualità
,
d
'
energia
e
di
bellezza
,
capace
di
raccontare
insieme
tragedia
politica
e
drammi
personali
,
capace
di
narrare
la
degenerazione
totalitaria
attraverso
i
sentimenti
,
mescolando
la
violenza
dei
fatti
e
la
dolce
malinconia
cechoviana
delle
atmosfere
,
la
realtà
sovietica
e
la
letteratura
russa
.
Un
film
raro
,
recitato
benissimo
dallo
stesso
regista
che
è
l
'
eroe
,
dalla
sua
figlia
più
piccola
Nadia
,
da
Oleg
Menchikov
che
è
il
poliziotto
.
Nessuno
sa
che
il
giovane
è
venuto
per
arrestare
l
'
eroe
,
destinato
come
tanti
altri
all
'
eliminazione
.
Nell
'
assolata
felice
giornata
domenicale
,
la
sotterranea
rivalità
tra
i
due
uomini
si
manifesta
durante
gli
svaghi
famigliari
,
le
canzoni
,
i
bagni
nel
fiume
,
la
partita
di
pallone
,
i
pasti
.
Parallele
ai
divertimenti
privati
,
si
svolgono
le
pubbliche
attività
:
festa
«
in
onore
dei
dirigibili
di
Stalin
»
;
esercitazioni
«
contro
l
'
idra
dell
'
imperialismo
mondiale
»
,
con
le
maschere
antigas
che
simbolicamente
rendono
le
persone
tutte
uguali
e
tutte
disumane
;
cerimonie
dei
bambini
organizzati
nei
Pionieri
,
educati
a
venerare
l
'
eroe
rivoluzionario
già
rinnegato
dalla
politica
.
Un
camionista
,
emblema
del
popolo
sovietico
,
sin
dal
mattino
gira
alla
cieca
chiedendo
senza
ottenere
risposte
in
che
punto
si
trovi
e
quale
direzione
debba
seguire
,
finché
a
sera
verrà
ucciso
stupidamente
,
crudelmente
.
Al
tramonto
,
l
'
eroe
viene
portato
via
dall
'
automobile
nera
della
polizia
politica
,
mentre
nel
cielo
s
'
innalza
il
ritratto
di
Stalin
e
rifulgono
i
bagliori
del
sole
calante
;
tra
i
due
uomini
,
il
rivoluzionario
divorato
dalla
rivoluzione
e
il
controrivoluzionario
reso
infame
dalla
paura
,
nessuno
sopravviverà
.
Nonostante
qualche
autoindulgenza
,
Mikhalkov
è
un
grande
narratore
,
forte
,
profondo
,
affascinante
:
alla
riuscita
del
film
contribuisce
assai
il
suo
fascino
d
'
interprete
bello
e
paziente
,
seducente
,
eroico
e
paterno
.
StampaQuotidiana ,
«
La
donna
è
nata
per
essere
vedova
:
è
la
sua
naturale
vocazione
,
nessuna
donna
è
completa
finché
il
suo
compagno
non
è
morto
»
,
sentenzia
un
dentista
innamorato
.
Una
vedova
autentica
,
due
finte
vedove
e
un
gruppo
di
ricche
vedove
abitanti
su
una
Collina
delle
Vedove
in
un
villaggio
rurale
dai
paesaggi
bellissimi
in
Irlanda
nel
1920
,
sono
al
centro
della
commedia
di
costume
brillante
,
ben
recitata
e
qualsiasi
,
poco
significativa
,
che
ha
segnato
il
ritorno
al
lavoro
di
Mia
Farrow
dopo
la
brutta
fine
del
suo
matrimonio
con
Woody
Allen
.
Bersagli
della
critica
di
costume
:
il
crudele
conformismo
e
il
classismo
spietato
dell
'
epoca
,
la
prepotenza
cattiva
delle
donne
sole
di
mezza
età
e
la
possessività
matriarcale
tanto
dannosa
per
i
figli
maschi
,
i
ridicoli
pregiudizi
etici
e
sociali
,
le
vocazioni
al
pettegolezzo
,
alla
malignità
,
gelosia
,
rivalità
e
anche
alla
malvagità
.
Ma
il
tono
è
brioso
,
il
racconto
è
centrato
su
una
beffa
femminile
che
punirà
le
vedove
bacchettone
piene
di
degnazione
,
l
'
«
irlandesità
»
è
vista
con
ironia
affettuosa
,
l
'
intrigo
ben
condotto
che
prevede
pure
sospetti
d
'
omicidio
è
spiritoso
,
i
caratteristi
sono
ben
scelti
,
l
'
insieme
ha
un
'
aria
polverosa
e
antiquata
non
spiacevole
.
Il
soggetto
era
stato
scritto
,
oltre
dieci
anni
fa
,
per
Maureen
O
'
Sullivan
;
adesso
è
la
figlia
dell
'
attrice
,
Mia
Farrow
,
a
interpretarvi
un
ruolo
.
Farrow
non
è
male
,
però
i
suoi
trepidi
manierismi
e
le
sue
timidezze
schive
risultano
deboli
al
confronto
con
le
altre
due
attrici
,
perfette
:
Joan
Plowright
,
gran
gigiona
convenzionale
,
sempre
prevedibile
eppure
sempre
irresistibile
;
e
Natasha
Richardson
,
figlia
di
Vanessa
Redgrave
e
del
regista
Tony
Richardson
,
molto
bella
,
molto
brava
.
Tra
gli
interpreti
,
è
ammirevole
jim
Broadbent
nella
parte
del
dentista
innamorato
di
Mia
Farrow
:
anche
in
Pallottole
su
Broadway
di
Woody
Allen
recita
con
tale
finezza
e
sapienza
la
parte
d
'
un
attore
invecchiato
insidiato
dalla
nevrosi
e
dalla
bulimia
,
che
varrebbe
la
pena
di
vedere
il
film
soltanto
per
vedere
lui
.