StampaPeriodica ,
Roma
.
Durante
le
riprese
in
Tunisia
del
film
Mattei
,
diretto
da
Franco
Rosi
,
accadde
un
giorno
che
la
troupe
al
completo
si
allontanò
dal
set
per
una
breve
pausa
.
Sul
luogo
della
scena
rimase
Gian
Maria
Volonté
,
solo
,
a
capo
chino
,
assorto
nella
contemplazione
delle
proprie
scarpe
.
Sul
momento
nessuno
capì
bene
quell
'
insolita
concentrazione
,
poi
Rosi
ricordò
:
il
giorno
prima
aveva
mostrato
all
'
attore
alcune
fotografie
del
personaggio
e
Volonté
aveva
osservato
che
Mattei
usava
sedere
tenendo
le
punte
dei
piedi
molto
divaricate
.
Ciò
su
cui
si
stava
allenando
,
mentre
gli
altri
bevevano
il
loro
caffè
,
era
imitare
con
naturalezza
quel
tipico
atteggiamento
di
Mattei
.
L
'
aneddoto
lo
racconta
lo
stesso
Rosi
;
sul
minuscolo
schermo
della
moviola
scorrono
le
sembianze
di
Enrico
Mattei
che
è
in
realtà
Gian
Maria
Volonté
mentre
simula
la
sbrigativa
durezza
del
grande
manager
con
la
stessa
disinvoltura
con
cui
bofonchiava
il
lombardo
sgrammaticato
e
afono
del
tragico
Lulù
in
La
classe
operaia
va
in
paradiso
.
Descrivere
chi
è
Volonté
è
più
difficile
di
quanto
si
creda
;
un
Volonté
vero
e
unico
anzi
non
esiste
neanche
.
Il
Gian
Maria
in
carne
,
ossa
e
maglione
proletario
,
comunista
militante
,
nato
a
Milano
il
9
aprile
1933
,
è
molto
più
evanescente
del
meno
riuscito
dei
suoi
personaggi
.
Quando
parla
,
nella
vita
,
fissandosi
le
unghie
,
fumando
una
sigaretta
dopo
l
'
altra
,
sembra
un
libro
stampato
.
Stampato
,
naturalmente
,
a
cura
di
un
movimento
rivoluzionario
:
«
il
problema
è
»
,
«
nella
misura
in
cui
»
,
«
vorremmo
un
certo
tipo
di
rapporto
»
.
Poi
si
veste
,
si
trucca
,
e
diventa
un
commissario
di
polizia
,
un
operaio
,
un
Enrico
Mattei
estremamente
persuasivi
.
Per
questo
virtuosismo
trasformistico
,
insolito
nel
panorama
degli
attori
italiani
,
Volonté
è
diventato
quasi
d
'
improvviso
un
caso
.
Se
si
vedono
i
suoi
ultimi
quattro
film
(
i
tre
citati
più
il
Sacco
e
Vanzetti
)
una
sera
dopo
l
'
altra
non
ci
si
sottrae
al
dubbio
di
trovarsi
ancora
una
volta
di
fronte
a
quel
fenomeno
molto
italiano
del
mostro
che
viene
dal
nulla
,
di
quello
molto
bravo
(
a
correre
,
a
elaborare
equazioni
,
a
giocare
a
bridge
)
con
alle
spalle
non
una
schiera
di
concorrenti
battuti
ma
semplicemente
il
deserto
.
Come
si
spiega
insomma
che
ci
ritroviamo
un
attore
di
livello
mondiale
mentre
nessuno
lo
aspettava
?
Nel
1969
Gian
Maria
Volonté
,
partecipando
a
un
dibattito
dell
'
«
Espresso
»
sulla
condizione
dell
'
attore
aveva
fatto
propria
una
dichiarazione
della
Società
attori
italiani
(
SAI
)
nella
quale
tra
l
'
altro
si
diceva
:
«
La
categoria
degli
attori
ormai
da
tempo
ha
preso
coscienza
che
i
concetti
di
"
arte
"
,
"
missione
"
,
"
sacrificio
"
ecc.
sono
strumenti
di
repressione
usati
dal
potere
»
.
Per
fortuna
la
«
presa
di
coscienza
»
dettata
dalla
concitazione
di
quel
periodo
Volonté
l
'
ha
dimenticata
rapidamente
.
La
strada
che
invece
ha
seguito
è
stata
esattamente
quella
opposta
e
non
c
'
è
dubbio
che
buona
parte
della
sua
valentia
,
egli
la
debba
proprio
all
'
applicazione
singolarmente
tradizionalista
e
quasi
pedante
dei
concetti
di
«
arte
»
,
«
missione
»
e
«
sacrificio
»
.
Cominciamo
dall
'
arte
.
Chi
ricorda
le
sue
vecchie
interpretazioni
teatrali
sa
che
in
palcoscenico
Volonté
non
rende
quanto
al
cinema
.
Visto
tutto
intero
,
al
naturale
per
due
ore
di
seguito
,
Volonté
regge
la
prova
in
modo
dignitoso
e
basta
;
sul
palcoscenico
tende
a
confondersi
con
gli
altri
e
quando
emerge
è
per
una
grinta
dura
e
un
po
'
legnosa
non
sempre
piacevole
.
Anche
la
sua
voce
è
raramente
memorabile
:
quel
che
gli
manca
è
la
capacità
di
modulare
dalla
«
testa
»
al
«
petto
»
e
viceversa
,
quei
salti
d
'
ottava
che
ancora
oggi
non
si
possono
ascoltare
senza
un
fremito
di
corrotto
compiacimento
.
Al
cinema
invece
succede
tutto
íl
contrario
.
I
suoi
personaggi
sono
costruiti
a
tutto
tondo
completi
di
gesti
,
voce
,
tic
e
manie
personali
.
Facciamo
il
caso
di
Indagine
su
un
cittadino
,
la
particolare
petulanza
del
tono
di
voce
impiegato
dal
commissario
Volonté
per
chiamare
I
'
«
appuntato
Panunzio
»
ha
continuato
ad
essere
imitata
per
mesi
dopo
la
proiezione
della
pellicola
.
Ma
non
si
possono
dimenticare
neanche
il
sorriso
furbo
e
volgare
,
il
modo
di
pettinarsi
,
di
camminare
dondolando
le
spalle
per
i
corridoi
della
Questura
tra
l
'
ossequio
dei
subalterni
;
una
camminata
nella
quale
buona
parte
della
burocrazia
di
Stato
potrebbe
riconoscersi
senza
battere
ciglio
.
La
conclusione
naturalmente
è
che
la
diversità
non
è
in
Volonté
ma
nel
mezzo
.
Volonté
è
uno
straordinario
attore
di
cinema
perché
la
sua
costruzione
del
personaggio
parte
dai
dettagli
e
vive
di
questi
.
Del
resto
lo
dice
egli
stesso
:
«
Io
comincio
dal
copione
.
Ricopio
a
mano
dieci
,
quindici
,
venti
volte
tutta
la
mia
parte
battuta
per
battuta
.
Serve
a
farmi
capire
ogni
parola
di
ciò
che
poi
dovrò
dire
»
.
Questo
metodo
,
insolitamente
umile
,
Volonté
lo
ha
imparato
dai
vecchi
attori
dei
«
carri
di
Tespi
»
il
teatro
girovago
della
provincia
italiana
,
ultimi
baluardi
del
naturalismo
privo
di
complessi
.
Prima
di
iscriversi
all
'
Accademia
d
'
arte
drammatica
,
nel
1954
,
con
i
«
carri
di
Tespi
»
Volonté
ha
recitato
tre
anni
.
Aveva
diciotto
anni
,
il
suo
maestro
,
Alfredo
De
Sanctis
,
quasi
novanta
;
non
deve
essere
stato
gin
apprendistato
d
'
avanguardia
.
Del
resto
il
culto
della
tradizione
non
si
limita
alla
copiatura
delle
battute
.
Settimane
prima
che
si
cominciasse
Indagine
su
un
cittadino
la
casa
di
Volonté
era
tappezzata
di
fotografie
di
questori
e
commissari
di
polizia
.
Passeggiando
tra
quei
ritratti
l
'
attore
si
impadroniva
di
un
dito
nel
naso
,
un
sorriso
arrogante
,
un
mignolo
sollevato
con
finezza
sulla
tazza
del
cappuccino
.
Non
si
arriva
a
Ermete
Zacconi
che
vagava
per
gli
ospedali
ad
osservare
il
delirium
tremens
dal
vero
ma
l
'
indirizzo
è
quello
.
Elio
Petri
,
che
e
finora
il
regista
che
a
Volonté
ha
dato
di
più
,
spiega
se
lo
si
interroga
in
proposito
che
con
quel
metodo
l
'
attore
arriva
alla
«
ricostruzione
critica
del
personaggio
»
dopo
averlo
«
demolito
»
;
insomma
fa
quasi
balenare
Brecht
.
Altri
invece
ritengono
di
poter
dire
che
ci
si
trova
di
fronte
a
un
caso
clamoroso
di
recupero
romantico
e
naturalista
,
attitudini
che
d
'
altronde
si
accompagnano
molto
bene
a
quella
rivoluzionaria
come
,
per
altri
aspetti
,
l
'
impiego
del
dialetto
.
La
domanda
anzi
è
più
che
legittima
:
quanta
parte
della
fortuna
di
Volonté
è
legata
all
'
uso
del
dialetto
?
La
risposta
la
dà
Franco
Rosi
:
«
I
maggiori
personaggi
cinematografici
di
Volonté
»
dice
«
avevano
un
'
identità
facilitata
dai
loro
tic
e
dal
loro
dialetto
.
Non
voglio
sminuire
la
sua
bravura
nelle
parti
precedenti
ma
solo
dire
che
interpretando
Mattei
,
Volonté
si
è
messo
per
la
prima
volta
nelle
condizioni
più
difficili
per
un
attore
.
Mattei
veste
di
grigio
,
ha
sempre
il
cappello
in
testa
e
la
cravatta
al
collo
,
non
ha
inflessioni
riconoscibili
.
Insomma
ha
l
'
aspetto
esterno
di
un
italiano
qualsiasi
.
Eppure
anche
questa
è
,
secondo
me
,
un
'
interpretazione
di
grande
efficacia
»
.
Si
ricade
allora
su
un
'
altra
qualità
fondamentale
del
grande
interprete
:
la
capacità
mimetica
.
Da
questo
punto
di
vista
l
'
attore
è
veramente
quella
canna
vuota
di
cui
sí
parla
e
che
gli
altri
costringono
(
o
che
si
costringe
da
sé
)
a
risuonare
in
cento
modi
diversi
.
Nessun
dubbio
che
anche
Alberto
Sordi
o
Vittorio
Gassman
siano
ottimi
attori
;
il
loro
limite
però
è
nel
dare
vita
,
film
dopo
film
,
a
tanti
diversi
episodi
di
un
personaggio
sempre
uguale
a
se
stesso
:
il
romano
un
po
'
vile
di
Sordi
,
il
maldestro
spaccamontagne
di
Gassman
.
L
'
agilità
di
Volonté
invece
arriva
direttamente
da
una
tradizione
che
consentiva
agli
attori
di
un
tempo
di
interpretare
con
la
stessa
disinvolta
indifferenza
Amleto
o
Come
le
foglie
.
Nessuna
meraviglia
allora
se
la
comicità
di
Sordi
risulta
leggermente
straniata
a
Cuneo
e
incomprensibile
a
Zurigo
mentre
della
mimica
«
meridionale
»
del
commissario
di
Indagine
si
può
godere
ugualmente
a
Roma
e
a
New
York
.
Tutti
questi
vantaggi
presentano
un
solo
rischio
:
l
'
istrionismo
,
pericolo
sul
quale
Elio
Petri
è
disposto
a
concordare
con
il
correttivo
però
che
tutti
i
grandi
attori
sono
degli
istrioni
:
«
Barrymore
,
Marlon
Brando
,
Eduardo
,
Jouvet
,
Jean
Gabin
.
La
differenza
tra
un
attore
e
una
persona
normale
è
che
il
primo
è
capace
di
catturare
il
lato
istrionesco
e
farlo
diventare
riconoscibile
,
gli
altri
no
»
.
Vediamo
ora
il
secondo
aspetto
:
la
«
missione
»
.
Anche
da
questo
punto
di
vista
Volonté
ha
modelli
famosi
e
anch
'
essi
,
per
fatalità
,
ottocenteschi
:
Gustavo
Modena
e
la
piccola
schiera
di
attori
patrioti
e
democratici
che
agirono
durante
il
Risorgimento
.
Gian
Maria
Volonté
non
è
un
patriota
ma
è
sicuramente
un
democratico
,
comunque
la
sua
parentela
con
Modena
è
evidente
.
Nel
1831
,
quando
scoppiarono
i
moti
carbonari
,
Gustavo
Modena
abbandonò
improvvisamente
la
sua
attività
di
attore
e
corse
a
combattere
accanto
ai
liberali
a
Rimini
e
ad
Ancona
.
Nel
1968
,
scoppiata
la
contestazione
studentesca
,
Gian
Maria
Volonté
rompe
improvvisamente
il
contratto
per
il
film
Metti
una
sera
a
cena
e
si
unisce
ai
gruppi
della
sinistra
più
intransigente
.
Nel
1839
Gustavo
Modena
allestisce
per
la
prima
volta
al
Queen
'
s
Theatre
di
Londra
alcune
scene
della
Divina
Commedia
.
È
uno
spettacolo
che
in
seguito
riprenderà
molto
spesso
perché
gli
consente
di
«
realizzare
il
sogno
di
un
'
arte
politica
»
.
Nel
1969
Gian
Maria
Volonté
allestisce
alla
stazione
Termini
di
Roma
una
scena
di
teatro
di
strada
con
tre
personaggi
:
«
il
disoccupato
»
,
«
l
'
operaio
»
,
«
la
viaggiatrice
»
riuscendo
a
coinvolgere
tre
o
quattrocento
viaggiatori
in
arrivo
e
in
partenza
.
Nel
1849
Gustavo
Modena
partecipa
alla
difesa
della
Repubblica
romana
;
nelle
pause
del
combattimento
recita
negli
ospedali
in
favore
dei
feriti
.
Durante
l
'
autunno
caldo
Gian
Maria
Volonté
alterna
recite
e
dibattiti
politici
nelle
fabbriche
occupate
,
durante
scioperi
e
cortei
.
Dopo
queste
attività
alcuni
extraparlamentari
di
particolare
intransigenza
rimproverano
a
Volonté
la
sua
partecipazione
ai
primi
due
western
di
Sergio
Leone
con
lo
pseudonimo
di
John
Wells
.
La
verità
è
che
nella
sua
carriera
Volonté
non
ha
avuto
più
cedimenti
di
quanti
non
ne
giustifichi
la
ricerca
iniziale
di
un
ruolo
,
di
uno
stile
e
probabilmente
di
una
paga
.
Se
ha
interpretato
Per
un
pugno
di
dollari
,
se
ha
partecipato
alle
avventure
di
Maigret
in
televisione
,
se
ha
recitato
Goldoni
è
anche
vero
che
nel
1960
Volonté
ha
fatto
in
teatro
Sacco
e
Vanzetti
,
nel
'62
ha
girato
Un
uomo
da
bruciare
(
storia
di
Salvatore
Carnevale
)
,
nel
'63
Il
terrorista
,
nel
'64
ha
messo
in
scena
Il
Vicario
di
Hochhuth
nel
retrobottega
della
libreria
Feltrinelli
di
Roma
dopo
che
la
polizia
ne
aveva
impedito
la
rappresentazione
in
teatro
.
«
Io
»
dice
oggi
Volonté
«
scelgo
i
film
che
devo
fare
e
se
non
è
un
soggetto
impegnato
in
un
senso
politico
preciso
non
lo
faccio
.
»
Dopo
l
'
arte
e
la
missione
,
l
'
ultimo
aspetto
è
il
«
sacrificio
»
.
L
'
argomento
è
delicato
poiché
il
sacrificio
di
Volonté
è
soprattutto
economico
e
il
rischio
è
di
fornire
non
dati
o
valutazioni
ma
pettegolezzi
.
Comunque
poiché
si
sa
che
un
attore
,
come
d
'
altronde
ogni
altro
professionista
,
ha
una
sua
quotazione
ufficiale
,
si
può
anche
sapere
che
quella
di
Volonté
,
in
puri
termini
di
mercato
,
si
aggira
sui
150
milioni
a
pellicola
.
Quando
interpretò
il
primo
filmi
di
Sergio
Leone
,
Volonté
ebbe
come
compenso
1
milione
e
200
mila
lire
.
Al
secondo
western
Per
qualche
dollaro
in
più
,
4
milioni
e
mezzo
.
Anche
se
la
sua
quotazione
si
è
moltiplicata
per
trenta
,
quaranta
volte
in
pochi
anni
,
registi
e
produttori
sanno
che
se
il
soggetto
è
«
impegnato
in
senso
politico
preciso
»
Volonté
accetta
di
farlo
per
molto
meno
,
«
questo
»
dice
il
regista
Giuliano
Montaldo
«
a
me
sembra
un
vero
capitale
per
il
cinema
italiano
.
Un
regista
anche
poco
conosciuto
sa
che
se
il
suo
soggetto
è
buono
può
contare
su
un
attore
di
prima
grandezza
allo
stesso
costo
con
cui
se
ne
assicurerebbe
uno
di
secondo
piano
»
.
Ma
la
disponibilità
di
Volonté
non
si
esaurisce
sul
set
.
Come
nel
film
La
classe
operaia
,
nell
'
appartamento
di
Volonté
è
un
andirivieni
ininterrotto
di
rappresentanti
di
tutti
i
gruppi
della
sinistra
che
sono
indubbiamente
molti
e
tutti
in
gara
tra
loro
nel
dissimulare
la
riconoscenza
sotto
la
grinta
rivoluzionaria
.
Chi
scrive
ha
sentito
personalmente
uno
di
loro
commentare
in
pubblico
:
«
Però
,
con
quello
che
guadagna
,
solo
mezzo
milione
ha
dato
»
.
La
verità
su
questo
attore
è
un
paradosso
:
Volonté
sembra
un
tipo
di
interprete
nuovo
perché
in
realtà
è
talmente
antico
che
si
è
persa
la
memoria
del
modello
al
quale
risale
.
La
sua
aderenza
al
canone
del
grande
attore
naturalistico
di
tradizione
italiana
è
perfetta
.
Anche
ad
esempio
nel
suo
modo
di
comportarsi
in
scena
,
prima
di
cominciare
a
girare
;
nel
suo
bisogno
quasi
quotidiano
di
essere
spiritualmente
medicato
e
rassicurato
circa
i
fini
del
film
e
l
'
ideologia
che
lo
sorregge
,
o
anche
a
proposito
di
una
vicenda
personale
,
di
una
conversazione
avuta
la
sera
precedente
.
Elio
Petri
dice
:
«
Credo
che
gli
attori
abbiano
lo
straordinario
incanto
di
essere
come
bambini
.
L
'
infanzia
è
l
'
età
nella
quale
si
gioca
ai
travestimenti
;
passata
quella
ognuno
assume
il
suo
ruolo
fisso
,
eccetto
gli
attori
che
possono
continuare
a
giocare
per
tutta
la
vita
»
.