StampaPeriodica ,
La
storia
del
socialismo
non
è
la
storia
di
un
fenomeno
omogeneo
.
Nel
corso
di
travagliate
vicende
sotto
le
insegne
del
socialismo
si
sono
raccolti
e
confusi
elementi
distinti
e
persino
reciprocamente
repulsivi
.
Statalismo
e
antistatalismo
,
collettivismo
e
individualismo
,
autoritarismo
e
anarchismo
,
queste
e
altre
tendenze
ancora
si
sono
incontrate
e
scontrate
nel
movimento
operaio
sin
da
quando
esso
cominciò
a
muovere
i
suoi
primi
passi
come
unità
politica
e
di
classe
.
In
certe
circostanze
storiche
le
impostazioni
ideologiche
diverse
sono
addirittura
sfociate
in
una
vera
e
propria
guerra
fratricida
.
È
così
avvenuto
che
tutti
i
partiti
,
le
correnti
e
le
scuole
che
si
sono
richiamate
al
socialismo
,
si
sono
poste
in
antagonismo
al
capitalismo
,
ma
ciò
non
è
quasi
mai
stato
sufficiente
ad
eliminare
divisioni
e
contrapposizioni
.
I
modelli
di
società
che
indicavano
come
alternativa
alla
società
capitalistica
erano
spesso
antitetici
.
La
profonda
diversità
dei
«
socialismi
»
apparve
con
maggiore
chiarezza
quando
i
bolscevichi
si
impossessarono
del
potere
in
Russia
.
Si
contrapposero
e
si
scontrarono
concezioni
opposte
.
Infatti
c
'
era
chi
aspirava
a
riunificare
il
corpo
sociale
attraverso
l
'
azione
dominante
dello
Stato
e
c
'
era
chi
auspicava
il
potenziamento
e
lo
sviluppo
del
pluralismo
sociale
e
delle
libertà
individuali
.
Riemerse
così
il
vecchio
dissidio
fra
statalisti
e
antistatalisti
,
autoritari
e
libertari
,
collettivistici
e
non
.
La
divisione
si
riflesse
a
grandi
linee
nell
'
esistenza
di
due
distinte
organizzazioni
internazionali
.
I
primi
,
eredi
della
tradizione
giacobina
,
si
raggrupparono
sotto
la
bandiera
del
marxismo
-
leninismo
,
mentre
i
secondi
volevano
rimanere
nell
'
alveo
della
tradizione
pluralistica
della
civiltà
occidentale
.
A
partire
dal
1919
il
socialismo
,
anche
dal
punto
di
vista
organizzativo
,
sarà
attraversato
da
due
grandi
correnti
e
da
molti
rivoli
collaterali
,
che
si
potrebbero
meglio
definire
solo
analizzando
la
storia
dei
singoli
partiti
.
Non
sono
pochi
a
ritenere
che
la
scissione
,
vista
nelle
sue
grandi
linee
,
viene
da
lontano
.
C
'
è
chi
ne
vede
le
radici
nella
stessa
Rivoluzione
francese
,
durante
la
quale
,
mentre
era
in
atto
la
guerra
contro
l
'
Antico
Regime
,
si
scontrarono
due
concezioni
della
società
ideale
;
quella
autoritaria
e
centralistica
e
quella
libertaria
e
pluralistica
.
Già
nelle
analisi
di
Proudhon
per
esempio
si
tenta
l
'
individuazione
delle
radici
etico
-
politiche
del
conflitto
latente
,
che
lacerava
la
sinistra
.
In
Proudhon
c
'
è
infatti
un
'
appassionata
difesa
non
solo
delle
radici
ideali
della
protesta
operaia
contro
lo
sfruttamento
capitalistico
ma
anche
una
percezione
acuta
della
divaricazione
sostanziale
tra
la
società
socialista
e
la
società
comunista
.
Da
un
lato
il
comunismo
che
vuole
la
soppressione
del
mercato
,
la
statalizzazione
integrale
della
società
e
la
cancellazione
di
ogni
traccia
di
individualismo
.
Dall
'
altra
il
socialismo
,
che
progetta
di
instaurare
il
controllo
sociale
dell
'
economia
e
lavora
per
il
potenziamento
della
società
rispetto
allo
Stato
e
per
il
pieno
sviluppo
della
personalità
individuale
.
Proudhon
considerava
il
socialismo
come
il
superamento
storico
del
liberalismo
e
vedeva
nel
comunismo
una
«
assurdità
antidiluviana
»
che
,
se
fosse
prevalso
,
avrebbe
«
asiatizzato
»
la
civiltà
europea
.
Lo
stesso
Proudhon
ci
ha
lasciato
una
descrizione
profetica
di
che
cosa
avrebbe
generato
l
'
istituzionalizzazione
del
rigido
modello
statalista
e
collettivistico
:
«
la
sfera
pubblica
porterà
alla
fine
di
ogni
proprietà
;
l
'
associazione
provocherà
la
fine
di
tutte
le
associazioni
separate
e
il
loro
riassorbimento
in
una
sola
;
la
concorrenza
,
rivolta
contro
se
stessa
,
porterà
alla
soppressione
della
concorrenza
;
la
libertà
collettiva
,
infine
,
dovrà
inglobare
le
libertà
cooperative
,
locali
e
particolari
»
.
Conseguentemente
sarebbe
nata
«
una
democrazia
compatta
fondata
in
apparenza
sulla
dittatura
delle
masse
,
ma
in
cui
le
masse
avrebbero
avuto
solo
il
potere
di
garantire
la
servitù
universale
,
secondo
le
formule
e
le
parole
d
'
ordine
prese
a
prestito
dal
vecchio
assolutismo
riassumibili
:
-
comunione
del
potere
;
-
accentramento
;
-
distruzione
sistematica
di
ogni
pensiero
individuale
,
cooperativo
e
locale
,
ritenuto
scissionistico
;
-
polizia
inquisìtoriale
;
-
abolizione
o
almeno
restrizione
della
famiglia
e
,
a
maggior
ragione
,
dell
'
eredità
;
-
suffragio
universale
organizzato
in
modo
tale
da
sanzionare
continuamente
questa
sorta
di
anonima
tirannia
,
basata
sul
prevalere
di
soggetti
mediocri
o
perfino
incapaci
e
sul
soffocamento
degli
spiriti
indipendenti
,
denunciati
come
sospetti
e
,
naturalmente
,
inferiori
di
numero
»
.
Qui
,
come
si
vede
,
Proudhon
indica
che
cosa
non
doveva
essere
il
socialismo
e
contemporaneamente
che
cosa
sarebbe
diventata
la
società
se
fosse
prevalso
il
modello
collettivistico
basato
sulla
statizzazione
integrale
dei
mezzi
di
produzione
e
sulla
soppressione
del
mercato
.
La
storia
purtroppo
ha
portato
qualche
elemento
di
fatto
a
sostegno
della
sua
previsione
.
Il
socialismo
di
Stato
,
messi
in
disparte
tutti
i
valori
,
le
istituzioni
e
i
principi
della
civiltà
moderna
,
li
ha
sostituiti
con
un
modello
di
vita
collettivistico
,
burocratico
e
autoritario
,
cioè
con
un
sistema
pre
-
moderno
.
E
ciò
è
tanto
vero
che
molti
rappresentanti
della
cultura
del
dissenso
spingono
la
loro
critica
sino
al
punto
di
vedere
nel
comunismo
,
così
come
storicamente
si
è
realizzato
,
una
vera
e
propria
«
restaurazione
asiatica
»
.
Ma
,
per
venire
ad
analisi
più
recenti
,
ricordiamo
che
molti
altri
intellettuali
della
sinistra
europea
hanno
sviluppato
questo
filone
critico
.
Da
Russell
a
Carlo
Rosselli
a
Cole
ci
perviene
un
unico
stimolo
che
ci
invita
a
non
confondere
il
socialismo
con
il
comunismo
,
la
piena
libertà
estesa
a
tutti
gli
uomini
con
la
cosiddetta
libertà
collettiva
.
Il
superamento
storico
del
liberalismo
con
la
sua
distruzione
.
Il
carattere
autoritario
di
ciò
che
viene
chiamato
il
«
socialismo
reale
o
maturo
»
non
è
una
deviazione
rispetto
alla
dottrina
,
una
degenerazione
frutto
di
una
data
somma
di
errori
,
bensì
la
concretizzazione
delle
implicazioni
logiche
dell
'
impostazione
rigidamente
collettivistica
originariamente
adottata
.
L
'
esame
dei
fondamenti
essenziali
del
leninismo
non
può
che
confermare
tale
tesi
.
Fino
alla
pubblicazione
di
«
Che
fare
?
»
Lenin
fu
sostanzialmente
un
marxista
ortodosso
:
credeva
che
il
socialismo
si
sarebbe
realizzato
solo
nei
paesi
capitalistici
avanzati
e
solo
a
condizione
che
la
classe
operaia
avesse
raggiunto
un
elevato
grado
di
coscienza
politica
e
di
maturità
culturale
.
Ma
nel
«
Che
fare
?
»
queste
tesi
sono
letteralmente
rovesciate
.
Dalla
teoria
e
dalla
prassi
del
socialismo
democratico
europeo
si
passa
a
uno
schema
rivoluzionario
e
giacobino
.
Lenin
stesso
definisce
il
rivoluzionario
marxista
«
un
giacobino
al
servizio
della
classe
operaia
»
e
propone
di
creare
un
partito
composto
esclusivamente
di
«
rivoluzionari
di
professione
»
.
Così
il
socialismo
da
compito
storico
della
classe
operaia
diventa
qualcosa
che
deve
essere
pensato
,
costruito
e
diretto
da
una
élite
selezionata
di
individui
posti
al
di
sopra
della
massa
.
Lenin
comincia
col
distinguere
due
forme
o
gradi
di
percezione
della
realtà
:
la
«
spontaneità
»
e
la
«
coscienza
»
:
solo
la
seconda
permette
di
anti
-
vedere
i
fini
ultimi
della
Storia
.
Successivamente
Lenin
afferma
perentoriamente
che
gli
operai
non
possono
avere
il
tipo
di
visione
del
reale
che
è
proprio
della
coscienza
poiché
privi
del
sapere
filosofico
e
scientifico
.
Essi
,
abbandonati
alle
loro
tendenze
spontanee
,
sono
condannati
a
muoversi
entro
l
'
ambito
delle
leggi
del
sistema
.
Tutt
'
al
più
possono
raggiungere
una
«
coscienza
sindacale
»
dei
loro
interessi
immediati
,
non
già
una
coscienza
politica
che
può
essere
prodotta
solo
al
di
fuori
della
loro
condizione
di
classe
.
E
i
«
portatori
esterni
»
della
«
giusta
coscienza
»
,
sono
sempre
secondo
Lenin
,
gli
intellettuali
.
Ad
essi
,
quindi
,
spetta
il
ruolo
storico
organizzativo
e
dirigente
del
movimento
operaio
.
Date
queste
premesse
,
ovviamente
il
soggetto
rivoluzionano
non
può
essere
la
classe
operaia
bensì
il
corpo
scelto
degli
intellettuali
che
si
sono
consacrati
alla
rivoluzione
comunista
.
Il
pericolo
che
gli
anarchici
russi
avevano
sottolineato
con
estrema
energia
e
cioè
che
la
classe
operaia
fosse
«
colonizzata
»
dagli
intellettuali
declasses
che
entravano
in
un
movimento
socialista
quali
«
tribuni
della
plebe
»
diviene
con
il
«
Che
fare
?
»
una
realtà
.
Lenin
teorizza
infatti
con
grande
franchezza
il
diritto
-
dovere
degli
intellettuali
guidati
dalla
«
scienza
marxista
»
di
sottoporre
la
classe
operaia
alla
loro
direzione
.
L
'
ammissione
storica
che
Marx
aveva
assegnato
al
proletariato
doveva
raccogliersi
nelle
mani
dell
'
intelligencija
rivoluzionaria
.
Si
capisce
agevolmente
perché
Trockij
,
Plechanov
,
Martov
e
Rosa
Luxemburg
abbiano
accusato
Lenin
di
«
sostitutismo
»
.
Ai
loro
occhi
l
'
idea
leninista
di
subordinare
la
classe
operaia
alla
direzione
paternalistica
dell
'
élite
cosciente
ed
attiva
appariva
come
un
capovolgimento
del
marxismo
e
come
un
ritorno
alla
tradizione
giacobina
.
«
Trockij
in
particolare
stigmatizzò
la
teoria
leninista
poiché
essa
confondeva
la
dittatura
del
proletariato
con
la
dittatura
sul
proletariato
e
affidava
la
missione
storica
di
edificare
il
socialismo
non
alla
classe
operaia
dotata
di
iniziativa
che
ha
preso
nelle
sue
mani
le
sorti
della
società
,
ma
a
una
organizzazione
forte
,
autoritaria
che
domina
il
proletariato
ed
attraverso
ad
esso
la
società
»
.
Era
il
Trockij
menscevico
che
prevedeva
come
lo
spirito
di
setta
e
il
manicheismo
giacobino
che
Lenin
voleva
introdurre
nel
movimento
operaio
avrebbero
avuto
conseguenze
disastrose
.
In
effetti
«
Che
fare
?
»
apparve
a
molti
come
un
'
aggressiva
ripresa
del
progetto
di
Robespierre
,
che
già
molte
scuole
socialiste
europee
avevano
definito
come
una
sorta
di
dispotismo
pseudo
-
socialista
.
Il
modello
di
partito
ideato
da
Lenin
e
una
istituzione
resa
monolitica
dal
vincolo
dell
'
ortodossia
e
dal
principio
della
subordinazione
assoluta
e
senza
riserve
delle
volontà
individuali
alla
volontà
collettiva
.
Il
partito
bolscevico
fu
sin
dal
suo
atto
di
nascita
,
una
organizzazione
ferreamente
disciplinata
e
impegnata
nella
diffusione
su
scala
planetaria
del
socialismo
scientifico
,
interpretato
come
una
dottrina
a
carattere
salvifico
,
cioè
una
setta
di
«
veri
credenti
»
che
in
nome
del
proletariato
riteneva
di
avere
il
diritto
-
dovere
di
instaurare
il
suo
dominio
totale
sulla
società
per
rigenerarla
.
Nessuno
meglio
di
Rosa
Luxemburg
ha
descritto
le
conseguenze
elitaristiche
e
burocratiche
che
da
una
tale
concezione
e
prassi
derivavano
.
«
Un
centralismo
spiegato
,
il
cui
principio
vitale
è
da
un
lato
il
netto
rilievo
e
la
separazione
della
truppa
organizzata
dai
rivoluzionari
dichiarati
e
attivi
dall
'
ambiente
,
pur
esso
rivoluzionariamente
attivo
ma
non
organizzato
,
che
li
circonda
,
e
dall
'
altro
la
rigida
disciplina
e
l
'
intromissione
diretta
,
decisiva
,
determinante
delle
istanze
centrali
in
tutte
le
manifestazioni
vitali
delle
organizzazioni
locali
del
partito
Chiudere
il
movimento
nella
corazza
di
un
centralismo
burocratico
che
degrada
il
proletariato
militante
a
docile
strumento
di
un
comitato
»
.
La
dittatura
sul
proletariato
Come
ha
scritto
Isaak
Deutscher
«
poiché
la
classe
operaia
non
era
là
(
dove
sarebbe
dovuta
esserci
per
esercitare
la
direzione
)
i
bolscevichi
decisero
di
agire
come
suoi
luogotenenti
e
fiduciari
fino
al
momento
in
cui
la
vita
fosse
diventata
più
normale
e
una
nuova
classe
lavoratrice
si
fosse
affermata
e
sviluppata
.
Per
questa
strada
naturalmente
si
giungeva
alla
dittatura
della
burocrazia
,
al
potere
incontrollato
e
alla
corruzione
attraverso
il
potere
»
.
Ma
,
occorre
ripeterlo
,
tale
paradossale
fenomeno
-
la
dittatura
del
proletariato
senza
il
proletariato
,
la
«
dittatura
per
procura
»
esercitata
in
nome
e
per
conto
della
classe
-
non
può
essere
considerata
una
conseguenza
non
prevista
e
non
prevedibile
.
E
sempre
il
Trockij
menscevico
che
nel
1904
scrive
che
se
il
progetto
leninista
si
fosse
realizzato
«
il
partito
sarebbe
stato
sostituito
dall
'
organizzazione
del
partito
,
l
'
organizzazione
sarebbe
stata
a
sua
volta
sostituita
dal
comitato
centrale
ed
infine
il
comitato
centrale
dal
dittatore
»
.
Con
il
successo
storico
-
politico
del
leninismo
la
logica
giacobina
con
tutte
le
sue
componenti
vecchie
e
nuove
che
sfociano
nella
dittatura
rivoluzionaria
prende
il
sopravvento
sulla
logica
pluralistica
e
democratica
del
socialismo
e
la
Russia
si
incammina
sulla
strada
del
collettivismo
burocratico
-
totalitario
.
Ora
,
dato
che
la
meta
finale
indicata
da
Lenin
era
la
società
senza
classi
e
senza
Stato
,
si
potrebbe
parlare
di
«
eterogenesi
dei
fini
»
nel
senso
che
i
mezzi
adoperati
hanno
fagocitato
l
'
ideale
.
Il
leninismo
al
potere
sarebbe
,
da
questo
punto
di
vista
,
la
dimostrazione
che
non
è
possibile
scindere
i
mezzi
dai
fini
e
che
la
storia
non
è
«
razionale
»
bensì
«
ironica
»
e
persino
«
crudele
»
.
Ma
in
realtà
il
conflitto
tra
bolscevismo
e
socialismo
democratico
non
fu
un
semplice
conflitto
sui
mezzi
da
adoperare
per
avanzare
verso
la
società
ideale
.
Tale
conflitto
è
stato
senz
'
altro
uno
dei
fattori
che
ha
segnato
la
demarcazione
netta
nel
seno
del
movimento
operaio
,
ma
non
certamente
quello
decisivo
.
Fra
comunismo
leninista
e
socialismo
esiste
una
incompatibilità
sostanziale
che
può
essere
sintetizzata
nella
contrapposizione
tra
collettivismo
e
pluralismo
.
Il
leninismo
è
dominato
dall
'
ideale
della
società
omogenea
,
compatta
,
indifferenziata
.
C
'
è
nel
leninismo
la
convinzione
che
la
natura
umana
è
stata
degradata
dall
'
apparizione
della
proprietà
privata
,
che
ha
disintegrato
la
comunità
primitiva
scatenando
la
guerra
di
classe
.
E
c
'
è
soprattutto
il
desiderio
di
ricreare
l
'
unità
originaria
facendo
prevalere
la
volontà
collettiva
sulle
volontà
individuali
,
di
interesse
generale
sugli
interessi
particolari
.
In
questo
senso
il
comunismo
è
organicamente
totalitario
,
nel
senso
che
postula
la
possibilità
di
istituire
un
ordine
sociale
così
armonioso
da
poter
far
a
meno
dello
Stato
e
dei
suoi
apparati
coercitivi
.
Questo
«
totalitarismo
del
consenso
»
deve
però
essere
preceduto
da
un
«
totalitarismo
della
coercizione
»
.
Tanto
è
vero
che
Lenin
non
ha
esitato
a
descrivere
la
dittatura
del
partito
bolscevico
come
«
un
potere
che
poggia
direttamente
sulla
violenza
e
che
non
è
vincolata
da
nessuna
legge
»
.
Pure
la
meta
finale
resta
la
società
senza
Stato
,
cioè
«
il
paradiso
in
terra
»
(
Lenin
)
successivo
alla
«
resurrezione
dell
'
umanità
»
(
Bucharin
)
.
Talché
si
può
dire
che
la
meta
finale
indicata
dal
comunismo
è
«
un
Regno
di
Dio
senza
Dio
»
,
cioè
la
costruzione
reale
del
regno
millenario
di
pace
e
di
giustizia
illusoriamente
promesso
del
messianesimo
giudaicocristiano
.
Non
è
certo
un
caso
,
dunque
,
che
Gramsci
sia
arrivato
a
definire
il
marxismo
«
la
religione
che
ammazzerà
il
cristianesimo
»
realizzando
le
sue
esaltanti
promesse
e
facendo
passare
dalla
potenza
all
'
atto
l
'
ideale
della
società
perfetta
.
Se
questa
interpretazione
del
leninismo
è
corretta
,
allora
la
contrapposizione
fra
socialismo
e
comunismo
è
certo
molto
profonda
.
Il
comunismo
leninista
ha
mire
palingenetiche
:
è
una
religione
travestita
da
scienza
che
pretende
di
aver
trovato
una
risposta
a
tutti
i
problemi
della
vita
umana
.
Per
questo
non
ha
voluto
tollerare
rivali
ed
è
in
una
parola
«
totalitario
»
.
Milovan
Gilas
e
Gilles
Martinet
lo
hanno
sottolineato
in
maniera
convincente
:
il
leninismo
nella
misura
in
cui
aspira
a
rigenerare
la
natura
umana
,
a
creare
un
mondo
purificato
da
ogni
negatività
,
a
porre
fine
allo
scandalo
del
male
,
è
una
dottrina
millenaristica
che
,
una
volta
al
potere
,
non
può
produrre
che
uno
Stato
ideologico
retto
una
casta
.
Gramsci
ha
teorizzato
senza
perifrasi
la
natura
«
totalitaria
»
e
persino
«
divina
»
del
partito
comunista
,
che
non
a
caso
ha
definito
"
il
focolare
della
fede
e
il
custode
della
dottrina
del
socialismo
scientifico
»
.
Il
partito
marxista
-
leninista
in
quanto
incarna
il
progetto
di
disalienazione
totale
dell
'
umanità
,
è
una
istituzione
carismatica
che
racchiude
in
sè
tutte
le
verità
e
tutta
la
moralità
della
teoria
.
Esso
esprime
l
'
etica
,
la
scienza
del
«
proletariato
ideale
»
che
deve
illuminare
il
«
proletariato
reale
»
e
indicargli
«
la
via
della
salvezza
»
(
come
si
legge
nella
risoluzione
del
secondo
Congresso
del
Komintern
)
.
Nelle
sue
mani
ci
sono
«
le
chiavi
della
storia
»
poiché
esso
orienta
sua
azione
alla
luce
dell
'
unica
dottrina
che
sia
scientifica
e
salvifica
ad
un
tempo
.
Per
questo
il
comunismo
non
può
venire
a
patti
con
lo
spirito
critico
,
il
dubbio
metodico
,
la
pluralità
delle
filosofie
,
insomma
con
tutto
ciò
che
rappresenta
il
patrimonio
culturale
della
civiltà
occidentale
laica
e
liberale
.
Esso
,
come
soleva
ricordare
Bertrand
Russell
a
coloro
che
si
facevano
un
'
immagine
mitologica
del
marxismo
-
leninismo
,
si
fonda
sull
'
idea
che
deve
esistere
un
'
autorità
ideologica
(
il
partito
)
che
stabilisce
autocraticamente
i
confini
che
separano
il
bene
dal
male
,
il
vero
dall
'
errore
,
l
'
utile
dal
dannoso
.
Di
qui
l
'
elevazione
del
marxismo
a
filosofia
(
obbligatoria
)
di
Stato
,
l
'
istituzionalizzazione
dell
'
inquisizione
rivoluzionaria
,
la
lotta
accanita
e
spietata
contro
i
devianti
,
i
dissidenti
e
gli
eretici
.
Rispetto
alla
ortodossia
comunista
,
il
socialismo
è
democratico
,
laico
e
pluralista
.
Non
intende
elevare
nessuna
dottrina
al
rango
di
ortodossia
,
non
pretende
porre
i
limiti
alla
ricerca
scientifica
e
al
dibattito
intellettuale
,
non
ha
ricette
assolute
da
imporre
.
Riconosce
che
il
diritto
più
prezioso
dell
'
uomo
è
il
diritto
all
'
errore
.
E
questo
perché
il
socialismo
non
intende
porsi
come
surrogato
,
ideale
e
reale
,
delle
religioni
positive
.
Il
socialismo
nella
sua
versione
democratica
ha
un
progetto
etico
-
politico
che
si
inserisce
nella
tradizione
dell
'
illuminismo
riformatore
e
che
può
essere
sintetizzato
nei
seguenti
termini
:
socializzazione
dei
valori
della
civiltà
liberale
,
diffusione
del
potere
,
distribuzione
ugualitaria
della
ricchezza
e
delle
opportunità
di
vita
,
potenziamento
e
sviluppi
degli
istituti
di
partecipazione
delle
classi
lavoratrici
ai
processi
decisionali
.
Carlo
Rosselli
definiva
appunto
il
socialismo
come
un
liberalismo
organizzatore
e
socializzatore
.
Dalla
pretesa
che
il
comunismo
ha
di
fare
«
l
'
uomo
nuovo
»
deriva
del
tutto
logicamente
il
disegno
di
ristrutturare
tutto
il
campo
sociale
secondo
un
criterio
unico
e
assolutamente
vincolante
.
Il
principio
di
fondo
è
stato
formulato
da
Lenin
in
termini
inequivocabili
:
«
il
partito
tutto
corregge
,
designa
e
dirige
in
base
a
un
criterio
unico
»
al
fine
di
sostituire
«
l
'
anarchia
del
mercato
»
con
la
"
centralizzazione
assoluta
"
.
E
in
effetti
,
del
tutto
coerentemente
con
la
dottrina
,
i
bolscevichi
non
appena
conquistarono
lo
Stato
incominciarono
a
distruggere
sistematicamente
,
metodicamente
,
ogni
centro
di
vita
autonoma
e
operarono
in
modo
da
concentrare
tutto
il
potere
politico
,
economico
e
spirituale
in
un
'
unica
struttura
di
comando
,
l
'
apparato
del
partito
.
E
chi
dice
apparato
dice
controllo
integrale
della
società
da
parte
degli
amministratori
universali
.
Fu
così
che
prese
corpo
lo
Stato
padrone
di
ogni
cosa
,
delle
risorse
economiche
delle
istituzioni
degli
uomini
e
persino
delle
idee
.
L
'
autonomia
della
società
civile
fu
intenzionalmente
soffocata
,
la
spontaneità
sociale
limitata
o
soppressa
,
l
'
individualismo
ridotto
ai
minimi
termini
.
Il
grande
paradosso
della
via
comunista
Ma
,
evidentemente
tutto
ciò
implica
la
burocratizzazione
integrale
della
società
la
quale
come
si
legge
in
«
Stato
e
rivoluzione
»
,
diventa
per
ciò
stesso
«
un
unico
ufficio
ed
un
unico
stabilimento
industriale
»
diretto
dall
'
alto
dell
'
apparato
del
partito
che
vigilerà
sugli
uomini
affinché
essi
non
deviino
dalla
retta
via
fissata
dall
'
ortodossia
.
Di
qui
la
descrizione
del
progetto
collettivistico
data
da
Gilas
:
«
Lo
Stato
comunista
opera
per
raggiungere
la
completa
spersonalizzazione
dell
'
individuo
,
delle
nazioni
e
anche
dei
propri
appartenenti
.
Aspira
a
trasformare
la
società
intera
in
una
società
di
funzionari
.
Aspira
a
controllare
,
direttamente
o
indirettamente
,
salari
e
stipendi
,
alloggi
e
attività
intellettuali
»
.
Analogamente
Pierre
Naville
ha
scritto
che
«
la
burocrazia
nel
socialismo
di
Stato
gode
di
uno
statuto
fino
ad
oggi
sconosciuto
:
di
fatto
essa
controlla
la
totalità
della
vita
economica
,
ed
esercita
questo
controllo
dall
'
alto
E
'
nel
socialismo
di
Stato
che
la
burocrazia
mostra
finalmente
la
su
reale
natura
:
essa
è
l
'
organizzazione
gerarchica
applicata
a
tutto
,
l
'
armatura
reale
della
vita
sociale
e
privata
,
il
comando
su
ogni
cosa
.
Essa
incarna
lo
Stato
nella
sua
doppia
dimensione
nazionale
e
nel
suo
imperialismo
internazionale
»
.
A
questo
punto
possiamo
trarre
alcune
conclusioni
di
ordine
generale
.
Leninismo
e
pluralismo
sono
termini
antitetici
se
prevale
il
primo
muore
il
secondo
.
La
democrazia
(
liberale
o
socialista
)
presuppone
l
'
esistenza
di
una
pluralità
di
centri
di
poteri
(
economici
,
politici
,
religiosi
,
etc
.
)
in
concorrenza
fra
di
loro
,
la
cui
dialettica
impedisce
il
formarsi
di
un
potere
assorbente
e
totalitario
.
Di
qui
la
possibilità
che
la
società
civile
abbia
una
certa
autonomia
rispetto
allo
Stato
e
che
gli
individui
e
i
gruppi
possano
fruire
di
zone
protette
dall
'
ingerenza
della
burocrazia
.
La
società
pluralistica
inoltre
è
una
società
laica
nel
senso
che
non
c
'
è
alcuna
filosofia
ufficiale
di
Stato
,
alcuna
verità
obbligatoria
.
Nella
società
pluralistica
la
legge
della
concorrenza
non
opera
solo
nella
sfera
dell
'
economia
,
ma
anche
in
quella
politica
e
in
quella
delle
idee
.
Il
che
presuppone
che
lo
Stato
è
laico
solo
nella
misura
in
cui
non
pretende
di
esercitare
,
oltre
al
monopolio
della
violenza
,
anche
il
monopolio
della
gestione
dell
'
economia
e
della
produzione
scientifica
.
In
breve
:
l
'
essenza
del
pluralismo
è
l
'
assenza
del
monopolio
.
Tutto
il
contrario
delle
tendenze
che
si
sono
affermate
nel
sistema
comunista
.
I
veri
marxisti
-
leninisti
non
possono
tollerare
contropoteri
,
ideali
comunitari
diversi
da
quello
collettivistico
.
Per
questo
essi
sentono
di
avere
il
diritto
-
dovere
di
imporre
il
«
socialismo
scientifico
»
ai
recalcitranti
.
Per
questo
Gramsci
aveva
teorizzato
la
figura
del
moderno
Principe
come
«
il
solo
regolatore
»
della
vita
umana
.
La
meta
finale
è
la
società
senza
Stato
,
ma
per
giungervi
occorre
statizzare
ogni
cosa
.
Questo
in
sintesi
è
il
grande
paradosso
del
leninismo
.
Ma
come
è
mai
possibile
estrarre
la
libertà
totale
dal
potere
totale
?
Invece
di
potenziare
la
società
contro
lo
Stato
,
si
è
reso
onnipotente
lo
Stato
con
le
conseguenze
previste
da
tutti
gli
intellettuali
della
sinistra
revisionistica
che
hanno
visto
nel
monopolio
delle
risorse
materiali
e
intellettuali
la
matrice
dell
'
autoritarismo
di
Stato
.
Pertanto
se
vogliamo
procedere
verso
il
pluralismo
socialista
,
dobbiamo
muoverci
in
direzione
opposta
a
quella
indicata
dal
leninismo
:
dobbiamo
diffondere
il
più
possibile
il
potere
economico
,
politico
e
culturale
.
Il
socialismo
non
coincide
con
lo
statalismo
.
Il
socialismo
,
come
ha
ricordato
Norberto
Bobbio
è
la
democrazia
pienamente
sviluppata
,
dunque
è
il
superamento
storico
del
pluralismo
liberale
e
non
già
il
suo
annientamento
.
È
la
via
per
accrescere
e
non
per
ridurre
i
livelli
di
libertà
e
di
benessere
e
di
uguaglianza
.