StampaQuotidiana ,
Henry
Kissinger
è
un
classico
.
Zbigniew
Brzezinski
è
,
al
contrario
,
un
romantico
.
Il
primo
,
un
americano
nato
in
Baviera
da
una
famiglia
ebrea
tedesca
sfuggita
al
nazismo
,
è
fedele
alla
tradizione
europea
basata
sull
'
equilibrio
delle
potenze
.
Il
secondo
,
un
americano
di
origine
cattolica
polacca
,
è
vincolato
all
'
ideologia
ed
è
più
brutale
,
al
tempo
stesso
più
innovatore
.
Da
queste
posizioni
,
i
due
grandi
intellettuali
,
tanto
utili
per
capire
i
rapporti
degli
Stati
Uniti
con
il
resto
del
mondo
,
esprimono
ovviamente
giudizi
assai
diversi
sulla
crisi
balcanica
.
KISSINGER
critica
le
democrazie
occidentali
(
vale
a
dire
Clinton
)
per
avere
proposto
a
Rambouillet
una
soluzione
inaccettabile
per
i
serbi
e
paventa
il
vuoto
che
aprirebbe
la
scomparsa
della
Serbia
dallo
scacchiere
dei
Balcani
.
All
'
opposto
Brzezinski
è
interventista
:
anche
perché
(
con
slancio
polacco
)
al
di
là
di
Milosevic
impegnato
a
reprimere
i
kosovari
vede
il
russo
Eltsin
che
ha
fatto
altrettanto
in
Cecenia
,
ed
altresì
il
regime
bielorusso
"
ammiratore
di
Hitler
"
,
e
perciò
tanto
solidale
con
quello
jugoslavo
di
Belgrado
.
Entrambi
,
Kissinger
e
Brzezinski
,
prevedono
l
'
impiego
delle
truppe
di
terra
.
Kissinger
lo
considera
una
conseguenza
ineluttabile
della
campagna
in
corso
:
la
quale
,
una
volta
cominciata
,
non
può
più
essere
sospesa
e
ancor
meno
chiusa
prima
di
avere
raggiunto
l
'
obiettivo
.
La
posta
in
gioco
è
ormai
troppo
alta
:
è
in
ballo
la
sopravvivenza
della
Nato
,
spina
dorsale
dell
'
impero
in
un
'
area
essenziale
quale
è
l
'
Europa
:
quindi
irrinunciabile
.
Anche
Brzezinski
vede
in
un
eventuale
cedimento
di
fronte
a
Milosevic
il
funerale
della
Nato
,
ma
per
lui
la
discesa
degli
occidentali
al
suolo
non
è
la
fatale
conseguenza
dell
'
intervento
,
è
un
atto
dovuto
:
è
il
passaggio
da
una
strategia
cauta
e
graduale
,
insomma
insufficiente
sul
piano
militare
,
a
una
strategia
intensiva
e
massiccia
,
la
sola
risposta
appropriata
"
al
genocidio
e
alla
pulizia
etnica
cui
stiamo
assistendo
"
.
Mi
pare
implicita
in
Brzezinski
la
condanna
definitiva
di
Milosevic
.
Come
si
può
trattare
con
il
responsabile
di
un
genocidio
?
Egli
va
del
resto
oltre
suggerendo
la
confisca
dei
beni
jugoslavi
in
Occidente
al
fine
di
risarcire
gli
abitanti
del
Kosovo
.
Traspare
invece
in
Kissinger
la
preoccupazione
del
vuoto
che
si
può
creare
in
Serbia
.
Il
suo
vocabolario
è
comunque
più
castigato
.
Dietro
questi
giudizi
sul
primo
conflitto
"
caldo
"
in
Europa
dal
1945
,
si
intravedono
due
visioni
del
ruolo
degli
Stati
Uniti
nel
mondo
postcomunista
,
in
cui
sono
rimasti
la
sola
superpotenza
in
esercizio
.
Due
visioni
basate
su
esperienze
dirette
circa
le
possibilità
e
i
limiti
dell
'
azione
americana
,
essendo
sia
Kissinger
sia
Brzezinski
due
professori
universitari
,
due
analisti
,
due
politologi
,
che
hanno
lavorato
nei
meccanismi
del
potere
:
il
primo
come
segretario
di
Stato
con
Nixon
;
il
secondo
come
consigliere
per
la
sicurezza
con
Carter
,
e
poi
consigliere
di
Reagan
durante
la
crisi
polacca
,
che
ha
preceduto
il
crollo
dell
'
Unione
Sovietica
(
e
,
in
quello
stesso
periodo
,
alleato
-
complice
di
Papa
Wojtyla
:
il
quale
,
adesso
,
nella
crisi
balcanica
,
si
trova
invece
sull
'
opposto
fronte
pacifista
)
.
Potrei
certo
ricorrere
ad
altri
intellettuali
americani
con
un
'
esperienza
del
genere
alle
spalle
.
Penso
a
James
Schlesinger
,
ex
segretario
alla
Difesa
ed
ex
capo
della
Cia
,
autore
di
Fragmentation
and
Hubris
.
A
Shaky
Basis
for
American
Leadership
:
in
cui
si
descrive
un
'
America
più
dedita
agli
interessi
particolari
che
agli
interessi
nazionali
,
e
indifferente
alle
sorti
del
mondo
,
nonostante
il
potere
,
la
Casa
Bianca
,
gli
dedichi
appassionati
discorsi
.
Penso
anche
a
Richard
Haass
,
ex
collaboratore
del
National
Security
Council
,
autore
di
Reluctant
Sheriff
.
The
United
States
after
the
Cold
War
"
:
in
cui
è
analizzata
proprio
la
ripugnanza
americana
a
intervenire
militarmente
con
il
rischio
di
perdite
umane
.
Ripugnanza
,
secondo
Haass
,
che
limita
e
rende
effimera
l
'
egemonia
americana
.
Kissinger
e
Brzezinski
hanno
espresso
tuttavia
con
maggior
chiarezza
,
per
noi
europei
,
la
loro
visione
in
due
opere
recenti
:
il
primo
in
Diplomacy
,
il
secondo
in
The
Grand
Chessboard
:
e
il
fatto
che
nel
suo
libro
Kissinger
abbia
soprattutto
analizzato
con
fredda
intelligenza
il
passato
e
Brzezinski
abbia
affrontato
con
geniale
passione
il
futuro
,
rende
ancora
più
interessanti
i
loro
discorsi
.
I
quali
,
alla
fine
,
guidati
entrambi
dalla
Storia
,
sostanzialmente
convergono
.
Kissinger
ci
presenta
il
carattere
ambivalente
degli
Stati
Uniti
:
da
un
lato
il
paese
isolazionista
,
la
cui
vocazione
si
limita
ad
essere
un
esempio
per
il
resto
dell
'
umanità
;
dall
'
altro
il
paese
interventista
,
la
cui
vocazione
non
si
riduce
all
'
esempio
e
vuole
salvare
attraverso
l
'
azione
il
resto
dell
'
umanità
diffondendo
la
democrazia
e
dunque
la
pace
.
Le
due
anime
hanno
un
'
aspirazione
comune
:
quella
di
vedere
il
pianeta
adottare
i
valori
universali
incarnati
dall
'
America
;
ed
entrambe
sono
riluttanti
,
anzi
rifiutano
di
confondere
gli
Stati
Uniti
con
altri
paesi
,
di
metterli
sullo
stesso
piano
,
fosse
anche
in
una
posizione
da
primus
inter
pares
,
nel
quadro
di
un
equilibrio
multipolare
.
Kissinger
resta
fedele
alla
formula
classica
dell
'
impero
e
dell
'
equilibrio
,
alla
quale
non
c
'
è
per
lui
alternativa
.
Per
questo
è
stato
paragonato
,
non
senza
ironia
,
al
Metternich
del
Congresso
di
Vienna
(
1815
)
.
Nel
dopo
guerra
-
fredda
si
è
reso
conto
che
il
mondo
non
è
diventato
,
come
si
pensava
,
unipolare
e
con
una
sola
incontrastata
superpotenza
,
e
quindi
che
la
geopolitica
postcomunista
non
esentava
dalla
tradizionale
ricerca
di
un
equilibrio
tra
gli
Stati
che
contano
.
Si
è
creata
una
situazione
multipolare
che
impone
come
nel
passato
una
serie
di
pazienti
calcoli
tendenti
a
una
convivenza
tra
l
'
impero
e
gli
altri
.
Calcoli
a
cui
l
'
America
è
refrattaria
.
Kissinger
riconosce
ovviamente
la
sua
supremazia
,
ma
gli
sembra
più
relativa
di
quel
che
appare
.
Più
fragile
di
quel
che
si
dice
.
Vede
affiorare
altri
centri
di
potere
,
di
cui
non
si
conosce
ancora
il
peso
e
l
'
orientamento
(
la
Cina
,
il
Giappone
,
l
'
Europa
,
la
Russia
,
forse
l
'
India
)
:
li
vede
delinearsi
,
con
forme
ancora
incerte
,
da
studiare
col
tempo
.
Il
gran
fracasso
dei
mass
media
è
come
una
nebbia
che
cancella
i
dettagli
e
lascia
vedere
soltanto
una
sagoma
rudimentale
della
realtà
in
mutazione
.
L
'
idealismo
americano
è
per
sua
natura
contrario
a
una
politica
di
puro
equilibrio
:
eppure
la
diplomazia
classica
è
indispensabile
all
'
impero
che
esercita
la
sua
egemonia
in
un
mondo
multipolare
.
Il
giudizio
di
Kissinger
sulla
crisi
balcanica
è
coerente
a
questo
principio
.
L
'
Occidente
(
in
sostanza
Clinton
)
non
ha
applicato
il
metodo
appropriato
alla
situazione
.
Ha
trascurato
la
Russia
;
l
'
universo
ortodosso
che
si
sente
solidale
con
la
Serbia
;
si
pensi
alla
Grecia
,
paese
della
Nato
in
questa
congiuntura
ancor
più
contrapposto
alla
Turchia
,
altro
pilastro
dell
'
alleanza
;
e
agli
altri
paesi
dei
Balcani
.
E
le
conseguenze
per
la
Nato
?
Il
professor
Kissinger
può
distribuire
bacchettate
.
La
visione
di
Brzezinski
è
più
americana
.
è
più
dinamica
,
scavalca
la
nozione
statica
dell
'
equilibrio
tra
le
potenze
;
è
anche
più
ottimista
,
nel
senso
che
contempla
la
trionfante
egemonia
degli
Stati
Uniti
;
egemonia
che
,
pur
essendo
insidiata
dal
mondo
multipolare
,
sarà
superata
col
tempo
soltanto
da
un
ordine
cooperativo
mondiale
.
In
sostanza
gli
Usa
sono
l
'
ultimo
impero
universale
,
grazie
alla
superiorità
senza
rivali
in
tutti
i
campi
:
economico
,
tecnologico
,
culturale
e
militare
.
è
tuttavia
un
impero
di
tipo
nuovo
:
simile
al
suo
sistema
interno
.
Vale
a
dire
che
implica
una
struttura
complessa
,
articolata
in
modo
da
provocare
il
consenso
e
attenuare
gli
squilibri
e
i
disaccordi
.
"
Così
la
supremazia
globale
americana
riposa
su
un
sistema
elaborato
di
alleanze
e
di
coalizioni
che
copre
,
in
concreto
,
l
'
intero
pianeta
"
.
Ne
risulta
per
Brzezinski
la
necessità
di
una
doppia
politica
:
una
tesa
a
mantenere
,
per
almeno
un
'
altra
generazione
,
l
'
egemonia
degli
Stati
Uniti
;
l
'
altra
tesa
ad
incoraggiare
gli
alleati
e
gli
ex
avversari
ad
entrare
in
un
sistema
che
prepari
appunto
un
governo
mondiale
,
facendo
in
modo
che
i
partner
non
diventino
troppo
indipendenti
.
L
'
Europa
costituisce
la
testa
di
ponte
della
democrazia
,
dunque
dell
'
America
,
sul
continente
euroasiatico
.
È
bene
favorire
la
sua
unità
,
sulla
base
dell
'
intesa
franco
-
tedesca
,
evitando
però
che
conquisti
un
'
autonomia
eccessiva
.
Il
capitolo
dedicato
alla
Russia
ha
un
titolo
esplicito
:
"
Il
buco
nero
"
:
l
'
americano
polacco
sottolinea
il
pericolo
che
costituisce
l
'
ex
superpotenza
:
non
si
tratta
di
distruggerla
o
di
escluderla
ma
di
impedirle
di
ridiventare
un
impero
minaccioso
per
i
vicini
.
Per
questo
si
devono
curare
i
rapporti
con
i
paesi
limitrofi
(
la
Cina
,
ma
anche
la
Turchia
,
l
'
Iran
,
l
'
Ucraina
,
l
'
Azerbajdzhan
e
l
'
Uzbekistan
)
:
e
favorire
gli
investimenti
americani
nell
'
Eldorado
petrolifero
sul
Mar
Caspio
per
evitare
che
la
Russia
ne
approfitti
.
Sulla
severità
di
Brzezinski
nell
'
analizzare
la
crisi
balcanica
pesa
anche
il
sospetto
che
Mosca
ne
possa
trarre
prestigio
e
comunque
vantaggi
:
sia
come
punto
di
riferimento
per
il
mondo
slavo
ortodosso
frustrato
,
sia
come
capitale
intermediaria
tra
Milosevic
e
l
'
Occidente
.
Un
compromesso
su
quest
'
ultima
base
sarebbe
un
'
umiliazione
inaccettabile
per
la
Nato
.
Siamo
ben
lontani
dagli
equilibri
di
Kissinger
.
Ma
anche
il
"
discepolo
di
Metternich
"
sostiene
,
in
queste
ore
,
che
,
se
vuole
sopravvivere
,
la
Nato
deve
vincere
in
modo
netto
.
Avverte
tuttavia
,
nella
sua
ultima
opera
,
che
una
delle
profonde
differenze
tra
l
'
analista
politico
e
l
'
uomo
di
Stato
risiede
nel
fatto
che
il
primo
è
padrone
del
proprio
tempo
quando
decide
una
conclusione
;
mentre
il
secondo
è
sottoposto
in
permanenza
a
una
corsa
contro
l
'
orologio
.
Inoltre
uno
non
rischia
nulla
,
mentre
l
'
altro
può
rischiare
tutto
.
Insomma
,
se
partecipasse
ancora
al
potere
,
Zbigniew
Brzezisnki
avrebbe
altri
impulsi
,
o
modererebbe
quelli
che
ha
.