StampaQuotidiana ,
Nell
'
articolo
L
'
oggetto
misterioso
,
pubblicato
sulla
«
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»
il
30
aprile
,
Sergio
Romano
ci
ha
spiegato
le
ragioni
per
cui
gli
stranieri
non
riescono
a
capire
il
nostro
sistema
politico
.
Ma
le
ragioni
addotte
riguardano
il
rapporto
fra
governo
e
Parlamento
,
il
regionalismo
,
l
'
istituto
del
referendum
abrogativo
,
non
il
modo
e
la
forma
della
lotta
politica
.
Sono
tutti
argomenti
che
interessano
esclusivamente
gli
uomini
politici
,
i
giornalisti
,
gli
esperti
di
diritto
costituzionale
.
A
me
pare
molto
più
preoccupante
che
disorientati
siano
i
cittadini
italiani
.
Basta
ascoltare
i
loro
commenti
di
questi
giorni
.
La
verità
è
che
si
è
svolto
sotto
i
loro
occhi
,
specie
in
questi
mesi
di
crisi
,
un
gioco
di
potere
,
di
cui
conoscono
poco
le
regole
,
che
oltretutto
sono
,
come
in
genere
tutte
le
regole
,
troppo
vaghe
,
interpretabili
nei
modi
più
diversi
secondo
gl
'
interessi
prevalenti
dell
'
una
o
dell
'
altra
parte
.
Ho
anche
l
'
impressione
che
la
maggior
parte
dei
cittadini
non
abbia
molto
interesse
a
penetrare
nel
segreto
delle
regole
di
strategia
,
vale
a
dire
delle
regole
che
insegnano
quale
sia
il
modo
migliore
per
condurre
il
gioco
allo
scopo
di
vincerlo
.
La
prima
volta
che
mi
trovai
ad
assistere
in
una
università
degli
Stati
Uniti
a
una
partita
di
football
americano
,
di
cui
mi
erano
completamente
ignote
le
regole
del
gioco
e
le
regole
di
strategia
,
non
riuscii
assolutamente
a
capire
che
cosa
stessero
facendo
quei
giovanottoni
corazzati
che
si
accanivano
intorno
a
una
palla
ovale
che
assomigliava
a
un
uovo
di
struzzo
,
ora
ammucchiandosi
l
'
uno
sull
'
altro
ora
disperdendosi
e
inseguendosi
nel
campo
.
Siccome
non
ero
in
grado
di
capire
che
cosa
stesse
succedendo
e
quale
fosse
lo
scopo
di
tanto
affaccendamento
,
non
riuscii
a
divertirmi
.
L
'
osservatore
comune
,
come
mi
è
accaduto
di
notare
più
volte
,
non
ha
neppure
la
più
pallida
idea
della
differenza
tra
regole
del
gioco
che
assegnano
ai
giocatori
i
diversi
ruoli
,
imponendo
obblighi
e
attribuendo
diritti
o
poteri
,
e
regole
di
strategia
che
suggeriscono
le
mosse
più
convenienti
per
battere
l
'
avversario
.
La
regola
che
attribuisce
al
presidente
della
Repubblica
il
potere
di
nominare
il
presidente
del
Consiglio
o
quella
che
prevede
che
il
governo
debba
presentarsi
in
Parlamento
per
ottenere
la
fiducia
sono
regole
del
gioco
,
le
quali
debbono
essere
accettate
da
tutti
i
giocatori
affinché
il
gioco
,
qualunque
ne
sia
l
'
esito
,
che
dipende
dalle
diverse
strategie
adottate
,
si
possa
svolgere
.
Le
mosse
che
ogni
partito
compie
per
riuscire
a
far
parte
del
governo
o
per
appoggiarlo
o
per
farlo
cadere
,
per
provocare
la
fiducia
o
la
sfiducia
,
per
convogliare
il
proprio
voto
verso
l
'
approvazione
o
la
disapprovazione
di
un
disegno
di
legge
,
per
formare
o
disfare
un
'
alleanza
,
appartengono
invece
alla
sfera
dei
comportamenti
dai
quali
,
nel
rispetto
delle
regole
del
gioco
che
tutti
sono
tenuti
a
seguire
,
dipende
che
alla
fine
della
partita
ci
sia
un
vincitore
e
un
vinto
.
Nel
gioco
politico
il
fine
del
gioco
è
il
potere
,
vale
a
dire
una
maggiore
capacità
,
rispetto
agli
avversari
,
di
ottenere
gli
effetti
voluti
.
Ciò
vuol
dire
che
alla
fine
della
partita
si
considera
vincitore
chi
è
riuscito
ad
acquistare
maggiore
potere
,
o
in
senso
assoluto
,
nel
senso
cioè
di
essere
il
più
potente
,
oppure
in
senso
relativo
,
nel
senso
cioè
di
aver
acquistato
maggiore
potere
di
quello
che
aveva
prima
.
A
differenza
di
quel
che
accade
nelle
forme
di
governo
autocratico
,
in
cui
il
maggiore
o
minore
potere
dipende
soprattutto
dal
possesso
della
forza
militare
,
dal
peso
della
tradizione
e
dall
'
alleanza
di
ristrette
consorterie
,
la
caratteristica
essenziale
del
governo
democratico
è
che
il
potere
si
misura
in
base
al
numero
dei
voti
,
anche
se
oltre
il
numero
dei
voti
conta
il
collocamento
lungo
l
'
arco
dei
partiti
del
sistema
,
il
cosiddetto
potere
di
coalizione
.
Ma
la
quantità
dei
voti
è
un
elemento
essenziale
del
potere
democratico
:
necessaria
se
non
sufficiente
.
Nella
gara
fra
partiti
,
particolarmente
intensa
in
periodi
di
competizione
elettorale
,
lo
scopo
di
ogni
partito
è
,
usando
un
'
espressione
del
linguaggio
economico
,
«
massimizzare
»
il
numero
dei
voti
.
Questo
spiega
perché
la
campagna
elettorale
venga
combattuta
non
solo
proponendo
un
programma
per
il
futuro
ma
anche
presentando
un
rendiconto
,
il
più
possibile
positivo
,
dell
'
azione
svolta
durante
gli
anni
della
legislatura
scaduta
.
Tutto
ciò
che
il
partito
fa
,
tutto
ciò
che
fanno
gli
eletti
nei
loro
rispettivi
collegi
,
è
fatto
in
vista
di
quel
rendiconto
periodico
finale
,
che
avviene
nel
giorno
del
voto
.
Come
nell
'
arena
di
un
sistema
economico
concorrenziale
ogni
mossa
dei
concorrenti
è
rivolta
al
procacciamento
del
maggior
numero
di
consumatori
,
così
nell
'
arena
politica
di
un
sistema
pluralistico
com
'
è
quello
democratico
,
e
in
quanto
pluralistico
concorrenziale
,
ogni
atto
di
un
singolo
partito
è
rivolto
,
direttamente
o
indirettamente
,
a
breve
o
a
lunga
scadenza
,
non
solo
negli
ultimi
giorni
prima
delle
elezioni
ma
già
sin
dal
primo
giorno
dopo
la
formazione
del
governo
,
a
raccogliere
il
maggior
numero
di
voti
.
I
cittadini
hanno
un
bell
'
essere
infastiditi
,
irritati
,
indignati
dalla
grande
partita
di
cui
dicono
di
non
capir
nulla
perché
sono
«
affari
loro
»
,
ma
è
un
fatto
che
,
al
contrario
,
sono
affari
che
li
riguardano
direttamente
e
dei
quali
sono
,
anzi
,
i
veri
protagonisti
in
quanto
,
come
elettori
,
hanno
il
diritto
di
gettare
nell
'
urna
una
scheda
e
quindi
di
determinare
con
questo
semplice
gesto
la
maggiore
o
minore
quantità
di
potere
di
cui
ogni
partito
potrà
godere
dopo
il
voto
,
e
in
conseguenza
del
voto
,
rispetto
a
tutti
gli
altri
.
Sono
loro
,
i
cittadini
infastiditi
,
irritati
,
indignati
,
i
destinatari
di
questo
gioco
,
coi
loro
diversi
interessi
,
i
loro
sentimenti
o
umori
,
che
i
giocatori
cercano
d
'
interpretare
e
rappresentare
.
Chi
si
è
battuto
per
lo
svolgimento
dei
referendum
pensava
a
un
pubblico
desideroso
di
partecipare
in
prima
persona
a
una
decisione
importante
.
Chi
si
è
battuto
per
le
elezioni
anticipate
,
pensava
,
al
contrario
,
di
raccogliere
il
consenso
di
chi
era
ormai
giunto
alla
convinzione
che
si
dovesse
voltar
pagina
al
più
presto
.
E
così
via
e
così
via
.
Domandarsi
oggi
chi
ha
vinto
e
chi
ha
perso
,
non
ha
senso
.
Proprio
perché
i
destinatari
del
gioco
sono
gli
elettori
,
la
vittoria
degli
uni
o
la
sconfitta
degli
altri
dipenderà
esclusivamente
da
loro
.
I
singoli
giocatori
possono
aver
sbagliato
i
loro
calcoli
,
ma
i
calcoli
sono
sempre
stati
fatti
avendo
davanti
agli
occhi
coloro
che
col
loro
voto
sono
i
detentori
del
potere
ultimo
e
decisivo
in
un
governo
democratico
e
permettono
di
stabilire
alla
fine
chi
ha
sbagliato
di
più
e
chi
meno
.
Resta
il
dubbio
che
il
fastidio
,
l
'
irritazione
,
l
'
indignazione
,
possano
avere
per
effetto
,
certamente
non
previsto
e
tanto
meno
voluto
dai
partiti
in
lizza
,
una
considerevole
diminuzione
di
partecipanti
al
voto
o
un
altrettanto
considerevole
aumento
di
schede
bianche
o
nulle
.
In
questo
caso
nessuno
avrebbe
vinto
,
tutti
avrebbero
perduto
.
Avrebbe
perso
soprattutto
la
democrazia
.
Si
sa
che
gli
spettatori
in
genere
non
amano
il
gioco
pesante
,
neppure
quello
della
propria
squadra
.