StampaQuotidiana ,
Affrontare
la
questione
morale
partendo
dall
'
osservazione
realistica
che
la
corruzione
non
viene
sempre
elettoralmente
punita
,
quasi
ci
fosse
una
tacita
intesa
fra
corrotto
e
corruttore
,
significa
non
limitarsi
a
fare
delle
prediche
,
che
sono
in
questa
materia
tanto
facili
quanto
inutili
.
E
un
invito
a
conoscere
meglio
il
fenomeno
,
in
tutte
le
sue
manifestazioni
e
ramificazioni
,
perché
solo
conoscendolo
si
può
più
facilmente
correggerlo
.
Sulla
riforma
costituzionale
sono
state
scritte
intere
biblioteche
,
già
in
parte
diventate
carta
da
macero
.
Sulla
corruzione
politica
,
che
per
lo
sviluppo
delle
nostre
istituzioni
democratiche
è
problema
non
meno
importante
,
le
ricerche
e
gli
studi
,
nel
nostro
paese
,
si
contano
sulle
punte
delle
dita
.
Vorrei
almeno
segnalare
il
saggio
del
prof.
Belligni
della
nostra
università
,
Corruzione
e
scienza
politica
,
pubblicato
recentemente
sull
'
ultimo
numero
della
bella
rivista
nata
da
poco
ma
già
affermata
,
«
Teoria
politica
»
.
Questo
saggio
contiene
un
utile
rendiconto
degli
scritti
sull
'
argomento
,
che
vengono
per
la
maggior
parte
dagli
Stati
Uniti
,
e
molte
osservazioni
stimolanti
per
tutti
coloro
che
in
questi
giorni
,
ripetendosi
gli
arresti
di
uomini
politici
e
di
amministratori
per
scandali
,
si
domandano
e
ci
domandano
:
«
Perché
Torino
?
»
o
«
Perché
Firenze
?
»
,
mentre
farebbero
meglio
a
porsi
la
domanda
più
generale
:
«
Perché
la
corruzione
?
»
Siccome
è
chiaro
,
chiarissimo
,
e
tutti
lo
sanno
,
anche
coloro
che
a
ogni
arresto
fingono
di
cascare
dalle
nuvole
e
riscoprono
la
questione
morale
,
che
la
corruzione
politica
è
dovuta
in
gran
parte
al
finanziamento
dei
partiti
,
può
essere
utile
questa
seconda
informazione
:
sin
dall
'
agosto
1984
esiste
una
proposta
dell
'
on.
Valdo
Spini
,
socialista
,
sulla
disciplina
dell
'
attività
e
del
finanziamento
dei
partiti
,
che
al
suo
apparire
ha
avuto
buone
accoglienze
da
giuristi
e
politologi
,
è
stata
discussa
in
varie
pubbliche
riunioni
,
ma
non
ha
mai
avuto
neppure
un
inizio
di
discussione
nella
sede
propria
che
è
il
Parlamento
.
L
'
on.
Spini
ha
avuto
un
notevole
successo
elettorale
,
smentendo
l
'
opinione
che
la
questione
morale
sia
politicamente
irrilevante
.
Probabilmente
di
questa
proposta
si
dovrà
tornare
a
parlare
.
L
'
area
della
corruzione
è
vastissima
.
Perché
ci
sia
corruzione
politica
,
da
distinguersi
dalla
corruzione
in
senso
generale
,
occorre
che
almeno
uno
dei
due
soggetti
del
rapporto
sia
una
persona
investita
di
un
potere
politico
o
pubblico
,
vale
a
dire
del
diritto
di
esercitare
il
potere
di
prendere
decisioni
a
nome
e
per
conto
della
collettività
nazionale
.
Due
sono
le
situazioni
in
cui
si
osservano
abitualmente
rapporti
di
corruzione
:
quella
in
cui
il
soggetto
politico
agisce
per
conquistare
o
conservare
o
non
perdere
il
potere
,
e
quella
in
cui
,
una
volta
che
l
'
ha
acquistato
e
lo
tiene
ben
fermo
nelle
proprie
mani
,
se
ne
serve
per
trarne
vantaggi
privati
.
Inutile
dire
che
le
due
situazioni
sono
strettamente
connesse
perché
nel
mercato
politico
democratico
il
potere
si
conquista
coi
voti
:
uno
dei
modi
di
conquistare
i
voti
è
di
acquistarli
e
uno
dei
modi
per
rifarsi
delle
spese
è
di
servirsi
del
potere
conquistato
o
acquistato
per
ottenere
benefici
anche
pecuniari
da
coloro
cui
l
'
uso
di
quel
potere
può
procurare
vantaggi
.
Il
potere
costa
ma
rende
.
Se
costa
deve
rendere
.
Il
gioco
è
rischioso
:
talora
infatti
costa
più
di
quel
che
rende
,
quando
il
candidato
non
viene
eletto
;
ma
spesso
rende
più
di
quel
che
costa
.
Le
due
situazioni
sono
connesse
ma
occorre
distinguerle
:
nella
prima
l
'
uomo
politico
agisce
da
corruttore
,
nella
seconda
da
corrotto
.
Dall
'
altra
parte
del
rapporto
c
'
è
,
nella
prima
,
l
'
elettore
che
offre
potere
in
cambio
di
un
compenso
;
nella
seconda
un
gruppo
d
'
interesse
,
che
offre
un
compenso
in
cambio
di
una
prestazione
che
solo
il
detentore
del
potere
può
offrire
.
Considerata
l
'
arena
politica
come
una
forma
di
mercato
,
dove
tutto
è
merce
,
cioè
cosa
vendibile
e
comprabile
,
l
'
uomo
politico
si
presenta
,
in
un
primo
momento
come
compratore
(
del
voto
)
,
in
un
secondo
come
venditore
(
delle
risorse
pubbliche
di
cui
grazie
al
voto
è
diventato
potenziale
dispensatore
)
.
Questa
distinzione
è
importante
perché
i
due
casi
sono
,
moralmente
e
anche
giuridicamente
,
di
diversa
gravità
.
Anche
se
negli
studi
sulla
corruzione
politica
si
fa
rientrare
di
solito
il
fenomeno
del
clientelismo
,
vale
a
dire
il
procacciamento
dei
voti
attraverso
l
'
offerta
all
'
elettore
di
vantaggi
personali
,
anche
pecuniari
,
questo
deve
essere
considerato
una
forma
di
degenerazione
del
rapporto
elettorale
,
che
rientra
,
come
la
corruzione
,
nella
categoria
generale
della
«
privatizzazione
del
pubblico
»
,
ma
non
è
una
forma
di
corruzione
strettamente
intesa
.
Altro
è
corrompere
,
o
istigare
il
compimento
di
atti
che
implicano
l
'
incitamento
a
compiere
un
atto
illecito
;
altro
sedurre
,
tentare
,
promettere
a
vuoto
,
che
è
l
'
arte
del
demagogo
,
non
molto
diversa
da
quella
dell
'
imbonitore
.
La
differenza
si
rivela
anche
nel
fatto
che
le
varie
forme
di
procacciamento
della
clientela
si
svolgono
generalmente
in
pubblico
e
possono
suscitare
irritazione
,
deplorazione
,
indignazione
,
ma
non
vengono
perseguite
giuridicamente
.
Offendono
più
il
costume
che
il
diritto
o
la
morale
.
Al
contrario
,
l
'
abuso
del
potere
per
ottenerne
vantaggi
personali
,
il
cui
esempio
più
comune
è
la
«
tangente
»
,
non
si
può
esercitare
che
in
segreto
.
Una
volta
scoperto
,
cade
,
o
dovrebbe
cadere
,
sotto
i
rigori
della
legge
.
Tutti
gli
studi
sulla
corruzione
politica
tendono
a
mettere
in
rilievo
la
vastità
del
fenomeno
anche
negli
Stati
democratici
,
e
la
difficoltà
di
eliminarlo
.
Vi
è
una
scuola
di
rassegnati
,
che
,
ispirandosi
alle
teorie
funzionalistiche
,
ritengono
che
alla
corruzione
si
debba
attribuire
una
sorta
di
utilità
sociale
,
una
«
funzione
»
appunto
,
che
sarebbe
quella
,
metaforicamente
,
di
ungere
le
ruote
di
una
macchina
che
altrimenti
stenterebbe
a
mettersi
in
moto
.
Ma
la
constatazione
che
nella
sua
forma
propria
la
corruzione
non
può
svolgersi
che
in
segreto
,
mostra
,
più
di
qualsiasi
altra
considerazione
,
la
sua
totale
estraneità
all
'
etica
della
democrazia
,
cioè
a
quella
forma
di
governo
che
richiede
la
pubblicità
degli
atti
di
governo
,
in
quanto
si
fonda
sulla
regola
fondamentale
della
controllabilità
ad
ogni
istante
di
chi
esercita
il
potere
non
in
nome
proprio
ma
in
nome
di
tutti
,
e
ha
messo
fine
per
sempre
alla
politica
degli
arcana
imperii
,
propria
degli
Stati
autoritari
di
un
tempo
e
di
quelli
ancor
oggi
esistenti
.
In
uno
Stato
democratico
la
pubblica
moralità
non
è
solo
un
obbligo
morale
o
giuridico
,
ma
anche
un
obbligo
politico
,
anzi
è
l
'
obbligo
politico
per
eccellenza
imposto
dal
principio
stesso
che
regola
la
vita
del
governo
democratico
,
e
che
lo
contraddistingue
da
tutte
le
altre
forme
di
governo
sinora
esistite
,
il
principio
del
«
potere
in
pubblico
»
.