StampaQuotidiana ,
Nel
'68
,
quando
fu
costituito
il
primo
governo
Rumor
,
nel
leggere
la
lista
dei
partecipanti
,
molti
rimasero
di
stucco
:
il
nome
di
Giulio
Andreotti
non
vi
figurava
.
Era
la
prima
volta
che
succedeva
da
oltre
vent
'
anni
.
Di
quanti
ministeri
si
siano
composti
e
decomposti
in
quest
'
arco
di
tempo
,
ho
perso
il
conto
;
ma
tutti
ricordavamo
che
non
ce
n
'
era
stato
uno
di
cui
Andreotti
non
avesse
occupato
qualche
posto
-
chiave
.
Dal
sottosegretariato
alla
Presidenza
del
Consiglio
alle
Finanze
,
dalle
Finanze
al
Tesoro
,
dal
Tesoro
alla
Difesa
,
dalla
Difesa
all
'
Industria
,
Andreotti
si
era
ormai
accreditato
come
il
jolly
della
politica
italiana
,
una
specie
di
Domenghini
buono
per
tutti
i
ruoli
sia
d
'
attacco
che
di
difesa
.
Gli
eurologi
-
come
potremmo
chiamare
gli
esperti
del
Cremlino
democristiano
che
,
come
tutti
sanno
,
ha
la
sua
sede
all
'
EUR
-
ravvisarono
nell
'
esclusione
il
segno
di
una
parabola
discendente
.
Andreotti
,
dissero
,
è
caduto
vittima
di
un
eccesso
di
abilità
.
A
furia
di
non
volersi
legare
a
nessun
gruppo
per
restare
in
una
posizione
di
arbitro
rispetto
a
quelli
altrui
e
fare
tra
loro
l
'
ago
della
bilancia
,
è
rimasto
isolato
,
e
ora
ne
paga
il
fio
.
La
sua
è
ormai
una
battaglia
di
retroguardia
,
con
cui
tenta
di
salvare
il
salvabile
,
cioè
la
sua
posizione
di
"
notabile
"
.
Quella
non
può
insidiargliela
nessuno
,
data
la
sua
base
elettorale
fra
le
più
forti
del
partito
:
oltre
duecentomila
voti
di
preferenza
.
Ma
su
di
essa
ha
ripiegato
,
rinunziando
alla
lotta
per
il
primato
.
Giovane
com
'
è
,
può
anche
darsi
che
torni
la
sua
ora
.
Ma
chissà
quanto
dovrà
aspettarla
.
L
'
ha
aspettata
due
anni
:
che
,
per
un
'
inversione
di
parabola
,
sono
un
po
'
pochi
.
E
'
chiaro
che
Andreotti
,
lungi
dal
rinunziare
,
faceva
in
questo
frattempo
una
corsa
di
difesa
in
coda
al
plotone
per
prendere
la
volata
e
batterlo
sull
'
ultima
rampa
.
Non
so
se
questo
piano
lo
avesse
in
testa
fin
dal
'68
.
So
soltanto
che
,
per
lasciarsi
emarginare
da
una
lista
di
governo
,
qualcosa
in
testa
doveva
averla
.
L
'
ha
sempre
avuta
,
fin
dal
tempo
in
cui
sembrava
che
la
sua
sorte
fosse
indissolubilmente
legata
a
quella
di
De
Gasperi
.
Con
questo
-
intendiamoci
-
non
vogliamo
dire
ch
'
egli
abbia
tradito
il
suo
iniziatore
e
patrono
.
Anzi
,
fra
tutti
i
pupilli
dello
statista
trentino
,
è
uno
dei
più
fedeli
alla
sua
memoria
,
e
l
'
ha
dimostrato
anche
nell
'
eccellente
saggio
biografico
che
gli
ha
dedicato
.
La
sua
non
è
l
'
orazione
funebre
di
Antonio
sulla
tomba
di
Cesare
.
Si
sente
che
parla
d
'
un
Maestro
,
anzi
del
Maestro
.
Ma
al
cadavere
non
rimase
abbracciato
e
non
ne
seguì
la
sorte
,
come
una
vedova
indiana
,
sulla
pira
.
Quell
'
operazione
di
svincolo
,
a
volerla
compiere
senza
incorrere
in
accusa
di
fellonia
e
ingratitudine
,
non
era
facile
.
Anche
per
ragioni
di
anagrafe
(
è
nato
nel
'19
)
,
Andreotti
non
aveva
meriti
"
ante
marcia
"
.
Come
antifascista
,
tutto
il
suo
capitale
morale
consisteva
nell
'
amicizia
di
De
Gasperi
,
da
lui
conosciuto
un
giorno
del
'41
,
nella
biblioteca
Vaticana
.
Studente
poco
più
che
ventenne
,
Andreotti
c
'
era
andato
-
dice
-
a
cercarvi
dei
documenti
sulla
Marina
pontificia
.
Il
bibliotecario
ignorava
che
ce
ne
fosse
stata
una
e
si
meravigliò
che
quel
ragazzo
se
ne
interessasse
,
e
proprio
in
quel
momento
.
Ce
ne
meravigliamo
un
po
'
anche
noi
,
pur
conoscendo
le
curiosità
dell
'
uomo
e
la
sua
passione
per
la
Storia
.
De
Gasperi
allora
non
era
che
un
ospite
mal
sopportato
della
Curia
,
ma
il
suo
nome
cominciava
a
uscire
dall
'
oblio
in
cui
il
regime
lo
aveva
piombato
.
Il
giovane
studioso
trovò
molto
istruttiva
la
conversazione
con
lui
,
sebbene
di
Marina
del
tutto
digiuno
.
Tornò
a
vederlo
con
sempre
maggior
frequenza
,
e
di
lì
a
poco
si
trovò
travasato
nella
redazione
del
Popolo
,
che
aveva
ripreso
clandestinamente
le
sue
pubblicazioni
sotto
la
direzione
di
Gonella
.
Aveva
inciampato
in
De
Gasperi
al
momento
giusto
:
quello
in
cui
i
dispersi
superstiti
del
vecchio
partito
popolare
si
riunivano
sotto
la
sua
guida
,
cercavano
di
ricostituire
alla
svelta
i
quadri
e
avevano
bisogno
,
per
vitaminizzarli
,
di
giovani
.
Gli
unici
che
avessero
una
fedina
politica
pulita
erano
quelli
che
non
avevano
avuto
il
tempo
di
sporcarla
:
quelli
delle
ultimissime
leve
,
cui
Andreotti
apparteneva
.
De
Gasperi
nutriva
una
invincibile
diffidenza
per
gli
uomini
della
generazione
successiva
alla
sua
,
tutti
più
o
meno
figli
della
lupa
.
Preferiva
i
nipoti
.
E
fra
i
nipoti
,
predilesse
Andreotti
per
motivi
che
possiamo
soltanto
ricostruire
per
induzione
.
De
Gasperi
era
un
cattolico
,
non
un
clericale
,
e
già
fin
d
'
allora
aveva
i
suoi
guai
col
Vaticano
.
Pio
XII
non
lo
amava
.
Viceversa
Andreotti
in
Vaticano
ci
stava
come
una
trota
nel
torrente
,
o
per
meglio
dire
come
un
'
anguilla
nella
mota
.
Non
so
se
vi
avesse
già
dei
protettori
quando
andò
a
fare
quelle
tali
ricerche
nella
Biblioteca
.
Ma
fatto
sta
che
in
quel
labirinto
di
corridoi
,
in
quell
'
andirivieni
di
passi
felpati
,
fra
tutti
quei
Monsignori
dalla
voce
sommessa
e
dal
linguaggio
allusivo
,
si
orientò
subito
,
come
guidato
da
un
radar
.
Vado
-
ripeto
-
per
ipotesi
.
Ma
non
mi
sembra
azzardato
supporre
che
in
quel
mondo
egli
sia
stato
,
per
De
Gasperi
,
un
prezioso
ambasciatore
,
e
che
anche
a
questo
debba
il
suo
fulmineo
inizio
di
carriera
:
deputato
a
ventott
'
anni
,
prima
di
trenta
era
già
sottosegretario
alla
Presidenza
,
cioè
l
'
uomo
più
vicino
al
capo
e
più
al
corrente
delle
sue
manovre
.
Andava
anche
,
mi
dicono
,
a
messa
insieme
a
lui
,
e
tutti
credevano
che
facessero
la
stessa
cosa
.
Ma
non
era
così
.
In
chiesa
,
De
Gasperi
parlava
con
Dio
;
Andreotti
col
prete
.
Era
una
divisione
di
compiti
perfetta
.
Quale
profitto
l
'
allievo
avesse
tratto
da
quell
'
esperienza
,
lo
si
vide
alla
scomparsa
del
maestro
.
Si
vestì
da
orfano
,
ma
senza
avanzar
pretese
all
'
eredità
:
e
in
tal
modo
si
sottrasse
alla
spietata
epurazione
che
invece
colpì
i
grandi
diadochi
del
defunto
:
Scelba
,
Gonella
eccetera
.
Da
che
parte
sia
stato
in
questi
sedici
anni
di
guerra
di
successione
,
nessun
eurologo
è
in
grado
di
dirlo
con
certezza
.
Con
certezza
si
sa
soltanto
che
nel
partito
non
c
'
è
stata
maggioranza
in
cui
egli
non
sia
entrato
né
ministero
di
cui
non
abbia
fatto
parte
.
Nell
'
arruffato
giuoco
di
correnti
,
che
ha
ridotto
la
dicci
a
un
vortice
,
anche
lui
ha
la
sua
,
che
si
chiama
"
Primavera
"
e
che
di
professione
fa
la
fidanzata
:
anche
il
nome
l
'
aiuta
a
dire
all
'
ultimo
momento
che
ancora
"
non
ha
l
'
età
"
.
Per
quale
sottile
combinazione
di
pesi
e
contrappesi
il
partito
ora
abbia
affidato
a
lui
la
nuova
operazione
di
governo
,
è
materia
d
'
ipotesi
.
Ma
forse
il
motivo
va
ricercato
appunto
nelle
difficoltà
coniugali
ch
'
essa
comporta
,
e
di
cui
Andreotti
si
è
dimostrato
il
massimo
esperto
.
Mi
pare
che
vi
abbia
accennato
egli
stesso
quando
,
uscendo
dal
Quirinale
,
disse
che
la
collaborazione
fra
i
quattro
partiti
non
implicava
un
matrimonio
,
lasciando
capire
che
poteva
limitarsi
allo
"
struscio
"
.
A
quest
'
ardua
impresa
,
nessuno
è
più
qualificato
di
lui
che
ha
strusciato
sempre
senza
compromettersi
mai
.
L
'
uomo
è
distaccato
,
freddo
,
guardingo
,
a
sangue
ghiaccio
.
Non
c
'
è
pericolo
che
impenni
sull
'
ostacolo
.
E
abituato
ad
aggirarlo
,
e
lo
dimostra
la
disinvoltura
con
cui
ha
regolarmente
fatto
le
sue
«
entrate
»
-
ora
da
destra
,
ora
da
sinistra
-
che
tanto
hanno
confuso
gli
osservatori
.
Come
arma
di
riserva
,
dispone
anche
dell
'
umorismo
.
Andreotti
è
l
'
unico
uomo
politico
italiano
che
ne
possieda
,
e
forse
molto
più
di
quanto
mostra
.
Lo
amministra
con
parsimonia
perché
sa
benissimo
quanto
sia
pericoloso
,
in
un
paese
marcio
di
solennità
e
di
retorica
come
il
nostro
.
Ma
ogni
tanto
lo
tira
fuori
come
un
gatto
gli
artigli
,
e
sono
questi
graffi
che
conferiscono
alla
sua
eloquenza
un
timbro
particolare
.
Andreotti
non
è
un
grande
oratore
:
gliene
mancano
la
rotondità
e
i
voli
.
Ma
è
uno
squisito
parlatore
,
uno
schermidore
che
assesta
il
colpo
senza
perdere
mai
la
guardia
,
un
agguerrito
débatteur
pieno
di
garbo
e
di
cattiveria
,
cioè
di
una
cattiveria
corretta
dal
garbo
.
Ce
n
'
è
per
tutti
,
amici
e
nemici
,
perché
in
questo
romano
pontificio
convivono
in
perfetta
armonia
un
Monsignore
e
un
Pasquino
.
E
vorrei
sapere
quante
altre
ce
ne
sono
nel
suo
«
Diario
»
segreto
che
,
mi
dicono
(
e
ci
credo
perché
del
memorialista
ha
la
passione
e
tutte
le
qualità
)
,
egli
tiene
scrupolosamente
aggiornato
.
Peccato
che
non
faremo
in
tempo
a
leggerlo
perché
Andreotti
non
lo
pubblicherà
prima
del
suo
ritiro
dalla
politica
che
coinciderà
con
il
suo
congedo
dalla
vita
.
E
non
ha
che
cinquant
'
anni
.
È
autenticamente
colto
,
cioè
di
quelli
che
non
credono
che
la
cultura
sia
cominciata
con
la
sociologia
e
finisca
lì
.
Come
abbia
fatto
a
formarsela
,
avendo
cominciato
a
fare
il
ministro
prima
dei
trent
'
anni
e
non
avendo
più
smesso
,
Dio
solo
lo
sa
.
Ma
mi
dicono
ch
'
è
sempre
riuscito
a
trovare
il
tempo
di
annaffiarla
.
E
questo
è
a
dir
poco
sorprendente
perché
,
oltre
che
dal
daffare
governativo
,
egli
dev
'
essere
oberato
da
quello
elettorale
come
capo
di
una
delle
più
vaste
clientele
d
'
Italia
.
Secondo
qualcuno
,
la
sua
segreteria
sarebbe
la
più
efficiente
centrale
di
«
raccomandazioni
»
,
pur
in
un
Paese
e
in
un
partito
in
cui
l
'
efficienza
si
sfoga
solo
lì
.
Ma
va
a
metano
,
cioè
senza
far
fumo
né
residuati
.
E
'
una
specialità
di
Andreotti
quella
di
non
lasciar
mai
impronte
digitali
.
Un
industriale
mi
ha
raccontato
:
«
Un
giorno
Andreotti
mi
parlò
di
un
suo
protetto
in
tali
termini
che
io
stavo
per
offrirgli
un
posto
di
direttore
generale
,
quando
lui
mi
chiese
di
assumerlo
come
fattorino
.
Promuovendo
quella
specie
di
Einstein
a
impiegato
,
mi
sentivo
ancora
in
debito
con
lui
»
.
Una
volta
chiesero
ad
Andreotti
,
per
l
'
ennesima
volta
ministro
,
se
non
avvertiva
il
pericolo
che
alla
fine
il
potere
lo
logorasse
.
«
Il
potere
logora
coloro
che
non
lo
hanno
»
rispose
placidamente
.
E
oggi
non
ha
certo
di
che
ricredersi
.
Egli
offre
anche
questa
garanzia
:
di
conoscere
come
nessuno
la
macchina
dello
Stato
perché
di
tutti
i
suoi
ingranaggi
ha
fatto
l
'
esperienza
sul
vivo
,
e
tale
è
la
prontezza
con
cui
se
ne
impadronisce
che
dovunque
è
passato
ha
lasciato
il
ricordo
di
un
"
competente
"
.
Ma
questa
,
per
un
uomo
di
governo
,
è
la
qualità
che
conta
meno
,
in
Italia
.
Anzi
,
può
anch
'
essere
considerata
negativa
.