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> anno_i:[1970 TO 2000}
Il «crociato siculo» ( Montanelli Indro , 1979 )
StampaQuotidiana ,
Un amico palermitano mi ha mandato una cartolina con una veduta della sua città in cui spicca il convitto Don Bosco , soffocato in mezzo a tanti altri edifici . Un tempo - un tempo che ho fatto in tempo a conoscere - , al posto di quella mareggiata di cemento , c ' era uno stupendo parco . Al centro del parco c ' era una stupenda villa , la villa Ranchibile , e al centro della villa c ' era uno dei più bizzarri personaggi che si potessero incontrare nella pur bizzarrissima Sicilia : il principe di Maletto . Non l ' ho conosciuto : è morto , credo , prima ch ' io nascessi . Ma ho avuto come compagno d ' arme , proprio lì a Palermo , un suo nipote , che me ne raccontò le avventure , del resto note a tutta la città . Erano avventure sedentarie perché il principe non si mosse mai dalla sua casa , anzi dalla sua biblioteca . Solitario e misantropo , afflitto da una sorta di agorafobia , il mondo esterno se l ' era ricostruito sui libri che divorava insaziabilmente . A un certo punto sprofondò in quelli sulle Crociate , e tanto vi s ' immerse e compenetrò che alla fine concepì il disegno di farne una per conto suo , ma dal vero , cioè tutta a piedi e in costume dell ' epoca : lungo saio di tela grezza con la croce bianca disegnata sul petto , cappuccio , spada e scudo . Il sarto non si meravigliò molto quando il principe gli fece quell ' ordinativo per sé e per Alfio , il suo cuoco , da cui naturalmente egli si sarebbe fatto accompagnare come i Cavalieri dell ' epoca dai loro famigli : era abituato alle stranezze di quel suo cliente . A meravigliarsi , quando il principe gli comunicò la sua decisione , fu Alfio , al quale parve incredibile che il suo padrone si fosse deciso a mettere il naso fuori di casa . « Voscienza perdoni » disse . « Ma quanto ci vuole per arrivare a Gerusalemme ? » « A una media di venticinque chilometri al giorno , duemilacinquecentosettantasei giorni , compresi quelli di riposo per la domenica e le feste consacrate » rispose il principe squadernando sotto gli occhi atterriti del cuoco la carta geografica su cui aveva disegnato tutto l ' itinerario . « E come lascio la famiglia per tutto questo tempo ? » balbettò il poveretto quando ebbe ripreso fiato « e pure a voscienza la pasta con le sarde come ce la faccio ? » « Me la farai , me la farai : il Signore non ci abbandonerà proprio quando andiamo in pellegrinaggio al suo Santo Sepolcro » rispose placidamente il principe . E per un paio di settimane tenne il poveruomo nell ' angoscia di quella partenza , citandogli l ' esempio dei servitori del Medio Evo che non muovevano obiezioni , anzi seguivano con entusiasmo il loro signore quando li conduceva in Terrasanta . Poi , una bella mattina , gli annunciò che il pellegrinaggio lo avrebbero fatto senza muoversi di lì , dentro il parco , e quindi non si preoccupasse della pasta con le sarde : l ' avrebbero mangiata come sempre , cucinata come sempre , se non dalle mani del cuoco , da quelle della moglie del cuoco . Il principe aveva studiato mesi e mesi per calcolare quanti giri del parco occorrevano per coprire idealmente la distanza fra Palermo e Gerusalemme . Suo nipote me lo disse , ma non me lo ricordo . Comunque , erano diecine di migliaia . E gli sembrava che il Signore potesse contentarsene , anche se li faceva intorno alla villa . I due crociati partirono all ' alba di un giorno di primavera , presente il parroco che gli diede la benedizione . Il principe era stato molto incerto se noleggiare , per ragioni di verisimiglianza , un cavallo . Ma poi ci aveva rinunziato per non attribuirsi - aveva detto - un trattamento di favore rispetto ad Alfio , in realtà perché non aveva mai cavalcato e aveva paura di cascare . Consentì però ad Alfio di comprare un mulo per caricarvi il bagaglio perché il principe , sempre per ragioni di verisimiglianza , lo voleva sia pur ridotto , ma completo . C ' erano la tunica e i calzari di ricambio , le pezze da piedi , le fiasche d ' acqua per l ' attraversamento dei deserti , il libro dei salmi e gl ' itinerari con le date perché , come aveva spiegato ad Alfio , bisognava essere puntuali agli appuntamenti con Goffredo di Buglione , Tancredi e gli altri comandanti di colonna . Il primo giorno camminarono sette ore , quattro al mattino , tre al pomeriggio , con siesta sotto un leccio al centro del parco , dove la moglie di Alfio li raggiunse con la pasta alle sarde . Alfio la trovò scotta , ma il principe lo redarguì severamente : i veri crociati , disse , non avevano mangiato per anni che orzo e fave , quando li trovavano . Per cui , dopo il pasto , gli ordinò un certo numero di pateravegloria di ringraziamento al Signore per la manna che gli aveva dato . Quando calò il sole , drizzarono una specie di tenda , di cui il principe aveva studiato e fatto copiare il modello sull ' iconografia medievale , ci misero a dormire il mulo , e ritornarono in villa , ma senza smettere la loro divisa di crociati . Prima di andare a letto pregarono che il Signore gli desse la forza di arrivare fino al suo Santo Sepolcro . L ' indomani ricominciarono , sempre al canto del gallo e con la benedizione del parroco ( il quale però disse che d ' allora in poi sarebbe venuto una volta la settimana : bastava ) . D ' estate cambiarono orario : partivano addirittura al buio , e alle dieci si fermavano , per lasciare che la calura si sfogasse , facendo sosta e siesta presso una fontanella che , secondo il principe , era quella del Clitunno , dove , secondo i suoi calcoli , erano arrivati . Alfio si arrampicava su un muretto , metteva una mano a visiera sugli occhi , e scrutava l ' orizzonte . « Vedi nessuno ? » gli chiedeva il principe . «Nessuno.» « Sono in ritardo » diceva il principe con disappunto , e si rimetteva a consultare le carte con gli orari . Oppure Alfio diceva : « C ' è gente » . « Sono i nostri » gli faceva eco il principe . « Dio sia lodato . » Riprendevano a camminare al tramonto , e quando si accendevano le luci della città , il principe annunciava : « E Lubiana » . Camminarono anni , e il loro passo si faceva sempre più stanco perché diventavano vecchi . Alfio chiese una riduzione di orario , ma inutilmente . « Qua non arriviamo più » brontolava . « Dobbiamo arrivare , e per questo dobbiamo camminare : il Signore ce ne darà la forza . Così diceva Goffredo , e così dobbiamo dire noi . » « E picchì ? » chiedeva Alfio . « Chi è questo Goffredo ? » Ma il principe non lo ascoltava . « Perché avremmo vissuto » diceva « se non per vedere il Santo Sepolcro ? » « Mio padre e mio nonno hanno vissuto » rispondeva Alfio . « E che , il Santo Sepolcro hanno visto ? Bagheria hanno visto . » Il mulo morì , bisognò rimpiazzarlo . Morì anche il parroco , e il suo giovane sostituto si rifiutò di venire a dare la benedizione ai pellegrini . Infine morì anche una sorella del principe , che stava all ' altro capo della città . Ma il principe non poté andarla a vedere , e nemmeno partecipare ai suoi funerali , perché in quel momento era in vista di Costantinopoli . Le ultime tappe furono penose perché il principe soffriva di prostata , e ogni poco doveva fermarsi . Ma l ' approssimarsi di Gerusalemme moltiplicava le sue forze . E l ' arrivo fu epico . Il principe fece l ' ultimo chilometro quasi di corsa , recitò a fiato mozzo il Tasso : « Ecco apparir Gerusalem si vede - ecco additar Gerusalem si scorge - , ecco da mille voci unitamente - Gerusalemme salutar si sente » , e cadde in ginocchio . Anche Alfio era contento : contento di aver finito quella sgambata . I giorni successivi i due crociati fecero il giro dei Luoghi Santi , raccogliendosi in preghiera su ognuno di essi . Caricarono il mulo di reliquie . Poi il principe annunciò : « E ora intraprendiamo la strada del ritorno » . Alfio lo fissò , capì le sue intenzioni , si sfilò di dosso tunica e cappuccio e , indicando con la mano la villa , rispose : « A Gerusalemme sugnu e a Gerusalemme sto » . Stavolta però il principe gli dette ragione . Anche lui rimase a Gerusalemme , e due anni dopo ci morì . Le sue ultime parole furono : « Dite al Conte Goffredo ... » .