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> anno_i:[1970 TO 2000}
Caro senatore ( Montanelli Indro , 1978 )
StampaQuotidiana ,
Caro senatore , il suo discorso non fa una grinza . Io sono perfettamente d ' accordo con lei che una spesa di 74 miliardi , e anche quella di 270 prevista per il '79 , è ben poca cosa in confronto al valore dell ' enorme patrimonio artistico da salvare ; e anzi questo giornale è sempre stato in prima linea nel reclamare che a questa difesa siano dati mezzi sempre più grandi ed efficienti . Ma Ricossa non contestava affatto questa tesi . Semplicemente diceva : Prendiamo il più modesto di tutti i nostri bilanci , quello per i Beni culturali , 74 miliardi appena . Il cittadino è in grado di controllare come viene amministrato questo stanziamento , e se esso serve di più a mantenere il suddetto patrimonio o coloro che vi sovrintendono ? No . E allora figuriamoci quanto è in grado di controllare una spesa globale di 64 mila miliardi , qual è quella dello Stato , del suo Stato . Questo , diceva Ricossa . Egli ha portato l ' esempio del bilancio dei Beni culturali perché , appunto per la sua modestia , era quello che meglio si prestava a dimostrare il suo assunto che trova consenzienti - glielo posso garantire - tutti i lettori . Perché tutti i lettori - anche questo le posso garantire - hanno le scatole piene di questo Stato ciaccione , avido e dissipatore , che vuol fare troppe cose e le fa malissimo , a cominciare da una contabilità talmente ingarbugliata che nessuno , nemmeno i cosiddetti uomini di Stato e la loro burocrazia , riescono a capirci più nulla . Lei non vorrà negarmi , spero , che l ' enorme prelievo che lo Stato fa del pubblico denaro viene adibito soprattutto a mantenere coloro che lo maneggiano , e a mantenerli male perché sono troppi e costretti ad operare in un guazzabuglio di leggi che li condanna all ' inefficienza e al parassitismo : Non so se i Beni culturali facciano eccezione alla regola . Ma la regola è quella che dice Ricossa : uno Stato che dovunque mette le mani combina guai e per ripararli ha sempre più bisogno di succhiare quattrini al cittadino senza dargli modo di controllare come li usa . Per difendersi non c ' è che un mezzo : ridurre la spesa pubblica , che significa anche ridurre gl ' interventi dello Stato , insomma riprivatizzare il Paese . Ne convenga anche lei , caro senatore . Altrimenti , perde i voti . Lei parla di contraddizione , caro Lo Cascio , e ha ragione . Ma il problema va posto , a mio avviso , in termini un po ' diversi da quelli esposti nella sua lettera . E ' vero : il mondo politico italiano intrattiene rapporti assidui con gli esponenti di quegli stati dell ' Est « socialista » che hanno indubbie connotazioni totalitarie . Ciò può turbare la coscienza dei democratici ma è difficilmente evitabile , anche se certe inutili sbracature e indulgenze sono eccessive . L ' impero sovietico è una realtà . Così come è una realtà la assoluta prevalenza numerica , nel mondo , dei regimi dittatoriali sui regimi democratici . Se questi ultimi dovessero chiudersi in se stessi , rifiutando ogni contatto con gli « impuri » , e troncando con essi rapporti diplomatici , economici , culturali , si arriverebbe a una situazione paradossale : alla situazione cioè di una coalizione della libertà che rinuncerebbe ad influire sulle vicende del mondo , e che , respingendoli in blocco , costringerebbe gli altri , i non liberi , ossia , ripetiamo , la maggioranza degli stati , a coalizzarsi a loro volta . La confusione tra morale e politica produce effetti di solito negativi , a volte catastrofici . Se ne è accorto anche Carter , che giuoca la carta cinese contro la carta russa pur sapendo perfettamente che , quanto a democrazia , se Mosca piange Pechino non ride . Io penso , insomma , che la politica internazionale di un Paese debba accettare questi compromessi e adattarsi agli incontri , ai brindisi , ai comunicati finali , con tutte le loro ipocrisie e reticenze . La contraddizione , secondo me , sta altrove . Sotto la spinta dei partiti di sinistra e della loro propaganda la politica estera italiana pecca di duplicità e di incoerenza . Se la ragion di stato deve prevalere sulla morale internazionale , se impone di colloquiare con i totalitari , la regola deve valere per tutti : per la Unione Sovietica come per il Cile , per l ' Albania come per la Rhodesia . Invece non è così . Non si vuole che sia così . Pertini , Andreotti e Forlani , possono tranquillamente recarsi in visita ufficiale a Mosca , ma guai se si azzardassero a visitare Argentina e Cile ; possono ricevere Gheddafi , ma guai se accogliessero a Roma Pinochet . Abbiamo normali rappresentanze diplomatiche perfino nell ' Uganda di Idi Amin , ma non a Santiago del Cile . Allora qual è il criterio ? Vale la ragion di stato , che consiglia di mantenere canali in ogni direzione , o vale la morale politica , che consiglierebbe di negare reciprocità di rapporti a chi non ha le carte in regola con la democrazia ? Non si sa . O piuttosto si sa benissimo . In obbedienza non a un criterio uniforme , ma al vociare propagandistico e al ricatto parlamentare , si usano due pesi e due misure . I totalitari di sinistra sono ritenuti internazionalmente più frequentabili di quelli di destra . La Farnesina si indigna : ma con juicio .