StampaQuotidiana ,
Caro
Barone
,
lei
aveva
letto
,
quando
mi
ha
scritto
,
l
'
ottimo
servizio
che
Guido
Guidi
ha
dedicato
al
deposito
della
motivazione
lo
stesso
giorno
in
cui
esso
è
avvenuto
.
Ieri
,
l
'
avrà
visto
,
siamo
tornati
sull
'
argomento
,
con
un
altro
articolo
di
Guidi
e
con
un
commento
di
Pietro
Radius
,
che
ha
seguito
per
quasi
due
anni
il
dibattimento
.
L
'
uno
e
l
'
altro
spiegavano
come
meglio
non
si
sarebbe
potuto
che
la
lettura
integrale
del
monumentale
saggio
giuridico
di
Catanzaro
aiuta
ben
poco
a
chiarire
i
dubbi
.
Questi
ultimi
resistono
tenacemente
a
tutti
gli
sforzi
dialettici
dei
giudici
che
hanno
stabilito
una
prima
e
provvisoria
verità
sulla
strage
di
piazza
Fontana
.
La
sensazione
dei
nostri
esperti
-
alla
cui
competenza
e
probità
intellettuale
faccio
illimitato
credito
-
è
che
la
Corte
d
'
Assise
e
più
precisamente
il
magistrato
estensore
della
motivazione
-
si
siano
affidati
in
alcune
circostanze
alle
deduzioni
anziché
alle
prove
:
che
abbiano
cioè
rivestito
di
argomenti
una
tesi
alla
quale
erano
pervenuti
da
tempo
.
Non
intendo
assolutamente
mettere
in
dubbio
la
buona
fede
dei
giudici
che
hanno
condotto
in
porto
un
processo
disseminato
di
mine
giuridiche
e
psicologiche
.
Essi
sono
stati
assoggettati
a
pressioni
ambientali
,
a
intimidazioni
politiche
,
e
,
per
chiamare
le
cose
con
il
loro
nome
,
a
un
terrorismo
morale
ricattatorio
,
che
avrebbero
sgomentato
le
coscienze
più
alte
e
le
volontà
più
risolute
.
Partiti
,
intellettuali
,
salotti
,
sindacati
,
giornali
e
giornalisti
che
si
erano
impegnati
al
di
là
della
prudenza
e
anche
al
di
là
della
decenza
nell
'
affermare
la
assoluta
innocenza
di
Valpreda
e
la
esistenza
della
«
strage
di
Stato
»
,
avrebbero
scatenato
contro
una
Corte
che
li
avesse
smentiti
-
e
si
badi
bene
che
a
questo
riguardo
l
'
affermazione
di
colpevolezza
di
Freda
e
Ventura
non
cambia
le
cose
-
lo
stesso
linciaggio
di
cui
era
stato
vittima
il
povero
Cornelio
Rolandi
.
E
gran
merito
della
Corte
di
Assise
di
avere
dato
a
quel
galantuomo
pieno
riconoscimento
della
sua
rettitudine
,
e
di
avere
tolto
a
Pietro
Valpreda
l
'
aureola
del
martire
,
confinandolo
nell
'
ambiguo
limbo
della
insufficienza
di
prove
,
non
affollato
da
individui
cui
saremmo
lieti
di
stringere
la
mano
.
Ma
alla
suggestione
della
strage
di
Stato
i
giudici
non
si
sono
sottratti
.
Hanno
deciso
,
e
spettava
a
loro
di
farlo
.
L
'
Appello
e
la
Cassazione
potranno
-
chissà
quando
-
accomodare
storture
e
riparare
errori
.
Ma
fin
d
'
ora
dobbiamo
affermare
con
franchezza
che
per
arrivare
alla
strage
di
Stato
la
Corte
d
'
Assise
di
Catanzaro
ha
dovuto
conferire
a
Giannettini
-
infliggendogli
l
'
ergastolo
-
una
dimensione
criminale
,
e
un
ruolo
politico
,
che
superano
enormemente
la
statura
del
personaggio
.
Quando
Giannettini
lamenta
di
essere
stato
condannato
senza
prove
,
dice
quel
che
dicono
quasi
tutti
gli
imputati
.
Ma
le
mille
pagine
non
gli
danno
torto
,
purtroppo
.
Da
questa
pena
terribile
inflitta
su
elementi
fragili
la
nostra
coscienza
è
stata
turbata
subito
,
quando
la
sentenza
fu
pronunciata
alla
fine
del
processo
.
La
motivazione
ha
trasformato
il
turbamento
in
angoscia
.
Non
siamo
di
quelli
che
valutano
condanne
e
sofferenze
in
base
alle
tessere
politiche
.
Una
condanna
ingiusta
resta
tale
,
anche
se
l
'
imputato
simpatizza
per
i
fascisti
.
Ma
gli
innumerevoli
garantisti
di
casa
nostra
,
che
trepidano
per
Toni
Negri
,
spariscono
quando
la
legge
è
severa
,
per
non
dire
spietata
,
con
un
tipo
come
lo
sciagurato
Giannettini
.
Tutta
l
'
impalcatura
della
strage
di
Stato
appare
poco
solida
.
I
ministri
reticenti
furono
destinati
alla
Difesa
,
in
base
ad
alchimie
e
dosaggi
politici
.
Avrebbero
potuto
essere
al
Tesoro
o
al
Bilancio
.
Possibile
che
,
una
volta
approdati
casualmente
a
quel
dicastero
,
si
trasformassero
ipso
facto
in
complottatori
contro
la
Repubblica
?
Il
generale
Maletti
entrò
nel
Sid
due
anni
dopo
l
'
eccidio
,
dunque
non
ordì
nulla
.
E
possibile
,
anzi
probabile
,
che
su
talune
circostanze
abbia
mentito
,
così
come
ogni
capo
di
servizi
segreti
,
in
ogni
parte
del
mondo
,
dovrebbe
mentire
per
non
svelare
affari
magari
loschi
che
quei
servizi
,
appunto
perché
segreti
,
covano
tra
le
loro
carte
.
Questa
è
complicità
nella
«
strategia
della
tensione
»
?
Una
volta
trasferitisi
dal
piano
giudiziario
che
loro
competeva
-
l
'
accertamento
delle
responsabilità
degli
imputati
-
a
un
ambizioso
piano
politico
e
storico
,
i
giudici
dovrebbero
ben
chiarire
perché
e
come
quegli
attentati
del
'69
avrebbero
potuto
sconquassare
le
istituzioni
italiane
,
che
hanno
resistito
al
rapimento
di
Moro
,
e
perché
e
come
i
leaders
di
una
classe
politica
che
dal
golpe
sarebbe
stata
travolta
avrebbero
dato
una
mano
a
prepararlo
.
Certo
si
può
rispondere
,
con
appropriate
considerazioni
,
a
questi
nostri
dubbi
.
Ma
questa
di
cui
ci
occupiamo
non
è
una
conversazione
da
salotto
:
è
una
sentenza
con
tre
ergastoli
,
e
con
condanne
infamanti
a
ufficiali
dal
passato
intemerato
.
Mille
o
diecimila
pagine
,
non
potranno
mai
sostituire
una
sola
,
semplice
,
convincente
prova
.