StampaQuotidiana ,
Tra
coloro
che
in
anni
recenti
sono
volati
nelle
grandi
braccia
del
Pci
non
pochi
fanno
appello
,
per
giustificarsi
,
alle
superiori
virtù
politiche
che
avrebbero
consentito
ai
comunisti
di
evitare
i
tanti
errori
di
cui
invece
si
sono
resi
responsabili
i
partiti
democratici
.
I
comunisti
vincono
,
si
proclama
,
perché
hanno
ragione
:
e
i
loro
successi
sono
lì
a
dimostrarlo
.
E
una
forma
di
quel
deteriore
storicismo
che
già
in
altri
tempi
fu
chiamato
a
giustificare
i
cedimenti
nei
confronti
dei
potenti
del
giorno
:
sacrificando
ai
superiori
diritti
della
storia
quelli
della
coscienza
individuale
e
facendo
in
tal
modo
,
come
i
fatti
si
incaricarono
di
dimostrare
,
un
cattivo
servizio
anche
alla
storia
.
Ma
le
giustificazioni
restano
ugualmente
inconsistenti
.
Perché
se
proprio
si
vuol
fare
la
caccia
agli
errori
,
non
v
'
è
dubbio
che
il
primo
posto
spetta
proprio
ai
comunisti
,
senza
contrasto
.
La
scelta
stalinista
nell
'
epoca
peggiore
,
al
tempo
del
processo
dei
medici
,
di
Popov
inventore
della
radio
,
della
biologia
materialistico
-
dialettica
di
Lysenko
;
l
'
insistenza
sulla
terra
ai
contadini
,
quando
l
'
Italia
si
avviava
al
miracolo
economico
,
che
avrebbe
tolto
ogni
radice
alle
impostazioni
di
quel
tipo
;
un
meridionalismo
contraddetto
a
ogni
passo
da
rivendicazioni
di
settore
a
carattere
nettamente
antimeridionale
;
il
rifiuto
dell
'
Europa
,
quando
il
nostro
paese
si
avviava
a
compiere
un
salto
di
qualità
di
vera
portata
storica
con
l
'
inserimento
nell
'
Europa
:
sono
queste
le
risposte
che
il
Pci
ha
dato
ai
problemi
fondamentali
che
l
'
Italia
ha
dovuto
affrontare
nel
dopoguerra
;
e
ciascuna
di
esse
denuncia
una
netta
inferiorità
politico
-
culturale
in
confronto
alle
scelte
effettuate
dai
partiti
democratici
.
La
superiorità
dei
comunisti
sta
invece
nella
disciplina
,
nell
'
unità
di
vedute
e
nella
compattezza
che
li
distingue
:
ma
su
questo
terreno
ogni
partito
a
struttura
autoritaria
e
totalitaria
può
vincere
facilmente
il
confronto
con
partiti
d
'
opinione
e
a
basso
grado
di
militanza
quali
sono
i
partiti
democratici
;
senza
che
questo
dimostri
poi
gran
che
.
Certo
,
i
comunisti
parlano
oggi
un
linguaggio
«
diverso
»
:
ma
questa
revisione
,
a
livello
meramente
tattico
,
senza
spessore
ideologico
ed
effettuata
mentre
si
accentua
l
'
infiltrazione
comunista
in
tutti
i
settori
della
società
italiana
,
può
essere
rovesciata
senza
lasciar
traccia
appena
lo
vorranno
le
esigenze
della
tattica
;
e
il
metodo
leninista
fornisce
giustificazioni
di
ogni
tipo
per
questo
genere
di
operazioni
.
Indizio
di
superiorità
vera
,
che
un
'
analisi
davvero
storicista
deve
mettere
in
primo
piano
,
è
piuttosto
la
tenacia
con
la
quale
il
Pci
ha
saputo
tener
fede
ai
suoi
obiettivi
strategici
anche
nei
momenti
più
oscuri
,
dopo
la
grande
sconfitta
elettorale
del
1948
e
quando
il
successo
iniziale
dell
'
operazione
di
centrosinistra
lo
aveva
isolato
e
costretto
in
un
angolo
dello
schieramento
politico
italiano
.
Allora
furono
rarissime
e
assai
sommesse
le
voci
che
in
campo
comunista
suggerirono
di
adattarsi
alla
situazione
,
apparentemente
senza
prospettive
,
che
sembrava
destinata
a
caratterizzare
gli
anni
avvenire
;
e
fu
quello
invece
il
periodo
in
cui
si
elaborò
la
strategia
che
,
alternando
l
'
attacco
seminsurrezionale
della
contestazione
universitaria
e
dell
'
estremismo
sindacale
con
l
'
azione
restauratrice
del
Pci
,
ha
condotto
i
comunisti
all
'
attuale
posizione
di
forza
.
Giustizia
vuole
,
del
resto
,
che
l
'
elaborazione
di
questo
tipo
nuovo
di
strategia
si
attribuisca
non
tanto
ai
dirigenti
ufficiali
del
Pci
quanto
a
quelle
frange
intellettuali
che
,
dapprima
messe
al
margine
e
in
più
casi
espulse
dal
partito
,
hanno
poi
finito
per
determinare
la
linea
di
condotta
e
del
partito
e
di
buona
parte
del
movimento
sindacale
.
Al
contrario
,
proprio
questa
tenacia
e
la
connessa
capacità
di
revisione
delle
strategie
tradizionali
è
mancata
ai
partiti
democratici
:
i
quali
,
davanti
alla
nuova
linea
d
'
azione
adottata
dalle
sinistre
,
hanno
oscillato
e
tuttora
oscillano
fra
le
suggestioni
populistico
-
trasformistiche
dei
cattolici
e
le
velleità
contraddittorie
dei
laici
,
perduti
dietro
il
miraggio
di
una
mediazione
non
richiesta
e
alla
quale
in
ogni
caso
le
loro
forze
sono
di
gran
lunga
insufficienti
.
Ogni
serio
ripensamento
della
strategia
dello
schieramento
democratico
e
dei
rapporti
fra
i
partiti
che
per
trent
'
anni
hanno
operato
nel
suo
ambito
,
deve
muovere
,
in
primo
luogo
,
dalla
rinuncia
a
questo
miraggio
.
In
un
blocco
clerico
-
comunista
e
,
peggio
,
in
uno
schieramento
egemonizzato
dai
soli
comunisti
,
per
i
laici
non
c
'
è
posto
.
Non
sarà
certo
la
cultura
liberal
-
democratica
a
cementare
la
precaria
unione
-
carica
di
ogni
sorta
di
pericoli
-
tra
comunisti
e
cattolici
;
e
in
uno
schieramento
di
stampo
prevalentemente
comunista
i
laici
non
possono
né
dare
garanzie
,
che
non
è
in
loro
potere
di
fornire
,
né
assolvere
un
'
autonoma
funzione
culturale
,
che
l
'
omogeneità
del
blocco
ideologico
di
ispirazione
marxista
tende
intrinsecamente
a
rifiutare
.
La
revisione
delle
strategie
democratiche
può
trarre
invece
vantaggio
dalle
stesse
difficoltà
della
situazione
attuale
,
nella
misura
in
cui
esse
impongono
una
più
realistica
considerazione
degli
affari
interni
ai
partiti
democratici
e
della
funzione
che
essi
sono
chiamati
a
svolgere
nel
paese
.
Per
anni
,
questa
considerazione
è
stata
offuscata
dal
trionfalismo
dei
cattolici
e
dai
rancori
malcelati
dei
laici
.
Ma
la
Dc
ha
oggi
seri
motivi
per
rinunciare
all
'
illusione
di
poter
governare
da
sola
l
'
Italia
per
altri
cinquant
'
anni
;
e
i
laici
hanno
motivi
altrettanto
seri
per
capire
che
le
minacce
più
gravi
all
'
avvenire
dell
'
Italia
non
vengono
dall
'
inesistente
ipoteca
clericale
sulla
cultura
del
paese
.
Su
questa
base
un
discorso
serio
può
e
deve
essere
aperto
tra
forze
che
per
trent
'
anni
sono
state
solidali
nella
lotta
per
la
democrazia
,
e
che
non
si
vede
perché
non
debbano
esserlo
ancora
.
Non
si
tratta
,
neppure
adesso
,
e
ora
anzi
meno
che
mai
,
di
chiedere
transazioni
impossibili
fra
cultura
laica
e
cultura
cattolica
:
ma
di
riconoscere
l
'
essenziale
importanza
di
una
concreta
collaborazione
sul
terreno
politico
,
da
porre
su
nuove
e
più
solide
basi
,
senza
strumentalizzazioni
da
una
parte
e
senza
pretese
egemoniche
dall
'
altra
.
Vi
sono
settori
del
mondo
cattolico
,
legati
a
una
tematica
politico
-
religiosa
di
tipo
ancora
confessionale
e
integralista
,
che
non
sono
certo
disponibili
per
un
discorso
del
genere
:
e
nessun
laico
di
spirito
liberale
negherà
la
legittimità
e
la
funzione
di
queste
forze
.
Ma
ogni
osservatore
non
pregiudicato
deve
anche
ammettere
che
se
esse
esprimono
componenti
di
rilievo
della
presente
realtà
italiana
,
non
possono
tuttavia
aspirare
a
rappresentare
le
istanze
più
generali
e
più
diffuse
:
perché
nella
società
industriale
moderna
questo
compito
non
può
più
essere
svolto
da
forze
caratterizzate
prevalentemente
in
senso
religioso
.
In
questi
termini
il
discorso
è
probabilmente
destinato
ad
assumere
un
rilievo
crescente
nella
crisi
italiana
:
e
nessuno
più
dei
laici
ha
interesse
a
sollecitarlo
.
Nello
schieramento
democratico
spetta
ad
essi
una
funzione
che
non
possono
assolvere
le
sole
forze
di
estrazione
cattolica
:
ed
è
qui
che
essi
possono
identificare
il
loro
ruolo
autonomo
e
conforme
ai
grandi
interessi
del
paese
,
che
è
invece
impensabile
in
un
quadro
condizionato
dalla
preliminare
accettazione
dell
'
egemonia
comunista
.