StampaQuotidiana ,
L
'
uccisione
di
quei
bambini
serbi
che
giocavano
all
'
aperto
,
come
i
nostri
figli
e
nipoti
ai
giardini
pubblici
,
non
è
un
errore
.
È
un
rischio
calcolato
e
pianificato
da
questa
immonda
guerra
,
che
include
l
'
infanticidio
tra
gli
effetti
collaterali
dell
'
ingerenza
umanitaria
e
della
sua
dottrina
.
Abbiamo
oltrepassato
ogni
soglia
e
dimesso
ogni
ritegno
.
Il
segretario
Solana
e
il
generale
Clark
che
giustificano
questi
delitti
con
la
statistica
sono
dei
bastardi
.
Dobbiamo
creder
loro
e
dobbiamo
credere
al
presidente
degli
Stati
Uniti
quando
ci
dicono
che
questa
guerra
devastante
durerà
a
lungo
e
non
farà
distinzione
tra
obiettivi
militari
e
civili
.
Dobbiamo
credere
a
Massimo
D
'
Alema
quando
ci
dice
che
non
si
può
discutere
ogni
bersaglio
.
Dobbiamo
credere
a
tutti
quando
ci
promettono
che
intensificheranno
la
loro
impresa
con
ogni
mezzo
(
meno
le
truppe
di
terra
)
fino
a
spezzare
le
reni
alla
Serbia
:
prendendola
per
fame
,
sete
e
pestilenza
,
i
cavalieri
dell
'
Apocalisse
contro
un
paese
più
debole
della
Birmania
.
C
'
è
qualcosa
di
molto
vile
in
questa
guerra
stellare
che
i
paesi
più
ricchi
del
pianeta
,
al
riparo
da
ogni
rischio
,
conducono
contro
un
popolo
di
otto
milioni
di
persone
.
Non
è
una
guerra
ma
un
'
esecuzione
:
uno
sterminio
tecnologico
inedito
,
già
sperimentato
nella
guerra
del
Golfo
ma
oggi
pienamente
dispiegato
sul
territorio
europeo
.
Una
pagina
nuova
nella
storia
dell
'
umanità
.
Non
è
l
'
arma
atomica
ma
è
qualcosa
che
le
somiglia
concettualmente
e
che
si
propone
lo
stesso
effetto
diluito
e
graduato
nel
tempo
.
La
superpotenza
che
guida
questa
guerra
è
la
sola
al
mondo
che
abbia
usato
(
due
volte
,
non
una
)
l
'
ordigno
infernale
impugnando
la
Bibbia
.
Non
posso
pensare
che
gli
statisti
del
nuovo
Occidente
siano
dei
criminali
al
pari
dei
tiranni
arabi
o
balcanici
.
Ma
penso
e
dico
che
quel
che
stanno
consumando
sotto
i
nostri
occhi
è
un
crimine
internazionale
.
Nelle
retrovie
un
milione
di
profughi
o
deportati
vivono
o
muoiono
nel
fango
o
tra
le
mine
.
La
loro
città
capitale
e
la
loro
terra
,
dove
dovrebbero
tornare
,
sono
squassate
ogni
giorno
e
ogni
casa
e
ogni
cosa
è
bruciata
.
Ricevono
un
'
avara
ospitalità
in
qualche
paese
ma
non
un
dollaro
,
un
marco
,
una
sterlina
,
vanno
in
loro
aiuto
.
Neppure
per
un
istante
abbiamo
creduto
alle
finalità
umanitarie
di
questa
guerra
e
di
nessuna
guerra
.
Altri
hanno
voluto
crederci
.
Ma
chi
vuol
crederci
ancora
oggi
,
contro
ogni
evidenza
,
non
merita
rispetto
.
Questa
guerra
e
la
sua
dottrina
servono
a
preservare
il
nostro
benessere
,
non
a
spartirlo
,
e
perciò
non
saranno
mai
condannate
da
nessun
tribunale
di
Norimberga
.
Non
si
processano
i
vincenti
.
Solo
la
coscienza
del
mondo
potrebbe
farlo
,
comminando
come
pena
la
vergogna
.
Ma
esiste
una
coscienza
del
mondo
?
Oppure
dobbiamo
accontentarci
ciascuno
della
propria
coscienza
?
Cinema ( Pintor Luigi , 1999 )
StampaQuotidiana ,
Siccome
l
'
evidenza
non
è
evidente
,
allora
conviene
affiancare
a
una
spiegazione
razionale
di
questa
guerra
una
interpretazione
fantastica
.
Una
spiegazione
che
balza
agli
occhi
-
gli
americani
vogliono
dominare
il
mondo
-
è
troppo
semplice
per
essere
convincente
.
Eppoi
una
quantità
di
gente
pensa
che
essere
dominati
dagli
americani
non
è
poi
tanto
male
.
Una
spiegazione
un
po
'
più
dettagliata
-
gli
americani
vogliono
colonizzare
i
Balcani
,
stringere
d
'
assedio
la
Russia
,
ammonire
la
Cina
,
subordinare
a
sé
l
'
Occidente
europeo
,
fare
delle
regioni
del
mondo
altrettanti
protettorati
-
è
troppo
geopolitica
e
complicata
perché
possa
essere
compresa
dall
'
opinione
media
.
Presuppone
che
ciascuno
abbia
a
casa
un
mappamondo
,
conosca
la
storia
del
secolo
,
e
afferri
che
il
mondo
non
è
quella
palla
che
gira
annunciando
i
telegiornali
.
Una
spiegazione
che
ripeta
che
questa
guerra
,
come
ogni
guerra
,
apporta
più
sofferenze
di
quelle
che
dice
di
voler
alleviare
appare
sentimentale
e
imbelle
,
e
priva
gli
intellettuali
,
i
filosofi
,
gli
storici
,
gli
osservatori
,
gli
strateghi
del
piacere
che
provano
a
sottilizzare
e
speculare
.
Sebbene
abbiano
letto
tanti
libri
e
sappiano
che
tutte
le
guerre
sono
state
condotte
in
nome
della
civiltà
-
che
la
nazione
americana
è
impiantata
sull
'
annientamento
degli
aborigeni
,
come
la
ricchezza
europea
è
figlia
della
evangelizzazione
spagnola
degli
indios
-
è
come
se
non
avessero
la
licenza
elementare
.
Meglio
ripiegare
su
una
(
o
due
)
interpretazioni
fantastiche
.
La
prima
è
cinematografica
.
L
'
America
di
una
volta
,
quella
della
statua
della
libertà
e
delle
nuove
frontiere
,
ha
inventato
il
cinema
:
la
nuova
leggenda
del
secolo
.
E
con
esso
si
identifica
,
confondendolo
con
la
realtà
o
ancor
più
sovrapponendolo
alla
realtà
.
Perciò
uno
studente
americano
pensa
che
il
Kosovo
sia
una
riserva
indiana
,
il
generale
Clark
applica
al
pianeta
gli
insegnamenti
ricevuti
a
West
Point
,
Bill
Clinton
sogna
la
sua
faccia
da
pesce
scolpita
sulla
montagna
dove
Cary
Grant
salvava
non
ricordo
quale
attrice
.
Perciò
gli
elicotteri
apache
si
chiamano
così
e
sono
neri
nella
realtà
come
nei
film
,
non
viceversa
.
La
seconda
spiegazione
è
neurologica
e
rinvia
al
morbo
di
Alzheimer
,
quello
che
fa
perdere
ogni
memoria
e
ogni
conoscenza
.
Non
una
schizofrenia
(
la
guerra
umanitaria
,
io
porto
morte
e
devastazione
per
combattere
morte
e
devastazione
,
sdoppiandomi
)
ma
l
'
approdo
a
un
'
altra
dimensione
.
Un
morbo
di
Alzheimer
collettivo
,
un
'
alienazione
di
massa
,
il
principio
di
realtà
trasfigurato
e
trasferito
in
una
sfera
misteriosa
.
È
una
spiegazione
che
può
valere
,
nel
nostro
piccolo
,
anche
per
Massimo
D
'
Alema
.
Quando
ci
fa
sapere
che
ha
cenato
con
?
ernomyrdin
con
lasagne
al
cioccolato
,
che
a
tarda
notte
telefonerà
a
Clinton
perché
parlarsi
fa
sempre
bene
,
e
che
la
sua
signora
guadagna
troppo
poco
ai
Beni
culturali
,
non
sono
capace
di
dare
un
'
interpretazione
politicamente
corretta
.
StampaQuotidiana ,
Ma
chi
è
,
come
individuo
o
personaggio
,
William
Jefferson
Clinton
,
detto
Bill
?
Non
bisogna
mai
giudicare
le
persone
in
quanto
tali
,
la
politica
e
il
giudizio
politico
hanno
un
'
altra
dimensione
.
Tuttavia
il
ruolo
della
personalità
nella
storia
è
stato
oggetto
di
importanti
studi
e
ha
sempre
intrigato
il
marxismo
,
e
il
problema
del
«
culto
della
personalità
»
è
stato
per
anni
una
chiave
di
interpretazione
dello
stalinismo
e
del
maoismo
.
È
strano
che
nel
caso
del
presidente
degli
Stati
Uniti
,
che
gode
istituzionalmente
di
un
grandissimo
potere
personale
,
questo
aspetto
non
sia
minimamente
preso
in
considerazione
da
nessun
pensatore
occidentale
e
da
nessun
suddito
dell
'
impero
.
Di
William
Jefferson
Clinton
,
detto
Bill
,
quel
che
vagamente
si
sa
è
che
ha
un
'
origine
sessantottina
,
giovanilmente
trasgressiva
che
poi
si
perde
nel
nulla
,
o
meglio
finisce
senza
residui
nell
'
establishment
e
nelle
stanze
del
potere
com
'
è
accaduto
a
molti
di
quella
generazione
(
l
'
esempio
più
penoso
sono
i
Verdi
tedeschi
)
.
Si
sa
,
per
il
resto
,
che
ha
un
aspetto
comune
e
che
gioca
a
golf
.
E
che
,
impulsivamente
,
è
un
donnaiolo
a
cui
piacciono
le
dattilografe
.
Adesso
svela
un
lato
sconosciuto
di
sé
,
che
non
combina
col
suo
aspetto
e
il
suo
passato
.
Non
ama
dialogare
con
nessuno
,
conduce
in
prima
persona
una
guerra
per
lo
meno
discutibile
,
ha
rimesso
in
circolazione
il
«
niet
»
che
era
una
prerogativa
sovietica
,
tira
diritto
senza
alcuna
flessibilità
.
È
secondo
,
in
questo
,
solo
al
cugino
Blair
.
Reagisce
alla
liberazione
di
quei
tre
soldatini
americani
con
un
fastidio
e
una
freddezza
che
sconcerta
la
sua
opinione
pubblica
,
considera
un
insulto
una
lettera
del
presidente
iugoslavo
senza
averla
letta
,
non
ha
un
accento
di
spontaneità
per
le
vittime
civili
dei
suoi
bombardamenti
.
Non
vuoi
cadere
in
trappola
,
come
un
orso
infuriato
,
e
a
una
mossa
di
scacchi
risponde
con
una
zampata
(
come
osserva
Primakov
)
.
Ma
non
è
questione
di
scacchi
.
Forse
William
Jefferson
Clinton
si
comporta
così
perché
si
sente
già
in
trappola
,
come
una
mosca
in
una
tela
di
ragno
o
un
subacqueo
in
una
rete
metallica
,
che
più
si
agitano
e
più
si
impigliano
.
Si
è
tagliato
ogni
via
di
ritirata
,
ha
bisogno
non
solo
di
vincere
ma
di
stravincere
,
stravincere
la
guerra
e
arrivare
a
una
pax
romana
.
È
un
moscone
molto
forte
,
è
un
Bond
con
armi
affilate
capaci
di
tagliare
qualsiasi
rete
,
e
ci
proverà
fino
in
fondo
.
Non
è
questione
di
scacchi
e
neppure
di
psicoanalisi
,
le
ambizioni
geopolitiche
di
W
.
J
.
Clinton
sono
militarmente
e
politicamente
logiche
ed
evidenti
.
Eppure
,
sperando
di
non
essere
frainteso
né
volgare
,
a
me
sembra
a
questo
punto
di
vedere
un
nesso
tra
la
pulsione
bellica
del
presidente
americano
e
le
sue
recenti
disavventure
erotiche
.
Quest
'
uomo
è
stato
mortificato
nella
sua
virilità
,
oltreché
nella
sua
immagine
,
mortificato
nelle
istituzioni
del
suo
paese
e
nell
'
opinione
pubblica
.
Mortificato
anche
nel
suo
status
sociale
da
una
dattilografa
molestata
o
molestante
.
Dev
'
essere
colmo
di
rancore
,
bisognoso
di
un
restauro
completo
della
sua
figura
,
e
la
guerra
può
essergli
apparsa
come
l
'
unica
terapia
.
Le
guerre
sono
sommamente
maschili
.
E
anche
il
priapismo
,
da
cui
W.J.
Clinton
è
probabilmente
affetto
,
può
trovare
nella
guerra
un
suo
transfert
ed
essere
della
guerra
una
recondita
e
inconscia
concausa
.
Fossi
D
'
Alema
correrei
ai
ripari
e
consiglierei
al
presidente
americano
(
oltreché
le
lasagne
al
cacao
)
di
leggere
Machiavelli
,
o
almeno
di
prendere
a
modello
la
boxe
di
Sugar
Robinson
(
campione
dei
medi
1958-60
)
invece
che
quella
di
Carnera
o
Stallone
.
Chi
colpisce
alla
cieca
e
rotea
la
clava
finisce
facilmente
col
darsela
in
testa
.
StampaQuotidiana ,
Tu
vuoi
far
l
'
americano
era
un
modo
elementare
di
sintetizzare
il
fenomeno
storico
più
rilevante
(
accanto
alla
rivoluzione
russa
)
di
questo
secolo
.
Il
sogno
americano
,
il
mito
del
progresso
senza
frontiere
,
l
'
identificazione
dell
'
America
con
l
'
apice
della
civiltà
.
La
leggenda
è
nata
con
i
primi
emigranti
,
suppongo
,
alla
ricerca
dell
'
Eldorado
.
Si
è
materializzata
nei
grattacieli
,
simbolo
di
assalto
al
sole
e
ai
grandi
spazi
.
E
diventata
sinonimo
di
produttività
,
di
conquista
,
di
ottimismo
della
volontà
che
supera
ogni
ostacolo
di
libertà
individuale
.
Era
la
giovinezza
del
mondo
,
come
il
comunismo
voleva
essere
l
'
infanzia
e
la
maturità
dell
'
uomo
nuovo
.
Quella
leggenda
non
è
stata
mai
intaccata
,
né
dalla
crisi
del
1929
,
né
dallo
schiavismo
e
dal
genocidio
delle
origini
,
né
dal
culto
della
violenza
e
della
Colt
come
complemento
della
personalità
,
né
dal
trattamento
coloniale
riservato
al
subcontinente
latino
,
né
dalla
perversa
mistura
degli
spiriti
animali
del
capitalismo
con
una
malintesa
etica
protestante
.
Ha
invece
continuato
a
volare
alta
non
solo
con
le
ali
del
dollaro
ma
su
quelle
dell
'
immaginario
collettivo
,
dell
'
invenzione
filmica
(
così
potente
da
trasformare
un
genocidio
in
un
'
epopea
)
,
di
nuove
tecniche
applicate
perfino
alla
letteratura
(
la
grande
scoperta
di
Vittorini
e
Pavese
)
,
fino
alle
lamette
da
barba
e
alle
jeep
,
ai
pantaloni
di
tela
e
agli
hamburger
.
Non
so
se
oggi
questa
leggenda
dell
'
America
faro
di
civiltà
stia
tramontando
,
come
molti
pensano
analizzando
la
complessità
del
mondo
contemporaneo
e
la
confusione
che
regna
sotto
il
cielo
e
anche
in
cielo
.
Non
so
,
quel
continente
conserva
pur
sempre
il
fascino
del
primo
amore
e
anche
se
oggi
ha
il
volto
ittico
di
Clinton
e
quello
casalingo
della
signora
Albright
,
i
suoi
ammiratori
continuano
a
vederlo
radioso
com
'
era
una
volta
.
Questo
va
appunto
rimproverato
ai
suoi
cantori
e
corifei
,
agli
osservatori
,
commentatori
,
politici
,
intellettuali
e
strateghi
di
complemento
che
al
capitalismo
americano
e
alle
sue
politiche
perdonano
tutto
.
Se
non
fossero
falsi
amici
e
cattivi
cortigiani
,
dovrebbero
dare
al
sovrano
buoni
consigli
invece
di
lusingarlo
,
compiacerlo
e
applaudirlo
anche
quando
si
mostra
nudo
in
pubblico
.
Si
può
anche
continuare
a
discutere
,
pirandellianamente
,
se
questa
guerra
che
l
'
America
guida
sia
umanitaria
,
anzi
altruista
,
ispirata
a
nobili
fini
e
condotta
con
nobili
mezzi
.
Non
voglio
ripetere
ora
cose
già
dette
.
Voglio
solo
dire
che
,
comunque
questa
guerra
finisca
,
dopo
di
essa
la
Casa
Bianca
apparirà
ingrigita
agli
occhi
dei
quattro
quinti
del
mondo
e
la
statua
della
libertà
apparirà
vecchia
di
secoli
.
L
'
antica
immagine
è
immiserita
,
sotto
il
profilo
dell
'
intelligenza
politica
e
perfino
dell
'
onore
militare
.
Nessun
bollettino
di
guerra
ci
ha
informato
se
cinquanta
giorni
di
missili
e
grappoli
di
bombe
hanno
colpito
un
solo
soldato
serbo
,
ma
sappiamo
di
ospedali
,
mercati
,
scuole
e
ambasciate
.
Non
è
uno
sterminio
per
quantità
ma
lo
è
per
concezione
e
qualità
.
È
una
guerra
terroristica
,
questa
è
la
definizione
più
appropriata
,
che
non
uccide
anche
donne
,
vecchi
e
bambini
,
ma
soltanto
loro
.
E
su
questo
fa
leva
per
vincere
.
È
una
macchia
indelebile
,
anche
se
usaste
il
miglior
prodotto
made
in
Usa
o
la
varechina
delle
nonne
.
Ma
perché
avete
tolto
ai
giovani
del
mondo
l
'
ultimo
mito
?
Molti
,
anche
a
sinistra
,
volevano
far
l
'
americano
:
non
poteva
questa
America
lanciare
un
messaggio
di
vera
grandezza
al
terzo
millennio
?
I
suoi
falsi
amici
,
cantori
e
cortigiani
,
che
pure
hanno
letto
Gramsci
,
non
hanno
insegnato
alla
dirigenza
americana
la
differenza
che
passa
tra
il
comando
e
l
'
egemonia
.
La
stessa
che
passa
,
per
restare
nella
leggenda
,
tra
Caligola
e
Cesare
Augusto
.
StampaQuotidiana ,
Benvenuto
Ciampi
perché
ha
,
credo
,
una
memoria
antifascista
,
che
per
me
(
e
non
so
quanti
altri
)
resta
il
fondamento
della
democrazia
italiana
.
Ma
il
benvenuto
si
ferma
qui
.
È
stato
eletto
da
una
brutta
maggioranza
,
con
la
riserva
mentale
(
che
forse
è
un
altro
patto
della
crostata
)
di
liquidarlo
tra
due
anni
con
l
'
elezione
diretta
di
un
altro
personaggio
:
non
si
chiamerà
Massimo
D
'
Alema
ma
Silvio
Berlusconi
.
Che
è
lo
stesso
.
Forse
è
un
giudizio
precipitoso
.
Se
Ciampi
,
nel
suo
primo
messaggio
alla
nazione
,
reciterà
l
'
articolo
della
Costituzione
secondo
cui
l
'
Italia
ripudia
la
guerra
e
auspicherà
una
sospensiva
dei
bombardamenti
per
far
largo
al
negoziato
e
a
un
accordo
di
pace
,
farò
autocritica
.
Per
ora
ne
dubito
e
tutto
il
resto
mi
sembra
ininfluente
.
Credo
che
,
prima
o
poi
,
dovremo
coraggiosamente
prendere
atto
del
fatto
che
non
siamo
governati
da
uno
schieramento
di
centro
-
sinistra
ma
da
uno
schieramento
di
centro
-
destra
(
per
restare
nella
toponomastica
istituzionale
)
.
Da
quando
i
diessini
hanno
assunto
con
D
'
Alema
la
guida
del
governo
,
l
'
asse
politico
si
è
spostato
a
destra
e
le
decisioni
cruciali
-
quelle
che
definiscono
la
fisionomia
di
un
paese
-
hanno
avuto
questo
segno
negativo
.
Dalle
prime
decisioni
militari
in
Albania
fino
alla
guerra
guerreggiata
.
Ogni
politica
sociale
è
dismessa
perfino
nel
linguaggio
.
La
parola
«
occupazione
»
non
si
riferisce
oggi
al
lavoro
ma
a
un
'
eventuale
conquista
del
Kosovo
.
La
parola
«
mezzogiorno
»
non
si
riferisce
a
un
risanamento
civile
del
paese
ma
agli
inconvenienti
turistici
indotti
dalla
guerra
sulle
coste
adriatiche
.
I
listini
di
borsa
sono
l
'
unico
parametro
.
«
Forza
Italia
»
non
è
più
una
sigla
da
stadio
ma
un
comun
denominatore
culturale
.
Berlusconi
e
Fini
,
D
'
Alema
e
Veltroní
,
Amato
e
Fazio
,
Di
Pietro
e
l
'
ex
Prodi
,
Scognamiglio
e
la
Confindustria
,
sono
la
nostra
classe
dirigente
.
Manca
solo
la
Pivetti
.
Perfino
i
«
popolari
»
,
come
le
piccole
formazioni
governative
rosse
e
verdi
,
sono
(
meritatamente
)
azzerati
.
Esiste
ancora
una
generica
opinione
di
sinistra
che
ha
perso
però
1e
sue
radici
e
sembra
disposta
a
digerire
tutto
,
alienando
ogni
sensibilità
e
idealità
alle
convenienze
del
potere
.
Ed
esiste
una
sinistra
sociale
radicale
che
però
non
riesce
a
raccordarsi
su
una
linea
comune
per
tentare
,
anche
solo
tentare
,
di
risalire
la
corrente
.
Colpa
anche
nostra
.
Forse
non
osiamo
prendere
atto
di
come
stanno
veramente
le
cose
.
StampaQuotidiana ,
Se
reagisco
emotivamente
alla
sentenza
Priebke
provo
un
senso
di
pianto
.
Penso
alle
vittime
come
a
persone
vive
e
incredule
,
come
se
le
conoscessi
tutte
e
non
una
soltanto
.
Se
toccasse
a
me
di
informarle
,
portar
loro
la
notizia
nel
fondo
delle
cave
,
che
parole
troverei
?
Più
che
sofferenza
sento
però
vergogna
personale
.
Che
cosa
ho
fatto
in
questi
cinquant
'
anni
?
Sono
uno
di
quelli
che
debbono
a
un
certo
punto
domandarsi
,
secondo
Thomas
Mann
,
se
gli
resti
il
diritto
di
noverarsi
tra
le
persone
rispettabili
.
Provo
anche
dell
'
odio
e
altri
pessimi
sentimenti
.
So
che
non
si
deve
.
Ma
se
alla
fine
di
quel
processo
,
qualcuno
si
fosse
abbandonato
a
un
gesto
estremo
,
l
'
avrei
compreso
come
un
fratello
.
So
che
non
si
deve
.
Se
invece
reagisco
alla
sentenza
Priebke
razionalmente
,
con
un
criterio
politico
,
allora
resto
freddo
e
persuaso
.
La
trovo
logica
,
e
contro
la
logica
si
indignano
i
farisei
.
La
trovo
un
segno
dei
tempi
,
e
perciò
un
segno
di
verità
.
Da
molti
anni
i
fascismi
,
tutti
i
fascismi
,
sono
stati
rivalutati
.
Sottilmente
nelle
accademie
europee
,
nelle
nostre
aule
parlamentari
,
nel
senso
comune
.
Ora
grossolanamente
anche
nei
tribunali
.
Norimberga
non
fu
che
un
'
ipocrisia
dei
vincitori
.
Non
è
una
rivalutazione
storica
,
è
una
rivalutazione
politica
.
Non
riguarda
il
passato
,
riguarda
il
presente
.
Non
è
una
memoria
cancellata
,
è
una
memoria
ritrovata
.
I
fascismi
sono
stati
un
'
incarnazione
del
potere
e
una
teoria
del
dominio
a
cui
si
riconosce
un
merito
e
si
restituisce
un
onore
.
Perché
su
di
essi
si
può
fare
assegnamento
futuro
.
Così
ci
parla
nella
sua
miseria
la
sentenza
Priebke
,
anche
se
preferiamo
non
sentire
.
E
ci
dice
coerentemente
che
ogni
strage
,
ogni
crimine
contro
l
'
umanità
,
ogni
guerra
,
trova
legittimità
e
giustificazione
in
quanto
è
un
esercizio
del
potere
.
Questo
esercizio
insindacabile
non
è
più
un
'
eccezione
ma
una
consuetudine
,
è
la
nostra
normale
frequentazione
televisiva
.
Se
condannassimo
quel
passato
,
come
potremmo
assolvere
questo
presente
?
Lasciamo
dunque
che
il
buon
soldato
muoia
nel
suo
letto
con
la
donna
che
gli
ha
scritto
lettere
d
'
amore
.
E
apriamo
subito
anche
noi
,
come
ad
Auschwitz
,
un
supermercato
esemplare
al
posto
dell
'
ossario
in
disuso
,
anticipando
giubilei
e
nuove
costituzioni
.
StampaQuotidiana ,
Il
capitano
Priebke
è
un
uomo
fortunato
.
Non
solo
perché
per
cinquant
'
anni
non
ha
scontato
nessuna
pena
,
come
molti
suoi
amici
,
ma
perché
non
passa
giorno
senza
che
qualcuno
corra
in
sua
difesa
:
giornali
autorevoli
,
firme
rinomate
,
argomenti
di
ogni
genere
.
La
figura
del
capitano
si
staglia
,
sullo
sfondo
di
queste
divagazioni
,
non
proprio
come
quella
di
un
eroe
positivo
o
di
un
innocente
perseguitato
,
ma
come
quella
di
un
dignitoso
combattente
che
non
si
può
condannare
e
neppure
giudicare
senza
fargli
torto
e
senza
violentare
il
buon
diritto
e
la
civiltà
liberale
.
E
la
strage
delle
Ardeatine
decade
,
su
questo
sfondo
,
a
episodio
militare
banale
,
se
non
fosse
per
quel
sovrappiù
di
arianesimo
.
Non
può
essere
questa
l
'
intenzione
di
commentatori
come
Panebianco
,
Montanelli
,
Colletti
o
altri
,
ma
questo
è
il
risultato
che
ottengono
quando
sostengono
in
buon
ordine
tesi
di
questo
tipo
:
che
l
'
estradizione
del
capitano
è
stata
«
una
fregatura
»
alla
quale
conveniva
sottrarsi
,
che
il
capitano
ha
ovviamente
ubbidito
,
che
la
politica
agraria
di
Mao
ha
fatto
più
vittime
dell
'
Olocausto
,
e
altre
cose
così
.
È
probabile
che
il
fortunato
capitano
(
ma
ridiamogli
il
grado
tedesco
molto
più
eloquente
)
legga
nel
fresco
dell
'
infermeria
di
Regina
Coeli
i
giornali
italiani
.
Se
lo
fa
,
deve
divertirsi
moltissimo
e
provare
una
gran
bella
soddisfazione
.
Quando
era
un
piccolo
Gauleiter
che
imperversava
in
questo
paese
non
poteva
immaginare
che
anche
da
vecchio
avrebbe
creato
tanta
confusione
nei
tribunali
e
nell
'
intelligencija
dello
stesso
paese
.
Già
l
'
avrà
fatto
ringiovanire
l
'
idea
di
trovarsi
nel
carcere
romano
a
lui
ben
noto
.
È
da
quelle
celle
infatti
,
forse
anche
da
quell
'
infermeria
che
vennero
prelevate
selvaggiamente
molte
delle
335
vittime
designate
.
C
'
è
un
libro
recente
di
una
testimone
diretta
di
cui
varrebbe
la
pena
di
ripubblicare
qualche
pagina
,
anche
se
non
le
ha
scritte
De
Felice
.
Forse
il
fortunato
capitano
medita
di
scrivere
un
'
autobiografia
per
il
«
Corriere
della
Sera
»
e
chiederà
,
per
rinfrescarsi
la
memoria
,
di
ispezionare
quel
«
quarto
braccio
»
preferenziale
dove
ospitava
gli
ostaggi
e
i
morituri
.
Ma
l
'
idea
più
esilarante
,
per
l
'
ex
SS
,
dev
'
esser
quella
che
lo
dipinge
come
un
neutrale
esecutore
di
ordini
.
Ma
davvero
non
sanno
più
,
gli
uomini
colti
del
2000
,
che
cos
'
erano
e
come
agivano
gli
ufficiali
nazisti
mezzo
secolo
fa
?
Non
lo
hanno
mai
saputo
?
Allora
ci
prestino
un
minimo
di
ascolto
,
per
favore
.
Le
SS
e
la
Gestapo
non
ubbidivano
,
comandavano
.
Le
SS
e
la
Gestapo
non
prendevano
ordini
,
li
impartivano
.
Furono
inventate
e
addestrate
proprio
per
questo
.
Non
era
un
ingrato
dovere
,
per
un
loro
ufficiale
,
sparare
alla
nuca
di
sottouomini
ebrei
o
comunisti
,
ma
un
onore
.
Un
onore
e
un
privilegio
personale
,
che
un
bravo
comandante
mai
avrebbe
lasciato
a
un
qualsiasi
Rottenfiihrero
alla
bassa
truppa
come
un
lavoro
sporco
.
È
vero
che
le
tecniche
di
annientamento
della
guerra
nazista
hanno
fatto
scuola
nel
mondo
,
ma
non
mi
pare
un
'
attenuante
.
Così
divagando
e
disquisendo
,
abbiamo
eretto
al
fortunato
capitano
un
monumento
di
sciocchezze
.
Anche
il
maresciallo
Kesselring
pretese
dagli
italiani
un
monumento
,
e
fu
Piero
Calamandrei
maestro
di
diritto
a
dettare
per
l
'
occasione
un
memorabile
epitaffio
.
Forse
l
'
imparziale
Panebianco
farebbe
bene
,
la
prossima
volta
,
a
citare
di
Calamandrei
anche
quell
'
epitaffio
.
È
anacronistico
ma
fa
ancora
rabbrividire
.
StampaPeriodica ,
Martedì
scorso
,
mentre
tutti
i
giornali
dedicavano
numerosi
articoli
alle
tensioni
fiorentine
,
su
la
Repubblica
appariva
una
vignetta
di
Bucchi
:
rappresentava
due
silhouette
,
un
'
Africa
enorme
e
incombente
,
un
'
Italia
minuscola
;
accanto
,
una
Firenze
che
non
era
rappresentabile
neppure
con
un
puntino
(
e
sotto
c
'
era
scritto
"
Dove
vogliono
più
polizia
"
)
.
Sul
Corriere
della
Sera
si
riassumeva
la
storia
delle
mutazioni
climatiche
sul
nostro
pianeta
dal
4000
a.C.
a
oggi
.
E
da
questa
rassegna
emergeva
che
a
mano
a
mano
la
fertilità
o
l
'
aridità
di
un
continente
provocavano
immense
migrazioni
che
hanno
cambiato
il
volto
del
pianeta
e
creato
le
civiltà
che
oggi
conosciamo
o
per
esperienza
diretta
o
per
ricostruzione
storica
.
Oggi
,
di
fronte
al
cosiddetto
problema
degli
extracomunitari
(
grazioso
eufemismo
che
,
come
è
stato
già
notato
,
dovrebbe
comprendere
anche
gli
svizzeri
e
i
turisti
tetani
)
,
problema
che
interessa
tutte
le
nazioni
europee
,
continuiamo
a
ragionare
come
se
ci
trovassimo
di
fronte
a
un
fenomeno
di
immigrazione
.
Si
ha
immigrazione
quando
alcune
centinaia
di
migliaia
di
cittadini
di
un
paese
sovrappopolato
vogliono
andare
a
vivere
in
un
altro
paese
(
per
esempio
gli
italiani
in
Australia
)
.
Ed
è
naturale
che
il
paese
ospitante
debba
regolare
il
flusso
di
immigrazione
secondo
le
proprie
capacità
di
accoglienza
,
come
va
da
sé
che
abbia
il
diritto
di
arrestare
o
espellere
gli
immigrati
che
delinquono
-
così
come
d
'
altra
parte
ha
il
dovere
di
arrestare
,
se
delinquono
,
sia
i
propri
cittadini
che
i
turisti
ricchi
che
portano
valuta
pregiata
.
Ma
oggi
,
in
Europa
,
non
ci
troviamo
di
fronte
a
un
fenomeno
di
immigrazione
.
Ci
troviamo
di
fronte
a
un
fenomeno
migratorio
.
Certo
non
ha
l
'
aspetto
violento
e
travolgente
delle
invasioni
dei
popoli
germanici
in
Italia
,
Francia
e
Spagna
,
non
ha
la
virulenza
dell
'
espansione
araba
dopo
l
'
Egira
,
non
ha
la
lentezza
di
quei
flussi
imprecisi
che
hanno
portato
popoli
oscuri
dall
'
Asia
all
'
Oceania
e
forse
alle
Americhe
,
muovendosi
sopra
lingue
di
terra
ormai
sommerse
.
Ma
è
un
altro
capitolo
della
storia
del
pianeta
che
ha
visto
le
civiltà
formarsi
e
dissolversi
sull
'
onda
di
grandi
flussi
migratori
,
prima
dall
'
Ovest
verso
l
'
Est
(
ma
ne
sappiamo
pochissimo
)
,
poi
dall
'
Est
verso
l
'
Ovest
,
iniziando
con
un
movimento
millenario
dalle
sorgenti
dell
'
Indo
alle
Colonne
d
'
Ercole
,
e
poi
in
quattro
secoli
dalle
Colonne
d
'
Ercole
alla
California
e
alla
Terra
del
Fuoco
.
Ora
la
migrazione
,
inavvertibile
perché
assume
l
'
aspetto
di
un
viaggio
in
aereo
e
di
una
sosta
all
'
ufficio
stranieri
della
questura
,
o
dello
sbarco
clandestino
,
avviene
da
un
Sud
sempre
più
arido
e
affamato
verso
il
Nord
.
Sembra
una
immigrazione
,
ma
è
una
migrazione
,
è
un
evento
storico
di
portata
incalcolabile
,
non
avviene
per
transito
di
orde
che
non
lasciano
più
crescer
l
'
erba
dove
sono
passati
i
loro
cavalli
,
ma
a
grappoli
discreti
e
sottomessi
,
e
però
non
prenderà
secoli
o
millenni
,
ma
decenni
.
E
come
tutte
le
grandi
migrazioni
avrà
come
risultato
finale
un
riassetto
etnico
delle
terre
di
destinazione
,
un
inesorabile
cambiamento
dei
costumi
,
una
inarrestabile
ibridazione
che
muterà
statisticamente
il
colore
della
pelle
,
dei
capelli
,
degli
occhi
delle
popolazioni
,
così
come
non
molti
normanni
hanno
installato
in
Sicilia
dei
tipi
umani
biondi
e
con
gli
occhi
azzurri
.
Le
grandi
migrazioni
,
almeno
in
periodo
storico
,
sono
temute
:
dapprincipio
si
tenta
di
evitarle
,
gli
imperatori
romani
erigono
un
vallum
qua
e
uno
là
,
mandano
le
quadrate
legioni
in
avanti
per
sottomettere
gli
intrusi
che
avanzano
;
poi
vengono
a
patti
e
disciplinano
le
prime
installazioni
,
quindi
allargano
la
cittadinanza
romana
a
tutti
i
sudditi
dell
'
impero
,
ma
alla
fine
sulle
rovine
della
romanità
si
formano
i
cosiddetti
regni
romano
-
barbarici
che
sono
l
'
origine
dei
nostri
paesi
europei
,
delle
lingue
che
oggi
orgogliosamente
parliamo
,
delle
nostre
istituzioni
politiche
e
sociali
.
Quando
sulle
autostrade
lombarde
troviamo
località
che
si
chiamano
italianamente
Usmate
,
Biandrate
,
abbiamo
dimenticato
che
sono
desinenze
longobarde
.
D
'
altra
parte
,
da
dove
venivano
quei
sorrisi
etruschi
che
ritroviamo
ancora
su
tanti
volti
dell
'
Italia
centrale
?
Le
grandi
migrazioni
non
si
arrestano
.
Ci
si
prepara
semplicemente
a
vivere
una
nuova
stagione
della
cultura
afroeuropea
.
StampaQuotidiana ,
Nella
migliore
delle
ipotesi
,
il
presidente
del
consiglio
Colombo
incontrerà
fra
poche
settimane
il
presidente
Nixon
-
dopo
Pompidou
,
Heath
e
Brandt
-
avendo
alle
spalle
un
retroterra
politico
carico
di
incertezze
e
di
inquietudini
.
Il
suo
governo
sarà
e
non
sarà
in
crisi
;
il
disimpegno
repubblicano
ne
accentuerà
la
precarietà
senza
magari
superare
il
limite
di
rottura
:
i
socialisti
del
Psi
avranno
tutto
l
'
interesse
-
parole
e
rimbrotti
a
parte
-
a
guadagnare
tempo
e
ad
arrivare
alla
scadenza
del
loro
difficile
congresso
nazionale
fissato
per
la
fine
di
febbraio
;
la
socialdemocrazia
dovrà
adeguarsi
al
rientro
di
Saragat
e
ripensare
una
nuova
strategia
...
E
intanto
i
grandi
problemi
internazionali
si
allargano
e
si
complicano
,
in
sfere
interessanti
direttamente
o
indirettamente
l
'
Italia
,
senza
che
la
nostra
politica
estera
,
pur
nei
limiti
ben
precisi
assegnati
al
nostro
paese
,
possa
elevarsi
a
quel
tono
cui
la
abiliterebbe
una
situazione
di
stabilità
e
di
compattezza
democratica
,
ben
oltre
la
nevrosi
che
caratterizza
lo
schieramento
delle
forze
politiche
.
L
'
anno
che
è
finito
da
poche
ore
ha
visto
profondi
e
radicali
rivolgimenti
negli
equilibri
mondiali
.
In
primo
luogo
:
la
fine
della
«
diarchia
»
russo
-
americana
,
la
sostituzione
di
un
nuovo
,
e
precario
,
e
oscillante
equilibrio
tripolare
a
quello
che
era
l
'
assetto
bipolare
scaturito
da
Yalta
,
base
di
tutte
le
tensioni
della
guerra
fredda
ma
anche
di
tutti
i
ripiegamenti
della
convivenza
pacifica
.
Gli
Stati
Uniti
hanno
aperto
alla
Cina
,
e
non
solo
attraverso
le
squadre
di
ping
-
pong
;
fra
due
mesi
la
visita
del
presidente
Nixon
a
Pechino
consacrerà
il
nuovo
meditato
indirizzo
della
Casa
Bianca
,
in
un
clima
di
lancinanti
contraddizioni
,
che
vede
insieme
la
ripresa
dei
bombardamenti
americani
sul
Vietnam
del
Nord
-
alleato
del
comunismo
cinese
-
e
le
offerte
di
collaborazione
militare
del
regime
di
Mao
ai
colonnelli
sconfitti
del
Pakistan
-
supremo
modello
del
feudalesimo
asiatico
.
Tutti
i
miti
sono
crollati
nel
corso
di
questo
1971;
tutte
le
illusioni
sono
state
smentite
.
Dopo
la
rapida
e
crudele
guerra
indo
-
pakistana
,
nessuno
crederebbe
più
al
mito
di
Bandung
,
al
mito
di
un
terzo
mondo
svincolato
dalla
logica
ferrea
delle
grandi
potenze
e
quindi
portatore
di
valori
di
pace
,
di
fraternità
,
di
coesistenza
.
L
'
India
erede
del
messaggio
di
Gandhi
ha
operato
con
la
stessa
logica
severa
e
spietata
dello
Stato
di
Israele
,
ma
senza
nessuna
delle
giustificazioni
storiche
,
di
elementare
sopravvivenza
,
che
spiegano
gli
atteggiamenti
e
alimentano
le
intransigenze
della
Gerusalemme
ebraica
.
Gli
stessi
schemi
dei
blocchi
internazionali
sono
stati
rovesciati
:
in
omaggio
al
recente
trattato
di
alleanza
con
Nuova
Delhi
,
la
Russia
ha
coperto
l
'
aggressione
indiana
,
ha
paralizzato
l
'
Onu
per
quattordici
giorni
,
ha
evitato
,
col
ricorso
al
diritto
di
veto
,
che
il
Consiglio
di
Sicurezza
potesse
imporre
una
tregua
alle
ostilità
prima
dell
'
ingresso
delle
truppe
della
signora
Gandhi
a
Dacca
.
La
Cina
ha
sostenuto
il
Pakistan
,
ma
senza
poter
superare
le
barriere
di
neve
dell
'
Himalaia
e
l
'
obiettivo
squilibrio
delle
forze
con
l
'
Urss
.
Cinesi
e
americani
si
sono
trovati
sullo
stesso
fronte
,
un
fronte
impotente
,
al
palazzo
di
vetro
.
Il
volto
dell
'
Onu
è
uscito
trasformato
dall
'
esperienza
dell
'
anno
.
La
Cina
di
Mao
ha
preso
il
posto
di
un
vecchio
e
fedele
alleato
di
Washington
,
Formosa
,
senza
che
le
proteste
americane
superassero
il
limite
del
cartellone
,
dello
spettacolo
.
La
tribuna
dell
'
organizzazione
internazionale
ha
immediatamente
visto
il
divampare
del
contrasto
russo
-
cinese
in
forme
che
hanno
fatto
dimenticare
,
o
impallidire
,
gli
episodi
più
aspri
dell
'
antagonismo
russo
-
americano
negli
anni
cupi
della
guerra
fredda
.
È
stato
il
crollo
delle
ideologie
.
L
'
Unione
Sovietica
ha
abbandonato
ogni
residua
superstizione
di
«
universalismo
proletario
»
,
ha
liquidato
ogni
fedeltà
,
anche
di
facciata
,
alla
tradizione
leninista
dell
'
alleanza
dei
paesi
poveri
contro
i
paesi
ricchi
,
delle
nazioni
proletarie
contro
quelle
capitaliste
e
«
sfruttatrici
»
.
La
pressione
sui
paesi
comunisti
dell
'
Est
europeo
si
è
accentuata
:
sia
pure
con
una
tecnica
più
sfumata
e
articolata
di
quella
sperimentata
a
Praga
,
con
l
'
uso
dei
carri
armati
sovietici
,
e
sanzionata
dal
recentissimo
plebiscito
elettorale
del
99
per
cento
,
sul
modello
staliniano
dei
vecchi
tempi
.
Le
indocilità
romene
sono
state
domate
;
la
Jugoslavia
è
stata
tenuta
a
freno
-
e
quale
freno
!
-
con
le
minacce
del
separatismo
croato
alternate
ai
fermenti
di
dissidenza
nella
stessa
classe
dirigente
del
partito
comunista
.
Dalla
parte
opposta
gli
Stati
Uniti
hanno
attenuato
,
per
ragioni
talvolta
anche
fondate
e
comprensibili
,
l
'
impegno
globale
della
loro
politica
,
sia
nell
'
Atlantico
sia
nel
Pacifico
,
hanno
dato
l
'
impressione
di
una
svolta
verso
un
«
isolazionismo
»
almeno
psicologico
.
Alleati
tradizionali
,
come
il
Giappone
,
sono
stati
messi
in
gravi
difficoltà
.
La
politica
di
apertura
della
Germania
federale
verso
la
Russia
-
la
Ostpolitik
di
Brandt
-
ha
potuto
superare
alcune
tappe
senza
un
vero
condizionamento
americano
.
Se
non
fosse
stato
per
il
provvido
incontro
delle
Azzorre
fra
Nixon
e
Pompidou
e
per
il
compromesso
che
ne
è
scaturito
circa
la
svalutazione
del
dollaro
,
la
stessa
tempesta
monetaria
di
mezzo
agosto
avrebbe
finito
per
compromettere
gravemente
i
rapporti
fra
Stati
Uniti
e
mondo
europeo
,
vanificando
i
vincoli
formali
di
un
patto
atlantico
che
si
distacca
sempre
più
dallo
spirito
e
dalle
convinzioni
dei
suoi
aderenti
.
Occorre
riconoscere
che
l
'
Italia
,
e
la
diplomazia
italiana
,
si
sono
comportate
con
sagacia
e
coerenza
nell
'
intera
vicenda
della
crisi
monetaria
:
in
una
posizione
costantemente
e
consapevolmente
tesa
a
superare
i
motivi
di
contrasto
o
di
rottura
fra
Europa
e
Stati
Uniti
.
E
con
i
risultati
di
cui
tutti
i
nostri
soci
hanno
beneficiato
,
ma
di
cui
non
poco
merito
deve
essere
attribuito
ai
titolari
della
nostra
politica
estera
ed
economica
.
Le
scadenze
di
domani
trascendono
ormai
la
dimensione
monetaria
e
il
pur
grave
problema
degli
scambi
internazionali
,
avviato
a
soluzione
dalla
cancellazione
della
iniqua
sovrattassa
americana
.
Quello
che
è
in
giuoco
,
nel
rimescolamento
degli
equilibri
mondiali
,
è
il
ruolo
dell
'
Europa
.
Nixon
assegnò
al
nostro
continente
la
funzione
di
«
quarto
grande
»
quando
elaborò
,
sulla
guida
di
Kissinger
,
la
strategia
di
apertura
a
Pechino
e
la
via
degli
assetti
tripolari
.
Senonché
quel
ruolo
deve
essere
conquistato
,
e
diciamolo
pure
riconquistato
,
attraverso
gli
sforzi
e
i
sacrifici
di
tutti
gli
europei
.
Nulla
deriva
più
dal
diritto
divino
e
tanto
meno
dal
diritto
della
tradizione
.
L
'
Europa
sarà
una
realtà
viva
nella
misura
in
cui
vorrà
esserlo
:
a
cominciare
dall
'
Italia
.
StampaQuotidiana ,
Si
sa
che
l
'
evasione
fiscale
è
arrivata
«
di
slancio
»
(
così
si
esprimono
sportivamente
gli
ispettori
del
fisco
)
alla
cifra
pazzesca
di
250
000
miliardi
.
È
quasi
il
doppio
del
disavanzo
statale
che
fa
piangere
i
governanti
.
Moltiplicata
per
vent
'
anni
(
dura
da
sempre
e
durerà
sempre
)
supera
il
totale
del
debito
pubblico
che
turba
i
nostri
sogni
europei
.
Questa
notizia
lascia
tutti
indifferenti
.
I
giornali
non
commentano
.
Gli
esperti
non
intervengono
.
Il
professor
Modigliani
non
è
apparso
in
televisione
.
L
'
avvocato
Agnelli
non
ci
ha
dato
i
suoi
consigli
.
Il
presidente
Scalfaro
non
ha
esternato
.
Il
parlamento
distilla
gli
emendamenti
autonomi
alla
legge
finanziaria
.
Eppure
è
una
notizia
affascinante
.
Vuol
dire
che
una
metà
della
ricchezza
nazionale
,
detta
anche
base
imponibile
,
sfugge
al
fisco
.
Vuoi
dire
che
una
buona
parte
della
popolazione
non
paga
come
dovrebbe
o
non
paga
affatto
,
né
direttamene
né
indirettamente
.
Vuoi
dire
che
solo
i
cittadini
a
reddito
fisso
pagano
senza
scampo
,
gli
stessi
a
cui
si
tagliano
le
pensioni
e
i
servizi
per
tappare
il
buco
aperto
nei
conti
pubblici
dall
'
evasione
dei
ceti
abbienti
.
È
un
meccanismo
geniale
,
che
non
merita
scandalo
ma
compiacimento
.
Siccome
il
carico
fiscale
è
teoricamente
eccessivo
,
l
'
evasione
serve
a
ridurlo
empiricamente
.
È
un
meccanismo
molto
più
sbrigativo
ed
efficiente
di
quanto
non
sarebbe
una
riforma
che
riequilibrasse
e
redistribuisse
il
carico
fiscale
con
misura
ed
equità
.
È
un
meccanismo
che
privatizza
,
per
così
dire
,
anche
le
tasse
,
lasciando
250
00o
miliardi
nelle
mani
di
chi
sa
farne
buon
uso
.
È
un
meccanismo
perfettamente
in
regola
con
la
filosofia
dominante
nell
'
economia
,
nella
società
e
nella
politica
nazionale
.
L
'
evasione
,
in
queste
proporzioni
,
cessa
di
essere
un
reato
o
un
danno
per
la
comunità
,
o
per
uno
Stato
castrato
e
immeritevole
.
Diventa
un
regolatore
e
un
incentivo
,
un
record
che
nessun
paese
europeo
può
vantare
e
che
ci
pone
all
'
avanguardia
del
liberismo
continentale
,
garantendo
consenso
e
stabilità
di
governo
.
È
perfino
strano
che
si
sia
fermata
a
quota
250
,
visto
che
non
è
in
alcun
modo
perseguita
e
non
si
rischiano
fotografie
in
flagranza
di
reato
.
È
perfino
strano
che
non
si
azzeri
ogni
prelievo
,
salvo
che
sulle
buste
paga
,
come
si
invoca
nelle
piazze
.
Proporrei
una
Commissione
bicamerale
.
L
'
articolo
53
della
Costituzione
dice
che
«
tutti
sono
tenuti
a
concorrere
alle
spese
pubbliche
in
ragione
della
loro
capacità
contributiva
»
,
e
che
«
il
sistema
tributario
è
informato
a
criteri
di
progressività
»
.
È
tempo
di
abrogarlo
,
con
larghissima
intesa
.