StampaQuotidiana ,
Quando
scoppiò
la
seconda
guerra
mondiale
(
che
non
è
mai
finita
)
pochi
se
l
'
aspettavano
.
Credevano
che
si
sarebbe
fermata
,
prima
,
in
Spagna
oppure
in
Austria
o
in
Cecoslovacchia
.
Poi
credevano
che
la
pugnalata
di
Mussolini
alla
Francia
si
sarebbe
conclusa
con
tremila
morti
da
gettare
sul
tavolo
della
pace
.
E
gli
americani
tutto
potevano
immaginare
meno
che
l
'
attacco
giapponese
a
Pearl
Harbour
.
Non
è
per
dire
che
siamo
alla
vigilia
della
terza
guerra
mondiale
e
non
ce
ne
accorgiamo
.
I
rapporti
di
forza
mondiali
e
continentali
sono
cambiati
e
l
'
eventualità
di
un
conflitto
generalizzato
appartiene
ancora
al
futuro
.
Ma
siamo
già
entrati
e
viviamo
,
nel
presente
,
dentro
una
guerra
che
coinvolge
l
'
Europa
,
il
suo
territorio
e
le
sue
popolazioni
.
Quindici
giorni
fa
non
Io
sospettavamo
,
tra
quindici
giorni
che
cosa
accadrà
che
non
sospettiamo
?
Non
è
un
'
operazione
punitiva
o
di
dissuasione
,
è
una
guerra
che
vuole
l
'
avversario
in
ginocchio
.
Non
è
una
guerra
dichiarata
da
un
organismo
internazionale
né
dai
parlamenti
nazionali
ma
decisa
da
grandi
potenze
associate
in
un
patto
militare
che
scavalca
i
suoi
compiti
istituzionali
.
È
una
guerra
diretta
contro
un
paese
sovrano
,
una
nazione
,
a
cui
si
nega
sovranità
perché
ne
fa
cattivo
uso
.
È
una
guerra
che
dichiara
il
fine
umanitario
di
impedire
il
massacro
in
Kosovo
ma
non
lo
impedisce
e
somma
massacro
a
massacro
.
Mi
domando
come
i
serbi
giudichino
questa
guerra
che
devasta
le
loro
città
.
Probabilmente
hanno
un
ricordo
del
1939
più
preciso
del
nostro
.
Per
chiamare
alla
mobilitazione
e
alla
resistenza
,
la
propaganda
del
regime
di
Milosevi
?
diffonde
filmati
antinazisti
e
non
fa
appello
solo
al
sentimento
patriottico
ma
a
questa
memoria
.
Clinton
e
i
suoi
generali
d
'
acciaio
paragonano
a
Hitler
qualunque
nemico
,
ma
per
i
serbi
Hitler
pilota
oggi
i
bombardieri
tedeschi
ed
euroamericani
che
volano
sulle
loro
teste
.
Lo
pensano
solo
i
serbi
o
tutto
il
mondo
slavo
?
Non
si
sa
,
a
questo
punto
,
quale
sia
il
retroterra
mentale
degli
strateghi
americani
.
Se
la
Serbia
non
cadrà
in
ginocchio
a
implorare
pietà
,
fino
a
quando
e
fino
a
dove
porteranno
l
'
escalation
?
È
difficile
che
incassino
una
sconfitta
militare
e
politica
,
c
'
è
una
megalomania
e
un
impulso
di
onnipotenza
biblica
nel
loro
modo
di
agire
,
soprattutto
c
'
è
l
'
interesse
a
menomare
in
culla
l
'
Unione
Europea
,
dove
non
abita
nessun
De
Gaulle
.
Sbarcheranno
e
sbarcheremo
nei
Balcani
come
in
Normandia
?
L
'
Italia
è
in
prima
linea
in
questa
avventura
,
non
solo
per
ragioni
geografiche
ma
perché
ha
una
storia
nei
Balcani
(
non
una
bella
storia
)
.
Non
è
più
«
solo
»
una
portaerei
e
qualche
suo
ministro
si
spinge
a
ipotizzare
un
coinvolgimento
di
truppe
.
Ma
non
è
l
'
Italia
fascista
,
è
l
'
Italia
repubblicana
:
ecco
un
'
evoluzione
storica
che
non
immaginavamo
.
No
,
la
mozione
della
maggioranza
di
governo
non
tratterrà
i
Cruise
per
la
coda
:
forse
è
peggio
di
niente
,
perché
ci
attribuisce
un
protagonismo
che
ha
come
presupposto
il
consenso
incondizionato
alla
scelleratezza
della
guerra
.
Solo
un
'
insorgenza
dell
'
opinione
pubblica
può
cambiare
il
corso
delle
cose
e
impedire
che
finisca
in
un
inferno
per
tutti
.
È
difficile
,
ma
favorire
questa
presa
di
coscienza
è
l
'
unica
possibilità
che
abbiamo
.
StampaQuotidiana ,
Vorrei
sapere
se
il
pilota
americano
del
Cermis
,
il
boy
di
cui
abbiamo
dimenticato
il
nome
e
la
faccia
,
sta
in
queste
ore
bombardando
o
mitragliando
a
bassa
quota
Belgrado
.
Sarebbe
giusto
,
è
un
esperto
nei
voli
radenti
,
lo
abbiamo
addestrato
nelle
nostre
basi
,
e
ora
la
nostra
dignità
nazionale
offesa
dalla
sua
assoluzione
verrebbe
ripagata
se
quel
veterano
guidasse
questa
guerra
umanitaria
a
fianco
del
generale
Clark
e
del
ministro
Scognamiglio
.
Il
quale
ultimo
ha
un
pregio
,
quello
di
aver
detto
apertamente
una
verità
che
D
'
Alema
ancora
tace
goffamente
ma
che
era
chiara
fin
dall
'
inizio
:
che
anche
noi
pagheremo
presto
un
prezzo
di
sangue
,
come
ogni
paese
europeo
,
un
prezzo
incalcolabile
se
la
guerra
sfocerà
in
un
'
invasione
del
Kosovo
e
quindi
della
Serbia
e
dei
Balcani
,
da
parte
della
Nato
.
Nessuno
pensi
che
,
trattandosi
di
una
follia
,
non
si
verificherà
.
Bili
Jefferson
Clinton
,
che
si
fa
fotografare
in
queste
ore
mentre
gioca
a
golf
per
rimettersi
da
altre
fatiche
,
si
è
assegnato
una
missione
da
demiurgo
e
,
se
la
follia
non
è
una
categoria
della
politica
,
la
volontà
di
potenza
lo
è
.
L
'
idea
guida
è
una
sola
,
è
il
primato
militare
e
produttivo
americano
a
cui
tutto
dev
'
essere
subordinato
.
Non
Milosevi
?
,
che
è
solo
un
nazionalista
(
folle
?
)
,
non
la
Russia
che
muove
le
navi
ma
è
al
guinzaglio
del
Fondo
monetario
internazionale
,
bensì
l
'
Europa
vecchia
e
neonata
e
il
suo
euro
da
soffocare
in
culla
:
questa
è
la
strategia
americana
.
Se
la
guerra
sfocerà
nell
'
invasione
e
nell
'
occupazione
permanente
del
Kosovo
,
un
vulcano
in
perenne
eruzione
oltre
l
'
Adriatico
,
questa
non
sarà
un
'
escalation
improvvisata
ma
pianificata
fin
dall
'
inizio
.
Sarà
presentata
come
«
inevitabile
»
,
come
clamorosa
rappresaglia
all
'
inaudito
sequestro
di
tre
marines
americani
in
Macedonia
?
Ma
sarà
invece
il
frutto
di
un
freddo
calcolo
.
Non
so
se
i
governanti
europei
siano
stati
infinocchiati
o
fossero
informati
fin
dall
'
inizio
di
questa
opzione
finale
e
abbiano
mentito
ai
loro
popoli
.
E
non
so
quale
tra
queste
due
sia
l
'
ipotesi
peggiore
.
Che
differenza
farebbe
se
avessimo
l
'
on.
Berlusconi
a
capo
del
governo
?
Forse
i
toni
delle
televisioni
sarebbero
ancora
più
bellicosi
e
anche
lo
spirito
umanitario
sarebbe
più
enfatico
(
ricordate
l
'
uomo
di
Arcore
in
pianto
tra
gli
emigranti
albanesi
sul
molo
di
Brindisi
)
.
Ma
non
farebbe
gran
differenza
,
il
Polo
ha
già
al
governo
i
ministri
della
Difesa
e
degli
Esteri
.
Una
differenza
ci
sarebbe
in
senso
opposto
:
nel
senso
che
l
'
opinione
di
sinistra
ritroverebbe
se
stessa
e
la
sua
unità
nella
lotta
per
la
pace
e
la
protesta
riempirebbe
le
piazze
.
Di
fronte
a
questo
paradosso
e
a
questo
orrore
che
cresce
su
se
stesso
è
difficile
sottrarsi
a
un
senso
di
stordimento
e
di
impotenza
.
Perfino
la
voce
del
Papa
,
così
ascoltata
nella
sua
veemenza
profetica
contro
l
'
impero
del
male
,
è
flebile
e
ignorata
adesso
che
implora
la
pace
nel
giorno
di
Pasqua
.
Ma
è
una
ragione
di
più
perché
ciascuno
faccia
sentire
la
propria
voce
come
può
sperando
che
diventi
un
coro
.
StampaQuotidiana ,
La
sinistra
italiana
va
al
governo
.
C
'
è
già
stata
,
nei
due
annidi
fondazione
della
Repubblica
,
e
poi
ci
ha
girato
intorno
con
Nenni
,
con
Moro
,
con
i
recenti
governi
tecnici
.
Ma
è
tutta
un
'
altra
cosa
.
Ora
ci
va
per
investitura
diretta
del
popolo
,
con
una
coalizione
tecnicamente
maggioritaria
di
cui
è
parte
dominante
.
Dunque
finalmente
governerà
,
com
'
è
da
tempo
sua
aspirazione
,
e
dovrà
dimostrare
in
tempi
rapidi
di
saperlo
fare
bene
,
meglio
e
diversamente
da
tutti
i
governi
del
passato
remoto
e
recente
.
Il
che
è
difficile
,
perché
difficili
e
numerosi
sono
i
problemi
da
affrontare
.
Ma
non
poi
tanto
,
perché
il
consenso
ottenuto
è
sufficiente
ed
esigente
e
perché
siamo
stati
governati
così
male
che
fare
meglio
e
dare
un
segnale
di
novità
,
non
miracoloso
ma
chiaro
e
distinto
,
non
è
un
'
impresa
titanica
.
Penso
che
si
debba
deporre
ogni
diffidenza
,
non
certo
lo
spirito
critico
che
è
un
'
altra
cosa
,
e
che
senza
scetticismi
o
euforie
fuori
luogo
si
debba
concedere
il
massimo
credito
a
questa
esperienza
.
Non
mi
è
piaciuta
la
strada
seguita
per
arrivare
al
traguardo
,
ma
ora
mi
sembra
secondario
.
Non
salgo
sul
carro
del
vincitore
perché
non
mi
appartiene
,
ma
consiglio
di
farlo
.
Ho
scritto
cinquanta
giorni
fa
di
una
probabile
vittoria
di
Pirro
,
cioè
costosa
ed
effimera
,
ma
è
un
dubbio
da
accantonare
e
semmai
una
ragione
di
più
per
consolidarne
il
risultato
.
L
'
analisi
del
voto
è
molto
ardua
,
molte
sono
le
cose
che
si
prestano
a
diverse
interpretazioni
o
addirittura
non
si
capiscono
.
Fatto
sta
che
,
sebbene
una
maggioranza
della
società
sia
ancora
orientata
variamente
a
destra
,
ha
prevalso
politicamente
una
concezione
della
democrazia
e
dello
stato
sociale
che
è
patrimonio
della
sinistra
.
È
che
conta
più
di
un
programma
.
Senonché
non
si
tratta
più
,
adesso
,
di
predicare
attorno
ai
valori
della
partecipazione
e
della
solidarietà
ma
di
renderli
operanti
,
anzi
governanti
.
Fino
a
farli
diventare
,
con
pragmatismo
ma
con
determinazione
e
anche
con
fantasia
,
un
messaggio
di
civiltà
.
Una
sinistra
non
può
andare
al
governo
(
e
neppure
un
centro
-
sinistra
)
senza
ambizioni
pari
alle
attese
che
suscita
.
Cittadinanza
,
lavoro
,
istruzione
,
ambiente
,
fisco
,
non
sono
un
elenco
di
comparti
con
portafogli
ministeriali
annessi
,
ma
un
tutto
.
Non
credo
che
porre
questo
tutto
al
centro
di
un
'
azione
innovativa
di
governo
comporti
il
ribaltamento
delle
compatibilità
di
sistema
,
può
bastare
molto
meno
.
Comporta
una
«
riforma
intellettuale
e
morale
»
,
semmai
,
che
non
ha
prezzo
.
In
fondo
,
il
generale
De
Gaulle
è
passato
alla
storia
anche
perché
fece
reimbiancare
Parigi
.
Da
noi
mi
accontenterei
di
riverniciare
scuole
e
ospedali
.
E
se
al
posto
della
leva
militare
si
istituisse
un
servizio
civile
altrettanto
perentorio
,
sarebbe
una
rivoluzione
.
Nessuno
torna
indietro
.
Se
lo
faremo
,
dando
prova
di
mediocrità
,
lo
pagheremo
a
carissimo
prezzo
non
tra
cinque
anni
ma
molto
prima
.
StampaQuotidiana ,
Non
riusciremo
a
processare
con
dignità
,
e
a
condannare
con
severità
e
clemenza
,
questo
vecchio
criminale
nazista
di
nome
Priebke
?
Non
pagheremo
questo
debito
morale
che
abbiamo
con
i
335
italiani
,
ebrei
e
non
ebrei
,
massacrati
alle
Ardeatine
?
E
che
abbiamo
,
più
in
generale
,
con
i
caduti
della
Liberazione
e
con
la
storia
di
questo
paese
?
Così
pare
,
se
è
vero
che
questo
processo
si
svolge
in
un
'
aula
indecorosa
anche
per
una
pretura
di
paese
,
con
un
imputato
non
intenerito
dall
'
età
,
glaciale
e
altezzoso
a
cospetto
dei
familiari
delle
sue
vittime
,
ospiti
accalcati
e
ingombranti
.
Ma
di
che
pasta
sono
,
le
istituzioni
militari
e
giudiziarie
di
questo
paese
?
Se
Priebke
è
un
dignitoso
soldato
,
accompagnatelo
in
un
sopralluogo
alle
Ardeatine
per
vedere
come
saluta
quelle
tombe
.
Già
il
più
famoso
giornalista
italiano
,
che
ha
fatto
inconsapevolmente
il
suo
dovere
nella
guerra
chimica
in
Abissinia
,
ha
scritto
che
Priebke
è
solo
un
nazista
consapevole
che
ha
doverosamente
ubbidito
agli
ordini
.
E
ieri
un
giornale
milanese
ha
di
nuovo
indicato
come
colpevoli
della
strage
i
partigiani
di
via
Rasella
,
con
l
'
accusa
supplementare
dell
'
uccisione
di
un
ragazzo
.
Perché
lo
chiamiamo
revisionismo
storico
?
Chi
pensa
e
scrive
queste
cose
è
in
perfetta
continuità
col
passato
.
Pensa
e
scrive
che
la
guerra
nazista
e
l
'
occupazione
tedesca
a
Roma
,
come
in
Europa
,
erano
normali
,
che
l
'
anomalia
stava
in
chi
resisteva
.
Pensa
e
scrive
che
la
criminalità
(
achtung
,
banditen
)
stava
negli
improvvisati
attentati
partigiani
,
la
legalità
nella
rappresaglia
dei
buoni
soldati
del
Reich
.
Personalmente
sono
convinto
che
la
guerra
,
ogni
guerra
,
è
di
per
sé
un
crimine
contro
l
'
umanità
,
o
meglio
un
crimine
dell
'
umanità
contro
se
stessa
.
Ma
questo
non
mi
fa
dimenticare
che
c
'
era
un
abisso
fra
l
'
animo
di
chi
combatteva
quella
guerra
per
la
propria
e
altrui
libertà
e
l
'
animo
di
chi
la
combatteva
per
la
supremazia
e
il
dominio
,
tra
quei
giovani
che
andavano
allo
sbaraglio
e
le
funeste
divise
del
Reich
.
Il
clima
torbido
che
si
vuoi
creare
attorno
a
un
processo
che
dovrebbe
essere
semplice
ed
esemplare
mi
conferma
purtroppo
in
un
'
altra
convinzione
che
ogni
tanto
incautamene
esprimo
,
su
quanto
siano
profonde
e
non
recise
nella
storia
italiana
le
radici
del
fascismo
.
Del
fascismo
in
senso
puro
.
StampaQuotidiana ,
Il
programma
«
costituzionale
»
del
presidente
Leone
era
facilmente
prevedibile
,
si
identificava
con
la
natura
stessa
dell
'
uomo
.
Nel
messaggio
di
investitura
rivolto
ai
due
rami
del
Parlamento
,
è
emersa
con
assoluta
chiarezza
la
concezione
del
presidente
della
Repubblica
,
dei
suoi
poteri
e
dei
suoi
limiti
,
coincidente
con
un
'
intera
tradizione
giuridica
:
l
'
altissimo
magistrato
cui
non
spetta
«
formulare
programmi
o
indicare
soluzioni
»
,
ma
solo
vigilare
sull
'
osservanza
della
Costituzione
e
garantirne
i
rigidi
adempimenti
.
È
la
linea
che
si
ricollega
direttamente
al
primo
capo
provvisorio
dello
Stato
,
a
Enrico
De
Nicola
,
verso
il
quale
Leone
conserva
una
devota
e
memore
fedeltà
:
l
'
unico
presidente
che
sia
stato
non
a
caso
da
lui
ricordato
,
nell
'
intero
testo
dell
'
allocuzione
,
insieme
col
suo
diretto
predecessore
,
Giuseppe
Saragat
.
Leone
esprime
una
società
di
«
notabili
»
:
fermissima
nell
'
ossequio
ai
valori
della
democrazia
parlamentare
,
e
del
pluralismo
democratico
,
ma
altrettanto
ferma
nel
rispetto
della
collocazione
e
dell
'
autonomia
individuale
dell
'
uomo
politico
.
Egli
non
è
figlio
-
rara
avis
-
della
partitocrazia
,
è
uno
dei
rari
democristiani
che
abbia
sempre
rifiutato
la
gara
spietata
delle
correnti
,
che
non
si
sia
mai
riconosciuto
in
questo
o
in
quel
gruppo
di
potere
.
Il
suo
cursus
honorum
è
da
solo
rivelatore
:
professore
universitario
e
avvocato
,
altrettanto
autorevole
nella
cattedra
che
prestigioso
nel
foro
,
giunge
alla
politica
senza
mai
rinunciare
né
alla
cultura
né
all
'
avvocatura
,
non
accetta
di
identificarsi
in
nessun
momento
nel
«
professionismo
politico
»
-
quello
che
ha
maggiormente
contribuito
ad
abbassare
il
livello
della
nostra
classe
dirigente
.
Tali
scaturigini
ideali
si
ritrovano
nel
messaggio
alla
nazione
:
non
retorico
,
talvolta
perfino
disadorno
,
ma
frutto
di
una
precisa
visione
giuridica
,
che
non
ammette
confusioni
di
competenze
fra
governo
e
Parlamento
,
che
richiama
ogni
organo
dello
Stato
«
alla
sfera
delle
proprie
attribuzioni
»
pur
nel
quadro
della
collaborazione
organica
.
Il
tutto
:
senza
ottimismi
e
senza
assurde
indulgenze
al
clima
di
una
società
politica
prefascista
,
che
non
esiste
più
.
Non
per
nulla
Leone
ha
fatto
un
riferimento
esplicito
alle
«
disfunzioni
delle
istituzioni
»
;
non
per
nulla
ha
insistito
sul
drammatico
intreccio
dei
rapporti
fra
Stato
e
regioni
ed
ha
calcato
la
mano
sull
'
«
accentuarsi
a
volte
nominalistico
dei
contrasti
fra
le
forze
politiche
»
,
l
'
esperienza
di
ogni
giorno
.
E
senza
tuttavia
assumere
pose
o
atteggiamenti
da
«
salvatore
della
patria
»
!
Lo
stesso
tocco
di
discrezione
e
di
moderazione
il
neo
-
presidente
ha
osservato
sul
tema
,
delicatissimo
,
dei
rapporti
fra
Chiesa
e
Stato
.
Il
negoziatore
paziente
e
instancabile
del
compromesso
sul
divorzio
ha
adombrato
un
indiretto
«
no
»
alla
ripresa
di
qualsiasi
guerra
religiosa
sul
tema
del
referendum
quando
ha
auspicato
,
con
una
lontana
vibrazione
degasperiana
,
la
necessità
«
di
mantenere
un
clima
che
renda
impossibile
ogni
anacronistico
steccato
»
.
Che
non
faccia
risorgere
cioè
gli
steccati
fra
guelfismo
e
ghibellinismo
,
quegli
steccati
che
l
'
esperienza
centrista
era
riuscita
ad
abbattere
o
almeno
a
limitare
,
pure
in
condizioni
tanto
più
difficili
delle
attuali
,
con
Papa
Pacelli
...
Ci
sia
consentita
,
in
proposito
,
un
'
osservazione
marginale
ma
pure
significativa
.
È
dispiaciuto
che
un
'
assemblea
parlamentare
,
dai
cui
settori
di
centro
si
è
levato
un
applauso
al
Papa
per
la
generosa
e
indiscutibile
opera
della
Santa
Sede
in
favore
della
pace
,
non
abbia
abbozzato
,
da
nessun
settore
dello
schieramento
politico
,
un
solo
segno
di
plauso
all
'
opera
svolta
dal
presidente
uscente
della
Repubblica
in
difesa
della
libertà
:
un
'
opera
svolta
-
come
Leone
ha
ricordato
nobilmente
-
con
«
senso
religioso
»
della
democrazia
.
La
correttezza
costituzionale
non
si
identifica
,
e
non
si
deve
identificare
,
con
un
«
rassegnato
fatalismo
»
.
È
il
pericolo
dei
presidenti
tipo
quarta
Repubblica
francese
,
dal
quale
Leone
saprà
sicuramente
affrancarsi
.
E
la
prova
è
nel
costante
,
insistito
richiamo
del
nuovo
capo
dello
Stato
alla
necessità
di
respingere
,
nella
lotta
sociale
,
il
metodo
della
violenza
e
dell
'
intolleranza
,
nell
'
invocazione
aperta
e
spiegata
alla
tutela
della
legalità
repubblicana
e
democratica
,
tanto
più
sacra
quanto
più
affonda
le
sue
radici
nella
genesi
stessa
della
Repubblica
,
attraverso
la
lotta
per
la
libertà
,
attraverso
l
'
esperienza
della
Resistenza
e
della
ricostruzione
post
-
bellica
,
l
'
una
inseparabile
dall
'
altra
.
Leone
ha
giustamente
insistito
sulla
necessità
di
una
maggiore
saldatura
fra
coscienza
sociale
e
istituzioni
:
compito
primario
ed
essenziale
dei
partiti
politici
,
oltre
che
delle
grandi
organizzazioni
del
lavoro
.
Speriamo
che
le
forze
politiche
italiane
non
dimentichino
l
'
esortazione
che
giunge
dal
Quirinale
nelle
prossime
,
difficili
trattative
che
saranno
volte
alla
ricostituzione
dell
'
intesa
di
centro
-
sinistra
.
Le
dimissioni
formali
del
governo
Colombo
sono
state
,
e
correttamente
,
ritirate
;
il
ministero
in
carica
è
stato
invitato
a
continuare
la
sua
opera
,
finché
non
giungerà
un
'
indicazione
diversa
dai
partiti
.
Ma
nessuno
potrebbe
illudersi
.
La
situazione
politica
è
in
movimento
.
La
tregua
ottenuta
non
andrà
oltre
il
18
gennaio
,
data
di
riapertura
del
Parlamento
.
Già
in
quell
'
occasione
,
si
porrà
la
prima
e
fondamentale
esigenza
di
chiarificazione
avanzata
dal
partito
repubblicano
e
ribadita
ieri
senza
eufemismi
nella
relazione
di
La
Malfa
:
nessuna
conferma
dell
'
appoggio
,
anche
solo
esterno
,
del
Pri
alla
coalizione
se
non
saranno
elaborate
nuove
piattaforme
politiche
e
programmatiche
corrispondenti
alla
condizione
reale
del
paese
sul
piano
economico
,
finanziario
e
sociale
.
Si
aprirà
un
tiro
alla
fune
:
i
socialisti
che
vorranno
spingere
più
a
sinistra
,
i
socialdemocratici
che
vorranno
accentuare
la
loro
funzione
riformista
ma
moderatrice
.
E
i
problemi
,
quelli
veri
,
che
torneranno
tutti
all
'
interno
della
democrazia
cristiana
:
più
aperti
,
più
laceranti
che
mai
.
La
battaglia
per
il
Quirinale
non
è
riuscita
ad
assicurare
nessuno
degli
«
organigrammi
»
di
potere
che
erano
stati
abbozzati
da
varie
parti
,
per
icavalli
di
razza
e
non
solo
per
quelli
:
ha
vinto
un
uomo
al
disopra
delle
parti
,
e
ha
vinto
proprio
per
essere
al
disopra
delle
parti
.
La
lotta
,
appena
contenuta
nei
sedici
giorni
del
round
,
rischierà
di
riesplodere
:
con
una
carica
accentuata
di
rancori
e
di
risentimenti
.
Una
sola
cosa
è
certa
:
tutta
la
buona
volontà
,
e
tutto
il
buon
senso
,
del
presidente
Leone
saranno
messi
alla
prova
.
StampaQuotidiana ,
Mi
domando
come
mai
i
ragazzi
e
le
ragazze
di
Salò
siano
venuti
in
mente
a
Luciano
Violante
nell
'
anno
1996
,
nel
giorno
della
sua
elezione
alla
presidenza
della
Camera
.
Non
trovo
risposta
.
Non
mi
pare
che
ci
sia
un
'
emergenza
,
che
viviamo
tempi
di
antifascismo
attivo
e
persecutorio
da
scoraggiare
.
Oggi
è
riconosciuta
a
Priebke
più
dignità
che
alle
sue
vittime
.
E
se
qualcuno
deve
difendersi
dall
'
insulto
di
giornali
e
volantini
,
si
tratta
di
qualche
vecchio
partigiano
.
Non
direi
neppure
che
i
fascisti
o
postfascisti
abbiano
bisogno
di
risarcimenti
supplementari
.
Sono
non
solo
del
tutto
riabilitati
e
innocenti
ma
gratificati
da
un
vasto
consenso
,
e
per
poco
non
sono
al
governo
dell
'
Italia
.
Un
clima
persecutorio
contro
i
vinti
non
c
'
è
mai
stato
neanche
in
passato
.
Ci
fu
un
'
amnistia
e
nessuna
epurazione
né
in
basso
né
in
alto
.
L
'
unico
processato
e
fucilato
dopo
la
guerra
fu
mi
pare
Pietro
Koch
,
giovane
capo
della
banda
omonima
,
un
patriota
che
ho
conosciuto
.
Fin
dall
'
inizio
il
Msi
,
erede
della
Rsi
,
fu
legittimato
come
forza
politica
ausiliaria
e
utilizzato
in
alleanze
elettorali
e
parlamentari
.
Parallelamente
,
la
Resistenza
nella
sua
componente
comunista
fu
denigrata
dai
governi
democristiani
e
dai
corpi
dello
Stato
con
molto
zelo
,
in
coerenza
con
la
guerra
fredda
.
Più
in
generale
,
la
storia
è
stata
riscritta
in
questi
anni
non
solo
in
Italia
ma
in
Europa
e
le
parti
sono
state
ribaltate
.
Non
parificate
o
conciliate
,
ma
ribaltate
.
È
senso
comune
che
l
'
olocausto
sia
un
'
esagerazione
e
che
la
gioventù
hitleriana
,
come
i
militi
della
Rsi
,
avesse
alti
ideali
.
Un
caduto
o
un
decorato
della
Resistenza
sono
invece
controversi
o
retorici
,
garibaldini
ritardati
.
Erano
miei
compagni
di
scuola
,
i
ragazzi
e
le
ragazze
di
Salò
.
Non
erano
misteriosi
,
erano
figli
del
fascismo
e
hanno
continuato
a
fare
ciò
che
gli
era
stato
insegnato
.
Oppure
erano
coscritti
,
dopo
l'8
settembre
non
c
'
erano
le
truppe
americane
ma
le
accoglienti
divisioni
tedesche
.
Di
fronte
al
Senato
ho
rivisto
per
caso
alzando
gli
occhi
la
lapide
che
ricorda
Persichetti
,
un
ragazzo
di
Porta
S
.
Paolo
.
Questo
sì
che
è
un
mistero
,
come
gli
sarà
venuto
in
mente
di
andare
a
morire
da
solo
contro
un
intero
esercito
?
Tutto
per
lui
era
perduto
in
quei
giorni
,
come
avrà
fatto
a
ritrovare
l
'
identità
?
Tra
i
miei
compagni
di
scuola
c
'
era
anche
un
certo
Serra
,
che
come
gappista
partecipò
indirettamente
a
via
Rasella
,
poi
fu
arrestato
,
poi
si
arruolò
nell
'
esercito
volontario
e
fu
ucciso
da
un
obice
sulla
linea
gotica
.
Era
un
vincitore
nato
,
poco
interessante
.
Non
sentivo
il
bisogno
,
lo
confesso
,
di
una
menzione
speciale
dei
ragazzi
e
delle
ragazze
di
Salò
.
Non
sentivo
il
bisogno
neppure
di
un
'
ovazione
fascista
.
Ma
forse
è
questa
l
'
arte
di
governo
.
Forse
serve
a
formare
un
fronte
unico
contro
chi
attenta
al
cuore
dello
Stato
.
StampaQuotidiana ,
Sul
primo
governo
di
centro
-
sinistra
della
storia
repubblicana
,
quello
Moro
-
Nenni
,
sventolò
la
bandiera
della
nazionalizzazione
dell
'
energia
elettrica
,
costosissima
e
infruttuosa
.
Sul
nuovissimo
governo
di
centro
-
sinistra
dell
'
Ulivo
proponiamo
che
sventoli
la
bandiera
di
una
nazionalizzazione
inedita
,
gratuita
e
altamente
produttiva
,
la
nazionalizzazione
del
Giubileo
.
Un
Giubileo
non
apostolico
-
romano
ma
apostolico
-
peninsulare
,
o
semplicemente
apostolico
,
senza
con
ciò
far
torto
né
al
sindaco
Rutelli
né
al
nome
di
battesimo
del
presidente
del
Consiglio
.
Indirizziamo
e
incanaliamo
equamente
i
40
milioni
di
pellegrini
,
desiderosi
di
santificare
il
z000
,
verso
le
molte
città
sante
d
'
Italia
,
ciascuna
delle
quali
può
vantare
un
insigne
patrono
e
basiliche
e
romitaggi
famosi
.
Grande
giovamento
ne
trarrebbero
:
a
)
la
fede
;
b
)
le
opere
pubbliche
,
con
o
senza
carabinieri
;
c
)
lo
spirito
ad
un
tempo
nazionale
e
federale
della
penisola
.
Preghiera
,
devozione
,
penitenza
,
indulgenza
,
oboli
,
pervaderebbero
ogni
borgo
dalle
Alpi
al
mare
,
dal
Nord
-
Est
al
profondo
Sud
,
fino
alla
cattedrale
di
Noto
che
risorgerebbe
ad
opera
dei
giubilanti
.
Che
la
sede
di
Pietro
e
anche
quella
di
Di
Pietro
siano
in
Roma
non
è
un
impedimento
,
anzi
:
il
Pontefice
ama
seguire
il
gregge
nelle
migrazioni
,
l
'
eccesso
di
romanità
non
giova
all
'
unità
delle
Chiese
cristiane
,
e
il
ministro
e
i
suoi
carabinieri
eserciterebbero
a
tutto
campo
la
delega
per
le
aree
urbane
di
cui
sono
titolari
.
La
malapianta
della
simonia
e
del
mercimonio
,
che
né
la
Riforma
luterana
né
il
Concilio
di
Trento
,
né
i
canoni
1441
,
1465
e
2371
del
Codice
di
diritto
canonico
hanno
mai
del
tutto
estirpato
,
attecchirebbe
meno
facilmente
se
decentrata
e
sottratta
al
monopolio
dei
palazzinari
e
campioni
olimpici
metropolitani
.
Dilatando
e
nazionalizzando
l
'
evento
,
il
rapporto
virtuoso
tra
investimenti
e
rendimento
verrebbe
incrementato
,
i
pellegrini
e
penitenti
raddoppierebbero
fino
a
Zoo
milioni
,
si
potrebbe
cominciare
subito
e
andare
oltre
il
2000
.
Come
ha
detto
autorevolmente
il
cardinale
Ratzinger
,
non
bisogna
formalizzarsi
sulla
data
.
E
neppure
sui
luoghi
,
dunque
.
In
un
Giubileo
diluito
,
perpetuato
,
nazionalizzato
e
federalizzato
,
non
solo
S
.
Pietro
ma
anche
S
.
Francesco
d
'
Assisi
e
S
.
Antonio
da
Padova
e
S
.
Gennaro
ospiterebbero
degnamente
i
fedeli
.
E
molti
sindaci
e
vescovi
affiancherebbero
volentieri
il
sovraffaticato
Rutelli
.
E
il
presidente
del
Consiglio
vedrebbe
valorizzato
il
suo
ruolo
primario
.
E
a
Roma
sarebbero
ecologicamente
risparmiate
40
milioni
di
pizze
a
taglio
e
lattine
di
birra
giornaliere
per
credenti
e
miscredenti
giapponesi
.
È
vero
,
tutto
oggi
è
privatizzato
ad
eccezione
di
gratta
e
vinci
.
Facciamo
del
Giubileo
una
più
alta
ed
ecumenica
eccezione
.
Se
l
'
on.
Pannella
fosse
sopravvissuto
alle
elezioni
,
potrebbe
indire
un
referendum
.
StampaQuotidiana ,
Suggerisco
al
presidente
Scalfaro
,
e
anche
al
presidente
Violante
,
una
visita
a
Cefalonia
,
poco
distante
da
Brindisi
.
Ci
sono
nell
'
isoletta
greca
un
modesto
monumento
e
una
lapide
all
'
interno
di
una
cava
ardeatina
che
ricordano
i
diecimila
soldati
,
sottufficiali
,
ufficiali
di
ogni
grado
della
divisione
Acqui
,
per
metà
uccisi
in
combattimento
e
per
metà
fucilati
dai
tedeschi
e
sepolti
in
mucchio
,
nel
settembre
del
1943
.
Era
un
pezzo
dell
'
esercito
italiano
,
ragazzi
di
Calabria
,
Sardegna
,
Friuli
e
chissà
dove
,
prima
mandati
allo
sbaraglio
da
Mussolini
e
poi
abbandonati
a
se
stessi
dal
Re
e
dai
capi
militari
,
dopo
l
'
armistizio
e
la
fuga
a
Brindisi
.
Ma
sì
,
rimpatriamo
le
salme
dei
Savoia
,
trasferendole
nel
cimitero
e
nell
'
ossario
italiano
di
Cefalonia
.
Questo
sì
sarebbe
un
rito
,
per
quanto
macabro
,
di
pacificazione
e
umiltà
nazionale
.
E
richiamiamo
dall
'
esilio
i
viventi
di
sangue
reale
,
con
fissa
dimora
a
Brindisi
:
quella
è
la
loro
capitale
elettiva
,
non
Roma
disertata
e
abbandonata
nelle
mani
di
Priebke
e
dei
ragazzi
di
Salò
.
Sono
passati
cinquantatré
anni
,
ma
è
come
se
queste
cose
fossero
accadute
ieri
,
per
chi
c
'
era
.
Certo
non
si
studiano
e
non
si
studieranno
mai
nelle
nostre
scuole
pubbliche
e
private
,
neanche
se
ministro
dell
'
istruzione
fosse
Federico
Engels
,
e
i
più
giovani
non
ne
sanno
nulla
.
Ma
è
tristissimo
che
ne
giunga
per
di
più
alle
loro
orecchie
un
'
eco
distorta
e
bugiarda
.
Poco
male
,
se
Scalfaro
e
Violante
parlassero
a
titolo
personale
,
il
male
è
che
rivestono
le
loro
parole
di
un
'
autorità
che
in
questa
materia
non
gli
compete
affatto
.
In
quei
giorni
non
andò
perduta
genericamente
l
'
identità
nazionale
,
come
pensa
il
prof.
Galli
della
Loggia
,
ma
si
celebrò
specificamente
il
fallimento
delle
classi
dirigenti
di
questo
paese
.
Se
qualcuno
vuol
celare
o
sminuire
quel
fallimento
e
ristabilire
una
continuità
statale
col
passato
monarco
-
fascista
,
stia
attento
:
non
colmerà
un
fossato
incolmabile
ma
seminerà
veleno
negli
animi
.
Ci
possono
essere
eccezioni
morali
più
profonde
di
quelle
territoriali
.
È
amaro
sentirsi
obbligati
a
prendere
la
penna
per
ripetere
verità
elementari
.
Almeno
questo
genere
di
testimonianze
potrebbe
esserci
risparmiato
.
StampaQuotidiana ,
Auguro
al
governo
dell
'
Ulivo
di
vincere
la
partita
Italia
-
Germania
,
intendo
la
partita
di
Manchester
non
quella
di
Maastricht
.
Non
è
che
i
nostri
governanti
scenderanno
direttamente
in
campo
,
come
contro
i
cantanti
,
ma
è
noto
che
tra
politica
e
sport
c
'
è
un
nesso
fortissimo
(
come
insegnano
l
'
Avvocato
,
il
Cavaliere
,
il
Ciclista
e
anche
le
Olimpiadi
di
Berlino
del
1936
)
.
Ha
già
fatto
due
o
tre
passi
falsi
,
il
governo
dell
'
Ulivo
,
che
Dio
perdoni
Rosi
Bindi
(
la
quale
fortunatamente
non
gioca
a
pallone
)
.
E
i
siciliani
gli
hanno
fatto
sgarbo
.
Perciò
ha
bisogno
di
ritrovare
la
pubblica
benevolenza
e
non
c
'
è
nulla
di
meglio
di
una
vittoria
sportiva
.
Per
una
volta
(
solo
una
,
rassicuro
Revelli
)
farò
il
tifo
per
Ravanelli
,
nonostante
il
nome
.
Di
solito
me
ne
infischio
,
sono
rimasto
ai
tempi
nazional
-
popolari
di
Combi
,
Rosetta
e
Caligaris
,
in
fatto
di
calcio
sono
xenofobo
e
con
queste
squadre
cosmopolite
non
so
mai
in
quale
parte
del
campo
giocano
gli
italiani
.
Eppoi
non
sopporto
i
loro
svarioni
,
se
penso
che
con
la
paga
di
uno
solo
«
il
manifesto
»
non
avrebbe
problemi
.
Ma
tiferò
per
un
'
altra
ragione
,
che
sono
arretrato
non
solo
nel
calcio
ma
anche
nella
politica
e
ho
una
vecchia
ruggine
contro
la
grande
Germania
.
Non
so
che
farci
,
se
sento
parlare
tedesco
alle
mie
spalle
ho
un
sobbalzo
e
adocchio
il
primo
portone
dove
imbucarmi
.
Se
scendessi
in
campo
,
sparerei
cannonate
immaginando
che
il
portiere
sia
il
nipote
di
Goering
.
Gli
esperti
mi
ricordano
che
in
una
partita
storica
contro
la
Germania
(
non
parlo
del
25
aprile
a
Genova
)
il
goal
decisivo
fu
di
Rivera
,
oggi
diniano
.
Quando
scrissi
che
non
avrei
votato
Dini
neanche
sotto
tortura
avevo
dimenticato
questo
particolare
meritorio
.
Mi
autocritico
,
esorto
Sacchi
a
mettere
direttamente
l
'
ex
rospo
saltatore
a
centrocampo
:
in
fondo
è
un
campionato
europeo
e
un
ministro
degli
Esteri
farebbe
la
sua
figura
.
Avevo
un
amico
la
cui
massima
aspirazione
era
fare
la
regina
d
'
Inghilterra
.
La
mia
sarebbe
fare
l
'
Arrigo
Sacchi
.
È
un
mestiere
più
divertente
del
mio
,
ne
dipendono
molte
più
cose
compresi
i
destini
nazionali
almeno
per
due
ore
.
Né
potrei
farlo
peggio
del
mio
,
visto
come
va
il
giornale
.
Soprattutto
,
lui
può
decidere
quel
che
vuole
.
Mi
adopererei
soprattutto
a
un
fine
:
evitare
gli
sbalzi
d
'
umore
che
contraddistinguono
i
nostri
giocatori
e
in
genere
il
carattere
degli
italiani
.
Più
professionalità
e
meno
passionalità
.
Per
favore
,
cerchiamo
di
non
crollare
al
primo
goal
incassato
.
Vale
anche
per
via
Tomacelli
.
Auguriamoci
piena
vittoria
.
L
'
Avvocato
ha
detto
,
dal
ponte
della
sua
barca
da
venti
miliardi
,
che
un
governo
di
sinistra
può
fare
«
certe
riforme
»
meglio
di
un
governo
di
destra
.
Quali
riforme
?
Nautiche
?
Calcistiche
?
Pensionistico
-
salariali
?
Auguriamoci
piena
sconfitta
,
in
questo
caso
.
StampaQuotidiana ,
L
'
Ulivo
ha
perso
il
campionato
europeo
,
nonostante
la
generosa
prestazione
di
Mussi
,
capogruppo
del
Pds
,
la
presenza
in
tribuna
di
Gianni
Agnelli
,
e
l
'
espulsione
del
povero
Strunz
.
Non
rientreremo
di
conseguenza
nello
Sme
?
Non
è
detto
,
in
fondo
contro
gli
überalles
abbiamo
pur
sempre
pareggiato
.
Il
nostro
tifo
è
andato
sprecato
,
o
perché
portiamo
sfortuna
o
perché
ha
ragione
Revelli
:
non
è
il
caso
di
tifare
.
Nelle
tribune
non
c
'
erano
bombe
ma
neanche
grandi
applausi
.
D
'
altronde
,
contrariamente
alle
nostre
sollecitazioni
,
non
c
'
era
neanche
Ravanelli
.
Si
è
scaldato
in
panchina
fino
allo
stremo
ma
non
è
entrato
in
campo
,
è
chiaro
che
Arrigo
Sacchi
non
legge
«
il
manifesto
»
.
Meritavamo
la
vittoria
,
non
immaginavo
che
i
tedeschi
fossero
dei
palleggiatori
all
'
indietro
,
niente
a
che
vedere
con
i
panzer
di
cinquant
'
anni
fa
.
Ma
chi
dice
di
meritare
la
vittoria
senza
ottenerla
suscita
scherno
.
Come
se
noi
dicessimo
che
meritiamo
centomila
lettori
,
cosa
peraltro
verissima
.
«
Una
maledizione
ci
insegue
»
,
ha
detto
a
un
certo
punto
il
telecronista
,
che
ama
l
'
iperbole
ed
è
l
'
unico
che
giochi
con
vera
passione
.
Ma
un
rigore
sprecato
non
è
una
maledizione
,
è
una
cosa
da
ritiro
in
convento
.
Può
capitare
,
a
me
capita
di
scrivere
pezzi
come
questo
,
ma
perché
un
pianista
che
sbaglia
una
nota
su
tremila
di
uno
studio
di
Chopin
viene
bocciato
e
un
calciatore
che
sbaglia
un
tiro
da
undici
metri
non
fa
una
piega
?
Credevo
di
distrarmi
,
ma
questo
calcio
postmoderno
ha
un
'
impressionante
somiglianza
con
la
politica
corrente
.
Noiosetto
.
Enfatico
.
Inconcludente
.
C
'
è
chi
perde
ma
nessuno
vince
.
A
parte
la
testa
di
un
certo
Bobic
,
che
spuntava
dappertutto
come
Scalfaro
e
Di
Pietro
,
e
un
paio
di
portieri
che
sanno
dove
va
la
palla
,
nell
'
arena
si
somigliano
tutti
e
sono
tutti
interscambiabili
.
Meno
Ravanelli
naturalmente
,
che
si
distingueva
perché
non
c
'
era
.
Grande
agonismo
,
dice
il
telecronista
dopo
un
minuto
di
gioco
e
otto
calci
al
pallone
.
Anticipo
netto
,
quasi
potesse
darsi
un
anticipo
ritardato
.
Bell
'
aggancio
di
palla
,
come
se
lo
stop
non
si
imparasse
da
piccoli
nei
ricreatori
parrocchiali
.
Durissimo
attacco
di
D
'
Alema
a
Veltroni
.
Di
Pietro
minaccia
le
dimissioni
.
Scontro
Ciampi
-
Bankitalia
.
Sarà
la
TV
,
che
riduce
tutto
in
Coca
-
Cola
.
Vorrei
che
gli
esperti
mi
spiegassero
una
cosa
.
Perché
mai
,
al
trentesimo
del
secondo
tempo
,
una
squadra
che
sta
per
essere
eliminata
e
non
ha
più
nulla
da
perdere
salvo
l
'
onore
non
si
butta
allo
sbaraglio
,
compreso
il
portiere
a
centrocampo
?
Non
passerebbe
alla
storia
un
portiere
che
segna
il
goal
della
vittoria
?
Dite
quel
che
volete
,
io
sono
per
la
formazione
uno
due
tre
cinque
.
Combi
,
Rosetta
,
Caligaris
,
Piziolo
avanti
,
Bertolini
ecc.
Chi
ha
ben
detto
che
la
miglior
difesa
è
l
'
attacco
?
Enrico
Toti
?
Umberto
Bossi
?
Caro
Valentino
,
io
seguirei
questa
linea
,
nella
nostra
assemblea
di
sabato
.