StampaQuotidiana ,
Non
è
certamente
una
grande
scoperta
dire
che
non
esiste
una
sinistra
europea
con
valori
e
strategie
comuni
.
Tali
e
tante
sono
le
origini
,
le
diversità
,
le
esperienze
di
governo
e
di
opposizione
,
le
alleanze
:
laburisti
inglesi
,
socialisti
italiani
,
socialisti
francesi
o
tedeschi
,
come
spagnoli
o
scandinavi
e
greci
sono
sempre
stati
diversi
ieri
,
e
ancor
più
lo
sono
oggi
,
soprattutto
con
l
'
inserimento
frettoloso
nella
grande
famiglia
dell
'
Internazionale
socialista
di
tanti
post
-
comunisti
,
convertiti
dell
'
ultima
ora
,
prima
o
dopo
il
crollo
del
Muro
di
Berlino
.
Fin
dal
dopoguerra
,
ciascun
governo
europeo
d
'
ispirazione
o
di
consenso
socialdemocratico
finiva
con
l
'
interpretare
in
chiave
autarchica
,
nazionale
,
tanto
le
politiche
sociali
,
quanto
le
più
generali
strategie
di
politica
economica
.
In
altri
termini
ciascun
Paese
sceglieva
il
mix
di
occupazione
,
disoccupazione
,
Welfare
che
più
riteneva
compatibile
con
la
propria
struttura
economica
e
con
il
proprio
equilibrio
sociale
.
Con
deficit
e
debito
a
fare
da
grandi
ammortizzatori
dei
conflitti
distributivi
conseguenti
.
Se
i
conti
non
tornavano
,
svalutazione
e
inflazione
mettevano
le
cose
a
posto
.
Ed
è
così
che
le
tante
sinistre
europee
,
al
governo
da
sole
,
o
alleate
soprattutto
con
i
partiti
d
'
ispirazione
cattolica
,
hanno
ricostruito
l
'
Europa
,
più
preoccupate
della
distribuzione
della
ricchezza
che
dell
'
effettiva
produzione
della
stessa
.
È
questa
l
'
Europa
del
consenso
socialdemocratico
(
anche
se
non
tutta
socialdemocratica
)
che
decide
a
Maastricht
nel
febbraio
del
'92
di
avviare
il
processo
di
convergenza
su
deficit
,
debito
,
inflazione
e
tassi
d
'
interesse
.
È
questa
l
'
Europa
che
con
il
socialista
Delors
tenta
nel
dicembre
'93
,
con
il
suo
libro
bianco
,
di
compensare
con
un
piano
d
'
intervento
di
derivazione
neo
-
keynesiana
gli
effetti
negativi
della
convergenza
monetaria
sulle
variabili
reali
,
prima
fra
tutte
l
'
occupazione
.
Ma
,
mentre
il
processo
di
convergenza
sulle
variabili
finanziarie
avanza
fino
alla
nascita
della
moneta
unica
,
del
piano
Delors
su
investimenti
e
occupazione
si
perdono
quasi
subito
le
tracce
,
in
quanto
produttore
d
'
inflazione
e
deficit
.
E
arriviamo
al
primo
gennaio
'99
,
anno
in
cui
si
apre
la
terza
e
ultima
fase
dell
'
unione
monetaria
:
l
'
euro
,
dopo
una
prima
breve
euforia
,
si
caratterizza
per
un
'
estrema
debolezza
rispetto
al
dollaro
,
e
la
disoccupazione
rimane
alta
,
insopportabile
.
Ora
,
al
di
là
dei
proclami
altisonanti
,
come
quelli
contenuti
nei
"
21
punti
"
per
il
XXI
secolo
del
manifesto
elettorale
del
Partito
socialista
europeo
(
di
un
mese
fa
)
,
o
quelli
lanciati
a
Milano
in
questi
giorni
per
un
patto
europeo
per
l
'
occupazione
,
di
novità
in
giro
se
ne
vedono
ben
poche
,
e
quelle
poche
,
inquietanti
:
come
la
marcia
indietro
tedesca
sul
bilancio
,
e
come
la
proposta
,
sempre
tedesca
,
volta
all
'
introduzione
di
un
salario
,
un
fisco
,
un
Welfare
europeo
,
allo
scopo
di
evitare
pericolose
(
per
i
tedeschi
)
forme
di
concorrenza
tra
i
Paesi
.
La
convergenza
nel
Welfare
,
nel
mercato
del
lavoro
,
nelle
politiche
fiscali
,
in
presenza
di
moneta
unica
e
di
un
bilancio
federale
di
entità
risibile
,
del
tutto
incapace
,
quindi
,
di
reali
politiche
ridistributive
,
rischia
di
trasformarsi
in
un
insopportabile
fattore
di
discriminazione
ed
emarginazione
dei
partner
dell
'
euro
meno
sviluppati
e
meno
efficienti
,
imponendo
,
di
fatto
,
i
costi
e
le
regole
dei
Paesi
più
forti
(
a
più
alta
produttività
)
ai
Paesi
più
deboli
(
a
produttività
più
bassa
)
.
Fin
qui
le
idee
,
poche
e
ben
confuse
dei
socialisti
continentali
,
con
il
solo
Blair
a
predicare
la
bontà
del
modello
americano
.
Ma
ecco
che
,
a
conclusione
del
lugubre
congresso
Pse
di
Milano
,
l
'
ineffabile
ministro
delle
Finanze
tedesco
Lafontaine
se
ne
esce
con
un
'
altra
delle
sue
:
"
Per
il
rilancio
della
crescita
e
la
lotta
contro
la
disoccupazione
,
l
'
Europa
segua
l
'
esempio
americano
"
.
Esattamente
il
contrario
di
quanto
hanno
detto
sino
a
oggi
i
socialisti
continentali
francesi
(
con
le
loro
35
ore
)
;
italiani
(
con
la
loro
concertazione
)
e
tedeschi
(
con
il
loro
egemonismo
egoista
)
.
Insomma
,
siamo
di
fronte
al
più
classico
(
e
meno
prevedibile
)
"
contrordine
compagni
"
,
in
contraddizione
totale
con
quanto
sta
avvenendo
all
'
interno
delle
diplomazie
comunitarie
in
tema
di
Agenda-2000
e
in
preparazione
del
vertice
di
Colonia
alla
fine
del
semestre
di
presidenza
tedesco
dell
'
Unione
.
Ora
,
delle
due
l
'
una
:
o
Lafontaine
fa
sul
serio
,
a
allora
dobbiamo
prepararci
a
una
vera
rivoluzione
culturale
dagli
esiti
imprevedibili
per
la
stessa
costruzione
europea
;
oppure
(
come
è
più
probabile
)
ha
solo
scherzato
,
in
cerca
di
facili
stupori
,
e
allora
prepariamoci
a
vedere
la
disoccupazione
toccare
i
20
milioni
di
unità
,
con
buona
pace
della
stessa
coesione
sociale
nel
Vecchio
continente
.
StampaQuotidiana ,
È
successo
quello
che
non
poteva
non
succedere
:
Silvio
Berlusconi
,
l
'
uomo
delle
televisioni
commerciali
e
dell
'
editoria
,
ha
deciso
di
cambiare
mestiere
.
Già
,
perché
la
politica
è
sempre
stata
un
mestiere
,
lo
è
ancora
e
speriamo
che
presto
non
lo
sia
più
.
Il
capo
della
Fininvest
lo
andava
dicendo
da
tempo
,
almeno
sei
mesi
:
«
Prima
o
poi
mi
toccherà
di
scendere
personalmente
in
campo
»
.
E
lo
diceva
col
tono
di
uno
che
,
suo
malgrado
,
senza
entusiasmo
e
qualche
rammarico
,
deve
abbandonare
le
abituali
occupazioni
per
andare
in
soccorso
a
dei
parenti
un
po
'
sciocchi
ficcatisi
nei
guai
.
Il
tono
era
scocciato
,
ma
dissimulava
una
certezza
:
che
quei
parenti
sciocchi
o
li
salvava
lui
o
non
li
salvava
nessuno
.
Non
sappiamo
se
sarà
così
.
Ma
sappiamo
che
Berlusconi
è
fermamente
convinto
che
così
sarà
.
Perciò
non
abbiamo
mai
dubitato
,
neanche
quando
nicchiava
,
chiedeva
consigli
a
destra
e
a
sinistra
(
anzi
,
no
:
a
sinistra
mai
)
,
cercava
conferme
e
sollecitava
incitamenti
a
buttarsi
;
non
abbiamo
mai
dubitato
che
,
alla
fine
,
il
Cavaliere
(
come
lo
definiscono
pieni
di
deferenza
quelli
del
suo
giro
)
avrebbe
accantonato
ogni
indugio
,
ogni
prudenza
e
si
sarebbe
lanciato
spavaldamente
nella
più
folle
corsa
che
una
persona
con
tutti
i
fili
attaccati
possa
correre
:
quella
elettorale
.
Farà
bene
Berlusconi
a
partecipare
alla
competizione
?
Farà
male
?
Ad
ascoltare
i
suoi
amici
,
i
più
sinceri
,
quelli
che
gli
vogliono
bene
disinteressatamente
,
egli
sta
per
commettere
l
'
errore
più
grosso
della
sua
vita
.
E
aggiungono
che
solo
un
matto
accetta
il
rischio
di
perdere
un
impero
,
quale
il
suo
è
,
per
tentare
di
conquistare
una
repubblichetta
squalificata
e
sull
'
orlo
del
fallimento
.
Ad
ascoltare
i
nemici
,
poi
,
la
sua
sfida
al
sacrario
della
politica
,
nel
quale
finora
sono
stati
ammessi
solamente
gli
addetti
ai
lavori
,
i
sacerdoti
delle
tessere
;
ad
ascoltare
loro
,
soprattutto
a
leggere
i
loro
giornali
,
Silvio
non
solo
è
un
pazzo
accecato
dal
potere
,
ma
addirittura
un
baro
che
siede
al
tavolo
della
politica
con
tre
reti
televisive
e
un
gruppo
editoriale
nei
polsini
.
Se
infine
si
considera
la
campagna
di
stampa
,
feroce
e
disordinata
,
che
si
è
scatenata
contro
il
Berlusconi
fondatore
di
Forza
Italia
e
candidato
leader
di
partito
;
una
campagna
di
stampa
che
lo
ha
dipinto
come
il
pericolo
pubblico
numero
uno
;
se
si
considera
tutto
questo
-
e
molto
abbiamo
taciuto
per
brevità
-
,
la
risoluzione
del
principe
di
Arcore
appare
come
un
suicidio
eccessivamente
macchinoso
per
essere
apprezzato
persino
da
chi
lo
desidera
.
Ma
proprio
perché
tutto
concorre
a
dargli
torto
-
torto
marcio
-
noi
pensiamo
che
abbia
ragione
Berlusconi
.
Ha
contro
amici
e
nemici
.
Ha
contro
il
Palazzo
.
Ha
contro
i
professori
del
manuale
Cencelli
.
Ha
contro
i
colleghi
.
Ha
contro
i
giornali
(
anche
i
suoi
)
.
Ha
contro
le
TV
(
anche
le
sue
)
.
Ha
contro
mezzo
mondo
.
Soltanto
mezzo
,
però
.
E
lui
che
è
un
calcolatore
,
come
calcolatori
sono
tutti
quelli
che
hanno
dimestichezza
con
il
successo
,
punta
proprio
su
questo
:
l
'
altro
mezzo
mondo
che
contro
non
gli
è
.
È
il
mondo
della
gente
comune
,
che
non
fa
opinione
,
ma
ne
ha
una
precisa
benché
non
la
esprima
se
non
sulla
scheda
;
il
mondo
degli
imprenditori
,
piccoli
e
grandi
,
che
non
sono
rappresentati
dalla
Confindustria
;
il
mondo
dei
cittadini
che
lavorano
onestamente
e
pagano
le
tasse
anche
sapendo
di
pagarne
troppe
e
ingiustamente
;
i
cittadini
che
rispettano
i
semafori
e
i
divieti
di
sosta
,
che
non
si
esibiscono
in
corteo
,
che
non
frequentano
le
piazze
di
Santoro
,
che
mantengono
la
famiglia
e
non
si
fanno
assistere
da
uno
Stato
che
saccheggia
le
buste
paga
e
non
dà
nulla
in
cambio
,
se
non
la
pensione
a
chi
non
la
merita
,
ospedali
e
scuole
che
non
funzionano
,
una
burocrazia
arrogante
e
crudele
.
Questo
mezzo
mondo
potrebbe
dare
la
vittoria
al
matto
.
Che
sarebbe
poi
la
vittoria
-
o
la
rivincita
-
delle
classi
medie
che
credono
in
una
grande
coalizione
moderata
,
in
un
grande
partito
nel
quale
collaborino
,
con
Forza
Italia
,
la
Lega
,
gli
ex
democristiani
(
non
di
sinistra
)
,
i
liberali
sopravvissuti
al
flagello
di
Altissimo
e
De
Lorenzo
,
le
truppe
di
Fini
addomesticate
sotto
il
tendone
di
Alleanza
Nazionale
.
L
'
anomalia
non
è
Berlusconi
in
politica
.
L
'
anomalia
è
che
per
costituire
un
polo
antitetico
a
quello
di
sinistra
,
ci
sia
bisogno
di
lui
.
Ma
anche
questo
Paese
,
che
abbiamo
ereditato
dai
signori
delle
segreterie
,
è
un
'
anomalia
.
StampaQuotidiana ,
Cari
amici
manifestanti
,
berlusconiani
e
polisti
,
oggi
sfilate
in
alto
numero
per
le
vie
di
Roma
e
rioccupate
sbandieranti
e
tuonanti
la
sua
piazza
storica
,
popolare
,
manifestaiola
,
la
spianata
del
Primo
Maggio
.
Quella
piazza
dove
,
come
ha
notato
Montanelli
,
la
sinistra
di
governo
non
ha
più
animo
di
festeggiare
le
sue
dubbie
vittorie
tattiche
,
composta
nel
suo
nuovo
modello
socialdemocratico
come
una
maschera
perplessa
issata
su
una
sedia
gestatoria
.
E
io
vi
dico
,
con
affetto
di
fiancheggiatore
e
ironia
di
contraddittore
:
lotta
dura
,
senza
paura
.
Ma
è
sul
"
senza
paura
"
che
mi
sembra
giusto
mettere
l
'
accento
.
Il
mio
amico
Stenio
Solinas
,
sul
Giornale
di
ieri
,
mi
rimprovera
con
parole
cortesi
ma
inequivoche
un
eccesso
di
ottimismo
,
una
fiducia
ingenua
ne
professionismo
del
potere
,
quel
professionismo
che
metterebbe
ora
all
'
angolo
noi
dilettanti
,
noi
populisti
democratici
che
abbiamo
dato
una
bella
lezione
di
politica
con
la
ormai
lontana
vittoria
bipolarista
e
liberale
,
riformatrice
e
presidenzialista
del
27
marzo
del
'94
,
la
vera
svolta
impressa
dalla
lucida
follia
del
cavaliere
alla
vita
pubblica
italiana
.
Sarò
ingenuo
,
ma
penso
che
il
popolaccio
di
destra
poco
amato
dall
'
Italia
in
ghingheri
ha
più
ragioni
per
rallegrarsi
che
motivi
per
rattristarsi
,
perché
la
fine
dell
'
Ulivo
(
con
gli
annessi
e
i
connessi
)
vale
più
del
distacco
,
predatorio
quanto
si
voglia
,
di
una
trentina
di
deputati
dalle
fila
dell
'
opposizione
.
E
penso
che
basta
ragionare
a
freddo
,
anche
nei
momenti
caldi
ed
appassionati
,
per
capire
che
la
maggioranza
di
supporto
al
governo
D
'
Alema
è
più
fragile
,
più
divisa
,
più
esposta
ai
colpi
di
un
'
opposizione
intelligente
,
di
quanto
non
lo
fosse
il
fronte
ulivista
battezzato
dalle
elezioni
dell
'
aprile
del
'96
.
Mentre
si
esprime
il
disgusto
per
la
solita
commedia
di
un
governo
battezzato
nelle
urne
che
scompare
,
senza
che
ai
cittadini
sia
consentito
sceglierne
un
altro
,
è
utile
fare
un
pensierino
rivolto
alla
nuda
realtà
,
che
non
delude
mai
:
non
ci
hanno
dato
un
governo
elettorale
e
la
data
per
le
elezioni
,
dopo
il
naufragio
di
Romano
Prodi
,
ma
hanno
dovuto
mettere
in
piedi
un
ministero
da
stato
d
'
eccezione
,
che
incolla
i
cocci
della
"
grande
alleanza
di
sinistra
"
in
una
formula
piuttosto
sconnessa
e
abbastanza
precaria
,
da
Cossutta
a
Cossiga
.
La
parola
"
fine
"
al
filmone
hollywoodiano
dell
'
Ulivo
,
il
grande
sogno
a
fumetti
di
un
'
Italia
rigenerata
dalle
cordate
nemiche
della
ciurma
berlusconiana
,
l
'
hanno
dovuta
scrivere
direttamente
loro
.
Cari
amici
,
ma
non
lo
vedete
Tonino
Di
Pietro
,
quello
che
"
a
lui
lo
sfasciava
"
?
Non
vi
accorgete
di
come
mastica
amaro
e
sorride
stitico
,
con
la
sua
corte
dei
miracoli
e
dei
miracolati
?
E
non
volete
festeggiare
la
trombatura
della
Federica
Rossi
Gasparrini
,
la
reginetta
delle
casalinghe
manettare
,
già
berlusconista
poi
dipietrista
poi
dalemista
e
ora
disoccupata
?
E
quel
Prodi
,
che
s
'
è
guadagnata
anche
per
noi
l
'
Europa
,
ma
a
colpi
di
tasse
e
svicolando
sulle
spese
inutili
,
non
avete
notato
che
s
'
è
ritirato
sotto
la
tenda
,
in
dispetto
perfino
ai
suoi
ministri
,
con
l
'
aria
di
chi
è
stato
tradito
dagli
uomini
e
dalla
storia
?
Quando
sbandieravate
al
congresso
di
Assago
,
Prodi
vi
fece
un
trabocchetto
cattivo
e
vi
definì
:
il
"
Nulla
"
.
Ora
è
nullificato
.
Come
compa
'
Veltroni
,
il
suo
vice
iper
-
ulivista
,
quello
che
voleva
chiudere
le
Tv
commerciali
con
i
referendum
e
che
ora
si
deve
chiudere
in
un
ufficio
di
Botteghe
Oscure
,
lontano
dallo
splendore
in
technicolor
del
35
millimetri
.
E
non
avete
letto
Giorgio
Bocca
,
la
voce
di
tutti
i
pool
,
che
tira
calci
a
D
'
Alema
perché
gli
ha
infranto
il
sogno
giacobino
di
una
sinistra
che
faccia
a
pezzi
gli
avversari
e
gli
rifiuti
anche
la
stretta
di
mano
e
il
dialogo
?
Sulle
vostre
bandiere
non
ci
deve
essere
scritto
solo
quanto
sono
cattivi
gli
avversari
,
e
perfidi
gli
amici
che
passano
dalla
loro
parte
.
Perché
sventolino
bene
,
con
la
dovuta
capacità
di
prendere
il
vento
,
quelle
bandiere
devono
anche
esprimere
la
cattiveria
e
l
'
abilità
,
la
tenacia
e
il
coraggio
dell
'
opposizione
.
L
'
indignazione
è
un
sentimento
forte
e
rispettabile
,
ma
fatalmente
passeggero
.
E
la
vendetta
,
come
è
noto
,
è
un
piatto
da
gustarsi
freddo
.
Bisogna
che
chi
scende
in
piazza
sia
consapevole
dei
pericoli
del
pessimismo
,
dei
rischi
di
riflusso
che
sono
sempre
dietro
l
'
angolo
quando
i
toni
accorati
e
disperati
coprono
la
stringente
logica
della
lotta
politica
.
Se
tutto
si
risolve
in
tradimenti
e
imboscate
,
quanto
meno
nelle
vostre
parole
,
come
volete
poi
che
la
gente
si
prenda
la
briga
di
andare
a
votare
per
cambiare
la
politica
e
le
istituzioni
?
Non
c
'
è
alcuna
ragione
di
essere
mesti
e
cupi
se
nasce
un
governo
che
ospita
al
suo
interno
un
Picconatore
.
Non
c
'
è
motivo
di
mangiarsi
le
unghie
se
un
vecchio
e
scaltro
Professore
dell
'
Italia
liberal
-
socialista
,
Giuliano
Amato
,
ha
in
affidamento
la
missione
di
riscrivere
,
a
favore
di
un
bipolarismo
che
chiarirebbe
tante
cose
e
darebbe
una
definitiva
sistemata
al
trasformismo
,
le
regole
elettorali
e
costituzionali
.
E
la
vita
continua
.
Perché
c
'
è
la
sfida
sulla
politica
di
sviluppo
e
sul
lavoro
da
portare
nel
cuore
di
una
coalizione
che
nasce
ondeggiante
e
insicura
.
C
'
è
il
referendum
sul
maggioritario
,
da
sottrarre
al
più
presto
alle
cure
insincere
di
Di
Pietro
.
C
'
è
,
infine
,
un
monopolio
decisivo
che
resta
nelle
mani
dell
'
Italia
liberale
e
riformatrice
che
oggi
sfila
per
le
vie
di
Roma
:
il
monopolio
dell
'
opposizione
politica
,
la
guida
di
una
protesta
che
fin
dalle
prossime
elezioni
europee
potrebbe
mettere
in
minoranza
,
con
conseguenze
oggi
incalcolabili
,
ciò
che
resta
del
sogno
dell
'
Ulivo
.
Date
retta
,
amici
dell
'
opposizione
politica
.
Il
moralismo
consiglia
sempre
la
tristizia
e
il
pessimismo
,
ma
una
sobria
valutazione
delle
cose
,
all
'
insegna
del
realismo
,
deve
mettere
una
spruzzata
di
allegria
e
di
fiducia
nel
cuore
e
nella
testa
di
chi
manifesta
oggi
l
'
indisponibilità
di
mezza
Italia
al
conformismo
e
al
servo
encomio
verso
questi
fragilissimi
nuovi
potenti
.
StampaQuotidiana ,
L
'
opposizione
è
mestiere
difficile
,
molto
più
del
governare
,
non
avendo
tra
le
proprie
armi
il
miele
del
potere
.
Richiede
tenacia
,
fantasia
e
una
capacità
di
proposta
alternativa
la
cui
visibilità
non
è
sempre
facile
,
dal
momento
che
la
sua
realizzabilità
è
proiettata
nel
futuro
.
Mai
,
comunque
,
l
'
opposizione
deve
scivolare
nella
rissa
o
,
peggio
ancora
,
accreditare
alla
maggioranza
di
governo
meriti
che
non
le
appartengono
per
il
solo
amore
di
polemica
.
Purtroppo
,
invece
,
è
quello
che
sta
accadendo
da
qualche
tempo
a
questa
parte
.
Più
volte
,
per
esempio
,
abbiamo
scritto
e
motivato
,
parlando
di
finanza
pubblica
e
di
Maastricht
,
che
l
'
ingresso
dell
'
Italia
nella
moneta
unica
era
un
dato
politicamente
scontato
.
Senza
la
lira
,
l
'
euro
non
sarebbe
nato
nel
1999
per
una
serie
di
motivi
,
il
primo
dei
quali
era
il
peso
che
il
nostro
Paese
ha
avuto
e
continua
ad
avere
nella
costruzione
comunitaria
.
Il
secondo
motivo
era
che
la
Francia
non
si
sarebbe
avventurata
nella
costruzione
della
moneta
unica
tenendo
fuori
la
sterlina
e
la
lira
contemporaneamente
.
Una
costruzione
di
questo
tipo
,
infatti
,
avrebbe
consegnato
politicamente
Parigi
nelle
mani
della
grande
area
centroeuropea
egemonizzata
dalla
Germania
e
avrebbe
consentito
all
'
Italia
di
lucrare
sulle
conseguenti
oscillazioni
di
cambio
della
lira
sull
'
euro
,
garantendo
così
quella
spinta
alle
nostre
esportazioni
che
hanno
messo
in
difficoltà
,
in
questi
ultimi
tempi
,
numerose
produzioni
francesi
.
Erano
queste
le
considerazioni
che
ci
hanno
sempre
fatto
dire
che
l
'
ingresso
in
Europa
era
un
dato
scontato
da
tempo
.
Il
Polo
in
questi
mesi
,
piuttosto
che
documentare
gli
errori
di
politica
economica
e
le
tante
"
una
tantum
"
che
hanno
costellato
le
scelte
di
finanza
pubblica
,
si
è
lanciato
a
testa
bassa
contro
il
governo
affermando
ad
ogni
pié
sospinto
,
che
Prodi
e
compagni
non
ci
avrebbero
portato
in
Europa
.
Conclusione
di
questa
sprovveduta
opposizione
è
stata
quella
di
accreditare
a
questa
maggioranza
un
merito
politico
inesistente
,
quello
cioè
dell
'
entrata
o
della
lira
nell
'
Euro
le
cui
motivazioni
erano
,
come
si
è
visto
,
di
ben
altra
natura
.
Analogo
errore
è
stato
fatto
con
la
battaglia
,
si
fa
per
dire
,
del
Mugello
.
in
quel
collegio
chiunque
sarebbe
stato
eletto
,
sol
che
avesse
ricevuto
la
benedizione
papalina
del
segretario
del
Pci
-
Pds
.
Quegli
elettori
da
cinquant
'
anni
sono
abituati
a
"
ubbidire
e
a
votar
tacendo
"
e
non
si
capisce
perché
mai
questa
volta
non
l
'
avrebbero
dovuto
fare
.
Il
Polo
,
invece
,
ha
votato
al
sacrificio
quell
'
uomo
intelligente
e
leale
che
risponde
al
nome
di
Giuliano
Ferrara
.
La
conclusione
di
questa
scelta
è
stata
quella
di
aver
trasformato
in
una
vittoria
politica
di
Antonio
Di
Pietro
una
campagna
elettorale
scontata
e
che
andava
snobbata
sino
quasi
a
dimenticarla
.
Non
siamo
quelli
che
,
con
il
senno
di
poi
,
sanno
spiegare
tutto
,
ma
da
tempo
siamo
critici
di
un
modo
provinciale
e
chiassoso
di
fare
opposizione
che
non
tallona
il
governo
e
la
sua
maggioranza
nel
Parlamento
facendone
emergere
i
limiti
e
le
divisioni
e
che
si
esercita
,
quasi
esclusivamente
,
con
dichiarazioni
roboanti
che
durano
lo
spazio
di
un
mattino
e
che
altro
non
sono
che
piccole
tempeste
in
un
bicchier
d
'
acqua
.
O
si
cambia
,
e
in
fretta
,
o
su
questa
linea
i
moderati
di
strada
ne
faranno
ben
poca
.
StampaQuotidiana ,
Mentre
infuria
alla
Camera
la
battaglia
sul
decreto
Iva
,
incominciano
lentamente
a
diffondersi
oli
interrogativi
sull
'
effettivo
risanamento
dei
conti
pubblici
.
L
'
occasione
ultima
è
stata
la
presentazione
del
rapporto
Cer
(
il
centro
di
ricerche
economiche
diretto
da
Luigi
Spaventa
e
Giorgio
Ruffolo
)
che
ha
tra
l
'
altro
evidenziato
come
la
manovra
da
25mila
miliardi
per
il'98
in
realtà
sfiora
,
sì
e
no
,
i
20mila
.
La
verità
è
che
il
ministro
del
Tesoro
è
ricorso
a
mille
trucchi
,
come
testimoniano
i
dati
svelati
ieri
dal
Giornale
,
per
raggiungere
,
senza
lacrime
e
sangue
,
il
famoso
3%
nel
rapporto
deficit
-
Pil
.
Trucchi
di
ogni
tipo
che
,
in
altre
epoche
,
avrebbero
procurato
l
'
"
impeachement
"
del
ministro
del
Tesoro
.
E
per
capire
di
che
cosa
parliamo
facciamo
solo
tre
esempi
.
Primo
.
Sembra
che
l
'
Ufficio
italiano
cambi
abbia
venduto
una
certa
quantità
di
oro
alla
Bankitalia
realizzando
notevoli
plusvalenze
sulle
quali
pagherà
alcune
migliaia
di
miliardi
di
imposta
.
Insomma
con
un
passaggio
di
mano
dalla
destra
alla
sinistra
si
aiuta
il
ministero
delle
Finanze
che
a
fine
d
'
anno
avrebbe
avuto
un
buco
nel
gettito
tributario
non
indifferente
.
Secondo
.
La
cancellazione
dal
bilancio
dello
Stato
dei
ratei
di
mutui
accesi
dalle
Ferrovie
dello
Stato
e
la
riallocazione
della
stessa
quantità
di
quattrini
sotto
la
voce
"
accrediti
di
capitale
"
ha
evitato
di
registrare
oltre
3mila
miliardi
di
debiti
.
Insomma
carta
vince
,
carta
perde
e
Ciampi
con
il
turbante
in
testa
.
Terzo
ed
ultimo
dato
di
carattere
generale
:
nel
primo
semestre
1997
la
differenza
tra
impegni
di
spesa
(
317mila
miliardi
)
e
pagamenti
e
effettivi
213mila
miliardi
)
è
stata
più
di
centomila
miliardi
mentre
nello
stesso
periodo
del
'96
era
stata
di
60mila
miliardi
(
352
di
impegni
e
292
di
pagamenti
)
.
Tutto
ciò
sta
a
significare
che
il
buon
Ciampi
ha
trovato
la
ricetta
miracolosa
per
risanare
il
bilancio
dello
Stato
e
cioè
quella
di
non
pagare
più
nessuno
.
Sono
mesi
che
denunciamo
questo
sconcio
,
testimoniato
ultimamente
anche
dalla
protesta
degli
imprenditori
veneti
per
il
mancato
rimborso
dei
crediti
d
'
Iva
.
Così
come
da
mesi
denunciamo
la
mancata
ripresa
degli
investimenti
pubblici
nonostante
i
tanti
decreti
sblocca
-
cantieri
e
le
riunioni
un
po
'
ridicole
fatte
al
Quirinale
all
'
inizio
di
quest
'
anno
con
un
notevole
numero
di
ministri
di
spesa
.
Questa
politica
di
bilancio
che
non
paga
ciò
che
si
è
già
speso
o
ciò
che
si
deve
restituire
o
ciò
che
si
deve
investire
,
maschera
il
mancato
risanamento
strutturale
del
Paese
che
passa
per
la
riduzione
della
spesa
corrente
e
in
particolare
di
quella
pensionistica
.
Come
ha
ricordato
ultimamente
Antonio
Fazio
la
spesa
corrente
italiana
è
bene
al
di
sopra
della
media
europea
e
il
suo
tasso
d
'
incremento
per
il
1997
viaggia
intorno
al
4%
nonostante
gli
impegni
di
Ciampi
che
avrà
previsto
un
aumento
di
appena
l'1%
.
Il
risultato
finale
è
che
il
governo
raggiungerà
alla
fine
dell
'
anno
il
3%
nel
rapporto
deficit
-
Pil
ma
avrà
nascosto
sotto
il
tappeto
debiti
per
almeno
15mila
miliardi
,
avrà
spinto
verso
l
'
indebitamento
società
pubbliche
come
le
Ferrovie
che
,
a
parità
di
tariffe
e
di
costo
del
lavoro
,
avranno
una
riduzione
dei
trasferimenti
.
,
avrà
spinto
enti
pubblici
a
pagare
solo
una
parte
(
il
90%
)
di
ciò
che
hanno
speso
(
ma
perchè
non
tagliare
anche
gli
stanziamenti
di
competenza
?
)
e
continuerà
a
far
segnare
il
passo
agli
investimenti
pubblici
.
Sul
terreno
dell
'
economia
reale
ciò
vuol
dire
mantenere
basso
il
profilo
di
crescita
del
Paese
con
tutto
quanto
significa
sul
versante
dell
'
occupazione
che
,
secondo
i
dati
Istat
di
agosto
,
registra
una
nuova
flessione
di
oltre
il
3%
di
media
fra
grande
impresa
e
servizi
.
Per
dirla
in
breve
,
insomma
,
una
di
bilancio
in
parte
truccata
per
conti
falsificati
per
almeno
un
punto
di
Pil
e
con
oltre
un
milione
di
disoccupati
veri
che
si
toccano
con
mano
e
che
,
a
loro
volta
,
toccano
con
mano
la
crescente
disperazione
in
particolare
nel
mezzogiorno
del
Paese
.
Prendiamo
atto
con
soddisfazione
che
alcuni
osservatori
economici
come
Francesco
Giavazzi
e
Federico
Rampini
incominciano
a
riflettere
pubblicamente
sul
rischio
di
un
risanamento
che
ha
queste
contraddizioni
e
che
presenta
queste
finzioni
finanziarie
.
Queste
riflessioni
autorevoli
non
ci
lasciano
più
soli
nel
denunciare
il
gioco
delle
tre
carte
di
Ciampi
-
Pinocchio
che
,
con
1'ausilio
della
volpe
-
Giarda
(
"
Il
malandrino
"
sottosegretario
al
Tesoro
)
e
con
i
silenzi
interrotti
solo
da
qualche
sincero
miagolio
del
gatto
-
Monorchio
,
ha
fatto
credere
agli
italiani
che
si
poteva
fare
il
risanamento
dei
conti
pubblici
senza
riformare
nessun
settore
della
spesi
pubblica
.
In
questa
direzione
il
"
filibustering
"
delle
opposizioni
contro
il
governo
alla
Camera
ha
un
significato
che
va
ben
oltre
i
5mila
miliardi
del
decreto
sull
'
Iva
,
perchè
getta
l
'
allarme
,
tra
l
'
altro
,
sul
rischio
di
un
Parlamento
sempre
più
soffocato
dall
'
accordo
governo
-
sindacato
e
dai
relativi
voti
di
fiducia
che
ne
blindano
i
contenuti
.
E
piaccia
o
non
piaccia
,
quel
rischio
si
chiama
libertà
.
StampaQuotidiana ,
Pensiero
debole
e
conquista
illiberale
del
Potere
.
Sono
questi
i
due
capisaldi
che
presiedono
,
da
qualche
anno
,
la
vita
politica
italiana
.
La
fine
delle
ideologie
totalizzanti
,
comunismo
e
fascismo
,
sembra
aver
messo
in
soffitta
anche
le
ragioni
di
quanti
hanno
costruito
per
l
'
Italia
un
futuro
di
libertà
e
di
giustizia
collocandola
nel
solco
delle
grandi
democrazie
occidentali
.
Dal
cattolicesimo
democratico
al
socialismo
liberale
per
finire
al
liberalismo
.
Le
azioni
del
Pool
di
Milano
e
di
alcune
altre
Procure
,
anche
se
dirette
unilateralmente
contro
i
moderati
di
ieri
e
di
oggi
,
han
finito
col
sortire
un
effetto
generalizzato
e
cioè
il
rifiuto
della
politica
e
dei
partiti
.
Da
cui
la
rincorsa
alle
più
disperate
ed
emozionali
presunte
scelte
della
gente
.
In
Italia
,
contrariamente
a
quello
che
avviene
in
tutti
i
Paesi
a
democrazia
matura
,
i
partiti
,
con
qualche
rara
eccezione
,
non
offrono
più
obiettivi
politici
fondati
su
alcune
idee
forza
,
ma
tutt
'
al
più
si
limitano
a
stendere
programmi
privi
di
un
'
anima
che
potrebbero
essere
adottati
indifferentemente
dalla
destra
,
dal
centro
e
dalla
sinistra
.
Tutto
ciò
è
reso
possibile
da
un
dibattito
che
si
incentra
quasi
sempre
sugli
obiettivi
e
quasi
mai
sugli
strumenti
e
sulle
loro
motivazioni
culturali
e
sociali
.
Il
lavoro
,
il
Mezzogiorno
,
l
'
euro
,
una
pubblica
amministrazione
efficiente
e
un
fisco
più
leggero
sono
tutti
obiettivi
naturalmente
condivisibili
,
ma
le
strade
per
arrivarci
non
sono
mai
oggetto
di
un
confronto
politico
talmente
forte
,
da
investire
l
'
intera
pubblica
opinione
.
Questo
sfarinamento
politico
vero
e
proprio
mette
i
singoli
partiti
alla
caccia
disperata
degli
umori
più
turbolenti
del
Paese
nel
tentativo
di
cavalcarli
.
E
la
conclusione
è
sotto
gli
occhi
di
tutti
.
La
scelta
federalista
,
come
ha
giustamente
fatto
notare
Ernesto
Galli
della
Loggia
,
è
più
frutto
del
tentativo
di
catturare
l
'
elettorato
di
una
Lega
che
,
però
,
a
ogni
passaggio
alza
sempre
più
la
posta
,
che
non
esito
di
una
meditata
scelta
culturale
.
Si
finisce
così
col
mescolare
cose
diversissime
:
le
esigenze
di
un
forte
decentramento
politico
e
amministrativo
con
impulsi
secessionisti
largamente
minoritari
in
un
'
Italia
che
solo
da
pochi
decenni
ha
recuperato
il
senso
dell
'
unità
nazionale
.
Un
cocktail
che
è
polvere
da
sparo
,
e
finisce
,
col
piazzare
una
vera
e
propria
bomba
sotto
l
'
unità
del
Paese
reale
e
aprire
l
'
orizzonte
alla
fine
dei
partiti
nazionali
.
Tutto
ciò
è
naturale
che
accada
quando
gli
eredi
del
fascismo
e
del
comunismo
,
dopo
il
proprio
fallimento
,
non
hanno
più
la
forza
di
rielaborare
una
propria
originale
posizione
politica
mentre
il
centro
si
frantuma
in
mille
rivoli
.
E
su
questo
magma
politico
confuso
,
fioriscono
i
tentativi
,
in
larga
parte
già
riusciti
,
della
brutale
conquista
del
potere
.
L
'
ideologo
di
questa
strada
,
quello
,
cioè
,
che
non
solo
teorizza
schemi
illiberali
di
conquista
del
potere
ma
,
da
molti
anni
ne
garantisce
la
realizzazione
,
è
Luciano
Violante
,
presidente
della
Camera
dei
deputati
.
Lo
può
forse
in
virtù
dei
suoi
archivi
e
delle
sue
tutele
.
Dopo
aver
sbriciolato
il
centro
moderato
con
le
teste
di
cuoio
delle
Procure
di
Milano
,
Napoli
e
Palermo
,
Luciano
Violante
nell
'
anniversario
del
25
aprile
ha
indicato
la
strada
per
consolidare
in
eterno
l
'
egemonia
comunista
.
Sia
il
popolo
sovrano
a
decidere
,
ha
tuonato
la
sciarpa
littoria
delle
toghe
rosse
di
questo
Paese
,
e
voti
direttamente
e
contestualmente
il
presidente
della
Repubblica
e
la
coalizione
di
governo
con
il
divieto
ai
parlamentari
di
mutare
orientamento
nel
corso
della
legislatura
.
Una
motivazione
,
quest
'
ultima
,
generica
e
populista
che
rischia
di
incontrare
il
consenso
anche
del
centrodestra
che
ricorda
il
ribaltone
di
Bossi
.
E
sarebbe
un
errore
.
Se
il
nostro
governo
fosse
presidenziale
,
come
hanno
la
Francia
e
gli
Usa
,
i
postcomunisti
perderebbero
,
così
come
perderebbero
se
facessero
votare
direttamente
il
primo
ministro
.
L
'
unica
possibilità
di
vittoria
e
di
portare
a
Palazzo
Chigi
un
comunista
doc
è
se
si
vota
direttamente
,
insieme
col
capo
dello
Stato
,
la
coalizione
di
governo
,
per
il
forte
potere
egemonico
che
un
partito
del
20-22
per
cento
esercita
su
Rifondazione
e
sui
Popolari
in
un
sistema
maggioritario
uninominale
.
E
così
il
Pds
,
con
poco
più
del
20
per
cento
,
controlla
l'80
per
cento
del
potere
.
Ma
tutto
ciò
non
sembra
bastare
a
Luciano
Violante
.
Deve
andare
in
soffitta
anche
quella
garanzia
democratica
che
vuole
il
parlamentare
eletto
senza
vincoli
di
mandato
.
In
parole
semplici
non
solo
va
consolidata
l
'
elezione
diretta
della
coalizione
di
governo
che
ottimizza
il
ruolo
del
Pds
di
D
'
Alema
e
Violante
,
ma
anche
una
sua
blindatura
pena
lo
scioglimento
delle
Camere
.
Tutto
ciò
non
trova
riscontro
in
nessun
altro
Paese
democratico
ed
è
la
prima
evidente
mordacchia
a
un
Parlamento
già
messo
,
in
questi
anni
,
in
ginocchio
dal
governo
delle
deleghe
e
della
blindata
concertazione
sociale
.
Come
si
vede
,
tutto
è
cominciare
.
StampaQuotidiana ,
C
'
è
un
vecchio
detto
popolare
che
suona
più
o
meno
così
:
se
mi
imbrogli
una
prima
volta
,
la
colpa
è
tua
,
se
riesci
a
farlo
una
seconda
volta
la
colpa
è
mia
.
È
questa
la
prima
reazione
a
caldo
alla
iniziativa
del
governo
sul
nuovo
patto
sociale
che
dovrebbe
rappresentare
il
regalo
natalizio
per
gli
italiani
.
Questa
maggioranza
è
la
stessa
che
da
alcuni
anni
ci
ha
promesso
una
lenta
ma
progressiva
crescita
della
nostra
economia
e
un
'
altrettanta
progressiva
riduzione
della
disoccupazione
e
del
divario
Nord
-
Sud
.
Da
tre
anni
,
come
è
noto
,
cresciamo
meno
di
tutti
,
il
divario
tra
Nord
e
Sud
è
paurosamente
aumentato
e
siamo
l
'
unico
Paese
europeo
in
cui
il
tasso
di
disoccupazione
è
aumentato
(
dal
12,1
al
12,3
per
cento
)
mentre
la
media
europea
è
scesa
al
di
sotto
del
10
per
cento
.
É
questa
e
non
altra
la
credibilità
conquistata
sul
campo
dalla
maggioranza
di
centrosinistra
.
Ma
veniamo
a
oggi
.
I
capisaldi
di
questo
nuovo
patto
sociale
,
secondo
le
dichiarazioni
di
D
'
Alema
e
Bassolino
,
dovrebbero
essere
:
il
rilancio
delle
infrastrutture
nel
Sud
,
l
'
alleggerimento
della
fiscalità
sul
reddito
d
'
impresa
e
sul
costo
del
lavoro
,
la
formazione
professionale
e
nuove
regole
della
contrattazione
.
Per
quanto
riguarda
le
infrastrutture
siamo
all
'
ennesimo
libro
bianco
.
Si
è
scomodato
un
maxi
-
convegno
tenuto
a
Catania
per
scoprire
,
nientepopodimeno
che
il
Sud
ha
bisogno
di
potenziare
le
reti
nel
settore
del
trasporto
su
ferro
(
Ferrovie
)
e
nel
settore
idrico
.
Poco
meno
dell
'
acqua
calda
dal
momento
che
queste
due
linee
di
intervento
sono
note
da
almeno
50
anni
.
In
verità
il
nodo
sulle
infrastrutture
è
prevalentemente
finanziario
.
Ciampi
ha
da
tempo
bloccato
gli
investimenti
pubblici
perché
non
potendo
contare
su
una
effettiva
riforma
del
welfare
,
a
cominciare
dalla
previdenza
,
ha
tentato
di
quadrare
i
conti
riducendo
la
spesa
in
conto
capitale
e
aumentando
la
pressione
fiscale
.
Fino
a
quando
non
sarà
risolto
questo
nodo
tra
spesa
corrente
e
investimenti
pubblici
non
si
caverà
quindi
un
ragno
dal
buco
e
i
convegni
come
quello
di
Catania
serviranno
solo
a
far
propaganda
e
a
discutere
come
si
spenderanno
i
soldi
europei
dopo
il
Duemila
.
Insomma
campa
cavallo
che
l
'
erba
cresce
.
Sul
terreno
del
fisco
,
poi
,
rischiamo
una
colossale
comica
.
La
politica
di
bilancio
del
governo
è
già
stata
fissata
con
la
legge
finanziaria
in
corso
di
approvazione
al
Senato
.
Essa
prevede
,
per
il
1999
,
una
pressione
fiscale
sostanzialmente
invariata
rispetto
all
'
anno
che
si
chiude
se
si
eccettua
la
scomparsa
di
qualche
"
una
tantum
"
del
passato
come
,
per
esempio
,
l
'
eurotassa
.
Ciampi
e
Visco
,
infatti
,
hanno
fatto
muro
contro
la
pressione
delle
opposizioni
parlamentari
,
dei
sindacati
e
della
stessa
Banca
d
'
Italia
,
che
hanno
chiesto
insistentemente
la
riduzione
del
prelievo
tributario
su
imprese
e
famiglie
,
per
rilanciare
investimenti
e
occupazione
.
Purtroppo
,
non
ci
sembra
che
il
governo
voglia
cambiare
questa
impostazione
,
anche
perché
i
conti
pubblici
incominciano
a
scricchiolare
vista
la
caduta
del
gettito
Irap
(
mancherebbero
a
fine
d
'
anno
sei
-
ottomila
miliardi
)
e
di
quello
in
relazione
alla
minore
crescita
del
Pil
.
Non
a
caso
,
infatti
,
Massimo
D
'
Alema
proprio
ieri
ha
parlato
di
una
redristibuzione
del
carico
fiscale
sui
vari
fattori
della
produzione
.
Diminuire
il
costo
del
lavoro
a
parità
di
salario
vuol
dire
ridurre
gli
oneri
propri
e
impropri
che
gravano
sull
'
occupazione
.
Ma
se
il
tutto
non
si
ricollega
a
una
riduzione
generale
della
pressione
fiscale
,
ciò
che
si
toglie
dal
costo
del
lavoro
propriamente
detto
verrà
messo
sul
costo
degli
altri
fattori
di
produzione
(
D
'
Alema
ha
parlato
a
esempio
dell
'
energia
elettrica
)
o
compensato
con
altre
tasse
.
Insomma
,
come
la
si
volta
e
la
si
gira
,
l
'
oppressione
tributaria
su
imprese
e
famiglie
secondo
il
governo
non
può
mutare
nonostante
le
continue
dichiarazioni
del
nostro
Visco
sempre
più
ministro
-
Pinocchio
.
Tutt
'
al
più
può
cambiare
la
distribuzione
sul
carico
fiscale
ma
niente
di
più
.
Sulla
formazione
,
dopo
la
reprimenda
della
commissione
europea
,
siamo
ancora
all
'
anno
zero
.
Oltre
a
un
generico
annuncio
di
voler
rilanciare
l
'
apprendistato
(
strumento
che
già
esiste
dal
1991
e
che
in
questi
7
anni
si
è
ridotto
per
la
bassa
crescita
di
ben
150mila
unità
)
,
l
'
unica
novità
sarebbe
quella
di
attivare
un
contatto
telefonico
con
almeno
il
20%
degli
iscritti
negli
uffici
di
collocamento
per
orientarli
sul
terreno
formativo
e
lavorativo
.
Insomma
una
sorta
di
telefono
amico
per
chi
è
disperato
.
La
mistica
della
concertazione
,
con
tutti
i
suoi
riti
e
le
sue
liturgie
,
in
realtà
,
nasconde
una
incapacità
a
governare
.
Il
confronto
con
le
parti
sociale
è
,
naturalmente
,
indispensabile
per
costruire
una
politica
di
governo
in
una
società
postindustriale
,
ma
pensare
che
il
complessivo
governo
del
Paese
si
identifichi
nella
concertazione
,
vuol
dire
battere
una
pista
illiberale
,
emarginando
il
Parlamento
,
e
povero
di
risultati
,
come
dimostrano
gli
ultimi
tre
anni
durante
i
quali
siamo
diventati
la
cenerentola
d
'
Europa
per
sviluppo
,
occupazione
e
competitività
.
StampaQuotidiana ,
La
guerra
continua
e
i
rischi
di
finire
in
un
vicolo
cieco
aumentano
.
E
il
bombardamento
dell
'
ambasciata
cinese
è
benzina
sul
fuoco
e
anche
gli
accorati
appelli
per
la
pace
di
Giovanni
Paolo
II
e
del
patriarca
ortodosso
Teoctist
cadono
nel
vuoto
.
I
governi
democratici
di
sinistra
continuano
imperterriti
a
bombardare
Belgrado
dimenticando
che
chi
è
potente
potrebbe
benissimo
sospendere
per
72
ore
i
raid
aerei
per
rilanciare
alla
grande
un
vero
negoziato
di
pace
.
Chi
ha
più
forza
deve
avere
sempre
più
responsabilità
di
tutti
.
Ma
solo
a
parlarne
si
rischia
di
essere
linciati
dai
sostenitori
di
un
atlantismo
che
ogni
giorno
che
passa
è
sempre
più
diverso
da
quello
che
abbiamo
conosciutone
gli
ultimi
cinquant
'
anni
.
Sembra
strano
,
ma
chi
ieri
era
pacifista
per
pentito
preso
oggi
è
"
interventista
"
con
fierezza
e
senza
alcun
dubbio
.
Pacifismo
e
interventismo
rischiano
,
così
,
di
essere
due
facce
della
stessa
medaglia
,
quella
di
una
concezione
ideologica
della
politica
che
non
lascia
mai
intravedere
i
vantaggi
e
gli
svantaggi
,
i
rischi
e
i
terribili
costi
umani
dell
'
una
o
dell
'
altra
opzione
.
A
costo
di
essere
insultati
diciamo
subito
che
non
ci
piace
qual
pensiero
unico
a
favore
della
guerra
che
sin
qui
ha
dominato
la
scena
dei
media
italiani
.
Si
è
parlato
di
una
"
guerra
giusta
"
per
via
della
pulizia
etnica
nei
riguardi
dei
kosovari
messa
in
cantiere
da
quel
Milosevic
sulle
cui
responsabilità
nessuno
ha
dubbi
.
Ma
a
giudicare
dai
risultati
quell
'
ondata
terribile
di
pulizia
etnica
è
stata
agevolata
dall
'
inizio
dei
bombardamenti
su
Belgrado
.
Ne
è
drammatica
testimonianza
il
fiume
di
kosovari
disperati
che
,
ininterrottamente
dopo
i
primi
due
giorni
di
bombardamenti
,
hanno
varcato
le
frontiere
per
dirigersi
in
Albania
,
in
Macedonia
e
nel
Montenegro
lasciando
sul
campo
decine
di
fosse
comuni
.
Non
basta
dire
,
come
ha
fatto
Luciano
Violante
,
che
quei
morti
non
possono
che
ricadere
sulle
spalle
di
Milosevic
perché
quando
si
ha
a
che
fare
con
spietati
dittatori
,
le
grandi
potenze
democratiche
dovrebbero
saper
valutare
meglio
gli
effetti
dei
propri
comportamenti
.
La
bombe
su
Belgrado
,
al
di
là
degli
errori
che
hanno
sacrificato
centinaia
di
vite
umane
,
hanno
ridotto
a
pezzi
l
'
opposizione
democratica
a
Milosevic
e
hanno
accelerato
l
'
espulsione
di
oltre
un
milione
di
kosovari
dalla
propria
terra
.
Sono
questi
,
e
non
altri
,
i
risultati
dei
raid
aerei
della
Nato
.
Ne
valeva
la
pena
?
Noi
ne
dubitiamo
molto
anche
alla
luce
dei
fallimenti
politici
sin
qui
conseguiti
dall
'
Alleanza
atlantica
.
Tutti
i
piani
di
pace
messi
a
punto
dalla
Nato
e
ultimamente
anche
quello
del
G8
(
i
sette
Paesi
più
industrializzati
del
mondo
più
la
Russia
)
prevedono
,
infatti
,
tra
gli
altri
punti
la
permanenza
al
potere
di
Slobodan
Milosevic
.
Quale
giustizia
c
'
è
allora
in
questa
guerra
che
uccide
con
le
bombe
serbi
inermi
e
innocenti
per
salvare
poi
quel
dittatore
i
cui
gesti
criminali
hanno
sollevato
l
'
indignazione
del
mondo
occidentale
?
Quale
eticità
esiste
,
insomma
,
in
una
guerra
che
per
difendere
i
poveri
kosovari
aggrediti
non
occupa
quelle
terre
per
tutelarne
gli
abitanti
,
ma
rada
al
suolo
una
città
come
Belgrado
che
ha
la
sola
colpa
di
avere
alla
sua
guida
un
criminale
che
i
piani
di
pace
della
Nato
vogliono
comunque
mantenere
al
potere
?
E
se
Milosevic
doveva
continuare
a
governare
,
non
sarebbe
stato
,
allora
,
più
saggio
una
più
forte
offensiva
diplomatica
coinvolgendo
molto
di
più
di
quanto
non
sia
stato
fatto
la
Russia
di
Eltsin
?
Abbiamo
letto
con
molta
attenzione
ma
anche
con
molto
sgomento
ciò
che
intellettuali
e
leader
della
sinistra
hanno
scritto
in
questi
giorni
sulle
nuove
frontiere
dell
'
internazionalismo
socialista
,
incentrate
su
una
più
forte
tutela
dei
diritti
umani
capace
di
superare
anche
il
muro
della
non
ingerenza
.
Se
questa
frontiera
,
però
,
dovesse
essere
governata
dalle
armi
come
scrive
Tony
Blair
,
in
poco
tempo
il
mondo
esploderebbe
in
drammatiche
guerre
regionali
che
sarebbero
,
a
loro
volta
,
i
detonatori
di
un
possibile
conflitto
universale
.
Il
Kurdistan
,
l
'
Afghanistan
,
il
Tibet
,
il
Sud
Est
asiatico
o
l
'
inferno
del
Centro
-
Africa
,
per
citarne
solo
alcuni
,
sono
zone
del
mondo
in
cui
si
ritrovano
regimi
dispotici
che
mettono
sotto
i
piedi
ogni
diritto
umano
.
Ma
è
,
forse
,
la
guerra
la
risposta
che
il
mondo
attende
per
risolvere
i
drammi
di
quelle
popolazioni
?
Assolutamente
no
perché
essa
rinsalderebbe
parte
rilevante
del
Pianeta
contro
i
leader
democratici
occidentali
che
apparirebbero
ai
loro
occhi
solo
terribili
sacerdoti
di
una
democrazia
guerrafondaia
.
Il
mondo
democratico
occidentale
oggi
non
è
più
minacciato
,
come
lo
fu
ieri
,
dal
nazifascismo
o
dal
comunismo
ed
è
profondamente
sbagliato
paragonare
la
follia
di
Milosevic
a
quella
hitleriana
non
foss
'
altro
che
per
la
sproporzione
che
esiste
sul
terreno
economico
e
militare
tra
la
Nato
e
la
piccola
Serbia
.
Il
nostro
non
è
un
isolazionismo
indifferente
nei
riguardi
di
ciò
che
accade
intorno
a
noi
,
ma
solo
una
forte
convinzione
che
la
cultura
democratica
occidentale
può
vincere
esclusivamente
con
la
politica
e
con
lo
sviluppo
economico
delle
zone
più
povere
del
mondo
.
Il
rischio
,
invece
,
di
questa
vicenda
è
che
si
consolidi
nelle
grandi
democrazie
dell
'
Occidente
una
sorta
di
militarismo
etico
.
E
il
fatto
che
ben
13
Paesi
dell
'
Europa
siano
governati
da
leader
socialisti
le
cui
vocazioni
internazionaliste
,
nel
passato
,
hanno
procurato
non
pochi
guaii
,
sono
un
'
ulteriore
preoccupazione
.
Così
come
preoccupa
come
Ezio
Mauro
dica
e
scriva
sulla
Repubblica
che
"
la
coerenza
tenuta
da
D
'
Alema
sdogana
definitivamente
la
sinistra
italiana
che
,
con
questa
guerra
,
approda
definitivamente
a
un
moderno
riformismo
europeo
e
occidentale
"
.
Se
per
qualcuno
può
pesare
il
nostro
passato
democristiano
,
spiace
dirlo
ma
il
passato
comunista
di
Mauro
e
di
tanti
altri
interventisti
ideologici
ci
terrorizza
StampaQuotidiana ,
Il
28
febbraio
1996
un
giornalista
chiese
a
Romano
Prodi
:
"
Che
cosa
farà
appena
nominato
presidente
del
Consiglio
?
"
.
E
lui
:
"
Convocherò
una
grande
conferenza
nazionale
sul
lavoro
"
.
Il
14
aprile
,
sentendo
aria
di
vittoria
elettorale
,
Prodi
ribadì
:
"
La
sera
del
21
aprile
cominceremo
a
organizzare
la
conferenza
per
il
lavoro
"
.
La
conferenza
per
il
lavoro
non
si
è
mai
svolta
.
Fu
convocata
per
settembre
'96
,
ma
il
governo
vi
giunse
impreparato
.
"
Rimandiamola
a
ottobre
"
,
dissero
.
E
così
avvenne
,
ma
a
ottobre
il
governo
era
di
nuovo
impreparato
.
La
conferenza
,
allora
,
fu
rinviata
a
febbraio
,
poi
a
marzo
,
poi
a
Fregene
,
perché
arrivò
aria
di
vacanza
e
le
conferenze
non
sono
per
nulla
balneari
.
Il
governo
,
comune
,
era
impreparato
.
Con
l
'
arrivo
dell
'
autunno
si
ricominciò
a
parlare
del
Grande
Appuntamento
.
Ma
il
governo
era
impreparato
e
così
si
decise
di
rimandare
a
febbraio
.
Poi
si
disse
:
"
Meglio
marzo
"
.
Ora
Antonio
Bassolino
,
mente
pensante
dell
'
Ulivo
al
Sud
e
sindaco
di
Napoli
,
la
città
che
dovrebbe
ospitare
la
conferenza
,
manda
un
messaggio
al
governo
:
"
Per
cortesia
rimandate
ancora
la
conferenza
.
È
inutile
farla
a
marzo
perché
non
sarebbe
ben
preparata
"
.
Se
ne
parla
da
due
anni
,
il
governo
continua
a
essere
non
preparato
,
la
disoccupazione
continua
a
crescere
.
Noi
non
crediamo
alle
conferenze
sul
lavoro
.
Anzi
,
siamo
convinti
che
le
conferenze
diano
lavoro
soltanto
a
chi
le
organizza
.
Per
cui
non
abbiamo
nessun
interesse
che
il
Grande
Appuntamento
veda
la
luce
.
Saremmo
più
lieti
se
vedesse
la
luce
una
sensibile
riduzione
della
pressione
fiscale
,
che
è
l
'
unico
modo
per
far
saltare
fuori
occupazione
sana
e
vera
,
altro
che
i
pacchi
di
Treu
.
Però
se
davvero
il
governo
ha
scelto
come
linea
politica
quella
di
uccellare
gli
italiani
,
almeno
la
sappia
perseguire
con
coraggio
fino
in
fondo
.
Chiami
a
raccolta
le
truppe
cammellate
,
convochi
tre
o
quattro
relatori
ammanicati
,
dieci
sindacalisti
,
l
'
imprenditore
da
far
da
contraltare
,
il
ministro
,
la
passerella
per
Prodi
,
Sant
'
Antonio
Abbassolino
,
e
via
,
il
gioco
,
pardon
,
la
conferenza
è
fatta
.
Magari
arriva
anche
un
illuminante
messaggio
di
Scalfaro
:
"
La
disoccupazione
è
un
male
per
il
Paese
"
.
Suvvia
,
è
il
vostro
mestiere
.
Dobbiamo
insegnarvelo
noi
?
I
Tg
sono
già
schierati
,
c
'
è
l
'
inviato
di
Repubblica
con
i
polpastrelli
già
sbrodolanti
,
gli
atti
del
convegno
si
possono
far
pubblicare
ad
un
editore
amico
,
forse
ci
sarà
anche
una
relazione
di
Norberto
Bobbio
che
,
da
quando
ha
spiegato
perché
non
parla
più
,
non
perde
occasione
di
parlare
ancora
.
Fra
le
tante
carnevalate
che
si
vedono
in
giro
non
sarebbe
nemmeno
la
peggiore
.
Certo
,
non
servirebbe
a
nulla
.
Ma
sono
abituati
ai
fiumi
di
parole
,
che
non
servono
a
nulla
.
E
se
non
c
'
erano
abituati
,
due
anni
di
Ulivo
sono
stati
una
specie
di
training
intensivo
.
Vogliamo
ricordare
?
Il
ministro
Treu
:
"
Nel
'96
creeremo
400mila
posti
di
lavoro
al
Sud
"
(
1
gennaio
'96
)
.
Il
vicepremier
Veltroni
:
"
Nei
primi
cento
giorni
del
governo
prenderemo
tre
provvedimenti
.
Primo
:
lavoro
per
i
giovani
nel
Sud
"
(
1
maggio
'96
)
.
Il
ministro
Bersani
:
"
Già
nelle
prossime
settimane
daremo
forti
segnali
di
cambiamento
nel
settore
dell
'
occupazione
"
(
11
luglio
'96
)
.
Ancora
Veltroni
:
"
Il
nostro
vero
nemico
è
la
disoccupazione
"
(
18
luglio
)
.
Ancora
Treu
:
"
Nel
'97
tutti
gli
sforzi
sanno
concentrati
sulla
disoccupazione
"
(
3
genaio
'97
)
.
E
ci
fermiamo
qui
soltanto
per
non
sprecare
,
carta
,
inchiostro
assai
più
utili
di
queste
dichiarazioni
.
Del
resto
,
che
il
vero
nemico
di
Veltroni
sia
la
disoccupazione
è
una
realtà
seppur
in
senso
più
privato
che
pubblico
:
il
vicepresidente
non
si
capacita
del
fatto
che
qualcuno
gli
abbia
dato
un
lavoro
.
Nemmeno
noi
,
se
per
questo
Ma
,
appunto
,
alle
promesse
mancate
gli
italiani
si
sono
abituati
,
Ciò
che
non
si
aspettavano
è
questo
:
qui
si
manca
addirittura
l
'
appuntamento
con
le
promesse
.
Che
il
governo
sia
impreparato
per
la
lotta
contro
la
disoccupazione
purtroppo
ormai
non
è
più
un
'
opinione
,
ma
una
statistica
Istat
:
ora
scopriamo
anche
che
è
impreparato
a
organizzare
una
conferenza
per
parlare
della
lotta
alla
disoccupazione
.
A
loro
mancano
persino
le
parole
.
Figurarsi
a
noi
.
Il
continuo
rinvio
della
conferenza
per
l
'
occupazione
è
,
di
per
sé
irrilevante
negli
effetti
pratici
,
assume
perciò
un
significato
storico
nel
grande
processo
di
gabellamento
del
popolo
italiano
.
Siamo
arretrati
a
questo
:
non
arriviamo
più
nemmeno
più
alle
vecchie
e
bugiarde
promesse
.
Ora
si
promette
che
un
giorno
si
prometterà
.
E
poi
non
si
mantiene
.
È
una
specie
di
scatola
cinese
della
fanfaronata
,
l
'
ingegneria
finanziaria
applicata
alla
burla
,
la
holding
della
patacca
.
Che
farebbe
anche
ridere
se
non
fosse
per
un
particolare
:
siamo
tutti
costretti
a
esserne
azionisti
.
StampaQuotidiana ,
Non
creiamoci
soverchie
illusioni
:
l
'
Enel
non
sta
per
essere
privatizzata
e
al
suo
posto
non
sta
per
subentrare
un
sistema
competitivo
di
mercato
.
Quanto
sta
accadendo
è
in
larga
misura
un
cosmetico
rimescolamento
delle
carte
,
non
la
fine
del
monopolio
pubblico
.
Tuttavia
,
pur
trattandosi
soltanto
di
un
primo
,
timido
e
contraddittorio
passo
verso
una
restituzione
del
settore
al
mercato
e
alla
disciplina
della
concorrenza
,
non
sarebbe
male
che
guardassimo
indietro
e
valutassimo
l
'
enorme
significato
simbolico
dell
'
operazione
.
Si
tratta
dell
'
ennesima
conferma
della
fine
di
un
mondo
,
di
una
ideologia
,
di
una
impostazione
politica
.
Per
comprenderlo
,
è
necessario
rifarsi
al
dibattito
che
contrassegnò
la
nascita
dell
'
Enel
.
Gli
anni
Cinquanta
,
com
'
è
noto
,
furono
anni
di
grandi
successi
economici
.
In
quel
decennio
venne
riconquistata
la
stabilità
del
potere
d
'
acquisto
della
moneta
:
l
'
inflazione
,
che
nel
decennio
1940-49
era
stata
in
media
pari
a
quasi
il
65
per
cento
l
'
anno
,
venne
sconfitta
.
Fra
il
1950
e
il
1959
il
tasso
medio
annuo
d
'
inflazione
scese
a
circa
il
3%
e
la
nostra
lira
andò
consolidandosi
fino
a
ottenere
il
premio
per
la
moneta
più
stabile
in
Europa
.
Il
disavanzo
pubblico
,
che
nel
1950
era
stato
pari
a
quasi
500
miliardi
(
oltre
il
4,5%
del
prodotto
interno
lordo
)
,
andò
rapidamente
diminuendo
:
nel
1961
fu
di
357
miliardi
,
l'1,4%
del
Pil
.
Il
debito
complessivo
scese
dai
4.800
miliardi
del
1950
,
pari
al
52%
del
Pil
,
ai
9.286
del
1960
,
pari
al
37,4%
del
Pil
.
Furono
cioè
anni
di
rigore
finanziario
e
di
politica
monetaria
prudente
e
,
smentendo
il
coro
unanime
degli
economisti
di
sinistra
,
quella
politica
di
rigore
non
solo
non
produsse
ristagno
e
disoccupazione
ma
si
tradusse
al
contrario
in
un
fattore
di
poderosa
crescita
economica
:
la
disoccupazione
diminuì
sensibilmente
(
nel
1960
il
tasso
di
disoccupazione
diminuì
sensibilmente
(
nel
1960
il
tasso
di
disoccupazione
era
inferiore
al
4%
)
e
il
tasso
di
sviluppo
fu
talmente
elevato
(
in
media
quasi
il
7%
reale
l
'
anno
)
che
da
più
parti
si
gridò
al
miracolo
.
Quelli
sono
,
infatti
,
ancora
indicati
come
gli
anni
del
"
miracolo
economico
"
.
Ma
non
c
'
era
nulla
di
miracoloso
in
quel
successo
:
si
trattava
semplicemente
delle
conseguenze
previste
di
una
politica
liberale
di
rilancio
del
mercato
,
di
incoraggiamento
al
risparmio
,
di
stabilità
monetaria
,
di
bassa
fiscalità
,
di
assenza
di
sprechi
pubblici
,
di
limitatissima
ingerenza
della
politica
nell
'
economia
.
Tutti
i
Paesi
che
hanno
seguito
quell
'
impostazione
hanno
ottenuto
,
sia
pure
in
diversa
misura
,
gli
stessi
positivi
risultati
.
La
verità
è
che
il
successo
degli
anni
Cinquanta
irritò
,
e
non
poco
,
le
sinistre
:
come
mai
,
si
chiedevano
i
più
onesti
fra
loro
,
una
politica
diametralmente
opposta
a
quella
da
noi
proposta
ottiene
risultati
così
positivi
?
Nacque
allora
negli
ambienti
delle
sinistre
comuniste
,
socialiste
e
cattocomuniste
un
nuovo
slogan
:
i
Cinquanta
saranno
magari
stati
gli
anni
del
"
miracolo
economico
"
ma
ora
è
necessario
un
"
miracolo
sociale
"
,
è
necessaria
un
'
"
apertura
a
sinistra
"
,
una
svolta
nella
politica
economica
,
con
l
'
abbandono
delle
"
vecchie
e
superate
"
ricette
dell
'
economia
liberale
e
l
'
adozione
di
formule
economiche
"
moderne
"
,
più
consone
ai
tempi
.
Fu
in
questo
clima
che
nacque
il
centrosinistra
,
l
'
alleanza
fra
marxisti
e
democristiani
che
da
quasi
40
anni
malgoverna
l
'
Italia
.
La
svolta
politica
significò
l
'
abbandono
della
prudenza
finanziaria
e
del
contenimento
dell
'
invadenza
pubblica
,
ma
il
simbolo
maggiore
del
cambiamento
fu
proprio
la
nazionalizzazione
dell
'
energia
elettrica
,
la
creazione
dell
'
Enel
.
Quella
infausta
operazione
fu
fortemente
voluta
,
specie
dai
socialisti
,
sia
per
sottolineare
il
passaggio
da
un
'
economia
di
mercato
a
un
'
economia
statalista
e
pianificata
,
come
venne
apertamente
dichiarato
,
come
"
strumento
per
scardinare
la
struttura
della
società
capitalistica
"
.
Può
apparire
incredibile
oggi
,
a
distanza
di
oltre
35
anni
,
che
circolassero
allora
e
fossero
popolari
idiozie
del
genere
,
ma
è
così
.
Raccomanderei
a
chi
oggi
trova
deprimente
la
mancanza
di
idee
sensate
a
sinistra
di
leggersi
i
discorsi
di
allora
:
sono
un
autentico
stupidario
.
Dilapidammo
3.000
miliardi
di
allora
(
circa
55.000
di
adesso
)
per
soddisfare
i
pruriti
ideologici
delle
sinistre
,
elevando
un
carrozzone
inefficiente
,
burocratico
,
costoso
e
corrotto
a
simbolo
di
una
nuova
era
,
più
saggia
,
progressiva
,
moderna
.
Per
questo
,
lo
smantellamento
dell
'
Enel
,
anche
se
non
costituisce
affatto
una
vera
privatizzazione
né
un
'
autentica
liberalizzazione
,
ha
per
me
liberista
lo
stesso
,
gratificante
significato
della
caduta
del
muro
di
Berlino
o
della
demolizione
delle
statue
di
Lenin
:
un
mostruoso
totem
del
fanatismo
statalista
viene
finalmente
demolito
.
Il
resto
,
speriamo
,
verrà
dopo
.