Tipi di Ricerca: Ricerca per parole
Trova:
> anno_i:[1970 TO 2000}
Contrordine compagni. ( Brunetta Renato , 1999 )
StampaQuotidiana ,
Non è certamente una grande scoperta dire che non esiste una sinistra europea con valori e strategie comuni . Tali e tante sono le origini , le diversità , le esperienze di governo e di opposizione , le alleanze : laburisti inglesi , socialisti italiani , socialisti francesi o tedeschi , come spagnoli o scandinavi e greci sono sempre stati diversi ieri , e ancor più lo sono oggi , soprattutto con l ' inserimento frettoloso nella grande famiglia dell ' Internazionale socialista di tanti post - comunisti , convertiti dell ' ultima ora , prima o dopo il crollo del Muro di Berlino . Fin dal dopoguerra , ciascun governo europeo d ' ispirazione o di consenso socialdemocratico finiva con l ' interpretare in chiave autarchica , nazionale , tanto le politiche sociali , quanto le più generali strategie di politica economica . In altri termini ciascun Paese sceglieva il mix di occupazione , disoccupazione , Welfare che più riteneva compatibile con la propria struttura economica e con il proprio equilibrio sociale . Con deficit e debito a fare da grandi ammortizzatori dei conflitti distributivi conseguenti . Se i conti non tornavano , svalutazione e inflazione mettevano le cose a posto . Ed è così che le tante sinistre europee , al governo da sole , o alleate soprattutto con i partiti d ' ispirazione cattolica , hanno ricostruito l ' Europa , più preoccupate della distribuzione della ricchezza che dell ' effettiva produzione della stessa . È questa l ' Europa del consenso socialdemocratico ( anche se non tutta socialdemocratica ) che decide a Maastricht nel febbraio del '92 di avviare il processo di convergenza su deficit , debito , inflazione e tassi d ' interesse . È questa l ' Europa che con il socialista Delors tenta nel dicembre '93 , con il suo libro bianco , di compensare con un piano d ' intervento di derivazione neo - keynesiana gli effetti negativi della convergenza monetaria sulle variabili reali , prima fra tutte l ' occupazione . Ma , mentre il processo di convergenza sulle variabili finanziarie avanza fino alla nascita della moneta unica , del piano Delors su investimenti e occupazione si perdono quasi subito le tracce , in quanto produttore d ' inflazione e deficit . E arriviamo al primo gennaio '99 , anno in cui si apre la terza e ultima fase dell ' unione monetaria : l ' euro , dopo una prima breve euforia , si caratterizza per un ' estrema debolezza rispetto al dollaro , e la disoccupazione rimane alta , insopportabile . Ora , al di là dei proclami altisonanti , come quelli contenuti nei " 21 punti " per il XXI secolo del manifesto elettorale del Partito socialista europeo ( di un mese fa ) , o quelli lanciati a Milano in questi giorni per un patto europeo per l ' occupazione , di novità in giro se ne vedono ben poche , e quelle poche , inquietanti : come la marcia indietro tedesca sul bilancio , e come la proposta , sempre tedesca , volta all ' introduzione di un salario , un fisco , un Welfare europeo , allo scopo di evitare pericolose ( per i tedeschi ) forme di concorrenza tra i Paesi . La convergenza nel Welfare , nel mercato del lavoro , nelle politiche fiscali , in presenza di moneta unica e di un bilancio federale di entità risibile , del tutto incapace , quindi , di reali politiche ridistributive , rischia di trasformarsi in un insopportabile fattore di discriminazione ed emarginazione dei partner dell ' euro meno sviluppati e meno efficienti , imponendo , di fatto , i costi e le regole dei Paesi più forti ( a più alta produttività ) ai Paesi più deboli ( a produttività più bassa ) . Fin qui le idee , poche e ben confuse dei socialisti continentali , con il solo Blair a predicare la bontà del modello americano . Ma ecco che , a conclusione del lugubre congresso Pse di Milano , l ' ineffabile ministro delle Finanze tedesco Lafontaine se ne esce con un ' altra delle sue : " Per il rilancio della crescita e la lotta contro la disoccupazione , l ' Europa segua l ' esempio americano " . Esattamente il contrario di quanto hanno detto sino a oggi i socialisti continentali francesi ( con le loro 35 ore ) ; italiani ( con la loro concertazione ) e tedeschi ( con il loro egemonismo egoista ) . Insomma , siamo di fronte al più classico ( e meno prevedibile ) " contrordine compagni " , in contraddizione totale con quanto sta avvenendo all ' interno delle diplomazie comunitarie in tema di Agenda-2000 e in preparazione del vertice di Colonia alla fine del semestre di presidenza tedesco dell ' Unione . Ora , delle due l ' una : o Lafontaine fa sul serio , a allora dobbiamo prepararci a una vera rivoluzione culturale dagli esiti imprevedibili per la stessa costruzione europea ; oppure ( come è più probabile ) ha solo scherzato , in cerca di facili stupori , e allora prepariamoci a vedere la disoccupazione toccare i 20 milioni di unità , con buona pace della stessa coesione sociale nel Vecchio continente .
L'anomalia non è lui ( Feltri Vittorio , 1994 )
StampaQuotidiana ,
È successo quello che non poteva non succedere : Silvio Berlusconi , l ' uomo delle televisioni commerciali e dell ' editoria , ha deciso di cambiare mestiere . Già , perché la politica è sempre stata un mestiere , lo è ancora e speriamo che presto non lo sia più . Il capo della Fininvest lo andava dicendo da tempo , almeno sei mesi : « Prima o poi mi toccherà di scendere personalmente in campo » . E lo diceva col tono di uno che , suo malgrado , senza entusiasmo e qualche rammarico , deve abbandonare le abituali occupazioni per andare in soccorso a dei parenti un po ' sciocchi ficcatisi nei guai . Il tono era scocciato , ma dissimulava una certezza : che quei parenti sciocchi o li salvava lui o non li salvava nessuno . Non sappiamo se sarà così . Ma sappiamo che Berlusconi è fermamente convinto che così sarà . Perciò non abbiamo mai dubitato , neanche quando nicchiava , chiedeva consigli a destra e a sinistra ( anzi , no : a sinistra mai ) , cercava conferme e sollecitava incitamenti a buttarsi ; non abbiamo mai dubitato che , alla fine , il Cavaliere ( come lo definiscono pieni di deferenza quelli del suo giro ) avrebbe accantonato ogni indugio , ogni prudenza e si sarebbe lanciato spavaldamente nella più folle corsa che una persona con tutti i fili attaccati possa correre : quella elettorale . Farà bene Berlusconi a partecipare alla competizione ? Farà male ? Ad ascoltare i suoi amici , i più sinceri , quelli che gli vogliono bene disinteressatamente , egli sta per commettere l ' errore più grosso della sua vita . E aggiungono che solo un matto accetta il rischio di perdere un impero , quale il suo è , per tentare di conquistare una repubblichetta squalificata e sull ' orlo del fallimento . Ad ascoltare i nemici , poi , la sua sfida al sacrario della politica , nel quale finora sono stati ammessi solamente gli addetti ai lavori , i sacerdoti delle tessere ; ad ascoltare loro , soprattutto a leggere i loro giornali , Silvio non solo è un pazzo accecato dal potere , ma addirittura un baro che siede al tavolo della politica con tre reti televisive e un gruppo editoriale nei polsini . Se infine si considera la campagna di stampa , feroce e disordinata , che si è scatenata contro il Berlusconi fondatore di Forza Italia e candidato leader di partito ; una campagna di stampa che lo ha dipinto come il pericolo pubblico numero uno ; se si considera tutto questo - e molto abbiamo taciuto per brevità - , la risoluzione del principe di Arcore appare come un suicidio eccessivamente macchinoso per essere apprezzato persino da chi lo desidera . Ma proprio perché tutto concorre a dargli torto - torto marcio - noi pensiamo che abbia ragione Berlusconi . Ha contro amici e nemici . Ha contro il Palazzo . Ha contro i professori del manuale Cencelli . Ha contro i colleghi . Ha contro i giornali ( anche i suoi ) . Ha contro le TV ( anche le sue ) . Ha contro mezzo mondo . Soltanto mezzo , però . E lui che è un calcolatore , come calcolatori sono tutti quelli che hanno dimestichezza con il successo , punta proprio su questo : l ' altro mezzo mondo che contro non gli è . È il mondo della gente comune , che non fa opinione , ma ne ha una precisa benché non la esprima se non sulla scheda ; il mondo degli imprenditori , piccoli e grandi , che non sono rappresentati dalla Confindustria ; il mondo dei cittadini che lavorano onestamente e pagano le tasse anche sapendo di pagarne troppe e ingiustamente ; i cittadini che rispettano i semafori e i divieti di sosta , che non si esibiscono in corteo , che non frequentano le piazze di Santoro , che mantengono la famiglia e non si fanno assistere da uno Stato che saccheggia le buste paga e non dà nulla in cambio , se non la pensione a chi non la merita , ospedali e scuole che non funzionano , una burocrazia arrogante e crudele . Questo mezzo mondo potrebbe dare la vittoria al matto . Che sarebbe poi la vittoria - o la rivincita - delle classi medie che credono in una grande coalizione moderata , in un grande partito nel quale collaborino , con Forza Italia , la Lega , gli ex democristiani ( non di sinistra ) , i liberali sopravvissuti al flagello di Altissimo e De Lorenzo , le truppe di Fini addomesticate sotto il tendone di Alleanza Nazionale . L ' anomalia non è Berlusconi in politica . L ' anomalia è che per costituire un polo antitetico a quello di sinistra , ci sia bisogno di lui . Ma anche questo Paese , che abbiamo ereditato dai signori delle segreterie , è un ' anomalia .
Lotta dura senza paura. ( Ferrara Giuliano , 1998 )
StampaQuotidiana ,
Cari amici manifestanti , berlusconiani e polisti , oggi sfilate in alto numero per le vie di Roma e rioccupate sbandieranti e tuonanti la sua piazza storica , popolare , manifestaiola , la spianata del Primo Maggio . Quella piazza dove , come ha notato Montanelli , la sinistra di governo non ha più animo di festeggiare le sue dubbie vittorie tattiche , composta nel suo nuovo modello socialdemocratico come una maschera perplessa issata su una sedia gestatoria . E io vi dico , con affetto di fiancheggiatore e ironia di contraddittore : lotta dura , senza paura . Ma è sul " senza paura " che mi sembra giusto mettere l ' accento . Il mio amico Stenio Solinas , sul Giornale di ieri , mi rimprovera con parole cortesi ma inequivoche un eccesso di ottimismo , una fiducia ingenua ne professionismo del potere , quel professionismo che metterebbe ora all ' angolo noi dilettanti , noi populisti democratici che abbiamo dato una bella lezione di politica con la ormai lontana vittoria bipolarista e liberale , riformatrice e presidenzialista del 27 marzo del '94 , la vera svolta impressa dalla lucida follia del cavaliere alla vita pubblica italiana . Sarò ingenuo , ma penso che il popolaccio di destra poco amato dall ' Italia in ghingheri ha più ragioni per rallegrarsi che motivi per rattristarsi , perché la fine dell ' Ulivo ( con gli annessi e i connessi ) vale più del distacco , predatorio quanto si voglia , di una trentina di deputati dalle fila dell ' opposizione . E penso che basta ragionare a freddo , anche nei momenti caldi ed appassionati , per capire che la maggioranza di supporto al governo D ' Alema è più fragile , più divisa , più esposta ai colpi di un ' opposizione intelligente , di quanto non lo fosse il fronte ulivista battezzato dalle elezioni dell ' aprile del '96 . Mentre si esprime il disgusto per la solita commedia di un governo battezzato nelle urne che scompare , senza che ai cittadini sia consentito sceglierne un altro , è utile fare un pensierino rivolto alla nuda realtà , che non delude mai : non ci hanno dato un governo elettorale e la data per le elezioni , dopo il naufragio di Romano Prodi , ma hanno dovuto mettere in piedi un ministero da stato d ' eccezione , che incolla i cocci della " grande alleanza di sinistra " in una formula piuttosto sconnessa e abbastanza precaria , da Cossutta a Cossiga . La parola " fine " al filmone hollywoodiano dell ' Ulivo , il grande sogno a fumetti di un ' Italia rigenerata dalle cordate nemiche della ciurma berlusconiana , l ' hanno dovuta scrivere direttamente loro . Cari amici , ma non lo vedete Tonino Di Pietro , quello che " a lui lo sfasciava " ? Non vi accorgete di come mastica amaro e sorride stitico , con la sua corte dei miracoli e dei miracolati ? E non volete festeggiare la trombatura della Federica Rossi Gasparrini , la reginetta delle casalinghe manettare , già berlusconista poi dipietrista poi dalemista e ora disoccupata ? E quel Prodi , che s ' è guadagnata anche per noi l ' Europa , ma a colpi di tasse e svicolando sulle spese inutili , non avete notato che s ' è ritirato sotto la tenda , in dispetto perfino ai suoi ministri , con l ' aria di chi è stato tradito dagli uomini e dalla storia ? Quando sbandieravate al congresso di Assago , Prodi vi fece un trabocchetto cattivo e vi definì : il " Nulla " . Ora è nullificato . Come compa ' Veltroni , il suo vice iper - ulivista , quello che voleva chiudere le Tv commerciali con i referendum e che ora si deve chiudere in un ufficio di Botteghe Oscure , lontano dallo splendore in technicolor del 35 millimetri . E non avete letto Giorgio Bocca , la voce di tutti i pool , che tira calci a D ' Alema perché gli ha infranto il sogno giacobino di una sinistra che faccia a pezzi gli avversari e gli rifiuti anche la stretta di mano e il dialogo ? Sulle vostre bandiere non ci deve essere scritto solo quanto sono cattivi gli avversari , e perfidi gli amici che passano dalla loro parte . Perché sventolino bene , con la dovuta capacità di prendere il vento , quelle bandiere devono anche esprimere la cattiveria e l ' abilità , la tenacia e il coraggio dell ' opposizione . L ' indignazione è un sentimento forte e rispettabile , ma fatalmente passeggero . E la vendetta , come è noto , è un piatto da gustarsi freddo . Bisogna che chi scende in piazza sia consapevole dei pericoli del pessimismo , dei rischi di riflusso che sono sempre dietro l ' angolo quando i toni accorati e disperati coprono la stringente logica della lotta politica . Se tutto si risolve in tradimenti e imboscate , quanto meno nelle vostre parole , come volete poi che la gente si prenda la briga di andare a votare per cambiare la politica e le istituzioni ? Non c ' è alcuna ragione di essere mesti e cupi se nasce un governo che ospita al suo interno un Picconatore . Non c ' è motivo di mangiarsi le unghie se un vecchio e scaltro Professore dell ' Italia liberal - socialista , Giuliano Amato , ha in affidamento la missione di riscrivere , a favore di un bipolarismo che chiarirebbe tante cose e darebbe una definitiva sistemata al trasformismo , le regole elettorali e costituzionali . E la vita continua . Perché c ' è la sfida sulla politica di sviluppo e sul lavoro da portare nel cuore di una coalizione che nasce ondeggiante e insicura . C ' è il referendum sul maggioritario , da sottrarre al più presto alle cure insincere di Di Pietro . C ' è , infine , un monopolio decisivo che resta nelle mani dell ' Italia liberale e riformatrice che oggi sfila per le vie di Roma : il monopolio dell ' opposizione politica , la guida di una protesta che fin dalle prossime elezioni europee potrebbe mettere in minoranza , con conseguenze oggi incalcolabili , ciò che resta del sogno dell ' Ulivo . Date retta , amici dell ' opposizione politica . Il moralismo consiglia sempre la tristizia e il pessimismo , ma una sobria valutazione delle cose , all ' insegna del realismo , deve mettere una spruzzata di allegria e di fiducia nel cuore e nella testa di chi manifesta oggi l ' indisponibilità di mezza Italia al conformismo e al servo encomio verso questi fragilissimi nuovi potenti .
StampaQuotidiana ,
L ' opposizione è mestiere difficile , molto più del governare , non avendo tra le proprie armi il miele del potere . Richiede tenacia , fantasia e una capacità di proposta alternativa la cui visibilità non è sempre facile , dal momento che la sua realizzabilità è proiettata nel futuro . Mai , comunque , l ' opposizione deve scivolare nella rissa o , peggio ancora , accreditare alla maggioranza di governo meriti che non le appartengono per il solo amore di polemica . Purtroppo , invece , è quello che sta accadendo da qualche tempo a questa parte . Più volte , per esempio , abbiamo scritto e motivato , parlando di finanza pubblica e di Maastricht , che l ' ingresso dell ' Italia nella moneta unica era un dato politicamente scontato . Senza la lira , l ' euro non sarebbe nato nel 1999 per una serie di motivi , il primo dei quali era il peso che il nostro Paese ha avuto e continua ad avere nella costruzione comunitaria . Il secondo motivo era che la Francia non si sarebbe avventurata nella costruzione della moneta unica tenendo fuori la sterlina e la lira contemporaneamente . Una costruzione di questo tipo , infatti , avrebbe consegnato politicamente Parigi nelle mani della grande area centroeuropea egemonizzata dalla Germania e avrebbe consentito all ' Italia di lucrare sulle conseguenti oscillazioni di cambio della lira sull ' euro , garantendo così quella spinta alle nostre esportazioni che hanno messo in difficoltà , in questi ultimi tempi , numerose produzioni francesi . Erano queste le considerazioni che ci hanno sempre fatto dire che l ' ingresso in Europa era un dato scontato da tempo . Il Polo in questi mesi , piuttosto che documentare gli errori di politica economica e le tante " una tantum " che hanno costellato le scelte di finanza pubblica , si è lanciato a testa bassa contro il governo affermando ad ogni pié sospinto , che Prodi e compagni non ci avrebbero portato in Europa . Conclusione di questa sprovveduta opposizione è stata quella di accreditare a questa maggioranza un merito politico inesistente , quello cioè dell ' entrata o della lira nell ' Euro le cui motivazioni erano , come si è visto , di ben altra natura . Analogo errore è stato fatto con la battaglia , si fa per dire , del Mugello . in quel collegio chiunque sarebbe stato eletto , sol che avesse ricevuto la benedizione papalina del segretario del Pci - Pds . Quegli elettori da cinquant ' anni sono abituati a " ubbidire e a votar tacendo " e non si capisce perché mai questa volta non l ' avrebbero dovuto fare . Il Polo , invece , ha votato al sacrificio quell ' uomo intelligente e leale che risponde al nome di Giuliano Ferrara . La conclusione di questa scelta è stata quella di aver trasformato in una vittoria politica di Antonio Di Pietro una campagna elettorale scontata e che andava snobbata sino quasi a dimenticarla . Non siamo quelli che , con il senno di poi , sanno spiegare tutto , ma da tempo siamo critici di un modo provinciale e chiassoso di fare opposizione che non tallona il governo e la sua maggioranza nel Parlamento facendone emergere i limiti e le divisioni e che si esercita , quasi esclusivamente , con dichiarazioni roboanti che durano lo spazio di un mattino e che altro non sono che piccole tempeste in un bicchier d ' acqua . O si cambia , e in fretta , o su questa linea i moderati di strada ne faranno ben poca .
StampaQuotidiana ,
Mentre infuria alla Camera la battaglia sul decreto Iva , incominciano lentamente a diffondersi oli interrogativi sull ' effettivo risanamento dei conti pubblici . L ' occasione ultima è stata la presentazione del rapporto Cer ( il centro di ricerche economiche diretto da Luigi Spaventa e Giorgio Ruffolo ) che ha tra l ' altro evidenziato come la manovra da 25mila miliardi per il'98 in realtà sfiora , sì e no , i 20mila . La verità è che il ministro del Tesoro è ricorso a mille trucchi , come testimoniano i dati svelati ieri dal Giornale , per raggiungere , senza lacrime e sangue , il famoso 3% nel rapporto deficit - Pil . Trucchi di ogni tipo che , in altre epoche , avrebbero procurato l ' " impeachement " del ministro del Tesoro . E per capire di che cosa parliamo facciamo solo tre esempi . Primo . Sembra che l ' Ufficio italiano cambi abbia venduto una certa quantità di oro alla Bankitalia realizzando notevoli plusvalenze sulle quali pagherà alcune migliaia di miliardi di imposta . Insomma con un passaggio di mano dalla destra alla sinistra si aiuta il ministero delle Finanze che a fine d ' anno avrebbe avuto un buco nel gettito tributario non indifferente . Secondo . La cancellazione dal bilancio dello Stato dei ratei di mutui accesi dalle Ferrovie dello Stato e la riallocazione della stessa quantità di quattrini sotto la voce " accrediti di capitale " ha evitato di registrare oltre 3mila miliardi di debiti . Insomma carta vince , carta perde e Ciampi con il turbante in testa . Terzo ed ultimo dato di carattere generale : nel primo semestre 1997 la differenza tra impegni di spesa ( 317mila miliardi ) e pagamenti e effettivi 213mila miliardi ) è stata più di centomila miliardi mentre nello stesso periodo del '96 era stata di 60mila miliardi ( 352 di impegni e 292 di pagamenti ) . Tutto ciò sta a significare che il buon Ciampi ha trovato la ricetta miracolosa per risanare il bilancio dello Stato e cioè quella di non pagare più nessuno . Sono mesi che denunciamo questo sconcio , testimoniato ultimamente anche dalla protesta degli imprenditori veneti per il mancato rimborso dei crediti d ' Iva . Così come da mesi denunciamo la mancata ripresa degli investimenti pubblici nonostante i tanti decreti sblocca - cantieri e le riunioni un po ' ridicole fatte al Quirinale all ' inizio di quest ' anno con un notevole numero di ministri di spesa . Questa politica di bilancio che non paga ciò che si è già speso o ciò che si deve restituire o ciò che si deve investire , maschera il mancato risanamento strutturale del Paese che passa per la riduzione della spesa corrente e in particolare di quella pensionistica . Come ha ricordato ultimamente Antonio Fazio la spesa corrente italiana è bene al di sopra della media europea e il suo tasso d ' incremento per il 1997 viaggia intorno al 4% nonostante gli impegni di Ciampi che avrà previsto un aumento di appena l'1% . Il risultato finale è che il governo raggiungerà alla fine dell ' anno il 3% nel rapporto deficit - Pil ma avrà nascosto sotto il tappeto debiti per almeno 15mila miliardi , avrà spinto verso l ' indebitamento società pubbliche come le Ferrovie che , a parità di tariffe e di costo del lavoro , avranno una riduzione dei trasferimenti . , avrà spinto enti pubblici a pagare solo una parte ( il 90% ) di ciò che hanno speso ( ma perchè ‚ non tagliare anche gli stanziamenti di competenza ? ) e continuerà a far segnare il passo agli investimenti pubblici . Sul terreno dell ' economia reale ciò vuol dire mantenere basso il profilo di crescita del Paese con tutto quanto significa sul versante dell ' occupazione che , secondo i dati Istat di agosto , registra una nuova flessione di oltre il 3% di media fra grande impresa e servizi . Per dirla in breve , insomma , una di bilancio in parte truccata per conti falsificati per almeno un punto di Pil e con oltre un milione di disoccupati veri che si toccano con mano e che , a loro volta , toccano con mano la crescente disperazione in particolare nel mezzogiorno del Paese . Prendiamo atto con soddisfazione che alcuni osservatori economici come Francesco Giavazzi e Federico Rampini incominciano a riflettere pubblicamente sul rischio di un risanamento che ha queste contraddizioni e che presenta queste finzioni finanziarie . Queste riflessioni autorevoli non ci lasciano più soli nel denunciare il gioco delle tre carte di Ciampi - Pinocchio che , con 1'ausilio della volpe - Giarda ( " Il malandrino " sottosegretario al Tesoro ) e con i silenzi interrotti solo da qualche sincero miagolio del gatto - Monorchio , ha fatto credere agli italiani che si poteva fare il risanamento dei conti pubblici senza riformare nessun settore della spesi pubblica . In questa direzione il " filibustering " delle opposizioni contro il governo alla Camera ha un significato che va ben oltre i 5mila miliardi del decreto sull ' Iva , perchè ‚ getta l ' allarme , tra l ' altro , sul rischio di un Parlamento sempre più soffocato dall ' accordo governo - sindacato e dai relativi voti di fiducia che ne blindano i contenuti . E piaccia o non piaccia , quel rischio si chiama libertà .
La mordacchia di Violante. ( Geronimo , 1998 )
StampaQuotidiana ,
Pensiero debole e conquista illiberale del Potere . Sono questi i due capisaldi che presiedono , da qualche anno , la vita politica italiana . La fine delle ideologie totalizzanti , comunismo e fascismo , sembra aver messo in soffitta anche le ragioni di quanti hanno costruito per l ' Italia un futuro di libertà e di giustizia collocandola nel solco delle grandi democrazie occidentali . Dal cattolicesimo democratico al socialismo liberale per finire al liberalismo . Le azioni del Pool di Milano e di alcune altre Procure , anche se dirette unilateralmente contro i moderati di ieri e di oggi , han finito col sortire un effetto generalizzato e cioè il rifiuto della politica e dei partiti . Da cui la rincorsa alle più disperate ed emozionali presunte scelte della gente . In Italia , contrariamente a quello che avviene in tutti i Paesi a democrazia matura , i partiti , con qualche rara eccezione , non offrono più obiettivi politici fondati su alcune idee forza , ma tutt ' al più si limitano a stendere programmi privi di un ' anima che potrebbero essere adottati indifferentemente dalla destra , dal centro e dalla sinistra . Tutto ciò è reso possibile da un dibattito che si incentra quasi sempre sugli obiettivi e quasi mai sugli strumenti e sulle loro motivazioni culturali e sociali . Il lavoro , il Mezzogiorno , l ' euro , una pubblica amministrazione efficiente e un fisco più leggero sono tutti obiettivi naturalmente condivisibili , ma le strade per arrivarci non sono mai oggetto di un confronto politico talmente forte , da investire l ' intera pubblica opinione . Questo sfarinamento politico vero e proprio mette i singoli partiti alla caccia disperata degli umori più turbolenti del Paese nel tentativo di cavalcarli . E la conclusione è sotto gli occhi di tutti . La scelta federalista , come ha giustamente fatto notare Ernesto Galli della Loggia , è più frutto del tentativo di catturare l ' elettorato di una Lega che , però , a ogni passaggio alza sempre più la posta , che non esito di una meditata scelta culturale . Si finisce così col mescolare cose diversissime : le esigenze di un forte decentramento politico e amministrativo con impulsi secessionisti largamente minoritari in un ' Italia che solo da pochi decenni ha recuperato il senso dell ' unità nazionale . Un cocktail che è polvere da sparo , e finisce , col piazzare una vera e propria bomba sotto l ' unità del Paese reale e aprire l ' orizzonte alla fine dei partiti nazionali . Tutto ciò è naturale che accada quando gli eredi del fascismo e del comunismo , dopo il proprio fallimento , non hanno più la forza di rielaborare una propria originale posizione politica mentre il centro si frantuma in mille rivoli . E su questo magma politico confuso , fioriscono i tentativi , in larga parte già riusciti , della brutale conquista del potere . L ' ideologo di questa strada , quello , cioè , che non solo teorizza schemi illiberali di conquista del potere ma , da molti anni ne garantisce la realizzazione , è Luciano Violante , presidente della Camera dei deputati . Lo può forse in virtù dei suoi archivi e delle sue tutele . Dopo aver sbriciolato il centro moderato con le teste di cuoio delle Procure di Milano , Napoli e Palermo , Luciano Violante nell ' anniversario del 25 aprile ha indicato la strada per consolidare in eterno l ' egemonia comunista . Sia il popolo sovrano a decidere , ha tuonato la sciarpa littoria delle toghe rosse di questo Paese , e voti direttamente e contestualmente il presidente della Repubblica e la coalizione di governo con il divieto ai parlamentari di mutare orientamento nel corso della legislatura . Una motivazione , quest ' ultima , generica e populista che rischia di incontrare il consenso anche del centrodestra che ricorda il ribaltone di Bossi . E sarebbe un errore . Se il nostro governo fosse presidenziale , come hanno la Francia e gli Usa , i postcomunisti perderebbero , così come perderebbero se facessero votare direttamente il primo ministro . L ' unica possibilità di vittoria e di portare a Palazzo Chigi un comunista doc è se si vota direttamente , insieme col capo dello Stato , la coalizione di governo , per il forte potere egemonico che un partito del 20-22 per cento esercita su Rifondazione e sui Popolari in un sistema maggioritario uninominale . E così il Pds , con poco più del 20 per cento , controlla l'80 per cento del potere . Ma tutto ciò non sembra bastare a Luciano Violante . Deve andare in soffitta anche quella garanzia democratica che vuole il parlamentare eletto senza vincoli di mandato . In parole semplici non solo va consolidata l ' elezione diretta della coalizione di governo che ottimizza il ruolo del Pds di D ' Alema e Violante , ma anche una sua blindatura pena lo scioglimento delle Camere . Tutto ciò non trova riscontro in nessun altro Paese democratico ed è la prima evidente mordacchia a un Parlamento già messo , in questi anni , in ginocchio dal governo delle deleghe e della blindata concertazione sociale . Come si vede , tutto è cominciare .
StampaQuotidiana ,
C ' è un vecchio detto popolare che suona più o meno così : se mi imbrogli una prima volta , la colpa è tua , se riesci a farlo una seconda volta la colpa è mia . È questa la prima reazione a caldo alla iniziativa del governo sul nuovo patto sociale che dovrebbe rappresentare il regalo natalizio per gli italiani . Questa maggioranza è la stessa che da alcuni anni ci ha promesso una lenta ma progressiva crescita della nostra economia e un ' altrettanta progressiva riduzione della disoccupazione e del divario Nord - Sud . Da tre anni , come è noto , cresciamo meno di tutti , il divario tra Nord e Sud è paurosamente aumentato e siamo l ' unico Paese europeo in cui il tasso di disoccupazione è aumentato ( dal 12,1 al 12,3 per cento ) mentre la media europea è scesa al di sotto del 10 per cento . É questa e non altra la credibilità conquistata sul campo dalla maggioranza di centrosinistra . Ma veniamo a oggi . I capisaldi di questo nuovo patto sociale , secondo le dichiarazioni di D ' Alema e Bassolino , dovrebbero essere : il rilancio delle infrastrutture nel Sud , l ' alleggerimento della fiscalità sul reddito d ' impresa e sul costo del lavoro , la formazione professionale e nuove regole della contrattazione . Per quanto riguarda le infrastrutture siamo all ' ennesimo libro bianco . Si è scomodato un maxi - convegno tenuto a Catania per scoprire , nientepopodimeno che il Sud ha bisogno di potenziare le reti nel settore del trasporto su ferro ( Ferrovie ) e nel settore idrico . Poco meno dell ' acqua calda dal momento che queste due linee di intervento sono note da almeno 50 anni . In verità il nodo sulle infrastrutture è prevalentemente finanziario . Ciampi ha da tempo bloccato gli investimenti pubblici perché non potendo contare su una effettiva riforma del welfare , a cominciare dalla previdenza , ha tentato di quadrare i conti riducendo la spesa in conto capitale e aumentando la pressione fiscale . Fino a quando non sarà risolto questo nodo tra spesa corrente e investimenti pubblici non si caverà quindi un ragno dal buco e i convegni come quello di Catania serviranno solo a far propaganda e a discutere come si spenderanno i soldi europei dopo il Duemila . Insomma campa cavallo che l ' erba cresce . Sul terreno del fisco , poi , rischiamo una colossale comica . La politica di bilancio del governo è già stata fissata con la legge finanziaria in corso di approvazione al Senato . Essa prevede , per il 1999 , una pressione fiscale sostanzialmente invariata rispetto all ' anno che si chiude se si eccettua la scomparsa di qualche " una tantum " del passato come , per esempio , l ' eurotassa . Ciampi e Visco , infatti , hanno fatto muro contro la pressione delle opposizioni parlamentari , dei sindacati e della stessa Banca d ' Italia , che hanno chiesto insistentemente la riduzione del prelievo tributario su imprese e famiglie , per rilanciare investimenti e occupazione . Purtroppo , non ci sembra che il governo voglia cambiare questa impostazione , anche perché i conti pubblici incominciano a scricchiolare vista la caduta del gettito Irap ( mancherebbero a fine d ' anno sei - ottomila miliardi ) e di quello in relazione alla minore crescita del Pil . Non a caso , infatti , Massimo D ' Alema proprio ieri ha parlato di una redristibuzione del carico fiscale sui vari fattori della produzione . Diminuire il costo del lavoro a parità di salario vuol dire ridurre gli oneri propri e impropri che gravano sull ' occupazione . Ma se il tutto non si ricollega a una riduzione generale della pressione fiscale , ciò che si toglie dal costo del lavoro propriamente detto verrà messo sul costo degli altri fattori di produzione ( D ' Alema ha parlato a esempio dell ' energia elettrica ) o compensato con altre tasse . Insomma , come la si volta e la si gira , l ' oppressione tributaria su imprese e famiglie secondo il governo non può mutare nonostante le continue dichiarazioni del nostro Visco sempre più ministro - Pinocchio . Tutt ' al più può cambiare la distribuzione sul carico fiscale ma niente di più . Sulla formazione , dopo la reprimenda della commissione europea , siamo ancora all ' anno zero . Oltre a un generico annuncio di voler rilanciare l ' apprendistato ( strumento che già esiste dal 1991 e che in questi 7 anni si è ridotto per la bassa crescita di ben 150mila unità ) , l ' unica novità sarebbe quella di attivare un contatto telefonico con almeno il 20% degli iscritti negli uffici di collocamento per orientarli sul terreno formativo e lavorativo . Insomma una sorta di telefono amico per chi è disperato . La mistica della concertazione , con tutti i suoi riti e le sue liturgie , in realtà , nasconde una incapacità a governare . Il confronto con le parti sociale è , naturalmente , indispensabile per costruire una politica di governo in una società postindustriale , ma pensare che il complessivo governo del Paese si identifichi nella concertazione , vuol dire battere una pista illiberale , emarginando il Parlamento , e povero di risultati , come dimostrano gli ultimi tre anni durante i quali siamo diventati la cenerentola d ' Europa per sviluppo , occupazione e competitività .
StampaQuotidiana ,
La guerra continua e i rischi di finire in un vicolo cieco aumentano . E il bombardamento dell ' ambasciata cinese è benzina sul fuoco e anche gli accorati appelli per la pace di Giovanni Paolo II e del patriarca ortodosso Teoctist cadono nel vuoto . I governi democratici di sinistra continuano imperterriti a bombardare Belgrado dimenticando che chi è potente potrebbe benissimo sospendere per 72 ore i raid aerei per rilanciare alla grande un vero negoziato di pace . Chi ha più forza deve avere sempre più responsabilità di tutti . Ma solo a parlarne si rischia di essere linciati dai sostenitori di un atlantismo che ogni giorno che passa è sempre più diverso da quello che abbiamo conosciutone gli ultimi cinquant ' anni . Sembra strano , ma chi ieri era pacifista per pentito preso oggi è " interventista " con fierezza e senza alcun dubbio . Pacifismo e interventismo rischiano , così , di essere due facce della stessa medaglia , quella di una concezione ideologica della politica che non lascia mai intravedere i vantaggi e gli svantaggi , i rischi e i terribili costi umani dell ' una o dell ' altra opzione . A costo di essere insultati diciamo subito che non ci piace qual pensiero unico a favore della guerra che sin qui ha dominato la scena dei media italiani . Si è parlato di una " guerra giusta " per via della pulizia etnica nei riguardi dei kosovari messa in cantiere da quel Milosevic sulle cui responsabilità nessuno ha dubbi . Ma a giudicare dai risultati quell ' ondata terribile di pulizia etnica è stata agevolata dall ' inizio dei bombardamenti su Belgrado . Ne è drammatica testimonianza il fiume di kosovari disperati che , ininterrottamente dopo i primi due giorni di bombardamenti , hanno varcato le frontiere per dirigersi in Albania , in Macedonia e nel Montenegro lasciando sul campo decine di fosse comuni . Non basta dire , come ha fatto Luciano Violante , che quei morti non possono che ricadere sulle spalle di Milosevic perché quando si ha a che fare con spietati dittatori , le grandi potenze democratiche dovrebbero saper valutare meglio gli effetti dei propri comportamenti . La bombe su Belgrado , al di là degli errori che hanno sacrificato centinaia di vite umane , hanno ridotto a pezzi l ' opposizione democratica a Milosevic e hanno accelerato l ' espulsione di oltre un milione di kosovari dalla propria terra . Sono questi , e non altri , i risultati dei raid aerei della Nato . Ne valeva la pena ? Noi ne dubitiamo molto anche alla luce dei fallimenti politici sin qui conseguiti dall ' Alleanza atlantica . Tutti i piani di pace messi a punto dalla Nato e ultimamente anche quello del G8 ( i sette Paesi più industrializzati del mondo più la Russia ) prevedono , infatti , tra gli altri punti la permanenza al potere di Slobodan Milosevic . Quale giustizia c ' è allora in questa guerra che uccide con le bombe serbi inermi e innocenti per salvare poi quel dittatore i cui gesti criminali hanno sollevato l ' indignazione del mondo occidentale ? Quale eticità esiste , insomma , in una guerra che per difendere i poveri kosovari aggrediti non occupa quelle terre per tutelarne gli abitanti , ma rada al suolo una città come Belgrado che ha la sola colpa di avere alla sua guida un criminale che i piani di pace della Nato vogliono comunque mantenere al potere ? E se Milosevic doveva continuare a governare , non sarebbe stato , allora , più saggio una più forte offensiva diplomatica coinvolgendo molto di più di quanto non sia stato fatto la Russia di Eltsin ? Abbiamo letto con molta attenzione ma anche con molto sgomento ciò che intellettuali e leader della sinistra hanno scritto in questi giorni sulle nuove frontiere dell ' internazionalismo socialista , incentrate su una più forte tutela dei diritti umani capace di superare anche il muro della non ingerenza . Se questa frontiera , però , dovesse essere governata dalle armi come scrive Tony Blair , in poco tempo il mondo esploderebbe in drammatiche guerre regionali che sarebbero , a loro volta , i detonatori di un possibile conflitto universale . Il Kurdistan , l ' Afghanistan , il Tibet , il Sud Est asiatico o l ' inferno del Centro - Africa , per citarne solo alcuni , sono zone del mondo in cui si ritrovano regimi dispotici che mettono sotto i piedi ogni diritto umano . Ma è , forse , la guerra la risposta che il mondo attende per risolvere i drammi di quelle popolazioni ? Assolutamente no perché essa rinsalderebbe parte rilevante del Pianeta contro i leader democratici occidentali che apparirebbero ai loro occhi solo terribili sacerdoti di una democrazia guerrafondaia . Il mondo democratico occidentale oggi non è più minacciato , come lo fu ieri , dal nazifascismo o dal comunismo ed è profondamente sbagliato paragonare la follia di Milosevic a quella hitleriana non foss ' altro che per la sproporzione che esiste sul terreno economico e militare tra la Nato e la piccola Serbia . Il nostro non è un isolazionismo indifferente nei riguardi di ciò che accade intorno a noi , ma solo una forte convinzione che la cultura democratica occidentale può vincere esclusivamente con la politica e con lo sviluppo economico delle zone più povere del mondo . Il rischio , invece , di questa vicenda è che si consolidi nelle grandi democrazie dell ' Occidente una sorta di militarismo etico . E il fatto che ben 13 Paesi dell ' Europa siano governati da leader socialisti le cui vocazioni internazionaliste , nel passato , hanno procurato non pochi guaii , sono un ' ulteriore preoccupazione . Così come preoccupa come Ezio Mauro dica e scriva sulla Repubblica che " la coerenza tenuta da D ' Alema sdogana definitivamente la sinistra italiana che , con questa guerra , approda definitivamente a un moderno riformismo europeo e occidentale " . Se per qualcuno può pesare il nostro passato democristiano , spiace dirlo ma il passato comunista di Mauro e di tanti altri interventisti ideologici ci terrorizza
Il lavoro dei pataccari ( Giordano Mario , 1998 )
StampaQuotidiana ,
Il 28 febbraio 1996 un giornalista chiese a Romano Prodi : " Che cosa farà appena nominato presidente del Consiglio ? " . E lui : " Convocherò una grande conferenza nazionale sul lavoro " . Il 14 aprile , sentendo aria di vittoria elettorale , Prodi ribadì : " La sera del 21 aprile cominceremo a organizzare la conferenza per il lavoro " . La conferenza per il lavoro non si è mai svolta . Fu convocata per settembre '96 , ma il governo vi giunse impreparato . " Rimandiamola a ottobre " , dissero . E così avvenne , ma a ottobre il governo era di nuovo impreparato . La conferenza , allora , fu rinviata a febbraio , poi a marzo , poi a Fregene , perché arrivò aria di vacanza e le conferenze non sono per nulla balneari . Il governo , comune , era impreparato . Con l ' arrivo dell ' autunno si ricominciò a parlare del Grande Appuntamento . Ma il governo era impreparato e così si decise di rimandare a febbraio . Poi si disse : " Meglio marzo " . Ora Antonio Bassolino , mente pensante dell ' Ulivo al Sud e sindaco di Napoli , la città che dovrebbe ospitare la conferenza , manda un messaggio al governo : " Per cortesia rimandate ancora la conferenza . È inutile farla a marzo perché non sarebbe ben preparata " . Se ne parla da due anni , il governo continua a essere non preparato , la disoccupazione continua a crescere . Noi non crediamo alle conferenze sul lavoro . Anzi , siamo convinti che le conferenze diano lavoro soltanto a chi le organizza . Per cui non abbiamo nessun interesse che il Grande Appuntamento veda la luce . Saremmo più lieti se vedesse la luce una sensibile riduzione della pressione fiscale , che è l ' unico modo per far saltare fuori occupazione sana e vera , altro che i pacchi di Treu . Però se davvero il governo ha scelto come linea politica quella di uccellare gli italiani , almeno la sappia perseguire con coraggio fino in fondo . Chiami a raccolta le truppe cammellate , convochi tre o quattro relatori ammanicati , dieci sindacalisti , l ' imprenditore da far da contraltare , il ministro , la passerella per Prodi , Sant ' Antonio Abbassolino , e via , il gioco , pardon , la conferenza è fatta . Magari arriva anche un illuminante messaggio di Scalfaro : " La disoccupazione è un male per il Paese " . Suvvia , è il vostro mestiere . Dobbiamo insegnarvelo noi ? I Tg sono già schierati , c ' è l ' inviato di Repubblica con i polpastrelli già sbrodolanti , gli atti del convegno si possono far pubblicare ad un editore amico , forse ci sarà anche una relazione di Norberto Bobbio che , da quando ha spiegato perché non parla più , non perde occasione di parlare ancora . Fra le tante carnevalate che si vedono in giro non sarebbe nemmeno la peggiore . Certo , non servirebbe a nulla . Ma sono abituati ai fiumi di parole , che non servono a nulla . E se non c ' erano abituati , due anni di Ulivo sono stati una specie di training intensivo . Vogliamo ricordare ? Il ministro Treu : " Nel '96 creeremo 400mila posti di lavoro al Sud " ( 1 gennaio '96 ) . Il vicepremier Veltroni : " Nei primi cento giorni del governo prenderemo tre provvedimenti . Primo : lavoro per i giovani nel Sud " ( 1 maggio '96 ) . Il ministro Bersani : " Già nelle prossime settimane daremo forti segnali di cambiamento nel settore dell ' occupazione " ( 11 luglio '96 ) . Ancora Veltroni : " Il nostro vero nemico è la disoccupazione " ( 18 luglio ) . Ancora Treu : " Nel '97 tutti gli sforzi sanno concentrati sulla disoccupazione " ( 3 genaio '97 ) . E ci fermiamo qui soltanto per non sprecare , carta , inchiostro assai più utili di queste dichiarazioni . Del resto , che il vero nemico di Veltroni sia la disoccupazione è una realtà seppur in senso più privato che pubblico : il vicepresidente non si capacita del fatto che qualcuno gli abbia dato un lavoro . Nemmeno noi , se per questo Ma , appunto , alle promesse mancate gli italiani si sono abituati , Ciò che non si aspettavano è questo : qui si manca addirittura l ' appuntamento con le promesse . Che il governo sia impreparato per la lotta contro la disoccupazione purtroppo ormai non è più un ' opinione , ma una statistica Istat : ora scopriamo anche che è impreparato a organizzare una conferenza per parlare della lotta alla disoccupazione . A loro mancano persino le parole . Figurarsi a noi . Il continuo rinvio della conferenza per l ' occupazione è , di per sé irrilevante negli effetti pratici , assume perciò un significato storico nel grande processo di gabellamento del popolo italiano . Siamo arretrati a questo : non arriviamo più nemmeno più alle vecchie e bugiarde promesse . Ora si promette che un giorno si prometterà . E poi non si mantiene . È una specie di scatola cinese della fanfaronata , l ' ingegneria finanziaria applicata alla burla , la holding della patacca . Che farebbe anche ridere se non fosse per un particolare : siamo tutti costretti a esserne azionisti .
StampaQuotidiana ,
Non creiamoci soverchie illusioni : l ' Enel non sta per essere privatizzata e al suo posto non sta per subentrare un sistema competitivo di mercato . Quanto sta accadendo è in larga misura un cosmetico rimescolamento delle carte , non la fine del monopolio pubblico . Tuttavia , pur trattandosi soltanto di un primo , timido e contraddittorio passo verso una restituzione del settore al mercato e alla disciplina della concorrenza , non sarebbe male che guardassimo indietro e valutassimo l ' enorme significato simbolico dell ' operazione . Si tratta dell ' ennesima conferma della fine di un mondo , di una ideologia , di una impostazione politica . Per comprenderlo , è necessario rifarsi al dibattito che contrassegnò la nascita dell ' Enel . Gli anni Cinquanta , com ' è noto , furono anni di grandi successi economici . In quel decennio venne riconquistata la stabilità del potere d ' acquisto della moneta : l ' inflazione , che nel decennio 1940-49 era stata in media pari a quasi il 65 per cento l ' anno , venne sconfitta . Fra il 1950 e il 1959 il tasso medio annuo d ' inflazione scese a circa il 3% e la nostra lira andò consolidandosi fino a ottenere il premio per la moneta più stabile in Europa . Il disavanzo pubblico , che nel 1950 era stato pari a quasi 500 miliardi ( oltre il 4,5% del prodotto interno lordo ) , andò rapidamente diminuendo : nel 1961 fu di 357 miliardi , l'1,4% del Pil . Il debito complessivo scese dai 4.800 miliardi del 1950 , pari al 52% del Pil , ai 9.286 del 1960 , pari al 37,4% del Pil . Furono cioè anni di rigore finanziario e di politica monetaria prudente e , smentendo il coro unanime degli economisti di sinistra , quella politica di rigore non solo non produsse ristagno e disoccupazione ma si tradusse al contrario in un fattore di poderosa crescita economica : la disoccupazione diminuì sensibilmente ( nel 1960 il tasso di disoccupazione diminuì sensibilmente ( nel 1960 il tasso di disoccupazione era inferiore al 4% ) e il tasso di sviluppo fu talmente elevato ( in media quasi il 7% reale l ' anno ) che da più parti si gridò al miracolo . Quelli sono , infatti , ancora indicati come gli anni del " miracolo economico " . Ma non c ' era nulla di miracoloso in quel successo : si trattava semplicemente delle conseguenze previste di una politica liberale di rilancio del mercato , di incoraggiamento al risparmio , di stabilità monetaria , di bassa fiscalità , di assenza di sprechi pubblici , di limitatissima ingerenza della politica nell ' economia . Tutti i Paesi che hanno seguito quell ' impostazione hanno ottenuto , sia pure in diversa misura , gli stessi positivi risultati . La verità è che il successo degli anni Cinquanta irritò , e non poco , le sinistre : come mai , si chiedevano i più onesti fra loro , una politica diametralmente opposta a quella da noi proposta ottiene risultati così positivi ? Nacque allora negli ambienti delle sinistre comuniste , socialiste e cattocomuniste un nuovo slogan : i Cinquanta saranno magari stati gli anni del " miracolo economico " ma ora è necessario un " miracolo sociale " , è necessaria un ' " apertura a sinistra " , una svolta nella politica economica , con l ' abbandono delle " vecchie e superate " ricette dell ' economia liberale e l ' adozione di formule economiche " moderne " , più consone ai tempi . Fu in questo clima che nacque il centrosinistra , l ' alleanza fra marxisti e democristiani che da quasi 40 anni malgoverna l ' Italia . La svolta politica significò l ' abbandono della prudenza finanziaria e del contenimento dell ' invadenza pubblica , ma il simbolo maggiore del cambiamento fu proprio la nazionalizzazione dell ' energia elettrica , la creazione dell ' Enel . Quella infausta operazione fu fortemente voluta , specie dai socialisti , sia per sottolineare il passaggio da un ' economia di mercato a un ' economia statalista e pianificata , come venne apertamente dichiarato , come " strumento per scardinare la struttura della società capitalistica " . Può apparire incredibile oggi , a distanza di oltre 35 anni , che circolassero allora e fossero popolari idiozie del genere , ma è così . Raccomanderei a chi oggi trova deprimente la mancanza di idee sensate a sinistra di leggersi i discorsi di allora : sono un autentico stupidario . Dilapidammo 3.000 miliardi di allora ( circa 55.000 di adesso ) per soddisfare i pruriti ideologici delle sinistre , elevando un carrozzone inefficiente , burocratico , costoso e corrotto a simbolo di una nuova era , più saggia , progressiva , moderna . Per questo , lo smantellamento dell ' Enel , anche se non costituisce affatto una vera privatizzazione né un ' autentica liberalizzazione , ha per me liberista lo stesso , gratificante significato della caduta del muro di Berlino o della demolizione delle statue di Lenin : un mostruoso totem del fanatismo statalista viene finalmente demolito . Il resto , speriamo , verrà dopo .