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> anno_i:[1970 TO 2000}
StampaQuotidiana ,
La frode del 4 per mille è stata bloccata : ma , frattanto , ha riportato l ' attenzione del pubblico sul problema del finanziamento ai partiti . I contribuenti non sembrano entusiasti di devolvere una parte di quanto versato in imposte a questo scopo ( gestito con criteri automatici ) , anche se non ci rimettono nulla . Ancor meno entusiasti forse sarebbero , se si rendessero conto che c ' è un ' altra via , più subdola , attraverso cui finanziano i partiti : la retribuzione ai parlamentari di ogni ordine e grado . Di fatto , consiglieri regionali , deputati e senatori , parlamentari europei sono pagati dall ' erario , ma svolgono per i partiti compiti che costerebbero moltissimo se dovessero essere retribuiti a professionisti ad hoc . Un po ' di lavoro dei membri dei corpi elettivi è svolto nelle commissioni ( a parte chi lavora a tempo pieno per il governo o la giunta ) ; ma l ' attività più intensa è svolta a favore del partito , e vale assai più della modesta percentuale sugli emolumenti , che l ' eletto versa in denaro . Difficilmente uno impegna una sua specifica competenza nell ' elaborare le leggi : quasi sempre si limita a votarle , seguendo le indicazioni del capogruppo . Quando non lo fa , è perché c ' è stato un equivoco : o , peggio , perché è indisciplinato e segue le indicazioni di qualcun altro . Sotto questo riguardo , la pratica dei " pianisti " si potrebbe generalizzare : ad ogni elezione basterebbe assegnare a ciascun partito un peso proporzionale ai voti ricevuti , e poi far premere il tasto da un solo incaricato . L ' eloquenza parlamentare ne soffrirebbe , ma si otterrebbe un ' economia e si avrebbe , fra l ' altro , il vantaggio di evitare ribaltoni . I partiti , tuttavia , ci perderebbero : verrebbe loro mancare la collaborazione di persone preziose per l ' elaborazione della linea politica . Infatti , mentre le aule sono spesso deserte o quasi , i parlamentari si lamentano di condurre una vita faticosa , impegnati dal mattino alla sera in riunioni interminabili , al cui risultato non hanno interesse . Peggio : se lo hanno , non riescono a farlo prevalere . Per questo la maggioranza di loro - di cui il pubblico non conosce neppure il nome - viene qualificata con la qualifica di " peones " . Ma lo Stato spende per loro e per chi li aiuta somme ingenti , e dà l ' impressione che siano dei privilegiati sociali . Con ciò non voglio esprimere alcun giudizio morale o tecnico negativo : dico soltanto che buona parte di ciò che lo Stato o le regioni spendono per i parlamentari va considerata come una forma di finanziamento ai partiti . Del resto , in certo senso dovuta , se la politica si elabora in sede di partito e non di assemblea . I propositi di ridurre il numero di parlamentari sono accolti , perciò , con sfavore , non solo da chi ambisce a quelle funzioni , ma soprattutto da chi ha la responsabilità di un partito e si domanda ( con angoscia crescente dopo tangentopoli ) con quali mezzi e con quali aiuti vi farà fronte . L ' obiettivo dei partiti tocca il tema cruciale del loro rapporto con la democrazia , la cui degenerazione è espressa con una crasi linguisticamente scorretta , ma appunto perciò appropriata : partitocrazia . Se la politica è elaborata all ' interno dei partiti , anziché nelle sue sedi istituzionali , è naturale che i partiti la trattino come cosa loro e pretendano di esserne pagati . Però , visto che la Costituzione tratta i partiti come enti privati , meglio sarebbe se li gestissero i privati con fondi privati , e con quella " trasparenza " che è bene tener ferma , ma su cui è il caso di non far troppo conto , viste le stravaganze cui dà luogo ( pur in società così diverse tra loro come l ' americana e la russa ) quando la si pretende perfetta . Basta che non si esageri : ossia che gli eletti non credano che i loro doveri pubblici siano sostituibili del tutto con compiti privati . Ora , tra sei mesi , i partiti avranno una ghiotta occasione per concorrere a questa forma di finanziamento : le elezioni europee . Strasburgo è meno assorbente di Roma , e non ha la facoltà neppur formale di prendere decisioni operative . Perciò è giusto che i parlamentari europei lavorino più degli altri per il partito , senza il quale , tra l ' altro , avrebbero molta più difficoltà a farsi eleggere . Ma appunto perciò è convenienza dei partiti scegliere candidati affidabili e forniti di prestigio . Evitando , inoltre , di accollare più mansioni parlamentari a uno stesso soggetto : sia perché il titolare di più mandati contemporanei non avrebbe modo di dedicarsi al partito senza trascurare del tutto i suoi doveri pubblici , sia perché , in quel caso , in luogo di due parlamentari da utilizzare il partito ne avrebbe uno solo .
Lisbon Story ( Tornabuoni Lietta , 1995 )
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Wim Wenders compie nel 1995 cinquant ' anni . S ' è sposato nel 1993 per la terza volta con Donata Schmidt , assistente operatore che in Lisbon Story ha fatto la segretaria di edizione , ragazza cattolica religiosissima . Va diventando sempre più religioso . La bellezza , le emozioni , lo spaesamento e la malinconia dei suoi film , il suo stile cristallizzato e seducente , la sua capacità di fondere romanticismo tedesco e road movie americano , di mescolare poesia , umorismo e profondità , di guardare il mondo con il distacco dell ' investigatore e l ' avidità dell ' innamorato , gli hanno conquistato un gran pubblico internazionale soprattutto di ragazzi . Adesso è un poco cambiato : resta uno dei rari registi che rifletta e teorizzi sul proprio mestiere e sull ' arte del vedere , sulle immagini e su come esse vengano create e consumate nelle società contemporanee , ma questi pensieri assumono spesso il tono didattico , ansioso e sentenzioso , d ' una crisi espressiva . A questo punto il produttore portoghese Paulo Branco propone a Wenders un film su Lisbona , finanziato anche dall ' amministrazione della città meravigliosa . Lui accetta . Anziché un documentario , fa una parabola autoindulgente di quasi due ore , in parte bella , in parte lambiccata , sfilacciata e pesante : sulla situazione del cinema che compie cent ' anni e sulla nostalgia per la cine - innocenza perduta ; sullo stato delle immagini tanto amate ma adesso tanto spesso prostituite e orribili ; sui generi della narrazione per immagini ( road movie , documentario , poliziesco , musicale , farsesco , diaristico ) e sui suoi linguaggi ( muto , sonoro , bianco e nero , colore , video ) ; sulle nuove generazioni e sull ' elettronica che trasforma anche i bambini in cineasti . Non è un film difficile : si può conoscerlo meglio anche leggendone la sceneggiatura pubblicata da Ubulibri a cura di Mario Sesti . I concetti danno corpo a una storia . Richiamato con urgenza dall ' amico regista Friedrich Monroe ( stesso nome e stesso interprete , Patrick Bauchau , di Lo stato delle cose ) , il tecnico del suono Philip Winter ( stesso nome e stesso interprete , Rúdiger Vogler , di Fino alla fine del mondo e Così lontano , così vicino ) si mette in macchina , arriva a Lisbona ; l ' amico è scomparso , restano la città bellissima e i suoi suoni da vedere e registrare , gangsters e bambini da incontrare , una cantante affascinante da amare sinché il regista non riappare . Citazioni di Pessoa , epifania aggraziata e spiritosa di Manoel de Oliveira . Lisbon Story si apre e si chiude con un saluto a Fellini che se n ' è andato , « Ciao Federico » : può essere l ' espressione d ' un rimpianto o un ' allusione al protofilm di crisi d ' un regista , 8 e 1/2 . Speriamo che non sia un addio al cinema .
Prêt-à-porter ( Tornabuoni Lietta , 1995 )
StampaQuotidiana ,
Prêt - à - porter , scritto , prodotto e diretto da Robert Altman , non è bello né brutto : è glamour . È divertente . È il sogno dei Vip - maniaci e dei giornali fatto film . È due ore e dieci minuti di sfilate di moda e di modelle a Parigi , di facce famose , abiti importabili , isterismi eleganti , amori comici , modesti cinismi , chiacchiere , atrocità , rivalità lussuose , chiasso , cretinate , gioielli , shopping compulsivo , odii stupidi . Dolce vita anni Novanta , Beautiful a Parigi , commedia umana , irrisione del consumismo , analisi dell ' apparenza scambiata per sostanza , condanna dei media frenetici , esaltazione del corpo , parodia del vuoto contemporaneo , voyeurismo critico ? Non esageriamo . I significati sono pochi e ovvii : non s ' aspettava certo Altman per deplorare la vanità delle vanità né per predicare un ritorno alla sobrietà ragionevole . Le macchiette sono molte . I momenti pubblicitari sono più che un sospetto . La satira è impossibile , o zoppa : come prendere in giro lo spettacolo parigino , già in sé volutamente autocaricaturale , delle sfilate di moda ? Ma il film un po ' stancante nell ' insieme è ricco , brillante : una farsa con mille cose da guardare e tanti visi da riconoscere , un divertimento , una vacanza . Lo stile di Altman è come sempre frammentato ( a volte sfilacciato ) . La narrazione orizzontale destrutturata , complessa e sinuosa , segue coralmente numerosi personaggi in varie storie intrecciate : niente psicologie , soltanto comportamenti . All ' inizio Marcello Mastroianni in colbacco contempla il profumo Poison ( Veleno ) nella vetrina d ' un negozio Dior , entra , compra due bruttissime cravatte identiche : ma siamo a Mosca , sulla Piazza Rossa . Dal Cremlino alla Tour Eiffel : Mastroianni , italiano divenuto sarto in Russia , misterioso ladro di valige e di vestiti altrui , è un personaggio - guida attraverso l ' ambiente tossico delle sfilate parigine . Lui siede nella limousine nera accanto a Jean - Pierre Cassel , autorità della moda che si strozza mangiando un tramezzino , che viene creduto vittima d ' assassinio dai poliziotti Michel Blanc e Jean Rochefort , che non viene pianto dalla moglie Sophia Loren e viene rimpianto dall ' amante stilista Anouk Aimée : quest ' ultima ha i suoi guai , senza dirle nulla il figlio Rupert Everett ( sposato con una modella nera e amante della sorella gemella della moglie ) ha venduto l ' azienda al miliardario texano fabbricante di stivali Lyle Lovett . È Mastroianni a rincontrare Sophia Loren , che trentacinque anni prima era sua moglie e che gli ripete un antico spogliarello ( alla seconda calza nera , lui s ' addormenta russando ) . È Chiara Mastroianni l ' assistente del secondo personaggio - guida , la giornalista televisiva Kim Basinger , bionda , scema e bella , le cui interviste permettono d ' incontrare Cher e Belafonte , Lauren Bacall e Stephen Rea , tanti stilisti . Intanto il compratore di Chicago Danny Aiello e la sua donna Teri Garr s ' abbandonano alle proprie perversioni : lei acquista intere boutiques , lui si veste da donna in tailleur Chanel rosa . Intanto i giornalisti Julia Roberts e Tim Robbins , rimasti senza valigie , si chiudono nell ' unica camera d ' albergo disponibile e fanno l ' amore , sospendendo brevemente solo per scrivere articoli copiati dal telegiornale . Nel frattempo ... La storia infinita termina con una sfilata di modelle nude . Se l ' immagine volesse simboleggiare una condanna degli orpelli , una scelta di rigore , sarebbe tardiva , illusoria : da un pezzo a Parigi le modelle sfilano nude , e nessuno rinuncia a nulla .
Buon compleanno, Mr. Grape ( Tornabuoni Lietta , 1995 )
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Un film inconsueto , bello e strano , sulla faccia triste dell ' America e sulla fatica di vivere . Con le due giovani star hollywoodiane più inquietanti ed eleganti : Johnny Depp , Juliette Lewis . Con due presenze impressionanti : una donna enormemente obesa , 250 chili , che da sette anni non esce di casa , che dal giorno in cui suo marito scese in cantina e senza dire una parola s ' impiccò , siede immobile su un divano sfondato mangiando come un orco , fumando , guardando la tv , e che alla fine s ' uccide nel modo più semplice , salendo le scale e facendosi scoppiare il cuore per la fatica di trascinare l ' immenso corpo ; un diciottenne ritardato mentale , vivace , spericolato e ciarliero come un bambino piccolo , al quale bisogna sempre star dietro perché non combini guai . Insieme con due ragazze pazienti , sono questi la madre e i fratelli , è questa la famiglia a capo della quale si ritrova Johnny Depp , commesso in un negozio d ' alimentari d ' un paese della grande America rurale piatta ( « descriverla è come ballare senza musica » ) dove le uniche fortunate sono le automobili sulla strada provinciale : « Fanno la sola cosa che c ' è da fare : passano e se ne vanno » . Il film magnificamente recitato , tratto da un romanzo di Peter Hedges , racconta benissimo la vita aspra del giovane uomo : doveri , pensieri , affanni ( « Devo andare » è il suo slogan ) , desolazione , esasperazione , mutilazione dell ' esistenza , fatica , obblighi , sogni spezzati , ma anche affetti autentici , momenti d ' allegria e di festa , baci d ' amore scambiati in fretta ( « Devo andare , adesso » ) . Alla morte della madre , per evitare la volgare curiosità altrui verso « il fenomeno da baraccone » , i figli ne inceneriscono lo sterminato cadavere dando fuoco alla casa , bruciando anche tutto il passato , concedendosi forse una possibilità di ricominciare . Lo stile , il sentimento della realtà non avvelenato dall ' assenza di speranza , la sottigliezza psicologica unita alla semplicità ironica sono le caratteristiche rare di Lasse Hallström . Il regista svedese cinquantenne di La mia vita a quattro zampe ( 1985 ) , trasferitosi negli Stati Uniti dopo il successo mondiale di quel film , autore d ' un primo film americano mai uscito in Italia , Ancora una volta con Richard Dreyfuss e Holly Hunter , ha molta originalità , una gran qualità di narratore realista , affettuoso , profondo e divertito .
Sostiene Pereira ( Tornabuoni Lietta , 1995 )
StampaQuotidiana ,
« Sostiene Pereira » è l ' intercalare - chiave del romanzo di Antonio Tabucchi pubblicato da Feltrinelli dal quale il film è tratto : il narratore riferisce , prendendo un poco le distanze , quanto si suppone gli sia stato raccontato dal protagonista dottor Pereira , anziano redattore della pagina culturale del quotidiano portoghese « Lisboa » nel 1938 . « Sostiene Pereira » è l ' espressione che ritma i capitoli , scandendo la vicenda del giornalista cattolico invecchiato , vedovo e solo , assediato dal pensiero della morte , amoroso traduttore di narrativa francese e amante della cultura ( « IO credevo che la letteratura fosse la cosa più importante » ) , uomo onesto ma atono che rimane estraneo al dramma collettivo dei fascismi europei anni Trenta . L ' incontro con due giovani militanti antifascisti quasi costringe Pereira a guardare la realtà di violenza , di repressione e di censura dello « Stato nuovo » , senza più Costituzione né libertà , del dittatore portoghese Salazar ; dapprima resiste ( « Io non parteggio , non voglio guai , non sono dei vostri né dei loro » ) , poi acquista coscienza e approda concretamente alla consapevolezza del dovere di ciascuno di reagire , di combattere . Più che un dovere , una necessità di sopravvivenza . Che il conflitto riguardi in realtà la vita della libertà contro la morte dell ' oppressione è testimoniato da una mutazione anche fisica del protagonista Marcello Mastroianni : se nella passività distratta Pereira risultava vecchio , grasso , ansimante , assente , torpido , spaventato dall ' idea della fine come dalla prospettiva della resurrezione della sua troppa carne , nella reattività fattiva dimagrisce , smette di portare giacca e cappello , con passo elastico s ' incammina tra la gente verso un ' altra vita . Facile ? Facile . Il film fedele al romanzo , dai contenuti alti e nobili , con un bravo attore , benissimo prodotto ( ambientazione , costumi , luoghi sono impeccabili ) non arriva a darsi uno stile cinematografico equivalente allo stile romanzesco di Tabucchi , ricorre a caratterizzazioni o a espedienti narrativi primari , rimane a volte inerte . Se si ricorda Umberto D . di De Sica , protofilm sulla presa di coscienza d ' un vecchio intellettuale solitario , l ' interpretazione a tratti imbarazzata di Mastroianni non regge il confronto . Se Sostiene Pereira è illustrativo , didattico , scolastico , insegna cose essenziali : come riconoscere un regime dittatoriale che non s ' instaura con colpi di Stato violenti ma s ' insinua sotto l ' apparenza della normalità , come identificare certi meccanismi autoritari di cui i cittadini distratti possono non accorgersi e una autocensura peggiore della censura , come accettare le responsabilità che ognuno porta nella perdita della libertà .
Piccole canaglie ( Tornabuoni Lietta , 1995 )
StampaQuotidiana ,
Mel Brooks , Whoopi Goldberg , Daryl Hannah e persino il miliardario Donald Trump nella parte d ' un miliardario compaiono in questo film per bambini piccoli e per adulti sofisticati , rifacimento d ' un vecchio classico americano di gran successo . Fu Hal Roach , il produttore dei film di Harold Llyod e di Stanlio e 011io , a ideare prima del cinema sonoro una serie di brevi slapstick comedies infantili , avventure comiche di bambini piccoli cresciuti sulla strada come Il monello di Chaplin , dirette perlopiù da Robert McGowan , chiamate originariamente Our Gang ( La nostra banda ) . Nate a metà degli anni Venti , rimasero popolari anche nei Trenta e nei Quaranta ; nei Cinquanta rivissero per qualche tempo alla tv . Ora la regista cinquantenne Penelope Spheeris le rivisita con grazia e divertimento , con una intenerita nostalgia che ha forse a che fare con la propria infanzia terribile : figlia del proprietario d ' un circo itinerante ex campione olimpionico di lotta libera , aveva sette anni quando il padre fu ucciso a coltellate in una rissa , lasciando i quattro figli soli con la madre alcolizzata appassionata di matrimoni ( si sposò nove volte ) . Gli svelti bambini fra i quattro e i nove anni sono associati in un Club degli Odiatori di Femmine ; scoprono con raccapriccio che uno di loro s ' è innamorato della seducente bambina Darla e non può fare a meno di corteggiarla rivaleggiando con un coetaneo figlio di miliardario ( « Le femmine sono come le brutte canzoni , una volta che ti sono entrate in testa non ne escono più » ) ; puniscono il traditore , ma alla fine si riconciliano con le bambine ; sono in conflitto con due teppisti di undici anni durante l ' avventurosa gara di go - kart che è una delle competizioni della locale fiera annuale . Non sono piccoli che scimmiottano i grandi ma neppure sono bambini realistici , risultano più autonomi , pragmatici ed energici dei veri quattrenni o cinquenni : dall ' anomalia nasce la comicità delle loro peripezie spiritose , mentre dalla buona realizzazione nasce l ' elegante piacevolezza del film .
Virus letale ( Tornabuoni Lietta , 1995 )
StampaQuotidiana ,
Thriller convenzionale e interessante , ispirato al best - seller americano Crisis in a Hot Zone nel quale Richard Preston , cronista scientifico del « New Yorker » , riferiva nel 1993 sull ' apparizione d ' un nuovo virus sconosciuto arrivato dalle Filippine contro il quale s ' era trovata a combattere nel 1989 una coppia di virologi dell ' esercito , Gerard e Nancy Jaax . Il pericolo d ' un virus misterioso venuto da Paesi esotici condensa tanti elementi contemporanei : la paura de11'Aíds , naturalmente , ma anche la pulsione di morte , l ' interesse collettivo per la scienza salvifica o mortifera , il bisogno spettacolare d ' inventarsi nuovi nemici magari interni dopo la fine del comunismo ( non tutti i film d ' azione possono avere come avversari i narcotrafficanti o la Cia ) . Il film Hollywood contro Virus racconta , con un inizio identico a quello di Aracnofobia , la vicenda d ' un virus portato dallo Zaire che uccide velocemente e velocemente si propaga in una cittadina californiana . A fronteggiarlo è chiamato l ' esercito , nelle sue varianti cattiva , semicattiva e buona : il generale cattivo Donald Sutherland intende risolvere l ' angoscioso problema con l ' Operazione Tabula Rasa , distruggendo radicalmente l ' intera cittadina e sopprimendone i duemilaseicento abitanti , anche per coprire vecchi segreti e magagne ; il generale meno cattivo Morgan Freeman non è d ' accordo , ma rispetta le gerarchie e sino a un certo punto obbedisce agli ordini ricevuti ; lo scienziato militare Dustín Hoffman vuoi salvare la vita al maggior numero possibile di malati ricercando il portatore sano del virus per ricavarne l ' antidoto , e a questo scopo non esita a disobbedire agli ordini . Un dilemma morale ( quando l ' obbedienza diventa massacro , violarla non è un dovere ? ) , allarmanti allusioni all ' uso delle armi biologiche da parte dell ' esercito americano nel passato e nel presente , un conflitto coniugale ( il protagonista e la scienziata sua moglie sono separati , ritrovano armonia nella battaglia comune ) , paesaggi esotici , fantastiche riprese aeree e la fotografia perfetta di Michael Ballhaus si uniscono alla tensione del thriller catastrofico - sanitario : Hoffman è così energico ed efficace che sembra persino alto .
Quale politica per la Dc ( Romeo Rosario , 1975 )
StampaQuotidiana ,
Circolano in questi giorni notizie di sondaggi pre - elettorali effettuati per conto della Democrazia cristiana i cui risultati sarebbero forieri di nuove amarezze per il partito guidato da Amintore Fanfani . Le perdite elettorali nelle regionali di primavera sono previste , pare , al 5 per cento : che , unito ai cali già registrati nel referendum , in Sardegna e nel Trentino , basta largamente a suscitare il panico nelle file di un partito da tempo diventato una macchina per la conquista di posti di potere e di sottogoverno . Da ciò la ricerca affannosa di nuove direttive , e di mutamenti negli indirizzi del partito che valgano ad adeguarlo alla « mutata realtà del paese » , e a consentirgli di essere ancora espressione maggioritaria di una società alla quale non sarebbero più adatti i metodi che nel passato hanno assicurato alla Democrazia cristiana tanti successi . Già nell ' adozione di questa terminologia vi sono i segni della debolezza o meglio , dei complessi d ' inferiorità coltivati , nei confronti degli avversari , da un partito che in tal modo viene ad ammettere apertamente di avere per trent ' anni governato il paese con criteri adatti a una società arretrata e civilmente inferiore , la quale soltanto poteva subire i suoi metodi e la sua guida , non più accettabili da un ' Italia ormai entrata nel novero delle moderne società industriali . Ammissioni tanto più gravi in quanto la necessità di analoghe revisioni non viene in alcun modo prevista per i partiti opposti , che pur si richiamano a modelli così antiquati e astratti di sviluppo civile , e che sono in tal modo autorizzati ad ammonire e sdottoreggiare , nonostante le delusioni e gli inganni di cui è cosparsa la loro storia , e che solo la debolezza politica e ideale della Democrazia cristiana può avere consentito di dimenticare . E questa debolezza ha una proiezione quanto mai pericolosa sul terreno pratico , appunto nella forma che assume la ricerca del recupero dei voti perduti o che si teme di perdere a sinistra . Per molti e autorevoli esponenti democristiani i successi elettorali registrati da socialisti e comunisti sono infatti argomento per auspicare un ulteriore spostamento del partito verso sinistra , che consenta di disputare i voti ai partiti marxisti sul terreno stesso della socialità , e di meglio esprimere le aspirazioni dell ' Italia « profondamente mutata » di questi anni . V ' è qui , a mio avviso , germe di un errore di analisi storico - politica atto a tradursi in indirizzi politici forieri di nuovi disastrosi insuccessi . Non è affatto vero , in realtà , che i mutamenti verificatisi in seno alla società italiana negli anni del « miracolo » , e consolidatisi pur nella cattiva amministrazione del decennio successivo , rendano il nostro paese più atto ad accogliere ricette socialistiche , contrarie a una sempre più elevata differenziazione e articolazione delle strutture sociali . Al contrario , una società cresciuta grazie soprattutto all ' iniziativa privata , vera autrice del « miracolo » degli anni cinquanta , è una società che la diffusione del benessere , di modi di vita e di aspirazioni borghesi , predispongono alla adozione di un « modello di sviluppo » occidentale , in cui la creazione di più solide istituzioni sociali si accompagna a un continuo incremento e innalzamento dei livelli di vita individuale . Se , ciò nonostante , si è avuta negli ultimi anni una serie di successi elettorali della sinistra marxista , ciò si deve in primo luogo agli eccezionali vantaggi offerti ai socialisti dalla loro contemporanea presenza al governo e all ' opposizione . Intanto , sulla scia dell ' ascesa socialista si è avuta , assai più importante in termini reali , l ' avanzata comunista ; e al soccorso della sinistra marxista è poi venuta la stessa Democrazia cristiana , con gli errori di una direzione politica che non è riuscita a incanalare le energie espansive della società italiana verso sbocchi adeguati , e che ha finito per essere praticamente ridotta alla paralisi da una politica di resa che l ' ha privata di gran parte dei suoi strumenti di azione . La prospettiva di una concorrenza con i partiti marxisti sul loro terreno promette solo un ulteriore aggravamento di tali errori . Una Democrazia cristiana che arieggi il socialismo non può infatti non essere battuta nel confronto con i socialisti di tradizione più antica ; e l ' esito del raffronto spingerà ancora più verso sinistra gli elettori cattolici esposti a quelle prove . Senza contare il grosso degli elettori moderati , che resteranno ancora più disgustati e sfiduciati e il cui sbandamento si tradurrà , ancora prima che in perdite elettorali , in un ' ulteriore debolezza politica e morale del partito , che avrà poi sanzioni gravissime sul terreno elettorale . A parte le molte riserve da fare sull ' illusione che comunque , dopo la crisi del movimento sociale , a questi elettori non resterebbero alternative a destra , resta il fatto che anche le perdite a sinistra sono destinate ad accrescersi man mano che la Democrazia cristiana fornisce nuove prove della sua debolezza e incertezza , della sua incapacità di essere fedele a se stessa e alla fisionomia con la quale si presenta davanti al paese : perché , se è vero che nulla ha successo come il successo , è anche vero che nulla accresce l ' insuccesso come il cedimento morale e la rassegnazione alla sconfitta . La via da seguire è invece quella opposta che a un partito di governo è segnata anzitutto dalla sua posizione e dalla sua responsabilità : la via , cioè , del ben governare , della formulazione di chiari obiettivi politici , e della raccolta intorno a essi di consensi sufficienti attraverso realizzazioni giustificate e valorizzate dalla forza delle proprie convinzioni . Un partito che si trovi a governare un paese ricco tuttora di enormi energie potenziali come l ' Italia ha compiti e possibilità immense davanti a sé . Se riuscirà a far marciare l ' economia , a difendere gli interessi generali dall ' aggressione dei gruppi particolari , a realizzare giuste riforme secondo una severa scala di priorità , pubblicamente discussa e chiaramente motivata , esso potrà conservare ancora a lungo la sua funzione di guida , che oggi appare compromessa soprattutto dalla ininterrotta serie di debolezze e di cedimenti che ha caratterizzato la sua storia negli ultimi dieci anni .
La Dc e i suoi elettori ( Romeo Rosario , 1975 )
StampaQuotidiana ,
Nella generale confusione che caratterizza , come sempre , il quadro democristiano , le recenti proposte operative dell ' onorevole Fanfani sono valse , quanto meno , a mettere meglio in evidenza i temi e i contrasti di fondo che caratterizzano la vita del partito . Dove le riflessioni suscitate dai recenti dibattiti sul « compromesso storico » e sull ' « anno degasperiano » avevano portato solo una luce ambigua e incompleta , l ' iniziativa del segretario della Democrazia cristiana e le reazioni delle altre componenti politiche sono invece riuscite a mettere sotto gli occhi di tutti i significati e le conseguenze ultime delle scelte che sono davanti al partito e al paese . Da una precisa consapevolezza degli insegnamenti che ne derivano , la chiarezza e la sincerità della lotta politica hanno tutto da guadagnare . Quando , il 5 giugno 1944 , la folla dei romani affluì in piazza San Pietro a testimoniare , dopo dieci mesi di occupazione nazista , la sua gratitudine al Pontefice , sembrò a qualcuno che si rinnovasse ciò che era accaduto quindici secoli prima , con i cittadini di Roma invocanti da San Leone Magno l ' ultima protezione da Attila . E in realtà nel crollo di tutto ciò che restava , come ideologia e struttura politica , dello Stato laico italiano , la Chiesa parve allora , agli occhi di molti , la sola forza ancora in grado di fornire un quadro organizzativo e una guida spirituale al paese , colpito da una delle crisi più profonde della sua storia . La ripresa politica , sotto nuova guida e nuove bandiere , fu più agevole per quei vasti strati popolari che , pur avendo aderito al fascismo in misura assai più larga di quanto la corrente agiografia populista non sia disposta ad ammettere , trovavano adesso nella lotta della Resistenza un nuovo inquadramento e una nuova coscienza di vittoria sugli antichi avversari di classe . Ma il dramma più profondo fu quello della borghesia italiana , che già nel 1922 aveva vissuto in prima persona il crollo dello Stato liberale , e che adesso vedeva travolti , nel 1943-45 , gli ultimi resti dello Stato risorgimentale da essa creato . Furono questi ceti e queste forze a conferire alla Chiesa la funzione di baluardo anticomunista , nel quadro di un ' Italia lacerata da nuove e più violente tensioni sociali , e di un ' Europa sulla quale gravava minacciosa l ' ossessione sanguinaria del Gulag staliniano . Toccò in tal modo alla Democrazia cristiana , sostenuta dalla Chiesa , l ' eredità dei vecchi partiti moderati , che rapidamente la condusse al vertice del sistema politico italiano e che ve l ' ha conservata per un trentennio . Si trattava , però , di un ' investitura che i vasti strati della borghesia italiana avevano conferito in primo luogo alla Chiesa , e solo indirettamente e per suo tramite ai politici del vecchio partito popolare che si erano nuovamente riuniti intorno ad Alcide De Gasperi e ai nuclei cattolici di più recente formazione che a essi si erano aggregati . Sta in ciò la radice dei complessi rapporti fra i quadri del cattolicesimo politico e l ' elettorato democristiano . Anzitutto fin dal referendum istituzionale , il partito è sempre apparso sensibilmente spostato a sinistra rispetto all ' elettorato ; e alcuni degli esponenti più significativi della nuova dirigenza cattolica si sono addirittura staccati dalla Democrazia cristiana e sono confluiti nel partito comunista . Quelli rimasti nelle file della Democrazia cristiana , e variamente qualificati cattolici integralisti , sociali o « di sinistra » , hanno portato nella vita del partito una serie di istanze critiche e di stimoli sociali e religiosi che gli hanno impedito di ripiegare su vecchie posizioni clerico - moderate , hanno costituito una solida garanzia contro le ricorrenti nostalgie di sbandamenti a destra , e hanno insomma conferito al movimento caratteri di modernità e fermenti ideali che sono stati finora un elemento condizionante della sua esistenza . Ma è un fatto di tutta evidenza che non a questo tipo di sollecitazioni la Democrazia cristiana deve il consenso di cui essa ha finora goduto in settori estesissimi della società italiana , ma piuttosto alla sua attitudine a inquadrarne le esigenze di graduale progresso in una struttura democratica individualistica di tipo liberale . Non è stato certo l ' ideale di una democrazia sociale di tipo cristiano - che del resto non è mai riuscita a definirsi con precisione nei confronti di quella socialista , e di cui anzi la più recente cultura cattolica ha finito per negare anche la teorica legittimità - a convogliare sulla Democrazia cristiana i milioni di voti che finora essa ha raccolto nelle consultazioni politiche . Il merito del partito è da vedere nella capacità che esso ha dimostrato di farsi espressione di esigenze che vanno molto al di là di quelle proprie del cattolicesimo militante ; e i suoi titoli maggiori sul piano storico stanno nel contribuito decisivo che esso ha dato alla ricostruzione e al progresso del paese come moderna democrazia industriale , libera da condizionamenti confessionali e orientata su modelli di progresso attinti alla migliore cultura occidentale . Lo stesso sganciamento della Chiesa dall ' impegno anticomunista dell ' immediato dopoguerra , dopo Giovanni XXIII e il concilio , è valso ad agevolare alla Democrazia cristiana la conquista di una sempre più completa autonomia sul piano politico , e dunque a caratterizzarla vieppiù come partito di democrazia senza aggettivi e connotazioni confessionali . Ma ciò che la sinistra democristiana ha sempre messo in discussione in passato , e con maggior vigore nella fase di difficoltà seguita al 12 maggio , è appunto il diritto del partito a restare fedele alla vocazione con la quale ha finora operato sulla scena italiana . Per molti anni queste sollecitazioni hanno avuto solo una funzione di stimolo , benefico entro certi limiti : ma ciò che caratterizza il periodo più recente , a partire dal 1968 , sono appunto le crescenti incertezze sulla capacità del partito cattolico nel suo insieme di restare fedele a quella vocazione e di soddisfare in tal modo le attese del suo elettorato . Le debolezze culturali del movimento cattolico , diviso tra una sinistra idealmente assoggettata all ' egemonia marxista , e uno schieramento moderato legato a una cultura meramente tecnico - pratica e a tradizioni di spregiudicato esercizio del potere , sono all ' origine di questa crisi politica e ideale della Democrazia cristiana , e della insufficienza con cui essa ha assolto il suo ruolo nel quadro dell ' alleanza di centrosinistra . I riflessi che tutto ciò ha avuto a livello dell ' attività di governo sono stati un fattore non secondario della crisi attuale del paese . La rottura dell ' unità politica dei cattolici avrebbe per la stabilità della democrazia italiana conseguenze imprevedibili , che la renderebbero , ai nostri occhi , assai pericolosa per il paese . Ma nel caso che un simile evento , non a caso auspicato da tutti gli avversari del partito cattolico , o anche solo una drastica riduzione dei suffragi elettorali , dovesse aver luogo , è bene che i suoi fautori , e gli uomini della sinistra cattolica in particolare , sappiano che sotto la bandiera del cattolicesimo progressista non resterebbe quel 35 per cento dei voti che l ' on. Amendola ha prospettato in un suo scritto recente ( ma forse è solo questione di una virgola dimenticata ) , ma una frazione assai più ridotta . Quanto sia scarsa l ' attrazione che le tesi politico - sociali dei Donat Cattin , Marcora o De Mita esercitano sull ' elettorato democristiano , nessuno sa meglio degli interessati ; e non a caso le più vive resistenze a questo genere di prospettive sono sempre venute dal gruppo parlamentare democristiano , a più stretto contatto con l ' elettorato , e più sensibile ai suoi umori . Una scelta di tal genere significherebbe , infatti , da parte della Democrazia cristiana , la definitiva rinuncia alla funzione storica di erede del moderatismo liberale che essa ha svolto finora . Se una tale scelta verrà compiuta , prospettive interamente nuove si apriranno alle grandi masse degli elettori borghesi - cioè dello strato più esteso della società italiana - che vedrebbero così tradita la fiducia che da decenni hanno riposto nel partito cattolico ; e compiti di fondamentale importanza si porranno ai partiti democratici laici . Spetterà in primo luogo all ' iniziativa politica di questi partiti assumere o riassumere nella vita del nostro paese le funzioni che il partito dello scudo crociato non potrà o non vorrà più svolgere . Con questo non si propone un ritorno dei partiti di centro alle formule superate del vecchio moderatismo . Tra le istanze conservatrici rappresentate nel partito liberale , i fermenti di riformismo democratico promossi dai repubblicani e le istanze , ineliminabili nella moderna società industriale , di cui è portatrice la socialdemocrazia , i partiti laici , che possono fra l ' altro riferirsi alla tradizione culturale più ricca di cui tuttora disponga il nostro paese , hanno un respiro ideale e programmatico atto a incanalare le forze maturate in un trentennio di crescita economica e civile del nostro paese sulle strade di un ordinato progresso democratico . Spetta alla Democrazia cristiana , sotto la cui guida quella crescita si è realizzata , di assicurare le condizioni necessarie perché gli elettori continuino a guardare a essa anche come garanzia del progresso avvenire .
I figli di ignoti ( Romeo Rosario , 1975 )
StampaQuotidiana ,
A vedere certi libri scolastici e certe trasmissioni televisive sul tipo di quella che G 7 dedicò tempo fa ai fatti di Pontelandolfo nel 1861 , c ' è da chiedersi quale idea si saranno ormai fatta gli italiani della storia del proprio paese . Non parliamo degli studiosi di storia o di coloro che possiedono una cultura storica di un certo livello : ma della grande maggioranza , le cui conoscenze intorno al passato si riassumono in alcune residue nozioni scolastiche e in una serie di informazioni attinte nelle occasioni più disparate che tuttavia sono , per i più , il solo patrimonio di cultura politica con il quale essi affrontano la realtà del proprio paese . Appunto costoro sono stati oggetto , ormai da qualche decennio , di una sistematica aggressione intellettuale , volta a propagandare una visione della storia dell ' Italia moderna , dal Risorgimento alla Resistenza , che chiaramente risponde ai disegni e all ' esigenza di auto - giustificazione della sinistra marxista , all ' offensiva in questo come in tanti altri settori . In questa prospettiva il Risorgimento figura come l ' opera di una minoranza moderata mirante soprattutto a conservare , al di là del preteso inserimento dell ' Italia nel circuito dell ' Europa moderna e della creazione di uno Stato liberale , ingiustificati poteri e privilegi contro la minaccia della sovversione sociale . Mazzini è ricordato essenzialmente per il suo rifiuto d ' identificare la rivoluzione nazionale con la rivoluzione contadina . Garibaldi rimane il solo autentico eroe popolare , destinato però , dallo scarso discernimento politico , a restar vittima dell ' astuta diplomazia dei moderati . Nel Sud , lo Stato liberale ereditò il peggio della monarchia borbonica , la rivolta del brigantaggio fu un equivalente della lotta partigiana e i bersaglieri italiani degni precursori delle SS naziste . Per il resto , l ' Italia unita ha solo da elencare una serie di tradimenti dell ' ideale liberale , di lotte sociali brutalmente represse e di guerre ingiuste e sfortunate , da ultimo culminate nella catastrofe della seconda guerra mondiale . Dalla quale emerse la Resistenza , solo momento investito da una luce senza macchia , che consentì alle masse degli esclusi e alle vittime di tutta la storia precedente di prendere finalmente in mano il proprio destino . La quale Resistenza , poi , viene bensì esaltata come momento unitario e nazionale di lotta contro l ' invasore straniero e contro il fascismo : ma in quanto portatrice di aspirazioni e di valori che solo nella sinistra di classe trovano una legittima espressione . E si vedano i recenti episodi in cui esponenti della Resistenza appartenenti a tendenze diverse ( e magari a quelle che nelle competizioni elettorali raccolgono i consensi della maggioranza degli italiani ) sono stati violentemente zittiti ed esclusi dalle manifestazioni . Obiettivo di questa grande operazione politico - culturale è la graduale separazione degli italiani dalla propria storia , attraverso la recisione di quel vivente legame con l ' opera di ieri che solo può dar senso all ' opera delle generazioni odierne , e indirizzarla a un avvenire che abbia significato . Un paese idealmente separato dal proprio passato è infatti un paese in crisi d ' identità e dunque potenzialmente disponibile , senza valori da cui trarre ispirazione e senza quel sentimento di fiducia in se stesso che nasce dalla coscienza di uno svolgimento coerente in cui il passato si pone come premessa e garanzia del futuro . Certo , non si tratta solo di un ' operazione artificiale e studiata a tavolino . Essa ha trovato rispondenza nella profonda crisi della coscienza nazionale che è sorta dal trauma della seconda guerra mondiale e che ha dato a molti italiani la sensazione di appartenere a un paese irrimediabilmente sbagliato . Per uscire dalla crisi alcune forze politiche e culturali si sono richiamate alla migliore tradizione del paese , da riprendere e portare avanti nella creazione di un ' Italia nuova capace di trovare in se stessa le forze necessarie a superare le deviazioni del passato . Contro questa visione , che salva l ' unità della storia nazionale , la sinistra marxista e una parte della cultura cattolica , ancora vittima dei vecchi rancori antirisorgimentali , hanno invece sviluppato una decisa ipotesi di rottura ; facendo leva su quei soli momenti della storia del nostro paese , dalla resistenza dei ceti contadini al rifiuto del mondo cattolico alle lotte operaie , che in realtà si contrappongono alla storia realmente accaduta come possibilità di una storia alternativa , non realizzata in passato ma realizzabile in avvenire . Visione grossolana e astratta , che recide nessi in realtà ineliminabili tra le diverse componenti dello sviluppo storico del paese , e che oggi non trova riscontro neppure nella storiografia marxista di un certo livello : ma alla quale le forze che credono in un diverso avvenire del paese hanno il dovere di contrapporre la visione , storicamente più fondata e più matura , del graduale sviluppo che , dal rinnovamento settecentesco al miracolo economico , ha condotto il nostro paese a prendere il suo posto tra i grandi membri della società democratica occidentale .