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> anno_i:[1970 TO 2000}
Giovanna d'Arco ( Tornabuoni Lietta , 1995 )
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Interpretazione memorabile : a ventotto anni Sandrine Bonnaire ha affrontato il personaggio ( recitato in passato al cinema da Geraldine Farrar , Renée Falconetti , Simone Genevois , Angela Salloker , Ingrid Bergman , Jean Seberg , Hedy Lamarr , Florence Carrez ) con vera grandezza semplice , con ammirevole capacità d ' esprimere pudicamente ma eloquentemente il mistero religioso e la possessione fideista , con una naturalezza fisica perfetta . L ' impresa era complessa . Tra le eroine storiche , la mistica guerriera , mito del nazionalismo francese discusso , glorioso e usato , per la sensibilità contemporanea risulta quasi incomprensibile : santa ma portatrice di morte , armata della spada e della croce , credente nel Re come in Dio , ragazza e condottiera , Giovanna d ' Arco ha in sé tutte le contraddizioni della Chiesa cattolica e delle epoche di marasma etico - politico favorevoli all ' epifania di figure miracolistiche venute dal nulla . Il bellissimo film di Rivette non tenta alcuna interpretazione psicologica . Guarda Giovanna agire , la descrive trasparente e strana , senza pia compunzione né arroganza adolescente ma con l ' ostinato rifiuto d ' ogni ragionevolezza dei grandi idealisti , pronti a morire per l ' idea a cui conservano fede e fedeltà , destinati a venir sconfitti dal cinismo pragmatico altrui e dal proprio stesso assolutismo . E la vicenda di Giovanna viene vista , con aspra analisi politica , simile a quella di tanti eroi guerrieri : esaltati dal potere al momento della lotta armata , esautorati al subentrare del tempo delle trattative e dei compromessi politici , ripudiati come memoria ingombrante di conflitti ormai spenti . Guidata dal talento del regista e dalla propria bravura , Sandrine Bonnaire recita una Giovanna D ' Arco ruvida come la ragazza di campagna che era , prepotente come un bambino , presuntuosa e fragile come capita alla sua età ( diciassette anni , diciannove quando morì sul rogo ) . La prima volta che una freccia la ferisce piange e si spaventa ; le invocazioni che rivolge ai suoi santi ( Caterina , Margherita , Michele Arcangelo protettore dei combattenti ) hanno i toni d ' una esigente urgenza puerile ; la costrizione a smettere la divisa di guerriera e a vestire abiti femminili la mortifica come una ferita all ' orgoglio militare o una perdita d ' identità . Alla fine , incatenata al rogo , rivestita del saio candido , incappellata d ' un beffardo elmo di cartone bianco con le parole « apostata , eretica » , quando il fumo del legno ardente le arriva alla gola Giovanna D ' Arco fa la cosa più ovvia : tossisce . Quando le fiamme arrivano a bruciarle le carni fa la cosa più alta : un fortissimo grido : « Gesù ! » Ma gli spettatori italiani sono sempre sfortunati . Il kolossal d ' autore di Rivette , scandito in due parti ( « Le battaglie » , « Le prigioni » ) , lungo oltre cinque ore e mezza , da noi è stato diviso in due film usciti ( quando sono usciti ) a distanza di mesi , è stato tagliato col permesso del regista di un ' ora e venti ( quasi l ' equivalente di un film ) . È lo stesso sistema adottato per Smoking / No smoking di Alain Resnais , negativo oltre che anticulturale : altera il ritmo e lo stile , impoverisce o smentisce la vicenda . Meglio così che nulla ? Forse : però non è una bella alternativa .
LA MANICA PIÙ STRETTA ( Spadolini Giovanni , 1971 )
StampaQuotidiana ,
Il voto dei Comuni ha superato tutte le previsioni . Centododici suffragi di maggioranza , in favore dell ' ingresso di Londra nel Mec , rappresentano il miglior premio alla tenacia di Heath e dei conservatori nel propugnare la causa dell ' integrazione continentale contro tutte le difficoltà e contro tutte le resistenze che a un certo momento avevano autorizzato pessimismo e sfiducia , al di qua e al di là della Manica . Nessun ultimatum è servito , nessuna intimidazione è riuscita allo scopo . L ' ala dissidente ed europeista del partito laborista , l ' ala che non aveva voluto condividere il clamoroso voltafaccia di Wilson e smentire le tradizionali professioni di fede del partito , si è sottratta al giogo della « frusta » parlamentare , non ha obbedito alla disciplina di gruppo , si è associata al « sì » dei conservatori per l ' Europa unita , suggellato dal risultato a sorpresa della votazione ai Lords e ai Comuni - l ' apertura di una nuova grande pagina nella storia inglese ed europea . Heath aveva giocato grosso . Concedendo la libertà di voto al suo gruppo parlamentare , che alberga una corrente tenacemente ed irriducibilmente antieuropeista in omaggio alle pregiudiziali imperiali di un mondo scomparso , aveva praticamente liquidato in partenza il già esiguo e fragile margine di maggioranza su cui si regge il suo governo tanto contrastato . Senonché i rischi in campo conservatore erano largamente bilanciati dai vantaggi sul fronte avversario . Le diserzioni conservatrici , ridottesi poi di numero e di significato , sarebbero state compensate dalle adesioni dei laboristi eterodossi , il gruppo di Roy Jenkins . Non solo : ma di fronte ad un ' opinione pubblica perplessa e turbata , qual è nella grande maggioranza l ' opinione inglese sul tema dell ' Europa ( basti leggere le lettere del pubblico al « Times » ) , il governo conservatore aveva dissipato l ' impressione di una qualunque ghigliottina , di una qualunque forzatura procedurale o regolamentare . L ' ingresso dell ' Inghilterra nel Mec , dopo tanti anni di contraddittori « zig zag » , dopo tutti i ritardi imposti dall ' altera e orgogliosa volontà del generale De Gaulle , dopo le incomprensioni e le esitazioni degli stessi governi succedutisi alla guida dell ' Inghilterra post - churchilliana , era un avvenimento troppo decisivo , troppo - diciamolo pure con un termine abbondantemente logorato - « storico » perché la volontà del Parlamento , massima fonte di sovranità e di legittimità della Gran Bretagna , non dovesse esprimersi in tutta la sua libertà , senza condizionamenti o impacci di alcun genere . È l ' obiettivo raggiunto dal governo Heath col voto di questa notte : un voto che conforta la fatica di tutti gli europeisti , in un ' ora grigia e malinconica per l ' Europa , oggetto di una storia che troppo spesso la trascende . Il positivo epilogo di questo 28 ottobre era stato preceduto da un dibattito ampio e completo , il più lungo nella storia parlamentare di questo dopoguerra britannico : vi si erano riflesse tutte le posizioni dell ' arco politico inglese , le adesioni entusiaste e incondizionate , i « sì » perplessi e svogliati , le considerazioni di opportunità contingente , le preoccupazioni dei settori economici inevitabilmente danneggiati dall ' integrazione continentale , le opposizioni furibonde e irriducibili legate all ' estrema destra - ultimo residuo dell ' isolazionismo imperiale - e ad una larga parte della sinistra anche non estrema - specchio dei privilegi corporativi di una classe operaia sempre poco sensibile alle voci del continente . Sullo sfondo , il dramma del partito laborista : il grande e decisivo contrasto fra la concezione « politica » del Labour - Party e quella sindacale . La prima disposta a tollerare la « disobbedienza » dell ' alaJenkins , solo con formali e nominali sanzioni ; la seconda decisa a battersi con tutte le armi della rappresaglia e della ritorsione - fino alla minaccia della non - rielezione nei collegi di periferia - per i parlamentari laboristi sottrattisi alla disciplina di partito e salvatori , con l ' idea d ' Europa , dello stesso governo Heath . Wilson nella posizione di un « mediatore » non più autorevole come una volta , in quella che è stata chiamata la linea dell ' acrobata : fermo nel « no » all ' Europa , alle condizioni ottenute da Heath , ma deciso ad evitare la totale prevalenza dell ' ala sindacale , la stessa che poi sarebbe destinata a liquidarne per sempre la contrastata e non più indiscussa leadership . Voti plebiscitari contro l ' Europa unita , sia del congresso dei sindacati sia , e sia pure in misura minore , del congresso del partito : voti che avrebbero schiacciato - ma l ' Inghilterra non è l ' Inghilterra per niente - qualunque Parlamento del continente , dove la macchina partitocratica avrebbe dissolto ogni obiezione di coscienza e sommerso ogni fedeltà o coerenza ideologiche . Nel complesso , un grande giorno per l ' Europa , una speranza riaccesa soprattutto per le giovani generazioni . Non il traguardo , ancora . Wilson , tollerante davanti all ' opposizione parlamentare , sarà durissimo nella lotta contro le procedure di applicazione dei trattati di Roma , tallonerà Heath passo per passo , coglierà qualunque occasione per abbattere il non solido governo conservatore e riproporre al suo partito la scelta anti o non - europea , magari ab imis . Necessità , per tutti i partners continentali , di tener conto della particolarissima situazione inglese , di evitare ogni mossa sbagliata che possa riaccendere le resistenze o inasprire le intransigenze tutt ' altro che domate ( la maggioranza del paese è ancora contro l ' Europa , nonostante i miglioramenti registrati dalle ultime indagini demoscopiche ) . È quindi richiamo a tutti i soci del Mercato comune ad una linea di severità e di responsabilità , soprattutto economica . L ' Inghilterra è il paese che ha insegnato al continente la via dell ' austerity . Ci sarà qualcuno capace di richiamarsi a quel modello di fronte alle suggestioni « peroniste » che continuano a fermentare in Italia ? È proprio il caso di augurarsi anche per noi una « Manica più stretta » .
Quale esercito? ( Jemolo Arturo Carlo , 1977 )
StampaQuotidiana ,
Le profonde riforme che si stanno introducendo nei regolamenti di disciplina delle forze armate sono un adempimento dell ' ultimo comma dell ' articolo 52 della Costituzione : « L ' ordinamento delle forze armate si informa allo spirito democratico della Repubblica » : una delle tante disposizioni della nostra Carta generiche , e che avrebbe potuto essere interpretata anche nel senso che i soldati si eleggessero i loro superiori . Si può approvarle incondizionatamente , si possono fare riserve ; ma comunque bisogna avere il coraggio di riconoscere che l ' esercito ( nell ' ampia accezione del termine ) muta , con uno di quei cambiamenti che trasformano un quid in un aliud , da quello che fu dalla formazione della Unità alla prima guerra mondiale almeno . Mutamento avvenuto per gradi , e che non poteva non seguire , per il profondo variare di tutta la vita associata , del modo di sentire generale . Già da vari anni l ' esercito non è più quello idealizzato da De Amicis , e neppure quello , che pur mostrava le sue lacune , dei romanzi militari oggi dimenticati dell ' inizio del secolo di Olivieri San Giacomo , né dei più recenti ricordi di ufficiali letterati , ancora di Edgardo Sogno , che si riporta al periodo fascista . La posizione dell ' ufficiale fino al 1915 , il tempo in cui era prescritta la dote della sposa per ottenere il regio assenso al matrimonio , in cui ogni ragazza della borghesia era orgogliosa di annunciare il suo fidanzamento con un ufficiale e le signore che tenevano un salotto o davano un ricevimento ritenevano questo mancante di un elemento essenziale se non ci fossero alcune divise militari , appare lontano come la Versailles di Luigi XIV . La giustissima soppressione dell ' attendente , l ' autorizzazione agli ufficiali di vestire in borghese , già di per sé avevano apportato mutamenti rilevanti al vecchio esercito , fondato sul profondo distacco tra ufficiali e sottufficiali , tra sottufficiali e soldati ( un tempo nelle città minori erano prescritti i caffè che gli uni e gli altri potessero frequentare senza mai confondersi ) . Ed ho sempre presente il ricordo che evocava un vecchio archivista di Ministero , già sottufficiale , delle ore di sosta trascorse in attesa di una coincidenza , quando andava in licenza con moglie e cinque figli , perché i sottufficiali potevano viaggiare solo con gli accelerati . Come dovunque , c ' erano negli ufficiali i buoni , i comprensivi , i paterni , ma abbondavano pure gl ' incuranti , i neghittosi , i nevrastenici , quelli che lasciavano libero sfogo a simpatie ed antipatie verso i sottoposti ; l ' attendente del colonnello era un ' autorità . I due requisiti più apprezzati erano il coraggio fisico , e l ' obbedienza incondizionata ; dal superiore occorreva tutto accettare : il soldato punito presentandosi dopo scontata la punizione si sentiva chiedere se era contento della punizione inflittagli , e se rispondeva di no , ritornava in prigione . Tutto questo appartiene ad un mondo che ci appare molto più remoto della civiltà contadina morta o morente che Revelli ha rievocato per il Cuneese : pur se fosse in sé buono qualcuno degli obblighi che la divisa imponeva : nei mezzi pubblici cedere il posto alle donne ed ai vecchi ; non assistere inerte ad una rapina ( i sequestri in strade frequentate non esistevano ancora ) , od alle percosse che un uomo imbestialito dava a bambini o ad una donna . Cosa sarà questo nuovo esercito ignoro , né so prevedere . Ma quell ' art. 52 della Costituzione , che mi è sempre stato ostico per essere il solo a parlare di sacro dovere della difesa della Patria ( degradando così tutti gli altri doveri verso la società in cui si vive ) , mi porta a chiedermi se non ci sarebbero ben più fondamentali riforme da apportare . Confidiamo tutti che non abbiano più ad esserci guerre , né vi vediamo l ' Italia coinvolta . Ma pare certo che sarebbero guerre condotte da tecnici , cui solo un piccolo esercito di mestiere potrebbe attendere ; e le guerriglie hanno sempre uno sfondo politico , sicché non si può contare su un esercito di leva composto di uomini con idee le più diverse . Se quell ' art. 52 della Costituzione stabilisse invece che ogni cittadino , uomo o donna , forte od esile , deve dare al consorzio civile un anno del suo tempo , quasi gratuitamente ( ossia col trattamento del soldato di leva oggi ) nelle mansioni cui può essere idoneo ? Ho molti dubbi sul sistema cinese di fare interrompere l ' Università per andare per qualche anno a coltivare la campagna e di fare ritornare per qualche mese al lavoro campestre alti funzionari ; ma di fronte a questo abbandono delle campagne che tanto grava sulla nostra economia , non posso non chiedermi se sarebbe davvero impossibile imporre a tutti i ragazzi italiani di fare per un anno quel che in altri Stati molti studenti fanno spontaneamente durante le vacanze , lavorare in un ' azienda agricola , in quei lavori che non richiedono esperienza ; se per tante ragazze non sarebbe benefica l ' esperienza di un anno passato come portantina in un ospedale , o assistente di bambini , od anche nei più umili lavori di lavanderia . Misura antiliberale ? Chiedere l ' adempimento di qualsiasi dovere sociale è un attentato alla libertà ? Ma nessuna società ha mai potuto vivere senza imporre doveri ai consociati . Se mai , nelle condizioni attuali dell ' Italia , mi turba il pensiero del quis custodiet custodes ? Siamo certi che la caporeparto cui è stata posta a disposizione la portantina di leva saprà costringerla a fare il suo dovere , che il capo dell ' azienda agraria non accetterà un compenso per lasciare il ragazzo assegnatogli tornare a casa o scorrazzare tutto il giorno in moto ? Dove non si riconoscono autorità , dove si ritiene che sia offendere la dignità umana costringere qualcuno a fare ciò che non gli piace , dove si ritengono inutili le sanzioni quali si siano , difficile pensare a vie di scampo . Ed allora resti l ' esercito di leva com ' è , con la nuova disciplina ; ma segua almeno quel che segue nelle Università : ove quella piccola minoranza che ha voglia di apprendere trova , sol che li cerchi , insegnanti che la seguono , la incoraggiano , che suggeriscono utili ricerche . Così nella caserma i coscritti trovino ufficiali e sottufficiali che non si preoccupino di « far sfilare in parata » , ma cerchino di allargare il loro orizzonte culturale , insegnare la non facile arte di ragionare e non enunciare assiomi , di rispettare l ' avversario ; che l ' esercito divenga scuola di educazione civile , di pacifica convivenza tra chi pur è su posizioni ideologiche antitetiche .
Autogestione ( Jemolo Arturo Carlo , 1974 )
StampaQuotidiana ,
Pochi mesi fa seguii con affettuosa attenzione una vicenda di cronaca : la proprietaria di un piccolo laboratorio artigianale di confezione di vestaglie intendeva cessare ; e le quattordici o quindici operaie volevano continuare l ' impresa in autogestione . La cronaca ebbe subito dopo ad occuparsi di analoga questione , ma di ben altre dimensioni : di una fabbrica d ' orologi francese ; e poi venne la guerra arabo - israeliana , e la crisi del petrolio . Non si parlò più di quelle operaie , che non erano sorrette né da partiti né da sindacati ( al più si prometteva di cercare per loro un ' altra occupazione ) ; credo di essere stato il solo a fare voti perché riuscissero a far vivere l ' azienda . Perché quando si parla di socialismo dal volto umano , dell ' operaio che si senta parte viva , partecipe dell ' azienda , bisogna pur trovare strumenti perché le parole non restino soltanto tali . Rammento che nel periodo del roveto ardente , i primi mesi dopo la fine della guerra , si discusse anche di autogestione ; ed i pareri furono quasi tutti contrari : osservandosi che quando si tratti di grandi aziende , industriali o commerciali o bancarie , che debbono operare rischiose scelte quasi ogni giorno , guardare con attenzione ciò che segue oltre confine , occorrono dirigenti più che capaci ; e anche ad ammettere operai e impiegati così saggi da chiedere ai Politecnici od alle Università , fosse pure ai partiti , direttori tecnici ed amministrativi di vaglia , il rapporto tra il dipendente e questi dirigenti non divergerebbe sul piano psicologico da quello che è oggi con l ' amministratore delegato . Si osservava inoltre , allora , che si sarebbero avute comunità ricche e comunità povere , col succedersi dei figli ai padri , un risorgere delle antiche corporazioni . Argomenti ineccepibili ; e proprio non riesco a vedere né oggi né in un futuro prossimo l ' autogestione della grande azienda . Eppure ... un tempo c ' era l ' ufficiale che « veniva dalla gavetta » , era stato cioè soldato e sergente ; forse , non sempre , meno dotto di quello che proveniva dall ' accademia , ma sicuramente più esperto della psicologia del soldato , di ciò che questi apprezza e di ciò che gli è sgradevole , del miglior modo per trattare soldati e sottufficiali . Del pari penso che qualche anno passato in un ' azienda in autogestione darebbe all ' operaio ed impiegato che poi passasse in una grande azienda , una comprensione che solo in tal modo potrebbe acquisire ; gli farebbe comprendere il perché , talora la necessità , di certi comportamenti , di certi atti della direzione che diversamente gli appaiono inesplicabili ; gli darebbe anche la sensazione degli oneri , dei rischi che gravano sull ' azienda . Che i sindacati non siano favorevoli alle autogestioni , è ben comprensibile ; se le donnine che confezionavano le vestaglie avessero tenuto in vita la loro azienda , non avrebbero volentieri partecipato a scioperi né si sarebbero battute per la riduzione delle ore di lavoro . Per i partiti di massa la posizione è un po ' diversa ; l ' azienda in autogestione se è dominata dal partito può essere anche una base economica ; i legami tra l ' azienda e la maggioranza o minoranza consiliare che nella città o nella provincia ne sostenga gl ' interessi , possono divenire una forza elettorale . In un libro di qualche anno fa ( Gianluigi degli Esposti , Bologna PCI ) , l ' autore , non comunista , guardando a Bologna , che è il « salotto buono » , da mostrare ai visitatori , del comunismo italiano , parlava di cooperative , sempre di tipo artigianale , in fatto dominate dal partito , peraltro non chiuse a chi non sia iscritto , che non pretendono dai soci un credo politico , né il giorno delle elezioni ne controllano il voto ; si dava particolare risalto ad una CAMST , autogestione di una serie di trattorie , mense calde , il buffet della stazione , locali popolari e mense per ghiotti , che aveva ridotto l ' area delle trattorie di proprietà privata . L ' autogestione può sicuramente affermarsi in queste imprese di carattere pressoché artigianale : nel commercio , od in piccole industrie ( fabbriche di biciclette , le piccole fabbriche di occhiali nella provincia di Belluno , cose del genere ) . Rappresenterebbero un aspetto , uno solo e non dei più importanti , del volto umano del socialismo . Certo il socialismo , e soprattutto il comunismo , mirano ad altro : all ' azienda di Stato . Peraltro , a parte il lato economico , chiunque incontri dipendenti di un ' azienda statale o municipale sa che il loro stato d ' animo verso i dirigenti è lo stesso , se non più acre ( perché c ' è il fattore politico ) che verso il datore di lavoro privato ; a nessuno di loro viene di dire « la nostra azienda » . Ripeto che la cooperativa , l ' autogestione , ha un settore limitato , piccole aziende , senza grossi problemi tecnici o di concorrenza che vada oltre i confini della regione , da dover affrontare . E tuttavia penso che sarebbe benefico che ogni operaio , ogni impiegato , saggiasse quella strada . Credo che l ' impresa privata abbia creato quel che la pubblica non sarebbe mai riuscita a creare ; ma occorre pure tener conto di certi diffusi stati d ' animo , li avalli o meno la ragione , li confermi o meno l ' economia . Ci possono essere amministrazioni pubbliche con funzioni che oggi si ritiene impossibile affidare ad imprese private - le ferrovie e le poste - , od enti che sono in realtà amministrazioni statali con funzioni economiche che toccano bisogni primari dei cittadini ( ENEL od ENI ) . Ma c ' è poi un pulviscolo di aziende a partecipazione statale che mi sembrano le strutture più infelici . Talora l ' azienda pubblica - penso a certe aziende municipalizzate - ha ottimi , appassionati dirigenti ; sottoposti però ad organi deliberanti dove l ' interesse del partito è la forza che domina . Ma l ' azienda a partecipazione statale ( chi legge le annuali relazioni su ciascuna di esse della Corte dei conti ? ) ha per sé il peso della immortalità ; può perdere il suo capitale ogni due anni ; lo Stato lo ricostituirà ; i dirigenti che formano lo staff di queste imprese possono passare da un ramo all ' altro , i più diversi , non saranno mai messi a terra . Queste aziende possono essere un mezzo di distribuzione di potere tra i partiti al governo , una merce di scambio per formare ministeri ; ma quasi senza eccezione costituiscono una passività che fa carico a tutti i cittadini , ma di cui ben pochi conoscono l ' esistenza .
L'eredità di Paolo VI ( Jemolo Arturo Carlo , 1978 )
StampaQuotidiana ,
Impossibile l ' indomani della morte tracciare un giudizio di Paolo VI , fare un bilancio di un pontificato : solo dopo parecchi decenni appaiono le conseguenze del modo con cui fu diretta la vita spirituale e materiale di uno Stato , di una confessione religiosa , di una comunità ( ed ancora : il valore di quei giudizi ove domina il « post hoc , ergo propter hoc » ! ) ; oggi è dato solo guardare all ' Uomo . Che in quindici anni di Pontificato si prodigò con tutte le sue forze , fisicamente poche , ma rette da una fede senza confini , per pronunciare soprattutto parole di pace , ricordare alle Chiese più lontane l ' unità dei credenti in Cristo , la presenza di un Vicario del Capo invisibile . Nel senso strettamente umano , delle soddisfazioni e dei dolori che si possono trarre dal proprio operare , un pontificato non lieto . Nei quindici anni del suo pontificato , vide in Occidente ed in Asia la continua avanzata del comunismo , con il suo diniego del divino , diniego basilare nella dottrina , che sarebbe vano sperare vedere attenuarsi o sparire . Constatò i lentissimi , quasi nulli progressi dell ' ecumenismo , in un mondo dove sono invece i particolarismi ad insorgere violenti , come del resto segue al crollo di ogni civiltà . Altri Papi avevano avuto l ' aiuto insperato di veder sorgere durante il loro pontificato uomini di Chiesa la cui opera di bene ebbe subito una larga risonanza , portò una popolarità , un ' affermazione nella coscienza di tutti , di quel che possa la carità cristiana , e che non può alcuna filantropia : don Orione , don Gnocchi , don Facibeni , suor Maria Calabrini ; pii sacerdoti esistono sempre , ed operano ancor oggi , ma nessuno ha raggiunto in questi ultimi anni quella rapida fama ; anche per un grande credente ed apostolo laico , Giorgio La Pira ( Giuseppe Capograssi era morto nel '56 ) furono questi ultimi gli anni del silenzio . I giovanissimi lo hanno ignorato . Paolo VI fu in gioventù sacerdote esemplare ; la sua vocazione era di formare giovani studenti , creare una forte intellettualità cattolica ; ma si sottomise sempre agli ordini dei superiori , accettò compiti meno graditi , entrò nella Segreteria di Stato , dove diede ottima prova di sé , fu collaboratore di due Pontefici , che non erano affini a lui per carattere , ma ch ' egli non solo servì , ma amò profondamente ; e di cui il secondo , Pio XII , poté credere , negli anni susseguenti la prima guerra mondiale , in un ' epoca trionfalistica per la Chiesa , in una Italia riconquistata alla fede . Collaborò agli atti più importanti dei due Papi , la dichiarazione contro i princìpi del nazismo ; mentre poi difese strenuamente la memoria di Pio XII dall ' accusa , ingiusta , di non aver fatto il possibile per salvare gli ebrei . Fu ottimo arcivescovo di Milano , dove , conscio dei tempi , rivolse particolarmente le sue attenzioni al mondo operaio , celebrò in officine , combatté in ogni modo perché tutta la città , ma soprattutto i ceti più umili restassero uniti all ' antica madre . Pontefice , volle ad un tempo essere il Papa dell ' umiltà , quegli che riconosce i falli e le deficienze dell ' opera della Chiesa nel lungo corso della sua storia ( ma ancora cardinale aveva osato benedire la perdita del potere temporale , palla di piombo ai piedi della Chiesa ) ed al tempo stesso difensore strenuo dell ' essenza del dogma ; rallentasse pure il movimento ecumenico , ma il successore di Pietro non può essere semplicemente il primo tra i vescovi . No al divorzio , no all ' aborto ; ma sempre l ' uomo della pace . Se i cattolici si trovano in un mondo ostile , non cedano , rimangano forti nell ' attaccamento al loro dovere : agire come i più non è un ' attenuante al peccato . Però non anatemizzare l ' avversario , avvertirlo solo che se credente è in peccato , se non credente che c ' è chi prega per la sua conversione . Ci sono stati i Papi del trionfalismo ; Paolo VI è stato il Papa dell ' umiltà , della espiazione , aveva parlato di colpe storiche della Chiesa , forse aveva chiesto a Dio fin dalla elezione di esserne la vittima espiatoria . I giudizi di Dio sono imperscrutabili , ma mi prostro al ricordo di questi che ho sempre chiamato il Papa del Golgota . Papa Giovanni . Papa Paolo . Ripenso ai lineamenti essenziali dei due Pontificati . Quasi una riflessione comparativa finale . 1958 : Giovanni XXIII ; breve pontificato , ma pare quasi miracoloso questo accendersi di consensi , la venerazione che desta in ogni uomo , di ogni opinione politica ; la stessa figura del Papa , così opposta a quella ascetica di Pio XII , e che un po ' ricordava quella bonaria di Pio IX , la sua origine contadina , il parlare semplice , il familiarizzare con i più umili , accendono verso di lui tutte le simpatie . Paolo VI : il Concilio continua e si conclude ; nel '67 l ' enciclica Populorum progressio atto di fede nella pacifica convivenza e nel progresso umano , nel '68 la Humanae vitae , il diritto alla vita di ogni essere concepito , ma la giusta cautela dei genitori nella formazione della famiglia . Non è qui possibile riassumere né i decreti conciliare né gli altri atti di Paolo VI . Basterà ricordare un famoso Credo del Papa in cui riafferma tutto l ' insegnamento dogmatico della Chiesa nel corso dei secoli : il dogma resta intoccabile . Può solo riassumersi l ' opera dei due Papi nel ricordare che la Chiesa è sempre con gli umili e con gli oppressi ; ch ' essa non confida nella forza e nella violenza , ma soltanto nel libero consenso degl ' individui ; che non desidera tanto il favore dei governi , quanto la spontanea adesione dei popoli . Giovanni XXIII fu alieno da ogni trionfalismo , ma aveva in sé un innato ottimismo ; godeva la letizia cristiana ; Paolo VI aveva un ' immensa fiducia in Dio ma il suo temperamento umano non era portato alla letizia ; mite ed umile , ma temo anche triste , della tristezza che conobbe Gesù .
Nuovo Cinema Supermarket ( Tornabuoni Lietta , 1994 )
StampaQuotidiana ,
Cinquantaduesima Mostra di Venezia , nell ' anno in cui il cinema compie un secolo : anniversario celebrato con una quantità di Leoni d ' oro alla carriera esagerata come uno spettacolo di fuochi d ' artificio , con scarsi film storici tra cui quel Voyage au Congo che nel 1927 segnò l ' impegno sociale di André Gide , la sua evasione da Parigi , la sua amicizia ardente con Marc Allegret . Polemiche , al solito : da sempre sono il divertimento , la vitalità , il dibattito culturale e la cocaina del festival . Piccole opere prime , kolossal americani d ' azione , pochi Maestri , numerosi debuttanti . Il programma della Mostra somiglia a quello d ' ogni altra manifestazione cinematografica internazionale ; i modi , le strutture e i mezzi con cui il festival viene realizzato dal direttore Gillo Pontecorvo e dai suoi collaboratori sono i più indigenti e artigianali al mondo , i più ispirati all ' arte italiana di arrangiarsi . Ma se tradizionalmente la Mostra di Venezia inaugura in Italia la nuova stagione del cinema , trova quest ' anno un paesaggio diverso . Gli spettatori seguitano a crescere di numero , i film vanno diventando sempre più un prodotto abituale , un arredo domestico . Seguendo l ' esempio del quotidiano « l ' Unità » , che settimanalmente ha unito al giornale cassette di film italiani , da questo autunno offrono videocassette ai propri lettori pure « L ' Espresso » , « Panorama » , « la Repubblica » : contemporaneamente i prezzi delle cassette non legate ai giornali diminuiscono e i consumi si allargano , la conoscenza del cinema del passato remoto o recente si moltiplica come in uno sterminato cineclub di massa , la familiarità con una narrazione per immagini non televisiva si estende . È un possibile rischio per i cinematografi , un ' ulteriore ferita al cinema visto su quel grande schermo che è la sua destinazione naturale e migliore , un vantaggio ? Assai dolcemente , piano piano , con molte buone volontà , si scivola all ' indietro ? « S ' è alzato un vento negativo contro la Mostra » , dice il direttore Pontecorvo . Aggiunge : « Il cinema mondiale è malato , giunto al secondo secolo soffre di declino creativo , per curarlo e aiutarlo a sopravvivere i festival debbono cambiare , venir svecchiati e rivoluzionati radicalmente » . Intanto la Mostra taglia all ' ultimo minuto di due milioni a testa i compensi dei suoi collaboratori , e si trova mutilata della Settimana della Critica organizzata dal sindacato dei critici cinematografici : durata per undici anni con intenti alternativi , segnata nell ' ultimo biennio da una ferma opposizione alla Mostra , la rassegna risulta d ' improvviso svanita , evaporata , polverizzata , s ' è dissolta senza una parola di spiegazione e forse senza troppi rimpianti . Intanto , le istituzioni veneziane o nazionali paiono rispetto al festival remotissime , disattente , noncuranti : in fondo il cinema politicamente non interessa , in Italia mette insieme cento milioni di spettatori in un anno , quanti tutte le tv possono raccoglierne in una settimana o anche meno ; in fondo la Mostra è una faccenda da neppure dieci miliardi , troppo poco per suscitare forti appetiti o procurare vero potere ; in fondo il governo attuale è tecnico , precario ... Nella crescente localizzazione , si riaffonda in ripicche anguste , dispetti burocratici , baruffe , suscettibilità , inerzie , ostilità provinciali che le idee riformatrici e il cosmopolitismo elegante del direttore Pontecorvo faticano a sormontare . Ma resta intatta la postmodernità che fa dei festival un grande supermarket dove c ' è di tutto e di più , diventa sempre più accesa la frenesia promozionale intorno ai film americani : Denzel Washington avrà appena fatto in tempo a partecipare alla serata inaugurale della Mostra che deve ripartire per il festival Usa di Deauville , dove lui e Crimson Tide - Allarme rosso sono protagonisti il primo settembre ; Kevin Costner e Dennis Hopper di Waterworld quasi non avranno modo di disfare le valige , se il 31 agosto sono a Venezia , il 3 settembre li aspettano a Deauville ; va più o meno nello stesso modo per Jennifer Jason Leigh e Kathy Bates di Dolores Claiborne - L ' ultima eclissi , per Tom Hanks di Apollo 13 , per Sean Penn regista e per Jack Nicholson protagonista di The Crossing Guard : il primo settembre a Venezia , il nove a Deauville . Insomma , un tour quasi simultaneo di pubblicità gratuita per kolossal o non kolossal che usciranno subito sui mercati italiano , francese , dell ' Europa meridionale : siamo qui per questo ?
Quattro matrimoni e un funerale ( Tornabuoni Lietta , 1995 )
StampaQuotidiana ,
Commedia romantica brillante , aggraziata , scritta bene da Richard Curtis e ben realizzata da Mike Newell di Ballando con uno sconosciuto , segue la storia di un amore e di un gruppo di amici attraverso quattro cerimonie nuziali e una cerimonia funebre : riti sociali , occasioni d ' incontro , appuntamenti del sentimento . Al primo matrimonio , protestante , lui e lei , inglese e americana , si conoscono , si piacciono , vanno a letto insieme , si separano . Al secondo matrimonio , cattolico , si rivedono ( lei è col fidanzato ) , ancora si piacciono , vanno a letto insieme , si separano . 11 terzo matrimonio , in stile scozzese , è quello di lei : si rincontrano , durante la festa di nozze un amico carissimo ha un attacco di cuore e al suo funerale lui e lei si ritrovano , si separano . Il quarto matrimonio è quello di lui : lei vi partecipa sola , ha già lasciato il marito ; lui all ' ultimo minuto rinuncia a sposarsi ; baci e impegni sono il segno di un amore finalmente riconosciuto , accettato . Confusione amorosa , equivoci del cuore , frustrazioni , dubbi su se stessi , pudori orgogliosi , resistenza e poi resa alle responsabilità della vita adulta . Alle nozze , champagne , scemenze , abiti da sposa ( « Sembra un ' enorme meringa » ) , sacerdoti impacciati , allegria , ritardi quasi catastrofici , anelli nuziali dimenticati , gaffes , pasticci , cristalli , porcellane , fiori , risate , giovinezza . Nel gruppo di amici , la complicità divertita , la lunga conoscenza , gli scherzi reciproci , l ' affetto : la commozione , al funerale , per l ' amico che se n ' è andato e per il toccante addio del suo compagno . Hugh Grant è un protagonista romantico di prim ' ordine . Quanto a successo internazionale , Quattro matrimoni e un funerale è quasi un film - fenomeno : negli Stati Uniti ha incassato oltre 40 milioni di dollari , in Australia è tra í primi venti incassi d ' ogni tempo , in Francia l ' hanno visto due milioni di persone . Per una commedia molto inglese di costo medio - basso il risultato è così insolitamente positivo da aver suscitato interrogativi , analisi . Com ' è che piace tanto ? Le ipotesi sono varie . Perché , paradossalmente , « la gente non crede più nel matrimonio ma non si arrende a non crederci » , dice il sociologo francese François de Singly . Perché , al di là della storia d ' amore , il film ( come Gli amici di Peter o Il grande freddo ) elegge protagonista il gruppo di amici , famiglia di elezione , banda solidale che comprende un sordo , una grunge , due omosessuali , una chic inzitellita per amore non corrisposto , un aristocratico buffo malato di solitudine . Perché , infine , ignora del tutto ciò che ci angoscia nei Novanta , guerre , crisi economiche , conflitti etnici , Aids , politica brutta , violenza , disoccupazione ( i personaggi paiono anzi non avere alcun mestiere né professione , non lavorare affatto ) : e in nome dell ' amore mette insieme il glamour del lusso , il fascino tossico delle tradizioni , il piacere un poco vile dell ' oblio .
Cara, insopportabile Tess ( Tornabuoni Lietta , 1995 )
StampaQuotidiana ,
Commedia qualsiasi , ricalcata su A spasso con Daisy . Rispetto al modello sono leggermente diversi i personaggi : la vecchia signora ricca non è una vegliarda ebrea ma la vedova d ' un presidente americano che sta morendo per un tumore al cervello , l ' uomo ai suoi ordini non è un autista nero anziano ma un giovane agente dei Servizi segreti a capo d ' un gruppo di guardie del corpo . Sono diversi i problemi . Qui non si discute di pregiudizi verso í neri e gli ebrei né della faticosa integrazione razziale negli Stati Uniti , si discute appena d ' una questione minore : se sia ragionevole oppure no che i soldi dei contribuenti vengano spesi per fornire piena protezione a tutti gli ex presidenti americani , alle loro mogli e alle loro vedove ( adesso , per esempio , alla signora Johnson , ai Ford , ai Carter , ai Reagan , ai Bush ) . Per il resto , conflitto di caratteri . L ' ex presidentessa Tess è prepotente , abituata a comandare e a farsi servire , brusca , insofferente delle guardie del corpo e portata ( come era Sandro Pertini ) a sfuggire alla loro sorveglianza un po ' per metterle alla prova e un po ' per sfotterle , tanto aggressiva ed esigente da far scambiare per capriccio il proprio desiderio di rivedere prima di morire luoghi cari e cose belle della vita . Lui è un bravo agente esasperato da quel servizio di protezione professionalmente mortificante e ansioso di lasciarlo , stufo di venir trattato come un cameriere o un parente , che cerca compensi nel fare il proprio lavoro col massimo scrupolo e rigore . Lei è turbolenta , anticonformista ma pronta a fare la spia ricorrendo al presidente in carica se qualcosa non va ; lui è un uomo d ' ordine . Naturalmente si scontrano , battibeccano , si rimbeccano , litigano , non si sopportano . Naturalmente nel momento del pericolo ( un rapimento di lei , male ideato dalla sceneggiatura ) si scopre quanto in realtà si vogliano bene , quali buoni sentimenti materno - filiali li leghino . Unici elementi interessanti : una volta tanto Shirley MacLaine è vestita bene , una volta tanto non strafa né gigioneggia , ha invece una recitazione controllata , quasi sommessa .
TUTTO CAMBIA, DALLA GERMANIA ALLA CINA ( Spadolini Giovanni , 1971 )
StampaQuotidiana ,
È stato un giornale della sinistra dissidente italiana , « il Manifesto » , a parlare di un nuovo Patto Anticomintern contro la Cina di Mao da parte della Russia sostanzialmente allineata alla Germania di Bonn e al Giappone . È una espressione portata ai limiti del paradosso ma che non manca di nascondere un briciolo di verità . La reazione di Mosca all ' avvicinamento cino - americano si è manifestata subito in due diverse direzioni : l ' ulteriore miglioramento dei rapporti con la Germania federale , nella linea già tracciata dalla Ostpolitik , e la ripresa del dialogo col Giappone ( senza contare l ' India ) . Non c ' è dubbio : il rapido accordo su Berlino , dopo mesi di estenuanti trattative e pur col permanere di formule largamente equivoche per gli occidentali , non sarebbe stato possibile senza la precisa volontà sovietica di creare una zona di distensione e di tranquillità in Europa , quasi contrappeso al crescente conflitto con la Cina . È chiaro che l ' intesa sulla ex - capitale tedesca rappresenta solo il primo passo per la realizzazione della conferenza sulla sicurezza europea : obiettivo essenziale della diplomazia russa , angosciata dalla prospettiva di una lotta su due fronti . In questo disegno si inserisce il clamoroso annuncio della visita di Breznev in ottobre a Parigi . I rapporti franco - russi non erano più quelli , preferenziali , di De Gaulle ; l ' ultimo viaggio di Pompidou a Mosca si era svolto in un clima di cortesia ma anche di freddezza protocollare ben lontano dal calore riservato al generale che continuava ad inseguire il sogno dell ' Europa dall ' Atlantico agli Urali . Se il segretario del partito comunista sovietico - un uomo che non ama i viaggi e tanto meno i viaggi nei paesi occidentali - ha deciso di compiere la prima rilevante eccezione verso l ' Ovest con la mossa francese , non è certo per una particolare solidarietà ideologica fra la Russia di Breznev e la Francia di Pompidou o per un improvviso rispuntare delle nostalgie della « Duplice Alleanza » , abbastanza lontane dal concretismo e dal realismo della diplomazia sovietica nell ' attuale fase metternichiana : è solo perché nessuna conferenza sulla sicurezza europea è possibile senza il « sì » di Parigi . Non è esclusa qualche analoga mossa spettacolare dell ' Urss nei riguardi dell ' Italia : un altro paese cui la Russia continua a guardare con inquieto interesse , in una linea che potrebbe non coincidere sempre con le valutazioni del Pci . La stessa scadenza , ormai imminente , delle elezioni presidenziali potrebbe essere vista da Mosca al fine di favorire , attraverso i voti comunisti , la scelta del candidato più « disponibile » sul piano della politica estera , al di fuori di ogni collocazione nello schieramento interno . Dalla conferenza europea la Russia si aspetta soprattutto mani libere per il duello con la Cina . Tutte le mosse di Mosca in Europa e nel Medio Oriente vanno collocate nel quadro della inasprita tensione con Pechino , confermata dalle recenti manovre militari sovietiche ai confini della Cina , nella zona della Transbaikalia . La tensione con la Romania si è acuita in proporzione diretta al graduale spostamento di Ceausescu verso la amicizia con Mao : nessuno ha smentito le notizie che un aereo sovietico sarebbe stato abbattuto mesi fa dalla contraerea romena . Il giro di valzer filo - cinese di Bucarest e Belgrado , in singolare e sia pure indiretta sintonia con Tirana , non manca di preoccupare Mosca , più che mai paralizzata dalla psicosi dell ' accerchiamento . Né i confini ideologici contano ormai più niente . La Russia , in pessimi rapporti col comunista Ceausescu , è in eccellenti relazioni coi colonnelli di Atene , tutt ' altro che inclini a liberalizzare il loro regime dittatoriale e fascista dopo il nuovo giro di vite di Papadopulos . E l ' Egitto , alleato dell ' Unione Sovietica sul piano internazionale e tributario di Mosca per tutte le armi destinate a combattere Israele , non pensa neppure per un momento di bloccare il processo contro il capo dei comunisti egiziani , Ali Sabri : fortunato che a lui e ai suoi colleghi sia stata riserbata la sorte di richiesta formale di condanna a morte e non il linciaggio dei comunisti massacrati nel Sudan , dopo la « graziosa » operazione dell ' altro colonnello di turno , Gheddafi , l ' alleato di Dom Mintoff nella vicenda di Malta e il vero protagonista della nuova Federazione araba . Dovunque , nel terzo mondo , è in atto una competizione sempre più serrata fra Cina e Russia . Il mondo arabo respinge il comunismo ma è più che mai vincolato all ' influenza , condizionante , di Mosca . Nell ' Africa nera , l ' infiltrazione cinesesi approfondisce e si estende a danno di quella sovietica . Mosca ha teso la mano a Indira Gandhi , che ha dovuto fare pure qualche rinuncia alla tesi del « non allineamento » per firmare il patto ventennale di amicizia con l ' Urss : patto in funzione anti - cinese e anti - pakistana . Podgorni annuncia un viaggio ad Hanoi : quasi a controbilanciare l ' influenza cinese , certamente decrescente nel nord - Vietnam dopo la svolta . Nel caso di ulteriore avvicinamento cino - americano consacrato dall ' eventuale successo del viaggio di Nixon , è certo che la Russia correrà ai ripari . Tentativo di garantirsi le spalle in Europa , attraverso la dottrina della « sovranità limitata » rigidamente applicata all ' Est e sapientemente combinata con una « sicurezza » dell ' Ovest ad uso di Mosca ; allacciamento di buoni rapporti in Asia con tutti i paesi che siano in qualunque modo danneggiati dalla nuova linea americana , la linea flessibile e realistica di Nixon . Giappone in testa : il primo paese che l ' America ha due volte offeso nel corso di pochi mesi , con la bomba della visita di Nixon a Pechino e con quella specie di « Hiroshima » valutaria che è stata l ' operazione dollaro , causa di gravissime perdite per l ' economia nipponica , proprio in coincidenza , casuale ma rivelatrice , con l ' anniversario dell ' armistizio del '45 . Tutti gli equilibri tendono a rovesciarsi ; mentre il divario strategico fra Usa e Urss si accentua in modo inquietante nel settore missilistico e il rapporto fra Patto di Varsavia e Patto Atlantico peggiora a danno dell ' Occidente nel campo delle armi convenzionali . Se l ' Europa non troverà la via di organizzarsi rapidamente come forza autonoma e autosufficiente , rischia di non contare assolutamente più niente sul piano dei rapporti di potenza , ormai svincolati dalla logica di Yalta e trasferiti sul terreno di una Realpolitik appena corretta dall ' equilibrio del terrore . E non vorremmo che un giorno Ciu En - lai ci mandasse un messaggio con lo stesso spirito con cui lo ha inviato giorni fa alla cara ma innocua Repubblica di San Marino . L ' ironia non è l ' ultima risorsa della diplomazia cinese .
Little Odessa ( Tornabuoni Lietta , 1995 )
StampaQuotidiana ,
C ' è una scena davvero straordinaria . Il figlio killer Tim Roth , tornato dopo anni di assenza e per uccidere nel proprio quartiere , umilia il padre Maximilian Schell minacciandolo di morte : in uno spiazzo urbano nevoso e lurido lo costringe a levarsi il cappotto ; lo obbliga con la pistola a togliersi i pantaloni ; gli impone con ordini brevi e rauchi come latrati d ' inginocchiarsi davanti a lui . Gli schiaccia con insolenza beffarda la faccia nella neve sporca e se ne va : il padre resta lì solo , finito , vinto . Raramente s ' era visto raccontare in immagini altrettanto efficaci e tanto intense da risultare quasi insopportabili l ' odio filiale ( che è anche odio generazionale , etico , culturale ) e un ' uccisione simbolica del padre ( che è pure cancellazione , smentita dell ' universo paterno ) . Al confronto , risulta deludente il resto del melodramma di malavita sentimentale e moralistico , dominato da una fascinazione retorica per la violenza assassina , corretto , confezionato tecnicamente senza incertezze né errori . L ' ambizione del regista , debuttante ventiquattrenne americano , è naturalmente massima : la tragedia greca a Brooklyn . E non si realizza , come non si realizzano altre sue ambizioni . Little Odessa , ad esempio . È interessante l ' idea di descrivere il quartiere degli ebrei russi newyorkesi , con i suoi abitanti lacerati tra modernità e tradizione , oscillanti fra due culture e due criminalità antitetiche : ma questo elemento è appena nominato e sfiorato , nel film che sembra di conoscere a memoria tanto è simile a mille altri mille volte visti al cinema o alla tv . È bella l ' idea di far raccontare l ' intera vicenda dal fratello minore del giovane killer , un ragazzino al limite tra l ' ammirazione amorosa del nero potere violento del fratello e il legame profondo , impaziente , con i genitori , con la nonna , con i valori di normalità e di sicurezza da loro rappresentati : ma questa idea quasi subito si perde , o si svuota . È tipico d ' ogni regista giovane il tema del disfacimento della famiglia , in questo caso formata da madre morente per un cancro al cervello , padre debole e adultero , nonna rincitrullita , figlio adolescente smarrito , figlio maggiore assassino espulso dalle mura domestiche : ma questo tema ( salvo la pulsione d ' odio per il padre ) diventa appena un catalogo o un ' elencazione , senza nutrirsi nella storia che nasce dal ritorno del killer e si conclude con il killer che riparte dopo aver visto morire anche per colpa propria tutti quelli che amava . Capita insomma a Little Odessa quanto succede adesso a molti film americani : buone idee , buona tecnica , limitata capacità registica e aridità narrativo - emotiva , ne fanno appena contenitori ingannevoli , qualcosa di simile a un giornale con titoli brillanti - promettenti e articoli vacuo - deludenti . Ma restano a distinguere il film molti elementi . La sequenza di cui s ' è detto . Tim Roth , attore eccellente e monotono ( magari anche perché gli affidano personaggi sempre simili ) , killer algido , esatto , orrendamente violento . Vanessa Redgrave , bravissima agonizzante , che nella breve parte della madre offre la prova di recitazione migliore . È un rapporto del regista con il cinema che appare d ' una naturalezza e competenza piuttosto rare al primo film .