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> anno_i:[1970 TO 2000}
Cara signora ( Montanelli Indro , 1980 )
StampaQuotidiana ,
Cara signora , provocandomi a parlare male dei toscani , lei m ' invita a nozze . E la nostra passione , e i pretesti per sfogarla non mancano . Nel caso del sambuco , per esempio , non ho dubbi . E stato certamente il suo vicino a tagliarglielo . Non lo conosco , non ho la minima idea di chi sia , ma posso descrivergliene la mentalità , tanto mi è familiare . Si professa - lei mi dice - come uomo d ' idee progressiste . Però è talmente attaccato al « suo » che se il ramo di un albero altrui sporge sul suo muro di cinta , lo mozza anche a costo di uccidere l ' albero . Non perché gli dia noia , ma perché deve affermare il suo diritto di proprietà : per chi lo viola c ' è l ' accetta , o il fucile o il veleno . Questo è il toscano progressista . Ne conoscevo ( e l ' ho pure raccontato in un articolo ) uno , anzi una che , al termine di fiere requisitorie contro il mio reazionarismo , ordinava a un suo vecchio servitore di mangiare i funghi per sperimentare su di lui se erano buoni o velenosi ; l ' indomani gli diceva : « Gigi , fa ' vedere la lingua ! » ; e solo se la lingua di Gigi era pulita , mangiava i funghi anche lei . Ne conosco un altro a Milano , che è anche conte , vive largamente di rendita sulle terre ereditate , e ne arrotonda gli utili assumendo presidenze di enti o aziende che manda regolarmente in dissesto , ma dai quali esce con liquidazioni di centinaia di milioni , sempre in nome - si capisce - del popolo lavoratore . Suo marito aveva ragione a dire che i toscani sono cattivi soldati . Non hanno nessuna tradizione militare , non hanno mai avuto ( con gran disperazione di Machiavelli ) un esercito , e l ' unica guerra che sanno fare perché non ne hanno mai fatte altre è quella fra loro , da città a città , da comune a comune , da contrada a contrada . E qui sono , anzi siamo ( pochi toscani sono di razza pura come me ) formidabili . Formidabili , voglio dire , di cattiveria , di crudeltà , di protervia , ma anche di coraggio ed immaginazione . Suo padre invece aveva torto a chiamarci infidi . Questo , no . Infidi sono le carogne che si travestono da angeli . I toscani fanno esattamente il contrario . Si travestono da carogne anche quelli che non lo sono per una forma di civetteria o , come dicono gli inglesi , di understatement . Ma da quel che mi par di capire , il suo vicino non ha bisogno di travestimenti . E tuttavia il suo tipo di carogneria mi sorprende . Perché di toscani disposti ad ammazzare uomini , ne conosco parecchi . Ma degli alberi e della natura in genere sono rispettosi : basta guardare i loro paesaggi . Questo suo vicino dev ' essere un toscano bastardo e di fogna . Se le capita , gli dica tutta la mia gratitudine per il fatto che il nostro giornale non gli piace . Se gli piacesse , me ne sentirei offeso .
Caro Biro ( Montanelli Indro , 1980 )
StampaQuotidiana ,
Caro Biro , la mettiamo nella maniera più semplice . Non so che cosa lei intenda per « integrità ideologica » . Io la intendo come coerenza coi principi della propria bandiera politica . A me i principi del comunismo non vanno affatto bene , e credo di dimostrarlo quotidianamente con questo giornale . Berlinguer li professa , si può dire , da sempre . Fra questi principi c ' è - ed anzi è quello fondamentale - la lotta al capitalismo in tutte le sue espressioni ? Che la Fiat sia una di queste espressioni , credo che non Io negherebbe nemmeno l ' avvocato Agnelli . Quindi quando Berlinguer incita gli operai di quella fabbrica ad occuparla , potrà commettere un errore tattico ( ed io credo che l ' abbia commesso , o che l ' abbiano costretto a commetterlo ) , ma non certo una infrazione alla sua « integrità ideologica » . Il capo di un partito rivoluzionario cos ' altro deve cercare di fare , se non la rivoluzione ? E , caso mai , quando dice di non volerla fare , che lo trovo biasimevole e sospetto . Quanto a Moro , devo confessare un errore di valutazione : non politica , ma umana . Politicamente , io ho sempre combattuto Moro , vivo e morto : lo chiamai , a cadavere caldo , « il genio del male » . Ma ero convinto della sua « integrità morale » , cioè che fosse onesto . E come me , ne erano convinti tutti . Ora molte rivelazioni ce ne fanno dubitare . Dico « dubitare » perché certezze ancora non ce ne sono , ma c ' è tuttavia quanto basta per ritenere che , anche se non commise porcherie , ne tollerò e ne coprì . Mi dispiace . Mi dispiace non perché tutto questo mi costringe a riconoscere che mi ero sbagliato , operazione che non mi costa mai nessuno sforzo ; ma perché mi dimostra che anche uomini che sembravano al di sopra di ogni sospetto - e non importa se amici o nemici - sono nella melma . Ne goda chi vuole ; io , no .
E ha fatto benissimo ( Montanelli Indro , 1980 )
StampaQuotidiana ,
E ha fatto benissimo , caro amico . Ma non se ne vergogni perché i comunisti non sono né piemontesi né altro . Sono comunisti , e basta . Di quale natura siano stati gli apprezzamenti ideologici sul nostro conto , non faccio fatica a immaginarlo . Avranno detto di certo che siamo fascisti , senza minimamente dubitare che non c ' è fascista più sopraffattore e cialtrone di quello che dà di fascista a chi non la pensa come lui . Ma badi bene , caro amico . Io non biasimo i comunisti per essersi arrogata la facoltà di rilasciare o di rifiutare agli altri le patenti di democrazia . Biasimo gli altri che da trentacinqu ' anni subiscono questo sopruso pur sapendo benissimo che , quanto a democrazia , rossi e neri si equivalgono . Comunque , ciò che i comunisti di Torino hanno fatto contro di noi non mi sorprende : rientra nella regola del loro sporco giuoco . Quelli che mi sorprendono sono i socialisti . Sono ancora a questo punto di sottomissione nei confronti del Pci ? Fanno ancora gli sciacallucci scodinzolanti al seguito della belva ? Giriamo queste domande all ' on. Craxi , che sembra parlare in nome di un socialismo diverso . Guardi di che ceffi invece esso è fatto . Tutte le volte che gli accordiamo un po ' di fiducia , dobbiamo pentircene . P.S. Ieri abbiamo raccomandato al buon cuore dei milanesi una povera donna che vende le caldarroste davanti ai giardini , all ' angolo fra piazza Cavour e via Manin , che alcuni malviventi hanno scippato del suo modesto peculio . Ma , da quanto mi risulta , il cuore dei milanesi non ha vibrato . Strano . E ' la prima volta che succede .
Cara signora ( Montanelli Indro , 1980 )
StampaQuotidiana ,
Cara signora , grazie di cuore per la sua solidarietà . Quanto al dubbio che Orlando ed io vogliamo coprire col silenzio le malefatte di mafiosi e camorristi , esso non mi offende perché testimonia soltanto la sua ingenuità : un ' ingenuità che , intendiamoci , le fa molto onore , ma che non l ' aiuta di certo a capire come vanno le cose in quel difficile mondo . Le porto un esempio . Se io mi trovassi a Pagani , probabilmente saprei chi ne ha ucciso il sindaco , perché sono sicuro che lo sanno tutti , e forse qualcuno me ne avrebbe mormorato il nome all ' orecchio . Ma se a questo qualcuno io avessi chiesto di venire a testimoniarlo in tribunale , lo avrei visto fuggire a gambe levate , e in tribunale ci sarei finito io per uscirne con una bella condanna per calunnia . I nomi dei colpevoli , cara signora , li sanno anche i carabinieri . Quelli che mancano sono i testimoni e le prove , senza le quali , lei lo capisce , non si possono lanciare accuse , anche se siamo arciconvinti della loro fondatezza . Tuttavia il discorso di Orlando era un altro , di ordine più generale . Gl ' Innominati a cui si riferisce nel suo articolo - lettera non sono i caperonzoli della malavita locale , ma i loro alti protettori politici . E anche di costoro si sanno i nomi , ma anche contro di essi mancano le prove . Eppoi , come distinguere le mele sane da quelle marce ? Un po ' in tutta Italia , ma specialmente nel Sud , la politica è clientelismo , il clientelismo è sempre mafia , e le mafie si combattono tra loro non soltanto a lupara , ma anche a calunnia . E , mi creda , un groviglio inestricabile . Una sola cosa si capisce con chiarezza : che politica e malavita sono così intimamente intrecciate , che ormai diventa quasi impossibile distinguere l ' una dall ' altra . E a questo punto , cara signora , verrebbe voglia di emigrare e cambiare nazionalità . Invece no . Questo è il nostro Paese . Qui dobbiamo vivere , lottare e , se è necessario , farci ammazzare . Meglio italiani morti che apolidi vivi .
Egregio signore ( Montanelli Indro , 1980 )
StampaQuotidiana ,
Egregio signore , come vede pubblico la sua lettera . E non ritengo di compiere , facendolo , un atto di coraggio , ma soltanto un atto di pubblica utilità . E ' bene che gli illusi disposti a far credito al Pci di una ormai salda e irreversibile vocazione democratica sappiano che nella sua « base » trovano ospitalità individui come lei . Non tutto il Pci le somiglia , almeno spero . Ma le idee che lei ha avuto la sincerità di mettere nero su bianco sono tuttora , sicuramente , il pane politico e ideologico di una larga schiera di militanti : i più tenaci , i più fidati , quelli che nell ' ora dei grandi rivolgimenti costituirebbero la vera forza del partito . Lei non si è lasciato confondere da tutti i tatticismi , da tutte le professioni di pluralismo , da tutte le caute operazioni di distacco dalla Chiesa madre sovietica di Berlinguer . Ha capito che queste manovre servono per rassicurare i compagni di strada , i progressisti da salotto , gli intellettuali desiderosi di avere le lodi della sinistra e le prebende del capitalismo . Nella sua cellula - perché immagino lei appartenga a una cellula - le verità devono essere quelle di sempre : il Paradiso è là dove esiste il « socialismo reale » . Senza disoccupati - ma nessun disoccupato occidentale lavorerebbe per il salario con cui vengono retribuiti , all ' Est , gli operai meglio pagati - e con il 99 per cento dei voti , nelle elezioni , alla lista di regime . Non l ' ha neppure insospettito il fatto che dopo queste elezioni così compattamente favorevoli , il sindacato antiregime di Lech Walesa abbia trovato in Polonia dieci milioni di aderenti . Ma è logico che lei non si insospettisca . Non si insospettì neppure Togliatti , il grande maestro del comunismo italiano che , essendo vissuto in Russia durante il periodo degli orrori staliniani , tornò in Italia decantando , della Russia stessa , la mirabile avanzata democratica . ( Ci volle il rapporto Kruscev perché il migliore confessasse che qualcosa di marcio c ' era stato , nella Unione Sovietica a lui così cara . ) Si tenga pure le sue certezze , che confermano le nostre . E si tenga le sue minacce , che legittimano ancor più la nostra battaglia .
Caro Benassi ( Montanelli Indro , 1981 )
StampaQuotidiana ,
Caro Benassi , non so se faccio bene a pubblicare la sua lettera che rischia di far perdere a lei qualche elettore , scandalizzato dal fatto che il suo sindaco comunista si trovi su qualcosa d ' accordo con un moderato come Montanelli , e a me qualche lettore , sgomento del fatto che un giornale moderato si trovi su qualcosa d ' accordo con un sindaco comunista . Affrettiamoci dunque , come prima cosa , a rassicurare gli uni e gli altri : lei resta un comunista , io resto un moderato , le nostre posizioni sono inconciliabili , e se su un punto di fondamentale importanza come la difesa dello Stato esse convergono , ciò vuol dire una cosa sola , anzi due . Primo : che lei è un comunista serio e onesto , e io un moderato serio e onesto . Secondo : che la serietà e l ' onestà creano fra gli uomini delle solidarietà e convergenze più forti di qualunque dissenso ideologico . Forse quest ' ultima constatazione può riuscire un po ' ostica a voi comunisti , abituati a fare dell ' ideologia il supremo regolo di tutto ( non è una critica , è una constatazione ) . Per noi di formazione liberale , che all ' ideologia assegniamo un rango molto più modesto , si tratta di verità scontate e digerite da un pezzo . Mi permetta quindi di non condividere la sua sorpresa per il fatto che , di fronte all ' eversione lei ed io la pensiamo allo stesso modo e proviamo lo stesso sentimento di ripulsa . È naturale . Marx ha stravolto o capovolto il significato di tante cose e parole . Ma anche per lui e per il suo vocabolario un galantuomo è uno che non ruba né uccide , e chi ruba e uccide è un delinquente . Esattamente come per noi moderati .
Caro Polloni ( Montanelli Indro , 1981 )
StampaQuotidiana ,
Caro Polloni , alcuni , pochissimi , tra quegli esaltatori di Mao , sono rimasti fermi sulle loro posizioni . Continuano cioè ad affermare che il libretto rosso era un condensato di saggezza rivoluzionaria ( ammesso che i due termini siano compatibili ) , e che la rivoluzione culturale avrebbe dovuto essere proseguita , magari fino alle estreme forme che assunse nella Cambogia di Pol Pot . Gli altri sono diventati ex : sono cioè andati ad ingrossare le file , ormai nutritissime , dei « pentiti » di sinistra , provengano essi dalla chiesa moscovita o dalla chiesa pechinese . Le ragioni di pentimento non mancano . Gli esaltatori della Cina di Mao non si limitavano ad affermare che la rivoluzione comunista è una bella cosa : aggiungevano che essa aveva assunto , in Cina , forme non violente , quasi dolci , che gli avversari del progresso rosso venivano benevolmente rieducati . ( Allo stesso modo si disse che Castro aveva instaurato a Cuba un comunismo alla latina , spontaneistico e flessibile : mentre ora sappiamo bene che il castrismo ha i suoi bravi lager , i suoi spietati tribunali politici , la sua onnipresente polizia segreta . ) La Cina doveva dunque redimere il comunismo , secondo i suoi apologeti , dai vizi sovietici . Ricordo le dichiarazioni di Dario Fo al ritorno da un viaggio in Cina . Questo implacabile fustigatore del malcostume nazionale laggiù aveva visto soltanto gioia , adesione popolare , voglia di lavorare . Invece la rivoluzione culturale , ce lo raccontano i cinesi stessi , fu crudelmente persecutoria ed economicamente insensata . Ma i pentiti - quando lo sono - non dicono puramente e semplicemente : non avevamo capito niente perché siamo faziosi o sciocchi , e quindi d ' ora innanzi ci ritireremo a vita rigorosamente privata , per evitare altre profezie sbagliate , e per risparmiare ai giovani altri insegnamenti demenziali . No : dicono che le loro intenzioni erano buone , che i loro ammaestramenti erano validi , che la loro intelligenza resta luminosa , che i loro avversari sono dei poveracci , e che l ' infortunio va passato agli archivi . Dal pulpito non scendono . Al credito che altri - non noi - gli aveva dato , non rinunciano . Continuano a considerarsi maestri , e questo è ancora comprensibile , dal loro punto di visto . É invece incredibile che la loro pretesa trovi qualcuno disposto ad appoggiarla .
Parole ai giovani ( Romeo Rosario , 1974 )
StampaQuotidiana ,
Una serie di presunti portavoce delle nuove generazioni ci assicura che i giovani di oggi sono assai severi nei confronti dei propri genitori . Ai più anziani l ' insofferenza giovanile muoverebbe , anzitutto , l ' accusa di ipocrisia , per avere creato , dopo tante professioni di tolleranza e di democrazia , un mondo nel quale sono ancora visibili forme pesanti di autoritarismo e discriminazioni rivoltanti . La società moderna apparirebbe , agli occhi dei giovani censori , eminentemente ingiusta , squilibrata a favore dei privilegiati del censo e della nascita , e sorda invece ai mali di tante categorie deboli e indifese . La competizione esasperata della società capitalistica , si dice , finisce per estraniare l ' uomo dall ' uomo , e ne fa un ingranaggio diretto al fine supremo della produzione di oggetti spesso privi di vera utilità , e solo funzionali al profitto dei potenti dell ' economia . Ma gli esponenti della rivolta giovanile , avendo ormai compreso il gioco e scoperto l ' inganno , sono ben decisi a non farsi più prendere nella trappola . Appartenendo alla prima fra le generazioni della storia a cui sia toccato di vivere nella società opulenta , resa possibile dal progresso tecnologico , essi intendono sottrarsi all ' etica « protestante » del lavoro , e impegnarsi invece nella ricerca di una vera felicità , fatta di abbandono al libero spiegarsi degli istinti , in vista del miraggio ormai non troppo lontano della società « orgiastica » di Herbert Marcuse . Non sarebbe difficile replicare . La generazione ipocrita contro la quale si volgono tanti rimproveri è in realtà quella che ha combattuto la più grande guerra di religione della storia , sacrificando cinquanta milioni ( li vite nella lotta per il trionfo dei grandi princìpi della libertà , della nazionalità , della democrazia ; ed è quella che sull ' Europa devastata e annichilita del 1945 ha eretto la prosperità senza precedenti di cui oggi godono le giovani generazioni . La società uscita dalla guerra e dai successivi decenni di ricostruzione e di sviluppo è certo carica di ingiustizia : ma lo è meno di tutte quelle che l ' hanno preceduta , e al suo passivo non ha nulla di simile alle tragedie allucinanti che hanno accompagnato le rivoluzioni collettiviste . E come non vedere , poi , la palese contraddizione in cui si dibatte chi pretende da un lato di godere delle inaudite opportunità offerte dalla società industriale moderna , ma si rifiuta poi di adottare la cultura razionalistica e scientifica che l ' ha resa possibile ? Se il controllo delle macchine , destinate a produrre la prosperità per tutti restasse nelle mani di pochi specialisti , a essi toccherebbe sugli altri un potere mostruoso e tirannico ; e se invece si pensasse a un più articolato sistema di alternative tra lavoro e svaghi , che preveda anche scambi più frequenti di occupazioni e di responsabilità , ciò sarebbe solo un organico sviluppo delle conquiste della moderna civiltà industriale . Ma replicare non mette conto : già solo per la ragione che quelle posizioni non esprimono affatto , come si vorrebbe , la contestazione del mondo giovanile , ma solo i complessi di gruppi intellettuali che si richiamano a una cultura psico - pedagogica sorta su basi scientifiche presso che inesistenti , e gonfiatasi a dismisura su una strada cosparsa di fallimenti e di delusioni . Un ' inchiesta condotta nel 1970 dall ' istituto Doxa rilevava che solo l'11 per cento dei giovani italiani intervistati auspicava la « rivoluzione » ; e quella cifra , già così deludente per i teorici della « rivolta generazionale » , va a sua volta scomposta e qualificata perché acquisti un qualche significato . Non tutti i giovani compresi in quell ' 11 per cento erano infatti veri rivoluzionari ( un terzo solamente di essi auspicava il ricorso alla violenza ) ; e non tutto il restante 89 per cento era formato da pigri conformisti . E ' vero piuttosto che una aliquota vastissima dei giovani , specie nelle grandi città , partecipa in certa misura e in forme diversissime , a seconda del contesto sociale , del reddito , della situazione locale , ai problemi che si pongono a tutti coloro giovani e anziani , che entrano in contatto con le tensioni della moderna società industriale ; e la risposta che essi danno a quei problemi varia secondo una gamma assai diversa di posizioni , in parte riducibili alla specifica condizione giovanile , ma che in parte rinviano a una tematica più generale , comune a ogni gruppo di età e a ogni condizione . I soliti psico - pedagogisti sono riusciti a divulgare la convinzione che la risposta esemplare ed emblematica del mondo giovanile ai problemi della società moderna è quella che si esprime , in forme estreme , nella cultura della droga , negli hippies , nei grandi festival di musica pop . Si ammette , per nostra ventura , che qui si tratta di manifestazioni parossistiche e di minoranza : ma la direzione dell ' avvenire sarebbe questa , verso un sempre più radicale individualismo di tipo anarcoide , e verso la liberazione della realtà istintuale del profondo dalle coazioni imposte da una secolare civiltà di tipo repressivo . Nel festival colossale di Woodstock qualcuno ha visto addirittura l ' embrione di un nuovo modello di società politica . E ' vero invece il contrario . Le risposte di questo genere sono infatti di tipo meramente negativo , risultante passiva di pressioni e condizionamenti imposti dalla difficile realtà del mondo moderno ; e in quanto tali esse sono importanti come sintomo o come testimonianza , ma non certo come indicazione della via da percorrere per uscire dalla crisi . E i protagonisti di quei fenomeni meritano comprensione e interessamento , ma non vanno in alcun modo eretti , come si è fatto e si fa da certa cultura irresponsabile , a modelli di comportamento per le nuove generazioni . Nelle quali le forze autentiche a cui appartiene l ' avvenire vanno invece cercate tra coloro che ai condizionamenti dell ' ambiente contrappongono una meditata e consapevole risposta , fondata sugli strumenti del razionalismo che è gloria della cultura occidentale , e sostenuta da quella generosità che al limite consente di « dar la vita per i propri amici » , secondo il detto di San Giovanni , e che è l ' opposto del chiuso egoismo degli istinti . Giovani come questi si contano anche fra i migliori esponenti della rivolta giovanile che , quando è riuscita a sollevarsi al di sopra del folclore e dello chienlit , ha assunto forme organizzate e disciplinate in vista di precisi ideali politici : e il disfacimento dei gruppi che avevano innalzato « l ' immaginazione al potere » nel confronto con le organizzazioni della sinistra marxista - leninista è anche una riprova della diversa consistenza dei due atteggiamenti morali . Ma l ' avvenire appartiene soprattutto a quei giovani che alle parole d ' ordine e agli stati d ' animo collettivi hanno saputo opporre la vigilanza dello spirito critico , e salvare in tal modo la propria libertà interiore . Le mode culturali correnti ci hanno abituati a liberarci assai presto di loro , relegandoli sprezzantemente nel ghetto del conformismo borghese : che è invece popolato dalla folla dei ribelli di maniera , fabbricati a un unico stampo , vittime dei medesimi slogans , privi di ogni cultura che vada al di là delle formulette e delle frasi fatte .
I notabili del frontismo ( Romeo Rosario , 1974 )
StampaQuotidiana ,
Bisogna onestamente riconoscere a Francesco De Martino di non avere mai fatto mistero delle sue riserve nei confronti dell ' impostazione originaria del centrosinistra . Riserve relative non tanto al programma , che anche l ' esponente socialista ha sempre definito nei termini consueti di superamento degli squilibri , incremento dei consumi pubblici , riforme , sviluppo democratico ; quanto alla formula politica . A giudizio di De Martino , infatti , gli strati conservatori che fanno capo alla Democrazia cristiana sono troppo estesi e troppo solidamente abbarbicati a posizioni di potere perché una politica davvero incisiva di riforme possa essere realizzata senza l ' apporto delle forze organizzate nell ' opposizione comunista . Da ciò la richiesta insistente di una sostanziale immissione di queste forze nell ' area del potere , sempre rinnovata sotto le formule mutevoli , ma di fatto equivalenti , degli « equilibri più avanzati » , dei « nuovi rapporti con l ' opposizione » , delle « integrazioni » miranti a dare al governo una supposta maggiore rappresentatività . Una volta realizzato , questo disegno riuscirebbe con ogni probabilità fatale alla sopravvivenza dell ' Italia come paese libero , a meno che non si voglia coltivare l ' illusione che il potere comunista in Italia sarebbe , e chissà perché , tutt ' altra cosa da quel che è sempre stato altrove . Ma non si può negare che esso sia comunque un disegno politico di vasto respiro , sostenuto da una determinata visione di quel che l ' Italia e gli italiani debbono essere ; e non resterebbe , a questo punto , che riconoscere al segretario socialista di avere fatto in tal modo la sua parte di leader di una delle grandi forze politiche del paese . Bisogna tuttavia chiedersi perché mai politici così navigati come quelli democristiani si siano prestati fino a ieri , e si mostrino ancor oggi disposti , a collaborare alla realizzazione di questo disegno : che , in qualunque versione lo si voglia immaginare , passa necessariamente attraverso una drastica riduzione del potere della Democrazia cristiana e , al limite , attraverso la sua eliminazione come forza significativa dalla scena politica italiana . E la sola risposta plausibile è , semplicemente , che essi non ci hanno mai creduto , e non hanno preso il gran disegno demartiniano troppo sul serio . Hanno avuto torto ? Non del tutto , a giudicare il De Martino dai fatti e non dalle parole . A sentir queste certamente , i socialisti si sono sempre schierati per le soluzioni più radicali , dal disarmo della polizia alla demagogia scolastica , alla prepotenza sindacale , alle forme più viscerali di contestazione culturale : ma , di fatto , il segretario socialista ha sempre evitato di compiere passi decisivi , rifiutandosi all ' alleanza di governo e mettendo così veramente in questione , la possibilità che la Democrazia cristiana riesca a conservare il potere . Qualche volta De Martino ha capeggiato manovre che per qualche tempo hanno tenuto i socialisti fuori del governo ; ma sempre conservando con la Democrazia cristiana estesi rapporti di sottogoverno , come premessa di un immancabile sollecito ritorno . Persino nella crisi di questi giorni , più grave di tutte le precedenti , in confronto alla spensieratezza del vecchio Nenni , De Martino ha finito per impersonare posizioni più caute e possibiliste . E allora ecco che il grande disegno si immeschinisce alle sue vere dimensioni : che son quelle di una politica di provincia , mirante solo a un allargamento della propria fetta di potere e , se possibile , a un aumento di suffragi elettorali , attraverso pressioni e minacce di tipo ricattatorio , esercitate fino a quando appaiono produttive di concrete utilità , e ritirate poi quando si profila il rischio che esse vengano raccolte , e che i socialisti debbano trovarsi davvero a fronteggiare la responsabilità di una effettiva trasformazione della società italiana . Prospettiva , questa , di fronte alla quale De Martino ha sempre mostrato di esitare ; non tanto perché gli pesi la misura di quella responsabilità , ché in materia egli ha sempre dato prova di grande disinvoltura : ma per il timore che una effettiva assunzione dei comunisti al potere , anche in forme più o meno larvate , significhi la fine della propria autonomia politica e il proprio declassamento a notabile di secondo piano dello schieramento frontista . E ' già triste che uomini e politiche di questo livello possano esercitare una così grande influenza nel nostro paese . Ma ancora più gravi sono le conseguenze effettive di quella politica . De Martino ha rivelato infatti di non essere in grado di controllare e dosare adeguatamente , come pur sarebbe stato necessario ai fini della sua tecnica di potere , gli intralci da lui sistematicamente creati all ' azione di governo della Democrazia cristiana e le facilitazioni così offerte al dispiegarsi delle forze dell ' opposizione . Ogni volte che si è determinata una crisi nella vita del paese , l ' intervento del socialismo demartiniano è sempre valso a paralizzare ogni ragionevole azione di governo , ogni politica che seriamente mirasse a dare dei problemi una soluzione ispirata in qualche modo agli interessi generali del paese . In una situazione come quella italiana , carica di tante tensioni e minata da tante debolezze , ciò ha provocato devastazioni materiali e morali davvero ingiustificabili : col risultato di rendere concretamente possibile quell ' ascesa dei comunisti al potere che De Martino e i suoi hanno tante ragioni di paventare . Disgraziatamente , la posta in gioco va molto al di là del destino di costoro , e del posto che a loro sarà riservato nella gerarchia dei notabili della sinistra frontista .
Le radici della violenza ( Romeo Rosario , 1974 )
StampaQuotidiana ,
Bisogna dunque decidersi ad abbandonare l ' ottimismo di origine liberale e illuministico , e rinunciare per sempre alla speranza che l ' esercizio della libertà e la graduale distribuzione del benessere e dell ' istruzione rendano gli uomini migliori e più adatti alla convivenza civile ? La tentazione è forte , davanti a ciò che succede intorno a noi : ma è necessario resistere , se non vogliamo venir meno alle nostre migliori tradizioni culturali e civili e ricadere in braccio a cupe suggestioni repressive , senza prospettive e senza avvenire . La nostalgia e la rivolta contro le difficili condizioni di vita delle società industriali tendono a rappresentare sotto una luce idilliaca , le antiche società rurali , fondate sull ' autorità e sulla tradizione : ma non possono e non devono farci dimenticare la carica di brutalità e di violenza che povertà e autoritarismo alimentato nel loro seno , e che il progresso civile ha contribuito a superare e a dissolvere . Non è affatto vero che industria e benessere economico siano inevitabilmente condannati a trascinare con sé la scia ripugnante della criminalità e della violenza : e anzi occorre fermamente reagire ai tentativi di accreditare siffatte credenze , in cui si esprime soltanto il conformismo di pseudo - scienziati sociali e la cattiva coscienza di uomini politici alla ricerca di alibi immeritati . Davanti allo spettacolo che oggi offrono le nostre città e le nostre strade sempre più spesso insanguinate è piuttosto da ricordare che da troppi anni la violenza è tollerata e finanche protetta nella lotta politica , nelle scuole , nelle fabbriche e nelle strade . Una classe dirigente incapace di realizzare una politica di efficaci riforme ha preferito scaricare sul diretto confronto tra le classi e i gruppi sociali la risoluzione dei problemi e dei contrasti da cui è travagliata la nostra società . Ne è derivata una situazione di permanente e non sempre metaforica conflittualità che ha finito per esasperare situazioni e rapporti , senza dare alcun reale contributo alla soluzione dei problemi e dunque senza alcun vero allentamento delle tensioni . E tutto ciò a costo di un generale indebolimento delle autorità preposte alla tutela dei deboli e dei non organizzati , ormai per gran parte rassegnate a lasciare che la sola legge ancora valida sia quella della prepotenza e dell ' intimidazione . Sulla scia aperta dalla violenza politica si è poi instradata quella della criminalità comune , che dalla prima ha tratto in molti casi modelli e incoraggiamenti . Ma questa è solo una parte della verità . In questo come in altri settori l ' Italia non fa che vivere in modo più drammatico , grazie alla debolezza delle sue istituzioni , problemi che sono comuni a tutte le società moderne . L ' interpretazione dei rapporti sociali in termini esclusivamente utilitaristici e materialistici , lo scadimento delle antiche idee dell ' uomo , un tempo concepito a immagine e somiglianza di Dio e oggi diventato , in tanta parte della cultura moderna , poco più che un fantoccio intessuto di motivazioni brutali e idee degradanti , hanno fatto ben poco , bisogna confessarlo , per accrescere il rispetto dell ' uomo per i propri simili , e per sviluppare i sentimenti e i legami di solidarietà ; e lo svuotamento dei valori che ne deriva ha lasciato ben poco per cui si creda di poter vivere e lottare al di là delle immediate e basse passioni . Su questo terreno la ricerca del denaro , la suggestione della droga , persino la follia del delitto gratuito , della violenza per la violenza , di cui si sono avuti esempi agghiaccianti , trovano un alimento che appare inesauribile . Ma tutto ciò non ha nulla a che fare con le strutture che sono proprie delle società industriale . In realtà , per molti decenni l ' industria e il progresso civile sono cresciuti parallelamente in gran parte del mondo occidentale . La crisi è sopravvenuta piuttosto con la resa graduale del mondo di princìpi e di idee da cui erano nati , insieme , industrialismo e società liberale , davanti a una cultura antiumanistica che nel primo ventennio del dopoguerra si atteggiò , nelle università e nella pubblicistica , nell ' arte , nello spettacolo e nel costume , a sola voce autorizzata del mondo occidentale . Su questo terreno la cultura e la società moderna sono dunque chiamate a una severa revisione delle troppo facili illusioni a cui esse si sono abbandonate negli ultimi decenni . Problema da non risolvere certo con provvedimenti a effetto immediato : ma la cui esistenza non autorizza chi ha la responsabilità di provvedere all ' immediato a invocarne la complessità e sottrarsi ai compiti , educativi e politici insieme , che sono di sua spettanza .