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Parliamo della scuola ( Jemolo Arturo Carlo , 1976 )
StampaQuotidiana ,
Fine dell ' anno scolastico . Anche il discorso sulla scuola ha non poche note tristi , ma almeno non gronda sangue , non è tragico come quello sulle bombe e sui sequestri di persone , non ci fa evocare l ' abisso della svalutazione totale della lira . Bilancio di ventotto anni di Repubblica . Non si può riassumere in poche righe . Partiamo dalla base . Non si è dato sufficiente rilievo alla scuola materna , che diviene sempre più necessaria , man mano che cresce il numero delle madri lavoratrici ; e non ci si è chiesto se per questa scuola non occorressero insegnanti di prim ' ordine , a non ridurle a custodia dei piccoli ed all ' apprendimento di pochi esercizi . Peraltro proprio la visione di quel che può essere una scuola materna con insegnanti che abbiano il senso della missione , l ' amore che genera tanta pazienza , e la comprensione di piccoli esseri così diversi tra loro - gl ' introversi , gli spavaldi , i timidi , gli angosciati , i ridanciani - mi avverte della impossibilità di creare una rete adeguata lungo tutta l ' Italia . Mi chiedo se non sarebbe occorso restringere lo sforzo alle zone d ' immigrazione interna : non avendo paura delle parole ( come si usa volentieri il termine « ghetti » ) , scuole materne per i figli degl ' immigrati ; con maestre della loro regione , ma provette , che parlassero il dialetto , e l ' italiano senza accenti regionali ; e che abituassero questi piccoli ad un bilinguismo , ciò che sembra sia facile , a giudicare dalle famiglie dove i due coniugi sono di nazionalità diversa o dove c ' è una bambinaia straniera ; ed i figli vengono su con l ' acquisizione naturale di due lingue . Al grado immediatamente superiore le elementari : che mi paiono ancora il frutto più sano di tutto l ' albero scolastico . Certo diviene sempre più raro il maestro che risiede nel paese , e ch ' era un elemento vivificatore dei villaggi e delle borgate ; in un raggio di poco men di cento chilometri dalla città o dalla cittadina , il maestro difficilmente si adatta a vivere nel paesello ; diviene sporadico quegli che seguiva due generazioni , che nel nuovo allievo vedeva riflesso il padre qual era venticinque anni prima , e gli era tanto più facile comprendere il bambino . Ma nell ' insieme mi sembra che le scuole elementari funzionino ancora bene ; e credo che dappertutto si sia abbandonata la retorica di un tempo , le immagini idilliache della famiglia modello e dell ' ottimo ragazzo , l ' insegnamento cerchi di seguire il bambino in quella che è già la sua esperienza , nei discorsi che sentirà a casa : problemi di lavoro , difficoltà economiche , scioperi , violenze . Qui pure l ' insegnamento ai bambini è una missione , il dono di essere buon maestro è una grazia , e nessun corso di pedagogia può darla ( né nascondo il mio scetticismo per le integrazioni di psicologi ; ho fiducia solo nella comprensione che viene dalla bontà intelligente , dall ' affetto ) . Spero che dell ' insegnamento di don Milani si sia colto quel punto dell ' allargare il vocabolario , della differenziazione sociale che importa il vocabolario ristretto ; e che s ' insegni soprattutto a parlare chiaro . Non compiti sulla bella giornata di primavera , ma la letterina all ' amministratore del condominio per dire che piove in casa , o la lettera al padre emigrato per dargli una sommaria cronaca della vita familiare . Gradino più su , la scuola media . Penso che nel '62 il Governo adempisse ad un dovere di prestigio nazionale , in un punto in cui vi sono sensibile , portando il limite di età per l ' istruzione obbligatoria al livello in cui è nelle altre nazioni ; e se qualcuno obiettasse che in un Paese ove ancora vengono su analfabeti e semianalfabeti , che si sono fermati alla prima od alla seconda elementare , meglio sarebbe valso concentrare ogni sforzo perché tutte le cinque classi elementari fossero da tutti frequentate , darei una risposta molto semplice : ch ' era impossibile perseguire in tutti i quartieri , villaggi , campagne d ' Italia , i poverissimi , i primitivi , le mamme che tengono a casa la bambina di otto anni perché assista il piccolo che non cammina ; come cercarli uno ad uno , sussidiarli o togliere il bambino che non frequenta per metterlo in un collegio ? Impossibilità assoluta . Solo a mio avviso , meglio sarebbe stato creare , in luogo della scuola media , la sesta settima ed ottava classe elementare ; con quel programma , d ' insegnare ad esporre chiaramente il proprio pensiero , di dare una visione non proprio nebulosa di ciò ch ' è lo Stato , di quel che sono i partiti ed i sindacati , una prima nozione delle assicurazioni sociali , d ' insegnare a leggere un orario ferroviario od a riempire un modulo per un versamento in banca , quei rudimenti di contabilità , che occorrono al piccolo bottegaio od al garagista : e dattilografia e stenografia : se possibile , una lingua , francese o inglese o tedesco . Perché avrei voluto ancora classi elementari ? Per quella mia fede nell ' opera dello stesso maestro che accompagna per il più lungo tratto di strada ; ed anche perché se sono pochi i maestri che risiedono , notevolmente più scarso è quello degl ' insegnanti di scuole medie ; ma soprattutto per una ragione psicologica , perché da Roma in giù , almeno , il ragazzo che ha frequentato la scuola media si sente defraudato se non ha poi il suo tavolo d ' impiegato , se dovrà essere operaio ( non diciamo agricoltore ) . Non sono convinto che dovesse crearsi un ' unica scuola per chi non continuava oltre e per chi continuava ; sono rari in meccanica i pezzi fine a sé stessi e al tempo stesso suscettibili di divenir parte di più complessi meccanismi . Ricordo solo la vecchia scuola tecnica che all ' inizio del secolo fornì schiere d ' impiegati di banca , di rappresentanti di commercio , di ufficiali postali , cancellieri , ma che consentiva di proseguire fin verso le lauree in matematica ed ingegneria . Comunque qui premeva sul Governo l ' esigenza politica , che non ci fosse la « scuola dei signori » , l ' idea di una fusione di ceti che si formi sui banchi di scuola , là dove televisione , passione sportiva , passione per l ' automobile sono stati i più efficaci strumenti di avvicinamento . Avrei voluto escluso del tutto il latino dalla scuola media ( per chi segua gli studi classici si può apprenderlo in cinque anni , come il greco ) , ed insistito di più su quegli elementi cui ho accennato . Comunque elementari e scuola media soffrono naturalmente di tutti i mali della vita nazionale - indisciplina , inconcludenti assemblee , paura di fare scontenti allievi e famiglia con le riprovazioni ( ministri , provveditori , presidi , raccomandano di promuovere tutti ) , impossibilità di aiutare chi ne avrebbe bisogno con classi differenziali , perché sarebbe mortificarli , rarità d ' insegnanti che si offrano per ore suppletive , e se si offrono protestano i bidelli , scarsità di locali e doppi turni - ma nell ' insieme non li direi organi malati od inerti . Il peggio lo scorgerei più in alto .
Cosa rimane del Concordato ( Jemolo Arturo Carlo , 1976 )
StampaQuotidiana ,
Di fronte ai centoquattro anni che segnarono la vita del Concordato napoleonico , ai duecentosettantacinque durante cui ebbe vigore quello di Francesco I , quaranta sono una ancor piccola età . Però molti dei concordati conchiusi durante il pontificato di Pio XI , che scorgeva in essi una garanzia per la Chiesa , sono decaduti da tempo : quelli con la Polonia , con la Lituania , con la Romania ; oggetto di accanite discussioni , cosa sopravviva del Concordato col Reich del 1933 , mentre la centralizzazione e le vicende tedesche fanno ritenere superati quelli con la Baviera , la Prussia , il Baden . Nei manuali ben pensanti credo si scriva sempre che il nostro concordato sanava i conflitti di coscienza che ancora dilaceravano l ' animo dei cattolici italiani ; ma non è punto vero . Quei conflitti , vivissimi e dolorosi a suo tempo , nel 1929 erano già cosa di una generazione scomparsa . Nessuno più pensava al potere temporale ; Benedetto XV e Pio XI avevano rinunciato all ' ultima forma di protesta , il rifiuto di ricevere sovrani cattolici che venissero a visitare il re d ' Italia ; i più zelanti cattolici facevano precedere il matrimonio civile a quello religioso ; la nobiltà nera aveva indossato con entusiasmo la divisa militare durante la guerra del '15 , e prestato omaggio al re ad ogni incontro . Per la Chiesa gli accordi lateranensi erano anzitutto una occasione per abbandonare decorosamente la forma di protesta del Papa che non usciva dal Vaticano , forma incomprensibile alle nuove generazioni ed , ormai , alla quasi totalità dei cattolici d ' Oltralpe ; ma erano altresì una rivincita contro il liberalismo . L ' espressione può suonare male ; ma non dev ' essere intesa come un puntiglio , ché sarebbe far torto ed al Pontefice che conchiuse gli accordi ed al cardinal Gasparri , che vi diede opera ; bensì nel senso che da parte della S . Sede , dell ' episcopato , di gran parte del clero , si credeva fermamente che il liberalismo , con la scuola aconfessionale , la piena libertà lasciata alla propaganda non solo anticlericale , ma atea , la laicità dello Stato , col togliere alla Chiesa ogni appoggio statale , ogni tributo di onore da parte delle autorità civili , avesse fortemente contribuito a sradicare dalle coscienze la religione . Si era convinti che lo Stato confessionale giovasse alla salute delle anime . Da parte del fascismo , non soltanto si otteneva l ' adesione di parte notevole della borghesia e dell ' aristocrazia conservatrice , che nel Concordato vedeva la più sicura manifestazione della rinuncia ad ogni conato di sovvertimento , ma ci si assicurava la simpatia di tutti i partiti cattolici . E c ' era anche un po ' di rivincita contro il liberalismo risorgimentale , c ' era il vanto di Mussolini di essere riuscito dove Cavour era fallito . Fu realmente lo Stato confessionale ; con la sostanziale rinuncia al matrimonio civile , con una effettiva eliminazione della libertà di propaganda per gli acattolici , con la degradazione civile del prete che abbandonasse l ' abito . Ma lo Stato confessionale dell ' Ancien Régime o della Restaurazione aveva a sostegno principi , funzionari , magistrati sinceramente religiosi ed altrettanto convinti dei diritti dello Stato che occorre difendere anche di fronte alla Chiesa . Senza quella condizione umana , non poteva rivivere ; questo ora suscitato poté dare qualche po ' di braccio secolare , aiuti economici , onori esteriori , non il supporto dell ' esempio dei capi . In effetto quasi tutti i matrimoni furono ora celebrati in forma religiosa , non si videro quasi più funerali civili , si prese a inaugurare con benedizioni ogni locale , anche quelli dagli usi che meno avevano che fare con la religione , nessun uomo ebbe più rispetto umano che gl ' impedisse di entrare in chiesa . Ma non credo ci fosse pastore così sordo da non accorgersi che non per questo gli italiani erano divenuti più religiosi . In quarant ' anni ci sono state variazioni , non intense peraltro , nel grado di confessionalità dello Stato , che appare non tanto dalla legislazione quanto dalla vita vissuta . Per quel ch ' è repressione di ogni tentativo di propaganda acattolica , anzitutto dei Pentecostali , mano pesante per quanto potesse apparire vilipendio dei principi cattolici ; presenza nelle scuole medie d ' insegnanti di religione paventati da presidi e provveditori : i primi nove o dieci anni di vigore della Costituzione repubblicana sono stati particolarmente duri . La legislazione è rimasta fino ad oggi immutata ( disposizioni del Codice penale Rocco con il vilipendio della religione dello Stato ) , ed in qualche lato è ancora divenuta più favorevole alla Chiesa con l ' onere addossatosi dallo Stato per la costruzione di nuove chiese . Ma molti vescovi oggi aborrono dall ' invocare il braccio secolare contro gli offensori della religione , e se la giurisprudenza della Cassazione è sempre severissima , e sul terreno civile difende la esclusività dei tribunali ecclesiastici in materia matrimoniale anche in punti dove una parte della dottrina non la scorge , le magistrature minori accennano ad un orientamento più elastico . Si parla di revisione del Concordato ; è stata anche nominata una commissione governativa di studio che fino ad oggi non è però stata convocata . Ma da parte di quegli elementi del clero , di giuristi cattolici , di avvocati rotali che s ' interessano di questi problemi ( ad onor del vero , la più gran parte del clero è oggi assai più preoccupata di problemi pastorali , di vita religiosa , che non di questioni giuridiche ) , si è subito sentito parlare di tali « punti irrinunciabili » , che se queste voci esprimessero , ciò che non credo , il pensiero della S . Sede , meglio varrebbe di smettere ogni idea di revisione . L ' esperienza storica , di quei concordati ch ' ebbero lunghissima vita cui accennavo all ' inizio , mostra che , meglio che con revisioni formali , si opera con le tacite intese , col lasciar cadere senza rumore le foglie secche . Così avrebbe potuto essere di quel disgraziato art. 5 del nostro ( il sacerdote che non può essere nominato ad ufficio né conservare questo senza il nulla osta , sempre revocabile , del suo vescovo ; il sacerdote apostata o irretito da censure escluso da insegnamenti , uffici od impieghi in cui sia a contatto col pubblico ) : una disposizione che oggi è in contrasto con il comportamento della S . Sede e che i nostri uffici continuano ad applicare . Non molti giorni fa mi narrava il suo caso un sacerdote dell ' Alta Italia : professore in un seminario , per contrasti con il suo rettore si era dimesso ed aveva preso ad insegnare come incaricato in una scuola statale ( sempre vestendo l ' abito , celebrando la Messa , mantenendo gli obblighi sacerdotali ) ; ora aveva vinto un concorso e si attendeva la nomina in ruolo . Ma il ministero dell ' Istruzione esaminando i suoi atti aveva notato che non aveva prestato servizio militare come ordinato in sacris ; ed allora gli aveva chiesto il nulla osta del suo vescovo che lo rifiutò . Il sacerdote , non più giovane , era disperato , vedendo sfuggirsi questo pane sicuro che riteneva ormai assicurato . Siamo in uno dei casi in cui senza protocolli , con un discorso a mezza bocca tra un ambasciatore ed un cardinale segretario di Stato , e con una circolare riservatissima dei ministri ai loro direttori generali , si sarebbe potuto lasciar cadere la norma , dimenticandola da entrambe le parti , con reciproco vantaggio . Se c ' è virtù che gli uomini di Stato odierni hanno ereditato dai loro remoti predecessori , è quella di saper dimenticare le norme che disturbano ; ma qui non ha agito . Me ne dispiace . Io sono tra quelli che non hanno creduto nel '29 , e non credono oggi , che il Concordato abbia recato e rechi beneficio vuoi alla Chiesa , vuoi all ' Italia : resto fedele all ' ideale dei vescovi che non domandano mai aiuto al braccio secolare , dei cattolici che obbediscono propter amorem , che si fanno un vanto ed un onore di sopperire con i loro mezzi economici ai bisogni della Chiesa ( ciò che i cattolici di altri paesi realizzano , talora anche generosamente ) . Ma non vorrei una denuncia unilaterale : giustificabile quando si formò la Costituzione per incompatibilità con questa , sarebbe oggi atto di ostilità ; e rispetto chi è di diverso avviso , crede nella virtù dei concordati . Proprio questi , però , dovrebbero curarsi che il tempo operasse quella levigazione delle asprezze , che qui è il miglior modo per conservare .
La polemica sui patti lateranensi ( Jemolo Arturo Carlo , 1976 )
StampaQuotidiana ,
Nell ' articolo « Il Concordato : revisione o denuncia unilaterale ? » l ' amico Paolo Barile ritiene che non ci sarebbero oggi , e ci sarebbero ancor meno domani , ostacoli seri ad una denuncia unilaterale del Concordato ; che non tutti i cattolici vi sarebbero contrari ; che , « a certe condizioni , potrebbe non costituire un atto di ostilità » . Le condizioni , se ben comprendo , sarebbero un aggiornamento delle congrue e degli aiuti per la costruzione ed il mantenimento delle chiese . Premesso che sarebbe per me un gran bel giorno quello in cui vedessi il Papa dichiarare che considera decaduti tutti i concordati , intendendo la Chiesa vivere secondo il diritto comune , senza legami giuridici con gli Stati , cui non chiede se non la più ampia libertà , non condivido le idee di Barile . Le manifestazioni ufficiali delle gerarchie per l'11 febbraio sono state ancora una volta di celebrazione del grande bene che gli accordi lateranensi recarono alla Chiesa ed allo Stato , senza neppure accenni alla revisione . Le contestazioni indiscriminate , senza limiti , spesso incomposte , manifestatesi in seno alla Chiesa , hanno prodotto il consueto effetto , ch ' era da attendersi in un organismo sempre forte e vitale : un irrigidimento , il rallentamento di un cammino che portasse ad abbandonare molte scorie del passato , in cui molti speravamo ; ed anche in questo campo delle relazioni con lo Stato , l ' irrigidimento si avverte . Hanno ripreso lena i molti ch ' erano stati amareggiati dal periodo giovanneo . Accanto a vescovi comprensivi , con lo sguardo volto realisticamente al mondo ed alle possibilità che consente come alle barriere che oppone , ad un ottimo giovane clero , a religiosi e religiose eccellenti educatori ed organizzatori di opere di bene , ad un piccolo stuolo di laici , non agitati e contestatori , e non attaccati al passato , rispuntano quelli che nella mia gioventù caratterizzavano le giunte diocesane : cattolici tenacemente volti al passato , poco pensosi di problemi spirituali e molto più di problemi giuridici , attaccatissimi ad ogni forma che ricordi l ' alleanza del trono e dell ' altare . L ' acredine di certa polemica antidivorzista , con la ripetizione di spunti che potevano essere efficaci ancora all ' inizio del secolo , ma che non hanno alcuna rispondenza con le condizioni della famiglia d ' oggi , rappresenta un aspetto di questa mentalità . Non solo la reazione ad una denuncia unilaterale sarebbe vivissima ; ma mi chiedo quale partito s ' imbarcherebbe in una tale impresa . Guardiamoci intorno , amico Barile . Può essere doloroso per entrambi che i problemi giuridici abbiano scarsa presa sulle masse ; molto mi duole questo disinteresse per i problemi dei rapporti tra Chiesa e Stato , oggetto di meditazione lungo l ' intero corso della mia vita . Ma la realtà è il restringersi sempre più del numero di quelli che hanno una viva sensibilità in materia ; anche la tua Facoltà fiorentina ha preferito non coprire con un titolare la cattedra di questa branca del diritto , per dare preferenza ad altre discipline . Sta poi che la soluzione di Barile non mi persuade neppur essa . Tanto tanto chi vuole celebrare il matrimonio religioso compie una scelta ; ma perché l ' ateo dovrebbe concorrere più intensamente d ' oggi alla costruzione di chiese ed alle congrue ? Barile non è favorevole al lasciar disseccare le foglie , al dimenticare norme di legge , al tolerari posse , che è la secolare saggezza della Chiesa . Come professore di diritto , ha ragione : una legge c ' è o non c ' è ; se c ' è , occorre applicarla . Ma i politici fanno bene a discostarsi talora dai professori di diritto . Penso allo Statuto albertino , al come si lasciarono cadere la censura ecclesiastica sui libri di religione , la mera tolleranza conformemente alle leggi dei culti diversi dal cattolico , come tutta la struttura di quel testo fu silenziosamente e rapidamente trasformata . Ma poi , adagio con le leggi che debbono essere applicate . Molta parte di quella che chiamerei l ' impronta confessionale dello Stato non deriva dal Concordato , ma da interpretazioni , talora direi creazioni giurisprudenziali , che la Magistratura potrebbe anche abbandonare . Per restare all ' ambito del matrimonio , non è scritto nel Concordato , e neppure nella legge statale sul matrimonio , che il matrimonio religioso celebrato con l ' intesa che non dovesse essere trascritto , possa invece esserlo ad ogni momento a richiesta dell ' autorità ecclesiastica , anche contro la volontà dei coniugi . Non è scritto che il matrimonio religioso trascritto possa cadere nel nulla anche per lo Stato , se si scopra la esistenza del precedente matrimonio religioso non trascritto di uno dei coniugi . Non è scritto che anche per lo Stato , all ' infuori di ogni previsione di legge , le sentenze ecclesiastiche in materia di nullità non passino mai in giudicato , sicché possa cadere la nuova famiglia formatasi dinanzi allo Stato ed alla Chiesa , se venga riaperto il processo e posta nel nulla la sentenza di nullità che uno dei coniugi aveva ottenuto . Le due forme di matrimonio , con diverse conseguenze per le cause sulla validità , si sono giustificate con la libera scelta degli sposi ; ma la giurisprudenza non accetta che sia invalida la scelta che appaia operata dall ' incapace non interdetto ; nel caso dell ' infermo di mente che abbia celebrato matrimonio in forma religiosa , il giudice statale declina la propria competenza . Non è scritto che il giudice straniero non possa pronunciarsi sui matrimoni concordatari nemmeno nei casi in cui avrebbe competenza a pronunciarsi rispetto ai matrimoni civili ; il posto che il magistrato italiano può prendere secondo il diritto internazionale , non può prenderlo rispetto al giudice ecclesiastico . E ' una invenzione della giurisprudenza , senza alcun altro precedente , che se sia stata pronunciata una condanna per incesto tra patrigno e figliastra , ove la Chiesa consenta il loro matrimonio , debba cadere la sentenza , debbano aprirsi le porte del carcere , senza neppure un nuovo giudizio di tribunale . Questo in un solo settore . Per cui insisterei su ciò che possa ottenersi : meglio , con una revisione compiuta d ' intesa ( ma che abbia una qualche estensione ; se non tocchi che frange , meglio non farne nulla ) ; diversamente , con quelle tacite tolleranze su reciproche disapplicazioni di norme ; infine rivedendosi dai nostri magistrati certe interpretazioni radicatesi negli anni fra il '30 ed il '35 , ma la cui base a me pare più che contestabile .
Il Papato, l'Italia e il clerical-comunismo ( Jemolo Arturo Carlo , 1976 )
StampaQuotidiana ,
Si parla più che mai , malgrado ogni smentita , di « repubblica conciliare » , cioè di un Governo in cui entrino i comunisti , riformandosi quell ' unità di programmi e d ' intenti tra socialisti e comunisti che fu già per alcuni anni . Non sono tra quelli che nel '47 plaudirono a De Gasperi , ritenendo atto di grande saggezza avere messo i comunisti fuori del Governo ; né tra coloro che ( echeggiando Paolo Sarpi , allorché scriveva che i gesuiti sarebbero stati lieti di ritornare a Venezia anche come schiavi incatenati al remo , perché pochi anni di poi sarebbero divenuti i padroni della Repubblica ) , credono ogni partito sia fatalmente destinato ad essere presto assorbito o soppresso quando i comunisti entrino in un Governo , né tra gli altri che pensano i comunisti sarebbero fagocitati dai democristiani . M ' interessa solo di cercar d ' intuire quale sarebbe la posizione della Chiesa in quella che si suole chiamare « repubblica conciliare » ; e , poiché difficilmente l ' esempio dell ' Italia sarebbe senza seguito , quale sarebbe tale posizione in un ' Europa dove in ogni Stato i comunisti fossero elemento importante di governo . Qui pure non ho la visione semplicistica di coloro , per cui il colloquio tra comunisti e credenti è solo una trappola dei primi per sgominare la Chiesa . Obiettivamente osservo , peraltro , che le maggiori personalità del comunismo sono rimaste fuori da questo colloquio ; e credo di poter dire con qualche conoscenza che nel campo comunista l ' incontro ha portato alcuni ad apprezzare la forza sociale della religione , ma nessuno non dico ad andare a Messa , bensì ad ammettere soltanto l ' ipotesi del trascendente . Mentre nel campo cattolico vedo più d ' uno , anche tra i sacerdoti , che ha completamente dimenticato Il mio Regno non è di questo mondo , pur continuando a credere di battere le vie tracciate da Cristo . E quando guardo al passato , al Concordato ed ai dibattiti alla Costituente , penso sempre che i rapporti tra Chiesa e Stato si siano svolti nell ' ultimo mezzo secolo sulla trama di quelli che si racconta essere stati i rapporti tra i navigatori d ' altri tempi ed i selvaggi che incontravano in lontane terre : scambi in cui ciascuno dava quelle che per lui erano bazzecole , e riceveva quello che per lui era un tesoro . Per Mussolini non era nulla accordare alla Chiesa la legislazione sul matrimonio , i tribunali ecclesiastici , la degradazione civile dei sacerdoti apostati , restituire vecchi edifici acquisiti allo Stato dalle leggi eversive ; ed era molto ottenere al regime la calda adesione delle masse cattoliche , allora omogenee e subordinate ai pastori , ottenere la simpatia ( che ci fu , e fattiva ) dei partiti cattolici di tutto il mondo . E per il Papato tutto quel che riceveva serbava un gran valore , credeva giovasse a rafforzare la religione ; ed a chi gli avesse rimproverato d ' avere trattato con il fascismo , avrebbe potuto rispondere che da secoli e secoli la sua politica era di riconoscere qualsiasi tiranno quando ciò poteva servire al bene delle anime ( i tiranni passano , il filone della fede resta ) , e che Mussolini ed anche i peggiori dei fascisti erano candidi agnellini di fronte a Costantino , ai vari re barbari ch ' erano stati decorati dei titoli di « Protettori della Chiesa » , « Difensori della fede » . Analogo discorso per le discussioni alla Costituente , la salvezza di tutte le norme concordatarie . Ed il discorso potrebbe ripetersi domani : il Concordato , che la S . Sede continua a ritenere efficace presidio , non darebbe alcuna noia ad un Governo ove pur predominassero i comunisti . Qui , tuttavia , non è facile fare presagi . Infatti nessuno è in grado di dire se l ' avvenire del comunismo sia una trasposizione su altra chiave del cristiano un solo gregge ed un solo ovile , o invece dell ' impero romano , una potenza che è come il Sole , accanto a cui gravita una costellazione di staterelli che sono come i pianeti rotanti intorno all ' astro maggiore . Nel primo caso , non sembra che si avrebbero giorni di pace per i credenti . Sono tra quelli che avevano pensato che il comunismo avrebbe seguito il cammino di molti altri partiti politici , nati intorno al nucleo d ' una concezione filosofica , d ' una visuale del mondo , e che man mano se ne distaccano per svolgere soltanto un piano concreto di riforme economiche e giuridiche . Ma l ' esperienza di oltre mezzo secolo non conferma quest ' attesa ; il comunismo resta legato ( e forse è la sua forza ) ad un materialismo che domina ogni attività intellettuale , da cui derivano precise regole in ogni campo , anche nei vari rami dell ' arte . Ma se invece si avesse un impero russo , con Stati che gli facessero corona , non è detto che a questi sarebbe imposta sempre , come alla Cecoslovacchia , la fede nella medesima Weltanschauung . La Roma d ' Augusto e di Tiberio non si preoccupava di quel che si credesse nei vari Stati alleati od associati . I culti orientali ebbero anche dure repressioni a Roma , come quelli che potevano corrompere i costumi , ma non furono perseguitati in Oriente . Né oggi la Russia si preoccupa di staccare gli arabi dalla fede nel Corano , dal divieto dei cibi impuri , dal velo alle donne . Utilizza la forza , il cemento , che può venire dalla fede comune ai popoli dell ' Islam . Probabilmente è a questo possibile rispetto della religione che pensano , quando pensano , quegli uomini politici cattolici , che sembrano desiderare l ' avvento di un ' Italia dai connotati comunisti , con un ' economia che escluda l ' iniziativa privata , e con le conseguenze che quei connotati portano anche per ciò ch ' è libertà individuale . E può darsi abbiano ragione . Ma a me tornano al pensiero alcune parole che scriveva Manzoni nel Discorso su alcuni punti della storia longobardica in Italia a proposito del Papa , evocando quei secoli dell ' Alto Medioevo : Roma , così incapace per sé di farsi temere , aveva nel suo seno un oggetto di venerazione , e qualche volta di terrore , anche per i suoi nemici , un personaggio per cui verso di essa si volgeva da tanta parte del mondo uno sguardo di reverenza e d ' aspettazione ... Solo questo personaggio poteva pronunziar parole che diventavano un oggetto d ' attenzione e di discussione . Se c ' è cosa che pare certa , è che nulla di simile potrebbe rinnovarsi in una costellazione di Stati comunisti ; tolleranza religiosa , autonomia della Chiesa , sua potestà sull ' assottigliato numero dei credenti , forse sì ; ma tacere o lodare lo Stato , guardare soltanto al cielo e non alla terra ( l ' antitesi del clero contestatore ) , mai e poi mai ricordare che si deve obbedire a Dio prima che agli uomini : ché appena il Papato volesse anche soltanto protestare contro iniquità , o difendere innocenti , un ' altra pagina del Medioevo rischierebbe di ripetersi , con i papi deposti e gli antipapi ligi all ' imperatore .
LA GRANDE PARTITA ( Spadolini Giovanni , 1971 )
StampaQuotidiana ,
Un eminente « sinologo » dell ' università di Berkeley dichiarava pochi mesi fa ad un nostro collega italiano : « come potenza asiatica , la Repubblica popolare cinese teme innanzitutto l ' Unione Sovietica , poi il Giappone e solo in terzo ordine di importanza gli Stati Uniti » . Ecco la ragione vera , e profonda , dell ' improvviso e straordinario invito rivolto da Mao a Nixon : « l ' avvenimento più grande del dopoguerra » , come lo ha giustamente definito La Malfa . Il riserbo , e la prudenza , di Mosca di fronte al riavvicinamento cino - americano - un riserbo e una prudenza che rinnovano la linea di diffidenza e di sospetto verso i primi atti della diplomazia del ping - pong - confermano il sottinteso antisovietico del clamoroso invito al presidente degli Stati Uniti che Kissinger , il professore teorico della « diplomazia tripolare » , ha negoziato nel segreto dei suoi colloqui con Ciu En - lai ma che era stato preparato da una serie coordinata di atti ammiccanti e rivelatori . L ' annuncio contemporaneo dalla Casa Bianca e da Pechino conferma che la Cina continua a temere , oggi più che mai , la minaccia sovietica alle sue frontiere . Tutte le trattative , stancamente prolungate da anni , per raggiungere un compromesso o un modus vivendi nelle tormentate questioni di confine che dividono la Russia e la Cina non sono evidentemente approdate allo scopo . Col realismo e col pragmatismo che caratterizzano la grande tradizione della diplomazia cinese , l ' avvicinamento all ' « avversario del tuo avversario » è stato ritenuto più efficace , e più produttivo , di tutti i tête - à - tête fra i due vicini , pure regolati dalla suprema abilità di una regia scaltra e dissimulata . Non solo : ma l ' invito rivolto al presidente della Confederazione americana , di una nazione che non intrattiene cioè rapporti diplomatici diretti con Pechino e che fino a pochi mesi fa è stata raffigurata come il campione dell ' imperialismo mondiale in Asia , dimostra che Mao sconta una soluzione pacifica e concordata , a più o meno breve distanza , della guerra nel Vietnam . La politica di « vietnamizzazione » proclamata dal presidente Nixon con la dottrina di Guam , un ' altra dottrina elaborata dal professor Kissinger ( una volta tanto l ' università è decisiva nella storia del mondo ! ) , ha ricevuto a Pechino un credito maggiore che in ogni altra parte del mondo . I vituperi e le contumelie dei comunisti occidentali , a cominciare da quelli italiani , finiscono quasi per dissolversi in una prospettiva di ridicolo . Né la campagna della Cambogia né quella del Laos - tanto rimproverate al presidente Nixon da quei seguaci del Pci che quasi resero impossibile la visita del presidente americano a Roma - hanno rappresentato un ostacolo apprezzabile alla distensione fra Cina e Stati Uniti . Mao ha valutato realisticamente , e positivamente , il nuovo indirizzo dell ' amministrazione repubblicana per il Sud - Est asiatico ; ha creduto alla sincera volontà di disimpegno degli americani , contro tutto l ' isterismo della contestazione anti - americana : di massa o dei gruppuscoli filo - cinesi . Le accoglienze trionfali riserbate , proprio nei giorni successivi all ' operazione Laos , ai campioni , neppure straordinari , del « ping - pong » americano avevano già rivelato una precisa scelta politica ; la svolta sensazionale di ieri conferma che siamo andati rapidamente oltre le cavallerie dell ' agonismo sportivo al servizio della diplomazia . Si potrebbe dire di più : una soluzione pacifica del dramma vietnamita , magari attraverso una conferenza per l ' Indocina , sembra preferibile , per la diplomazia cinese , ad un prolungarsi indefinito del conflitto , giudicato più vantaggioso per Mosca . Non dimentichiamo che il partito comunista di Hanoi è di obbedienza sovietica molto più che cinese ; non dimentichiamo che il grosso delle forniture militari al Nord - Vietnam è sempre venuto da Mosca ( la Cina ha solo mandato armi leggere , e spesso leggerissime ... ) . Neppure l ' ostacolo dell ' esclusione , assurda esclusione , della Cina popolare dall ' Onu sembra ormai insuperabile . Fra i temi del viaggio di Nixon a Pechino , quello del « compromesso » necessario per ammettere Pechino fra i grandi delle nazioni unite occuperà certo uno dei primissimi posti . Fin dall ' esordio della gestione Nixon , un nuovo orientamento era emerso nella diplomazia americana : volto a trovare , con pazienza e con tenacia , una via di contemperamento fra la salvaguardia di Formosa e i diritti imprescrittibili di un paese , che conta 750 milioni di uomini su una superficie di nove milioni e mezzo di chilometri quadrati , press ' a poco la stessa superficie degli Stati Uniti ( la cui popolazione sfiora soltanto i 200 milioni di abitanti ) . La via delle due Cine , insomma : statu quo per Formosa ma consacrazione dei diritti di Pechino come potenza mondiale . Edgar Snow , uno degli intellettuali che conosce più a fondo il mondo cinese , riferiva di recente una dichiarazione di Mao , secondo la quale la soluzione del problema di Formosa era rinviata « alla morte di Chiang Kai - shek » , un uomo che ha superato gli 84 anni . Tutto fermo finché sarà in vita il capo della repubblica di Formosa , e antico protagonista delle lotte per la liberazione popolare della Cina ( ricordate la Condition humaine di Malraux ? ) ; trasformazione successiva dell ' isola in provincia autonoma della Cina sotto il controllo del Kuomintang , salvo un « referendum » entro dieci o venti anni . Tutto , in ogni caso , è fondato sui ritmi dei tempi lunghi . Neppure dopo l ' annuncio , sensazionale e sorprendente , della visita di Nixon in Cina , nessuno può illudersi su cambiamenti immediati e soprattutto a senso unico . Il giuoco della Cina , nel quadro della nuova diplomazia triangolare cui guarda il regime di Mao , sarà complesso , sfumato , contraddittorio e spesso insondabile . La potenza militare cinese , nonostante la scoperta di atomiche sperimentali , alla De Gaulle , non è ancora arrivata ad un livello competitivo col colosso sovietico , che incombe , con la forza intatta delle sue armate e dei suoi missili , sui seimila chilometri di frontiera aperta , la frontiera bagnata dal sangue dell ' Ussuri . La Cina deve realizzare una trasformazione industriale e tecnologica , che è appena agli inizi . L ' aiuto americano è per essa essenziale . Nixon ha tutto da guadagnare . Con la spettacolare mossa del viaggio in Cina , il presidente repubblicano toglie armi decisive agli oppositori democratici , scavalca « a sinistra » tutti i Mansfield e tutti gli Humphrey . La stessa provvidenziale iniziativa del « New York Times » , di pubblicare i documenti retrospettivi degli errori democratici nel Vietnam , assume un più preciso significato e quasi un valore profetico alla luce del piano che la Casa Bianca stava perseguendo , con tenacia pari alla spregiudicatezza . Ai fini della rielezione nel '72 , e sempre che la missione a Pechino sia coronata da successo , Nixon ha strappato una « chance » di grande rilievo . Quello che ai tempi di Johnson appariva utopia è diventato oggi realtà . Il grande giuoco mondiale riprende il sopravvento nella politica americana , sempre più distaccata dalle miserie e dalle divisioni europee , miserie e divisioni che sembrano infastidire ogni giorno di più la Casa Bianca e l ' intera America . È un motivo di riflessione per l ' Europa , se ancora il vecchio continente conserva un minimo di volontà di sopravvivenza . Nell ' unità e nella libertà : senza le quali la nuova e grande partita mondiale delle superpotenze , Cina compresa , è destinata a passare sulla nostra testa .
IL GRANDE GIUOCO ( Spadolini Giovanni , 1971 )
StampaQuotidiana ,
La « diplomazia del ping pong » non ha cessato di produrre i suoi effetti . Fra le cause che spiegano l ' annuncio rapido e sensazionale da Washington e da Mosca dell ' intesa diretta per la limitazione delle armi strategiche nucleari ( non soltanto dei missili difensivi ma anche di quelli offensivi : dopo un anno e mezzo di caparbie resistenze e di ostinate negazioni sovietiche ) , c ' è indubbiamente l ' elemento Cina , la componente Pechino . Il riavvicinamento cino - americano di poche settimane fa , pur solcato da ambiguità e reticenze , aveva profondamente turbato l ' Unione Sovietica e sospinto Mosca a riconsiderare il complesso della sua strategia verso gli Stati Uniti : nell ' evidente tentativo di evitare quel possibile « isolamento » che l ' Urss paventa nel caso che dalle partite di ping pong si passi ad un ' intesa più stretta fra America e Cina . La diplomazia triangolare , aperta dal nuovo e complesso rapporto Washington - Mosca - Pechino , è un ' alleata indiretta ma sicura della pace e dell ' equilibrio mondiale . Non c ' è nulla che la Russia attuale , la Russia conservatrice e metternichiana di Breznev , tema quanto la Cina . Sul piano degli immensi confini che si estendono fra i due paesi , prolungandosi per oltre seimila chilometri , ma anche sul piano della leadership ideologica dei partiti comunisti , cui Mosca è decisa a non rinunciare , costi quello che costi . La nuova linea , non priva di spregiudicatezza , assunta da Nixon nei riguardi della Cina fin dagli inizi ha posto al Cremlino problemi delicati , risolti con una tecnica alterna , di lusinga e di intimidazione , di oltranzismo mescolato alla distensione . Un punto è certo : la Cina non si rassegna al ruolo di secondo del comunismo mondiale , cui voleva inchiodarla per primo Stalin . I sintomi dell ' attivismo maoista sono continui . L ' ultimo , e più significativo , è dato dall ' annuncio , proprio di questi giorni , dell ' imminente viaggio a Pechino del capo romeno Ceausescu , il leader di un comunismo nazionale profondamente venato di riserve verso la Russia : quasi a rilanciare la sfida al monopolio ideologico dell ' Urss , pur ribadito con tanto ostentata solennità al XXIV congresso del Pcus . E chi se non il presidente Nixon fu il primo a visitare l ' eretico romeno , accolto dagli applausi entusiastici di Bucarest , nel viaggio europeo di due anni or sono ? In queste condizioni la mano tesa di Pechino verso Washington preoccupa Mosca . Ma c ' è un secondo elemento che ha avuto pure la sua importanza nell ' ammorbidire la intransigenza sovietica sul negoziato Salt , e nell ' indurre la Russia a riprendere il dialogo missilistico con Washington su basi di realismo e di concretezza , al di fuori di ogni velleità di stravincere . Ed è stata la rapida ripresa dell ' Europa nelle ultime settimane , coronata dal felice successo delle trattative di Brusselles non meno che del vertice di Parigi e dal rilancio dell ' ingresso dell ' Inghilterra nel Mec , paradossalmente favorito dalle orgogliose misure tedesche sul marco . La paura della Cina si unisce nella diplomazia sovietica ad un ' altra costante : l ' ossessione , del resto comprensibile , della Germania . La Ostpolitik ha rappresentato un momento di questa paura : il desiderio di staccare la Repubblica di Bonn dai vincoli « privilegiati » con la Francia - la grande illusione di De Gaulle - e con gli altri paesi della Comunità europea per impedire il ricostituirsi di una qualsiasi minaccia , soprattutto di una qualsiasi potenziale minaccia nucleare , alle frontiere occidentali sovietiche , le stesse frontiere aggredite da Hitler nel giugno '41 . Non sembra che la Ostpolitik , così contrastata all ' interno e presso gli stessi alleati - satelliti di Mosca , abbia raggiunto tutti i risultati che il Cremlino se ne riprometteva . Il filo della maggioranza social - liberale , su cui si regge la cancelleria Brandt , è esilissimo ; le riserve e le resistenze in Germania e fuori crescenti . L ' ipotesi che la Comunità europea , rafforzata da Londra , possa sviluppare un suo deterrente nucleare è già sufficiente a turbare la Unione Sovietica ; ma l ' ipotesi , molto più remota e non impossibile in astratto , che la Germania possa avere un giorno , anche lontano , la possibilità di poggiare il dito sul « grilletto atomico » è sufficiente a generare un senso di terrore nell ' Unione Sovietica , spingendo il gruppo arrogante ma realista che si stringe intorno a Breznev a riconsiderare tutte le sue posizioni , con un occhio sempre più amichevole verso l ' America . Non a caso Breznev ha dato una mano , col discorso di Tiflis , al presidente Nixon per respingere la mossa , incauta e pericolosa sotto tutti i punti di vista , dell ' emendamento Mansfield volto a ridurre i contingenti americani in Europa . E non a caso Nixon ha detto no a Mansfield , col concorso di due ex presidenti che si chiamano Truman e Johnson , in vista di non compromettere le prospettive di un negoziato con la Russia per la riduzione reciproca e bilanciata delle forze dei due blocchi in Europa . È chiaro che gli Stati Uniti , attraverso il nuovo giuoco triangolare , stanno riguadagnando un po ' dovunque l ' iniziativa che avevano perduto . Nel Sud - Est asiatico la situazione non è peggiorata per loro , e la campagna cinese sui fatti della Cambogia o del Laos è quasi cessata . Più significativo ancora il corso degli eventi nel Medio Oriente : con l ' improvvisa svolta del regime di Sadat in Egitto , proprio all ' indomani della missione del segretario di Stato Rogers . Una missione tutt ' altro che fallita , a giudicare dalla rimozione di tutti , o quasi , gli elementi filo - sovietici dal governo post - nasseriano ( ripensiamo a quei democratici che rimpiangevano Nasser come genio della pace ! ) e all ' apertura di una linea di aperto e globale negoziato con Israele : e tocca a Israele non chiudere la porta . Ma l ' iniziativa americana non basta . È l ' ora di un ' iniziativa dell ' Europa . I risultati dell ' incontro di Parigi , nonostante ombre e riserve , sono incoraggianti ; Francia e Inghilterra hanno ritrovato una comune convenienza a « stare » in Europa . È imminente una riunione della Nato a Lisbona ; è emersa una linea comune dei paesi del Mec sui problemi del Mediterraneo , presenza navale sovietica non meno che petrolio . Quelli che furono i rapporti speciali della sola Gran Bretagna con l ' America dovrebbero diventare i rapporti speciali dell ' intero continente , finalmente organizzato a unità , col grande mondo americano : in un vincolo non di sudditanza ma di parità , tale da offrire tutte le garanzie di equilibrio all ' Unione Sovietica e da consentire una conferenza europea senza dimenticare Berlino . Le condizioni per l ' Europa europea esistono . Occorre che tutti i popoli del Mec non perdano questa occasione storica . Tutti : a cominciare dall ' Italia . E ci siamo capiti .
La perversione calcistica ( Eco Umberto , 1994 )
StampaPeriodica ,
Trovarsi in Argentina mentre infuria il Mundial è certamente una esperienza . Specie se poi in quei giorni l ' Argentina vince . In visita per varie conferenze e incontri , ho scoperto che a un certo punto tutti i miei impegni erano stati cancellati e mi era stato concesso un intero pomeriggio libero . Era il giorno dell ' incontro Italia - Norvegia , e pareva impossibile che l ' ospite fosse distratto da tanto evento . D ' altra parte , qualsiasi cosa avessi fatto in quelle ore , sarei stato solo . Il resto di Buenos Aires era attaccato ai televisori . Non ho potuto evitare pertanto le domande insistenti dei giornalisti sull ' argomento . Ora io ho seguito l ' incontro , perché lo spettacolo era bello , e quando sei lì non puoi sottrarti a un minimo di batticuore , ma quando mi fanno domande sul calcio è come se me le facessero sulla Danimarca . La Danimarca è un paese delizioso , ci sono stato varie volte , dalla sirenetta di Andersen a Elsinore , sino allo Jutland , e mi piacerebbe tornarvi in futuro . Ma non è che alla notte non dorma pensando alla Danimarca , né che al mattino dopo mi faccia tradurre da qualche prezzolato i quotidiani danesi : sono contento che la Danimarca esista , e la cosa finisce lì . Quando tenti di spiegare a qualcuno i sentimenti di una persona normale circa il calcio , non ti capiscono . E così un quotidiano argentino non ha resistito alla tentazione di intitolare un suo articolo a una mia presunta dichiarazione : " Il calcio è una perversione sessuale " . Io avevo detto qualcosa di più sfumato , e l ' ho detto altre volte , ma proviamo a spiegare ai miei simili quale sia il mio punto di vista . Io credo che una persona normale , nei limiti dell ' età , debba fare all ' amore , e credo che sia una cosa sana e bella . Poi esistono casi in cui si guardano altri due che fanno all ' amore . Non sto necessariamente pensando ai film a luci rosse , basta un film normale in cui si vedono due persone di bell ' aspetto che si accoppiano con grazia . Nei limiti della moderazione può essere una esperienza appagante . Infine ci sono i repressi sessuali che si eccitano a sentire qualcuno che racconta che ad Amsterdam ha visto due che facevano all ' amore . Qui mi pare siamo ai limiti della perversione ( tranne casi di handicap acclarato , dove uno si accontenta di quel che passa il convento ) . Credo che col calcio accada la stessa cosa . Giocare a calcio è bello , e mi spiace solo di essere stato riconosciuto nell ' infanzia e nell ' adolescenza un maestro dell ' auto - goal , per cui non ero ammesso a giochi di un certo impegno . Ma uno può anche cercare di tirare un poco con la palla in giardino , e fa bene alla salute . Poi accade che ci siano undici signori che giocano meglio di te , e che sia uno spettacolo assai eccitante vederli giocare . Ogni tanto mi accade , e godo come se fossi all ' opera . Infine ci sono i perversi , coloro che passano la giornata a farsi venire l ' infarto discutendo su quello che i giornali hanno scritto sulle partite di calcio , che magari loro non hanno visto . E qui mi pare che siamo ai limiti della perversione ( tranne casi di handicap acclarato , in cui ci si accontenta di quel che passa il convento ) . Qualcuno mi potrebbe obiettare che lo stesso accade con chi va a teatro , all ' opera , al concerto . Giudico forse io una menomazione quella di coloro che vanno ad ascoltare i Musici , Pavarotti , o a vedere Gassman ? In un certo senso sì , se non hanno mai provato a cantare , a maneggiare magari male uno strumento , a recitare fosse pure nella filodrammatica parrocchiale . Non sto pensando all ' utopia marxiana di una società liberata in cui ciascuno sia cacciatore , pescatore eccetera , ma ritengo che chi ha provato a suonare anche solo l ' ocarina sia meglio abilitato ad apprezzare quello che fa Pollini ; solo chi si provi ogni tanto a cantare , mentre si fa la barba o innaffia i fiori , " Di Provenza il mare e il suol " ( o anche solo Eleanor Rigby ) può apprezzare le doti eccelse di un grande cantante . Chi non abbia mai provato a strimpellare Le petit montagnard è meno adatto ad apprezzare l ' esecuzione del grande pianista . Bisogna nella vita provare anche a cantare , suonare , recitare , per potere poi godere meglio l ' esecuzione di chi lo sa fare molto meglio di noi . E se poi ci fosse qualcuno che all ' opera non va mai , ma passa la settimana a discutere le critiche uscite su Pavarotti , anche se il caso è raro , parlerei di perversione . Tutte queste mi paiono verità molto semplici . Ma è assai difficile farle capire a chi perde tanto tempo a discutere di calcio da non aver tempo , sia pure alla domenica , di giocare a palla coi propri figli - magari facendosi prestare i figli altrui . Ma forse sono io che sono un pervertito . Non ne parliamo più . Tornerò al più presto in Danimarca .
Sulle sponde del Tigrai ( Ginzburg Natalia , 1970 )
StampaQuotidiana ,
Pochissime sono le cose che mi rallegrano in questo inizio dell ' anno : mi rallegra però il fatto che Paolo Poli canti e reciti in un teatro della città . Sono stata a vederlo già due volte e vi potrei sempre tornare ; qualunque giornata disordinata e confusa , del tutto priva di senso , può avere al suo termine alcune ore in quel teatro ; e anche se io non ci vado , sono contenta che si avveri per altri ogni sera , non molto lontano da casa mia , il miracolo del divertimento . Se dovessi descrivere Paolo Poli a qualcuno che non l ' avesse mai visto , direi di lui che la sua figura è quella di un giovinetto esile : ignoro la sua età , ma ho l ' idea che comunque resterà sempre come un esile giovinetto ; che il suo linguaggio è un puro toscano ; che i suoi spettacoli sono , in genere , parodie di romanzi o di commedie dell ' Ottocento , o del primo Novecento , inframmezzate da canzoni ; che quando canta alza nell ' aria le sue lunghe braccia snodate e le mani fini e soavi , assomigliando a una bella ragazza , o a un cigno , o a un fiore dall ' altissimo stelo ; che suscita ilarità con la grazia , in un tempo in cui la comicità sembra poter nascere soltanto su note stridenti e odiose , da volti e gesti scomposti e ripugnanti . Lui è comico restando se stesso , conservando i suoi tratti lindi e gentili . Non c ' è tuttavia nulla di lezioso o vezzoso nella sua grazia : non c ' è in lui nessuna civetteria , e nessuna timidezza , nei confronti della realtà . La sua grazia sembra rispondere a un ' armonia intima , sembra sprigionarsi da un ' intima e lucidissima intelligenza . Fra i suoi molteplici volti nascosti , c ' è essenzialmente quello d ' un soave , ben educato e diabolico genio del male : è un lupo in pelli di agnello , e nelle sue farse sono parodiati insieme gli agnelli e i lupi , la crudeltà efferata e la casta e savia innocenza . Usa essere circondato , nei suoi spettacoli , da ragazzi vestiti da donna , e da donne vestite da uomo : ha pochi attori , e li traveste in un modo o nell ' altro a seconda delle esigenze della storia . I suoi attori hanno le voci chiocce o stridule , i costumi mal cuciti e infilati in fretta d ' una recita di collegio ; i costumi hanno l ' aria di coprire a malapena altri panni , come maglioni o calzettoni di lana : in verità questi maglioni forse non appaiono , ma vien fatto di pensarci e di riderne come se si intravedessero . I suoi attori evidentemente sono bravissimi , perché non li vorremmo diversi nemmeno di un ' unghia ; eppure le loro voci chiocce o in falsetto hanno l ' esatta intonazione di chi è chiamato a recitare per la prima volta . Quanto a lui , i suoi travestimenti ( da zingara , o da monaca , o da frate , o da diavolo , o da aviatore , o da signora ) sono sempre meravigliosi ; ha il dono di cambiare costume in un lampo , e quando appare in un nuovo travestimento , nel teatro corre un brivido di gioia e di emozione , esplodono applausi , e la sua alta persona volteggia sulla scena e nella sala svolazzando con ventagli , tuniche o piume . Fra i suoi spettacoli riusciti e felici , vanno ricordati La nemica di Nicodemi , il suo presente spettacolo che è una serie di romanzi di Carolina Invernizio , e La vita di Santa Rita da Cascia che era stupendo , e che fu sequestrato come blasfemo : in verità non so come si potesse definirlo blasfemo ; è un grande peccato che non si dia più , e darei non so cosa per vederlo ancora una volta . M ' è accaduto di assistere a suoi spettacoli non del tutto riusciti ; non che fossero mai sciocchi o freddi , ma avevano qualcosa di slegato e frammentario ; mi dispiaceva per lui , non per me , perché io mi divertivo ugualmente , quasi senza ombra di delusione ; un momento di suprema bellezza c ' era sempre : e per un fedele spettatore di Paolo Poli , come io sono , non importa molto la riuscita dello spettacolo , basta qualche attimo della sua presenza sulla scena , basta un attimo d ' una sua canzone ; per sentirgli cantare Sulle sponde del Tigrai penso che farei chilometri . Dell ' esito felice d ' un suo spettacolo , mi rallegro sempre , come della fortuna d ' un amico o d ' un parente ; in verità non sono che uno spettatore , e lui di persona lo conosco appena , per essere andata a salutarlo a volte nel suo camerino . Come persona , per quel poco che so di lui mi sembra estremamente civile , gentile e umile ; si sa cosa può fare il successo con le persone , come può deformarle e involgarirle ; pure mi sembra che sopra di lui il successo dovrebbe passare senza toccargli un capello . Inoltre la sua fortuna fra la gente è una fortuna di qualità particolare , è qualcosa che sembra rifiorire ogni sera dal nulla e come per caso , senza alcun legame né con lo snobismo , né con la pubblicità , né con la moda . Benché egli abbia tra la gente grande fortuna , benché il suo teatro sia ogni sera pieno , pure non mi sembra che lui sia diventato di moda : e spero che una cosa tossica , aberrante e pericolosa come la moda non riesca a giocare con la sua persona . E del resto forse ogni essere ha la fortuna che il suo spirito chiede ; e quando uno viene deturpato e involgarito dal successo , è ergermi della volgarità erano in lui preesistenti , e si potevano scorgere nel suo spirito anche quando era solo e oscuro . A pensarci bene , il segreto del fascino di Paolo Poli è proprio nella maniera nobile , civile e intelligente con cui tocca , esamina ed esprime la volgarità rimanendone pienamente immune . Poiché non c ' è ombra di volgarità in lui , le volgarità e i luoghi comuni che estrae dal passato egli li illumina con un totale distacco , non in una caricatura deformante e grottesca ma in un disegno penetrante e limpido . Dell ' Ottocento , del primo Novecento , altri avevano fatto parodie prima di lui . Di luoghi comuni e di trivialità del passato , esisteva una raccolta di parodie e farse che erano diventate non altro che luoghi comuni e trivialità nuovi . Paolo Poli ha buttato via dalla sua strada tutte le farse antiche ; ci ha restituito un mondo fantastico che ai nostri occhi ha l ' incanto delle cose ancor vive e dissepolte . L ' ilarità in noi nasce dalla meraviglia , dalla grande felicità di poter toccare età remote con mani e sguardi totalmente nuovi . Nel suo presente spettacolo , in mezzo a danze di zingare , neonati partoriti in cantina , spose tradite e sepolte vive , lui a un tratto prende a cantare Giovinezza . Canta questa canzone com ' era prima che diventasse l ' inno delle camicie nere , la restituisce in tutta la soavità floreale che aveva nella sua origine . E un momento meraviglioso . Questa « Giovinezza » di cui nessuno può dimenticare il destino e che sorge ad un tratto sopra una fantasia ottocentesca , mescolando le memorie e le età , ha il potere di riportare ai nostri piedi non soltanto la nostra infanzia , ma il mondo , le memorie e le illusioni della generazione che ci ha preceduto , cioè l ' epoca dei nostri padri . Su tali illusioni e memorie , non è proiettata alcuna sorta di rimpianto crepuscolare , ma le inchioda un giudizio inesorabile ; melodie floreali e spoglie innocenti e soavi , nascondono futuri fatti di sangue , il lupo si nasconde dietro ai bianchi riccioli dell ' agnello . E solo lui può cantare Giovinezza in un teatro senza che riappaia né l ' immagine di Mussolini , né l ' ironia ormai vecchia e involgarita che si è usata su questa immagine . Solo lui può farlo , essendo lui l ' esatto contrario del fascismo , essendo tutto quello che il fascismo ha voluto bandire dalla terra . Q meglio , a Mussolini quando lui canta Giovinezza pensano tutti , ma per misurare e giudicare le distanze che ci separano sia dall ' epoca in cui Mussolini viveva e operava , sia dall ' epoca in cui l ' abbiamo irriso . E in fondo appare chiaro che a Paolo Poli l ' unica cosa che stia a cuore nelle sue parodie è questa , lo scoprire nella goffaggine , nella apparente innocenza e nel candore delle età perdute , i veleni e gli orrori delle future abbiezioni .
Cuore ( Ginzburg Natalia , 1970 )
StampaQuotidiana ,
Giorni fa ho letto che è morta a Torino la vedova di un figlio di De Amicis , Ugo , morto nel '63 . Questo Ugo doveva essere il bambino « Enrico » , eroe del libro Cuore . I giornali riportavano una fotografia di lui con la moglie . I fantasmi della nostra infanzia sono indistruttibili , e non sanno invecchiare ; così mi sono stupita nell ' apprendere che « Enrico » aveva avuto una professione , una moglie , e a un certo punto una faccia rugosa e dei capelli bianchi . Io , da bambina , gli avevo dato un grembiale , un cestino per la merenda e dei riccioli ; e con quei riccioli e con quel cestino lo vedevo procedere sulla sua strada per sempre . Ho scoperto poi con meraviglia che il libro Cuore è stato pubblicato nel 1886 : perciò quando io da piccola lo leggevo , quel libro , e il famoso « Enrico » , erano già vecchi di quarant ' anni . A me non sembrava , leggendolo nell ' infanzia , un libro che appartenesse ad un ' altra età . Il mondo che vi compariva era simile , nelle sue linee essenziali , non al mondo nel quale io vivevo , ma a quello che mi veniva abitualmente offerto nei libri di lettura : era evidentemente il mondo che allora si pensava dovesse essere somministrato all ' infanzia . Confrontando però oggi Cuore con la nostra epoca attuale , mi sembra invece un libro antichissimo : precipitato in un ' età remota , esso non fa che illustrare cose che non esistono più , un mondo caduto in cenere . Ai libri che abbiamo amato nell ' infanzia , restiamo in qualche modo fedeli , nell ' affetto , per tutta la vita . Cuore io lo amavo . Sfogliandolo oggi , scopro però che lo amavo per i molti vizi che sono in esso e che erano , allora , in me . A parte l ' affetto , giudicando oggi Cuore trovo che non ì per niente un bel libro . E abile e falso . E furbissimo , e illustra con efficacia retorica un mondo che , in verità , nella sua sostanza , non è mai esistito se non nei libri . I suoi personaggi non hanno nessuna vita ; definiti all ' inizio , percorrono fino alla fine il cammino e compiono i gesti che fin dall ' inizio ci eravamo aspettati . Garrone è sempre giusto e generoso ; Franti è sempre perfido ; il muratorino fa sempre il muso di lepre . Vi sono , è vero , alcuni ravvedimenti ; il padre di Precossi , fabbro ferraio che era spesso « briaco » , e batteva il figlio , commosso perché il figlio ha preso la medaglia si pente e smette di bere . Ma simili trasformazioni sono in qualche modo prevedibili : la virtù vince il male , il cuore trionfa , la scuola intesa come fucina di buoni sentimenti irradia un fuoco benefico , istruisce al bene . Chi non si ravvede mai , per fortuna , è il perfido Franti . Dico per fortuna , perché ricordo d ' avere assai temuto nella mia infanzia che potesse nel corso del libro diventare buono ; la sua malvagità mi affascinava , e spiavo dietro di lui peccati che non riuscivo a immaginare , ma che mi figuravo anche più sinistri e più foschi di quelli che venivano enumerati . In verità i suoi peccati non mi apparivano mai abbastanza tremendi . Ecco cosa faceva : « ... Non teme nulla , ride in faccia al maestro , ruba quando può , si porta a scuola degli spilloni per tormentare i vicini , si strappa i bottoni dalla giacchetta , e li strappa agli altri , e li gioca , e ha cartella , quaderni , libri , tutto sgualcito , stracciato , sporco , la riga dentellata , la penna mangiata , i vestiti pieni di frittelle e di strappi che si fa nelle risse » . Non riuscendo forse a rappresentare con abbastanza neri colori la sua cattiveria , a un certo momento lo scrittore ci porta davanti sua madre : « affannata , coi capelli grigi arruffati , tutta fradicia di neve ... raccogliendo lo scialle che strascicava , pallida , incurvata , con la testa tremante , e la sentimmo ancor tossire giù per le scale ... Il direttore guardò fisso Franti in mezzo al silenzio della classe , e gli disse con un accento da far tremare : Franti , tu uccidi tua madre » . Dopo avere strappato bottoni e usato spilloni e riso quando gli altri piangevano , Franti a un certo punto tira le trecce a una sorella di Stardi , si azzuffa con Stardi , qualcuno gli vede in mano un coltello : per cui finisce « all ' ergastolo » : immagino che si trattasse di un riformatorio . Comunque sparisce dalla scena per sempre : cosa che a me dispiacque moltissimo , perché era mio grande godimento contemplare la sua figura malvagia . « Franti , tu uccidi tua madre » , e « Uno solo poteva ridere mentre Derossi diceva dei funerali del re : e Franti rise » , sono frasi che nell ' infanzia mi hanno deliziato ; come pure « Non sono degno di baciarti le mani » , parole scritte da Enrico in risposta a una lettera della sorella , la quale si duole di un suo sgarbo , e gli ricorda le ore passate presso la sua culla quando era piccolo , « invece di divertirmi con le compagne » . Usavo quasi sempre saltare le lettere , perché le trovavo noiosissime : ne mietevo però qualche frase , che recitavo tra me a voce alta con insaziabile commozione . Come mai in quella famiglia si scrivessero tante lettere , ogni sera , pur abitando tutti sotto lo stesso tetto , non me lo sapevo spiegare ; mi sembrava però una cosa piena di seduzione , e mi rammaricavo che in casa mia non vi fosse questa abitudine . In verità quello che mi affascinava in Cuore era il trovarvi un mondo più ordinato , e in fondo per me più rassicurante , del mondo nel quale vivevo . Che fosse quello di Cuore un mondo falso , libresco e inesistente nella realtà , io allora non lo capivo ; i bambini spesso sono attratti dalla falsità ; spesso essi preferiscono lo splendore delle sete artificiali , il luccichio delle perle false , alle vere perle e alla vera seta . E io ero , da bambina , retorica , conformista , e con ideali piccolo - borghesi . Trovavo in Cuore tutto quello che nella mia esistenza mancava . Avrei voluto un padre saggio e sereno ; il mio urlava , sbatteva le porte , le sue norme educative erano urla e fragori di tuono . Avrei voluto una madre che la sera cucisse sotto la lampada . La mia non cuciva , o troppo poco per i miei gusti . Avrei voluto sentir parlare della patria . In casa mia non la nominavano mai . Avrei voluto che si parlasse del re . Usavano dargli dell ' imbecille . A scuola non mi mandavano ; mi facevano studiare in casa , per paura dei microbi . Avrei voluto che si mettesse fuori al balcone , i giorni delle feste patriottiche , la bandiera . Non avevamo bandiera . Alle sfilate militari , alle processioni , non mi portavano , sempre per paura dei microbi . Avrei voluto che mi insegnassero a venerare mia nonna . Invece su mia nonna in casa mia sbuffavano ; perché era , a dir vero , insopportabile . Il mondo di Cuore mi sembrava l ' unico mondo nel quale era bello e nobile vivere . Era un mondo dove tutto appariva al suo posto : il cielo pieno di eroi e di martiri ; le carceri piene di malfattori ; i soldati coperti di sangue sui campi di battaglia ; i genitori e i maestri laboriosamente intenti a soccorrere i poveri e a educare i bambini . Era un mondo che trovavo ben costruito e nel quale mi sentivo sicura e protetta . Lo consideravo indistruttibile ; e tuttavia siccome in casa mia , in qualche modo che mi era oscuro , un simile mondo veniva messo in dubbio e deriso , sorgeva a volte in me il sospetto che vi fosse in esso una crepa segreta , un errore nascosto ed essenziale . Soffocavo però subito quel sospetto : innalzavo intorno a me le mura solide che mi piacevano . Plasmavo il mio proprio mondo a immagine e somiglianza di quel mondo confortevole e immobile : rendevo i miei genitori miti e modesti , rimpicciolivo la mia casa e la facevo rassettata e umile ; abolivo la donna di servizio , facevo di mia madre una specie di formica operosa ; inoltre mi dissanguavo nella fantasia in mille sacrifici sublimi , mi battevo contro i ladri e gli austriaci , mi vedevo la notte in piedi a copiare gli scritti di mio padre , pallida di fatica e incompresa . Incompresa , ma solo per poco : perché in quel mondo così nobile e degno le sofferenze , gli eroismi e la morte venivano a un certo punto sempre salutati e celebrati , trovavano posto in un cielo di gloria , li accompagnavano funerali e bandiere . A volte , agli austriaci e ai ladri sostituivo i fascisti , sembrandomi i soli veri nemici di cui potevo disporre . Ma era questo l ' unico mutamento che portavo su un quadro dai colori indelebili e ben definiti . Oggi , un libro come Cuore io credo che non lo possiamo più leggere ; e certo non lo potremmo pi su scrivere . Esso appartiene a un tempo in cui sull ' onestà , sul sacrificio , sull ' onore , sul coraggio , si scrivevano cose false . Questo voleva dire che c ' erano stati o c ' erano , a un passo di distanza , quegli stessi sentimenti , ma veri . Voleva dire che le parole per esprimerli , vere e false , esistevano . Il falso non è che un ' imitazione , falsa e morta , del vivo e del vero . Oggi l ' onestà , l ' onore , il sacrificio , ci sembrano così lontani da noi , così estranei al nostro mondo che non riusciamo a farne parola ; e siamo completamente ammutoliti , avendo , in questo nostro tempo , orrore della menzogna . Così aspettiamo , in assoluto silenzio , di trovare per le cose che amiamo parole nuove e vere .
Vita collettiva ( Ginzburg Natalia , 1970 )
StampaQuotidiana ,
Se devo dire la verità , il mio tempo non mi ispira che odio e noia . Se è perché sono diventata vecchia e retrograda , annoiata e ipocondriaca , o se invece quello che provo è un giusto odio , non lo so . Penso che molti della mia generazione si pongano questa mia stessa domanda . Ho l ' impressione che l ' odio e la noia siano cominciati in me in un momento determinato . Non so precisare un simile momento nel tempo : so però che tutto è successo di colpo , e non a poco a poco . E stato alcuni anni fa : forse cinque o sei anni fa . Prima , tutto quello che i miei contemporanei inseguivano e amavano non mi era mai né odioso , né estraneo ; tutto quello che incuriosiva , seduceva e trascinava le persone intorno a me , incuriosiva , seduceva e trascinava me pure . Invece a un tratto ho sentito che non era più così ; che io continuavo a perseguire in me stessa cose di cui la gente intorno a me s ' infischiava : e il contrario . E quello che deliziava i miei simili , a me non ispirava che repulsione . Se dovessi tradurre quello che mi è accaduto in un ' immagine , direi che ho la sensazione che il mondo a un tratto si sia coperto di funghi e a me non interessano questi funghi . Vorrei capire però se è un fatto che devo spiegare con la mia vecchiaia , personale e privata , o se invece di colpo abbia preso coscienza in me un giusto odio . Un simile atteggiamento di indifferenza o di repulsione per le curiosità , le inclinazioni e i costumi che ruotano intorno a noi nel presente , mi sembra in se stesso quanto mai melenso e riprovevole . Il rifiutarsi al presente , l ' isolarsi nel rimpianto d ' un passato defunto , vuol dire rifiutarsi di pensare . Mi sembra però ancora più melenso , e ancora più colpevole , l ' atteggiamento inverso : cioè il costringere noi stessi ad amare e inseguire tutto quanto di nuovo compare intorno a noi . Questa è ancor più un ' offesa contro il vero . Vuoi dire aver paura di mostrarci come siamo , cioè stanchi , amari , ormai immobili e vecchi . Vuoi dire aver terrore d ' essere lasciati in disparte ; aver terrore di trovarci respinti , con i nostri inutili rimpianti , nei nostri regni in rovina . Che i nostri rimpianti per un mondo defunto siano inutili , è indubitato . Difatti quel mondo , così com ' era , non potrà risorgere mai . è inoltre assai dubbio se fosse davvero da rimpiangere . Nel fatto che noi siamo portati a rimpiangerlo , essendo stato il mondo che ospitava la nostra giovinezza , non va osservata che un ' inclinazione sentimentale , una debolezza del nostro spirito . Detto questo però va anche detto che è totalmente impossibile all ' uomo stabilire cosa gli sia utile e cosa gli sia inutile . L ' uomo non lo sa . Penso che essenzialmente quello che detesto nel mio tempo , è proprio una falsa concezione dell ' utile e dell ' inutile . Utile viene oggi decretata la scienza , la tecnica , la sociologia , la psicanalisi , la liberazione dai tabù del sesso . Tutto questo è reputato utile , e circondato di venerazione . Il resto è disprezzato come inutile . Nel resto però c ' è un mondo di cose . Esse vanno evidentemente chiamate inutili , non portando con sé per i destini dell ' umanità nessun vantaggio sensibile . Enumerarle sarebbe difficile , essendo esse infinite . Fra esse c ' è il giudizio morale individuale , la responsabilità individuale , il comportamento morale individuale . Fra esse c ' è l ' attesa della morte . Tutto quello che costituisce la vita dell ' individuo . Fra esse c ' è il pensiero solitario , la fantasia e la memoria , i rimpianti per le età perdute , la malinconia . Tutto quello che forma la vita della poesia . Una simile parola , negletta , schernita e umiliata , appare oggi così antica e intrisa di vecchie lagrime e polvere , quasi fosse lo spettro stesso dell ' inutilità , che uno si vergogna perfino di pronunciarla . Essendo dunque negletto e mortificato tutto quello che forma la vita dell ' individuo , essendo venerati e santificati gli dei dell ' esistenza collettiva , avviene che non è più tenuto in nessun conto il solitario pensiero . E stato decretato che non serve a nulla , che non ha potere alcuno , che non incide in nulla sulla vita dell ' universo . Sembrando l ' umanità ammalata , utili sono chiamate soltanto quelle che si stimano essere medicine per curarla . Il pensiero solitario non appare se non come un malinconico e sterile frutto di solitudine e di fatica ; e due cose sono oggi con prepotenza odiate e ripudiate , la fatica e la solitudine . Si cerca di combatterle e di annientarle ovunque se ne scorga una pallida impronta . Ci si raduna in gruppo , per difendersi dall ' oscurità e dal silenzio , dalla presenza faticosa e stremante del proprio essere singolo ; ci si raduna in gruppo per viaggiare , per esistere , per suonare e cantare , per creare opere . Ci si raduna in gruppo anche per fare l ' amore : sembrando faticoso e stremante , e troppo imparentato con la solitudine , il famoso antichissimo rapporto di una sola donna con un solo uomo . Il desiderio di difendersi con ogni mezzo dalla solitudine e dalla fatica , appare chiaro soprattutto in due espressioni della vita attuale : nelle opere creative , e nei rapporti fra donne e uomini . Fra le età dell ' uomo , quella che oggi è preferita e amata è l ' adolescenza : essendo insieme l ' età in cui ci si sveglia ai piaceri della vita adulta , e in cui la fatica degli adulti ci è risparmiata . Essa è anche l ' età in cui le colpe ci vengono perdonate . Così , il mondo di oggi appare come il regno degli adolescenti ; donne e uomini si travestono da adolescenti , qualunque sia l ' età che hanno toccata . In questo sogno d ' adolescenza , uomini e donne si rassomigliano e si identificano , sembrando voler apparire la medesima cosa : il medesimo essere ambiguo , languido , randagio e soave , indifeso e tenero , con panni colorati e laceri e chiome fluenti ; immerso in un eterno abbandono , perduto in un eterno pellegrinaggio , senza propositi e senza tempo . Qualcosa fra una vergine , un profugo , un monaco , una principessa . Volendo apparire insieme uomo e donna , questo essere vuole anche apparire insieme ricchissimo e poverissimo , e mescolare su di sé e condividere molteplici destini : né per lui esistono stagioni , mescolandosi nelle sue vesti l ' estate e l ' inverno . Nell ' unirsi in gruppo per far l ' amore , nel rifiutare il segreto del rapporto a due , c ' è ancora un sogno d ' adolescenza . Possiamo leggervi il desiderio che il rapporto più drammatico fra quelli esistenti , il rapporto fra uomo e donna , perda la sua drammaticità e si trasformi in qualcosa di innocente , che assomigli il più possibile a un gioco di ragazzi , senza propositi , senza durata e senza fatica , leggero , transitorio e incruento . Quanto alle opere creative , esse esprimono ugualmente un desiderio di non - fatica , non - travaglio , non - dolore , non - spargimento di sangue ; i romanzi e i versi aridi e confusi che oggi vengono scritti , dicono chiaro come non sia stata spesa per scriverli un ' ombra di fatica reale , e chi li ha scritti si è limitato a specchiarsi nella sua aridità e confusione ; le opere d ' arte che si vedono nelle gallerie e nei musei , composte di veri manici di scopa e di veri secchi di plastica , i quadri fatti di un semplice strato di colore , non hanno richiesto nulla di più d ' una veloce ricerca in cucina o d ' una rapida pennellata simile a quella di chi vernicia una stanza . Portando così di peso nell ' arte la realtà più transitoria e più vile , l ' uomo di oggi intende esprimere il vuoto e la sfiducia che lo circonda , vuoto da cui non trae che una scopa , una palla di vetro o una macchia di vernice ; ma esprime anche la sua volontà di risparmiare a se stesso il sangue , il travaglio , lo strazio e la solitudine della creazione . In verità , fatica e solitudine appaiono come i più temibili nemici del vivere , perché l ' umanità intiera è oppressa da fatica e solitudine . L ' uomo di ieri non lo sapeva ; poteva vivere ignorando le sventure della sua specie . L ' uomo di oggi non ignora più nulla di quanto accade ai suoi simili sotto il sole ; così non può più sopportare la convivenza con se stesso , odia la propria immagine , e sente sulle sue membra pesare una consapevolezza universale e intollerabile . La sua liberazione è sopprimere dal suo spirito ogni inclinazione al dolore e alla fatica ; e con essi ogni senso di colpa , ogni solitario terrore . La sua liberazione è rifugiarsi in uno stato di adolescenza eterna , di estrema irresponsabilità e libertà ; far buio sui propri complessi , sulle proprie inibizioni , sulle proprie nevrosi ; avendoli a lungo esplorati , sbarazzarsene , come di ombre o di incubi ; definirli inutili , e definire inutile con loro tutto il mondo dello spirito . L ' essersi così sbarazzato di complessi e inibizioni , non lo rende fiero né lo rallegra , perché l ' uomo di oggi non ha dentro di sé un luogo dove rallegrarsi o andar fiero . Inoltre sa che il mondo delle angosce e degli incubi non si è dissolto , ma è stato semplicemente chiuso fuori e si affolla sulla sua soglia . Gli strumenti per difendersi da queste presenze nascoste gli sono stati insegnati , ed egli li adopera . Essi sono la droga , la collettività , il rumore , il sesso . Sono le espressioni molteplici della sua libertà . Non fiera e non allegra , e nemmeno disperata perché non ha memoria d ' aver mai sperato nulla , priva di passato e di futuro perché non ha né propositi né ricordi , questa libertà dell ' uomo di oggi cerca nel presente non una fragile felicità , che non saprebbe come usare non possedendo né fantasia né memoria , ma invece una fulminea sensazione di sopravvivenza e di scelta . Bandito lo spirito , l ' uomo di oggi non ha a sua disposizione nulla se non questa scelta imperiosa , occasionale e fulminea . Quello che essa coglie nel presente è come il manico di scopa o le bacinelle delle attuali opere d ' arte : un oggetto , in verità assai banale e volgare , ma comunque un oggetto , scelto e acchiappato a volo nel vuoto ; un segno che una scelta è ancora possibile , che un oggetto può ancora essere chiamato unico , essendo stato scelto non si sa perché fra i milioni di oggetti identici che ruotano nei vortici dello spazio .