StampaQuotidiana ,
Cara
signora
,
provocandomi
a
parlare
male
dei
toscani
,
lei
m
'
invita
a
nozze
.
E
la
nostra
passione
,
e
i
pretesti
per
sfogarla
non
mancano
.
Nel
caso
del
sambuco
,
per
esempio
,
non
ho
dubbi
.
E
stato
certamente
il
suo
vicino
a
tagliarglielo
.
Non
lo
conosco
,
non
ho
la
minima
idea
di
chi
sia
,
ma
posso
descrivergliene
la
mentalità
,
tanto
mi
è
familiare
.
Si
professa
-
lei
mi
dice
-
come
uomo
d
'
idee
progressiste
.
Però
è
talmente
attaccato
al
«
suo
»
che
se
il
ramo
di
un
albero
altrui
sporge
sul
suo
muro
di
cinta
,
lo
mozza
anche
a
costo
di
uccidere
l
'
albero
.
Non
perché
gli
dia
noia
,
ma
perché
deve
affermare
il
suo
diritto
di
proprietà
:
per
chi
lo
viola
c
'
è
l
'
accetta
,
o
il
fucile
o
il
veleno
.
Questo
è
il
toscano
progressista
.
Ne
conoscevo
(
e
l
'
ho
pure
raccontato
in
un
articolo
)
uno
,
anzi
una
che
,
al
termine
di
fiere
requisitorie
contro
il
mio
reazionarismo
,
ordinava
a
un
suo
vecchio
servitore
di
mangiare
i
funghi
per
sperimentare
su
di
lui
se
erano
buoni
o
velenosi
;
l
'
indomani
gli
diceva
:
«
Gigi
,
fa
'
vedere
la
lingua
!
»
;
e
solo
se
la
lingua
di
Gigi
era
pulita
,
mangiava
i
funghi
anche
lei
.
Ne
conosco
un
altro
a
Milano
,
che
è
anche
conte
,
vive
largamente
di
rendita
sulle
terre
ereditate
,
e
ne
arrotonda
gli
utili
assumendo
presidenze
di
enti
o
aziende
che
manda
regolarmente
in
dissesto
,
ma
dai
quali
esce
con
liquidazioni
di
centinaia
di
milioni
,
sempre
in
nome
-
si
capisce
-
del
popolo
lavoratore
.
Suo
marito
aveva
ragione
a
dire
che
i
toscani
sono
cattivi
soldati
.
Non
hanno
nessuna
tradizione
militare
,
non
hanno
mai
avuto
(
con
gran
disperazione
di
Machiavelli
)
un
esercito
,
e
l
'
unica
guerra
che
sanno
fare
perché
non
ne
hanno
mai
fatte
altre
è
quella
fra
loro
,
da
città
a
città
,
da
comune
a
comune
,
da
contrada
a
contrada
.
E
qui
sono
,
anzi
siamo
(
pochi
toscani
sono
di
razza
pura
come
me
)
formidabili
.
Formidabili
,
voglio
dire
,
di
cattiveria
,
di
crudeltà
,
di
protervia
,
ma
anche
di
coraggio
ed
immaginazione
.
Suo
padre
invece
aveva
torto
a
chiamarci
infidi
.
Questo
,
no
.
Infidi
sono
le
carogne
che
si
travestono
da
angeli
.
I
toscani
fanno
esattamente
il
contrario
.
Si
travestono
da
carogne
anche
quelli
che
non
lo
sono
per
una
forma
di
civetteria
o
,
come
dicono
gli
inglesi
,
di
understatement
.
Ma
da
quel
che
mi
par
di
capire
,
il
suo
vicino
non
ha
bisogno
di
travestimenti
.
E
tuttavia
il
suo
tipo
di
carogneria
mi
sorprende
.
Perché
di
toscani
disposti
ad
ammazzare
uomini
,
ne
conosco
parecchi
.
Ma
degli
alberi
e
della
natura
in
genere
sono
rispettosi
:
basta
guardare
i
loro
paesaggi
.
Questo
suo
vicino
dev
'
essere
un
toscano
bastardo
e
di
fogna
.
Se
le
capita
,
gli
dica
tutta
la
mia
gratitudine
per
il
fatto
che
il
nostro
giornale
non
gli
piace
.
Se
gli
piacesse
,
me
ne
sentirei
offeso
.
StampaQuotidiana ,
Caro
Biro
,
la
mettiamo
nella
maniera
più
semplice
.
Non
so
che
cosa
lei
intenda
per
«
integrità
ideologica
»
.
Io
la
intendo
come
coerenza
coi
principi
della
propria
bandiera
politica
.
A
me
i
principi
del
comunismo
non
vanno
affatto
bene
,
e
credo
di
dimostrarlo
quotidianamente
con
questo
giornale
.
Berlinguer
li
professa
,
si
può
dire
,
da
sempre
.
Fra
questi
principi
c
'
è
-
ed
anzi
è
quello
fondamentale
-
la
lotta
al
capitalismo
in
tutte
le
sue
espressioni
?
Che
la
Fiat
sia
una
di
queste
espressioni
,
credo
che
non
Io
negherebbe
nemmeno
l
'
avvocato
Agnelli
.
Quindi
quando
Berlinguer
incita
gli
operai
di
quella
fabbrica
ad
occuparla
,
potrà
commettere
un
errore
tattico
(
ed
io
credo
che
l
'
abbia
commesso
,
o
che
l
'
abbiano
costretto
a
commetterlo
)
,
ma
non
certo
una
infrazione
alla
sua
«
integrità
ideologica
»
.
Il
capo
di
un
partito
rivoluzionario
cos
'
altro
deve
cercare
di
fare
,
se
non
la
rivoluzione
?
E
,
caso
mai
,
quando
dice
di
non
volerla
fare
,
che
lo
trovo
biasimevole
e
sospetto
.
Quanto
a
Moro
,
devo
confessare
un
errore
di
valutazione
:
non
politica
,
ma
umana
.
Politicamente
,
io
ho
sempre
combattuto
Moro
,
vivo
e
morto
:
lo
chiamai
,
a
cadavere
caldo
,
«
il
genio
del
male
»
.
Ma
ero
convinto
della
sua
«
integrità
morale
»
,
cioè
che
fosse
onesto
.
E
come
me
,
ne
erano
convinti
tutti
.
Ora
molte
rivelazioni
ce
ne
fanno
dubitare
.
Dico
«
dubitare
»
perché
certezze
ancora
non
ce
ne
sono
,
ma
c
'
è
tuttavia
quanto
basta
per
ritenere
che
,
anche
se
non
commise
porcherie
,
ne
tollerò
e
ne
coprì
.
Mi
dispiace
.
Mi
dispiace
non
perché
tutto
questo
mi
costringe
a
riconoscere
che
mi
ero
sbagliato
,
operazione
che
non
mi
costa
mai
nessuno
sforzo
;
ma
perché
mi
dimostra
che
anche
uomini
che
sembravano
al
di
sopra
di
ogni
sospetto
-
e
non
importa
se
amici
o
nemici
-
sono
nella
melma
.
Ne
goda
chi
vuole
;
io
,
no
.
StampaQuotidiana ,
E
ha
fatto
benissimo
,
caro
amico
.
Ma
non
se
ne
vergogni
perché
i
comunisti
non
sono
né
piemontesi
né
altro
.
Sono
comunisti
,
e
basta
.
Di
quale
natura
siano
stati
gli
apprezzamenti
ideologici
sul
nostro
conto
,
non
faccio
fatica
a
immaginarlo
.
Avranno
detto
di
certo
che
siamo
fascisti
,
senza
minimamente
dubitare
che
non
c
'
è
fascista
più
sopraffattore
e
cialtrone
di
quello
che
dà
di
fascista
a
chi
non
la
pensa
come
lui
.
Ma
badi
bene
,
caro
amico
.
Io
non
biasimo
i
comunisti
per
essersi
arrogata
la
facoltà
di
rilasciare
o
di
rifiutare
agli
altri
le
patenti
di
democrazia
.
Biasimo
gli
altri
che
da
trentacinqu
'
anni
subiscono
questo
sopruso
pur
sapendo
benissimo
che
,
quanto
a
democrazia
,
rossi
e
neri
si
equivalgono
.
Comunque
,
ciò
che
i
comunisti
di
Torino
hanno
fatto
contro
di
noi
non
mi
sorprende
:
rientra
nella
regola
del
loro
sporco
giuoco
.
Quelli
che
mi
sorprendono
sono
i
socialisti
.
Sono
ancora
a
questo
punto
di
sottomissione
nei
confronti
del
Pci
?
Fanno
ancora
gli
sciacallucci
scodinzolanti
al
seguito
della
belva
?
Giriamo
queste
domande
all
'
on.
Craxi
,
che
sembra
parlare
in
nome
di
un
socialismo
diverso
.
Guardi
di
che
ceffi
invece
esso
è
fatto
.
Tutte
le
volte
che
gli
accordiamo
un
po
'
di
fiducia
,
dobbiamo
pentircene
.
P.S.
Ieri
abbiamo
raccomandato
al
buon
cuore
dei
milanesi
una
povera
donna
che
vende
le
caldarroste
davanti
ai
giardini
,
all
'
angolo
fra
piazza
Cavour
e
via
Manin
,
che
alcuni
malviventi
hanno
scippato
del
suo
modesto
peculio
.
Ma
,
da
quanto
mi
risulta
,
il
cuore
dei
milanesi
non
ha
vibrato
.
Strano
.
E
'
la
prima
volta
che
succede
.
StampaQuotidiana ,
Cara
signora
,
grazie
di
cuore
per
la
sua
solidarietà
.
Quanto
al
dubbio
che
Orlando
ed
io
vogliamo
coprire
col
silenzio
le
malefatte
di
mafiosi
e
camorristi
,
esso
non
mi
offende
perché
testimonia
soltanto
la
sua
ingenuità
:
un
'
ingenuità
che
,
intendiamoci
,
le
fa
molto
onore
,
ma
che
non
l
'
aiuta
di
certo
a
capire
come
vanno
le
cose
in
quel
difficile
mondo
.
Le
porto
un
esempio
.
Se
io
mi
trovassi
a
Pagani
,
probabilmente
saprei
chi
ne
ha
ucciso
il
sindaco
,
perché
sono
sicuro
che
lo
sanno
tutti
,
e
forse
qualcuno
me
ne
avrebbe
mormorato
il
nome
all
'
orecchio
.
Ma
se
a
questo
qualcuno
io
avessi
chiesto
di
venire
a
testimoniarlo
in
tribunale
,
lo
avrei
visto
fuggire
a
gambe
levate
,
e
in
tribunale
ci
sarei
finito
io
per
uscirne
con
una
bella
condanna
per
calunnia
.
I
nomi
dei
colpevoli
,
cara
signora
,
li
sanno
anche
i
carabinieri
.
Quelli
che
mancano
sono
i
testimoni
e
le
prove
,
senza
le
quali
,
lei
lo
capisce
,
non
si
possono
lanciare
accuse
,
anche
se
siamo
arciconvinti
della
loro
fondatezza
.
Tuttavia
il
discorso
di
Orlando
era
un
altro
,
di
ordine
più
generale
.
Gl
'
Innominati
a
cui
si
riferisce
nel
suo
articolo
-
lettera
non
sono
i
caperonzoli
della
malavita
locale
,
ma
i
loro
alti
protettori
politici
.
E
anche
di
costoro
si
sanno
i
nomi
,
ma
anche
contro
di
essi
mancano
le
prove
.
Eppoi
,
come
distinguere
le
mele
sane
da
quelle
marce
?
Un
po
'
in
tutta
Italia
,
ma
specialmente
nel
Sud
,
la
politica
è
clientelismo
,
il
clientelismo
è
sempre
mafia
,
e
le
mafie
si
combattono
tra
loro
non
soltanto
a
lupara
,
ma
anche
a
calunnia
.
E
,
mi
creda
,
un
groviglio
inestricabile
.
Una
sola
cosa
si
capisce
con
chiarezza
:
che
politica
e
malavita
sono
così
intimamente
intrecciate
,
che
ormai
diventa
quasi
impossibile
distinguere
l
'
una
dall
'
altra
.
E
a
questo
punto
,
cara
signora
,
verrebbe
voglia
di
emigrare
e
cambiare
nazionalità
.
Invece
no
.
Questo
è
il
nostro
Paese
.
Qui
dobbiamo
vivere
,
lottare
e
,
se
è
necessario
,
farci
ammazzare
.
Meglio
italiani
morti
che
apolidi
vivi
.
StampaQuotidiana ,
Egregio
signore
,
come
vede
pubblico
la
sua
lettera
.
E
non
ritengo
di
compiere
,
facendolo
,
un
atto
di
coraggio
,
ma
soltanto
un
atto
di
pubblica
utilità
.
E
'
bene
che
gli
illusi
disposti
a
far
credito
al
Pci
di
una
ormai
salda
e
irreversibile
vocazione
democratica
sappiano
che
nella
sua
«
base
»
trovano
ospitalità
individui
come
lei
.
Non
tutto
il
Pci
le
somiglia
,
almeno
spero
.
Ma
le
idee
che
lei
ha
avuto
la
sincerità
di
mettere
nero
su
bianco
sono
tuttora
,
sicuramente
,
il
pane
politico
e
ideologico
di
una
larga
schiera
di
militanti
:
i
più
tenaci
,
i
più
fidati
,
quelli
che
nell
'
ora
dei
grandi
rivolgimenti
costituirebbero
la
vera
forza
del
partito
.
Lei
non
si
è
lasciato
confondere
da
tutti
i
tatticismi
,
da
tutte
le
professioni
di
pluralismo
,
da
tutte
le
caute
operazioni
di
distacco
dalla
Chiesa
madre
sovietica
di
Berlinguer
.
Ha
capito
che
queste
manovre
servono
per
rassicurare
i
compagni
di
strada
,
i
progressisti
da
salotto
,
gli
intellettuali
desiderosi
di
avere
le
lodi
della
sinistra
e
le
prebende
del
capitalismo
.
Nella
sua
cellula
-
perché
immagino
lei
appartenga
a
una
cellula
-
le
verità
devono
essere
quelle
di
sempre
:
il
Paradiso
è
là
dove
esiste
il
«
socialismo
reale
»
.
Senza
disoccupati
-
ma
nessun
disoccupato
occidentale
lavorerebbe
per
il
salario
con
cui
vengono
retribuiti
,
all
'
Est
,
gli
operai
meglio
pagati
-
e
con
il
99
per
cento
dei
voti
,
nelle
elezioni
,
alla
lista
di
regime
.
Non
l
'
ha
neppure
insospettito
il
fatto
che
dopo
queste
elezioni
così
compattamente
favorevoli
,
il
sindacato
antiregime
di
Lech
Walesa
abbia
trovato
in
Polonia
dieci
milioni
di
aderenti
.
Ma
è
logico
che
lei
non
si
insospettisca
.
Non
si
insospettì
neppure
Togliatti
,
il
grande
maestro
del
comunismo
italiano
che
,
essendo
vissuto
in
Russia
durante
il
periodo
degli
orrori
staliniani
,
tornò
in
Italia
decantando
,
della
Russia
stessa
,
la
mirabile
avanzata
democratica
.
(
Ci
volle
il
rapporto
Kruscev
perché
il
migliore
confessasse
che
qualcosa
di
marcio
c
'
era
stato
,
nella
Unione
Sovietica
a
lui
così
cara
.
)
Si
tenga
pure
le
sue
certezze
,
che
confermano
le
nostre
.
E
si
tenga
le
sue
minacce
,
che
legittimano
ancor
più
la
nostra
battaglia
.
StampaQuotidiana ,
Caro
Benassi
,
non
so
se
faccio
bene
a
pubblicare
la
sua
lettera
che
rischia
di
far
perdere
a
lei
qualche
elettore
,
scandalizzato
dal
fatto
che
il
suo
sindaco
comunista
si
trovi
su
qualcosa
d
'
accordo
con
un
moderato
come
Montanelli
,
e
a
me
qualche
lettore
,
sgomento
del
fatto
che
un
giornale
moderato
si
trovi
su
qualcosa
d
'
accordo
con
un
sindaco
comunista
.
Affrettiamoci
dunque
,
come
prima
cosa
,
a
rassicurare
gli
uni
e
gli
altri
:
lei
resta
un
comunista
,
io
resto
un
moderato
,
le
nostre
posizioni
sono
inconciliabili
,
e
se
su
un
punto
di
fondamentale
importanza
come
la
difesa
dello
Stato
esse
convergono
,
ciò
vuol
dire
una
cosa
sola
,
anzi
due
.
Primo
:
che
lei
è
un
comunista
serio
e
onesto
,
e
io
un
moderato
serio
e
onesto
.
Secondo
:
che
la
serietà
e
l
'
onestà
creano
fra
gli
uomini
delle
solidarietà
e
convergenze
più
forti
di
qualunque
dissenso
ideologico
.
Forse
quest
'
ultima
constatazione
può
riuscire
un
po
'
ostica
a
voi
comunisti
,
abituati
a
fare
dell
'
ideologia
il
supremo
regolo
di
tutto
(
non
è
una
critica
,
è
una
constatazione
)
.
Per
noi
di
formazione
liberale
,
che
all
'
ideologia
assegniamo
un
rango
molto
più
modesto
,
si
tratta
di
verità
scontate
e
digerite
da
un
pezzo
.
Mi
permetta
quindi
di
non
condividere
la
sua
sorpresa
per
il
fatto
che
,
di
fronte
all
'
eversione
lei
ed
io
la
pensiamo
allo
stesso
modo
e
proviamo
lo
stesso
sentimento
di
ripulsa
.
È
naturale
.
Marx
ha
stravolto
o
capovolto
il
significato
di
tante
cose
e
parole
.
Ma
anche
per
lui
e
per
il
suo
vocabolario
un
galantuomo
è
uno
che
non
ruba
né
uccide
,
e
chi
ruba
e
uccide
è
un
delinquente
.
Esattamente
come
per
noi
moderati
.
StampaQuotidiana ,
Caro
Polloni
,
alcuni
,
pochissimi
,
tra
quegli
esaltatori
di
Mao
,
sono
rimasti
fermi
sulle
loro
posizioni
.
Continuano
cioè
ad
affermare
che
il
libretto
rosso
era
un
condensato
di
saggezza
rivoluzionaria
(
ammesso
che
i
due
termini
siano
compatibili
)
,
e
che
la
rivoluzione
culturale
avrebbe
dovuto
essere
proseguita
,
magari
fino
alle
estreme
forme
che
assunse
nella
Cambogia
di
Pol
Pot
.
Gli
altri
sono
diventati
ex
:
sono
cioè
andati
ad
ingrossare
le
file
,
ormai
nutritissime
,
dei
«
pentiti
»
di
sinistra
,
provengano
essi
dalla
chiesa
moscovita
o
dalla
chiesa
pechinese
.
Le
ragioni
di
pentimento
non
mancano
.
Gli
esaltatori
della
Cina
di
Mao
non
si
limitavano
ad
affermare
che
la
rivoluzione
comunista
è
una
bella
cosa
:
aggiungevano
che
essa
aveva
assunto
,
in
Cina
,
forme
non
violente
,
quasi
dolci
,
che
gli
avversari
del
progresso
rosso
venivano
benevolmente
rieducati
.
(
Allo
stesso
modo
si
disse
che
Castro
aveva
instaurato
a
Cuba
un
comunismo
alla
latina
,
spontaneistico
e
flessibile
:
mentre
ora
sappiamo
bene
che
il
castrismo
ha
i
suoi
bravi
lager
,
i
suoi
spietati
tribunali
politici
,
la
sua
onnipresente
polizia
segreta
.
)
La
Cina
doveva
dunque
redimere
il
comunismo
,
secondo
i
suoi
apologeti
,
dai
vizi
sovietici
.
Ricordo
le
dichiarazioni
di
Dario
Fo
al
ritorno
da
un
viaggio
in
Cina
.
Questo
implacabile
fustigatore
del
malcostume
nazionale
laggiù
aveva
visto
soltanto
gioia
,
adesione
popolare
,
voglia
di
lavorare
.
Invece
la
rivoluzione
culturale
,
ce
lo
raccontano
i
cinesi
stessi
,
fu
crudelmente
persecutoria
ed
economicamente
insensata
.
Ma
i
pentiti
-
quando
lo
sono
-
non
dicono
puramente
e
semplicemente
:
non
avevamo
capito
niente
perché
siamo
faziosi
o
sciocchi
,
e
quindi
d
'
ora
innanzi
ci
ritireremo
a
vita
rigorosamente
privata
,
per
evitare
altre
profezie
sbagliate
,
e
per
risparmiare
ai
giovani
altri
insegnamenti
demenziali
.
No
:
dicono
che
le
loro
intenzioni
erano
buone
,
che
i
loro
ammaestramenti
erano
validi
,
che
la
loro
intelligenza
resta
luminosa
,
che
i
loro
avversari
sono
dei
poveracci
,
e
che
l
'
infortunio
va
passato
agli
archivi
.
Dal
pulpito
non
scendono
.
Al
credito
che
altri
-
non
noi
-
gli
aveva
dato
,
non
rinunciano
.
Continuano
a
considerarsi
maestri
,
e
questo
è
ancora
comprensibile
,
dal
loro
punto
di
visto
.
É
invece
incredibile
che
la
loro
pretesa
trovi
qualcuno
disposto
ad
appoggiarla
.
StampaQuotidiana ,
Una
serie
di
presunti
portavoce
delle
nuove
generazioni
ci
assicura
che
i
giovani
di
oggi
sono
assai
severi
nei
confronti
dei
propri
genitori
.
Ai
più
anziani
l
'
insofferenza
giovanile
muoverebbe
,
anzitutto
,
l
'
accusa
di
ipocrisia
,
per
avere
creato
,
dopo
tante
professioni
di
tolleranza
e
di
democrazia
,
un
mondo
nel
quale
sono
ancora
visibili
forme
pesanti
di
autoritarismo
e
discriminazioni
rivoltanti
.
La
società
moderna
apparirebbe
,
agli
occhi
dei
giovani
censori
,
eminentemente
ingiusta
,
squilibrata
a
favore
dei
privilegiati
del
censo
e
della
nascita
,
e
sorda
invece
ai
mali
di
tante
categorie
deboli
e
indifese
.
La
competizione
esasperata
della
società
capitalistica
,
si
dice
,
finisce
per
estraniare
l
'
uomo
dall
'
uomo
,
e
ne
fa
un
ingranaggio
diretto
al
fine
supremo
della
produzione
di
oggetti
spesso
privi
di
vera
utilità
,
e
solo
funzionali
al
profitto
dei
potenti
dell
'
economia
.
Ma
gli
esponenti
della
rivolta
giovanile
,
avendo
ormai
compreso
il
gioco
e
scoperto
l
'
inganno
,
sono
ben
decisi
a
non
farsi
più
prendere
nella
trappola
.
Appartenendo
alla
prima
fra
le
generazioni
della
storia
a
cui
sia
toccato
di
vivere
nella
società
opulenta
,
resa
possibile
dal
progresso
tecnologico
,
essi
intendono
sottrarsi
all
'
etica
«
protestante
»
del
lavoro
,
e
impegnarsi
invece
nella
ricerca
di
una
vera
felicità
,
fatta
di
abbandono
al
libero
spiegarsi
degli
istinti
,
in
vista
del
miraggio
ormai
non
troppo
lontano
della
società
«
orgiastica
»
di
Herbert
Marcuse
.
Non
sarebbe
difficile
replicare
.
La
generazione
ipocrita
contro
la
quale
si
volgono
tanti
rimproveri
è
in
realtà
quella
che
ha
combattuto
la
più
grande
guerra
di
religione
della
storia
,
sacrificando
cinquanta
milioni
(
li
vite
nella
lotta
per
il
trionfo
dei
grandi
princìpi
della
libertà
,
della
nazionalità
,
della
democrazia
;
ed
è
quella
che
sull
'
Europa
devastata
e
annichilita
del
1945
ha
eretto
la
prosperità
senza
precedenti
di
cui
oggi
godono
le
giovani
generazioni
.
La
società
uscita
dalla
guerra
e
dai
successivi
decenni
di
ricostruzione
e
di
sviluppo
è
certo
carica
di
ingiustizia
:
ma
lo
è
meno
di
tutte
quelle
che
l
'
hanno
preceduta
,
e
al
suo
passivo
non
ha
nulla
di
simile
alle
tragedie
allucinanti
che
hanno
accompagnato
le
rivoluzioni
collettiviste
.
E
come
non
vedere
,
poi
,
la
palese
contraddizione
in
cui
si
dibatte
chi
pretende
da
un
lato
di
godere
delle
inaudite
opportunità
offerte
dalla
società
industriale
moderna
,
ma
si
rifiuta
poi
di
adottare
la
cultura
razionalistica
e
scientifica
che
l
'
ha
resa
possibile
?
Se
il
controllo
delle
macchine
,
destinate
a
produrre
la
prosperità
per
tutti
restasse
nelle
mani
di
pochi
specialisti
,
a
essi
toccherebbe
sugli
altri
un
potere
mostruoso
e
tirannico
;
e
se
invece
si
pensasse
a
un
più
articolato
sistema
di
alternative
tra
lavoro
e
svaghi
,
che
preveda
anche
scambi
più
frequenti
di
occupazioni
e
di
responsabilità
,
ciò
sarebbe
solo
un
organico
sviluppo
delle
conquiste
della
moderna
civiltà
industriale
.
Ma
replicare
non
mette
conto
:
già
solo
per
la
ragione
che
quelle
posizioni
non
esprimono
affatto
,
come
si
vorrebbe
,
la
contestazione
del
mondo
giovanile
,
ma
solo
i
complessi
di
gruppi
intellettuali
che
si
richiamano
a
una
cultura
psico
-
pedagogica
sorta
su
basi
scientifiche
presso
che
inesistenti
,
e
gonfiatasi
a
dismisura
su
una
strada
cosparsa
di
fallimenti
e
di
delusioni
.
Un
'
inchiesta
condotta
nel
1970
dall
'
istituto
Doxa
rilevava
che
solo
l'11
per
cento
dei
giovani
italiani
intervistati
auspicava
la
«
rivoluzione
»
;
e
quella
cifra
,
già
così
deludente
per
i
teorici
della
«
rivolta
generazionale
»
,
va
a
sua
volta
scomposta
e
qualificata
perché
acquisti
un
qualche
significato
.
Non
tutti
i
giovani
compresi
in
quell
'
11
per
cento
erano
infatti
veri
rivoluzionari
(
un
terzo
solamente
di
essi
auspicava
il
ricorso
alla
violenza
)
;
e
non
tutto
il
restante
89
per
cento
era
formato
da
pigri
conformisti
.
E
'
vero
piuttosto
che
una
aliquota
vastissima
dei
giovani
,
specie
nelle
grandi
città
,
partecipa
in
certa
misura
e
in
forme
diversissime
,
a
seconda
del
contesto
sociale
,
del
reddito
,
della
situazione
locale
,
ai
problemi
che
si
pongono
a
tutti
coloro
giovani
e
anziani
,
che
entrano
in
contatto
con
le
tensioni
della
moderna
società
industriale
;
e
la
risposta
che
essi
danno
a
quei
problemi
varia
secondo
una
gamma
assai
diversa
di
posizioni
,
in
parte
riducibili
alla
specifica
condizione
giovanile
,
ma
che
in
parte
rinviano
a
una
tematica
più
generale
,
comune
a
ogni
gruppo
di
età
e
a
ogni
condizione
.
I
soliti
psico
-
pedagogisti
sono
riusciti
a
divulgare
la
convinzione
che
la
risposta
esemplare
ed
emblematica
del
mondo
giovanile
ai
problemi
della
società
moderna
è
quella
che
si
esprime
,
in
forme
estreme
,
nella
cultura
della
droga
,
negli
hippies
,
nei
grandi
festival
di
musica
pop
.
Si
ammette
,
per
nostra
ventura
,
che
qui
si
tratta
di
manifestazioni
parossistiche
e
di
minoranza
:
ma
la
direzione
dell
'
avvenire
sarebbe
questa
,
verso
un
sempre
più
radicale
individualismo
di
tipo
anarcoide
,
e
verso
la
liberazione
della
realtà
istintuale
del
profondo
dalle
coazioni
imposte
da
una
secolare
civiltà
di
tipo
repressivo
.
Nel
festival
colossale
di
Woodstock
qualcuno
ha
visto
addirittura
l
'
embrione
di
un
nuovo
modello
di
società
politica
.
E
'
vero
invece
il
contrario
.
Le
risposte
di
questo
genere
sono
infatti
di
tipo
meramente
negativo
,
risultante
passiva
di
pressioni
e
condizionamenti
imposti
dalla
difficile
realtà
del
mondo
moderno
;
e
in
quanto
tali
esse
sono
importanti
come
sintomo
o
come
testimonianza
,
ma
non
certo
come
indicazione
della
via
da
percorrere
per
uscire
dalla
crisi
.
E
i
protagonisti
di
quei
fenomeni
meritano
comprensione
e
interessamento
,
ma
non
vanno
in
alcun
modo
eretti
,
come
si
è
fatto
e
si
fa
da
certa
cultura
irresponsabile
,
a
modelli
di
comportamento
per
le
nuove
generazioni
.
Nelle
quali
le
forze
autentiche
a
cui
appartiene
l
'
avvenire
vanno
invece
cercate
tra
coloro
che
ai
condizionamenti
dell
'
ambiente
contrappongono
una
meditata
e
consapevole
risposta
,
fondata
sugli
strumenti
del
razionalismo
che
è
gloria
della
cultura
occidentale
,
e
sostenuta
da
quella
generosità
che
al
limite
consente
di
«
dar
la
vita
per
i
propri
amici
»
,
secondo
il
detto
di
San
Giovanni
,
e
che
è
l
'
opposto
del
chiuso
egoismo
degli
istinti
.
Giovani
come
questi
si
contano
anche
fra
i
migliori
esponenti
della
rivolta
giovanile
che
,
quando
è
riuscita
a
sollevarsi
al
di
sopra
del
folclore
e
dello
chienlit
,
ha
assunto
forme
organizzate
e
disciplinate
in
vista
di
precisi
ideali
politici
:
e
il
disfacimento
dei
gruppi
che
avevano
innalzato
«
l
'
immaginazione
al
potere
»
nel
confronto
con
le
organizzazioni
della
sinistra
marxista
-
leninista
è
anche
una
riprova
della
diversa
consistenza
dei
due
atteggiamenti
morali
.
Ma
l
'
avvenire
appartiene
soprattutto
a
quei
giovani
che
alle
parole
d
'
ordine
e
agli
stati
d
'
animo
collettivi
hanno
saputo
opporre
la
vigilanza
dello
spirito
critico
,
e
salvare
in
tal
modo
la
propria
libertà
interiore
.
Le
mode
culturali
correnti
ci
hanno
abituati
a
liberarci
assai
presto
di
loro
,
relegandoli
sprezzantemente
nel
ghetto
del
conformismo
borghese
:
che
è
invece
popolato
dalla
folla
dei
ribelli
di
maniera
,
fabbricati
a
un
unico
stampo
,
vittime
dei
medesimi
slogans
,
privi
di
ogni
cultura
che
vada
al
di
là
delle
formulette
e
delle
frasi
fatte
.
StampaQuotidiana ,
Bisogna
onestamente
riconoscere
a
Francesco
De
Martino
di
non
avere
mai
fatto
mistero
delle
sue
riserve
nei
confronti
dell
'
impostazione
originaria
del
centrosinistra
.
Riserve
relative
non
tanto
al
programma
,
che
anche
l
'
esponente
socialista
ha
sempre
definito
nei
termini
consueti
di
superamento
degli
squilibri
,
incremento
dei
consumi
pubblici
,
riforme
,
sviluppo
democratico
;
quanto
alla
formula
politica
.
A
giudizio
di
De
Martino
,
infatti
,
gli
strati
conservatori
che
fanno
capo
alla
Democrazia
cristiana
sono
troppo
estesi
e
troppo
solidamente
abbarbicati
a
posizioni
di
potere
perché
una
politica
davvero
incisiva
di
riforme
possa
essere
realizzata
senza
l
'
apporto
delle
forze
organizzate
nell
'
opposizione
comunista
.
Da
ciò
la
richiesta
insistente
di
una
sostanziale
immissione
di
queste
forze
nell
'
area
del
potere
,
sempre
rinnovata
sotto
le
formule
mutevoli
,
ma
di
fatto
equivalenti
,
degli
«
equilibri
più
avanzati
»
,
dei
«
nuovi
rapporti
con
l
'
opposizione
»
,
delle
«
integrazioni
»
miranti
a
dare
al
governo
una
supposta
maggiore
rappresentatività
.
Una
volta
realizzato
,
questo
disegno
riuscirebbe
con
ogni
probabilità
fatale
alla
sopravvivenza
dell
'
Italia
come
paese
libero
,
a
meno
che
non
si
voglia
coltivare
l
'
illusione
che
il
potere
comunista
in
Italia
sarebbe
,
e
chissà
perché
,
tutt
'
altra
cosa
da
quel
che
è
sempre
stato
altrove
.
Ma
non
si
può
negare
che
esso
sia
comunque
un
disegno
politico
di
vasto
respiro
,
sostenuto
da
una
determinata
visione
di
quel
che
l
'
Italia
e
gli
italiani
debbono
essere
;
e
non
resterebbe
,
a
questo
punto
,
che
riconoscere
al
segretario
socialista
di
avere
fatto
in
tal
modo
la
sua
parte
di
leader
di
una
delle
grandi
forze
politiche
del
paese
.
Bisogna
tuttavia
chiedersi
perché
mai
politici
così
navigati
come
quelli
democristiani
si
siano
prestati
fino
a
ieri
,
e
si
mostrino
ancor
oggi
disposti
,
a
collaborare
alla
realizzazione
di
questo
disegno
:
che
,
in
qualunque
versione
lo
si
voglia
immaginare
,
passa
necessariamente
attraverso
una
drastica
riduzione
del
potere
della
Democrazia
cristiana
e
,
al
limite
,
attraverso
la
sua
eliminazione
come
forza
significativa
dalla
scena
politica
italiana
.
E
la
sola
risposta
plausibile
è
,
semplicemente
,
che
essi
non
ci
hanno
mai
creduto
,
e
non
hanno
preso
il
gran
disegno
demartiniano
troppo
sul
serio
.
Hanno
avuto
torto
?
Non
del
tutto
,
a
giudicare
il
De
Martino
dai
fatti
e
non
dalle
parole
.
A
sentir
queste
certamente
,
i
socialisti
si
sono
sempre
schierati
per
le
soluzioni
più
radicali
,
dal
disarmo
della
polizia
alla
demagogia
scolastica
,
alla
prepotenza
sindacale
,
alle
forme
più
viscerali
di
contestazione
culturale
:
ma
,
di
fatto
,
il
segretario
socialista
ha
sempre
evitato
di
compiere
passi
decisivi
,
rifiutandosi
all
'
alleanza
di
governo
e
mettendo
così
veramente
in
questione
,
la
possibilità
che
la
Democrazia
cristiana
riesca
a
conservare
il
potere
.
Qualche
volta
De
Martino
ha
capeggiato
manovre
che
per
qualche
tempo
hanno
tenuto
i
socialisti
fuori
del
governo
;
ma
sempre
conservando
con
la
Democrazia
cristiana
estesi
rapporti
di
sottogoverno
,
come
premessa
di
un
immancabile
sollecito
ritorno
.
Persino
nella
crisi
di
questi
giorni
,
più
grave
di
tutte
le
precedenti
,
in
confronto
alla
spensieratezza
del
vecchio
Nenni
,
De
Martino
ha
finito
per
impersonare
posizioni
più
caute
e
possibiliste
.
E
allora
ecco
che
il
grande
disegno
si
immeschinisce
alle
sue
vere
dimensioni
:
che
son
quelle
di
una
politica
di
provincia
,
mirante
solo
a
un
allargamento
della
propria
fetta
di
potere
e
,
se
possibile
,
a
un
aumento
di
suffragi
elettorali
,
attraverso
pressioni
e
minacce
di
tipo
ricattatorio
,
esercitate
fino
a
quando
appaiono
produttive
di
concrete
utilità
,
e
ritirate
poi
quando
si
profila
il
rischio
che
esse
vengano
raccolte
,
e
che
i
socialisti
debbano
trovarsi
davvero
a
fronteggiare
la
responsabilità
di
una
effettiva
trasformazione
della
società
italiana
.
Prospettiva
,
questa
,
di
fronte
alla
quale
De
Martino
ha
sempre
mostrato
di
esitare
;
non
tanto
perché
gli
pesi
la
misura
di
quella
responsabilità
,
ché
in
materia
egli
ha
sempre
dato
prova
di
grande
disinvoltura
:
ma
per
il
timore
che
una
effettiva
assunzione
dei
comunisti
al
potere
,
anche
in
forme
più
o
meno
larvate
,
significhi
la
fine
della
propria
autonomia
politica
e
il
proprio
declassamento
a
notabile
di
secondo
piano
dello
schieramento
frontista
.
E
'
già
triste
che
uomini
e
politiche
di
questo
livello
possano
esercitare
una
così
grande
influenza
nel
nostro
paese
.
Ma
ancora
più
gravi
sono
le
conseguenze
effettive
di
quella
politica
.
De
Martino
ha
rivelato
infatti
di
non
essere
in
grado
di
controllare
e
dosare
adeguatamente
,
come
pur
sarebbe
stato
necessario
ai
fini
della
sua
tecnica
di
potere
,
gli
intralci
da
lui
sistematicamente
creati
all
'
azione
di
governo
della
Democrazia
cristiana
e
le
facilitazioni
così
offerte
al
dispiegarsi
delle
forze
dell
'
opposizione
.
Ogni
volte
che
si
è
determinata
una
crisi
nella
vita
del
paese
,
l
'
intervento
del
socialismo
demartiniano
è
sempre
valso
a
paralizzare
ogni
ragionevole
azione
di
governo
,
ogni
politica
che
seriamente
mirasse
a
dare
dei
problemi
una
soluzione
ispirata
in
qualche
modo
agli
interessi
generali
del
paese
.
In
una
situazione
come
quella
italiana
,
carica
di
tante
tensioni
e
minata
da
tante
debolezze
,
ciò
ha
provocato
devastazioni
materiali
e
morali
davvero
ingiustificabili
:
col
risultato
di
rendere
concretamente
possibile
quell
'
ascesa
dei
comunisti
al
potere
che
De
Martino
e
i
suoi
hanno
tante
ragioni
di
paventare
.
Disgraziatamente
,
la
posta
in
gioco
va
molto
al
di
là
del
destino
di
costoro
,
e
del
posto
che
a
loro
sarà
riservato
nella
gerarchia
dei
notabili
della
sinistra
frontista
.
StampaQuotidiana ,
Bisogna
dunque
decidersi
ad
abbandonare
l
'
ottimismo
di
origine
liberale
e
illuministico
,
e
rinunciare
per
sempre
alla
speranza
che
l
'
esercizio
della
libertà
e
la
graduale
distribuzione
del
benessere
e
dell
'
istruzione
rendano
gli
uomini
migliori
e
più
adatti
alla
convivenza
civile
?
La
tentazione
è
forte
,
davanti
a
ciò
che
succede
intorno
a
noi
:
ma
è
necessario
resistere
,
se
non
vogliamo
venir
meno
alle
nostre
migliori
tradizioni
culturali
e
civili
e
ricadere
in
braccio
a
cupe
suggestioni
repressive
,
senza
prospettive
e
senza
avvenire
.
La
nostalgia
e
la
rivolta
contro
le
difficili
condizioni
di
vita
delle
società
industriali
tendono
a
rappresentare
sotto
una
luce
idilliaca
,
le
antiche
società
rurali
,
fondate
sull
'
autorità
e
sulla
tradizione
:
ma
non
possono
e
non
devono
farci
dimenticare
la
carica
di
brutalità
e
di
violenza
che
povertà
e
autoritarismo
alimentato
nel
loro
seno
,
e
che
il
progresso
civile
ha
contribuito
a
superare
e
a
dissolvere
.
Non
è
affatto
vero
che
industria
e
benessere
economico
siano
inevitabilmente
condannati
a
trascinare
con
sé
la
scia
ripugnante
della
criminalità
e
della
violenza
:
e
anzi
occorre
fermamente
reagire
ai
tentativi
di
accreditare
siffatte
credenze
,
in
cui
si
esprime
soltanto
il
conformismo
di
pseudo
-
scienziati
sociali
e
la
cattiva
coscienza
di
uomini
politici
alla
ricerca
di
alibi
immeritati
.
Davanti
allo
spettacolo
che
oggi
offrono
le
nostre
città
e
le
nostre
strade
sempre
più
spesso
insanguinate
è
piuttosto
da
ricordare
che
da
troppi
anni
la
violenza
è
tollerata
e
finanche
protetta
nella
lotta
politica
,
nelle
scuole
,
nelle
fabbriche
e
nelle
strade
.
Una
classe
dirigente
incapace
di
realizzare
una
politica
di
efficaci
riforme
ha
preferito
scaricare
sul
diretto
confronto
tra
le
classi
e
i
gruppi
sociali
la
risoluzione
dei
problemi
e
dei
contrasti
da
cui
è
travagliata
la
nostra
società
.
Ne
è
derivata
una
situazione
di
permanente
e
non
sempre
metaforica
conflittualità
che
ha
finito
per
esasperare
situazioni
e
rapporti
,
senza
dare
alcun
reale
contributo
alla
soluzione
dei
problemi
e
dunque
senza
alcun
vero
allentamento
delle
tensioni
.
E
tutto
ciò
a
costo
di
un
generale
indebolimento
delle
autorità
preposte
alla
tutela
dei
deboli
e
dei
non
organizzati
,
ormai
per
gran
parte
rassegnate
a
lasciare
che
la
sola
legge
ancora
valida
sia
quella
della
prepotenza
e
dell
'
intimidazione
.
Sulla
scia
aperta
dalla
violenza
politica
si
è
poi
instradata
quella
della
criminalità
comune
,
che
dalla
prima
ha
tratto
in
molti
casi
modelli
e
incoraggiamenti
.
Ma
questa
è
solo
una
parte
della
verità
.
In
questo
come
in
altri
settori
l
'
Italia
non
fa
che
vivere
in
modo
più
drammatico
,
grazie
alla
debolezza
delle
sue
istituzioni
,
problemi
che
sono
comuni
a
tutte
le
società
moderne
.
L
'
interpretazione
dei
rapporti
sociali
in
termini
esclusivamente
utilitaristici
e
materialistici
,
lo
scadimento
delle
antiche
idee
dell
'
uomo
,
un
tempo
concepito
a
immagine
e
somiglianza
di
Dio
e
oggi
diventato
,
in
tanta
parte
della
cultura
moderna
,
poco
più
che
un
fantoccio
intessuto
di
motivazioni
brutali
e
idee
degradanti
,
hanno
fatto
ben
poco
,
bisogna
confessarlo
,
per
accrescere
il
rispetto
dell
'
uomo
per
i
propri
simili
,
e
per
sviluppare
i
sentimenti
e
i
legami
di
solidarietà
;
e
lo
svuotamento
dei
valori
che
ne
deriva
ha
lasciato
ben
poco
per
cui
si
creda
di
poter
vivere
e
lottare
al
di
là
delle
immediate
e
basse
passioni
.
Su
questo
terreno
la
ricerca
del
denaro
,
la
suggestione
della
droga
,
persino
la
follia
del
delitto
gratuito
,
della
violenza
per
la
violenza
,
di
cui
si
sono
avuti
esempi
agghiaccianti
,
trovano
un
alimento
che
appare
inesauribile
.
Ma
tutto
ciò
non
ha
nulla
a
che
fare
con
le
strutture
che
sono
proprie
delle
società
industriale
.
In
realtà
,
per
molti
decenni
l
'
industria
e
il
progresso
civile
sono
cresciuti
parallelamente
in
gran
parte
del
mondo
occidentale
.
La
crisi
è
sopravvenuta
piuttosto
con
la
resa
graduale
del
mondo
di
princìpi
e
di
idee
da
cui
erano
nati
,
insieme
,
industrialismo
e
società
liberale
,
davanti
a
una
cultura
antiumanistica
che
nel
primo
ventennio
del
dopoguerra
si
atteggiò
,
nelle
università
e
nella
pubblicistica
,
nell
'
arte
,
nello
spettacolo
e
nel
costume
,
a
sola
voce
autorizzata
del
mondo
occidentale
.
Su
questo
terreno
la
cultura
e
la
società
moderna
sono
dunque
chiamate
a
una
severa
revisione
delle
troppo
facili
illusioni
a
cui
esse
si
sono
abbandonate
negli
ultimi
decenni
.
Problema
da
non
risolvere
certo
con
provvedimenti
a
effetto
immediato
:
ma
la
cui
esistenza
non
autorizza
chi
ha
la
responsabilità
di
provvedere
all
'
immediato
a
invocarne
la
complessità
e
sottrarsi
ai
compiti
,
educativi
e
politici
insieme
,
che
sono
di
sua
spettanza
.