StampaQuotidiana ,
Per
i
più
,
il
1968
richiama
alla
mente
il
maggio
francese
,
la
Sorbona
occupata
,
i
dieci
milioni
di
scioperanti
,
i
tre
minuti
di
De
Gaulle
alla
Televisione
,
la
grande
marcia
ai
Champs
-
Elysées
:
dimostrazione
drammatica
di
ciò
che
possa
,
in
un
momento
decisivo
della
vita
di
un
grande
paese
,
la
statura
eccezionale
di
un
uomo
,
l
'
energia
di
una
classe
dirigente
,
la
maturità
politica
di
una
società
risoluta
a
difendere
i
valori
primari
della
propria
tradizione
civile
.
E
tuttavia
,
quella
data
ha
un
significato
assai
maggiore
per
l
'
Italia
che
per
la
Francia
.
Perché
in
Francia
si
trattò
di
un
episodio
,
non
privo
certo
di
conseguenze
,
e
che
anzi
ebbe
parte
nel
determinare
,
l
'
anno
successivo
,
la
caduta
dello
stesso
De
Gaulle
;
ma
esso
non
modificò
nel
profondo
la
fisionomia
della
vita
politica
e
della
società
francesi
,
mentre
da
noi
gli
eventi
di
quell
'
anno
tagliano
in
due
la
storia
del
dopoguerra
,
e
aprono
la
nuova
fase
che
viviamo
tuttora
.
Ricordiamo
.
Tutto
cominciò
nelle
università
,
dietro
lo
schermo
dell
'
antico
privilegio
che
si
voleva
escludesse
la
forza
pubblica
dalla
sede
degli
studi
.
Si
videro
allora
i
più
dichiarati
progressisti
,
i
fautori
dell
'
università
di
massa
,
gli
assertori
di
una
totale
rottura
col
passato
,
farsi
paladini
all
'
estremo
della
medioevale
tradizione
immunitaria
.
Dietro
quello
schermo
,
il
campo
fu
libero
all
'
azione
di
gruppi
organizzati
,
decisi
a
imporre
comunque
la
propria
volontà
,
ad
assumere
il
controllo
fisico
delle
sedi
universitarie
,
a
impedirne
il
funzionamento
sino
alla
soppressione
di
ogni
dissenso
.
Dalle
università
il
metodo
si
estese
alle
fabbriche
,
agli
uffici
pubblici
,
alle
banche
,
agli
aeroporti
;
e
l
'
amnistia
per
i
ventiquattromila
reati
denunciati
in
occasione
dell
'
autunno
caldo
ne
consacrò
e
generalizzò
la
legittimità
.
Non
che
si
possa
parlare
di
ricorso
permanente
alla
violenza
fisica
,
all
'
aggressione
e
al
pestaggio
,
che
non
sono
certo
mancati
,
ma
in
un
dosaggio
oculato
che
,
unito
all
'
intimidazione
sistematica
e
a
una
serie
di
minori
ma
ininterrotte
vessazioni
,
nella
più
parte
dei
casi
si
è
rivelato
sufficiente
allo
scopo
.
E
non
è
neppure
che
dall
'
altra
parte
mancassero
dissensi
e
volontà
di
resistenza
:
ma
,
nella
mancanza
di
ogni
leadership
politica
,
e
nella
totale
latitanza
dei
partiti
democratici
di
centro
,
l
'
accusa
di
fascismo
,
agevolata
dalla
presenza
di
movimenti
di
estrema
destra
sempre
pronti
ad
assumersi
la
paternità
di
ogni
opposizione
alle
sinistre
,
è
bastata
quasi
sempre
a
eliminare
dalla
scena
tutti
coloro
,
ed
erano
la
grande
maggioranza
,
che
semplicemente
aspiravano
a
garantirsi
l
'
esercizio
dei
propri
diritti
e
l
'
osservanza
,
persino
,
dei
propri
doveri
.
In
tal
modo
si
è
avuto
,
in
ogni
settore
della
vita
del
paese
,
non
tanto
il
rovesciamento
del
vecchio
ordine
di
cose
quanto
la
proliferazione
di
una
serie
di
organismi
di
fatto
che
si
affiancano
e
si
contrappongono
a
quelli
legalmente
competenti
a
esercitare
i
poteri
decisionali
:
senza
riuscire
,
nella
più
parte
dei
casi
,
a
sostituirli
,
ma
forti
abbastanza
da
paralizzarli
,
da
bloccare
l
'
attuazione
di
ogni
direttiva
generale
che
non
sia
approvata
dai
detentori
del
potere
in
loco
,
da
contrapporre
,
alla
legge
che
si
dice
risultante
della
volontà
generale
.
l
'
altra
più
concreta
che
si
traduce
nella
imposizione
di
norme
e
comportamenti
ai
diretti
interessati
.
Realizzazione
estrema
e
in
certo
modo
emblematica
di
questo
processo
i
recenti
episodi
di
disobbedienza
civile
,
nei
quali
la
sostituzione
del
nuovo
tipo
di
legge
alla
vecchia
ha
assunto
forme
più
visibili
agli
occhi
di
tutti
.
Nel
linguaggio
di
certi
settori
politici
ciò
è
diventato
la
«
crescita
democratica
del
Paese
»
.
Ma
per
vedere
di
che
democrazia
si
tratti
sarà
opportuno
allargare
il
discorso
al
significato
di
queste
novità
nei
rapporti
tra
le
forze
politiche
e
,
anzi
,
nei
rapporti
dei
cittadini
tra
loro
.
Anzitutto
,
si
è
avuto
un
vistoso
spostamento
nei
rapporti
di
forza
tra
i
partiti
politici
,
del
tutto
indipendente
dal
numero
dei
suffragi
elettorali
che
essi
riuscivano
a
raccogliere
.
I
partiti
o
movimenti
,
parlamentari
ed
extraparlamentari
,
che
possono
disporre
di
una
efficiente
«
organizzazione
di
massa
»
,
e
cioè
della
capacità
di
assicurare
la
presenza
attiva
sul
luogo
della
vertenza
-
scuola
,
fabbrica
,
ospedale
o
ufficio
pubblico
che
sia
-
di
gruppi
di
propri
aderenti
decisi
a
prevalere
senza
troppo
badare
ai
mezzi
,
hanno
visto
crescere
in
modo
determinante
il
proprio
peso
politico
;
mentre
gli
altri
,
spesso
organizzati
in
vista
di
finalità
meramente
elettorali
,
hanno
subito
uno
scadimento
senza
precedenti
,
che
in
un
secondo
tempo
non
ha
mancato
di
avere
i
prevedibili
effetti
anche
sul
piano
elettorale
.
La
dissociazione
di
potere
e
responsabilità
in
Italia
ha
assunto
negli
ultimi
anni
dimensioni
macroscopiche
,
talora
vicine
alla
condizioni
limite
dell
'
assoluta
separazione
.
Lasciamo
da
parte
la
vicenda
propriamente
sindacale
,
dove
l
'
elemento
economico
gioca
un
ruolo
che
spesso
modifica
profondamente
le
linee
del
quadro
.
Ma
sul
piano
politico
è
chiaro
che
la
massima
secondo
la
quale
per
ottenere
l
'
approvazione
di
una
legge
una
dimostrazione
di
piazza
conta
più
di
qualunque
discorso
del
più
grande
oratore
parlamentare
(
Burdeau
)
ha
avuto
da
noi
verifiche
che
minacciano
di
ridurre
a
una
lustra
la
sovranità
dei
cittadini
espressa
dal
Parlamento
.
E
,
infatti
,
lo
stesso
fondamento
della
democrazia
a
suffragio
universale
che
ha
finito
per
essere
incrinato
in
modo
sempre
più
vistoso
,
come
da
anni
hanno
rilevato
i
più
attenti
osservatori
della
nostra
vita
pubblica
.
Il
principio
del
suffragio
universale
vorrebbe
infatti
che
la
volontà
politica
della
maggioranza
,
impersonata
dal
governo
liberamente
eletto
,
giungesse
attraverso
la
pubblica
amministrazione
a
reggere
gli
affari
comuni
.
Ma
è
chiaro
che
una
pubblica
amministrazione
paralizzata
o
impotente
tutte
le
volte
che
si
scontra
con
gli
interessi
particolari
,
e
ridotta
anzi
essa
stessa
a
una
congerie
di
gruppi
e
di
privilegi
sezionali
,
non
è
in
grado
di
tradurre
in
atto
alcun
genere
di
volontà
politica
:
col
risultato
di
annullare
e
render
privo
di
efficacia
l
'
esercizio
stesso
del
diritto
di
voto
da
parte
di
estesissime
categorie
di
cittadini
,
e
cioè
di
annullarne
di
fatto
i
diritti
politici
,
che
nella
gran
parte
si
riducono
per
essi
appunto
all
'
esercizio
del
voto
.
Si
è
dunque
finito
col
discriminare
di
fatto
i
cittadini
in
due
grandi
categorie
,
delle
quali
una
soltanto
dotata
di
diritti
politici
,
nella
misura
in
cui
dispone
di
strumenti
atti
a
esercitarli
nel
contesto
della
nostra
società
;
e
l
'
altra
pervasa
invece
da
un
sentimento
profondo
di
deprivazione
e
d
'
ingiustizia
,
per
la
confusa
sensazione
di
essere
stata
spossessata
di
una
serie
di
poteri
e
di
diritti
che
un
tempo
le
appartennero
,
e
dei
quali
peraltro
si
continua
a
proclamare
da
ogni
parte
l
'
intangibile
sacralità
.
Non
è
detto
che
la
spinta
nata
dai
fatti
del
1968
non
possa
tradursi
,
alla
lunga
,
in
forme
di
vera
democrazia
.
Quel
che
è
certo
è
che
non
potrà
mai
essere
qualificata
democratica
la
negazione
dei
diritti
politici
a
intere
categorie
di
cittadini
.
Riportare
questi
cittadini
in
seno
alla
società
politica
,
quali
membri
attivi
in
grado
di
parteciparvi
efficacemente
e
di
farvi
valere
la
propria
presenza
e
il
proprio
diritto
,
è
oggi
il
compito
primario
di
chi
si
proponga
,
di
fatto
e
non
a
parole
,
di
realizzare
una
democrazia
moderna
nel
nostro
paese
.
StampaQuotidiana ,
Nessuno
«
steccato
»
si
è
mostrato
più
tenace
nel
mondo
politico
italiano
di
quello
che
segna
il
confine
tra
i
partiti
di
democrazia
laica
e
lo
schieramento
cattolico
.
Trent
'
anni
di
stretta
collaborazione
politica
non
sono
bastati
a
superarlo
,
e
in
occasione
del
referendum
esso
è
riapparso
(
o
almeno
così
è
sembrato
)
più
netto
che
mai
.
Nei
cattolici
,
quella
separazione
si
richiama
al
ricordo
di
decenni
di
minorità
politica
,
alla
difficile
sopravvivenza
nel
quadro
di
uno
Stato
sorto
nel
segno
della
civiltà
laica
e
razionalista
,
eretto
sulle
rovine
del
potere
temporale
e
intinto
di
massoneria
.
Per
i
laici
,
è
in
gioco
un
patrimonio
ideale
certo
non
minore
,
formatosi
in
due
secoli
di
battaglie
civili
che
sono
tanta
parte
della
nostra
storia
.
Uguaglianza
dei
cittadini
di
tutte
le
confessioni
davanti
alla
legge
,
libertà
di
pensiero
,
sviluppo
di
una
concezione
della
vita
tutta
protesa
a
costruire
su
questa
terra
,
e
solo
su
di
essa
,
il
destino
e
l
'
avvenire
dell
'
uomo
,
emancipazione
dalle
forme
più
pesanti
e
visibili
di
autoritarismo
nella
vita
morale
e
nel
costume
:
nessun
italiano
potrebbe
far
getto
di
tutto
ciò
senza
negare
la
propria
appartenenza
al
mondo
e
alla
civiltà
moderna
.
Ma
proprio
l
'
universalità
di
questi
convincimenti
induce
a
chiedersi
se
quella
separazione
e
contrapposizione
abbia
ancora
un
'
attualità
politica
e
morale
,
o
se
non
sia
piuttosto
uno
dei
tanti
avanzi
del
passato
che
proiettano
la
loro
ombra
su
una
realtà
che
non
ha
ancora
saputo
prendere
coscienza
del
loro
superamento
.
Nell
'
Italia
di
oggi
la
libertà
di
pensiero
,
la
tolleranza
religiosa
,
la
laicità
della
scuola
sono
problemi
già
risolti
da
un
pezzo
a
livello
delle
istituzioni
,
e
una
profonda
trasformazione
del
costume
in
senso
laico
si
avverte
in
strati
sempre
più
larghi
della
società
.
Non
solo
lo
schieramento
pressoché
unanime
della
cultura
e
dei
mezzi
d
'
informazione
in
occasione
del
referendum
ha
mostrato
l
'
assoluta
prevalenza
che
le
tesi
laiche
hanno
ormai
conquistato
in
quegli
ambienti
:
ma
gran
parte
delle
forze
cattoliche
più
significative
,
fuori
e
dentro
le
strutture
ecclesiastiche
,
hanno
ormai
fatto
propri
quei
princìpi
,
con
motivazioni
diverse
certamente
,
ma
in
maniera
da
giungere
in
concreto
a
posizioni
analoghe
e
spesso
coincidenti
.
Lo
scontro
sul
divorzio
è
stato
in
effetti
aggravato
da
evidenti
riflessi
politici
:
ma
lo
stesso
tono
di
civiltà
su
cui
esso
è
avvenuto
mostra
come
anche
le
divergenze
che
rimangono
su
questo
terreno
siano
attenuate
da
uno
sfondo
di
reciproca
tolleranza
.
I
progressi
più
significativi
della
vita
democratica
nel
nostro
Paese
sono
dovuti
alla
collaborazione
inauguratasi
dopo
il
1945
fra
laici
e
cattolici
sotto
la
guida
di
Alcide
De
Gasperi
.
Essa
è
stata
un
fatto
di
enorme
rilievo
,
che
costituisce
la
riprova
migliore
del
successo
di
portata
storica
ottenuto
dall
'
idea
laica
della
separazione
dello
Stato
dalla
Chiesa
,
e
che
consente
a
forze
diverse
di
convergere
sui
temi
concreti
della
realtà
politica
senza
alcun
riferimento
a
problemi
religiosi
,
che
restano
fondamentali
,
ma
riservati
al
terreno
,
che
è
loro
proprio
,
dell
'
intimità
delle
coscienze
.
Ora
,
la
democrazia
italiana
è
alla
vigilia
di
scadenze
di
estrema
gravità
sul
terreno
della
politica
economica
,
dell
'
ordine
pubblico
,
della
scuola
,
che
richiedono
la
stretta
collaborazione
di
tutte
le
forze
autenticamente
democratiche
,
laiche
e
cattoliche
.
Una
profonda
crisi
di
fiducia
ormai
investe
da
ogni
parte
la
Democrazia
cristiana
.
Chi
scrive
non
ne
auspica
certamente
la
spaccatura
.
Ma
è
innegabile
che
molti
cattolici
sono
profondamente
delusi
del
partito
che
per
tanti
anni
li
ha
rappresentati
,
e
si
sentono
di
fatto
più
vicini
alle
posizioni
tenute
dai
partiti
laici
.
Sarebbe
un
errore
gravissimo
,
da
parte
di
questi
partiti
,
condizionare
l
'
adesione
dei
cattolici
a
inammissibili
rinunce
ideali
e
di
coscienza
,
continuando
a
insistere
su
contrapposizioni
polemiche
che
varrebbero
solo
a
respingere
molti
di
essi
su
posizioni
estreme
,
di
destra
o
di
sinistra
.
Il
problema
che
si
pone
oggi
in
Italia
non
è
infatti
la
costruzione
di
una
democrazia
laica
,
che
si
può
considerare
ormai
acquisita
nel
nostro
paese
,
ma
la
difesa
e
lo
sviluppo
di
una
democrazia
liberale
di
tipo
occidentale
,
nella
quale
le
forze
politiche
si
distinguono
solo
in
relazione
a
problemi
politici
:
come
da
tempo
accade
non
solo
nel
mondo
anglosassone
,
ma
anche
in
un
paese
di
tradizioni
cattoliche
e
anticlericali
insieme
come
la
Francia
.
StampaQuotidiana ,
Molti
,
moltissimi
lettori
ci
hanno
fatto
la
stessa
richiesta
di
Corrado
Reboa
.
In
effetti
,
il
catastrofico
sisma
che
colpì
il
Meridione
,
danneggiò
anche
lo
stabilimento
tipografico
di
Pompei
dove
si
stampa
,
in
foto
-
trasmissione
,
il
Giornale
destinato
al
Centro
-
Sud
e
alle
Isole
.
Il
nostro
spazio
è
avarissimo
,
specie
in
queste
giornate
che
richiamano
la
nostra
particolare
attenzione
sull
'
angoscio
so
dramma
che
si
vive
nelle
zone
terremotate
.
Tuttavia
,
l
'
unico
modo
che
ho
di
soddisfare
le
richieste
dei
lettori
è
quello
di
ripetere
-
in
corpo
tipografico
più
piccolo
-
il
mio
articolo
del
24
novembre
.
Coloro
che
lo
hanno
già
letto
comprenderanno
e
mi
perdoneranno
questa
replica
,
peraltro
doverosa
.
Ecco
quello
che
scrissi
a
Mazzotta
e
a
Segni
,
sotto
il
titolo
:
«
Proposta
di
bucato
»
.
Non
abbiamo
nulla
da
obbiettare
alla
lettera
,
da
noi
ieri
pubblicata
,
degli
onorevoli
Mazzotta
e
Segni
.
La
sottoscriviamo
in
pieno
.
Vorremmo
soltanto
completarne
il
discorso
da
un
'
ottica
laica
e
non
di
partito
.
Premessa
.
Mazzotta
e
Segni
appartengono
,
anzi
sono
i
capifila
,
di
quel
gruppo
di
giovani
democristiani
che
alle
ultime
elezioni
noi
additammo
alle
«
preferenze
»
degli
elettori
.
Allora
si
chiamarono
«
i
cento
»
,
e
se
ne
parlò
con
dileggio
.
Si
disse
che
i
cento
non
erano
in
realtà
più
di
trenta
,
e
che
presto
anche
quei
trenta
si
sarebbero
dissolti
nelle
varie
«
correnti
»
al
servizio
dei
vari
capataz
.
Non
è
stato
così
.
Alcuni
,
è
vero
,
forse
parecchi
,
si
sono
persi
per
strada
.
Ma
ben
più
di
trenta
sono
quelli
che
,
rimasti
per
conto
loro
,
fanno
capo
non
a
una
«
corrente
»
,
ma
a
un
centro
di
studi
,
«
Proposta
»
.
Rappresentano
la
riserva
più
intatta
della
Dc
,
l
'
unica
su
cui
non
ci
sono
ombre
né
schizzi
di
fango
.
E
vi
sembra
poco
,
coi
tempi
che
corrono
?
Coloro
che
li
hanno
votati
non
hanno
di
che
pentirsene
.
E
nemmeno
noi
per
averli
indicati
.
E
ora
veniamo
al
contenuto
della
loro
lettera
sulla
crisi
che
ci
travaglia
.
Probabilmente
essi
hanno
ragione
quando
dicono
,
con
Forlani
,
che
in
tutti
questi
scandali
,
c
'
è
più
fumo
che
arrosto
,
e
che
non
ci
si
può
lasciare
travolgere
da
un
accesso
di
furore
,
forse
artatamente
provocato
da
gente
che
ha
interesse
a
un
generale
Kaput
.
Dopodiché
però
bisogna
spiegare
come
mai
la
pubblica
opinione
si
è
lasciata
incendiare
fino
a
questo
punto
,
che
è
un
gran
brutto
e
pericoloso
punto
.
Noi
arrossiamo
di
dover
riferire
certe
cose
.
Ma
se
per
strada
,
nei
caffè
,
nelle
case
si
sente
dire
(
e
noi
lo
abbiamo
sentito
)
:
«
Ma
allora
forse
hanno
ragione
i
terroristi
»
,
qualche
motivo
ci
dev
'
essere
.
Di
questi
motivi
,
Segni
e
Mazzotta
ne
hanno
individuati
alcuni
,
sui
quali
consentiamo
in
pieno
.
1°
)
La
prevalenza
assunta
nei
partiti
dagli
apparati
che
,
chiusi
nel
loro
palazzo
o
palazzetto
,
perdono
ogni
contatto
non
solo
con
l
'
elettorato
,
ma
anche
coi
militanti
,
e
si
tramutano
in
mafie
.
2°
)
La
degenerazione
delle
«
correnti
»
in
meri
strumenti
di
potere
che
fatalmente
riducono
la
lotta
politica
a
una
lotta
di
cosche
.
3°
)
La
metastasi
della
politica
nel
campo
dell
'
economia
grazie
all
'
estendersi
dell
'
impresa
pubblica
.
Lottizzata
dai
partiti
,
questa
impresa
non
produce
né
può
produrre
altro
che
ladri
(
questo
non
lo
dicono
Segni
e
Mazzotta
,
ma
lo
dico
io
)
:
coloro
che
,
alla
testa
di
un
ente
di
Stato
,
non
lo
diventano
,
meriterebbero
una
decorazione
.
Secondo
noi
però
,
a
corrompere
il
sistema
,
c
'
è
anche
un
quarto
fattore
,
che
è
la
sua
ibernazione
.
E
mi
spiego
.
In
nessuna
democrazia
occidentale
nessun
partito
rimane
al
potere
più
di
due
,
cinque
,
al
massimo
dieci
anni
.
Poi
va
all
'
opposizione
,
e
lì
fa
il
bucato
:
si
rivedono
i
programmi
,
si
lavano
i
panni
,
si
cambiano
i
capi
,
e
anche
quelli
confermati
,
non
avendo
più
il
potere
in
mano
,
non
offrono
più
pretesti
a
farsi
«
chiacchierare
»
,
e
così
si
rinverginano
.
In
Italia
la
democrazia
cristiana
è
al
potere
ininterrottamente
da
trentadue
anni
.
E
tutti
sappiamo
di
essere
condannati
a
tenercela
,
almeno
fin
quando
il
partito
comunista
resta
qual
è
,
cioè
a
perdita
d
'
occhio
.
Non
c
'
è
partito
né
uomo
che
possano
resistere
a
una
simile
prova
.
Andreotti
disse
un
giorno
che
il
potere
logora
chi
non
ce
l
'
ha
.
Come
battuta
,
è
buona
.
Come
verità
,
un
po
'
meno
.
Ed
egli
stesso
del
resto
ne
incarna
la
smentita
.
Proprio
perché
è
l
'
uomo
di
potere
di
più
lungo
e
continuo
corso
,
Andreotti
si
trova
a
fare
,
di
tutti
gli
scandali
nazionali
,
il
Sospettato
n
°
1
,
e
la
gente
è
convinta
che
nel
suo
armadio
ci
sia
non
qualche
scheletro
,
ma
un
ossario
.
Probabilmente
è
tutto
falso
,
come
le
voci
su
Bisaglia
e
su
tanti
altri
il
cui
nome
è
stato
trascinato
nella
melma
.
Probabilmente
,
ripeto
,
ha
ragione
Forlani
quando
dice
che
in
questa
Danimarca
il
puzzo
di
marcio
soverchia
il
marcio
.
Ma
né
lui
né
Piccoli
s
'
illudano
di
potersela
cavare
con
le
solite
«
commissioni
d
'
inchiesta
»
.
Stavolta
ci
vuol
altro
.
Ci
vuole
il
ricambio
.
E
siccome
il
ricambio
la
Dc
non
può
farlo
con
un
'
altra
forza
politica
perché
non
ce
n
'
è
nessuna
in
grado
di
sostituirla
come
partito
di
governo
,
bisogna
che
lo
faccia
dentro
di
sé
,
nei
propri
quadri
,
che
le
dia
un
volto
nuovo
,
una
immagine
diversa
.
Nella
intervista
che
ci
ha
dato
ieri
,
Piccoli
sostiene
che
a
questo
la
Dc
ha
già
provveduto
.
Francamente
,
non
ce
ne
siamo
accorti
.
E
questo
è
grave
perché
la
«
questione
morale
»
-
ci
creda
l
'
on.
Piccoli
-
non
è
soltanto
,
ma
è
anche
,
e
forse
principalmente
una
questione
di
cosmesi
.
Ci
sono
delle
facce
nella
Dc
che
dopo
decenni
di
primi
piani
,
uno
non
può
guardarle
senza
pensare
con
nostalgia
ai
carabinieri
.
E
'
ingiusto
,
lo
so
.
Ma
è
umano
,
e
bisogna
accettarlo
.
StampaQuotidiana ,
Caro
Giardini
,
il
motivo
per
cui
non
pubblichiamo
più
notizie
dall
'
Afghanistan
è
molto
semplice
:
che
di
notizie
non
ce
ne
sono
.
Occupato
il
Paese
,
i
russi
lo
hanno
completamente
isolato
dal
resto
del
mondo
,
non
vi
lasciano
entrare
i
giornalisti
,
non
ne
lasciano
uscire
nessuno
.
E
che
notizie
possiamo
dare
,
in
queste
condizioni
?
L
'
Afghanistan
è
ormai
come
la
Cambogia
.
Anche
lì
sappiamo
che
si
sta
perpetrando
uno
spaventoso
genocidio
.
Ma
non
abbiamo
elementi
per
descriverlo
.
Ogni
tanto
qualcuno
scappa
e
racconta
.
Noi
registriamo
,
e
poi
torna
il
silenzio
.
E
'
verissimo
che
questo
silenzio
giova
ai
comunisti
di
tutto
il
mondo
,
e
particolarmente
ai
nostri
.
Ma
è
proprio
su
questo
che
giuoca
la
loro
propaganda
.
Essi
sanno
che
quando
i
carri
armati
sovietici
schiacciano
un
Paese
,
il
mondo
strilla
;
ma
che
poi
,
chiuso
il
rubinetto
delle
notizie
,
gli
strilli
cessano
,
per
mancanza
di
alimento
.
Infatti
,
cosa
potremmo
dire
dell
'
Afghanistan
?
Che
è
stato
occupato
con
la
violenza
,
lo
sappiamo
.
Che
vi
hanno
istaurato
un
regime
poliziesco
e
persecutorio
,
lo
sappiamo
.
Non
possiamo
ripeterlo
ogni
giorno
.
Il
confronto
con
gli
americani
nel
Vietnam
non
regge
:
gli
americani
lasciavano
alla
stampa
piena
libertà
d
'
inchiesta
,
d
'
indagine
,
d
'
informazione
e
di
commento
,
fino
ad
allevarsi
in
corpo
e
a
fornire
tutte
le
facilitazioni
anche
ai
loro
peggiori
denigratori
.
Bisogna
dire
che
ne
sono
stati
molto
mal
ripagati
.
Ma
da
chi
?
Dai
cialtroni
.
Le
persone
oneste
e
di
buon
senso
devono
riconoscere
che
proprio
in
questo
rispetto
della
libertà
di
critica
sta
la
superiorità
degli
americani
sui
russi
e
loro
affini
.
Ma
per
tornare
alla
sua
critica
:
le
sembra
proprio
,
caro
Giardini
,
che
questo
giornale
la
meriti
?
StampaQuotidiana ,
Caro
Scansini
,
non
credo
che
la
Rai
l
'
abbia
con
noi
.
Credo
soltanto
che
i
suoi
dirigenti
e
operatori
siano
paralizzati
dalla
paura
di
dimostrare
che
non
l
'
hanno
con
noi
.
I
partiti
ai
quali
devono
i
loro
posti
e
carriere
li
obbligano
a
darci
l
'
ostracismo
,
e
loro
ce
lo
danno
nell
'
unico
modo
in
cui
possono
darcelo
:
ignorandoci
.
Le
nostre
notizie
non
sono
considerate
notizie
,
anche
se
poi
si
rivelano
le
più
fondate
di
tutte
.
E
le
nostre
opinioni
vengono
sottaciute
sebbene
noi
siamo
,
per
unanime
riconoscimento
,
uno
dei
due
unici
giornali
(
l
'
altro
è
Repubblica
)
che
in
Italia
«
fanno
opinione
»
.
Purtroppo
,
è
un
'
opinione
che
non
coincide
con
quella
dei
partiti
che
si
lottizzano
la
Rai
trattandola
come
la
nostra
classe
politica
usa
trattare
tutte
le
cose
e
i
servizi
di
Stato
,
e
cioè
come
loro
patrimonio
privato
,
da
spartire
secondo
i
rapporti
di
forza
,
cioè
come
i
predoni
si
spartiscono
il
bottino
della
diligenza
assaltata
.
Naturalmente
noi
che
li
additiamo
alla
pubblica
opinione
come
autentiche
truffe
e
la
causa
di
tutte
le
malversazioni
,
siamo
esclusi
da
questi
giuochi
,
e
non
soltanto
da
quelli
della
Rai
-
Tv
.
Ci
sono
giornali
che
,
con
centinaia
di
miliardi
di
debito
,
continuano
a
trovar
credito
presso
le
banche
.
Perché
?
Perché
sono
nel
giuoco
.
Noi
che
ne
siamo
fuori
,
se
abbiamo
bisogno
di
dieci
milioni
,
dobbiamo
chiederli
ai
lettori
(
che
ce
li
danno
subito
)
;
dalle
banche
,
nemmeno
una
lira
,
perché
nel
giuoco
non
ci
siamo
.
E
'
la
nostra
debolezza
materiale
,
caro
Scansini
,
ma
è
anche
la
nostra
forza
morale
.
Ma
non
cerchi
di
persuaderne
sua
figlia
:
è
inutile
.
StampaQuotidiana ,
Caro
presidente
Forlani
,
non
sapendo
quale
sia
il
ministro
competente
in
materia
,
inoltro
a
lei
questa
lettera
,
che
mi
sembra
giusta
,
sensata
e
da
prendere
in
immediata
considerazione
.
A
dire
il
vero
,
io
credevo
che
la
misura
sollecitata
dal
nostro
anonimo
lettore
fosse
in
atto
da
sempre
,
sembrandomi
sottinteso
che
quanto
si
offre
,
in
caso
di
calamità
nazionali
,
ai
fratelli
sinistrati
,
sia
almeno
esentato
da
tasse
.
Invece
sembra
che
in
Italia
non
sia
così
.
E
allora
la
prego
di
provvedere
.
Anzi
,
contando
sulla
sua
intelligenza
,
mi
permetto
di
dirle
che
,
a
nome
della
pubblica
opinione
-
del
cui
totalitario
consenso
sono
arcisicuro
-
,
lo
esigo
.
Questa
misura
va
adottata
,
e
va
adottata
subito
.
Perché
colpire
,
e
quindi
scoraggiare
,
anche
i
gesti
di
altruismo
e
di
solidarietà
è
non
soltanto
iniquo
,
ma
immorale
e
indecente
.
La
prego
,
signor
Presidente
,
di
dare
o
di
far
dare
dal
ministro
competente
,
non
a
me
,
ma
alla
pubblica
opinione
,
una
risposta
in
proposito
.
StampaQuotidiana ,
In
realtà
,
i
cosiddetti
"
guai
giudiziari
"
di
Silvio
Berlusconi
non
appartengono
tutti
al
medesimo
ceppo
(
da
intendersi
come
blocco
...
)
.
Berlusconi
infatti
,
ha
molteplici
e
differenti
fronti
aperti
con
la
giustizia
-
più
qualcuno
appena
chiuso
con
pesanti
condanne
-
che
in
qualche
modo
rappresentano
,
dal
punto
di
vista
del
codice
penale
,
la
sua
intera
carriera
di
imprenditore
.
Andiamo
a
ritroso
.
RICICLAGGIO
SOLDI
DELLA
MAFIA
Attualmente
Silvio
Berlusconi
è
sotto
inchiesta
da
parte
della
Procura
della
Repubblica
di
Palermo
-
magistrato
delegato
alle
indagini
il
sostituto
procuratore
Domenico
Gozzo
-
per
l
'
ipotesi
di
reato
di
riciclaggio
di
capitali
provenienti
dalla
mafia
siciliana
,
la
meglio
nota
Cosa
Nostra
.
Questa
indagine
nasce
,
per
così
dire
,
come
"
costola
"
del
processo
in
corso
sempre
a
Palermo
contro
Marcello
Dell
'
Utri
,
a
sua
volta
accusato
di
connivenza
con
questa
organizzazione
criminale
(
vedi
articolo
in
pagina
).Stando
alle
scarne
informazioni
raccolte
in
ambienti
giudiziari
palermitani
,
a
dare
impulso
a
quest
'
azione
della
magistratura
contro
il
Cavaliere
è
stato
un
testimone
,
Filippo
Alberto
Rapisarda
,
potente
finanziere
siciliano
operante
a
Milano
dai
primi
anni
Settanta
.
Rapisarda
-
hanno
riferito
alcuni
giornali
fra
luglio
e
agosto
-
avrebbe
reso
a
più
riprese
testimonianze
il
cui
contenuto
sarebbe
di
estrema
gravità
.
Avrebbe
riferito
di
miliardi
ottenuti
da
Berlusconi
dalla
"
famiglia
"
(
in
senso
mafioso
)
dei
Salvo
,
boss
di
Salemi
.
Nino
e
Ignazio
Salvo
,
oggi
entrambi
deceduti
,
entrarono
nel
mirino
di
Giovanni
Falcone
già
a
metà
degli
anni
Ottanta
,
tanto
che
vennero
rinviati
a
giudizio
nel
primo
maxi
processo
alla
mafia
istruito
proprio
da
Falcone
.
Nino
non
fece
a
tempo
a
vedere
la
fine
del
dibattimento
,
morì
di
cancro
in
un
ospedale
di
Bellinzona
,
in
Svizzera
,
la
notte
del
18
gennaio
1986
.
Ignazio
verrà
ucciso
in
un
agguato
teso
da
Leoluca
Bagarella
e
altri
sicari
,
tra
i
quali
-
pensate
-
anche
Gaetano
Sangiorgi
,
marito
di
sua
nipote
,
Angela
Salvo
,
la
sera
del
17
settembre
1992.Ebbene
,
stando
alle
dichiarazioni
di
Rapisarda
,
sentito
-
ripeto
-
in
qualità
di
testimone
dalla
Procura
palermitana
,
il
Cavalier
Berlusconi
avrebbe
ottenuto
dai
cugini
Salvo
tramite
i
"
buoni
uffici
"
di
Marcello
Dell
'
Utri
un
ingentissimo
capitale.Il
"
prestito
"
,
sempre
che
si
possa
chiamare
così
,
sarebbe
stato
erogato
a
cavallo
tra
il
1977
e
il
1978
,
la
somma
era
di
5
miliardi
(
25
miliardi
e
353
milioni
di
oggi
-
fonte
Istat
)
.
Vero
,
falso
?
I
magistrati
,
coadiuvati
dalla
Direzione
Investigativa
Antimafia
e
da
esperti
della
Guardia
di
Finanza
,
stanno
verificando
.
Sempre
quest
'
estate
,
la
Procura
di
Palermo
ha
sequestrato
i
libri
societari
delle
22
Holding
(
Dalla
Holding
Italiana
Prima
alla
Ventiduesima
)
che
detengono
il
capitale
della
Fininvest
.
Anche
in
questo
caso
,
sono
in
corso
accertamenti
.
Soprattutto
,
si
cerca
di
capire
la
ragione
per
la
quale
Silvio
Berlusconi
per
una
larga
parte
degli
anni
Settanta
e
Ottanta
fece
amministrare
in
maniera
fiduciaria
forti
quote
di
queste
società
-
cassaforte
alla
finanziaria
Par.Ma.Fid
di
Milano
,
società
che
contemporaneamente
amministrava
parte
dei
beni
di
pericolosi
gangster
e
finanzieri
di
mafia
operanti
all
'
ombra
della
Madonnina
.
Come
vedete
,
al
di
là
delle
parole
di
molti
"
pentiti
"
,
non
ultimo
Francesco
Di
Carlo
,
che
ha
"
narrato
"
di
incontri
diretti
avvenuti
a
Milano
fra
Silvio
Berlusconi
,
Stefano
Bontate
e
Mimmo
Teresi
,
-
questi
ultimi
due
all
'
epoca
dei
fatti
(
metà
-
fine
anni
Settanta
)
ai
vertici
dell
'
organizzazione
mafiosa
-
c
'
è
ben
altro
su
cui
i
magistrati
vogliono
fare
chiarezza
.
E
per
la
verità
,
anche
noi
.
CORRUZIONE
DI
MAGISTRATI
ROMANI
Naturalmente
non
sono
solo
questi
-
come
si
diceva
-
i
"
guai
giudiziari
"
del
Cavaliere
di
Arcore
.
Ricordate
il
clamoroso
caso
Previti
,
Squillante
,
Pacifico
,
Acampora
?
Ebbene
,
a
Milano
i
magistrati
sospettano
fortemente
-
anzi
,
hanno
carte
bancarie
in
tal
senso
-
che
le
ingentissime
somme
"
girate
"
da
Cesare
Previti
ad
"
amici
"
magistrati
romani
(
leggermente
corrotti
...
)
in
realtà
provenissero
non
dai
"
risparmi
"
dell
'
avvocato
della
Fininvest
,
bensì
dalle
tasche
di
Berlusconi
tramite
la
vasta
ragnatela
societaria
estera
nelle
sue
mani
.
Anche
in
questo
caso
specifico
,
la
posta
è
altissima
.
Se
venisse
dimostrato
processualmente
il
ruolo
di
"
mandante
"
di
Berlusconi
nei
confronti
di
Previti
,
l
'
impero
finanziario
del
Cavaliere
crollerebbe
di
schianto
.
In
ballo
c
'
è
-
niente
di
meno
che
-
la
Mondadori
,
rimasta
per
un
lungo
periodo
al
centro
di
una
ferocissima
battaglia
legale
fra
De
Benedetti
e
il
Signore
della
Fininvest.Se
Previti
agì
per
corrompere
-
riuscendoci
-
i
magistrati
capitolini
che
alla
fine
in
effetti
diedero
"
ragione
"
al
Cavaliere
,
e
per
farlo
usò
proprio
i
soldi
del
Cavaliere
,
sarebbe
un
disastro
immane
per
Silvio
.
Dal
punto
di
vista
economico
,
si
innescherebbe
una
causa
per
danni
che
in
pratica
lo
porterebbe
diritto
alla
rovina
,
dal
punto
di
vista
dell
'
immagine
neanche
a
parlarne
,
sotto
il
profilo
strettamente
giudiziario
poi
,
nel
caso
venisse
condannato
,
il
reato
di
corruzione
di
magistrati
ha
una
rilevanza
assai
pesante
,
quanto
ad
anni
di
carcere
.
VIOLAZIONE
LEGGI
ANTITRUST
IN
SPAGNA
Se
questi
due
eventi
giudiziari
già
bastano
per
capire
quale
"
futuro
"
potrebbe
aspettare
Berlusconi
in
Italia
,
c
'
è
da
aggiungere
che
perfino
in
Spagna
i
giudici
vogliono
vederci
molto
chiaro
sulla
gestione
patrimoniale
della
televisione
impiantata
in
quella
nazione
dal
signor
Fininvest
.
L
'
ipotesi
al
vaglio
dei
giudici
spagnoli
circa
le
"
azioni
"
di
Berlusconi
è
di
aver
bellamente
violato
le
leggi
sia
sull
'
antitrust
,
sia
per
ciò
che
attiene
più
semplicemente
alla
tassazione
.
Tra
l
'
altro
,
Berlusconi
deve
prestare
la
massima
attenzione
a
quello
che
fa
,
rispetto
la
magistratura
iberica
.
Là
,
l
'
immunità
parlamentare
italiana
non
vale
,
sia
ben
chiaro
.
In
ogni
caso
,
questi
sono
solo
i
primi
nodi
che
stanno
venendo
al
pettine
.
CAPITOLO
BANCA
RASINI
Quando
qualcuno
si
prenderà
la
briga
di
"
aprire
"
il
capitolo
Banca
Rasini
,
magari
sequestrandone
l
'
archivio
tutt
'
oggi
esistente
,
magari
interrogando
alcuni
dei
suoi
ex
funzionari
tutt
'
oggi
in
pensione
(
non
al
cimitero
)
,
e
magari
anche
ponendo
qualche
domanda
a
qualcuno
degli
ex
correntisti
tutt
'
oggi
facilmente
rintracciabili
,
si
scriverebbero
pagine
davvero
inedite
della
storia
di
Silvio
Berlusconi
e
famiglia
.
Certi
comportamenti
,
certa
spregiudicatezza
,
certe
amicizie
non
si
inventano
dalla
sera
alla
mattina
.
Bisogna
avere
dei
maestri
,
e
il
giovane
Silvio
di
allora
ne
ebbe
più
d
'
uno
,
nella
banca
dove
lavorò
suo
padre
per
vent
'
anni
.
E
LUI
?
A
tutto
ciò
,
comunque
,
Berlusconi
risponde
in
maniera
scomposta
.
A
chi
gli
domanda
pubblicamente
spiegazioni
-
ad
esempio
il
sottoscritto
-
,
oppone
l
'
ira
dei
suoi
fedelissimi
e
l
'
azione
dei
suoi
legali
.
A
chi
testimonia
presso
i
magistrati
,
vedi
Rapisarda
,
querele
amplificate
da
potenti
campagne
televisive
e
della
carta
stampata
(
tutti
mezzi
da
lui
controllati
)
e
infine
direttamente
ai
giudici
impressionanti
pressioni
concentriche
a
cui
portano
man
forte
"
legioni
"
di
deputati
e
senatori
di
Forza
Italia
in
Parlamento
.
Di
fronte
a
questo
esercito
formidabile
,
che
dire
?
Golia
sembrava
invincibile
.
StampaQuotidiana ,
Basta
.
Basta
con
questa
indicibile
manfrina
messa
in
piedi
dai
mezzi
di
comunicazione
di
massa
sulle
vicende
giudiziarie
-
specialmente
quelle
palermitane
-
di
Silvio
Berlusconi
.
È
arrivata
l
'
ora
delle
certezze
definitive
.
Di
seguito
presento
al
signor
Berlusconi
una
serie
di
domande
invitandolo
pubblicamente
a
rispondere
nel
merito
con
cristallina
chiarezza
affinché
una
volta
per
tutte
sia
lui
in
prima
persona
a
dimostrare
-
se
ne
è
capace
-
che
con
Cosa
Nostra
non
ha
e
non
ha
mai
avuto
nulla
a
che
fare
.
A
scanso
di
equivoci
e
strumentalizzazioni
,
già
da
ora
-
signor
Berlusconi
-
le
annuncio
che
nessuna
delle
notizie
sul
suo
conto
che
leggerà
in
questo
articolo
è
frutto
di
"
pentimenti
"
,
e
nessuna
delle
domande
che
le
sto
per
porre
si
basa
o
prende
spunto
anche
fosse
in
modo
marginale
dalle
parole
dei
cosiddetti
"
pentiti
"
.
Tutto
al
contrario
,
esse
si
basano
su
personali
indagini
e
su
documenti
amministrativi
che
in
ogni
momento
-
se
lo
riterrà
-
potrò
inviarle
perché
si
sinceri
della
loro
autenticità
.
Detto
questo
,
prego
,
legga
,
e
mi
sappia
poi
dire.Partiamo
da
lontano
,
perché
lontano
inizia
la
sua
storia
imprenditoriale
,
signor
Berlusconi.Primo
quesito
:
lei
certamente
ricorda
che
il
26
settembre
1968
la
sua
società
-
l
'
Edilnord
Sas
-
acquistò
dal
conte
Bonzi
l
'
intera
area
dove
di
lì
a
breve
lei
costruirà
il
quartiere
di
Milano2
.
Lei
pagò
l
'
area
circa
4.250
lire
al
metro
quadrato
,
per
un
totale
di
oltre
3
miliardi
.
Questa
somma
,
nel
1968
quando
lei
aveva
appena
32
anni
e
nessun
patrimonio
familiare
alle
spalle
,
è
di
enorme
portata
.
Oggi
,
tabelle
Istat
alla
mano
,
equivarrebbe
a
38
miliardi
,
739
milioni
e
spiccioli
.
Dopo
l
'
acquisto
-
intendo
dire
nei
mesi
successivi
-
lei
aprì
un
gigantesco
cantiere
edilizio
,
il
cui
costo
arriverà
a
sfiorare
500
milioni
al
giorno
,
che
in
circa
4-5
anni
porterà
all
'
edificazione
di
Milano2
così
come
è
oggi
.
Ecco
la
prima
domanda
:
signor
Berlusconi
,
a
lei
,
quando
aveva
32
anni
,
gli
oltre
30
miliardi
per
comprare
l
'
area
,
chi
li
diede
?
Inoltre
:
che
garanzie
offrì
e
a
chi
per
ricevere
tale
ingentissimo
credito
?
In
ultimo
:
il
denaro
per
avviare
e
portare
a
conclusione
il
super
-
cantiere
,
chi
glielo
fornì
?
Vede
,
se
lei
non
chiarisce
questi
punti
,
si
è
autorizzati
a
credere
che
le
due
misteriose
finanziarie
svizzere
amministrate
dall
'
avvocato
di
Lugano
Renzo
Rezzonico
"
sue
finanziatrici
"
,
così
come
altre
finanziarie
elvetiche
che
entreranno
in
scena
al
suo
fianco
e
che
tra
poco
incontreremo
,
sono
paraventi
dietro
i
quali
si
sono
nascosti
soggetti
tutt
'
altro
che
raccomandabili
.
Sì
,
perché
-
mi
creda
signor
Berlusconi
-
nel
1998
,
oggi
,
se
lei
chiarisse
una
volta
per
tutte
,
con
nomi
e
cognomi
,
chi
le
prestò
tale
gigantesca
fortuna
facendo
con
questo
crollare
ogni
genere
di
sospetto
e
insinuazione
sul
suo
conto
,
nessuno
e
dico
nessuno
si
alzerebbe
per
criticarla
sostenendo
che
lei
operò
con
capitali
sfuggiti
,
per
esempio
,
al
fisco
italiano
e
riparati
in
Svizzera
,
poi
rientrati
in
Italia
grazie
alla
sua
attività
imprenditoriale
.
Sarei
il
primo
ad
applaudirla
,
signor
Berlusconi
,
se
la
realtà
fosse
questa
.
Se
invece
di
denaro
frutto
di
attività
illecite
,
si
trattò
di
risparmi
onestamente
guadagnati
e
quindi
sottratti
dai
rispettivi
proprietari
al
fisco
assassino
italiota
che
grazie
a
lei
ridiventarono
investimenti
,
lei
sarebbe
da
osannare
.
Parli
,
signor
Berlusconi
,
faccia
i
nomi
e
il
castello
di
accuse
di
riciclaggio
cadrà
di
schianto
.
Secondo
quesito
:
il
22
maggio
1974
-
certamente
lo
ricorda
,
signor
Berlusconi
-
la
sua
società
"
Edilnord
Centri
Residenziali
Sas
"
compì
un
aumento
di
capitale
che
così
arrivò
a
600
milioni
(
4,8
miliardi
di
oggi
,
fonte
Istat
)
.
Il
22
luglio
1975
la
medesima
società
eseguì
un
altro
aumento
di
capitale
passando
dai
suddetti
600
milioni
a
2
miliardi
(
14
miliardi
di
oggi
,
fonte
Istat
)
.
Anche
in
questo
caso
,
vorrei
sapere
da
dove
e
da
chi
sono
arrivati
queste
forti
somme
di
denaro
in
contanti
.
Terzo
quesito
:
il
2
febbraio
1973
lei
fondò
un
'
altra
società
,
la
Italcantieri
Srl
.
Il
18
luglio
1975
questa
sua
piccola
impresa
diventò
una
Spa
con
un
aumento
di
capitale
a
500
milioni
.
In
seguito
,
quei
500
milioni
diventeranno
2
miliardi
e
lei
farà
in
modo
di
emettere
anche
un
prestito
obbligazionario
per
altri
2
miliardi
.
Signor
Berlusconi
,
anche
in
questo
caso
le
chiedo
:
il
denaro
in
contanti
per
queste
forti
operazioni
finanziarie
,
chi
glielo
diede
?
Fuori
i
nomi.Quarto
quesito
:
lei
non
può
essersi
scordato
che
il
15
settembre
1977
la
sua
società
Edilnord
cedette
alla
neo
-
costituita
"
Milano2
Spa
"
tutto
il
costruito
del
nuovo
quartiere
residenziale
nel
Comune
di
Segrate
battezzato
"
Milano2
"
più
alcune
aree
ancora
da
edificare
di
quell
'
immenso
terreno
che
lei
comperò
nel
'68
per
l
'
equivalente
di
più
di
32
miliardi
in
contanti
.
Tuttavia
quel
15
settembre
di
tanti
anni
fa
,
accadde
un
altro
fatto
:
lei
,
signor
Berlusconi
,
decise
il
contemporaneo
cambiamento
di
nome
della
società
acquirente
.
Infatti
l
'
impresa
Milano2
Spa
iniziò
a
chiamarsi
così
proprio
da
quella
data
.
Il
giorno
della
sua
fondazione
a
Roma
,
il
16
settembre
1974
,
la
futura
Milano2
Spa
-
come
lei
senza
dubbio
rammenta
-
viceversa
rispondeva
al
nome
di
Immobiliare
San
Martino
Spa
,
"
forte
"
di
un
capitale
di
lire
1
(
un
)
milione
,
il
cui
amministratore
era
Marcello
Dell
'
Utri
.
Lo
stesso
Dell
'
Utri
che
lei
,
signor
Berlusconi
,
sostiene
fosse
a
quell
'
epoca
un
«
mio
semplice
segretario
personale
»
.
Sempre
il
15
settembre
1977
,
quel
milione
venne
portato
a
500
e
la
sede
trasferita
da
Roma
a
Segrate
.
Il
19
luglio
1978
,
i
500
milioni
diventeranno
2
miliardi
di
capitale
sociale
.
Ecco
,
anche
in
questo
caso
,
vorrei
sapere
dove
ha
preso
e
chi
le
ha
fornito
tanto
denaro
contante
e
in
base
a
quali
garanzie.Quinto
quesito
:
signor
Berlusconi
,
il
cuore
del
suo
impero
,
la
notissima
Fininvest
,
certamente
ricorda
che
nacque
in
due
tappe
.
Partiamo
dalle
seconda
:
l'8
giugno
1978
lei
fondò
a
Roma
la
"
Finanziaria
d
'
Investimento
Srl
"
-
in
sigla
Fininvest
-
dotandola
di
un
capitale
di
20
milioni
e
di
un
amministratore
che
rispondeva
al
nome
di
Umberto
Previti
,
padre
del
noto
Cesare
di
questi
tempi
grami
(
per
lui
)
.
Il
30
giugno
1978
il
capitale
sociale
di
questa
sua
creatura
venne
portato
a
50
milioni
,
il
7
dicembre
1978
a
18
miliardi
,
che
al
valore
d
'
oggi
sarebbero
81
miliardi
,
167
milioni
e
400
mila
lire
.
In
6
mesi
,
quindi
,
lei
passò
dall
'
avere
avuto
in
tasca
20
milioni
per
fondare
la
Fininvest
Srl
a
Roma
,
a
18
miliardi
.
Fra
l
'
altro
,
come
lei
certamente
ricorda
,
la
società
in
questo
periodo
non
possedeva
alcun
dipendente
.
Nel
luglio
del
1979
la
Fininvest
Srl
,
con
tutti
quei
soldi
in
cassa
,
venne
trasferita
a
Milano
.
Poco
prima
,
il
26
gennaio
1979
era
stata
"
fusa
"
con
un
'
altra
sua
società
dall
'
identico
nome
,
signor
Berlusconi
:
la
Fininvest
Spa
di
Milano
.
Questa
società
fu
la
prima
delle
due
tappe
fondamentali
di
cui
dicevo
poc
'
anzi
alla
base
dell
'
edificazione
del
suo
impero
,
e
in
realtà
di
milanese
aveva
ben
poco
,
come
lei
ben
sa
.
Infatti
la
Fininvest
Spa
venne
anch
'
essa
fondata
a
Roma
il
21
marzo
del
1975
come
Srl
,
l'11
novembre
dello
stesso
anno
trasformata
in
Spa
con
2
miliardi
di
capitale
,
e
quindi
trasferita
nel
capoluogo
lombardo
.
Tutte
operazioni
,
queste
,
che
pensò
,
decise
e
attuò
proprio
lei
,
signor
Berlusconi.Dopo
la
fusione
,
ricorda
?
,
il
capitale
sociale
verrà
ulteriormente
aumentato
a
52
miliardi
(
al
valore
dell
'
epoca
,
equivalenti
a
più
di
166
miliardi
di
oggi
,
fonte
Istat
)
.
Bene
,
fermiamoci
qui
.
Signor
Berlusconi
,
i
17
miliardi
e
980
milioni
di
differenza
della
Fininvest
Srl
di
Roma
(
anno
1978
)
chi
glieli
fornì
?
Vorrei
conoscere
nomi
e
cognomi
di
questi
suoi
munifici
amici
e
anche
il
contenuto
delle
garanzie
che
lei
,
signor
Berlusconi
,
offrì
loro
.
Lo
stesso
dicasi
per
l
'
aumento
,
di
poco
successivo
,
a
52
miliardi
.
Naturalmente
le
chiedo
anche
notizie
sull
'
origine
dei
fondi
,
altri
2
miliardi
,
della
"
gemella
"
Fininvest
Spa
di
Milano
che
lei
fondò
nel
1975
,
anno
pessimo
per
ciò
che
attiene
al
credito
bancario
e
ancor
peggio
per
i
fondamentali
dell
'
economia
del
Paese
.
Sesto
quesito
:
lei
,
signor
Berlusconi
,
almeno
una
volta
in
passato
tentò
di
chiarire
il
motivo
dell
'
esistenza
delle
22
(
ma
c
'
è
chi
scrive
,
come
Giovanni
Ruggeri
,
autore
di
"
Berlusconi
,
gli
affari
del
Presidente
"
siano
molte
di
più
,
addirittura
38
)
"
Holding
Italiane
"
che
detengono
tuttora
il
capitale
della
Fininvest
,
esattamente
l
'
elenco
che
inizia
con
Holding
Italiana
Prima
e
termina
con
Holding
Italiana
Ventiduesima
.
Lei
sostenne
che
la
ragione
di
tale
castello
societario
sta
nell
'
aver
inventato
un
meccanismo
per
pagare
meno
tasse
allo
Stato
.
Così
pure
,
signor
Berlusconi
,
lei
ha
dichiarato
che
l
'
inventore
del
marchingegno
finanziario
,
che
ripeto
detiene
-
sono
sue
parole
-
l
'
intero
capitale
del
Gruppo
,
fu
Umberto
Previti
e
l
'
unico
scopo
per
il
quale
l
'
inventò
consisteva
-
e
consiste
tutt
'
oggi
-
nell
'
aver
abbattuto
di
una
considerevole
percentuale
le
tasse
,
ovvero
il
bottino
del
rapinoso
fisco
italiota
ai
suoi
danni
,
con
un
meccanismo
assolutamente
legale
.
Queste
,
mi
corregga
se
sbaglio
,
furono
le
ragioni
che
addusse
a
suo
tempo
,
signor
Berlusconi
,
per
spiegare
il
motivo
per
cui
il
capitale
della
Fininvest
è
suddiviso
così
.
È
una
motivazione
,
però
,
che
a
molti
appare
quanto
meno
curiosa
,
se
raffrontata
-
ad
esempio
-
con
l
'
assetto
patrimoniale
di
un
altro
big
dell
'
imprenditoria
nazionale
,
Giovanni
Agnelli
,
che
viceversa
ha
optato
da
molti
anni
per
una
trasparentissima
società
in
accomandita
per
detenere
e
definire
i
propri
beni
e
quote
del
Gruppo
Fiat
.
In
sostanza
lei
,
signor
Berlusconi
,
più
volte
ha
ribadito
che
"
dietro
"
le
22
Holding
c
'
è
soltanto
la
sua
persona
e
la
sua
famiglia
.
Non
avrò
mai
più
motivo
di
dubitare
di
questa
sua
affermazione
quando
lei
spiegherà
con
assoluta
chiarezza
le
ragioni
di
una
sua
scelta
a
dir
poco
stupefacente
.
Questa
:
c
'
è
un
indirizzo
-
a
Milano
-
che
lei
,
signor
Berlusconi
conosce
molto
bene
.
Si
tratta
di
via
Sant
'
Orsola
3
,
pieno
centro
cittadino
.
A
questo
indirizzo
nel
1978
nacque
una
società
fiduciaria
-
ovvero
dedita
alla
gestione
di
patrimoni
altrui
-
denominata
Par.Ma.Fid
.
A
fondarla
furono
due
commercialisti
,
Roberto
Massimo
Filippa
e
Michela
Patrizia
Natalini
.
Detto
questo
,
certo
rammenta
,
signor
Berlusconi
,
che
importanti
quote
di
diverse
delle
suddette
22
Holding
verranno
da
lei
intestate
proprio
alla
Par
.
Ma.Fid
.
Esattamente
il
10
%
della
Holding
Italiana
Seconda
,
Terza
,
Quarta
,
Quinta
,
Ventunesima
e
Ventiduesima
,
più
il
49%
della
Holding
Italiana
Prima
,
la
quale
-
in
un
perfetto
gioco
di
scatole
cinesi
-
a
sua
volta
detiene
il
100%
del
capitale
della
Holding
Italiana
Sesta
e
Settima
e
il
51%
della
Holding
Italiana
Ventiduesima
.
Vede
,
signor
Berlusconi
,
dovrebbe
chiarirmi
per
conto
di
chi
la
Par.Ma.Fid
.
gestirà
questa
grande
fetta
del
Gruppo
Fininvest
e
perché
lei
decise
di
affidare
proprio
a
questa
società
tale
immensa
fortuna
.
Infatti
lei
-
che
è
un
attento
lettore
di
giornali
e
ha
a
sua
disposizione
un
ferratissimo
nonché
informatissimo
staff
di
legali
civilisti
e
penalisti
-
non
può
non
sapere
che
la
Par.Ma.Fid
.
è
la
medesima
società
fiduciaria
che
ha
gestito
-
esattamente
nello
stesso
periodo
-
tutti
i
beni
di
Antonio
Virgilio
,
finanziere
di
Cosa
Nostra
e
grande
riciclatore
di
capitali
per
conto
dei
clan
di
Giuseppe
e
Alfredo
Bono
,
Salvatore
Enea
,
Gaetano
Fidanzati
,
Gaetano
Carollo
,
Carmelo
Gaeta
e
altri
boss
-
di
area
corleonese
e
non
-
operanti
a
Milano
nel
traffico
di
stupefacenti
a
livello
mondiale
e
nei
sequestri
di
persona
.
Quindi
,
signor
Berlusconi
,
a
chi
finivano
gli
utili
della
Fininvest
relativi
alle
quote
delle
Holding
in
mano
alla
Par.Ma.Fid
.
?
Per
conto
di
chi
la
Par.Ma.Fid
.
incassava
i
dividendi
e
gestiva
le
quote
in
suo
possesso
?
Chi
erano
-
mi
passi
il
termine
-
i
suoi
"
soci
"
,
signor
Berlusconi
,
nascosti
dietro
lo
schermo
anonimo
della
fiduciaria
di
via
Sant
'
Orsola
civico
3
?
Capisce
che
in
assenza
di
una
sua
precisa
quanto
chiarificatrice
risposta
che
faccia
apparire
il
volto
-
o
i
volti
-
di
coloro
che
per
anni
incasseranno
fior
di
quattrini
grazie
alla
Par.Ma.Fid
.
,
ovvero
alle
quote
della
Fininvest
detenute
dalla
Par.Ma.Fid
.
non
si
sa
per
conto
di
chi
,
sono
autorizzato
a
pensare
che
costoro
non
fossero
estranei
all
'
altro
"
giro
"
di
clienti
contemporaneamente
gestiti
da
questa
fiduciaria
,
clienti
i
cui
nomi
rimandano
direttamente
ai
vertici
di
Cosa
Nostra.Settimo
quesito
:
è
universalmente
noto
che
lei
,
signor
Berlusconi
,
come
imprenditore
è
"
nato
col
mattone
"
per
poi
approdare
alla
televisione
.
Proprio
sull
'
edificazione
del
network
tivù
è
incentrato
questo
punto
.
Lei
,
signor
Berlusconi
,
certamente
ricorda
che
sul
finire
del
1979
diede
incarico
ad
Adriano
Galliani
di
girare
l
'
Italia
ad
acquistare
frequenze
tivù
.
Lo
scopo
-
del
tutto
evidente
-
fu
quello
di
costituire
una
rete
di
emittenti
sotto
il
suo
controllo
,
signor
Berlusconi
,
in
modo
da
poter
trasmettere
programmi
,
ma
soprattutto
pubblicità
,
che
così
sarebbe
stata
"
nazionale
"
e
non
più
locale
.
La
differenza
dal
punto
di
vista
dei
fatturati
pubblicitari
,
ovviamente
,
era
enorme
.
Fu
un
piano
perfetto
.
Se
non
che
,
Adriano
Galliani
invece
di
buttarsi
a
capofitto
nell
'
acquisto
di
emittenti
al
Nord
,
iniziò
dal
Sud
e
precisamente
dalla
Sicilia
,
dove
entrò
in
società
con
i
fratelli
Inzaranto
di
Misilmeri
(
frazione
di
Palermo
)
nella
loro
Retesicilia
Srl
,
che
dal
13
novembre
1980
vedrà
nel
proprio
consiglio
di
amministrazione
Galliani
in
persona
a
fianco
di
Antonio
Inzaranto
.
Ora
lei
,
signor
Berlusconi
,
da
imprenditore
avveduto
qual
è
,
non
può
non
avere
preso
informazioni
all
'
epoca
sui
suoi
nuovi
soci
palermitani
,
personaggi
molto
noti
da
quelle
parti
per
ben
altre
questioni
,
oltre
la
tivù
.
Infatti
Giuseppe
Inzaranto
,
fratello
di
Antonio
nonché
suo
partner
,
è
marito
della
nipote
prediletta
di
Tommaso
Buscetta
.
No
,
sia
chiaro
,
non
mi
riferisco
al
"
pentito
Buscetta
"
del
1984
,
ma
al
super
boss
che
nel
'79
è
ancora
braccio
destro
di
Pippo
Calò
e
amico
intimo
di
Stefano
Bontate
,
il
capo
dei
capi
della
mafia
siciliana
.
Quindi
,
signor
Berlusconi
,
perché
entrò
in
affari
-
tramite
Adriano
Galliani
-
con
gente
di
questa
risma
?
C
'
è
da
notare
,
oltre
tutto
,
che
i
fratelli
Inzaranto
sono
di
Misilmeri
.
Le
dice
niente
,
signor
Berlusconi
,
questo
nome
?
Guardi
che
glielo
sto
chiedendo
con
grande
serietà
.
Infatti
proprio
di
Misilmeri
sono
originari
i
soci
siciliani
della
nobile
famiglia
Rasini
che
assieme
alla
famiglia
Azzaretto
-
nativa
di
Misilmeri
,
appunto
-
fondò
nel
1955
la
banca
di
Piazza
Mercanti
,
la
Banca
Rasini
.
Giuseppe
Azzaretto
e
suo
figlio
,
Dario
Azzaretto
,
sono
persone
delle
quali
lei
,
signor
Berlusconi
,
con
ogni
probabilità
sentiva
parlare
addirittura
in
casa
da
suo
padre
.
Gli
Azzaretto
erano
-
con
i
Rasini
-
i
diretti
superiori
di
suo
padre
Luigi
,
signor
Berlusconi
.
Gli
Azzaretto
di
Misilmeri
davano
ordini
a
suo
padre
,
signor
Berlusconi
,
che
per
molti
anni
fu
loro
procuratore
,
il
primo
procuratore
della
Banca
Rasini
.
Certo
non
le
vengo
a
chiedere
con
quali
capitali
-
e
di
chi
-
Giuseppe
Azzaretto
riuscì
ad
affiancarsi
nel
1955
ai
potenti
Rasini
di
Milano
,
tenuto
conto
che
Misilmeri
è
tutt
'
oggi
una
tragica
periferia
della
peggiore
Palermo
,
però
che
a
lei
Misilmeri
possa
risultare
del
tutto
sconosciuta
,
mi
appare
inverosimile
.
Ora
le
ripeto
la
domanda
:
si
informò
sulla
"
serietà
"
e
la
"
moralità
"
dei
nuovi
soci
-
il
clan
Inzaranto
-
quando
tra
il
1979
e
l'80
diverranno
parte
fondamentale
della
sua
rete
tivù
nazionale
?
Ottavo
quesito
:
certo
a
lei
,
signor
Berlusconi
,
il
nome
della
società
Immobiliare
Romana
Paltano
non
può
risultare
sconosciuto
.
È
impossibile
non
ricordi
che
nel
1974
la
suddetta
,
12
milioni
di
capitale
,
finì
sotto
il
suo
controllo
amministrata
da
Marcello
Dell
'
Utri
,
perché
proprio
sui
terreni
di
questa
società
lei
darà
corso
all
'
iniziativa
edilizia
denominata
Milano3
.
Così
pure
ricorderà
che
nel
1976
l
'
esiguo
capitale
di
12
milioni
aumenterà
a
500
,
e
che
il
12
maggio
del
1977
salirà
ulteriormente
a
1
(
un
)
miliardo
,
e
che
cambierà
anche
la
sua
denominazione
in
Cantieri
Riuniti
Milanesi
Spa
.
Come
al
solito
,
vengo
subito
al
dunque
:
anche
in
questo
ennesimo
caso
,
chi
le
fornì
,
signor
Berlusconi
,
questi
forti
capitali
per
aumentare
la
portata
finanziaria
di
quella
che
era
una
modestissima
impresa
del
valore
di
soli
12
milioni
quando
la
acquistò
?
Nono
quesito
:
lei
,
signor
Berlusconi
,
certamente
rammenta
che
il
4
maggio
1977
a
Roma
fondò
l
'
Immobiliare
Idra
col
capitale
di
1
(
un
)
milione
.
Questa
società
,
che
oggi
possiede
beni
immobili
pregiatissimi
in
Sardegna
,
l
'
anno
successivo
-
era
il
1978
-
aumentò
il
proprio
capitale
a
900
milioni
.
Signor
Berlusconi
,
da
dove
arrivarono
gli
899
milioni
(
4
miliardi
e
45
milioni
d
'
oggi
,
fonte
Istat
)
che
fecero
la
differenza
?
Decimo
quesito
:
signor
Berlusconi
,
in
più
occasioni
lei
ha
usato
per
mettere
in
porto
affari
di
vario
genere
-
l
'
acquisto
dell
'
attaccante
Lentini
dal
Torino
Calcio
,
ad
esempio
-
la
finanziaria
di
Chiasso
denominata
Fimo
.
Anche
in
questo
caso
,
come
nel
precedente
riferito
alla
Par.Ma
.
Fid
.
,
lei
ha
scelto
una
società
fiduciaria
-
questa
volta
domiciliata
in
Svizzera
-
al
cui
riguardo
le
cronache
giudiziarie
si
erano
largamente
espresse
.
Tenuto
conto
della
potenza
dello
staff
informativo
che
la
circonda
,
signor
Berlusconi
,
mi
appare
del
tutto
inverosimile
che
lei
non
abbia
saputo
,
circa
la
Fimo
di
Chiasso
,
che
è
stata
per
lungo
tempo
il
canale
privilegiato
di
riciclaggio
usato
da
Giuseppe
Lottusi
,
arrestato
il
15
novembre
del
1991
mentre
"
esportava
"
forti
capitali
della
temibile
cosca
palermitana
dei
Madonia
.
Così
pure
non
le
sarà
sfuggito
che
Lottusi
venne
condannato
a
20
anni
di
reclusione
per
quei
reati
.
Tuttora
è
in
carcere
a
scontare
la
pena
.
Ebbene
,
signor
Berlusconi
,
se
quel
gangster
finì
in
galera
il
15
novembre
del
'91
,
nella
primavera
del
1992
-
cioè
pochi
mesi
dopo
quel
fatto
che
campeggiò
con
dovizia
di
particolari
,
anche
circa
la
Fimo
,
sulle
prime
pagine
di
tutti
i
giornali
-
il
suo
Milan
"
pagò
"
una
forte
somma
"
in
nero
"
-
estero
su
estero
-
per
la
cessione
di
Gianluigi
Lentini
,
e
usò
per
la
transazione
proprio
la
screditatissima
Fimo
,
fiduciaria
di
narcotrafficanti
internazionali
.
Perché
,
signor
Berlusconi
?
Ecco
,
queste
sono
le
domande
.
Risponda
,
signor
Berlusconi
.
Presto
.
Come
ha
visto
,
di
"
pentiti
"
veri
o
presunti
non
c
'
è
traccia
negli
11
quesiti
.
Semmai
c
'
è
il
profumo
di
centinaia
di
miliardi
che
tra
il
1968
e
il
1979
finirono
nelle
sue
mani
,
signor
Berlusconi
.
E
tuttora
non
si
sa
da
dove
arrivarono
.
Poiché
c
'
è
chi
l
'
accusa
che
quell
'
oceano
di
quattrini
provenne
dalle
casse
di
Cosa
Nostra
e
sta
indagando
proprio
su
questo
,
prego
,
schianti
ogni
possibile
infamia
dicendo
semplicemente
la
verità
.
Punto
per
punto
,
nome
per
nome
.
È
un
'
occasione
d
'
oro
per
farla
finita
una
volta
per
tutte
.
Sappia
che
d
'
ora
in
poi
il
silenzio
non
le
è
più
consentito
né
come
imprenditore
,
né
come
politico
,
né
come
uomo
.
StampaQuotidiana ,
Nei
movimenti
femminili
,
ciò
che
mi
sembra
sommamente
sbagliato
è
lo
spirito
di
competizione
con
il
sesso
opposto
,
e
lo
spirito
d
'
orgoglio
.
Le
parole
«
donna
è
bello
»
non
hanno
nessun
senso
.
In
verità
essere
una
donna
non
è
né
bello
né
brutto
,
oppure
è
tutt
'
e
due
,
lo
stesso
come
essere
un
uomo
.
Ne
sbagliato
scoprire
delle
ragioni
d
'
orgoglio
,
o
delle
ragioni
d
'
avvilimento
,
nella
propria
nascita
o
origine
,
o
nella
propria
condizione
umana
.
Riguardo
all
'
essere
ebrei
,
è
sbagliato
esserne
avviliti
,
sbagliato
gloriarsene
.
Riguardo
all
'
essere
omosessuali
,
è
sbagliato
esserne
umiliati
,
sbagliato
esserne
orgogliosi
.
L
'
atteggiamento
giusto
è
sentire
,
nei
confronti
della
propria
condizione
umana
,
una
totale
indifferenza
.
Una
fra
le
cose
che
oggi
avvelenano
il
mondo
,
è
la
retorica
costruita
sopra
delle
semplici
condizioni
umane
.
Si
suole
dire
che
l
'
orgoglio
ideologico
,
nei
movimenti
femminili
per
esempio
,
è
generato
da
secoli
di
umiliazioni
e
persecuzioni
,
ed
è
perciò
giustificabile
e
comprensibile
.
Questo
significa
che
bisogna
accordare
loro
indulgenza
,
se
assumono
atteggiamenti
sbagliati
,
se
commettono
errori
.
Ma
l
'
indulgenza
va
accordata
agli
errori
delle
persone
singole
,
non
agli
errori
delle
idee
.
Alle
idee
si
chiede
che
siano
vere
e
giuste
,
subito
e
in
assoluto
.
Non
credo
che
gli
esseri
umani
abbiano
,
in
quanto
esseri
umani
,
nessuna
giusta
ragione
d
'
orgoglio
.
Non
credo
che
sia
una
giusta
ragione
d
'
orgoglio
né
essere
una
donna
,
né
essere
un
uomo
,
né
essere
un
omosessuale
.
Non
credo
che
sia
una
ragione
d
'
orgoglio
né
l
'
essere
madre
,
né
l
'
essere
padre
,
né
il
non
esserlo
.
Meno
ancora
credo
che
una
di
queste
condizioni
umane
sia
una
ragione
d
'
umiliazione
.
Allo
stesso
modo
,
non
credo
che
sia
una
ragione
d
'
orgoglio
appartenere
alla
schiera
dei
giovani
,
né
credo
che
appartenere
alla
schiera
dei
vecchi
sia
umiliante
.
Simili
condizioni
umane
,
in
se
stesse
,
non
sono
evidentemente
né
un
merito
,
né
una
colpa
.
Portarle
come
dei
meriti
,
o
delle
colpe
,
è
un
'
attitudine
di
assoluta
stolidità
e
irrealtà
.
Tutto
questo
appare
ovvio
,
ma
è
accaduto
che
nel
mondo
presente
,
si
siano
riempite
le
strade
di
fiumane
d
'
orgoglio
e
d
'
umiliazione
e
che
tali
fiumane
siano
di
qualità
sessuale
,
o
razziale
,
o
generazionale
.
I
meriti
e
le
colpe
sono
cosa
strettamente
individuale
,
inscindibile
dalla
coscienza
di
ogni
essere
singolo
.
Ciascuno
di
noi
conosce
le
proprie
colpe
e
i
propria
meriti
,
e
se
ne
gloria
o
se
ne
avvilisce
dentro
di
sé
.
Riguardo
all
'
orgoglio
,
esso
è
legittimo
in
una
persona
,
per
un
'
azione
singola
che
questa
stessa
persona
ha
compiuto
.
E
però
legittimo
e
tollerabile
se
non
dura
più
d
'
un
istante
.
Quando
lo
sentiamo
protrarsi
nel
tempo
,
ne
sentiamo
la
stolidità
e
l
'
irrealtà
.
Quando
diventa
un
'
attitudine
dello
spirito
,
non
è
più
tollerabile
.
Non
lo
tollerano
gli
altri
in
noi
,
e
non
lo
tolleriamo
noi
in
noi
stessi
,
se
guardiamo
in
noi
stessi
con
un
giusto
sguardo
.
L
'
orgoglio
riveste
la
nostra
stessa
immagine
,
dentro
di
noi
,
di
uniformi
e
di
insegne
,
che
la
separano
dalle
comunità
.
Riguardo
all
'
avvilimento
,
è
anch
'
esso
legittimo
soltanto
se
episodico
e
momentaneo
.
Ma
quando
diventa
un
'
attitudine
dello
spirito
,
a
sua
volta
veste
allora
la
nostra
stessa
immagine
di
un
'
uniforme
,
la
copre
di
grigi
grembiali
e
la
induce
a
scivolare
via
a
testa
bassa
.
Si
tratta
un
'
attitudine
dello
spirito
forse
meno
intollerabile
dell
'
orgoglio
,
perché
più
disarmata
e
più
mite
,
e
perché
i
negletti
grembiali
sono
ben
meglio
delle
insegne
dei
capitani
.
è
però
un
'
attitudine
dello
spirito
sbagliata
e
viziata
non
meno
dell
'
orgoglio
,
quando
ricopre
e
schiaccia
l
'
intiera
nostra
esistenza
,
nel
passato
,
nel
presente
e
nel
futuro
.
Anche
il
grigiore
dell
'
avvilimento
è
un
modo
di
pensare
la
nostra
immagine
separata
dalle
comunità
.
Ora
noi
possiamo
sentirci
,
in
mezzo
alle
comunità
,
soli
e
diversi
,
ma
il
desiderio
di
rassomigliare
ai
nostri
simili
e
il
desiderio
di
condividere
il
più
possibile
il
destino
comune
è
qualcosa
che
dobbiamo
custodire
nel
corso
della
nostra
esistenza
e
che
se
si
spegne
è
male
.
Di
diversità
e
solitudine
,
e
di
desiderio
di
essere
come
tutti
,
è
fatta
la
nostra
infelicità
e
tuttavia
sentiamo
che
tale
infelicità
forma
la
sostanza
migliore
della
nostra
persona
ed
è
qualcosa
che
non
dovremmo
perdere
mai
.
Ragioni
di
scoprirci
diversi
in
mezzo
alle
comunità
,
noi
ne
abbiamo
infinite
,
e
ciascuno
trova
prontamente
le
proprie
,
o
le
ha
trovate
e
coltivate
fin
dalla
più
lontana
infanzia
.
Tutti
o
quasi
tutti
siamo
o
donne
,
o
ebrei
,
o
omosessuali
,
oppure
siamo
diversi
semplicemente
per
inclinazione
alla
diversità
,
per
malinconia
,
per
timidezza
,
per
nevrosi
,
per
silenzio
.
Siamo
tutti
«
diversi
»
.
L
'
essenziale
è
portare
giustamente
la
propria
diversità
,
l
'
essenziale
è
non
farne
né
un
'
insegna
né
un
'
uniforme
,
e
mescolarla
silenziosamente
nelle
infinite
diversità
degli
altri
,
in
quelle
che
noi
riteniamo
le
comunità
dei
non
diversi
e
normali
.
Comunque
,
l
'
orgoglio
e
l
'
avvilimento
sono
i
nostri
stati
d
'
animo
abituali
,
e
noi
usiamo
passare
dall
'
uno
all
'
altro
come
dalla
notte
al
mattino
.
Finché
sono
i
nostri
sentimenti
individuali
,
e
finché
sono
volubili
e
momentanei
,
non
sono
di
qualità
scadente
.
Diventano
però
di
qualità
deteriore
e
scadente
se
diventano
il
fondamento
di
un
'
idea
.
A
muovere
le
idee
e
a
portarle
avanti
dovrebbero
essere
dei
sentimenti
di
qualità
superiore
e
nobile
,
e
fatti
per
essere
innalzati
su
un
piano
universale
.
Sono
di
questa
qualità
e
natura
l
'
impegno
civile
,
la
solidarietà
umana
,
il
senso
della
giustizia
,
il
coraggio
.
La
parola
«
valori
»
è
una
parola
che
oggi
adoperiamo
e
leggiamo
con
diffidenza
,
perché
è
stata
adoperata
troppo
e
male
,
si
è
scolorita
e
sembra
non
significare
più
nulla
.
Tuttavia
è
forse
proprio
questa
parola
che
è
necessario
adoperare
per
mettere
in
chiaro
ciò
che
può
essere
innalzato
su
un
piano
universale
.
L
'
orgoglio
non
è
un
valore
e
non
ha
qualità
universale
.
L
'
orgoglio
ideologico
,
noi
lo
detestiamo
e
ci
fa
orrore
,
quando
prende
forma
di
orgoglio
di
patria
.
Lo
riconosciamo
allora
in
tutta
la
sua
turpitudine
.
Nesso
è
orribile
perché
irreale
.
E
orribile
anche
e
soprattutto
perché
è
una
sorgente
di
odio
,
perché
cerca
intorno
a
sé
delle
armi
per
uccidere
i
propri
nemici
,
quelli
che
pensa
come
propri
nemici
,
e
separa
un
paese
dalla
folla
dei
paesi
,
lo
separa
colmandolo
di
ideologiche
vanità
e
irrealtà
.
L
'
orgoglio
di
sesso
nei
movimenti
femminili
è
però
assai
simile
all
'
orgoglio
di
patria
,
poiché
ne
assume
le
fattezze
,
ne
assume
gli
aspetti
aggressivi
e
faziosi
,
la
grottesca
e
irreale
combattività
.
Essere
donne
,
essere
ebrei
,
essere
o
diventare
omosessuali
,
è
come
essere
nati
in
un
paese
o
in
un
altro
.
La
persona
adulta
è
tenuta
a
trarre
,
dalle
origini
che
le
ha
assegnato
il
caso
,
i
massimi
beni
possibili
,
e
la
massima
quantità
possibile
di
conoscenza
della
propria
terra
.
Ma
alle
umiliazioni
e
oppressioni
e
persecuzioni
che
la
società
ha
inflitto
o
infligge
alle
donne
,
o
agli
omosessuali
,
o
agli
ebrei
,
donne
e
omosessuali
e
ebrei
sono
tenuti
a
rispondere
come
se
umiliazioni
e
oppressioni
e
persecuzioni
non
offendessero
soltanto
loro
ma
l
'
intiera
collettività
degli
uomini
.
Nessi
sono
tenuti
a
rispondere
non
con
le
miserabili
combattività
dell
'
orgoglio
ingiuriato
ma
con
l
'
indifferenza
ai
propri
fatti
personali
e
territoriali
che
contraddistingue
la
vera
e
adulta
libertà
.
Ne
invalso
oggi
il
costume
di
radunare
alcuni
gruppi
umani
in
sorte
di
eserciti
,
che
si
propongono
di
imitare
i
partiti
politici
,
o
anzi
dichiarano
di
muoversi
al
seguito
di
insegne
o
bandiere
.
Ma
i
partiti
politici
nascono
da
scelte
politiche
,
ideologiche
,
morali
.
I
migliori
fra
i
partiti
politici
sono
fondati
su
idee
vere
,
su
un
vero
e
reale
e
possibile
disegno
del
mondo
,
e
le
loro
idee
,
partendo
da
valori
universali
,
sono
nel
loro
contenuto
migliore
libere
da
ogni
specie
di
orgoglio
ideologico
,
quindi
chiare
e
secche
.
Le
separazioni
che
si
creano
fra
la
gente
,
per
motivi
politici
,
hanno
un
senso
.
Le
separazioni
che
si
creano
fra
la
gente
,
quando
non
perseguono
un
chiaro
disegno
del
mondo
,
non
hanno
nessun
senso
.
Le
separazioni
che
si
delineano
fra
i
gruppi
umani
,
le
alleanze
fra
donne
,
o
fra
omosessuali
,
o
fra
ebrei
,
non
hanno
nessun
senso
perché
non
ubbidiscono
a
una
scelta
politica
,
ma
si
basano
su
un
lontano
fatto
d
'
origine
,
legato
all
'
ora
della
nascita
,
o
magari
,
come
è
forse
nel
caso
degli
omosessuali
,
legato
a
una
lontana
decisione
infantile
.
Identificare
le
condizioni
umane
con
i
partiti
politici
è
perciò
irreale
.
Non
esiste
,
fra
le
condizioni
umane
e
i
partiti
politici
,
nessuna
specie
di
affinità
.
Una
condizione
umana
non
è
frutto
di
scelta
,
ma
discende
dal
destino
e
dal
caso
.
I
movimenti
femminili
non
saranno
mai
un
partito
politico
,
perché
mentre
è
ben
possibile
immaginare
un
mondo
governato
dalle
forze
d
'
una
determinata
e
nuova
classe
sociale
,
immaginare
un
mondo
composto
esclusivamente
di
donne
e
dominato
da
loro
è
impossibile
,
irreale
e
mortale
.
StampaQuotidiana ,
A
una
settimana
dal
voto
,
una
riflessione
più
pacata
può
integrare
,
e
in
parte
correggere
,
le
riflessioni
immediate
.
La
prima
considerazione
è
che
se
l
'
insuccesso
della
sinistra
è
fuori
discussione
,
la
vittoria
della
destra
è
meno
evidente
di
quanto
i
commenti
dei
primi
giorni
abbiano
lasciato
intendere
.
Non
si
può
dire
che
gli
italiani
abbiano
scelto
Berlusconi
:
su
48
milioni
di
elettori
solo
8
hanno
votato
per
Forza
Italia
.
Dopo
il
confronto
televisivo
con
Occhetto
,
il
Cavaliere
,
in
una
festa
con
i
suoi
sostenitori
,
deplorando
di
non
poter
utilizzare
appieno
il
suo
apparato
propagandistico
aveva
detto
di
temere
che
un
consenso
giunto
al
40
per
cento
potesse
scendere
al
20
.
Aggiungeva
,
però
,
che
gli
ultimi
sondaggi
(
da
non
rendere
pubblici
)
gli
assicuravano
ancora
un
terzo
dei
suffragi
.
Era
il
23
marzo
.
Cinque
giorni
dopo
,
Forza
Italia
si
assestava
proprio
al
21
per
cento
,
solo
mezzo
punto
in
più
dello
sconfitto
PDS
.
Sconfitta
,
in
termini
di
voti
,
era
anche
la
Lega
,
che
col
suo
8,4
per
cento
scendeva
al
di
sotto
del
livello
del
1992
,
dopo
che
nel
1993
il
suo
consenso
poteva
valutarsi
al
20
per
cento
.
Il
risultato
migliore
del
Polo
della
libertà
e
del
Buon
governo
era
quello
di
Alleanza
Nazionale
,
il
cui
13,6
per
cento
è
determinante
nel
collocare
il
Polo
al
di
sopra
del
40
per
cento
.
Senza
la
Fiamma
lo
schieramento
,
col
29,4
per
cento
,
sarebbe
di
un
solo
punto
al
di
sopra
dei
progressisti
,
che
,
senza
Rifondazione
,
inutilizzabile
come
forza
di
governo
,
si
collocano
al
28,4
.
Queste
cifre
ridimensionano
il
quadro
di
una
destra
trionfante
e
di
una
sinistra
a
pezzi
.
È
un
'
immagine
rafforzata
dal
grande
divario
di
seggi
alla
Camera
,
conseguenza
sia
della
legge
elettorale
che
di
una
sua
utilizzazione
da
parte
di
un
elettorato
che
ha
preferito
la
polarizzazione
alla
frammentazione
:
da
qui
la
frana
degli
alleati
non
comunisti
del
PDS
e
le
proporzioni
della
sconfitta
progressista
nel
lombardo
-
veneto
.
Proprio
perché
è
stato
il
lombardo
-
veneto
,
con
la
Lega
,
a
battere
i
partiti
della
Prima
Repubblica
,
si
può
capire
la
difficoltà
di
Bossi
.
Non
è
detto
che
il
suo
problema
sia
quello
di
venir
meno
all
'
impegno
di
non
fare
«
mai
»
un
governo
con
i
«
fascisti
»
,
con
la
«
destra
forcaiola
»
.
Se
si
trattasse
solo
di
modificare
una
posizione
non
sarebbe
la
prima
volta
nella
vita
politica
.
Ma
il
fatto
è
che
omologandosi
a
una
destra
egemonizzata
da
Forza
Italia
,
la
Lega
potrebbe
ridursi
a
un
soggetto
marginale
nel
giro
di
un
anno
,
già
alle
elezioni
regionali
del
1995
.
La
distribuzione
del
43
per
cento
dei
voti
che
la
Lega
aveva
raccolto
a
Milano
nello
scorso
giugno
(
oggi
15
alla
Lega
,
28
a
Berlusconi
)
è
per
Bossi
un
campanello
d
'
allarme
che
potrebbe
trasformarsi
in
un
rintocco
funebre
.
Egli
ha
oggi
il
gruppo
parlamentare
più
numeroso
,
al
quale
spetterebbe
il
primo
incarico
per
la
formazione
del
governo
in
assenza
di
una
maggioranza
precostituita
.
Ma
è
un
vantaggio
temporaneo
,
in
una
situazione
precaria
.
Se
la
Lega
non
trasforma
il
federalismo
da
slogan
in
progetto
preciso
,
il
suo
destino
potrebbe
essere
segnato
.
Quella
di
Bossi
non
è
una
pretattica
,
come
afferma
Fini
,
ma
esigenza
di
sopravvivenza
.
Ed
è
questa
situazione
che
offre
al
PDS
una
occasione
che
potrebbe
cogliere
,
se
il
suo
gruppo
dirigente
passasse
la
mano
,
invece
di
rimanere
paralizzato
nella
rassegnazione
.
Occhetto
e
D
'
Alema
possono
uscire
onorevolmente
di
scena
e
contribuire
al
ruolo
che
il
partito
può
svolgere
con
la
loro
esperienza
di
parlamentari
.
Questo
ruolo
non
si
capisce
perché
debba
essere
quello
di
assistere
inerti
,
all
'
opposizione
,
a
un
governo
egemonizzato
da
Forza
Italia
.
Questo
governo
potrebbe
essere
in
grado
di
promuovere
quell
'
ampio
consenso
che
Berlusconi
sperava
e
che
non
ha
ottenuto
,
tanto
che
al
Senato
manca
la
maggioranza
.
Essa
sarebbe
comunque
risicata
(
e
probabilmente
inadeguata
ai
compiti
che
l
'
attendono
)
,
anche
col
voto
dei
senatori
a
vita
della
vecchia
DC
.
Un
PDS
rinnovato
al
vertice
potrebbe
proporsi
per
il
sostegno
esterno
a
una
coalizione
con
forte
maggioranza
nei
due
rami
del
Parlamento
,
in
grado
di
procedere
rapidamente
al
necessario
riassetto
istituzionale
,
con
quella
larga
autonomia
di
macroregioni
che
non
si
vede
come
Alleanza
Nazionale
potrebbe
accettare
.
Senza
una
mossa
d
'
anticipo
,
l
'
attendere
che
siano
Segni
,
Pannella
e
Formigoni
ad
ampliare
l
'
orizzonte
della
destra
non
aprirebbe
la
via
a
una
opposizione
in
grado
di
essere
alternativa
ma
a
una
egemonia
moderata
proiettata
verso
il
Duemila
.
Un
PDS
protagonista
costituente
della
Seconda
Repubblica
potrebbe
invece
superare
la
frustrazione
del
28
marzo
,
che
in
caso
contrario
potrebbe
protrarsi
indefinitamente
.