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> anno_i:[1970 TO 2000}
Cittadini di serie B ( Romeo Rosario , 1974 )
StampaQuotidiana ,
Per i più , il 1968 richiama alla mente il maggio francese , la Sorbona occupata , i dieci milioni di scioperanti , i tre minuti di De Gaulle alla Televisione , la grande marcia ai Champs - Elysées : dimostrazione drammatica di ciò che possa , in un momento decisivo della vita di un grande paese , la statura eccezionale di un uomo , l ' energia di una classe dirigente , la maturità politica di una società risoluta a difendere i valori primari della propria tradizione civile . E tuttavia , quella data ha un significato assai maggiore per l ' Italia che per la Francia . Perché in Francia si trattò di un episodio , non privo certo di conseguenze , e che anzi ebbe parte nel determinare , l ' anno successivo , la caduta dello stesso De Gaulle ; ma esso non modificò nel profondo la fisionomia della vita politica e della società francesi , mentre da noi gli eventi di quell ' anno tagliano in due la storia del dopoguerra , e aprono la nuova fase che viviamo tuttora . Ricordiamo . Tutto cominciò nelle università , dietro lo schermo dell ' antico privilegio che si voleva escludesse la forza pubblica dalla sede degli studi . Si videro allora i più dichiarati progressisti , i fautori dell ' università di massa , gli assertori di una totale rottura col passato , farsi paladini all ' estremo della medioevale tradizione immunitaria . Dietro quello schermo , il campo fu libero all ' azione di gruppi organizzati , decisi a imporre comunque la propria volontà , ad assumere il controllo fisico delle sedi universitarie , a impedirne il funzionamento sino alla soppressione di ogni dissenso . Dalle università il metodo si estese alle fabbriche , agli uffici pubblici , alle banche , agli aeroporti ; e l ' amnistia per i ventiquattromila reati denunciati in occasione dell ' autunno caldo ne consacrò e generalizzò la legittimità . Non che si possa parlare di ricorso permanente alla violenza fisica , all ' aggressione e al pestaggio , che non sono certo mancati , ma in un dosaggio oculato che , unito all ' intimidazione sistematica e a una serie di minori ma ininterrotte vessazioni , nella più parte dei casi si è rivelato sufficiente allo scopo . E non è neppure che dall ' altra parte mancassero dissensi e volontà di resistenza : ma , nella mancanza di ogni leadership politica , e nella totale latitanza dei partiti democratici di centro , l ' accusa di fascismo , agevolata dalla presenza di movimenti di estrema destra sempre pronti ad assumersi la paternità di ogni opposizione alle sinistre , è bastata quasi sempre a eliminare dalla scena tutti coloro , ed erano la grande maggioranza , che semplicemente aspiravano a garantirsi l ' esercizio dei propri diritti e l ' osservanza , persino , dei propri doveri . In tal modo si è avuto , in ogni settore della vita del paese , non tanto il rovesciamento del vecchio ordine di cose quanto la proliferazione di una serie di organismi di fatto che si affiancano e si contrappongono a quelli legalmente competenti a esercitare i poteri decisionali : senza riuscire , nella più parte dei casi , a sostituirli , ma forti abbastanza da paralizzarli , da bloccare l ' attuazione di ogni direttiva generale che non sia approvata dai detentori del potere in loco , da contrapporre , alla legge che si dice risultante della volontà generale . l ' altra più concreta che si traduce nella imposizione di norme e comportamenti ai diretti interessati . Realizzazione estrema e in certo modo emblematica di questo processo i recenti episodi di disobbedienza civile , nei quali la sostituzione del nuovo tipo di legge alla vecchia ha assunto forme più visibili agli occhi di tutti . Nel linguaggio di certi settori politici ciò è diventato la « crescita democratica del Paese » . Ma per vedere di che democrazia si tratti sarà opportuno allargare il discorso al significato di queste novità nei rapporti tra le forze politiche e , anzi , nei rapporti dei cittadini tra loro . Anzitutto , si è avuto un vistoso spostamento nei rapporti di forza tra i partiti politici , del tutto indipendente dal numero dei suffragi elettorali che essi riuscivano a raccogliere . I partiti o movimenti , parlamentari ed extraparlamentari , che possono disporre di una efficiente « organizzazione di massa » , e cioè della capacità di assicurare la presenza attiva sul luogo della vertenza - scuola , fabbrica , ospedale o ufficio pubblico che sia - di gruppi di propri aderenti decisi a prevalere senza troppo badare ai mezzi , hanno visto crescere in modo determinante il proprio peso politico ; mentre gli altri , spesso organizzati in vista di finalità meramente elettorali , hanno subito uno scadimento senza precedenti , che in un secondo tempo non ha mancato di avere i prevedibili effetti anche sul piano elettorale . La dissociazione di potere e responsabilità in Italia ha assunto negli ultimi anni dimensioni macroscopiche , talora vicine alla condizioni limite dell ' assoluta separazione . Lasciamo da parte la vicenda propriamente sindacale , dove l ' elemento economico gioca un ruolo che spesso modifica profondamente le linee del quadro . Ma sul piano politico è chiaro che la massima secondo la quale per ottenere l ' approvazione di una legge una dimostrazione di piazza conta più di qualunque discorso del più grande oratore parlamentare ( Burdeau ) ha avuto da noi verifiche che minacciano di ridurre a una lustra la sovranità dei cittadini espressa dal Parlamento . E , infatti , lo stesso fondamento della democrazia a suffragio universale che ha finito per essere incrinato in modo sempre più vistoso , come da anni hanno rilevato i più attenti osservatori della nostra vita pubblica . Il principio del suffragio universale vorrebbe infatti che la volontà politica della maggioranza , impersonata dal governo liberamente eletto , giungesse attraverso la pubblica amministrazione a reggere gli affari comuni . Ma è chiaro che una pubblica amministrazione paralizzata o impotente tutte le volte che si scontra con gli interessi particolari , e ridotta anzi essa stessa a una congerie di gruppi e di privilegi sezionali , non è in grado di tradurre in atto alcun genere di volontà politica : col risultato di annullare e render privo di efficacia l ' esercizio stesso del diritto di voto da parte di estesissime categorie di cittadini , e cioè di annullarne di fatto i diritti politici , che nella gran parte si riducono per essi appunto all ' esercizio del voto . Si è dunque finito col discriminare di fatto i cittadini in due grandi categorie , delle quali una soltanto dotata di diritti politici , nella misura in cui dispone di strumenti atti a esercitarli nel contesto della nostra società ; e l ' altra pervasa invece da un sentimento profondo di deprivazione e d ' ingiustizia , per la confusa sensazione di essere stata spossessata di una serie di poteri e di diritti che un tempo le appartennero , e dei quali peraltro si continua a proclamare da ogni parte l ' intangibile sacralità . Non è detto che la spinta nata dai fatti del 1968 non possa tradursi , alla lunga , in forme di vera democrazia . Quel che è certo è che non potrà mai essere qualificata democratica la negazione dei diritti politici a intere categorie di cittadini . Riportare questi cittadini in seno alla società politica , quali membri attivi in grado di parteciparvi efficacemente e di farvi valere la propria presenza e il proprio diritto , è oggi il compito primario di chi si proponga , di fatto e non a parole , di realizzare una democrazia moderna nel nostro paese .
«Steccati» fuori dal tempo ( Romeo Rosario , 1975 )
StampaQuotidiana ,
Nessuno « steccato » si è mostrato più tenace nel mondo politico italiano di quello che segna il confine tra i partiti di democrazia laica e lo schieramento cattolico . Trent ' anni di stretta collaborazione politica non sono bastati a superarlo , e in occasione del referendum esso è riapparso ( o almeno così è sembrato ) più netto che mai . Nei cattolici , quella separazione si richiama al ricordo di decenni di minorità politica , alla difficile sopravvivenza nel quadro di uno Stato sorto nel segno della civiltà laica e razionalista , eretto sulle rovine del potere temporale e intinto di massoneria . Per i laici , è in gioco un patrimonio ideale certo non minore , formatosi in due secoli di battaglie civili che sono tanta parte della nostra storia . Uguaglianza dei cittadini di tutte le confessioni davanti alla legge , libertà di pensiero , sviluppo di una concezione della vita tutta protesa a costruire su questa terra , e solo su di essa , il destino e l ' avvenire dell ' uomo , emancipazione dalle forme più pesanti e visibili di autoritarismo nella vita morale e nel costume : nessun italiano potrebbe far getto di tutto ciò senza negare la propria appartenenza al mondo e alla civiltà moderna . Ma proprio l ' universalità di questi convincimenti induce a chiedersi se quella separazione e contrapposizione abbia ancora un ' attualità politica e morale , o se non sia piuttosto uno dei tanti avanzi del passato che proiettano la loro ombra su una realtà che non ha ancora saputo prendere coscienza del loro superamento . Nell ' Italia di oggi la libertà di pensiero , la tolleranza religiosa , la laicità della scuola sono problemi già risolti da un pezzo a livello delle istituzioni , e una profonda trasformazione del costume in senso laico si avverte in strati sempre più larghi della società . Non solo lo schieramento pressoché unanime della cultura e dei mezzi d ' informazione in occasione del referendum ha mostrato l ' assoluta prevalenza che le tesi laiche hanno ormai conquistato in quegli ambienti : ma gran parte delle forze cattoliche più significative , fuori e dentro le strutture ecclesiastiche , hanno ormai fatto propri quei princìpi , con motivazioni diverse certamente , ma in maniera da giungere in concreto a posizioni analoghe e spesso coincidenti . Lo scontro sul divorzio è stato in effetti aggravato da evidenti riflessi politici : ma lo stesso tono di civiltà su cui esso è avvenuto mostra come anche le divergenze che rimangono su questo terreno siano attenuate da uno sfondo di reciproca tolleranza . I progressi più significativi della vita democratica nel nostro Paese sono dovuti alla collaborazione inauguratasi dopo il 1945 fra laici e cattolici sotto la guida di Alcide De Gasperi . Essa è stata un fatto di enorme rilievo , che costituisce la riprova migliore del successo di portata storica ottenuto dall ' idea laica della separazione dello Stato dalla Chiesa , e che consente a forze diverse di convergere sui temi concreti della realtà politica senza alcun riferimento a problemi religiosi , che restano fondamentali , ma riservati al terreno , che è loro proprio , dell ' intimità delle coscienze . Ora , la democrazia italiana è alla vigilia di scadenze di estrema gravità sul terreno della politica economica , dell ' ordine pubblico , della scuola , che richiedono la stretta collaborazione di tutte le forze autenticamente democratiche , laiche e cattoliche . Una profonda crisi di fiducia ormai investe da ogni parte la Democrazia cristiana . Chi scrive non ne auspica certamente la spaccatura . Ma è innegabile che molti cattolici sono profondamente delusi del partito che per tanti anni li ha rappresentati , e si sentono di fatto più vicini alle posizioni tenute dai partiti laici . Sarebbe un errore gravissimo , da parte di questi partiti , condizionare l ' adesione dei cattolici a inammissibili rinunce ideali e di coscienza , continuando a insistere su contrapposizioni polemiche che varrebbero solo a respingere molti di essi su posizioni estreme , di destra o di sinistra . Il problema che si pone oggi in Italia non è infatti la costruzione di una democrazia laica , che si può considerare ormai acquisita nel nostro paese , ma la difesa e lo sviluppo di una democrazia liberale di tipo occidentale , nella quale le forze politiche si distinguono solo in relazione a problemi politici : come da tempo accade non solo nel mondo anglosassone , ma anche in un paese di tradizioni cattoliche e anticlericali insieme come la Francia .
Molti, moltissimi lettori ( Montanelli Indro , 1980 )
StampaQuotidiana ,
Molti , moltissimi lettori ci hanno fatto la stessa richiesta di Corrado Reboa . In effetti , il catastrofico sisma che colpì il Meridione , danneggiò anche lo stabilimento tipografico di Pompei dove si stampa , in foto - trasmissione , il Giornale destinato al Centro - Sud e alle Isole . Il nostro spazio è avarissimo , specie in queste giornate che richiamano la nostra particolare attenzione sull ' angoscio so dramma che si vive nelle zone terremotate . Tuttavia , l ' unico modo che ho di soddisfare le richieste dei lettori è quello di ripetere - in corpo tipografico più piccolo - il mio articolo del 24 novembre . Coloro che lo hanno già letto comprenderanno e mi perdoneranno questa replica , peraltro doverosa . Ecco quello che scrissi a Mazzotta e a Segni , sotto il titolo : « Proposta di bucato » . Non abbiamo nulla da obbiettare alla lettera , da noi ieri pubblicata , degli onorevoli Mazzotta e Segni . La sottoscriviamo in pieno . Vorremmo soltanto completarne il discorso da un ' ottica laica e non di partito . Premessa . Mazzotta e Segni appartengono , anzi sono i capifila , di quel gruppo di giovani democristiani che alle ultime elezioni noi additammo alle « preferenze » degli elettori . Allora si chiamarono « i cento » , e se ne parlò con dileggio . Si disse che i cento non erano in realtà più di trenta , e che presto anche quei trenta si sarebbero dissolti nelle varie « correnti » al servizio dei vari capataz . Non è stato così . Alcuni , è vero , forse parecchi , si sono persi per strada . Ma ben più di trenta sono quelli che , rimasti per conto loro , fanno capo non a una « corrente » , ma a un centro di studi , « Proposta » . Rappresentano la riserva più intatta della Dc , l ' unica su cui non ci sono ombre né schizzi di fango . E vi sembra poco , coi tempi che corrono ? Coloro che li hanno votati non hanno di che pentirsene . E nemmeno noi per averli indicati . E ora veniamo al contenuto della loro lettera sulla crisi che ci travaglia . Probabilmente essi hanno ragione quando dicono , con Forlani , che in tutti questi scandali , c ' è più fumo che arrosto , e che non ci si può lasciare travolgere da un accesso di furore , forse artatamente provocato da gente che ha interesse a un generale Kaput . Dopodiché però bisogna spiegare come mai la pubblica opinione si è lasciata incendiare fino a questo punto , che è un gran brutto e pericoloso punto . Noi arrossiamo di dover riferire certe cose . Ma se per strada , nei caffè , nelle case si sente dire ( e noi lo abbiamo sentito ) : « Ma allora forse hanno ragione i terroristi » , qualche motivo ci dev ' essere . Di questi motivi , Segni e Mazzotta ne hanno individuati alcuni , sui quali consentiamo in pieno . 1° ) La prevalenza assunta nei partiti dagli apparati che , chiusi nel loro palazzo o palazzetto , perdono ogni contatto non solo con l ' elettorato , ma anche coi militanti , e si tramutano in mafie . 2° ) La degenerazione delle « correnti » in meri strumenti di potere che fatalmente riducono la lotta politica a una lotta di cosche . 3° ) La metastasi della politica nel campo dell ' economia grazie all ' estendersi dell ' impresa pubblica . Lottizzata dai partiti , questa impresa non produce né può produrre altro che ladri ( questo non lo dicono Segni e Mazzotta , ma lo dico io ) : coloro che , alla testa di un ente di Stato , non lo diventano , meriterebbero una decorazione . Secondo noi però , a corrompere il sistema , c ' è anche un quarto fattore , che è la sua ibernazione . E mi spiego . In nessuna democrazia occidentale nessun partito rimane al potere più di due , cinque , al massimo dieci anni . Poi va all ' opposizione , e lì fa il bucato : si rivedono i programmi , si lavano i panni , si cambiano i capi , e anche quelli confermati , non avendo più il potere in mano , non offrono più pretesti a farsi « chiacchierare » , e così si rinverginano . In Italia la democrazia cristiana è al potere ininterrottamente da trentadue anni . E tutti sappiamo di essere condannati a tenercela , almeno fin quando il partito comunista resta qual è , cioè a perdita d ' occhio . Non c ' è partito né uomo che possano resistere a una simile prova . Andreotti disse un giorno che il potere logora chi non ce l ' ha . Come battuta , è buona . Come verità , un po ' meno . Ed egli stesso del resto ne incarna la smentita . Proprio perché è l ' uomo di potere di più lungo e continuo corso , Andreotti si trova a fare , di tutti gli scandali nazionali , il Sospettato n ° 1 , e la gente è convinta che nel suo armadio ci sia non qualche scheletro , ma un ossario . Probabilmente è tutto falso , come le voci su Bisaglia e su tanti altri il cui nome è stato trascinato nella melma . Probabilmente , ripeto , ha ragione Forlani quando dice che in questa Danimarca il puzzo di marcio soverchia il marcio . Ma né lui né Piccoli s ' illudano di potersela cavare con le solite « commissioni d ' inchiesta » . Stavolta ci vuol altro . Ci vuole il ricambio . E siccome il ricambio la Dc non può farlo con un ' altra forza politica perché non ce n ' è nessuna in grado di sostituirla come partito di governo , bisogna che lo faccia dentro di sé , nei propri quadri , che le dia un volto nuovo , una immagine diversa . Nella intervista che ci ha dato ieri , Piccoli sostiene che a questo la Dc ha già provveduto . Francamente , non ce ne siamo accorti . E questo è grave perché la « questione morale » - ci creda l ' on. Piccoli - non è soltanto , ma è anche , e forse principalmente una questione di cosmesi . Ci sono delle facce nella Dc che dopo decenni di primi piani , uno non può guardarle senza pensare con nostalgia ai carabinieri . E ' ingiusto , lo so . Ma è umano , e bisogna accettarlo .
Caro Giardini ( Montanelli Indro , 1980 )
StampaQuotidiana ,
Caro Giardini , il motivo per cui non pubblichiamo più notizie dall ' Afghanistan è molto semplice : che di notizie non ce ne sono . Occupato il Paese , i russi lo hanno completamente isolato dal resto del mondo , non vi lasciano entrare i giornalisti , non ne lasciano uscire nessuno . E che notizie possiamo dare , in queste condizioni ? L ' Afghanistan è ormai come la Cambogia . Anche lì sappiamo che si sta perpetrando uno spaventoso genocidio . Ma non abbiamo elementi per descriverlo . Ogni tanto qualcuno scappa e racconta . Noi registriamo , e poi torna il silenzio . E ' verissimo che questo silenzio giova ai comunisti di tutto il mondo , e particolarmente ai nostri . Ma è proprio su questo che giuoca la loro propaganda . Essi sanno che quando i carri armati sovietici schiacciano un Paese , il mondo strilla ; ma che poi , chiuso il rubinetto delle notizie , gli strilli cessano , per mancanza di alimento . Infatti , cosa potremmo dire dell ' Afghanistan ? Che è stato occupato con la violenza , lo sappiamo . Che vi hanno istaurato un regime poliziesco e persecutorio , lo sappiamo . Non possiamo ripeterlo ogni giorno . Il confronto con gli americani nel Vietnam non regge : gli americani lasciavano alla stampa piena libertà d ' inchiesta , d ' indagine , d ' informazione e di commento , fino ad allevarsi in corpo e a fornire tutte le facilitazioni anche ai loro peggiori denigratori . Bisogna dire che ne sono stati molto mal ripagati . Ma da chi ? Dai cialtroni . Le persone oneste e di buon senso devono riconoscere che proprio in questo rispetto della libertà di critica sta la superiorità degli americani sui russi e loro affini . Ma per tornare alla sua critica : le sembra proprio , caro Giardini , che questo giornale la meriti ?
Caro Scansini ( Montanelli Indro , 1980 )
StampaQuotidiana ,
Caro Scansini , non credo che la Rai l ' abbia con noi . Credo soltanto che i suoi dirigenti e operatori siano paralizzati dalla paura di dimostrare che non l ' hanno con noi . I partiti ai quali devono i loro posti e carriere li obbligano a darci l ' ostracismo , e loro ce lo danno nell ' unico modo in cui possono darcelo : ignorandoci . Le nostre notizie non sono considerate notizie , anche se poi si rivelano le più fondate di tutte . E le nostre opinioni vengono sottaciute sebbene noi siamo , per unanime riconoscimento , uno dei due unici giornali ( l ' altro è Repubblica ) che in Italia « fanno opinione » . Purtroppo , è un ' opinione che non coincide con quella dei partiti che si lottizzano la Rai trattandola come la nostra classe politica usa trattare tutte le cose e i servizi di Stato , e cioè come loro patrimonio privato , da spartire secondo i rapporti di forza , cioè come i predoni si spartiscono il bottino della diligenza assaltata . Naturalmente noi che li additiamo alla pubblica opinione come autentiche truffe e la causa di tutte le malversazioni , siamo esclusi da questi giuochi , e non soltanto da quelli della Rai - Tv . Ci sono giornali che , con centinaia di miliardi di debito , continuano a trovar credito presso le banche . Perché ? Perché sono nel giuoco . Noi che ne siamo fuori , se abbiamo bisogno di dieci milioni , dobbiamo chiederli ai lettori ( che ce li danno subito ) ; dalle banche , nemmeno una lira , perché nel giuoco non ci siamo . E ' la nostra debolezza materiale , caro Scansini , ma è anche la nostra forza morale . Ma non cerchi di persuaderne sua figlia : è inutile .
Caro presidente Forlani ( Montanelli Indro , 1980 )
StampaQuotidiana ,
Caro presidente Forlani , non sapendo quale sia il ministro competente in materia , inoltro a lei questa lettera , che mi sembra giusta , sensata e da prendere in immediata considerazione . A dire il vero , io credevo che la misura sollecitata dal nostro anonimo lettore fosse in atto da sempre , sembrandomi sottinteso che quanto si offre , in caso di calamità nazionali , ai fratelli sinistrati , sia almeno esentato da tasse . Invece sembra che in Italia non sia così . E allora la prego di provvedere . Anzi , contando sulla sua intelligenza , mi permetto di dirle che , a nome della pubblica opinione - del cui totalitario consenso sono arcisicuro - , lo esigo . Questa misura va adottata , e va adottata subito . Perché colpire , e quindi scoraggiare , anche i gesti di altruismo e di solidarietà è non soltanto iniquo , ma immorale e indecente . La prego , signor Presidente , di dare o di far dare dal ministro competente , non a me , ma alla pubblica opinione , una risposta in proposito .
Le gesta di Lucky Berlusca ( Parisi Max , 1998 )
StampaQuotidiana ,
In realtà , i cosiddetti " guai giudiziari " di Silvio Berlusconi non appartengono tutti al medesimo ceppo ( da intendersi come blocco ... ) . Berlusconi infatti , ha molteplici e differenti fronti aperti con la giustizia - più qualcuno appena chiuso con pesanti condanne - che in qualche modo rappresentano , dal punto di vista del codice penale , la sua intera carriera di imprenditore . Andiamo a ritroso . RICICLAGGIO SOLDI DELLA MAFIA Attualmente Silvio Berlusconi è sotto inchiesta da parte della Procura della Repubblica di Palermo - magistrato delegato alle indagini il sostituto procuratore Domenico Gozzo - per l ' ipotesi di reato di riciclaggio di capitali provenienti dalla mafia siciliana , la meglio nota Cosa Nostra . Questa indagine nasce , per così dire , come " costola " del processo in corso sempre a Palermo contro Marcello Dell ' Utri , a sua volta accusato di connivenza con questa organizzazione criminale ( vedi articolo in pagina ).Stando alle scarne informazioni raccolte in ambienti giudiziari palermitani , a dare impulso a quest ' azione della magistratura contro il Cavaliere è stato un testimone , Filippo Alberto Rapisarda , potente finanziere siciliano operante a Milano dai primi anni Settanta . Rapisarda - hanno riferito alcuni giornali fra luglio e agosto - avrebbe reso a più riprese testimonianze il cui contenuto sarebbe di estrema gravità . Avrebbe riferito di miliardi ottenuti da Berlusconi dalla " famiglia " ( in senso mafioso ) dei Salvo , boss di Salemi . Nino e Ignazio Salvo , oggi entrambi deceduti , entrarono nel mirino di Giovanni Falcone già a metà degli anni Ottanta , tanto che vennero rinviati a giudizio nel primo maxi processo alla mafia istruito proprio da Falcone . Nino non fece a tempo a vedere la fine del dibattimento , morì di cancro in un ospedale di Bellinzona , in Svizzera , la notte del 18 gennaio 1986 . Ignazio verrà ucciso in un agguato teso da Leoluca Bagarella e altri sicari , tra i quali - pensate - anche Gaetano Sangiorgi , marito di sua nipote , Angela Salvo , la sera del 17 settembre 1992.Ebbene , stando alle dichiarazioni di Rapisarda , sentito - ripeto - in qualità di testimone dalla Procura palermitana , il Cavalier Berlusconi avrebbe ottenuto dai cugini Salvo tramite i " buoni uffici " di Marcello Dell ' Utri un ingentissimo capitale.Il " prestito " , sempre che si possa chiamare così , sarebbe stato erogato a cavallo tra il 1977 e il 1978 , la somma era di 5 miliardi ( 25 miliardi e 353 milioni di oggi - fonte Istat ) . Vero , falso ? I magistrati , coadiuvati dalla Direzione Investigativa Antimafia e da esperti della Guardia di Finanza , stanno verificando . Sempre quest ' estate , la Procura di Palermo ha sequestrato i libri societari delle 22 Holding ( Dalla Holding Italiana Prima alla Ventiduesima ) che detengono il capitale della Fininvest . Anche in questo caso , sono in corso accertamenti . Soprattutto , si cerca di capire la ragione per la quale Silvio Berlusconi per una larga parte degli anni Settanta e Ottanta fece amministrare in maniera fiduciaria forti quote di queste società - cassaforte alla finanziaria Par.Ma.Fid di Milano , società che contemporaneamente amministrava parte dei beni di pericolosi gangster e finanzieri di mafia operanti all ' ombra della Madonnina . Come vedete , al di là delle parole di molti " pentiti " , non ultimo Francesco Di Carlo , che ha " narrato " di incontri diretti avvenuti a Milano fra Silvio Berlusconi , Stefano Bontate e Mimmo Teresi , - questi ultimi due all ' epoca dei fatti ( metà - fine anni Settanta ) ai vertici dell ' organizzazione mafiosa - c ' è ben altro su cui i magistrati vogliono fare chiarezza . E per la verità , anche noi . CORRUZIONE DI MAGISTRATI ROMANI Naturalmente non sono solo questi - come si diceva - i " guai giudiziari " del Cavaliere di Arcore . Ricordate il clamoroso caso Previti , Squillante , Pacifico , Acampora ? Ebbene , a Milano i magistrati sospettano fortemente - anzi , hanno carte bancarie in tal senso - che le ingentissime somme " girate " da Cesare Previti ad " amici " magistrati romani ( leggermente corrotti ... ) in realtà provenissero non dai " risparmi " dell ' avvocato della Fininvest , bensì dalle tasche di Berlusconi tramite la vasta ragnatela societaria estera nelle sue mani . Anche in questo caso specifico , la posta è altissima . Se venisse dimostrato processualmente il ruolo di " mandante " di Berlusconi nei confronti di Previti , l ' impero finanziario del Cavaliere crollerebbe di schianto . In ballo c ' è - niente di meno che - la Mondadori , rimasta per un lungo periodo al centro di una ferocissima battaglia legale fra De Benedetti e il Signore della Fininvest.Se Previti agì per corrompere - riuscendoci - i magistrati capitolini che alla fine in effetti diedero " ragione " al Cavaliere , e per farlo usò proprio i soldi del Cavaliere , sarebbe un disastro immane per Silvio . Dal punto di vista economico , si innescherebbe una causa per danni che in pratica lo porterebbe diritto alla rovina , dal punto di vista dell ' immagine neanche a parlarne , sotto il profilo strettamente giudiziario poi , nel caso venisse condannato , il reato di corruzione di magistrati ha una rilevanza assai pesante , quanto ad anni di carcere . VIOLAZIONE LEGGI ANTITRUST IN SPAGNA Se questi due eventi giudiziari già bastano per capire quale " futuro " potrebbe aspettare Berlusconi in Italia , c ' è da aggiungere che perfino in Spagna i giudici vogliono vederci molto chiaro sulla gestione patrimoniale della televisione impiantata in quella nazione dal signor Fininvest . L ' ipotesi al vaglio dei giudici spagnoli circa le " azioni " di Berlusconi è di aver bellamente violato le leggi sia sull ' antitrust , sia per ciò che attiene più semplicemente alla tassazione . Tra l ' altro , Berlusconi deve prestare la massima attenzione a quello che fa , rispetto la magistratura iberica . Là , l ' immunità parlamentare italiana non vale , sia ben chiaro . In ogni caso , questi sono solo i primi nodi che stanno venendo al pettine . CAPITOLO BANCA RASINI Quando qualcuno si prenderà la briga di " aprire " il capitolo Banca Rasini , magari sequestrandone l ' archivio tutt ' oggi esistente , magari interrogando alcuni dei suoi ex funzionari tutt ' oggi in pensione ( non al cimitero ) , e magari anche ponendo qualche domanda a qualcuno degli ex correntisti tutt ' oggi facilmente rintracciabili , si scriverebbero pagine davvero inedite della storia di Silvio Berlusconi e famiglia . Certi comportamenti , certa spregiudicatezza , certe amicizie non si inventano dalla sera alla mattina . Bisogna avere dei maestri , e il giovane Silvio di allora ne ebbe più d ' uno , nella banca dove lavorò suo padre per vent ' anni . E LUI ? A tutto ciò , comunque , Berlusconi risponde in maniera scomposta . A chi gli domanda pubblicamente spiegazioni - ad esempio il sottoscritto - , oppone l ' ira dei suoi fedelissimi e l ' azione dei suoi legali . A chi testimonia presso i magistrati , vedi Rapisarda , querele amplificate da potenti campagne televisive e della carta stampata ( tutti mezzi da lui controllati ) e infine direttamente ai giudici impressionanti pressioni concentriche a cui portano man forte " legioni " di deputati e senatori di Forza Italia in Parlamento . Di fronte a questo esercito formidabile , che dire ? Golia sembrava invincibile .
StampaQuotidiana ,
Basta . Basta con questa indicibile manfrina messa in piedi dai mezzi di comunicazione di massa sulle vicende giudiziarie - specialmente quelle palermitane - di Silvio Berlusconi . È arrivata l ' ora delle certezze definitive . Di seguito presento al signor Berlusconi una serie di domande invitandolo pubblicamente a rispondere nel merito con cristallina chiarezza affinché una volta per tutte sia lui in prima persona a dimostrare - se ne è capace - che con Cosa Nostra non ha e non ha mai avuto nulla a che fare . A scanso di equivoci e strumentalizzazioni , già da ora - signor Berlusconi - le annuncio che nessuna delle notizie sul suo conto che leggerà in questo articolo è frutto di " pentimenti " , e nessuna delle domande che le sto per porre si basa o prende spunto anche fosse in modo marginale dalle parole dei cosiddetti " pentiti " . Tutto al contrario , esse si basano su personali indagini e su documenti amministrativi che in ogni momento - se lo riterrà - potrò inviarle perché si sinceri della loro autenticità . Detto questo , prego , legga , e mi sappia poi dire.Partiamo da lontano , perché lontano inizia la sua storia imprenditoriale , signor Berlusconi.Primo quesito : lei certamente ricorda che il 26 settembre 1968 la sua società - l ' Edilnord Sas - acquistò dal conte Bonzi l ' intera area dove di lì a breve lei costruirà il quartiere di Milano2 . Lei pagò l ' area circa 4.250 lire al metro quadrato , per un totale di oltre 3 miliardi . Questa somma , nel 1968 quando lei aveva appena 32 anni e nessun patrimonio familiare alle spalle , è di enorme portata . Oggi , tabelle Istat alla mano , equivarrebbe a 38 miliardi , 739 milioni e spiccioli . Dopo l ' acquisto - intendo dire nei mesi successivi - lei aprì un gigantesco cantiere edilizio , il cui costo arriverà a sfiorare 500 milioni al giorno , che in circa 4-5 anni porterà all ' edificazione di Milano2 così come è oggi . Ecco la prima domanda : signor Berlusconi , a lei , quando aveva 32 anni , gli oltre 30 miliardi per comprare l ' area , chi li diede ? Inoltre : che garanzie offrì e a chi per ricevere tale ingentissimo credito ? In ultimo : il denaro per avviare e portare a conclusione il super - cantiere , chi glielo fornì ? Vede , se lei non chiarisce questi punti , si è autorizzati a credere che le due misteriose finanziarie svizzere amministrate dall ' avvocato di Lugano Renzo Rezzonico " sue finanziatrici " , così come altre finanziarie elvetiche che entreranno in scena al suo fianco e che tra poco incontreremo , sono paraventi dietro i quali si sono nascosti soggetti tutt ' altro che raccomandabili . Sì , perché - mi creda signor Berlusconi - nel 1998 , oggi , se lei chiarisse una volta per tutte , con nomi e cognomi , chi le prestò tale gigantesca fortuna facendo con questo crollare ogni genere di sospetto e insinuazione sul suo conto , nessuno e dico nessuno si alzerebbe per criticarla sostenendo che lei operò con capitali sfuggiti , per esempio , al fisco italiano e riparati in Svizzera , poi rientrati in Italia grazie alla sua attività imprenditoriale . Sarei il primo ad applaudirla , signor Berlusconi , se la realtà fosse questa . Se invece di denaro frutto di attività illecite , si trattò di risparmi onestamente guadagnati e quindi sottratti dai rispettivi proprietari al fisco assassino italiota che grazie a lei ridiventarono investimenti , lei sarebbe da osannare . Parli , signor Berlusconi , faccia i nomi e il castello di accuse di riciclaggio cadrà di schianto . Secondo quesito : il 22 maggio 1974 - certamente lo ricorda , signor Berlusconi - la sua società " Edilnord Centri Residenziali Sas " compì un aumento di capitale che così arrivò a 600 milioni ( 4,8 miliardi di oggi , fonte Istat ) . Il 22 luglio 1975 la medesima società eseguì un altro aumento di capitale passando dai suddetti 600 milioni a 2 miliardi ( 14 miliardi di oggi , fonte Istat ) . Anche in questo caso , vorrei sapere da dove e da chi sono arrivati queste forti somme di denaro in contanti . Terzo quesito : il 2 febbraio 1973 lei fondò un ' altra società , la Italcantieri Srl . Il 18 luglio 1975 questa sua piccola impresa diventò una Spa con un aumento di capitale a 500 milioni . In seguito , quei 500 milioni diventeranno 2 miliardi e lei farà in modo di emettere anche un prestito obbligazionario per altri 2 miliardi . Signor Berlusconi , anche in questo caso le chiedo : il denaro in contanti per queste forti operazioni finanziarie , chi glielo diede ? Fuori i nomi.Quarto quesito : lei non può essersi scordato che il 15 settembre 1977 la sua società Edilnord cedette alla neo - costituita " Milano2 Spa " tutto il costruito del nuovo quartiere residenziale nel Comune di Segrate battezzato " Milano2 " più alcune aree ancora da edificare di quell ' immenso terreno che lei comperò nel '68 per l ' equivalente di più di 32 miliardi in contanti . Tuttavia quel 15 settembre di tanti anni fa , accadde un altro fatto : lei , signor Berlusconi , decise il contemporaneo cambiamento di nome della società acquirente . Infatti l ' impresa Milano2 Spa iniziò a chiamarsi così proprio da quella data . Il giorno della sua fondazione a Roma , il 16 settembre 1974 , la futura Milano2 Spa - come lei senza dubbio rammenta - viceversa rispondeva al nome di Immobiliare San Martino Spa , " forte " di un capitale di lire 1 ( un ) milione , il cui amministratore era Marcello Dell ' Utri . Lo stesso Dell ' Utri che lei , signor Berlusconi , sostiene fosse a quell ' epoca un « mio semplice segretario personale » . Sempre il 15 settembre 1977 , quel milione venne portato a 500 e la sede trasferita da Roma a Segrate . Il 19 luglio 1978 , i 500 milioni diventeranno 2 miliardi di capitale sociale . Ecco , anche in questo caso , vorrei sapere dove ha preso e chi le ha fornito tanto denaro contante e in base a quali garanzie.Quinto quesito : signor Berlusconi , il cuore del suo impero , la notissima Fininvest , certamente ricorda che nacque in due tappe . Partiamo dalle seconda : l'8 giugno 1978 lei fondò a Roma la " Finanziaria d ' Investimento Srl " - in sigla Fininvest - dotandola di un capitale di 20 milioni e di un amministratore che rispondeva al nome di Umberto Previti , padre del noto Cesare di questi tempi grami ( per lui ) . Il 30 giugno 1978 il capitale sociale di questa sua creatura venne portato a 50 milioni , il 7 dicembre 1978 a 18 miliardi , che al valore d ' oggi sarebbero 81 miliardi , 167 milioni e 400 mila lire . In 6 mesi , quindi , lei passò dall ' avere avuto in tasca 20 milioni per fondare la Fininvest Srl a Roma , a 18 miliardi . Fra l ' altro , come lei certamente ricorda , la società in questo periodo non possedeva alcun dipendente . Nel luglio del 1979 la Fininvest Srl , con tutti quei soldi in cassa , venne trasferita a Milano . Poco prima , il 26 gennaio 1979 era stata " fusa " con un ' altra sua società dall ' identico nome , signor Berlusconi : la Fininvest Spa di Milano . Questa società fu la prima delle due tappe fondamentali di cui dicevo poc ' anzi alla base dell ' edificazione del suo impero , e in realtà di milanese aveva ben poco , come lei ben sa . Infatti la Fininvest Spa venne anch ' essa fondata a Roma il 21 marzo del 1975 come Srl , l'11 novembre dello stesso anno trasformata in Spa con 2 miliardi di capitale , e quindi trasferita nel capoluogo lombardo . Tutte operazioni , queste , che pensò , decise e attuò proprio lei , signor Berlusconi.Dopo la fusione , ricorda ? , il capitale sociale verrà ulteriormente aumentato a 52 miliardi ( al valore dell ' epoca , equivalenti a più di 166 miliardi di oggi , fonte Istat ) . Bene , fermiamoci qui . Signor Berlusconi , i 17 miliardi e 980 milioni di differenza della Fininvest Srl di Roma ( anno 1978 ) chi glieli fornì ? Vorrei conoscere nomi e cognomi di questi suoi munifici amici e anche il contenuto delle garanzie che lei , signor Berlusconi , offrì loro . Lo stesso dicasi per l ' aumento , di poco successivo , a 52 miliardi . Naturalmente le chiedo anche notizie sull ' origine dei fondi , altri 2 miliardi , della " gemella " Fininvest Spa di Milano che lei fondò nel 1975 , anno pessimo per ciò che attiene al credito bancario e ancor peggio per i fondamentali dell ' economia del Paese . Sesto quesito : lei , signor Berlusconi , almeno una volta in passato tentò di chiarire il motivo dell ' esistenza delle 22 ( ma c ' è chi scrive , come Giovanni Ruggeri , autore di " Berlusconi , gli affari del Presidente " siano molte di più , addirittura 38 ) " Holding Italiane " che detengono tuttora il capitale della Fininvest , esattamente l ' elenco che inizia con Holding Italiana Prima e termina con Holding Italiana Ventiduesima . Lei sostenne che la ragione di tale castello societario sta nell ' aver inventato un meccanismo per pagare meno tasse allo Stato . Così pure , signor Berlusconi , lei ha dichiarato che l ' inventore del marchingegno finanziario , che ripeto detiene - sono sue parole - l ' intero capitale del Gruppo , fu Umberto Previti e l ' unico scopo per il quale l ' inventò consisteva - e consiste tutt ' oggi - nell ' aver abbattuto di una considerevole percentuale le tasse , ovvero il bottino del rapinoso fisco italiota ai suoi danni , con un meccanismo assolutamente legale . Queste , mi corregga se sbaglio , furono le ragioni che addusse a suo tempo , signor Berlusconi , per spiegare il motivo per cui il capitale della Fininvest è suddiviso così . È una motivazione , però , che a molti appare quanto meno curiosa , se raffrontata - ad esempio - con l ' assetto patrimoniale di un altro big dell ' imprenditoria nazionale , Giovanni Agnelli , che viceversa ha optato da molti anni per una trasparentissima società in accomandita per detenere e definire i propri beni e quote del Gruppo Fiat . In sostanza lei , signor Berlusconi , più volte ha ribadito che " dietro " le 22 Holding c ' è soltanto la sua persona e la sua famiglia . Non avrò mai più motivo di dubitare di questa sua affermazione quando lei spiegherà con assoluta chiarezza le ragioni di una sua scelta a dir poco stupefacente . Questa : c ' è un indirizzo - a Milano - che lei , signor Berlusconi conosce molto bene . Si tratta di via Sant ' Orsola 3 , pieno centro cittadino . A questo indirizzo nel 1978 nacque una società fiduciaria - ovvero dedita alla gestione di patrimoni altrui - denominata Par.Ma.Fid . A fondarla furono due commercialisti , Roberto Massimo Filippa e Michela Patrizia Natalini . Detto questo , certo rammenta , signor Berlusconi , che importanti quote di diverse delle suddette 22 Holding verranno da lei intestate proprio alla Par . Ma.Fid . Esattamente il 10 % della Holding Italiana Seconda , Terza , Quarta , Quinta , Ventunesima e Ventiduesima , più il 49% della Holding Italiana Prima , la quale - in un perfetto gioco di scatole cinesi - a sua volta detiene il 100% del capitale della Holding Italiana Sesta e Settima e il 51% della Holding Italiana Ventiduesima . Vede , signor Berlusconi , dovrebbe chiarirmi per conto di chi la Par.Ma.Fid . gestirà questa grande fetta del Gruppo Fininvest e perché lei decise di affidare proprio a questa società tale immensa fortuna . Infatti lei - che è un attento lettore di giornali e ha a sua disposizione un ferratissimo nonché informatissimo staff di legali civilisti e penalisti - non può non sapere che la Par.Ma.Fid . è la medesima società fiduciaria che ha gestito - esattamente nello stesso periodo - tutti i beni di Antonio Virgilio , finanziere di Cosa Nostra e grande riciclatore di capitali per conto dei clan di Giuseppe e Alfredo Bono , Salvatore Enea , Gaetano Fidanzati , Gaetano Carollo , Carmelo Gaeta e altri boss - di area corleonese e non - operanti a Milano nel traffico di stupefacenti a livello mondiale e nei sequestri di persona . Quindi , signor Berlusconi , a chi finivano gli utili della Fininvest relativi alle quote delle Holding in mano alla Par.Ma.Fid . ? Per conto di chi la Par.Ma.Fid . incassava i dividendi e gestiva le quote in suo possesso ? Chi erano - mi passi il termine - i suoi " soci " , signor Berlusconi , nascosti dietro lo schermo anonimo della fiduciaria di via Sant ' Orsola civico 3 ? Capisce che in assenza di una sua precisa quanto chiarificatrice risposta che faccia apparire il volto - o i volti - di coloro che per anni incasseranno fior di quattrini grazie alla Par.Ma.Fid . , ovvero alle quote della Fininvest detenute dalla Par.Ma.Fid . non si sa per conto di chi , sono autorizzato a pensare che costoro non fossero estranei all ' altro " giro " di clienti contemporaneamente gestiti da questa fiduciaria , clienti i cui nomi rimandano direttamente ai vertici di Cosa Nostra.Settimo quesito : è universalmente noto che lei , signor Berlusconi , come imprenditore è " nato col mattone " per poi approdare alla televisione . Proprio sull ' edificazione del network tivù è incentrato questo punto . Lei , signor Berlusconi , certamente ricorda che sul finire del 1979 diede incarico ad Adriano Galliani di girare l ' Italia ad acquistare frequenze tivù . Lo scopo - del tutto evidente - fu quello di costituire una rete di emittenti sotto il suo controllo , signor Berlusconi , in modo da poter trasmettere programmi , ma soprattutto pubblicità , che così sarebbe stata " nazionale " e non più locale . La differenza dal punto di vista dei fatturati pubblicitari , ovviamente , era enorme . Fu un piano perfetto . Se non che , Adriano Galliani invece di buttarsi a capofitto nell ' acquisto di emittenti al Nord , iniziò dal Sud e precisamente dalla Sicilia , dove entrò in società con i fratelli Inzaranto di Misilmeri ( frazione di Palermo ) nella loro Retesicilia Srl , che dal 13 novembre 1980 vedrà nel proprio consiglio di amministrazione Galliani in persona a fianco di Antonio Inzaranto . Ora lei , signor Berlusconi , da imprenditore avveduto qual è , non può non avere preso informazioni all ' epoca sui suoi nuovi soci palermitani , personaggi molto noti da quelle parti per ben altre questioni , oltre la tivù . Infatti Giuseppe Inzaranto , fratello di Antonio nonché suo partner , è marito della nipote prediletta di Tommaso Buscetta . No , sia chiaro , non mi riferisco al " pentito Buscetta " del 1984 , ma al super boss che nel '79 è ancora braccio destro di Pippo Calò e amico intimo di Stefano Bontate , il capo dei capi della mafia siciliana . Quindi , signor Berlusconi , perché entrò in affari - tramite Adriano Galliani - con gente di questa risma ? C ' è da notare , oltre tutto , che i fratelli Inzaranto sono di Misilmeri . Le dice niente , signor Berlusconi , questo nome ? Guardi che glielo sto chiedendo con grande serietà . Infatti proprio di Misilmeri sono originari i soci siciliani della nobile famiglia Rasini che assieme alla famiglia Azzaretto - nativa di Misilmeri , appunto - fondò nel 1955 la banca di Piazza Mercanti , la Banca Rasini . Giuseppe Azzaretto e suo figlio , Dario Azzaretto , sono persone delle quali lei , signor Berlusconi , con ogni probabilità sentiva parlare addirittura in casa da suo padre . Gli Azzaretto erano - con i Rasini - i diretti superiori di suo padre Luigi , signor Berlusconi . Gli Azzaretto di Misilmeri davano ordini a suo padre , signor Berlusconi , che per molti anni fu loro procuratore , il primo procuratore della Banca Rasini . Certo non le vengo a chiedere con quali capitali - e di chi - Giuseppe Azzaretto riuscì ad affiancarsi nel 1955 ai potenti Rasini di Milano , tenuto conto che Misilmeri è tutt ' oggi una tragica periferia della peggiore Palermo , però che a lei Misilmeri possa risultare del tutto sconosciuta , mi appare inverosimile . Ora le ripeto la domanda : si informò sulla " serietà " e la " moralità " dei nuovi soci - il clan Inzaranto - quando tra il 1979 e l'80 diverranno parte fondamentale della sua rete tivù nazionale ? Ottavo quesito : certo a lei , signor Berlusconi , il nome della società Immobiliare Romana Paltano non può risultare sconosciuto . È impossibile non ricordi che nel 1974 la suddetta , 12 milioni di capitale , finì sotto il suo controllo amministrata da Marcello Dell ' Utri , perché proprio sui terreni di questa società lei darà corso all ' iniziativa edilizia denominata Milano3 . Così pure ricorderà che nel 1976 l ' esiguo capitale di 12 milioni aumenterà a 500 , e che il 12 maggio del 1977 salirà ulteriormente a 1 ( un ) miliardo , e che cambierà anche la sua denominazione in Cantieri Riuniti Milanesi Spa . Come al solito , vengo subito al dunque : anche in questo ennesimo caso , chi le fornì , signor Berlusconi , questi forti capitali per aumentare la portata finanziaria di quella che era una modestissima impresa del valore di soli 12 milioni quando la acquistò ? Nono quesito : lei , signor Berlusconi , certamente rammenta che il 4 maggio 1977 a Roma fondò l ' Immobiliare Idra col capitale di 1 ( un ) milione . Questa società , che oggi possiede beni immobili pregiatissimi in Sardegna , l ' anno successivo - era il 1978 - aumentò il proprio capitale a 900 milioni . Signor Berlusconi , da dove arrivarono gli 899 milioni ( 4 miliardi e 45 milioni d ' oggi , fonte Istat ) che fecero la differenza ? Decimo quesito : signor Berlusconi , in più occasioni lei ha usato per mettere in porto affari di vario genere - l ' acquisto dell ' attaccante Lentini dal Torino Calcio , ad esempio - la finanziaria di Chiasso denominata Fimo . Anche in questo caso , come nel precedente riferito alla Par.Ma . Fid . , lei ha scelto una società fiduciaria - questa volta domiciliata in Svizzera - al cui riguardo le cronache giudiziarie si erano largamente espresse . Tenuto conto della potenza dello staff informativo che la circonda , signor Berlusconi , mi appare del tutto inverosimile che lei non abbia saputo , circa la Fimo di Chiasso , che è stata per lungo tempo il canale privilegiato di riciclaggio usato da Giuseppe Lottusi , arrestato il 15 novembre del 1991 mentre " esportava " forti capitali della temibile cosca palermitana dei Madonia . Così pure non le sarà sfuggito che Lottusi venne condannato a 20 anni di reclusione per quei reati . Tuttora è in carcere a scontare la pena . Ebbene , signor Berlusconi , se quel gangster finì in galera il 15 novembre del '91 , nella primavera del 1992 - cioè pochi mesi dopo quel fatto che campeggiò con dovizia di particolari , anche circa la Fimo , sulle prime pagine di tutti i giornali - il suo Milan " pagò " una forte somma " in nero " - estero su estero - per la cessione di Gianluigi Lentini , e usò per la transazione proprio la screditatissima Fimo , fiduciaria di narcotrafficanti internazionali . Perché , signor Berlusconi ? Ecco , queste sono le domande . Risponda , signor Berlusconi . Presto . Come ha visto , di " pentiti " veri o presunti non c ' è traccia negli 11 quesiti . Semmai c ' è il profumo di centinaia di miliardi che tra il 1968 e il 1979 finirono nelle sue mani , signor Berlusconi . E tuttora non si sa da dove arrivarono . Poiché c ' è chi l ' accusa che quell ' oceano di quattrini provenne dalle casse di Cosa Nostra e sta indagando proprio su questo , prego , schianti ogni possibile infamia dicendo semplicemente la verità . Punto per punto , nome per nome . È un ' occasione d ' oro per farla finita una volta per tutte . Sappia che d ' ora in poi il silenzio non le è più consentito né come imprenditore , né come politico , né come uomo .
Ragioni d'orgoglio ( Ginzburg Natalia , 1975 )
StampaQuotidiana ,
Nei movimenti femminili , ciò che mi sembra sommamente sbagliato è lo spirito di competizione con il sesso opposto , e lo spirito d ' orgoglio . Le parole « donna è bello » non hanno nessun senso . In verità essere una donna non è né bello né brutto , oppure è tutt ' e due , lo stesso come essere un uomo . Ne sbagliato scoprire delle ragioni d ' orgoglio , o delle ragioni d ' avvilimento , nella propria nascita o origine , o nella propria condizione umana . Riguardo all ' essere ebrei , è sbagliato esserne avviliti , sbagliato gloriarsene . Riguardo all ' essere omosessuali , è sbagliato esserne umiliati , sbagliato esserne orgogliosi . L ' atteggiamento giusto è sentire , nei confronti della propria condizione umana , una totale indifferenza . Una fra le cose che oggi avvelenano il mondo , è la retorica costruita sopra delle semplici condizioni umane . Si suole dire che l ' orgoglio ideologico , nei movimenti femminili per esempio , è generato da secoli di umiliazioni e persecuzioni , ed è perciò giustificabile e comprensibile . Questo significa che bisogna accordare loro indulgenza , se assumono atteggiamenti sbagliati , se commettono errori . Ma l ' indulgenza va accordata agli errori delle persone singole , non agli errori delle idee . Alle idee si chiede che siano vere e giuste , subito e in assoluto . Non credo che gli esseri umani abbiano , in quanto esseri umani , nessuna giusta ragione d ' orgoglio . Non credo che sia una giusta ragione d ' orgoglio né essere una donna , né essere un uomo , né essere un omosessuale . Non credo che sia una ragione d ' orgoglio né l ' essere madre , né l ' essere padre , né il non esserlo . Meno ancora credo che una di queste condizioni umane sia una ragione d ' umiliazione . Allo stesso modo , non credo che sia una ragione d ' orgoglio appartenere alla schiera dei giovani , né credo che appartenere alla schiera dei vecchi sia umiliante . Simili condizioni umane , in se stesse , non sono evidentemente né un merito , né una colpa . Portarle come dei meriti , o delle colpe , è un ' attitudine di assoluta stolidità e irrealtà . Tutto questo appare ovvio , ma è accaduto che nel mondo presente , si siano riempite le strade di fiumane d ' orgoglio e d ' umiliazione e che tali fiumane siano di qualità sessuale , o razziale , o generazionale . I meriti e le colpe sono cosa strettamente individuale , inscindibile dalla coscienza di ogni essere singolo . Ciascuno di noi conosce le proprie colpe e i propria meriti , e se ne gloria o se ne avvilisce dentro di sé . Riguardo all ' orgoglio , esso è legittimo in una persona , per un ' azione singola che questa stessa persona ha compiuto . E però legittimo e tollerabile se non dura più d ' un istante . Quando lo sentiamo protrarsi nel tempo , ne sentiamo la stolidità e l ' irrealtà . Quando diventa un ' attitudine dello spirito , non è più tollerabile . Non lo tollerano gli altri in noi , e non lo tolleriamo noi in noi stessi , se guardiamo in noi stessi con un giusto sguardo . L ' orgoglio riveste la nostra stessa immagine , dentro di noi , di uniformi e di insegne , che la separano dalle comunità . Riguardo all ' avvilimento , è anch ' esso legittimo soltanto se episodico e momentaneo . Ma quando diventa un ' attitudine dello spirito , a sua volta veste allora la nostra stessa immagine di un ' uniforme , la copre di grigi grembiali e la induce a scivolare via a testa bassa . Si tratta un ' attitudine dello spirito forse meno intollerabile dell ' orgoglio , perché più disarmata e più mite , e perché i negletti grembiali sono ben meglio delle insegne dei capitani . è però un ' attitudine dello spirito sbagliata e viziata non meno dell ' orgoglio , quando ricopre e schiaccia l ' intiera nostra esistenza , nel passato , nel presente e nel futuro . Anche il grigiore dell ' avvilimento è un modo di pensare la nostra immagine separata dalle comunità . Ora noi possiamo sentirci , in mezzo alle comunità , soli e diversi , ma il desiderio di rassomigliare ai nostri simili e il desiderio di condividere il più possibile il destino comune è qualcosa che dobbiamo custodire nel corso della nostra esistenza e che se si spegne è male . Di diversità e solitudine , e di desiderio di essere come tutti , è fatta la nostra infelicità e tuttavia sentiamo che tale infelicità forma la sostanza migliore della nostra persona ed è qualcosa che non dovremmo perdere mai . Ragioni di scoprirci diversi in mezzo alle comunità , noi ne abbiamo infinite , e ciascuno trova prontamente le proprie , o le ha trovate e coltivate fin dalla più lontana infanzia . Tutti o quasi tutti siamo o donne , o ebrei , o omosessuali , oppure siamo diversi semplicemente per inclinazione alla diversità , per malinconia , per timidezza , per nevrosi , per silenzio . Siamo tutti « diversi » . L ' essenziale è portare giustamente la propria diversità , l ' essenziale è non farne né un ' insegna né un ' uniforme , e mescolarla silenziosamente nelle infinite diversità degli altri , in quelle che noi riteniamo le comunità dei non diversi e normali . Comunque , l ' orgoglio e l ' avvilimento sono i nostri stati d ' animo abituali , e noi usiamo passare dall ' uno all ' altro come dalla notte al mattino . Finché sono i nostri sentimenti individuali , e finché sono volubili e momentanei , non sono di qualità scadente . Diventano però di qualità deteriore e scadente se diventano il fondamento di un ' idea . A muovere le idee e a portarle avanti dovrebbero essere dei sentimenti di qualità superiore e nobile , e fatti per essere innalzati su un piano universale . Sono di questa qualità e natura l ' impegno civile , la solidarietà umana , il senso della giustizia , il coraggio . La parola « valori » è una parola che oggi adoperiamo e leggiamo con diffidenza , perché è stata adoperata troppo e male , si è scolorita e sembra non significare più nulla . Tuttavia è forse proprio questa parola che è necessario adoperare per mettere in chiaro ciò che può essere innalzato su un piano universale . L ' orgoglio non è un valore e non ha qualità universale . L ' orgoglio ideologico , noi lo detestiamo e ci fa orrore , quando prende forma di orgoglio di patria . Lo riconosciamo allora in tutta la sua turpitudine . Nesso è orribile perché irreale . E orribile anche e soprattutto perché è una sorgente di odio , perché cerca intorno a sé delle armi per uccidere i propri nemici , quelli che pensa come propri nemici , e separa un paese dalla folla dei paesi , lo separa colmandolo di ideologiche vanità e irrealtà . L ' orgoglio di sesso nei movimenti femminili è però assai simile all ' orgoglio di patria , poiché ne assume le fattezze , ne assume gli aspetti aggressivi e faziosi , la grottesca e irreale combattività . Essere donne , essere ebrei , essere o diventare omosessuali , è come essere nati in un paese o in un altro . La persona adulta è tenuta a trarre , dalle origini che le ha assegnato il caso , i massimi beni possibili , e la massima quantità possibile di conoscenza della propria terra . Ma alle umiliazioni e oppressioni e persecuzioni che la società ha inflitto o infligge alle donne , o agli omosessuali , o agli ebrei , donne e omosessuali e ebrei sono tenuti a rispondere come se umiliazioni e oppressioni e persecuzioni non offendessero soltanto loro ma l ' intiera collettività degli uomini . Nessi sono tenuti a rispondere non con le miserabili combattività dell ' orgoglio ingiuriato ma con l ' indifferenza ai propri fatti personali e territoriali che contraddistingue la vera e adulta libertà . Ne invalso oggi il costume di radunare alcuni gruppi umani in sorte di eserciti , che si propongono di imitare i partiti politici , o anzi dichiarano di muoversi al seguito di insegne o bandiere . Ma i partiti politici nascono da scelte politiche , ideologiche , morali . I migliori fra i partiti politici sono fondati su idee vere , su un vero e reale e possibile disegno del mondo , e le loro idee , partendo da valori universali , sono nel loro contenuto migliore libere da ogni specie di orgoglio ideologico , quindi chiare e secche . Le separazioni che si creano fra la gente , per motivi politici , hanno un senso . Le separazioni che si creano fra la gente , quando non perseguono un chiaro disegno del mondo , non hanno nessun senso . Le separazioni che si delineano fra i gruppi umani , le alleanze fra donne , o fra omosessuali , o fra ebrei , non hanno nessun senso perché non ubbidiscono a una scelta politica , ma si basano su un lontano fatto d ' origine , legato all ' ora della nascita , o magari , come è forse nel caso degli omosessuali , legato a una lontana decisione infantile . Identificare le condizioni umane con i partiti politici è perciò irreale . Non esiste , fra le condizioni umane e i partiti politici , nessuna specie di affinità . Una condizione umana non è frutto di scelta , ma discende dal destino e dal caso . I movimenti femminili non saranno mai un partito politico , perché mentre è ben possibile immaginare un mondo governato dalle forze d ' una determinata e nuova classe sociale , immaginare un mondo composto esclusivamente di donne e dominato da loro è impossibile , irreale e mortale .
StampaQuotidiana ,
A una settimana dal voto , una riflessione più pacata può integrare , e in parte correggere , le riflessioni immediate . La prima considerazione è che se l ' insuccesso della sinistra è fuori discussione , la vittoria della destra è meno evidente di quanto i commenti dei primi giorni abbiano lasciato intendere . Non si può dire che gli italiani abbiano scelto Berlusconi : su 48 milioni di elettori solo 8 hanno votato per Forza Italia . Dopo il confronto televisivo con Occhetto , il Cavaliere , in una festa con i suoi sostenitori , deplorando di non poter utilizzare appieno il suo apparato propagandistico aveva detto di temere che un consenso giunto al 40 per cento potesse scendere al 20 . Aggiungeva , però , che gli ultimi sondaggi ( da non rendere pubblici ) gli assicuravano ancora un terzo dei suffragi . Era il 23 marzo . Cinque giorni dopo , Forza Italia si assestava proprio al 21 per cento , solo mezzo punto in più dello sconfitto PDS . Sconfitta , in termini di voti , era anche la Lega , che col suo 8,4 per cento scendeva al di sotto del livello del 1992 , dopo che nel 1993 il suo consenso poteva valutarsi al 20 per cento . Il risultato migliore del Polo della libertà e del Buon governo era quello di Alleanza Nazionale , il cui 13,6 per cento è determinante nel collocare il Polo al di sopra del 40 per cento . Senza la Fiamma lo schieramento , col 29,4 per cento , sarebbe di un solo punto al di sopra dei progressisti , che , senza Rifondazione , inutilizzabile come forza di governo , si collocano al 28,4 . Queste cifre ridimensionano il quadro di una destra trionfante e di una sinistra a pezzi . È un ' immagine rafforzata dal grande divario di seggi alla Camera , conseguenza sia della legge elettorale che di una sua utilizzazione da parte di un elettorato che ha preferito la polarizzazione alla frammentazione : da qui la frana degli alleati non comunisti del PDS e le proporzioni della sconfitta progressista nel lombardo - veneto . Proprio perché è stato il lombardo - veneto , con la Lega , a battere i partiti della Prima Repubblica , si può capire la difficoltà di Bossi . Non è detto che il suo problema sia quello di venir meno all ' impegno di non fare « mai » un governo con i « fascisti » , con la « destra forcaiola » . Se si trattasse solo di modificare una posizione non sarebbe la prima volta nella vita politica . Ma il fatto è che omologandosi a una destra egemonizzata da Forza Italia , la Lega potrebbe ridursi a un soggetto marginale nel giro di un anno , già alle elezioni regionali del 1995 . La distribuzione del 43 per cento dei voti che la Lega aveva raccolto a Milano nello scorso giugno ( oggi 15 alla Lega , 28 a Berlusconi ) è per Bossi un campanello d ' allarme che potrebbe trasformarsi in un rintocco funebre . Egli ha oggi il gruppo parlamentare più numeroso , al quale spetterebbe il primo incarico per la formazione del governo in assenza di una maggioranza precostituita . Ma è un vantaggio temporaneo , in una situazione precaria . Se la Lega non trasforma il federalismo da slogan in progetto preciso , il suo destino potrebbe essere segnato . Quella di Bossi non è una pretattica , come afferma Fini , ma esigenza di sopravvivenza . Ed è questa situazione che offre al PDS una occasione che potrebbe cogliere , se il suo gruppo dirigente passasse la mano , invece di rimanere paralizzato nella rassegnazione . Occhetto e D ' Alema possono uscire onorevolmente di scena e contribuire al ruolo che il partito può svolgere con la loro esperienza di parlamentari . Questo ruolo non si capisce perché debba essere quello di assistere inerti , all ' opposizione , a un governo egemonizzato da Forza Italia . Questo governo potrebbe essere in grado di promuovere quell ' ampio consenso che Berlusconi sperava e che non ha ottenuto , tanto che al Senato manca la maggioranza . Essa sarebbe comunque risicata ( e probabilmente inadeguata ai compiti che l ' attendono ) , anche col voto dei senatori a vita della vecchia DC . Un PDS rinnovato al vertice potrebbe proporsi per il sostegno esterno a una coalizione con forte maggioranza nei due rami del Parlamento , in grado di procedere rapidamente al necessario riassetto istituzionale , con quella larga autonomia di macroregioni che non si vede come Alleanza Nazionale potrebbe accettare . Senza una mossa d ' anticipo , l ' attendere che siano Segni , Pannella e Formigoni ad ampliare l ' orizzonte della destra non aprirebbe la via a una opposizione in grado di essere alternativa ma a una egemonia moderata proiettata verso il Duemila . Un PDS protagonista costituente della Seconda Repubblica potrebbe invece superare la frustrazione del 28 marzo , che in caso contrario potrebbe protrarsi indefinitamente .