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> anno_i:[1970 TO 2000}
StampaQuotidiana ,
Non un incontro di persone colte e competenti , ma evento per contribuire a formare una mentalità e un comportamento popolare . È questo secondo monsignor Clemente Riva , Vescovo Ausiliare di Roma e Presidente e della Commissione Ecumenica Diocesana , il significato della « Giornata per l ' approfondimento e o sviluppo del dialogo religioso ebraico - cristiano » , che per la prima volta è stata celebrata mercoledì 17 gennaio . Al giornata rappresenta così un momento alto e ricco di promesse per il cammino di riconcliazione e di amicizia che cattolici ed ebrei hanno intrapreso da ormai molti anni , segnando nel contempo la strada percorsa sinora dalla Chiesa Cattolica con una pietra miliare di grande significato religioso e umano . La Conferenza Episcopale Italiana ha istituito questa nuova iniziativa che si pone come strumento per la conoscenza e la comprensione della religione ebraica . Questo , come ha più volte sottolineato Monsignor Riva , consentirà ai cattolici di sapere di più non solo su un ' altra religione , ma anche e soprattutto sulla propria . Il Vescovo Ausiliario di Roma ha ribadito con vigore la continuità che contraddistingue inequivocabilmente ebraismo e cristianesimo ricordando come la conoscenza di ciò che è differente , ma non opposto , contribuisca a far meglio comprendere se stessi . Per meglio far intendere il significato delle sue affermazioni , Monsignor Riva ha analizzato i contenuti delle due religioni identificando tre elementi nei quali entrambi si fondano : il monoteismo , la legge di Mosè e l ' amore . La fraternità che lega i fratelli maggiori ebrei ai più giovani fratelli cristiani è radicata nella paternità dell ' unico signore . La lezione offerta da Monsignor Riva è stata centrata soprattutto sulla presentazione dei documenti con i quali la Chiesa Cattolica ha nei tempi recenti intrapreso il cammino ancora in atto di riconciliazione con gli ebrei . Il Vescovo ha ricordato il punto di partenza , la Dichiarazione conciliare Nostra aetate , poi gli Orientamenti e suggerimenti per l ' applicazione della Nostra aetate , del 1974 , ed , infine , il documento Ebrei ed ebraismo nella predicazione e nella catechesi della Chiesa Cattolica . Questi documenti trovarono una loro efficace sintesi nel discorso che Giovanni Paolo Il pronunciò nel tempio maggiore della comunità israelitica romana durante la memorabile visita del 13 aprile 1986 . Monsignor Riva ha richiamato l ' impegno e la volontà dei cattolici a superare e vincere l ' antisemitismo che purtroppo non è ancora morto invitando tutti ad essere fiduciosi sull ' esito del dialogo intrapreso , malgrado gli incidenti di percorso . « Ma il cammino andrà avanti nonostante noi - ha affermato - perché è nelle mani del Signore » . La prima parte dell ' incontro è stata animata dalla Prof . Maria Vingiani , Presidente Nazionale del Segretariato Attività Ecumeniche , e dal Prof . Elio Toaff , Rabbino capo di Roma . La Prof . Vingiani ha collocatole l ' iniziativa di questa « Giornata » nel percorso compiuto dalla Chiesa a partire dal 1960 , quando , il 13 giugno , lo storico ebreo Jules Isaac ebbe in Vaticano un memorabile colloquio con Giovanni XXIII . Lo studioso affidò al Papa un suo studio sull ' antisemitismo . Il Papa , profondamente colpito , « passò » il dossier al Cardinale Bea . Da questo avvenimento prese avvio il cammino che ora si arricchisce di una nuova iniziativa con la quale si vuol far sì che la riconciliazione sia non un qualcosa da celebrare e basta ma qualcosa da calare nella vita di tutti i giorni , affinché diventi una vera e diffusa mentalità . Da parte sua , il Prof . Toaff ha « presentato » agli intervenuti la religione ebraica . Questa si caratterizza per essere religione di azione , non religione del dogma , L ' azione è la vera dimostrazione della fede e la fede senza l ' azione è morta . La religione ebraica , fondata da Abramo , perfezionata da Mosé con la sua legge è immutata da millenni . In essa e per essa sono vissuti in Israele o ovunque dispersi nel mondo uomini e comunità che si sono sempre riconosciuti come figli dell ' unico Dio e appartenenti alla sua stirpe sacerdotale . I commenti e le interpretazioni al nucleo immutabile della religione - la misnah e il Talmud - non costituiscono modificazioni della religione ma testimoniano della volontà del popolo ebreo di vivere sempre nel proprio tempo . La celebrazione romana dello « Giornata » si è conclusa con un breve dibattito al quale hanno partecipato sacerdoti e laici . Ne è emersa con chiarezza la necessità che la « Giornata dell ' Ebraismo » sia sempre più « pedagogia » e « catechesi » . È infatti evidente che molto deve ancora essere fatto prime che la riconciliazione , da tutti i relatori ardentemente auspicata , diventi da ideale un po ' astratto una realtà vissuta da cattolici ed ebrei nella loro vita quotidiana . Un aspetto dalla celebrazione va notato . Il luogo dell ' incontro , la « Sala Baldmi » , in piazza di Campitelli , fu il lungo di ricovero , cinquanta anni or sono , degli ebrei della comunità romana che cosa sfuggivano alle retate naziste e ricorda quel Monsignor Baldini che in quell ' epoca fu parroco di S . Maria in Campitelli e che fu poi Vescovo di Chiusi - Pienza . Alla celebrazione ha partecipato un pubblico numeroso , superiore ad ogni previsione . Tra i presenti erano l ' Ambasciatore d ' Italia presso la Santa Sede Scammacca del Murgo , ed esponenti del laicato cattolico e della comunità ebraica . L ' assemblea si è sciolta dopo la meditazione su un brano tratto dal libro del Profeta Michea ( 4 , 1-5 ) , e la recita del salmo l30 : « Dal profondo a te grido , o Signore » .
Caro Ventura ( Montanelli Indro , 1979 )
StampaQuotidiana ,
Caro Ventura , anch ' io mi sono sempre chiesto come fanno tanti nostri uomini politici ad andare a messa ogni mattina per poi passare il resto della giornata a imbrogliarsi e tradirsi l ' uno con l ' altro , se non a fare di peggio . Che cosa gli diranno , a Dio , quando in ginocchio , mani giunte e testa bassa , si raccolgono nel colloquio con Lui , quale dovrebb ' essere la preghiera ? Ma non mi chieda risposta a questi interrogativi perché nemmeno io riesco a darmela . E questo è proprio uno dei tanti motivi che mi spingono a preferire , almeno sul piano morale , i laici , i quali non sempre - e non tutti - sono più corretti , onesti e leali dei democristiani , ma almeno evitano di mescolare nelle loro furfanterie il buon Dio . E ' ciò che Disraeli diceva di Gladstone : « Che bari al giuoco , è naturale : lo faccio anch ' io . A infastidirmi è la sua pretesa che sia il Signore a infilargli la carta nel polsino » . Ecco , io sono della stessa opinione , e mi par di capire che lo sia anche lei . Anche ai cattolici osservanti e militanti è consentito , si capisce , far politica . Ma , per amor del cielo , non la confondano con la religione invocando « i valori cristiani » mentre si mettono l ' un l ' altro l ' arsenico nella minestra . Questo si può farlo in nome di Marx , e magari anche di Cavour . In nome di Dio , dovrebb ' essere proibito .
Caro Agosteo ( Montanelli Indro , 1979 )
StampaQuotidiana ,
Caro Agosteo , dissenta pure dalla mia risposta , ma mi sembra che lei dica le stesse cose che io ho detto a Cristina : « Va ' a votare per difendere il tuo diritto al voto » . E quanto , del resto , noi stessi facciamo da trent ' anni , ma non facciamo che questo , e non mi pare che i giovani abbiano di che complimentarcene . Lei dice ch ' essi dovrebbero esserci grati del fatto che il voto glielo abbiamo dato . Be ' , che glielo abbiamo dato proprio noi , è storicamente discutibile . Noi ( non lei ed io , si capisce , che a quei tempi avevamo il gonnellino , e forse lei nemmeno quello ) al voto rinunziammo senza proteste nel '22 , e a restituircelo ventitré anni dopo furono coloro che ci batterono in guerra . Lo accettammo , è vero , con entusiasmo . E io ( e anche lei , credo ) non saprei vivere senza di esso . Però che i giovani possano dirsi soddisfatti del modo in cui lo abbiamo per trent ' anni esercitato , solo facendo il catenaccio per difendere lo zero a zero come le cattive squadre di calcio , non mi sembra proprio . Anche di questo né lei né io , personalmente presi , abbiamo colpa . Ma forse io , per il mestiere che faccio , sono meno innocente di lei , e mi chiedo se ho veramente fatto tutto ciò che potevo e dovevo . Lo faccio ora , che avrei qualche giustificazione anagrafica per non farlo . Lo faccio per espiazione . Ma l ' espiazione comporta proprio quell ' umiltà che lei mi rimprovera di aver usato con Cristina . Mi pareva che le fosse dovuta , visto ch ' essa aveva rinunziato a rimproverarmi ciò che io stesso mi rimprovero .
Caro Rossetti ( Montanelli Indro , 1979 )
StampaQuotidiana ,
Caro Rossetti , tutte le sue argomentazioni sono giuste . Di sbagliato c ' è , mi scusi , soltanto il tono . Perché si arrabbia , e mi esorta ad arrabbiarmi ? Che la RaiTv sia un organo di regime , equamente lottizzato fra i padroni del medesimo , ormai lo sanno anche i sassi . E perché dovrebbe invitare a dir la sua un giornale come il nostro che dal regime è fuori , e anzi in posizione di irriducibile antitesi ? Io , personalmente debbo riconoscere che non sono stato affatto escluso . Mi sono autoescluso rifiutando l ' invito perché dalle cose di regime preferisco tenermi lontano . Ma ne aspetto sempre il peggio . E infatti non mi ha sorpreso nemmeno il fatto che perfino la rassegna - stampa del Gr2 - quello diretto dal mio amico Gustavo Selva - di martedì mattina , che ha citato i commenti di tutti i quotidiani dalle Alpi al Lilibeo , ne ha dimenticato uno solo : quello del nostro giornale che pure è stato , per unanime riconoscimento , quello che più ha inciso , prevedendoli , prevenendoli e auspicandoli , sui risultati : merito dei nostri lettori , intendiamoci , ma un pochino anche nostro . Proprio per questo , credo , ci hanno ignorato . E stia pur tranquillo che continueranno a farlo . Per il semplice motivo che i padroni vogliono così . Come hanno detto Longo e Pannella , entrambi con piena ragione . E d ' altra parte , se si comportasse diversamente , che regime sarebbe ? Si metta dunque , caro Rossetti , l ' anima in pace , come ce l ' ho io che , avendo sempre accusato la radiotelevisione di essere un organo di regime , non posso poi indignarmi per il fatto che agisce come tale . Non può fare altrimenti . Si ricorda i rabbuffi che le rivolse Repubblica - altro tipico organo di regime - quando Maurizio Costanzo m ' invitò a « Bontà loro » ? Sembrava che la mia comparsa avesse disonorato la trasmissione . E non meglio andò a Arrigo Petacco quando m ' intervistò per tre minuti su un mio libro di storia . Pensi che scandalo . Ma i regimi , caro Rossetti , son fatti così . A prova di vergogna .
Caro Turrini ( Montanelli Indro , 1979 )
StampaQuotidiana ,
Caro Turrini , io conosco poco Jiri Pelikan . Ebbe con noi qualche rapporto , poi dileguò forse temendo che la collaborazione al nostro giornale lo qualificasse come « reazionario » . Conosco però la sua vicenda di socialista cecoslovacco prima perseguitato dai nazisti che gli uccisero la madre , eppoi dalla polizia di Husak dopo la « primavera » di Praga . So che Pelikan , al culmine di una rapida e brillante carriera che lo aveva portato a posti di primissimo piano ( direttore generale della Tv cecoslovacca , deputato e presidente della Commissione affari esteri in Parlamento ecc . ) , buttò tutto alle ortiche per non subire il sopruso dei carri armati sovietici , e preferì venirsene esule in Italia , di cui ora ha preso la cittadinanza . Più che un uomo , egli è dunque un simbolo del socialismo democratico e libertario . Quindi trovo giusto che il Psi lo abbia assunto come tale , presentandolo come suo candidato alle elezioni europee , e mi auguro che gli elettori italiani avallino plebiscitariamente questa scelta piena di significato politico . L ' affermazione di Pelikan sarebbe quella di tutta la dissidenza dei Paesi dell ' Est , con la quale anche i non socialisti hanno il dovere di solidarizzare . Mi permetta però di ricordarle che in Italia vive , completamente nell ' ombra e mai ricordato da nessun partito politico , anche un altro cecoslovacco di rilievo non certo inferiore - era vice - ministro , mi pare , della stampa e propaganda : posto di delicatissima importanza , in quel regime - a quello di Pelikan : Vàclav Pélisek , che stenta oscuramente la vita come impiegato in una azienda di Verona . È un uomo , è vero , che non ha mai fatto nulla per attirare l ' attenzione su di sé . Ma non è una buona ragione per negargliela : anche lui incarna la dissidenza , e anche lui l ' ha duramente pagata . Questo , intendiamoci , non lo dico in contrapposizione a Pelikan , cui spero che gli elettori italiani diano un massiccio segno di solidarietà . Lo dico per uno scrupolo di giustizia verso Pélisek , a cui mi pare che non sé ne renda abbastanza .
Caro ragioniere ( Montanelli Indro , 1979 )
StampaQuotidiana ,
Caro ragioniere , ciò che sta succedendo ha dell ' incredibile . Migliaia di lettori ci scrivono , ci telegrafano , ci telefonano per congratularsi con noi dei risultati elettorali , di cui forse ci attribuiscono un merito esagerato . Repubblicani , socialdemocratici , e perfino socialisti , per i quali riconosciamo di aver fatto ben poco , ci ringraziano per la parte che ci riconoscono di aver avuto nel successo dei partiti laici . La Dc , di cui avevamo invocato ( e abbiamo ottenuto ) « una leggera flessione » , non poteva ovviamente ringraziarci ; però ha taciuto , e Zaccagnini ha parlato di noi , da avversario , ma con rispetto . Gli unici che ci perseguitano con lettere di protesta , e qualche volta d ' insulti , sono i liberali , sebbene abbiamo dato loro tre parlamentari del peso di Bettiza , Zappulli e Sterpa ( voglio vedere le loro facce , caro ragioniere , quando leggeranno l ' accusa che lei mi muove di non averli aiutati ) . Solo Zanone e Malagodi ci hanno espresso la loro gratitudine . Gli altri , eccoli qui , a bersagliarci di cicchetti caporaleschi , e qualcuno addirittura di perentori inviti , dall ' alto in basso , a cambiare registro altrimenti ... Altrimenti che , signori liberali ? Alzi la mano quello tra voi che può vantare un credito nei nostri confronti . L ' ho già detto e lo ripeto : noi non siamo il foglio d ' ordini di nessun partito , nemmeno di quello liberale . E chi vuol ridurci a tanto , farà meglio a cambiar giornale : noi non rimpiangeremo di perdere dei lettori che con la loro intolleranza contraddicono in pieno , e disonorano , la qualifica di liberali . Ha capito , ragionier Bonacina ?
Caro Pastore ( Montanelli Indro , 1979 )
StampaQuotidiana ,
Caro Pastore , se mi parli a titolo personale , va bene . Ma se mi parli come redattore di Tg2 , non so chi ti dia il coraggio di appellarti all ' onestà e alla pulizia , perché se c ' è un telegiornale di regime , e quindi disonesto e fazioso come lo sono tutti gli organi di regime , è proprio il vostro , e per verdetto di voce pubblica . Per dimostrare che il Giornale è presente nelle vostre trasmissioni , tu citi Bartoli . Ma Bartoli non viene mai presentato come voce del Giornale , ed è giusto così perché Bartoli , prezioso e autorevolissimo collaboratore , non fa parte dello staff del Giornale : se ne facesse parte data la sua statura , non potrebbe occuparvi altro posto che quello di direttore . La prova del vostro settarismo la si ebbe alla chiusura delle elezioni nazionali quando , girovagando con le vostre macchine da presa di tipografia in tipografia , faceste il ventaglio di tutti i giornali , dimenticando il solo che aveva azzeccato in pieno i risultati e dato ad essi il maggior contributo : il nostro . E un ' altra prova la si era avuta poco prima quando , in un dossier sulle nuove tecnologie per la stampa , mostraste quelle delle testate che le hanno adottate soltanto a mezzo , dimenticando - al solito - la nostra , che è stata la prima a adottarle interamente , ed è considerata la più moderna e avanzata . E questo in una trasmissione che voi , con grande sussiego , gabellate come un modello di rigore scientifico . Te lo dico senza rabbia perché a questo tentativo d ' ignorarci e di ghettizzarci , da parte delle forze politiche di cui voi non siete che i trombettieri , siamo abituati fin da quando nascemmo . Non ci siete riusciti . E ora facciamo i conti . Sappiamo benissimo che avete in mano uno strumento infinitamente più potente del nostro . Ma sappiamo altrettanto bene ch ' è uno strumento discreditato dagli abusi che ne avete fatto e che continuate a farne . Non vi temiamo . I nostri lettori credono a noi , non a voi .
Caro Doldi ( Montanelli Indro , 1979 )
StampaQuotidiana ,
Caro Doldi , non so se mi sono spiegato male io , o se mi ha capito male lei . Io non ho sminuito affatto , né intendevo sminuire , la tradizione della Chiesa . Solo un cretino o un analfabeta potrebbe farlo . E ' una tradizione immensa . Ma non venga a dirmi che è una tradizione « nazionale » : la Chiesa sarebbe la prima a offendersene , perché se c ' è un ' istituzione di carattere universale e quindi allergica a identificarsi con una « nazione » è proprio la Chiesa . E contro di essa , quando il protestantesimo ne ruppe l ' unità , che si formarono le nazioni . Non lo dico io , lo dice la Storia , e anzi questo è uno dei pochi punti su cui tutti gli storici sono d ' accordo . Si dividono sul giudizio da dare di questo processo , che secondo qualcuno fu un gran bene , secondo qualche altro un gran male . Ma il processo nessuno lo contesta . Altra sua affermazione che non posso accettare è che la vera tradizione italiana è quella cristiana . A parte il fatto che c ' è anche quella classica pre - cristiana e pagana di Roma , la sua è una definizione che non definisce nulla perché cristiano è tutto il mondo civile . Mi scusi , ma ho l ' impressione che lei faccia una grossa confusione di concetti . Cattolici , in Italia , siamo tutti , o quasi tutti . Lo erano anche - e alcuni strettamente osservanti e praticanti - i pochi animosi che fecero l ' Italia ( il generale Cadorna , dopo aver ordinato ai suoi cannoni il fuoco su Porta Pia , andò in chiesa a chiedere perdono a Dio ) . Ma non c ' è dubbio ch ' essi s ' ispiravano a una concezione « laica » dello Stato unitario nazionale , nel senso che lo volevano sovrano , e non tributario della Chiesa , come già lo era in tutti gli altri Paesi cattolici dell ' Occidente . Contro questi animosi stavano non i cattolici , ma i « clericali » che volevano mantenere l ' Italia divisa per salvare lo Stato temporale della Chiesa . E non c ' è oggi storico serio , anche se di assoluta ortodossia cattolica , il quale non riconosca che l ' ostinazione della Chiesa a difendere i suoi Stati fu un grave errore . Comunque , che gli artefici del Risorgimento - sia quelli che militarono sotto le bandiere dei Savoia , sia sotto quelle di Mazzini e Garibaldi - volessero uno Stato di modello occidentale laico , anche quelli che andavano regolarmente a messa e si confessavano , nessuno può metterlo in dubbio . E vilipendere questi uomini , che ebbero certamente i loro difetti e miserie , ma che popolarono le galere e le forche per fare dell ' Italia una nazione , non è da cattolico , ma da clericale . La tradizione « nazionale » è roba loro e dei due partiti che ne hanno raccolto l ' eredità : il liberale e il repubblicano . Il resto o è merce di Chiesa , che è grandissima merce , ma di carattere universale , non nazionale ; o merce d ' importazione , come il socialismo e i suoi derivati che discendono da Marx e da ideologie internazionaliste . Noi siamo in pochi , e per di più divisi e litigiosi . Ma erano in pochi anche quelli , dai quali ci vantiamo di discendere , che fecero il Risorgimento senza e qualche volta contro tutti gli altri italiani ; e che poi amministrarono lo Stato un pochino meglio di come lo si amministra oggi . Se lei non è convinto , si ripassi la Storia . E vedrà che , da chiunque scritta , conferma quello che dico io .
Caro Maccarini ( Montanelli Indro , 1979 )
StampaQuotidiana ,
Caro Maccarini , ciò che lei dice è giusto . Ma a Burgess non si possono chiedere delle « analisi » , di cui gli manca oltre tutto la logica . Da vero autentico artista , egli non procede per argomenti , ma per « umori » , e quello dominante è la collera . Burgess è contro gl ' inglesi perché è mezzo irlandese . E ' contro gl ' irlandesi perché è mezzo inglese . E ' contro gli americani perché è europeo fino alla cima dei capelli . Ma è anche contro gli europei perché si lasciano americanizzare . E ' contro i protestanti perché è cattolico . Ma protesta contro i cattolici perché non lo sono a modo suo . Protesta anche , credo , contro Gesù Cristo perché non è abbastanza Burgess come lui lo vorrebbe e descrive ( vedi L ' Uomo di Nazareth , che io considero un capolavoro ) . E quindi non gli si può chiedere l ' oggettività ( falsa ) del sociologo o del politologo , due categorie di persone alle quali egli farebbe volentieri fare la fine delle streghe di Harlem . Ma sotto i suoi sghignazzanti impeti di furore ci sono , guizzanti e accecanti come folgori , delle intuizioni che non mancano mai il bersaglio e lo illuminano in poche frasi meglio di quanto potrebbe fare un intero trattato . Ce n ' erano anche in quella sua ruggente presa di posizione contro l ' Europa , che noi non condividiamo . Ma il bello è che non la condivide nemmeno Burgess . Il quale constata che gli europei non sono capaci di fare l ' Europa , ma lo constata con rabbia perché vorrebbe che lo fossero . E uno di quegli scrittori - di getto , gagliardi , tutto muscoli - che quando crede di dare un bacio dà un morso . E proprio per questo mi va tanto a sangue . Domani potrebbe scrivere un articolo sferzante contro il Giornale e contro me . E io glielo pubblicherei .
Caro Robotti ( Montanelli Indro , 1979 )
StampaQuotidiana ,
Volentieri , caro Robotti , purché non mi consideriate infallibile . Intanto , noi non abbiamo fatto oroscopi . Abbiamo semplicemente espresso questi desideri : una toccatina alla Dc che , senza comprometterne il primato , la mettesse in guardia dai pericoli . dell ' accordo coi comunisti ; una toccatona al Pci che ne rintuzzasse la baldanza ; e un rafforzamento dei partiti laici . Inoltre abbiamo , come lei sa , proposto alle preferenze degli elettori un centinaio di candidati democristiani più o meno noti - e alcuni ignoti - di buona affidabilità liberal - democratica e moderata . Questo non era un oroscopo . Era un invito , al quale gli elettori hanno risposto come meglio non si poteva sperare . Ma perché vi hanno risposto ? Solo perché glielo chiedevamo noi ? Questa è la tesi degli sconfitti per mettere in imbarazzo i vincitori . L ' on. Galloni , che per primo ha dovuto pagare un pedaggio agli uomini nuovi della Dc , i quali lo hanno rovesciato dalla sua carica di capogruppo , dice che costoro sono il « partito del Giornale » . Ma lo dice solo per coalizzare contro di essi , facendo appello al « patriottismo » di partito - l ' unico patriottismo ch ' esse sentono - , tutte le mafie della Dc , regolarmente pronte a scannarsi fra loro , ma su un punto sempre solidali , e cioè che dentro il partito devono comandare solo gli uomini di partito , chi ascolta altre voci è un traditore che va messo al bando . Ma la verità è un ' altra . Gli uomini nuovi della Dc non sono affatto uomini del Giornale . I loro nomi noi li abbiamo trovati nelle liste compilate dalla stessa Dc , che forse si proponeva di avviarli alla trombatura . Noi li abbiamo indicati alla preferenza per le garanzie ch ' essi davano , non al Giornale , ma alla linea politica che il Giornale , ha sempre auspicato . Da quel momento il boccino è passato nella mano degli elettori . Sono loro che hanno fatto il gioco . Ma questa è una cosa che non potrà mai entrare nella testa di un Galloni . Non per mancanza d ' intelligenza , perché Galloni ne ha da vendere . Ma perché per un uomo di mafia come lui , tipico frutto dell ' « apparato » del partito , è semplicemente inconcepibile che gli elettori possano decidere di loro testa , con le preferenze , la linea politica del partito a cui danno il voto . Secondo Galloni , che lo ha anche candidamente detto ad una intervista ad un giornale romano , gli elettori hanno diritto solo al voto . Sul modo di amministrarlo può decidere solo il partito . Ebbene , tutto questo , piaccia o non piaccia all ' on. Galloni , è finito . Gli elettori , dopo un trentennio di passività , si sono resi conto che la linea politica del partito sta ai dirigenti attuarla , ma agli elettori indicarla . Ed è a questo loro risveglio che noi abbiamo dato contributo . Noi non ci illudiamo affatto di avere « determinato » i risultati del 3 e del 10 giugno , però non ci contentiamo di averli solo predetti o previsti . Da cinque anni , cioè da quando siamo nati , noi lavoriamo ad una ripresa di quei valori liberal - democratici che la classe politica sembrava voler mandare definitivamente in protesto , ma che noi sapevamo ben ancorati nella coscienza dei nostri lettori . E ' stata una battaglia dura e difficile . Ma che il mese scorso ha avuto il suo premio . Non abbiamo « determinato » nulla . Ma crediamo di aver molto contribuito a una certa inversione di tendenza : ed è stata questa che ha portato ai risultati di giugno . A vincere non è stato il Giornale , ma la linea politica per la quale il Giornale si batte , quasi solo , da cinque anni . Se ora a Galloni fa comodo dire che dentro alla Dc c ' è un partito del Giornale sottintendendo che esso è costituito da « traditori » della Dc , lo dica pure : noi possiamo anche ringraziarlo per la pubblicità che ci fa . Ma è una solenne balla . A questo punto lei mi chiederà : « Ma allora la scommessa chi l ' ha vinta ? » . Be ' questo non lo so . Ma se la posta è , come immagino , una cena , mettetevi a tavola e mandatemi il conto : ve lo pago io .